Laura (19 anni) accartocciò scocciata l’ennesimo giornale. Nemmeno in quello aveva trovato nulla che facesse al caso suo. Erano ormai tre giorni che controllava le offerte di lavoro di tutti i maggiori quotidiani e giornali specializzati, ma per un motivo o per l’altro non aveva ancora trovato un lavoro adatto a lei.Tutto era cominciato qualche giorno prima, dopo che per l’ennesima volta non era riuscita a passare quell’esame all’università. Era già la quarta volta che quel bastardo di professore la segava, e questa volta aveva giurato che se non fosse riuscita a passare l’esame sarebbe andata a lavorare. Ed eccola qui: persa fra tonnellate di giornali, a fare telefonate e spedire curriculum, accettando rifiuti su rifiuti. Ormai si era quasi arresa: le era rimasto l’ultimo giornale da controllare. Sconsolata lo aprì e cominciò a sfogliarlo con una certa sufficienza, come se si trattasse semplicemente di una formalità da sbrigare. Fece un paio di telefonate, e come al solito fu trattata a pesci in faccia. Era quasi arrivata alla fine del giornale, e con tristezza stava già pensando che avrebbe dovuto ridare quel maledetto esame, quando ad un tratto un annuncio la colpì: lo lesse attentamente per tre volte, e non le sembrava possibile. Possedeva tutti i requisiti richiesti. Telefonò immediatamente, e nel giro di un paio di minuti riuscì a ottenere un colloquio il pomeriggio stesso. Era al settimo cielo: forse questa era la volta buona che avrebbe chiuso definitivamente con l’università, e non vedeva l’ora di andare a quell’incontro.Pranzò velocemente, e poi si chiuse in bagno. Voleva essere perfetta: non voleva lasciarsi scappare quel lavoro per niente al mondo. Fece una bella doccia, prese dall’armadio uno dei suoi vestiti più eleganti, uno splendido tailleur color panna, e si preparò al meglio delle sue possibilità. Doveva trovarsi nell’ufficio alle 14:30 in punto.Appena arrivata, notò subito che lo stabile era molto elegante: fuori era una vecchia costruzione dell’800, restaurata recentemente mantenendo le caratteristiche architettoniche dell’edificio, mentre l’interno era stata rimodernato ristrutturando completamente l’edificio. Arrivò di fronte al grosso portone in legno, e cercò il campanello da suonare. Una voce femminile le rispose e le aprì il portone. Laura entrò timidamente, salì una rampa di scale, ed entrò nell’ufficio. All’interno una gentile segretaria la fece accomodare e la mise subito a suo agio…”Il capo la riceverà tra due minuti”. Si mise a sedere sulla poltroncina e cominciò ad osservare l’ufficio mentre la segretaria avvertiva il capo del suo arrivo: l’ufficio era molto luminoso ed elegante, e lei si chiedeva che tipo di lavoro sarebbe andata a fare in un posto come quello.La porta in fondo alla stanza si aprì, e ne uscì un uomo sulla quarantina “Prego, si accomodi”. Laura si alzò ed entrò nell’ufficio del capo, il quale la fece immediatamente accomodare in una delle due poltrone di pelle che si trovavano di fronte alla scrivania. Fece un paio di battute per rompere il ghiaccio, poi cominciò a fare delle domande specifiche inerenti il colloquio. Alle prime domande lei rispose in maniera affermativa, anche perché queste rispecchiavano esattamente le caratteristiche richieste dall’annuncio che aveva trovato sul giornale. Ad un certo punto, però, questo signore cominciò a fare domande e richieste particolari che non erano specificate nell’annuncio, e Laura iniziò a sentirsi molto in imbarazzo in quella situazione. “Ma questo non c’era scritto nell’annuncio…”… “Signorina, io non ho tempo da perdere!! Ho dei lavori da finire e altri colloqui da fare. Lei l’ha letto attentamente l’annuncio?? Non ha visto i requisiti che erano richiesti??” “Ma io veramente…” Il capo si alzò di scatto dalla sua poltrona e cominciò a girare indispettito per la stanza…”Ma tu guarda se io devo perdere tempo in questo modo…” Laura se ne stava in silenzio, e si sentiva molto a disagio in quella situazione: avrebbe voluto scappare via di corsa, ma qualcosa la teneva incollata su quella poltrona. Stava cominciando ad odiarlo quello stronzo, che continuava ad urlare come un pazzo. All’improvviso le si avvicinò e le sussurrò ad un orecchio: “…ma io so come fartela pagare, troietta!”