Trovammo la ragazza esattamente dove ci aspettavamo che fosse. Era legata mani e piedi ed indossava uno strano abito in lattice nero con una maschera sul volto. Avevo già visto quel tipo di abbigliamento, come pure il simbolo nel bracciale che indossava. Scambiai uno sguardo veloce con i miei compagni e slegammo la donna. Era svenuta; quindi potemmo facilmente spogliarla e vestirla con abiti più comodi: i miei. Mi spogliai velocemente ed indossai quello scomodo costume che le avevano messo, fortuna volle che la sua corporatura fosse simile alla mia e che il lattice si accomodasse facilmente sulla pelle. Venni bendata e legata così come l’avevamo trovata, solo un po’ meno strettamente in modo che potessi liberarmi appena voluto. Non potevamo solamente farla scappare, portarla in salvo, dovevamo rompere il rito, altrimenti a farne le spese sarebbe stata un’altra giovane; poiché quella era la notte predestinata e non avrebbero buttato all’aria i preparativi di mesi solo perché la vittima designata era fuggita. I miei compagni condussero via la giovane e mi lasciarono al mio destino, certa che sarebbero intervenuti non appena necessario. Mi finsi svenuta e non passò molto tempo che alcuni uomini mi presero di peso e mi trascinarono verso quella che doveva essere la sala del rituale. Venni fatta distendere su un materiale freddo, forse pietra o addirittura marmo se avessero rispettato alla lettera il rituale che, purtroppo, conoscevo bene. Venni sbendata anche se sul volto mi rimase una maschera nera che copriva gran parte del viso, lasciando fuori solo la bocca. Si avvicinò a me una donna, anch’essa incappucciata, chiaramente un’adepta visto che il rito doveva essere compiuto esclusivamente da un uomo. Sentivo il calore delle candele poste tutt’intorno a me e vidi che alla base del masso di pietra sul quale ero distesa, vi era disegnato un cerchio. Sciocchi, come sempre non avevano saputo interpretare il manuale. Chiaramente il cerchio non doveva essere chiuso, altrimenti non solo non avrebbero permesso al sacerdote di entrare “spiritualmente”, ma addirittura in tal modo, l’energia di chi si trovava all’interno, veniva moltiplicata, quindi la mia posizione per il momento era privilegiata. Le mani, legate ai polsi, vennero fissate ad un perno sopra la mia testa e le gambe, piede per piede, assicurate ad ulteriori altri perni. Ovviamente questo avrebbe rallentato la mia fuga, visto che rilegarono i miei arti in modo più stretto. La pietra venne alzata da uno strano meccanismo e mi ritrovai in posizione verticale proprio nel mezzo del cerchio. Tutt’intorno numerose persone incappucciate e vestite anch’esse di lattice aderente, sfortunatamente questa volta erano molto più numerosi del previsto. Non era una novità infatti per noi sventare questo genere di rito, anzi ciclicamente ci trovavamo spesso in situazioni analoghe. In principio le conoscenze erano così scarse che non si avvicinavano minimamente all’iniziazione vera e propria, tuttavia con l’andare degli anni, grazie al ritrovamento di numerosi scritti, era sempre più difficile fermare quei riti e soprattutto rallentare quel flusso di energie negative che essi richiamavano. Sentivo il rimbombare sordo di un tamburo alle mie spalle, scandiva il tempo e la litania che avevano cominciato a canticchiare tutti i presenti. Apparve una figura, proprio davanti ai miei occhi: un lungo mantello nero il cui cappuccio adombrava il volto e il rosso simbolo sacerdotale, simile a quello che portavo sul braccio. L’uomo emanava una forte energia, la percepivo a pelle senza neppure aver bisogno di concentrarmi. Schermai la mente perché non capisse chi fossi, nel caso fosse stato addestrato alla lettura del pensiero. Nella mano destra stringevo ancora la fialetta che