CAPITOLO SEI Queste furono le uniche esperienze “extraconiugali” che maturai poiché quando il mio primo amico ritornò ristabilito, ripresi ad avere regolarmente dei rapporti sessuali con lui. Il primo rimane sempre il migliore e poi in tutta onestà non conobbi mai un altro uomo dotato delle sue misure che a me hanno dato sempre la massima goduria. E’ anche vero però che le mie nuove esperienze mi erano piaciute e poiché il mio primo amico non usciva mai, i rapporti con lui avvenivano come sempre a casa sua, raramente da me, mentre riuscii a stabilire una serie d’appuntamenti con i miei due nuovi amici che incontravo uno il sabato e l’altro la domenica sera e scopavamo nei loro tranquilli rifugi. Se desideravo fare qualche extra, mi recavo al cinema qualche sera della settimana e trovavo sempre qualche cazzo disponibile a farsi fare una lenta e lunga sega. Poiché avevo tre cazzi che m’inculavano regolarmente, durante la settimana non andavo oltre qualche sega e rifiutavo educatamente inviti a pompini e a scopate di culo: i miei tre amici mi bastavano. Questa era la situazione che venne a crearsi dopo il diploma e quando cominciai a frequentare l’università. In tutta onestà gli studi universitari mi lasciavano più tempo da dedicare ai miei passatempi preferiti che erano a base di sesso sicuro, non m’interessai mai ai miei compagni di corso e agli altri studenti e non feci mai proposte ad alcuno, non guardai nessuno negli occhi, non cercai mai di scoprire se qualcuno fosse disponibile per me e per le mie” proposte indecenti”. Passarono così gli anni universitari, mi applicai nello studio per finire nel più breve tempo possibile ed in cinque anni riuscii finalmente a laurearmi. In tutti questi anni ero stato fedele compagno dei miei amanti con i quali m’intrattenevo nei giorni prestabiliti, mentre col mio primo amico avevo incontri ogniqualvolta era possibile. Giunse finalmente il tanto sospirato giorno della laurea, in verità avrei desiderato festeggiarla a base di cazzi invitando tutti i miei amanti, ciò non era nemmeno pensabile e dovetti accontentarmi dei miei familiari e di qualche amico e compagno di corso. L’indomani, recuperai alla grande incontrando i miei amanti in orari diversi, festeggiai con loro il mio titolo di dottore facendomi inculare e sfondare da ben tre cazzi che adoravo. Devo affermare che superata la laurea, tutti i familiari chiedevano con insistenza la stessa cosa: che sarebbe stata la fortunata che m’avrebbe fatto accasare. Io riuscii sempre a glissare la domanda, non feci mai trasparire la mia vera natura ed indole; mi circondavo d’amiche, con le quali intrattenevo un cordiale rapporto d’amicizia, non osavo spingermi oltre. I miei, in verità, non mi rompevano i coglioni su quest’argomento, pensavano che desiderassi divertirmi prima di pensare seriamente ad accasarmi, fui sempre bravo a non farmi mai scoprire da nessuno e a non fare trasparire i miei desideri. Non fui mai agli occhi degli altri come una persona psicologicamente labile o complessata, prendevo la vita alla giornata, mi accontentavo di ciò che passava il convento, non mi lamentavo mai di niente. Il problema post-laurea fu invece il lavoro che per me era fondamentale giacché mi avrebbe assicurato l’indipendenza economica per la vita. L’occasione si presentò superando brillantemente un concorso per un istituto di credito; non iniziai subito a lavorare perché dovetti svolgere il servizio militare. Inizia da qui la seconda parte delle mie vicende che mi accingo a raccontare. CAPITOLO SETTIMO Il servizio militare rappresentò per me una tappa importante poiché mi mise a contatto con culture e mentalità diverse. Com’era logico dovetti stare attento a non farmi assolutamente scoprire, diversamente sarei stato bollato per sempre con gravi conseguenze anche per la mia futura carriera lavorativa. Quando il mio erotismo era al massimo, potevo solo concedermi di fantasticare, ricordando tutti i miei amanti e tutte le scopate che avevo fatto