Era da un po’ che avevo certe fantasie ma, forse bloccato dal ristretto ambiente universitario che frequentavo a quei tempi, non avevo mai preso in seria considerazione l’ipotesi di passare alle vie di fatto. E cosi’, la mia voglia segreta di sottomissione, umiliazione e quant’altro, rimaneva confinata a sporadici e solitari giochetti notturni in cui potevo dilettarmi quando il mio compagno di stanza decideva di tornarsene a casa per il week-end. Semplicemente, mi accontentavo di masturbarmi odorando le scarpe da tennis, che aveva la bonta’ di lasciare in camera, o, nel migliore dei casi, chiedendo alla mia ragazza di legarmi le mani durante il rapporto. Non avevo mai percepito tutto questo come “strano”, ma, semplicemente, la trovavo come una piccola e naturale fonte di eccitazione che, per qualche motivo, mi ero quasi rassegnato all’idea di non poter mai condividere con nessuno. La grande occasione invece si presento’ quando, in estate, fui mandato per quattro settimane a Londra dai miei genitori per seguire un corso di inglese. Alloggiando presso una famiglia, ed essendo i miei corsi limitati al mattino, nei miei lunghi pomeriggi trascorsi a bighellonare in giro per la citta’, spesso non avevo trovato di meglio da fare che girare per sexyshop, alla ricerca di qualche giornaletto particolare, dove potessi trovare un qualche riscontro alle mie fantasie. E proprio in questi posti, mai visitati precedentemente in Italia, scovai tanto di quel materiale il cui solo pensiero, in quelle lunghe giornate, non smise mai di accompagnarmi.Con stupore ed eccitazione mi ero ritrovato a svogliare riviste dove erano riprodotte scene e immagini che mai avevo osato sperare potessero essere realizzate: ragazzi sottomessi da altri uomini, umiliati, costretti ad interpretare ruoli da donna,cameriere,sguattere.Costretti ad assumere atteggiamenti degradanti, a truccarsi, a sottostare ai capricci di sadici padroni.Mi ritrovai in quei lunghi pomeriggi a girare per la citta’ quasi ipnotizzato, drogato da quelle immagini, quasi fosse quella a quel punto della mia vita, la condizione migliore cui potessi aspirare.Mi ritrovai a consultare freneticamente anche riviste di annunci dove master e mistress si offrivano a giovani “slut desiderosi di venire sottomessi,umiliati,costretti a servire. Non essendo affatto interessato a pratiche sporche o agli aspetti piu’ violenti della situazione, ero attratto in particolare dagli annunci dove veniva sottolineato l’aspetto sessuale e psicologico del gioco, da realizzarsi attraverso giochi di ruolo e feticismi vari. Non ebbi, pero’, mai il coraggio di rispondere a nessuno di quegli annunci. Ma uno di quei pomeriggi, quando, in uno stato d’animo misto tra eccitazione e frustrazione, me ne giravo stancamente per la citta’, accadde l’impensabile. Ero capitato quasi per caso in quello che all’inizio credevo un semplice fast food e che poi si era invece rivelato uno di quei ristoranti a buffet, dove, pagata una somma all’ingresso, era possibile servirsi da soli presso il banco senza alcun limite. E avevo notato bene quello strano gruppetto seduto proprio di fronte al tavolino che occupavo da solo. Quattro ragazzi, molto giovani, col tipico fare arrogante degli adolescenti britannici. Schiamazzi, risa, piccole provocazioni agli altri clienti. Tutti attorno ai 18 anni,vestiti con canotte e cappellini, avevano le classiche parvenze dei “bulletti” metropolitani che, dal mio solitario angolino, avevo cercato di evitare in tutti i modi. Non mi era sfuggito come, alzandosi per riempirsi all’inverosimile i vassoi, ridessero degli altri clienti, soprattutto anziani, dandosi di gomito e urlando in uno slang incomprensibile. Ma nella confusione del locale, il loro comportamento finiva quasi per scomparire. Ad attirare la mia attenzione era stata pero’ la quinta persona seduta al loro tavolo.Un uomo, sulla trentina,magro,capelli biondicci, molto pallido. Pur essendo seduto con loro e pur scambiandosi talvolta delle parole,non riuscivo ad immaginare cosa potesse entrarci lui con quel gruppetto di scalmanati. Lui cosi’ silenzioso, quasi torvo.Loro cosi’ presi dai loro schiamazzi, stupidi ragazzini maleducati.Il fratello di qualcuno di loro? Lo esclusi, subito. Un semplice conoscente incontrato per caso? Avrei