Quello che vi narrerò, questa volta, non è il solito racconto, frutto della mia fantasia, ma vi aprirò il mio diario, sul quale non scrivevo da tanto, dove vi metterò a parte di un’ avvenimento che mi è accaduto in questo fine settimana; avvenimento: che ho sempre sognato, desiderato ardentemente, ma che, mai, avrei pensato, potessi realizzare. Chi ha letto altri racconti, della stessa autrice, penso, mi conosca già: Mi chiamo Martina ho 24 anni e insieme a mia sorella Tiziana, che ne ha 27, siamo le uniche eredi di un “vaccaro”, così chiamano dalle nostre parti gli allevatori che han fatto gli sghei. E papà, di sghei, ne ha fatti tanti. Tiziana, sposata con un medico anestesista che lavora in Ospedale, è tanto bella quanto dolce e paziente; ha due occhi luminosi, celesti come il Garda ed una bocca carnosa come un petalo di rosa appena schiusa. Ma la cosa che di Tiziana mi è sempre piaciuta, sognata… desiderata sono le tette; ha due tette del colore del latte imbrunito, leggermente, da una spruzzatina di cacao, che entrano, appena, in una quarta, alte e sode con al centro due macchie circolari, un po’ più scure, da cui svettano i capezzoli grandi quanto due giuggiole. Da settembre Giorgio e Tiziana non abitano più in campagna con noi, ma vivono, nel nostro appartamento, in città, perché per Giorgio è più comodo l’andirvieni dall’Ospedale e mamma è più tranquilla se, d’ inverno, lui e Tiziana evitano i pericoli della nebbia nel tornare a casa.Lunedì 10 dicembre 2001E’ da tempo, caro Diario, che non ti mettevo più a parte dei miei segreti; lo so, hai ragione di lamentarti, ma sai bene che, quando si cresce, il posto del diario lo pigliano, solitamente, le amiche.Ma di quanto tu sei prezioso, me ne rendo conto solo ara; ora che ho un segreto così grande, così importante che. l’unico amico, a cui possa raccontarlo, sei tu. Del resto, a te soltanto, ho espresso già da tanti anni, alcuni reconditi desideri e tu sei stato ad ascoltarmi senza farmi i predicozzi, senza scandalizzarti e farmi la morale. Ogni anno, come tu sai, papà e mamma, a Sant’ Ambrogio, si recano a Milano per assistere alla Prima della nuova stagione della Scala. Tu sai bene, mio caro, quanto mamma ami l’Opera e sai, altrettanto bene come, malgrado non lontano dalla nostra villa, ci siano le casette, che papà ha fatto costruire per i nostri lavoranti che hanno famiglia, e Bepi, il fattore, ogni notte libera, nel giardino che circonda la villa, ben sei alsaziani, non consenta che io resti, sola, in campagna. E così, giovedì mattina, saranno state le 9, aiutata dall’autista che mi porta i borsoni più pesanti, papà mi consegna al custode, della nostra casa di Verona, che mi accompagna fin sulla porta di Tiziana, posa, deferente, per gli sghei che papà, furtivamente, gli ha allungato, davanti alla porta di Tiziana i miei bagagli e si allontana. Suono alla porta. Aspetto. Risuono. Niente. La porta non si apre. Infuriata per la lunga attesa, metto l’ indice sul pulsante del campanello e lo tengo premuto finché la porta non si apre e Tiziana, ancora mezza addormentata, mi appare sulla porta con la vestaglia semiaperta che mostra, sotto, una camicia da notte rosa, di seta:”Ooohh! Sei ti!” esclama con uno sbadiglio.”E chi pensavi che fossi?…” le chiedo di getto “…Il tuo amante?…””Martina!…” scatta lei, tutta rossa in viso “Quante volte ti debbo dire che, certe cose, non voglio sentirle nemmeno per scherzo?