con loro, riuscivo a godere solo toccandomi e ciò bastava. Era difficile potermi mantenere calmo soprattutto quando ero costretto a fare la doccia insieme a tanti altri; la vista di tutti quei cazzi più o meno grossi, mi eccitava fino all’inverosimile. Ma ciò che mi faceva arrapate in modo pazzesco era la sera quando la camerata totalmente buia, scrutavo i giovani militari spararsi un segone stando a letto. Sarei stato disposto a farlo io il segone, a qualcuno che l’aveva grosso, glielo avrei preso volentieri in bocca facendogli un favoloso pompino con l’ingoio, a qualcun altro avrei dato anche il mio culo facendogli fare una scopata da non dimenticare. Tutto ciò invece non fu mai possibile giacché non conoscevo nè desideravo conoscere le loro reazioni; se qualcuno si fosse fatto avanti avrei valutato la proposta. L’occasione si presentò spontaneamente quando un commilitone più giovane di me in età, ma più anziano come servizio, m’invitò a trascorrere un pomeriggio nella casa che aveva preso in affitto insieme con altri suoi amici. Io non avevo fatto trasparire la mia vera indole, in tutta onestà non ero mai andato insieme con loro quando si recavano a trovare le prostitute, asserivo che mi facevano schifo e ritornavo in caserma. Con questo giovane eravamo entrati più in confidenza e dalle sue risposte avevo intuito che aveva le idee piuttosto ampie, viveva in una gran città e condivideva le scelte sessuali di tutti senza criticarle. Fu così che un pomeriggio estivo mi recai con lui in quest’appartamento che condivideva con i suoi amici, che io non conoscevo. Era un appartamento al primo piano di un grande stabile composto di cinque locali più servizi; ognuno aveva diritto ad una stanza dove c’era un letto, un armadio, un tavolino e qualche sedia. Ciascuno di loro trascorreva lì il tempo secondo i propri desideri; ognuno era libero di fare senza intromettersi negli affari e nelle vicende degli altri. Insieme al mio amico commilitone entrammo nella sua stanza, ciò che mi colpì a prima vista fu il gran disordine che vi regnava; tanto disordine in giro, sul tavolo c’erano delle foto porno e delle cartoline pornografiche. Guardando più attentamente, mi accorsi che ce n’era una in particolare dove c’erano foto di ragazzi che si sbocchinavano e s’inculavano. La vista di quelle foto mi eccitò tanto che non riuscii a nascondere la mia eccitazione ormai palese, cercai di non farmi scoprire ma l’amico evidentemente scrutava ed avvicinandosi m’invitò a mettermi a mio agio togliendosi lui per primo la divisa ed invitandomi a fare altrettanto. Io ero impacciato, lui invece si spogliò rimanendo in mutande; io lo guardai per carpire meglio le sue intenzioni, lui guardandomi maliziosamente mi fece capire che era eccitato anche lui; guardando, infatti, verso il suo cazzo, mi accorsi che era già ben teso attraverso la stoffa. Finsi indifferenza, lui avvicinandosi sempre di più verso di me, mi rassicurò chiarendomi che era etero ma aveva avuto molti e piacevolissimi incontri con ragazzi e sperava di realizzarne altri. Non mi sembrava vero, non mi sbilanciai, fece lui il primo approccio stringendosi a me da dietro e facendomi sentire contro le mie chiappe il suo cazzo duro. Rimasi fermo, lui spinse ancora di più ed io per fargli capire ch’ero d’accordo spinsi le mie natiche verso di lui come ad offrirgliele. Il messaggio era ben chiaro, mi girai e mi strinsi desideroso; era tanto che non sentivo un vero cazzo, ne avevo veramente di bisogno. Lui cercò di baciarmi in bocca, io rifiutai poiché il bacio mi ha fatto sempre schifo; il mio primo amante non mi baciò mai con la lingua ed io non baciai mai nessuno, mi fece sempre schifo; ho succhiato cazzi di tutte le dimensioni, ho ingoiato litri di sborra, ma non ho mai infilato la mia lingua nella bocca di un altro, al solo pensiero mi passava anche l’eccitazione. Comincia a toccare il cazzo con la mia mano e sentii che era già duro, abbassai gli slip e mi trovai fra le mani ciò che io