scartato anche questa ipotesi, nel momento in cui, poco dopo, li avrei visti lasciare il locale tutti insieme. Consumando lentamente il mio pasto, non mi erano sfuggite le continue occhiate dell’uomo nella mia direzione, cosi’ come avevo notato l’apparente disprezzo con cui i ragazzini gli si rivolgevano. Il culmine fu raggiunto quando, mentre lui si era alzato, diretto verso il banco dell’insalata, uno di loro, il piu’ esagitato, aveva sputato velocemente sul suo piatto, gesto accompagnato dalle risa di scherno degli altri. L’uomo torno’, dopo qualche secondo, sempre silenzioso e apparentemente ignaro di tutto. A un certo punto i ragazzini presero a parlargli in modo piu’ sfrontato e, da quel che riuscii a capire, notai come facessero di tutto per metterlo in imbarazzo.Vidi ad un certo punto che uno di loro, senza chiederglielo, sfilo’ dal taschino della maglia il pacchetto di sigarette e, seguito dagli altri, si diresse fuori a fumare. L’uomo, passivamente, continuava a consumare il suo pasto, serio, rivolgendomi di tanto in tanto qualche occhiata. Quando rientrarono,i ragazzi presero a fargli fretta, dicendo che dovevano andare e che doveva sbrigarsi. Lui continuo’ lentamente a mangiare il suo pasto finche’ uno dei ragazzini, quello piu’ magro, con l’orecchino e il cappello da baseball, non prese con la mano un pezzetto di insalata dal suo piatto, ridendo e gettandolo in mezzo al tavolo. Fu presto imitato dagli altri finche’, non so come, una foglia di insalata fini’ sul mio tavolo. La cosa mi irrito’ molto, tanto che la restituii al mittente, accompagnando il mio lancio con una espressione arrabbiata e minacciosa. Il piu’ robusto dei ragazzi, per un attimo parve quasi volersi avvicinare al mio tavolo, ma fu presto frenato dagli altri, ormai alzatisi e decisi ad andarsene. E cosi’ fecero, rivolgendomi qualche incomprensibile insulto, seguiti da quello strano uomo. Dato che non avevo alcuna voglia di rincontrarli fuori, aspettai qualche minuto prima di uscire io stesso dal ristorante. Non ripensai piu’ a quello strano “gruppo” fino alla sera, quando, piu’ eccitato che mai dalle fantasie suggeritemi dalle riviste, decisi infine di entrare in uno di quei tanti bar gay di Londra che da tempo avevo adocchiato ma in cui mi era sempre mancato il coraggio di entrare. E fu proprio li’ che rividi quello strano uomo seduto poco distante. Purtroppo, vivendo in famiglia e dovendo rispettare i loro orari, ero vincolato al rientro e quindi mi ero ripromesso, quella sera, di limitarmi ad una veloce visita del pub,promettendomi magari di tornarci in seguito. E cosi’ feci, animato soprattutto dalla curiosita’ di vedere per la prima volta un posto del genere. Osservai i pochi clienti presenti.Pochi giovani, diversi uomini muscolosi dalla testa rasata. E poi, lui, seduto da solo in quel tavolo. Osservai la sua figura alta ed esile, il suo volto pallido e scavato. I suoi occhi azzurri e spiritati. Alla seconda birra, mi alzai per andare in bagno. Rientrando verso il mio tavolo per finire la mia consumazione, lo vidi guardare verso di me e rivolgermi un cenno. Presi la birra e andai istintivamente a sedermi vicino a lui. All’inizio non compresi del tutto la sua pronuncia biascicata. Mi disse che veniva dalla costa ma che lavorava da anni a Londra. Gli chiesi se ci fossimo visti prima, da qualche parte. Rispose che non ricordava, che lui girava spesso per il centro quando era libero e quindi era possibile… Mi chiese se ero gay. Gli risposi semplicemente che ero curioso, ma che non avevo mai avuto esperienze particolari. Ordinammo altre birre, e finalmente riuscii a far scivolare il discorso sul nostro incontro di qualche ora prima, al ristorante. Sulle prime finse quasi di non ricordare. Poi, quando gli chiesi dei ragazzini, ebbe quasi un sussulto… Mi chiese se mi ero arrabbiato in occasione del “lancio” dell’insalata e io risposi di no, che erano solo dei ragazzi. Gli chiesi se erano suoi parenti, o suoi amici, insomma cosa ci faceva lui con loro. Mi rispose che erano amici, che li aveva incontrati al parco. Presto mi accorsi di quanto fosse tardi e cosi’ mi decisi a salutarlo. Prima pero’, con quell’aria strana che si era curiosamente ravvivata da quando gli avevo chiesto dei ragazzini, disse che avremmo potuto rivederci per