…”Lei ha ragione, poverina, la sua riservatezza è tale che trova disagio anche quando si parla, tra amici, di cose del genere. Lei non ha occhi che per il suo Giorgio, ma è bella, la mia sorellina, e come tale, deve, sia pur di malavoglia, subire la corte, che so, le fanno in tanti. Se sono discreti e non gli dan fastidio, lei li sopporta, come una santa, ma se diventano invadenti e troppo seccanti, di solito, se ne lamenta con me. E allora ci penso io a farli rigar dritti quei cialtroni: io non sono timida e nemmeno riservata ed ho un metodo infallibile per scacciare i mosconi. Ma questo non c’entra con quel che ho da dirti ora, caro diario; di questo, magari, te ne scriverò un’altra volta. Una cosa è certa però, te lo confesso: piace anche a me Tiziana. Mi piace il suo seno, specialmente come adesso che, irata per quel che m’ è scappato di dirle, maledetta linguaccia, gesticolando le si è aperta la vestaglia ed il suo seno, che nel respirare, si tende arrotondando la camicia da notte, mostra, sotto, due capezzoli da sogno che mi lasciano, imbambolata a guardarli.”Ma che cos’ hai da guardare come un’ ebete?…” strilla.”…Io?…” esclamo come una bambina pescata con le dita nel barattolo della marmellata “…Io stavo soltanto pensando…” . “E potrei sapere a cosa?…” mi chiede Tiziana. “Sono fatti miei!… Se permetti…” le rispondo prendendo uno dei borsoni ed avviandomi verso la stanza che, solitamente, occupo quando dormo in città. Tiziana mi segue trascinandosi dietro le altre due borse “Sei più scontrosa del solito ‘stamattina…” commenta “che cos’è successo?… Mamma t’ha fatto una reprimenda di buon’ora?” Mi giro e la guardo minacciosa senza risponderle; lei allunga le braccia in avanti, con i palmi aperti “Va bene!…Va bene!…” esclama conciliante “Non ho nessuna voglia di litigare…Io vado a fare un bagno e sarebbe bene che lo facessi anche te…” si gira e va via mentre io, senza darle retta, comincio a mettere a posto le mie cose. Il silenzio, che s’ è fatto nella casa, dopo un po’ viene rotto da una musica dolcissima: Plaisir D’ amour, che scaturisce dalle note del pianoforte di Clayderman, il pianista preferito di mia sorella di cui possiede tutti i CD. Per un po’ l’ascolto poi, come attratta da quella musica, mi dirigo verso la camera di Tiziana, l’attraverso, noto il letto ancora disfatto, entro nel bagno dove mia sorella, distesa nella grande vasca, piena di schiuma, la testa reclinata sul bordo, gli occhi chiusi ascolta, estasiata, la musica. Tiziana avverte, senza aprire gli occhi, la mia presenza, alza un braccio fuori dall’acqua e mi fa cenno d’avvicinarmi, tira, poi, l’altro braccio fuori, li stende entrambi sui bordi e facendo leva sui gomiti si solleva appena, provocando un’ ondeggiamento della schiuma che fa emergere, come due grandi boe, la parte superiore delle sue tette. Mi siedo sul bordo della vasca, ai suoi piedi: “Me ne starei così, ad ascoltare questa musica, per l’intera giornata” mi dice. Ed io per l’intera giornata, penso, me ne starei a guardare le tue tette e quei due capezzoli, che si intravedono, ogni qual volta, movendoti, ne allontani la schiuma. “C’era anche mamma…” mi chiede Tiziana “quando t’hanno accompagnata qua, ‘stamattina? ” . “Si…” le rispondo “C’erano tutt’ e due e con l’autista in tre”. “Imboccare Piazzale Europa e raggiungere lo svincolo dell’autostrada…” mi dice “…da qui è più semplice…” . “Già!…” le rispondo sgarbata “Ma per portarmi qui, mi han buttato dal letto all’alba ‘stamattina!” . “Ecco perché sei intrattabile…” mi canzona Tiziana e mentre il pianoforte di Clayderman attacca Ballade pour Adeline: “Mi porgi, per piacere, l’ accappatoio, che è li, sullo sgabello?…” mi chiede. Mi alzo, prendo l’accappatoio, mi avvicino alla vasca e apertolo, lo tengo, per il collo, fra le mani. Le ginocchia mi tremano, il fiato mi si mozza in gola, mi gira un po’ la testa quando Tiziana si erge, statuaria, dalla vasca: dio com’ è bella!