. A queste parole lei si alzò di scatto dalla poltrona per uscire “Dove vuoi andare?? Devi ancora farti perdonare per avermi fatto perdere tempo!!” Così dicendo allungò una mano e le toccò il seno. Lei per tutta risposta gli mollò un ceffone sul viso. Il tipo incassò la sberla senza troppi problemi, e sorridendo si girò verso di lei…”Questo non dovevi farlo, puttana!” Le diede una spinta che la ributtò a sedere sulla poltrona, e le si buttò sopra: cominciò a baciarla sulla bocca e sul collo, mentre lei cercava in tutti i modi di liberarsi da quella morsa. Voleva urlare, ma quello stronzo quando non la baciava le teneva una mano sulla bocca. Cominciò a dare dei calci alla scrivania, sperando che qualche rumore potesse attirare l’attenzione della segretaria. Il bastardo intanto le era montato sopra, e le aveva aperto il tailleur strappandole due bottoni. Le sue mani si insinuavano sul suo seno prosperoso, e i capezzoli diventavano più duri ad ogni carezza. Lui si muoveva strofinando i genitali, mentre lei continuava a fare rumori per attirare l’attenzione. Le si avvicinò all’orecchio…”Adesso ti libero la bocca, ma se urli ti ammazzo di botte!!” Come promesso le liberò la bocca, e Laura non disse nulla. Aveva paura di quell’uomo: era molto più grosso di lei, e sapeva che se avesse urlato gli sarebbero bastati un paio di cazzotti ben assestati per farle molto male. Lui le prese le mani e le portò alla cerniera dei suoi pantaloni, ma lei non l’aprì. Allora lo fece lui da solo, e tirò fuori un cazzo che già da moscio aveva delle dimensioni tutto sommato rispettabili. “Fammi vedere cosa sai fare, puttana di merda!” Così dicendo le prese una mano e la strinse intorno alla sua asta; poi cominciò a muoverla avanti e indietro. Laura cominciò a sentire l’uccello che si inturgidiva sempre di più ad ogni passaggio della sua mano. Lei era girata dall’altra parte, schifata da quello spettacolo, mentre la sua mano cominciava a bagnarsi degli umori che uscivano dal cazzo. Lui all’improvviso le tolse la mano e la afferrò per i capelli, trascinandola giù dalla poltrona proprio di fronte a lui: “Succhiamelo per bene, come farebbe la migliore delle puttane! Voglio sentire la tua saliva colarmi lungo le palle!” Afferrò il glande dalla base, e glielo spinse con violenza in bocca. Laura lo prese senza fare una piega, e cominciò a farsi scopare in bocca. Lui godeva e mugugnava come un maiale: ogni tanto si fermava, toglieva il cazzo dalla sua bocca e lo lasciava a un paio di centimetri dal suo viso per alcuni secondi, per poi infilarglielo di nuovo in bocca con violenza. Andò avanti così per un po’, poi le tolse l’uccello dalla bocca e con quello cominciò a schiaffeggiarla in faccia “Ti piace essere schiaffeggiata da una bella minchia dura, eh??” “Tira fuori la lingua!!” Laura tirò fuori la lingua più che poteva, e l’uomo cominciò a sbattere il suo cazzo sulla lingua.Proprio in quel momento entrò la segretaria, e la scena che si presentava ai suoi occhi era quella del suo capo in piedi che strofinava il suo pene sulla lingua di quella ragazza che era venuta per il colloquio. Laura si girò subito verso di lei, implorandola con due occhioni di chiedere aiuto. Ma la stronza, invece di prendere le sue difese, chiuse la porta e restò lì a godersi lo spettacolo. Si mise a sedere su un mobiletto accanto alla porta e si tirò su la già corta minigonna. Non portava le mutande la troia!! E probabilmente era anche complice del capo in questi giochetti erotici!! Cominciò a sditalinarsi la figa a tutto spiano, mentre guardava Laura in faccia e le sorrideva. Alla vista di questa scena, anche le ultime speranze di salvezza svanirono. “La segretaria è una mia complice! Sa che questi colloqui sono una farsa per scoparmi le puttanelle come te, e lei mi dà una mano coprendomi!” La fece alzare in piedi, e con un braccio liberò il ripiano della scrivania facendo cadere tutta la roba in terra; poi la prese e con la forza la fece mettere a pecorina appoggiata sulla scrivania. Si chinò dietro di lei, e le sollevò la gonna del tailleur. Cominciò a leccarla in mezzo alle gambe come se al posto della fighetta avesse avuto un’ostrica, gustando il contenuto come se si fosse trattato di una prelibatezza. Le leccò le labbra e il buco del culo, mentre con due dita della mano destra continuava a titillare il clitoride della povera ragazza. Le mutande erano completamente bagnate di saliva e liquido vaginale, tanto che ad un certo punto lui gliele strappò con violenza. La segretaria nel frattempo si era avvicinata, ed era andata a sedersi sulla poltrona del capo, trovandosi faccia a faccia con Laura. Le prese con forza i polsi…”Non voglio che tu ti ribelli al mio capo mentre lui ti fotte!!” L’uomo si alzò in piedi, si levò i pantaloni e cominciò a spennellare la figa di Laura con la cappella, su e giù. All’improvviso con un colpo secco le entrò tutto dentro. Lei provò subito a ribellarsi, ma la presa della segretaria era troppo forte, e più lei provava a liberarsi più la stronza stringeva la presa, facendole un male terribile ai polsi.Il bastardo intanto se la stava scopando con gusto, tirandoli ogni tanto qualche schiaffo sulle chiappe e sulle coscie. “Ma lo sai che mi ero sbagliato sul tuo conto?? Sei veramente brava! Se continui così sarò costretto ad assumerti!” La prendeva anche in giro il bastardo. Quanto avrebbe voluto girarsi di scatto e riempirlo di calci e pugni…ma non poteva: era completamente in suo potere. Tirò fuori l’uccello dalla figa e lo portò davanti all’altro buco…”Non mi dirai che sei ancora vergine nel culetto…sai, con il cazzo che mi ritrovo potrei farti molto male!!