una birra, il giorno dopo. Ci demmo cosi’ appuntamento davanti allo stesso fastfood per il pomeriggio successivo. Lo trovai puntuale ad aspettarmi sul marciapiede. Notai subito nel suo modo di fare, pur pacato, quell’atteggiamento quasi divertito che aveva assunto la sera prima dopo aver introdotto quel discorso… E infatti dopo pochi secondi, fu proprio li’ che lui stesso, stavolta, dirotto’ il discorso. Mi chiese se ricordavo quei ragazzi del giorno prima. Risposi indifferente di si’. Mi disse quindi che ieri aveva dimenticato di dirmi che li aspettava a casa sua, per un appuntamento proprio per quell’ora, e che quindi dovevamo rimandare la nostra birra. A meno che non volessi andare anch’io a casa sua…Sulle prime, al ricordo di quelle bestiacce, ebbi l’impulso di salutarlo e di allontanarmi. Ma c’era qualcosa di vagamente conturbante nel modo di fare dell’uomo… quasi volesse sfidarmi. Gli dissi quindi che si’, sarei andato da lui, a vedere casa sua, come aveva detto lui, anche se continuvo a chiedermi cosa potesse avere da spartire con quei tipi… Qualcosa c’era, evidentemente, se era arrivato al punto di invitarli tutti a casa propria. Prendemmo la metropolitana e, dopo il cambio di un paio di treni e un breve tragitto a piedi, fummo infine nel suo appartamento, un piccolo bilocale in una zona periferica ma dignitosa della citta’. Ci sedemmo nella cucina, dove lui subito mi servi’ una birra. “Saranno qui tra poco”, disse con un sorriso. Con un misto di angoscia e malumore mi resi conto che presto, senza motivo, mi sarei ritrovato quei tipetti attorno, magari col rischio di essere riconosciuto ed essere trattato in un modo che di certo non avrei subito come il mio amico… Sollevato, pensai che sarebbe stata una buona occasione per mostrare a Matt, cosi’ si chiamava, come andavano trattati i ragazzini troppo irruenti. Dopo qualche minuto squillo’ il campanello. Lui ando’ alla porta e, per qualche secondo, tra urla e risa, potei udire la voce bassa dell’uomo che tentava di spiegare qualcosa. Fino all’irruzione del gruppo nella cucina/soggiorno. Erano gli stessi del giorno prima. C’era il tipo piu’ robusto, con la canotta nera, un grosso tatuaggio sul braccio e una espressione che non prometteva nulla di buono. Poi c’era il tipetto che aveva sputato nel piatto,magrolino, col berretto e un anellino sull’orecchio. E gli altri due, una specie di punk con la testa rasata, vestito in nero, il primo, e l’altro con i capelli lunghi e un perenne ghigno sul volto. Appena mi videro seduto nella cucina, parvero sorpresi e cominciarono a darsi di gomito, ridendo e sghignazzando. Rimasi impassibile, senza muovermi. Matt mi presento’ a tutti. Il tipo muscoloso (chris) sorrise e disse che si ricordava di me… Il ragazzino col beretto, paul, scoppio’ a ridere gettandosi sul divano. Gli altri due, kevin(il punk) e mike, si guardarono sorpresi e divertiti. Io cercai di non dargli importanza, anche se notai presto quasi un tono ed un atteggiamento di trionfo dei quattro nel momento in cui guardavano nella mia direzione… Semplicemente incuriosito dalla situazione, rimasi seduto, decidendo che sarei rimasto a guardare cosa diavolo ci facessero quei tipi li’ finche’ non ne avrei avuto abbastanza. A quel punto avrei salutato tutti e sarei ripartito. I quattro si comportavano senza alcun rispetto per il padrone di casa, accesero tv e radio a tutto volume. Cominciarono a fumare, bere e urlare senza ritegno. Matt, semplicemente, si limitava a riempirgli i bicchieri di birra, che tirava fuori ogni 10 minuti dal frigo, e ad osservarli, quasi in attesa di qualcosa. Bevvi in silenzio, in quell’atmosfera surreale, un paio di birre. Finche’ non sentii il bisogno di andare in bagno. Qui, con mia sorpresa, trovai diversi oggetti che non si sarebbero detti appartenere a un uomo…Erano sparsi un po’ ovunque trucchi, rossetti, e abbigliamento intimo. Provai una improvvisa eccitazione nell’osservare poggiato sul bide’ una micro mutandina rosa… d’istinto, l’afferrai, portandomenla alla bocca. Per un attimo riaffiorarono tutte le mie fantasie feticiste… Mi immaginai vestito come avevo sempre sognato, in minigonna nera, micro slip(proprio come quelli che tenevo in mano), autoreggenti…Ma fu solo un attimo. Irruppe infatti nel bagno chris, visibilmente