… E quelle gocce d’acqua che le scivolano, lente, sulla pelle… e quegli strati di schiuma, attaccati, qua e la, come se non volessero abbandonarla. Ha un viso dolce, soave, disteso, agli angoli della bocca un sorriso, appena accennato, le spalle tornite e quel seno! Ooohhh! Quelle tette che tanto vorrei sfiorare…carezzare… da cui vorrei bere tutte quelle goccioline che le scivolano sopra… E’ stretta di vita e due fianchi tesi, forti, come quelli di una puledra…le cosce lunghe, piene, tornite… “Martina!…” La voce, quasi un sussurro, di Tiziana mi scuote melodica “Abbassa un po’ l’accappatoio… Se lo tieni così in alto…” mi dice “non riesco ad inforcare le maniche.” L’incantesimo è finito e mentre Tiziana si stringe alla vita l’accappatoio e poi col fon si asciuga i capelli al suono di Boulevard des solitudes che Clayderman sta, ora, eseguendo, seguo in silenzio, con un groppo alla gola, un senso di colpa, i suoi gesti….. “E allora?…” rompe il silenzio Tiziana, che ha terminato di pettinarsi “…Che cosa stavi pensando quando t’ho aperto la porta ‘stamattina?…”. “Ma niente…” le rispondo, alzandomi ed avviandomi nella sua camera per evitare l’argomento, perché sento che la cosa può diventare imbarazzante. Tiziana mi segue nella sua stanza, si siede su di una poltroncina, ai piedi del letto e la sua voce, mentre io guardo fuori dal balcone, da dietro la tenda per non guardarla, perché ho tanta voglia di spifferarle quel che sento ma, d’altro canto, sono anche cosciente, e ne sono tormentata, che il mio, a dir poco, è un’ insano desiderio; la sua voce, dicevo, mi giunge alle spalle: “Ma come?…” mi chiede “Ti ho domandato che cosa stavi guardando e ti, sorellina, mi hai risposto che stavi pensando…” fa una pausa, quasi d’attesa, poi “Ora ti ho domandato cosa pensavi, te mi rispondi: niente…”. “Stavi pensando o stavi guardando?…” m’incalza. Esasperata dalla sua insistenza e non sapendo cosa risponderle, mi giro “Non stavo guardando e non stavo pensando… Va bene!?”. “Oooh…” mi fa eco lei stendendo le gambe e scoprendo, involontariamente, la gamba sinistra e parte della coscia “Ma allora il segreto deve esser proprio grande…Non vorrei pensare che, finalmente, hai trovato qualcuno che ti ha fatto perdere la testa…” . “Assolutamente no!…” le rispondo indispettita. “Ma almeno levami questa curiosità. Che ci perdi? …” m’incalza “Stavi pensando o stavi guardando…” . “Stavo guardando…” le rispondo di scatto “Contenta?…” la fisso negli occhi “Ma quel che stavo guardando, non te lo dirò mai…Va bene!…” Le giro le spalle e riguardo fuori. Per qualche secondo, una barriera di silenzio cade tra noi, poi la sua voce che sento vicina “Ma perché, se hai qualche angustia, ti rifiuti di dirla proprio a me che sono tua sorella?…Io a te ho sempre detto tutto!”. “E’ proprio perché sei mia sorella che non te la posso dire…” quasi le urlo. “Ma perché…” Non la lascio finire ed esasperata quasi le grido “Perché se te la dicessi, te t’arrabbieresti tanto… e, magari, ne saresti anche sdegnata…” . “Ma via!…” esclama Tiziana che a questo punto, credo, sia diventata anche molto curiosa “Ma che sarà mai? Su Martina! Dimmelo!… Giuro che non mi arrabbierò…” . “Anche s’è una cosa che ti riguarda da vicino?…” Tiziana impallidisce e quasi balbettando, come se temesse la risposta: “Non mi dire che si tratta di Giorgio!?” esclama d’un fiato. “Ma che cretinerie pensi?…” le dico. Rinfrancata, emette un lungo respiro “Giuro che non mi arrabbierò” mi dice. “Veramente?” le chiedo. “Veramente!” mi risponde. E allora io, sia pur titubante: “Sai che cosa guardavo ‘stamattina?”