definisco un “cazzetto” in confronto a quelli cui sono stato abituato. Era lungo sedici centimetri e come calibro era modesto, ma ben duro e dritto; poiché era da tanto tempo che non ne ricevevo, mi accontentati. “Ti piace – mi disse – non è fantastico?” A me veniva da ridere, ma per non offenderlo gli risposi che i cazzi sono tutti belli specialmente se restano duri a lungo e sanno svolgere bene la loro funzione. Mi chiese se avessi avuto in passato delle esperienze con altri uomini ed avuto il mio assenso non si parlò più, si passò ai fatti. Mi spogliai rimanendo totalmente nudo, quindi ci rotolammo sul letto stringendoci vogliosamente, poi passai a leccarlo sul collo, dietro le orecchie, passai al petto villoso e mi diressi senza indugio sul cazzo che era ben eretto. Con la mano iniziai a praticargli una lenta sega, subito dopo introdussi la rosea e delicata cappella dentro la mia bocca che l’accolse con voracità. Poiché il cazzo non era molto lungo né altrettanto grosso, potei infilarmelo tutto in bocca e cominciai a fargli un pompino meraviglioso tanto che dopo qualche minuto mi sentii riempire la bocca di calda sborra che provvidi ad ingoiare senza perderne una goccia. Di fronte ad un simile trattamento, rimase stupefatto assicurandomi che nessuno sia donna che uomo lo aveva spompinato in quel modo, si sentiva svuotato ma ancora desideroso. Benedetta gioventù. Avendo ancora vent’anni, il cazzo subito riprese vigore diventando di nuovo ben duro, lo rimisi in bocca, lo leccai a lungo, lo succhiai con rinnovato piacere, trattai allo stesso modo anche i coglioni; ma mi fermai perché lo sentii gemere di nuovo, segno che stava di nuovo per sborrare. Mi riposai anch’io e gli tenni il cazzo tra le mie mani; poi mi girai sul letto offrendogli le mie natiche che aprii con le mie mani e mostrandogli il mio buchetto tanto voglioso di essere allargato. Lui non aspettava altro, inumidì il mio buco ed anche la cappella che subito dopo sentii appoggiare all’apertura che dietro una sua leggera spinta si allargò per farlo entrare. I muscoli del culo ormai abituati, accolsero il cazzo fino alla radice; non fece alcuno sforzo per farlo entrare, scivolò fino in fondo con facilità e leggerezza. L’amico cominciò a scopare pensando di farmi impazzire; per me era come solleticare il buco del culo, infatti, lo incitai a sfondarmi selvaggiamente. Incitato da me riversò dei colpi furiosi che produssero solamente una rapida sborrata dentro il mio culo. Io non ero ancora venuto, abituato com’ero a trattamenti diversi; infatti, i cazzi lunghi e soprattutto molto grossi mi hanno fatto tanto soffrire ma mi hanno anche fatto tantissimo godere; infatti, la mia formula era “più sofferenza uguale più godimento”. Per non offenderlo presi il mio cazzo fra le mani, con una veloce sega lo feci sborrare e così ci calmammo entrambi. L’amico aveva capito che avevo ricevuto nel mio culo cazzi ben più grossi del suo poiché era scivolato dentro con estrema facilità ed aveva scopato comodamente godendo immensamente. Ci stendemmo sul letto per riposarci e per parlare, spiegai al mio amico che il mio “buco” era sfondato perché il mio primo uomo era un “superdotato” che aveva scopato con me tantissime volte. Per non offenderlo, ripresi il cazzo molle fra le mani e cominciai a fargli una lenta sega; non appena mi accorsi che stava erigendosi, lo rimisi in bocca e cominciai a succhiare. Divenne di nuovo duro e quindi rimessomi in posizione invitai l’amico a rimetterlo dentro il mio buco. L’operazione fu facile, stavolta io cominciai a stringere i muscoli del buco, così, mentre l’amico scopava, io sentivo il cazzo entrare ed uscire e lui sentiva massaggiarsi la sua asta. Insomma, la scopata fu migliore della prima, io capii che ogni cazzo necessita di una tecnica e poiché i cazzi non sono tutti uguali non sempre la stessa regola è valida, bisogna cambiare sempre e adattarsi alle nuove circostanze, anche per non intaccare la suscettibilità dell’altro. Iniziò così