su di giri. Ero praticamente certo di aver chiuso a chiave la porta… Mi guardo’ con le mutandine in mano e scoppio’ a ridere… Uscii, deciso ad andarmene, ma la scena cui mi trovai davanti in soggiorno fu quanto di piu’ sorprendente avessi mai immaginato di vedere. Matt era in ginocchio, con i pantaloni abbassati e il culo per aria. Da dietro, paul, ubriaco. continuva a colpirlo con le mani e i piedi, accompagnando ogni colpi con insulti del tipo “tieni,brutta troia”. Davanti kevin, il ragazzo con la coda, quasi completamente denudato, era dritto davanti a matt e lo incitava a succhiarglielo. Osservai rapito il suo uccello lungo e sottile, e per un incredibile attimo provai quasi invidia per il mio amico. Mike, intanto, continuava a fumare in poltrona, anche se potei notare il suo stato di eccitazione piuttosto evidente… Sentii la mano di chris, alle mie spalle, infilarsi tra le mie cosce per poi risalire sul culo. Stranamente, non opposi resistenza, reagendo anzi con una erezione feroce al contatto. Matt intanto aveva preso a leccare i piedi di paul mentre kevin, sdraiatosi anche lui in poltrona, aveva preso a menarselo poggiando le gambe sulla schiena di matt. Chris mi chiese se mi sarebbe piaciuto partecipare, se avrei avuto piacere nel fare la puttana come matt faceva con gli altri. Per tutta risposta, mi avvicinai al divano e, d’impulso, mi gettai con la bocca sul grosso cazzo che mike continuava a masturbarsi. Potei udire qualche grido di sorpresa e compiacimento nel gruppetto. Fu solo l’inizio. Presto kevin mi fu dietro e comincio’ a sfregarmi il cazzone sul culo. Cominciai a mugolare, in mezzo a quegli adolescenti arrapati. Persi ogni freno e le mie voglie a lungo represse esplosero senza timori: matt e io, in ginocchio, subimmo di tutto. Fummo cotretti a leccarli da capo a piedi mentre loro ridevano e ci insultavano. In particolare, sempre in ginocchio, io dovetti leccare i loro culi mentre matt li pompava, per poi alternarci invertendo i ruoli. Ci camminarono addosso, ci costrinsero a indossare buona parte del (ricco) vestiario femminile posseduto da matt. Fummo costretti a sfilare, sculettando, agghindati e truccati come vere puttanelle, subendo ogni tipo di insulto e forti sculacciate per ogni minima azione che, anche per capriccio, non ritenessero di loro gusto.Offrii a tutti il mio culo, la mia bocca raccolse piu’ volte il loro sperma. In bagno, fummo costretti a sdraiarci nella vasca e prendere addosso il loro piscio. Completamente bagnate dalla loro pioggia dorata, ci incitarono a contorcerci e a strofinarci tra noi. Mi sentivo per la prima volta libero, gridai piu’ volte che ero una puttana, una schiava, cosa che mi avrebbe inorridito fino a qualche ora prima pensare di poter ammettere cosi’, davanti a tante persone. Servimmo loro la cena, sempre sculettando e sorridendo licenziosamente. Loro se ne stavano così, mezzi nudi, pronti in ogni momento ad approfittare delle due vacche per soddisfare ogni capriccio. Si stravaccarono dopo la cena sulla poltrona e sul tappeto, ormai ubriachi, dandoci in pasto i loro avanzi e costringendoci a mangiarli come i cani direttamente per terra, con la bocca.Mentre mangiavo, chris, ruttandomi in faccia, comincio’ di nuovo a spingere da dietro col suo cazzone gonfio e io lo subii tutto, come una cagna in calore, urlando eccitata a tutti quanto fossi troia in quel momento. Andarono via solo a tarda ora. Per salutarci, mentre matt ripuliva con la lingua le loro scarpe sporche di birra, mi sputarono addosso tutti e quattro, ridendo e accompagnando il loro gesto con sonore scatarrate che io ingordamente raccolsi. Io, in ginocchio e a testa bassa, subii quell’atto di estrema ingiuria rallegrandomi per quella serata straordinaria trascorsa insieme a loro. Dopo di allora, e fino alla mia partenza, potei ripetere quell’esperienza per un altro paio di occasioni. Finche’ non giunse il momento di ripartire. Fui restituito completamente diverso alla mia vita da universitario. Non mi sarei piu’ accontentato di leccare di nascosto i calzini odorosi del mio compagno di stanza. Avrei cominciato, grazie ad internet, la mia lunga ricerca per trovare nuove situazioni che, almeno lontanamente potessero darmi lo stesso piacere.
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