. “Che cosa!?” mi chiede impaziente. “Le tue tette…” le confesso abbassando gli occhi. “Che cosa???…” esclama lei con la voce piena di stupore. Ormai la frittata è fatta. Alzo la testa verso il suo viso ch’ è diventato rosso “Le tue tette…” le ripeto “le tue tette a me son sempre piaciute” Vedo le sue mani portarsi avanti alla bocca che ha, improvvisamente, spalancato “Martina!” esclama “Martina ma cosa…”. “Altro che arrabbiata…Sei inorridita vero?…” le urlo guardandola e correndo poi a rifugiarmi nella mia stanza, inseguita dalla sua voce :” Martina…” e dal pianoforte di Clayderman che, beffardo, esegue “Eleana”. Riversa, bocconi, sul letto singhiozzo e mi dispero perché penso, tra l’altro, d’aver infranto, con i miei orribili desideri, quel filing, sempre esistito, tra me e mia sorella. Sento, d’ un tratto, qualcuno sedersi al mio fianco, una mano leggera scuotermi la spalla destra, la voce dolce e suadente di Tiziana: “Martina!… Su Martina” la mano mi scuote ” Su!… Non fare così Martina!… Non mi sono arrabbiata, t’assicuro…” . “Si…” farfuglio piangendo “Ma io quelle cose non avrei dovuto dirtele… Ho visto, sai, l’espressione del tuo viso…” . “Ma ero solo sbalordita, Martina!… Non si sentono tutti i giorni certe cose”. “Ma come potrò, mai più, guardarti negli occhi?…” avrei voluto gridarle, girandomi di scatto, ma la voce mi si strozza in gola per lo stupore. Tiziana ha l’accappatoio tutto aperto davanti, esponendo, ai miei occhi, le sue tette tanto desiderate e il suo pancino rotondetto con quel piccolo cratere nel centro, l’accappatoio stretto tra le gambe, che sedendosi sul mio letto, ha rannicchiato. Il suo viso, si vede, è turbato, i suoi occhi, bellissimi, esprimono, tristi, una sofferta acquiescenza. Le guardo quelle tette tanto desiderate… vorrei stendere una mano …toccarle… farle una carezza… ma le braccia, come di piombo, non riescono a sollevarsi… alzo gli occhi sul suo viso…lei li cerca con i suoi… l’azzurro chiaro penetra nei miei… due lucciconi mi affiorano dalle palpebre… lentamente scivolano lungo le gote… “Perché queste lagrime Martina?…” mi chiede con dolcezza Tiziana tendendo la sua destra verso le mie gote ed asciugandomi, con l’indice, le lagrime. Alzo, a stento, il braccio destro e tremante dirigo la mia mano sulla parte più alta del suo seno sinistro, quasi sul petto. Appena i polpastrelli la sfiorano, sento Tiziana irrigidirsi… Sto per ritrarre, lesta, la mano… ma avverto Tiziana rilassarsi…. La mano allora si fa più ardita… scivola… lentamente sulla tetta… quando vedo che son, quasi, sull’aureola… devio le dita a sinistra… li lascio scivolare sull’ esterno… raggiungere la parte inferiore della tetta… la dove è tanto piacevole percorrerne…più volte… la rotondità.Alzo… per un secondo… gli occhi da quei tesori… Tiziana ha i suoi chiusi e il suo petto si alza e si abbassa aritmicamente… Tendo l’altra mano verso l’esterno del seno destro… col dorso delle dita sposto l’accappatoio, che lo circonda… inizio a carezzarlo… salendo, su, verso l’alto. Per un bel po’ lascio che la mano sinistra scivoli… continuamente dall’esterno… alla parte alta… del seno… dalla parte alta… all’esterno … mentre la destra l’attende paziente, continuando a carezzare l’ovale inferiore del seno sinistro… Quando, finalmente, la sinistra decide di raggiungere la parte inferiore della tetta… entrambe continuano, delicatamente, a percorrerne gli ovali …si spostano, poi, all’unisono sull’esterno …le spingono l’una contro l’altra… i pollici raggiungono il limitare delle aureole… Ora sono le dita delle