questa relazione, i nostri incontri avvennero sempre in questa casa, ma talvolta per mancanza di tempo gli praticavo un bel pompino la sera tardi e in luoghi appartati. Durante questa relazione ebbi anche “un’avventura” totalmente piacevole che mi riportò indietro nel tempo facendomi ricordare le mie prime volte. Era esattamente il giorno di ferragosto: la caserma era quasi totalmente disabitata; i militari erano chi in ferie, chi in licenza e chi in permesso; eravamo rimasti i soliti fessacchiotti di guardia. Io non ero esattamente di guardia, ma reperibile quindi non potevo assolutamente allontanarmi dalla caserma; ogni ora avevo l’obbligo di presentarmi al posto di guardia per dare eventuale sostituzione, diversamente ero libero di girare dentro la caserma o rimanere in branda. Dopo essermi alzato mi recai al posto di guardia, poiché non dovevo “montare”, rientrai in camerata con il desiderio di fare una doccia. Trovai le docce occupate da un altro commilitone che si stava insaponando e volgeva a me le spalle; Aprii il rubinetto della doccia vicina e cominciai a lavarmi. Mi girai e vidi il militare con un’imponente erezione: aveva un cazzo maestoso, lungo, dritto e grosso, con una maestosa cappella. Rividi lo stesso cazzo del mio primo amico, ciò non fece altro che aumentare in me l’eccitazione ed anche il desiderio di possesso. Pur di sentirmi sfondare il culo da quel meraviglioso cazzo, sarei stato disposto a fare qualunque cosa mi avesse chiesto. Non potei più allontanare lo sguardo da quel superbo e maestoso “arnese” tanto che il legittimo proprietario si accorse oltre che del mio interessato sguardo, anche della mia eccitazione. “Ti sei eccitato guardandomi – mi disse – è chiaro che sei interessato al mio cazzo di cui io sono molto orgoglioso, ma ti avverto che non mi piacciono i maschietti, sono etero e intendo rimanere tale, anche se in tutta onestà oggi mi accontenterei di un bel pompino e forse…. chissà, quindi se vuoi prendilo, è tuo”. Io ero come in trance, eseguii imbambolato, mi avvicinai a quella maestosa “mazza”, la strinsi vogliosamente con entrambe le mani, m’inginocchiai, la baciai a lungo, la leccai in tutta la sua lunghezza, feci lo stesso trattamento anche ai due grossi coglioni e poi mi concentrai sulla rosea, dura e vellutata cappella che infilai lentamente dentro la mia bocca spingendola fino in gola. L’amico gradì il trattamento e tenendomi ferma la testa, provvide ad imprimere al suo cazzo un lento movimento d’andirivieni: cominciò a scoparmi in bocca. Io ero abituato a quelle misure e sapevo come fare, con arte e maestria lo portai al massimo dell’eccitazione, infatti, lo sentii mugolare e subito dopo una violenta sborrata mi riempì la bocca. Io mi affrettai ad ingoiare e non volli perderne nemmeno una goccia, continuai a succhiare e a pulire quel cazzo stupendo. Non mi ero ingannato circa le misure, come lui stesso mi confermò, era lungo quasi uguale a quello del mio primo uomo, circa ventitré centimetri, uguali invece in grossezza e durezza. N’avevo ancora gran desiderio, desideravo farmi sfondare il culo e riandare indietro nel tempo, non sapevo però come farglielo capire. “Per adesso completiamo la doccia, poi andiamo in camerata, tanto siamo soli e lì continuiamo” – mi disse. A me sembrava tutto un sogno, non risposi, ripresi a lavarmi e quando anche lui ebbe finito ritornammo insieme in camerata. Eravamo veramente soli, ma per precauzione chiudemmo la porta della camerata; ci avvicinammo alla sua branda e poiché eravamo nudi, lo strinsi a me con passione e desiderio. Quant’è difficile l’arte della seduzione in un soggetto che è convinto d’essere etero; mi allontanò da lui, m’invitò a fargli di nuovo un pompino che aveva gradito tantissimo, perchè fatto con l’ingoio, poi aggiunse che se gli fosse diventato di nuovo molto duro mi avrebbe inculato perché sentiva il bisogno di scopare. Io mi diedi da fare, lo baciai, lo leccai, lo succhiai, lo pompai facendoglielo diventare talmente