Quando si conobbero, tutto avvenne con tale naturalezza che nessuno dei tre si chiese se la cosa avesse senso. Cominciarono a parlare seduti al tavolino di un hotel di Madrid e ciascuno cercò di dare il meglio di se stesso. La mattina dopo, quando se ne resero conto, erano già oltre la razionalità, in un terreno che non dava più spazio a considerazioni di opportunità né tanto meno di ordine morale. Del resto non si sentivano forse più vivi? Un’amicizia nata dal nulla non era forse un po’ un amore? Perché dunque porre dei limiti ad un’idea che si stava insinuando dolcemente nelle loro menti? Certo era solo un’intuizione, non c’era niente di sicuro, ma c’erano segnali a sufficienza da innescare l’illusione e scatenare la fantasia. Battendo strade diverse, i loro svolgimenti soggettivi si muovevano e s’incastravano all’interno di una dimensione comune. Un momento stava diventando il centro del mondo. Ritornarono in Italia e cominciarono un fitto scambio epistolare, che permise loro di mettere a fuoco e di modellare quella sensazione iniziale. Decisero così di vedersi al più presto: Francesca avrebbe passato a Forte dei Marmi la prima settimana di gennaio. Quando Monica la vide scendere dal treno, le andò incontro e le strinse la mano. Fabrizio le prese la valigia e tutti insieme uscirono dalla stazione per entrare in pizzeria. Più tardi, a casa, sistemarono la camera degli ospiti e rimandarono tutto al giorno dopo. Naturalmente il momento era estremamente delicato. Se da lontano puoi plasmare l’idea, darle un’anima e renderla immortale, poi la realtà deve esserne all’altezza. L’idea é perfetta perché sei tu a crearla, sei tu ad inventare la storia, a scandirne i tempi, le situazioni e gli automatismi. E’ come scrivere un racconto e fare del protagonista un eroe: non costa nulla. La realtà é ben altro. A Monica già stonava che alla stazione lei e Francesca si fossero salutate senza troppi palesi entusiasmi. Come delle amiche qualsiasi. Dov’era finita quella carica, quello sguardo che l’aveva stimolata ed incredibilmente affascinata? Che fine aveva fatto quella scintilla? Fabrizio le dette un’occhiata e se ne accorse. Esercitò come sempre il suo mestiere di uomo cercando una spiegazione razionale. Le mise in conto tutto, dalla stanchezza del viaggio, allo stress emotivo del momento. Parlava sottovoce, cosciente che a Monica non importava niente di tutto questo, ma che si fidava solo di se stessa e delle sue sensazioni. Ma sapendo anche che allo stesso modo sarebbe bastato un gesto o un’espressione il giorno dopo per farle ritrovare entusiasmo ed armonia. Si girò verso la moglie e cominciò a massaggiarle la schiena finché lei non fu assopita. Poi, come liberato, si mise lui stesso a ripensare agli eventi, finalmente con obiettività. Ne ricavò anch’egli una sensazione di disagio e concluse subito che era troppo presto per capirci qualcosa. Provò allora ad immaginare Francesca nuda, ma non ci riuscì e s’addormentò. Francesca aveva deciso che le sarebbe stato bene tutto. Quando si coricò sola nella camera degli ospiti, non sapeva ancora che cosa volesse. In effetti l’estraneità che aveva provato in quella serata, mal si conciliava con il lungo viaggio che aveva fatto per vedere Monica e Fabrizio, quindi decise subito di non prenderla neanche in considerazione. Si sentiva sola in quel lettino, eppure non avrebbero potuto fare diversamente. Non avrebbe voluto diversamente. Ma prendevano coscienza in lei le difficoltà di ricreare un’atmosfera, probabilmente un progetto irrealizzabile. Si sentiva contratta, suo malgrado. Faceva fatica a addormentarsi, allora accese la luce e si guardò intorno. Tutto era perfetto e tutto sembrava senza anima. Sembrava quasi che i due avessero perso tutta la loro magia. Eppure era certa che non era così e concluse che avrebbe vissuto per il meglio la situazione. In fondo non aveva poi molto da perdere. Forse bisognava almeno provarci, senza dare per