due mani che percorrono… lentamente… girandovi intorno… le aureole e quando… inavvertitamente… i due indici nel loro girare… sfiorano i capezzoli, diventati duri ed ancora più lunghi… Tiziana vibra, come una corda di violino quando l’orchestrale esegue un pizzicato… Ancora una volta alzo gli occhi sul viso di Tiziana: ha sempre gli occhi chiusi e le labbra strette nella morsa dei denti… Continuando a guardarla, poggio i pollici sui suoi capezzoli e premo… un sussulto… un prolungato… lamentevole ooooooohhhhhhh le sgorga dalle labbra, che ora ha semi aperte e quando i pollici, invece di premere, ne sfiorano, appena, le punte… Tiziana con un lungo uuuuhhhhhmmmmm di dolce sofferenza piega indietro la testa… tendendo, con quel movimento, il busto in avanti, offrendo, quasi, i suoi seni alla mia bocca. Le mie mani, leste, s’ infilano sotto l’accappatoio… raggiungono le spalle… la reggono… le mie labbra si posano, leggere, nel profondo incavo dei suoi seni… si schiudono… vi s’incollano… premono. Uuuhhhmm mormora Tiziana abbandonandosi tra le mie braccia mentre un lieve movimento, della mia bocca, verso sinistra dell’ incavo, porta la mia guancia sinistra a sfiorare l’interno del suo seno destro La delicatezza di quello strofinio è cosi piacevole, così setoso, così morbido che ancora, per un po’ lo continuo, per girare poi il viso dalla parte opposta, per dare all’altra guancia la possibilità, al contatto con la parte interna del suo seno sinistro, di assaporare quell’immenso piacere che sento… E quando Clayderman, col suo piano, attacca “Les colombes du ténéré” le mia bocca ascende, lentamente, indugiando su ogni millimetro di quella pelle di seta, l’amena collina, raggiungendo il capezzolo sinistro sul quale le labbra si schiudono appena, aspirandolo e stringendolo, teneramente, fra di esse… Tra gli aahh… uuhh… oohh di Tiziana lo succhio… lo lecco e stringendo la tetta tra le due mani, mentre Tiziana continua il suo lieve lamento movendo…oscillando la testa, spalanco la bocca, completamente, cercando d’inghiottire, più che posso, quel dolce, che profuma e sa tanto di cassata siciliana. Passo, poi, sull’ altra tetta ne succhio con avidità il capezzolo e mentre reggo Tiziana per le spalle, con una sola mano, con l’altra faccio fatica a sbottonarmi la camicetta ed alternando, per sorreggere Tiziana, le braccia, finalmente me la levo, dedicandomi ancora al seno destro succhiando… leccando… mordendo, accompagnata dagli uuhhmm… aahh… oohh… oohhh di Tiziana che si confondono con il rumore che fan le mie labbra quando, senza neppure staccarsi per un momento e respirando, a stento, col naso succhiano e mordono quella tetta, mentre la mia mano destra, continuamente, stringe e preme la tetta sinistra, come la mano di un fornaio, di una volta, che impasta il pane con le mani. Per un momento, mentre continuo a succhiare prima una tetta… poi l’altra e ancora l’altra… poi l’una, con una mano tento di sganciarmi il reggiseno ma, così non ci riesco e allora, per un momento, lascio Tiziana che, con un ooooooohhhhhhh prolungato, piomba riversa sul letto… In un baleno mi levo il reggiseno, adagiandomi poi sul suo petto… I miei seni si confondono con i suoi… si schiacciano gli uni sugli altri, le mie mani afferrano la sua testa che oscilla, come l’insegna di una antica osteria sulla quale infuria il vento… Strisciandole sopra… raggiungo la sua bocca che tiene chiusa… stretta… serrata. Poggio le mie labbra sulle sue che continua a tener chiuse… le stringe ancora di più… mandando un suono gutturale di rifiuto… Non mi arrendo… insisto… Tiro fuori la lingua e la passo, con la