duro che egli stesso m’implorava di fermarmi per non sborrare. Era talmente eccitato che lasciò fare a me ed io messomi in posizione, mi allargai le natiche e con una mano passata in mezzo alle mie gambe indirizzai il cazzo verso il mio buco incitandolo ad entrare in me. L’amico non si fece pregare e ripreso in mano il gioco, mi fece inginocchiare a terra, mi allargò il buco del culo, lo insalivò per bene, appoggiò la sua grossa e calda cappella e con un movimento deciso entrò con un solo colpo otre la metà del suo stupendo cazzo. Si fermò un attimo per rendersi conto della situazione, quindi continuò e con pochi ed assestati colpi entrò il suo cazzo tutto dentro al mio culo, i muscoli dell’ano si dilatarono e si allargarono per fare passare ed accogliere con immenso piacere quella maestosa “mazza” Quando fu tutto dentro, si fermò quasi per accertarsi della conquista; fu soddisfatto dello sfondamento del mio culo, rimesso fuori il cazzo, rientrò violentemente dentro di me in un solo colpo per poi riprendere a scopare con tremendi colpi che produssero una copiosa e calda sborrata dentro di me. Anch’io avevo goduto e lui mi disse di essere veramente soddisfatto, era la sua prima volta con un uomo e non si sarebbe mai aspettato d’essergli tanto piaciuto. Quello stesso giorno scopammo altre tre volte, ogni volta lo facevo impazzire con il mio pompino e scopammo variando tantissime posizioni, addirittura lo feci distendere sulla branda ed io mi sedetti sopra il suo cazzo infilandolo dentro al mio culo e scopandolo senza che lui muovesse un solo muscolo: lo feci impazzire dal godimento poiché lo sentii gemere e sborrare dentro copiosamente. Inutile aggiungere che da quel giorno in poi, cercammo tutte le soluzioni possibili almeno per fargli un pompino che gradiva tantissimo. Era difficile rimanere soli ed altrettanto trovare un posticino tranquillo e sicuro, la paura d’essere scoperti ci lasciava spesso l’amaro in bocca; talvolta entravamo in uno sgabuzzino buio quando la maggior parte dei commilitoni dormivano, qui velocemente riuscivamo a concludere o un pompino con l’ingoio, oppure una scopata meravigliosa che ci faceva godere entrambi in modo totale. Non gli dissi mai di quell’altro militare col quale m’incontravo, entrambi non sapevano l’uno dell’altro, io mi servivo di loro due, uno in casa, l’altro dentro la caserma, anche se avrei desiderato che fosse al contrario. Questa situazione, per me insperata, andò avanti per diversi mesi, cambiò con il sopraggiungere dell’autunno quando l’amico con il quale si scopava in casa non fu trasferito in un’altra città, ma non mi lasciò solo, ma passò il testimone ad un suo amico con il quale era in confidenza. “Tra qualche giorno mi trasferiranno – mi disse – e questa stanza la lascio ad un mio carissimo amico che lavora in un reparto vicino al mio e che io desidererei presentarti e sarei felice che stringessi amicizia con lui poiché so per certo perché me l’ha confidato, che non disdegna avere rapporti sessuali con maschi”. Io sulle prime ci rimasi male poiché mi sembrava d’essere trattato come una baldracca che si passa da un cazzo ad un altro, ma poi, a ben pensarci non mi dispiaceva l’idea perché non desideravo perdere un potenziale cazzo, data la situazione difficile del militare, pertanto accettai di conoscere il nuovo amico. CAPITOLO OTTAVO Ci organizzammo una domenica mattina, quando, tutti e tre eravamo liberi dai servizi militari, c’incontrammo in un posto convenuto. Conobbi il nuovo amico commilitone: non eccessivamente alto, piuttosto magro, pochi capelli che cominciavano a divenire bianchi ai lati, età compresa tra i quaranta più o meno, mascella prominente, aspetto decisamente maschio, trasudava virilità da tutti i pori ed aveva uno sguardo intenso e penetrante. Non rimasi folgorato, in ogni modo non mi dispiacque e dopo i convenevoli di rito decidemmo di sorbirci un caffè al bar e subito dopo di avviarci verso casa. Strada facendo furono acquistate delle vivande