scontato che tutto fosse finito. Diavolo! Se c’era da lavorare, avrebbe lavorato! In fondo s’era sempre sudato le cose nella vita. Francesca continuò a star sveglia e dopo un po’ si pentì di questi pensieri. In fondo Monica e Fabrizio non avevano fatto nulla, ed era molto probabile che fosse un “discorso tutto suo”. Spense la luce e fu invasa da una specie di senso di colpa. Le vennero le lacrime agli occhi. La porta era rimasta socchiusa, allungò dal letto la mano sinistra e girò la maniglia. Restò un po’ lì al buio con gli occhi lucidi, pensando di avere fatto un torto ai suoi amici, poi allungò l’altra mano e cominciò a toccarsi con commozione, quasi con solennità. Si irrigidì tutta e prese a masturbarsi con movimenti delicati, stringendo via via la mano tra le cosce ed allungando i piedi. Pensò che era tanto che non lo faceva, sempre dietro ad un mondo ideale, ad un modo di sogno. Che male c’era a tornare un po’ sull’animalità? In silenzio emise due piccoli singulti e contrasse il bacino, poi girò la testa di lato e s’addormentò. Non c’era stato poi molto di animale in quello che aveva fatto Francesca. Non avrebbe poi mai saputo quanto fosse vicina a Fabrizio che nella sua vita aveva sempre vissuto l’orgasmo come un misto di gioia e disperazione. Qualcosa che legava sempre allo stesso concetto della relatività della vita. Era anche per lei un momento di gioia ma anche di sgomento, perché poi ti sentivi il punto di un punto, come quando guardi una stella: ti raccogli in te stesso e stringi la cosa più cara che hai e resti lì, inerte. Infinitesimale. Quello di Francesca era stato un gesto ancora più disperato. Un abbraccio commosso a se stessa, con il malessere dei suoi pensieri e la sua solitudine. Più tardi si alzò e sbirciò nella camera di Monica. Vide i due che dormivano abbracciati. Rimase in silenzio a guardarli, poi si avvicinò al letto, scostò le coperte e si sdraiò vicino a loro. Fabrizio aprì gli occhi per un attimo e non parve sorpreso. Allungò una mano e l’accarezzò. Francesca gli poggiò la testa sul petto. Lui l’abbracciò e in quel momento lei sentì la purezza di quella dimensione: tutto sembrava plausibile. Monica si svegliò gemendo. Quando la vide abbracciata a Fabrizio, le si avvicinò e la baciò a lungo sulla bocca…… Francesca rimase un attimo perplessa, poi ricambiò il bacio con dolcezza. Si sentiva insieme a loro… anima e corpo. La situazione le faceva provare un po’ di brividi, ma anche la sicurezza di riuscire ad esplorare, finalmente, quella sua “terra di nessuno” che la faceva impazzire di curiosità… quella dimensione sconosciuta che sentiva di possedere, ma che non riusciva a mettere a fuoco…. qualcosa di latente che improvvisamente le procurava una specie di malessere magari mentre era ferma davanti ad un semaforo rosso… come se quello che aveva non le bastasse più. Francesca si lasciò spogliare da Monica e subito tornò tra le sue braccia, cercando le sue labbra ed affidandosi a lei. Sentiva il corpo di Monica modellarsi al suo e le sue dita che la sfioravano. Il seno di Monica era grosso, con un capezzolo enorme e roseo. Vi affondò il viso, quasi a cercare protezione, mentre lei le carezzava la testa. Francesca prese a baciarlo e a succhiarlo con delicatezza, mentre la donna scostò le coperte e cominciò a carezzarle le gambe. Si guardarono per un attimo negli occhi e si sorrisero. Monica risalì fino alle cosce e poi con le dita si fermò a giocare con i peli del pube. Francesca teneva le gambe chiuse, ma piano piano si aprì alle carezze della mano. Si sentiva bagnata, eppure insieme tutto era così dolce che sembrava non avesse niente a che fare col sesso: le sensazioni fisiche erano qualcosa di complementare ad una situazione che coinvolgeva le loro anime…. non c’era niente di sporco, niente di illecito: era come se l’animalità avesse finalmente uno spessore, una dignità che la riscattasse. Monica si sciolse dal suo abbraccio ed avvicinò la bocca al