punta, continuamente, sulle sue labbra serrate finché, la difficoltà di respirare, non la costringe a schiuderle, quel tanto, da consentire alla mia di insinuarsi dentro… la passo sui suoi denti… l’insinuo, forzandola, sotto le sue labbra finché, stremata dal piacere… dalla dolcezza delle salive che, entrambe, mischiandole assaporiamo, finalmente schiude anche i denti… La mia lingua è pronta a penetrarle dentro… cerca la sua che, non le resiste più… anzi l’affronta… Inizia così, tra fremiti, mormorii e sussurri avidi una dolce lotta tra le due lingue… Si sfiorano… si avvinghiano furiosamente… si tendono fino allo spasimo… tentando, ogn’ una, di penetrare nella bocca della altra. Quando entrambe sono sazie, la lotta piano, piano cessa… la brama violenta cede alla dolcezza dei baci… le labbra si sfiorano con tenerezza mentre l’una stringe nelle mani ora le guance..ora la testa dell’altra i sospiri si son fatti più leggeri… Tiziana m’accogli e mi stringe forte, forte nelle sue braccia… Le do…mi da, ancora, un’ altro bacio… le mie labbra si posano, tese, sullo angolo sinistro della sua bocca… indugiano un pochino… risalgono, assaporandola, sulla gote… scendono, strisciando sulla guancia… percorrono il mento… risalgono piano, piano sull’ altra guancia… arrivano sulla gote… vanno a imprimersi, come un suggello, sull’altro angolo della bocca di Tiziana. Scivolo, di nuovo, sul corpo di Tiziana… indugio sulla suo gola… la lecco: mi vien voglia d’afferrarla e stringerla fra denti… azzannarla… le lecco, poi, tutt’ intorno, il collo mentre, ancora una volta, i miei seni s’adagiano sulle sue morbide tette… le mani strette intorno al collo… i pollici premono sulla gola… Tiziana, abbandonata, si lamenta fievolmente. Lascio la gola, scendo carezzandole le spalle… roteo sugli omeri avvolti nelle mie mani… scivolo sulle sue braccia… ritorno sulle tette, mi posiziono, ancora scivolando, col viso, sul solco le do ancora un bacio…e poi uno… e poi uno… e poi uno ancora… Ripercorro, leccandola, la tetta sinistra… poggio, lievi, le labbra sulla aureola… le giro intorno… afferro, improvvisamente il capezzolo, che sembra li ad aspettarmi, l’imbocco… comincio a popparlo avidamente, stringendo la tetta tra le mani. Ooohhh…. Aaahhh… Aih… Aih… Uhm continua a lamentarsi Tiziana mentre, con ingordigia, le poppo l’altra e, quando sono sazia di poppare, col pollice e l’indice delle due mani le afferro i capezzoli tirandoli, su, verso l’alto. I capezzoli, già turgidi e grossi, si stirano appena, provocando, questa volta, un lamentoso Aaaaiiiihhh di dolore. Pentita per il dolore, sia pur involontario, che le ho provocato libero i capezzoli dalle mie dita poi, quasi per lenirne il dolore, stendo i palmi delle mani sui capezzoli… li sfioro appena. Le punte si tendono… vibrano sotto i palmi …Avvicino le labbra al destro gli do un delicato bacino… anche il sinistro riceve il suo bacio poi le mie labbra scivolano lentamente sulla pancia… la leccano tutta… uno strato leggero di saliva la copre quando la mia lingua si sposta sull’ombelico girandoci, furtivamente intorno, tentando di ficcarcisi dentro con la punta. Uuuhhhmmm…. Uuuhhhmmm… si lamenta Tiziana tenendomi, con le mani, la testa su quel buchino. Ma, ormai, ho perso ogni controllo, non ho più pudore; continuo a scendere, con la lingua sul monte depilato, liscio come le sue tette: “Noo!… Noo!…” comincia a lamentarsi Tiziana “Questo noo!… Ti prego Martina” stringendo le cosce “Noon voglio!…Nooo!…” si lamenta sempre più fievolmente. Io, con crudele desiderio, le carezzo le cosce che lei tenta, sempre più, di stringere; le mie dita s’ alternano, sfiorandole le cosce ad urtare, leggermente, il monte la dove s’ intravede l’inizio, di quelle sponde, che portano in paradiso. “Nooo!