mi sarebbe servita per rompere il flusso d’energia e ritardare il rito fino a che il tempo utile non fosse scaduto. Tutti i presenti tacquero non appena il sacerdote fece ricadere il cappuccio e svelò il proprio volto. Una fitta mi strinse lo stomaco, conoscevo bene quell’uomo, per anni ci eravamo sfiorati e mai raggiunti, per anni aveva cercato di imbastire quei rituali e io avevo contribuito a farglieli saltare, ora capivo il perché di tutta quell’energia che lo circondava… Aprì leggermente il mantello e così intravidi il torace nudo e i pantaloni neri aderenti anch’essi in lattice, che lo fasciavano. Era molto bello, forse per quel motivo era sempre stato il più temibile, usava la seduzione come arma per adescare le sue vittime. Rientrai in me, non potevo ragionare da donna in quel momento, dovevo ragionare come la Miahri che ero. Sentii il tatuaggio che avevo impresso nella nuca, intensificare la sua marcatura per infondermi coraggio e forza. Il sacerdote entrò nel cerchio, non prima di averne cancellato un pezzetto con un piede, e averlo ridisegnato non appena dentro. Ora ero nei guai, egli sapeva molto di più di ciò che pensavo e aveva intenzionalmente voluto che lo sottovalutassi. Anche il tamburo cessò di battere o più semplicemente nel momento in cui entrò nel mio cerchio, tutto si limitò a noi due solamente. Mi si avvicinò e fissandomi con quegli occhi profondi mi tolse dalla mano la fialetta dicendo:- Questa è meglio che la tenga io Mathma Miahri…- Mi sentii mancare, egli sapeva esattamente chi io fossi, quindi non potevo certo contare sull’effetto sorpresa, inoltre mi aveva tolto la mia arma e ora ero legata e in sua completa balia, se avesse compiuto il rito con me, avrebbe scatenato delle forze ben superiori a quelle che si aspettava. Mi imposi di rimanere calma e continuai a schermare la mente anche quando riavviò il meccanismo e mi rimise in posizione orizzontale. Mi girò attorno lentamente sussurrando le parole di una litania che non conoscevo. Sebbene cercassi di non ascoltarle, lentamente mi entrarono dentro come un veleno caldo. Prese una candela e me l’avvicinò, sentivo il calore addosso, più avvicinava la fiamma e più il lattice si ritirava scoprendo lembi della mia pelle. Stava giocando con me. Avrebbe potuto strapparmi di dosso facilmente quell’insulso materiale, invece cercava di intimidirmi con quella fiamma che corrodeva il tessuto a poco a poco. Incrociai il suo sguardo e mi parve quasi caldo, le sue tempie erano arrossate, segno che si stava emozionando, quasi eccitando per quello che mi stava facendo. Oramai mi aveva scoperto gran parte dei seni, lo stomaco, l’inguine e le gambe. Il tempo scorreva ma egli sembrava non interessarsene e procedeva con una lentezza quasi sfinente. Fece cadere una goccia di cera all’interno del mio ombelico e per poco non urlai. Ero stata addestrata a sopportare il dolore ma quello strano gioco psicologico che aveva iniziato, cominciava a forare le mie difese mentali. Cercai di riprendere il controllo delle mie pulsioni, in fondo non avevo ricevuto l’addestramento che avevo ricevuto, per farmi battere da un giochino come quello. Tuttavia avvertii la sua lingua sulla mia caviglia e non potei fare a meno di emettere un sospiro sorpreso. Cominciò a risalire con la lingua, zigzagando per la mia gamba destra mentre con la punta delle dita, faceva il medesimo percorso sulla sinistra, lentamente arrivò all’inguine seguendone la curva morbida. Sperai che l’odore di lattice bruciato e quello della cera, nascondessero il mio stato di quasi eccitazione. Lo sentii ripetere la litania, quasi sussurrata con le labbra a pochi millimetri dal mio pube ancora parzialmente coperto. Mi sfiorava con le dita, leggermente come a voler disegnare dei simboli. Sentivo