…” Così dicendo, spinse lentamente ma con decisione e affondò tutto il cazzo nel suo deretano. Laura fece una smorfia di dolore, ma non disse una parola. Lui intanto si era piegato su di lei, tutto sudato , e aveva cominciato a stringergli i capezzoli. Si morse le labbra dal dolore, ma anche questa volta resistette e non disse una parola. Sentiva il cazzo che si ingrossava sempre di più nel suo culo, e più grosso diventava più le faceva male. Quel cane stava godendo come un porco. Cominciò a stantuffarla più velocemente. La segretaria nel frattempo aveva mollato i polsi di Laura, la quale era stata costretta ad aggrapparsi ai bordi della scrivania per restare ferma visti i colpi violenti che gli arrivavano dall’uomo. Anche la stronza si tirò via la minigonna e spostò di lato le minuscole mutandine che indossava, e appoggiò la sua patonza davanti alla bocca di Laura. “Leccamela!!, puttanella!” …e lei cominciò a leccare quella figa bagnata fradicia. Sentiva gemere di piacere la vacca, che tenendole stretta la testa con ambo le mani la muoveva per darle il ritmo a lei più congeniale.Rimasero in questa posizione per diverso tempo, che a Laura sembrò un eternità, finchè ad un certo punto la segretaria non raggiunse un orgasmo violentissimo. Dopo aver goduto come una troia, si piegò avvicinando la sua faccia a quella di Laura, che si ritrovava con metà viso bagnato “Lo sai zoccola?? Mi hai fatto davvero godere…adesso tocca al mio capo schizzarti in gola!”.Sentì l’uomo che le usciva dal culo, con il cazzo fradicio. “Mettiti in ginocchio di fronte a me…” le disse. Lei obbedì. La segretaria si mise proprio di fianco a lei e le disse “Adesso gira la testa verso l’alto, apri la bocca e tira fuori la lingua!” Obbedì anche a quest’ordine, e si ritrovava ora in una posizione che la faceva assomigliare ai piccoli uccellini nel nido che aspettano che la mamma porti loro da mangiare. Solo che questa volta non ci sarebbe stata nessuna mamma a darle da mangiare, ma solo un rozzo omaccione che le avrebbe riempito la bocca di caldo sperma. “Così, perfetta, non ti muovere…” disse la segretaria, prendendo Laura per i capelli con la mano sinistra, per evitare che si muovesse proprio nel momento dell’amplesso del suo capo. Poi con l’altra mano cominciò a fare una bella sega al suo capo. “Forza…dai…schizzale in bocca…falle un bel getto caldo in faccia!!!”.L’uomo era al massimo dell’eccitazione, e l’erezione del suo cazzo faceva capire che il momento era vicino. Laura intanto aveva chiuso gli occhi, e attendeva di essere riempita da un momento all’altro. Quando lui cominciò a mugolare, la segretaria continuando a menarglierlo avvicinò la cappella alla bocca di Laura e gliela appoggiò sulla lingua; immediatamente dopo alcuni schizzi cominciarono a imbiancargli la lingua e la faccia, ed uno addirittura le arrivò dritto in gola.Laura si spostò di scatto per non affogare e cominciò a tossire, sputando in terra e sul suo bel tailleur tutto lo sperma che l’uomo le aveva fatto in bocca. “Guarda qui come mi hai ridotto l’ufficio, vacca che non sei altro!” Ma adesso me lo ripulisci subito, e con la lingua!!” La prese per i capelli, e l’appoggiò con la faccia al pavimento…”Avanti, lecca!” Lei sapeva che ormai era tutto finito, e che se avesse subito in silenzio anche quest’ultima umiliazione, l’avrebbero lasciata andare. Tirò fuori la lingua e cominciò a leccare la sborra di quel maiale dal pavimento..”Mi raccomando…mandala giù tutta!!!” …e Laura leccava e inghiottiva, leccava e inghiottiva, finchè non ebbe ripulito tutto il pavimento.”Brava, sei stata molto brava, ma purtroppo il colloquio non lo hai passato. Mi dispiace, ma non ti possiamo assumere!!!” e cominciarono a ridere tutti e due. Laura si alzò, si rimise un po’ in ordine come poteva, e uscì di corsa piangendo da quel maledetto ufficio, e giurò che un giorno l’avrebbe fatta pagare a tutti e due quei bastardi.
Aggiungi ai Preferiti