… Nooo!… Noooo!… Nhhhh!… ooooo!…” Si lamenta, ancora, Tiziana che cedendo, però, alle mie delicate carezze comincia a schiudere le cosce. Clayderman inizia a suonare un brano, che non conosco, quando, ficcate le mani, tra le cosce morbide di Tiziana, che continua a lamentarsi ma non resiste più ai miei tentativi, sotto la pressione delle mie mani, che spingono all’infuori, divarica le cosce facendo affiorare, ai miei occhi due sponde, che a me sembrano, di un torrente nel quale, appena, s’intravede un rigagnolo. Mi inginocchio tra le splendide cosce di Tiziana… vi poggio su le braccia… mi piego su quel torrentello… poggio gli indici e i pollici sulle due sponde e, mentre Tiziana mugola… si lamenta… si torce, lentamente le allargo… Un cratere tutto rosso, ribollente che ha, in fondo un buchino, la cui profondità non si scorge, appare ai miei occhi affascinati… Lo voglio esplorare… A costo di perirci dentro… Lo voglio esplorare… Voglio scendere giù… Voglio…. Tiro fuori la lingua e mi tuffo… Al primo contatto Tiziana ha uno scatto… s’inarca con un fremito… un lungo lamento… ricade pesantemente sul letto continuando a lamentarsi… a contorcersi… La mia lingua comincia il suo dolce vagabondare… gira lungo quelle pareti incandescenti… tenta di penetrare, come uno speleologo, in quel buchino, che chi sa dove porta. La lingua penetra, ma è troppo corta. Ci vorrebbe quella di un formichiere, penso, mentre Tiziana continua a contorcersi con sempre più forza… Sembra un’ invasata: scalcia con le gambe… stringe le cosce intorno alla mia testa… le allarga per restringerle di nuovo appena la mia lingua urta su quelle rosse pareti… Il pianoforte continua il suo dolce suono quando,per caso, punto la lingua sulla parte alta del fichino… l’allargo ancora un pochino… premo… .La lingua… urto qualcosa che costringe Tiziana …a sollevarsi di scatto, con tutto il corpo… Quasi mi butta giù… Ci deve essere qualcosa di meraviglioso i quel punto! Pongo le braccia sulle cosce di Tiziana, per tenerle ferme… riapro nuovamente quel rivolo… ecco il lago tutto rosso… Mi ributto dentro… con la lingua ritorno su quel punto, in alto, lo allargo, con gli indici, più che posso. Un cosino rotondo… anzi come un fagiolo. è rintanato li in fondo ….lo sfioro con la punta… Tiziana ansima… emette lunghi lamenti… Tento di afferrarlo con le labbra che, a stento, riescono a sfiorarlo… E’ meglio la lingua. Allora la lascio vibrare con sempre più accanimento… Tiziana sembra impazzita. Tra un nugolo di suoni sommessi… ooh… ooh…ah, ah… aaahhh…. uhm…aiihh…. ooohhh… uuuhhhmmm… oohmuove le braccia in modo sconnesso: le alza e le lascia, pesantemente… cadere sul… letto… le mani s’ aggrappano …stringono la coperta, spasmodicamente.… il busto si inarca… le tette sembrano, come due palloni, lanciate in alto…………Avverto sulla lingua… sulle labbra quasi un’eruzione……. Sento, poi, il corpo di Tiziana lentamente acquietarsi……… E quando la sento immobile, respirare affannosamente, anch’io m’acquieto… Tutta bagnata mi giro… mi lascio cadere accanto a lei….. Clayderman continua la sua melodia: “Ma come s’intitola questo brano?” chiedo a mia sorella quando la sento più distesa ed anche il mio cuore, sia pur con, ancora, un poco di affanno, ha ripreso il suo battito regolare. Tiziana mi piglia con la mano sinistra la mia destra… la stringe… gioca con le mie dita… Ansante… sussurra… “La sorellina” !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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