le sue parole e vedevo ciò che scriveva da dentro la testa nonostante tenessi gli occhi chiusi. Si avvicinò alle mie orecchie e sussurrò piano:- quanto sei stata cattiva con me in tutti questi anni, pensare che io ho lavorato tanto solo per te, per averti qui, quest’oggi…- Aprii gli occhi di colpo, fissando i suoi, tremai al pensiero di tutto quello che avevo visto e vissuto a causa sua, tremai al pensiero che dicesse il vero e che tutto quello che stava accadendo era per avermi li con lui. -Lasciati andare…- La sua voce suadente mi rimbombava dentro la testa mentre la sua mano prendeva possesso del mio seno caldo. Quell’atmosfera, quelle parole, persino l’odore che sentivo mi stava eccitando. Uno strano languore stava prendendo possesso di me, mentre sentivo una calda e avvolgente energia provenire dall’uomo. Di tutti i sacerdoti che avevo affrontato, questo era l’unico che mi comunicasse sensazioni piacevoli anziché dolorose e forse per questo mi era difficile resistergli. Decisi di rompere il flusso di energie liberandomi le mani e allontanandolo da me, ma non appena cercai di muovermi, me le immobilizzò sopra la testa con una delle sue e salì a cavalcioni sulla pietra e su di me. – Piacevole situazione non trovi mia cara?- Non riuscivo a parlare. Cercai nella mia memoria qualche formula rituale per allontanare il suo influsso su di me. Mi concentrai su qualcosa di concreto cercando di allontanare quel senso di languore che mi aveva pervasa, tuttavia non appena cercavo di afferrare qualche concetto o qualche parola che mi riportasse a riprendere il dominio delle mie sensazioni, ecco che le uniche immagini che riuscivo a vedere erano torrenti di lava incandescente ed eccitante, gocce ambrate di miele, acque termali in ebollizione, nebbie ovattate ed avvolgenti! -Vieni con me, non vedi com’è piacevole? Io e te assieme potremo fare delle cose incredibili…- Era talmente ammaliante che non mi accorsi nemmeno che il suo corpo ora aderiva perfettamente con il mio e come due estremità che combaciano non provavo alcun fastidio con lui sopra di me…Ondeggiava ritmicamente e dolcemente ed io non potevo fare a meno che lasciarmi trasportare da quel mare di sensazioni che non avevo mai provato. D’improvviso i nostri corpi erano nudi e lui non fece fatica ad entrare dentro di me, colmandomi. Rimaneva dentro di me, quasi immobile eppure al contempo sondava dentro, lievemente, rendendomi cosciente del mio intero organismo. Qualcosa dentro di me si spezzò e quasi mi persi nel torpore di quelle sensazioni, sentivo salire dal più profondo di me stessa una sensazione fortissima… Improvvisamente una forte fitta sul collo, quasi come un morso, il mio tatuaggio che si accendeva, che cambiava forma, bruciava. Aprii gli occhi e mi ritrovai ancora in posizione verticale. Sentii un urlo squarciare il silenzio della sala e vidi i miei compagni fare irruzione e circondare gli altri adepti. Il mio abito era integro ed il sacerdote era fermo di fronte a me con il cappuccio del mantello calato sugli occhi, mi slegò i piedi e le mani e rimase fermo dinanzi a me e dentro al cerchio. Si scoprì il capo ma non era l’uomo di poco prima . Vennero portati tutti via e rimanemmo solo io e il mio superiore. Guardai a terra dove il cerchio era stato spezzato e ricomposto. – Cos’è successo Mathma? Eri in trans quando siamo entrati- – Era qui… è sempre più forte- – Ma tu hai resistito….- – Già – Ero l’unica a sapere le verità. Non era stato merito mio se il rito s’era interrotto, era stato lui, il mio Signore a volerlo, ed ogni volta che l’incontravo il tatuaggio si faceva sempre più completo, prima o poi la fusione sarebbe stata inevitabile ed io avrei ritrovato il mio posto.
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