suo ventre. Sentì la sua lingua morbida muoversi intorno, prima rilassata, poi rigida e guizzante…. sollevò la testa per vedere Monica che la leccava tra le gambe, poi la ributtò indietro con gli occhi al soffitto e si lasciò andare completamente. Sentiva crescere dentro di sé l’eccitazione ed il desiderio di contatto fisico: allungò la mano verso Fabrizio che vi accostò le labbra. Poi con l’altra risalì le cosce di Monica che ora aveva di fianco. Fabrizio le prese il piede destro tra le mani e se lo portò alla bocca, cominciando a leccarle le dita una ad una….. Francesca sentì arrivare l’orgasmo: lo sentì crescere piano piano e poi esplodere improvvisamente e violentemente…. il suo bacino si contrasse e le sue gambe si avvinghiarono al corpo nudo di Monica. Alzò poi lo sguardo verso i due e ne fu di nuovo rassicurata. Si mosse allora senza più pudori e senza sospetti. Si sentiva dignitosa, sentiva di far parte con pieno diritto ad un’intimità che era diventata anche la sua. Ora Francesca voleva fare: si avvicinò a Monica e cominciò a baciarle il collo e le spalle. Scese lungo le braccia fino a quella mano che l’aveva accarezzata. Prese a leccarne il palmo, con la lingua dischiuse le dita per poi succhiarle e carpirne il sapore. Monica si inginocchiò davanti a lei, fissandola negli occhi. Francesca non disse una parola, ma le mise una mano tra le gambe divaricate. Le accarezzò il clitoride e scese più in basso. Sentì Monica bagnata di eccitazione e le introdusse due dita dentro, massaggiandole la parete davanti. E’ diverso – pensò – é diverso da tutte le altre volte. Francesca si sentiva appagata dai gemiti di Monica e si sentiva arricchita dentro da un insieme di sensazioni, finalmente complete di corpo e di mente e non per quello che facevano, pensò, ma per come lo facevano. Le sue dita continuarono a muoversi dentro il sesso di Monica, esplorandone ogni piega e svelandone ogni segreto. Fabrizio ora era dietro Monica. Francesca tolse la mano posandola sul suo membro eretto e, accarezzandolo, lo introdusse dentro la fica di Monica, poi s’avvicinò e stette a guardare i meccanismi e i dettagli col sorriso di una bimba davanti ad un giocattolo nuovo. L’orgasmo di Monica fu più diretto e più intenso, mentre Francesca le stringeva forte i capezzoli con le dita. La ragazza ora si sentiva forte come non mai. Era come fosse dentro la loro anima, ne seguiva i labirinti e le fantasie, ne intuiva le profondità e le complicazioni, la forza e le debolezze… ed era pronta a donare la sua per dividere le parole, i gesti, la complicità, le paure, gli estremismi, le gioie e le malinconie, le tenerezze e le trasgressioni, il gusto della vita. Per semplificare: ma una semplificazione che era qualcosa di ricco e di pieno. Una semplificazione che portava a vivere tutto naturalmente, perché tutto aveva una sua moralità di fondo. Fabrizio si avvicinò a lei e le posò le mani sul seno, poi la girò e le accarezzò il solco delle natiche. Francesca per un attimo fu come assente, al di fuori della situazione, dell’erotismo, delle cose che faceva o le venivano fatte. Si trovò a pensare a come tutto le pareva strano. Era un bel po’ di tempo che non faceva l’amore con un uomo e la sua ultima esperienza non era stata certo esaltante. Eppure ora era lì, tra le braccia di Fabrizio, un uomo che quasi non conosceva nemmeno. Forse il fatto che fosse presente e partecipe anche una donna aveva avuto il suo peso. In ogni modo dovette concludere che se sei curiosa e ti piace il sesso, inteso come esplorazione dei tuoi desideri più remoti, degli angoli più nascosti della tua anima, non fai davvero caso a con chi sei, se sei con un uomo o con una donna, o con entrambi. Ti innamori di una dimensione, di un’atmosfera all’interno della quale ti senti te stessa. Diciamo che Francesca s’era fidata della sua intuizione ed era stata premiata: comunque finisse quella storia, ne sarebbe uscita bene, perché non si sentiva di fare qualcosa di tremendo. Anzi, sarebbe stato tremendo non assecondarsi e lasciare latenti tutte le sue fantasie. E poi, alla fine, si rende conto solo a se stessi e lei si sentiva nel giusto. Fatta questa considerazione (forse una specie di verifica della propria anima), fu come se si risvegliasse improvvisamente e insieme il desiderio tornò prorompente. Vide Monica infilarsi sotto le sue natiche in modo che Francesca, in ginocchio, quasi le si sedeva addosso. Guardò alle sue spalle e la vide accarezzare il membro di Fabrizio. Poi la sentì mentre lo spingeva all’interno di lei e dal sotto avvertì la sua lingua insinuarsi nell’incastro. Dopo un po’ Francesca si mise carponi per vedere la scena dal sotto delle sue gambe. Fabrizio copiò il suo movimento e penetrò ancora di più nel suo ventre. Lo sentiva muoversi dentro come una dolce melodia: il movimento era dolce, ma intenso e profondo. Via via lui si tirava indietro, ma senza uscire del tutto. Rimaneva lì sull’apertura delle piccole labbra, massaggiandola con leggere e costanti penetrazioni, mentre Monica continuava a leccarle il clitoride. Francesca sentì arrivare l’orgasmo da lontano, con le gambe rigide ed il bacino che si contraeva, finché scoppiò intenso e sconvolgente. Si portò le mani alle tempie e le uscì dalla bocca un lungo gemito, come un sottile sospiro: un “uuuhhhhhh” profondo che sembrava provenisse da chissà quali meandri della sua anima. Rovesciò gli occhi all’indietro ed abbracciò il cuscino, completamente persa nell’oblio del piacere. Intanto Monica aveva preso in bocca il membro di Fabrizio e lo succhiava con avidità, mentre con la destra rovesciata, lo manovrava con delicatezza. Francesca alzò la testa e li osservò. Poi si portò la mano tra le gambe e sentì ancora una travolgente voglia di fare. Avvicinò la testa al sedere di Monica e, con le mani, le divaricò le natiche. Si fermò un attimo a guardarla. C’era qualcosa di sacro in quella maturità di forme e di particolari che trovava estremamente appagante. E il solco delle natiche, completamente liscio e senza peli, contrastava con l’orifizio anale, gonfio e carnoso. Vi accostò la punta della lingua, assecondandone la rotondità con avidi semicerchi, penetrandolo via via furtivamente. Poi insinuò la testa tra le gambe e prese a succhiarle e a morderle ancora una volta il clitoride, tenendo aperte le labbra con le dita. Anche Monica era completamente bagnata. Francesca allargò la bocca e, aspirando, cercò di incollare la fica alle labbra per penetrarla con la lingua. Il desiderio della ragazza s’era ormai concentrato in una voglia di fisicità, di contatto estremo. Sembrava che niente potesse saziarla: prese a baciare ogni parte del corpo di Monica, stringendola a sé, annusandola e leccandola ingordamente. Poi la raggiunse, le strappò di mano il membro di Fabrizio e la baciò sulla bocca. Monica ricambiò e guardandola intensamente, le porse il dito medio della sinistra da succhiare. Poi lo tolse e accostandolo all’orifizio anale di lui, ve lo spinse dentro. Con la destra avvicinò la testa di Francesca al membro del marito perché lo prendesse in bocca. Si portò il medio dell’altra mano alle labbra e lo inumidì. Poi, non ancora paga, cercò il solco delle natiche della ragazza risalendo dalle cosce ripiegate e lo introdusse nell’ano di lei. Il giorno dopo, nello scompartimento del treno che la riportava a casa, Francesca si chiese se non si sarebbero mai rivisti. Forse avrebbe potuto rivedere Monica. O magari Fabrizio. Ma mai insieme. Mai più. Comunque era stata una storia molto intensa. Davvero una bella storia. Ma riviverla in quei termini le sembrava davvero impossibile… troppe cose dovevano coincidere per ricreare quell’atmosfera. Aveva dei ricordi eccitanti, ma concluse che la magia, che a stento erano riusciti a recuperare, era qualcosa che ormai apparteneva al passato. Anzi, ad un attimo del passato.
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