poiché avevamo deciso di trascorrere insieme tutta la giornata. Giunti a casa decidemmo di metterci in libertà, tolte le divise ognuno di noi poté utilizzare qualcosa messa a disposizione dall’amico affittuario della stanza, il quale ricorse anche all’aiuto degli altri inquilini per avere in prestito qualche capo d’abbigliamento. Eravamo in autunno e poiché la stanza non era riscaldata, si sentiva freddo quindi dovevamo in un certo qual modo coprirci. Superata questa fase, ci sedemmo sul letto e cominciammo a guardarci negli occhi, era come se non ci fossero argomenti da trattare, c’era uno strano silenzio. Fu il mio amico che ruppe l’incantesimo, anche per mettere a proprio agio l’ospite, il quale alzatosi dal letto, m’invitò ad alzarmi e messosi alle mie spalle, cominciò ad abbracciarmi strofinandomi il suo cazzo sulle mie natiche. “E’ inutile fare gli ipocriti, – disse – sappiamo tutti e tre cosa desideriamo fare, quindi non perdiamo tempo, diamoci da fare, perché per me è la prima volta che mi capita di fare una scopata in tre”. L’amico “ospite” si alzò anche lui e si mise davanti a me e cominciò a strofinarsi anche lui, sicchè mi trovai in mezzo a due maschi, uno davanti ed uno di dietro facendomi sembrare un panino imbottito in cui io divenendo così la parte più gustosa. In verità la situazione non mi dispiaceva, sentirmi tra due maschi mi eccitava, era un’esperienza nuova, non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma pensavo che in ogni caso sarebbe stato piacevole, sicuramente avremmo quantomeno goduto. A poco a poco ci spogliammo, così ebbi modo di vedere il cazzo dell’ospite che avevo solo sentito strofinarsi contro il mio e che mi era sembrato degno d’attenzione. Ci mettemmo in piedi e sentii contro di me i due cazzi, uno davanti che cercava quantomeno d’infilarsi tra le mie cosce, mentre quello di dietro cercava di penetrarmi, ma era ostacolato dai movimenti che producevamo tutti e tre. Dopo un po’ mi staccai e mi sedetti sul letto e li invitai ad avvicinarsi; presi finalmente tra le mie mani, i due cazzi ormai bei duri e tesi, potei quindi accertarmi sulla consistenza del cazzo “ospite”: lungo almeno un venti centimetri, non eccessivamente grosso, schiacciato, la cappella ben scolpita e molto ben in evidenza rispetto all’asta, due grossi coglioni stretti in una capiente sacca, la cosa che mi colpì, invece, fu vedere quest’interessante cazzo che aveva la conformazione di una banana, in altre parole aveva una forma leggermente curva con la cappella indirizzata verso, l’alto. Era curioso a vedersi, ottima da impugnare, infatti, la mano scivolava e si adattava bene, ne veniva fuori una meravigliosa sega che cominciai a praticare con immensa goduria. Non feci alcun complimento né trattamento di favore al cazzo “ospite” per non intaccare la suscettibilità del cazzo piuttosto piccolo del mio amico, quindi costatato che il cazzo “ospite” era più che interessante mi avviai a praticare tutte le tecniche adatte a far godere i miei amici e trarne io stesso ampio godimento. Dopo aver praticato una leggera sega, avvicinai i due cazzi e ne strofinai le cappelle, sembravano due anguille che si scontravano, quando le avvicinavo, v’infilavo la mia lingua e leccavo le due cappelle, dopo passavo a leccare tulle le lunghezze dei cazzi, leccavo i coglioni, ritornavo sulle cappelle ed infine mi decisi a mettere le cappelle una per volta dentro la mia bocca. Prima succhiai il cazzo del mio amico, lo conoscevo ormai molto bene, lo ingoiai fino in gola e succhiai vogliosamente, mentre con la mano destra continuai a praticare la sega all’altro cazzo. Il mio amico era ormai pronto per incularmi ed, infatti, prendemmo tutti posizione: l’ospite si sedette sul letto, io mi abbassai per prenderglielo finalmente in bocca e praticargli un bel pompino, il mio amico fattomi curvare, mi umettò il buco e tenendomi le natiche allargate mi penetrò e con qualche colpo entrò decisamente dentro di me. Era una situazione totalmente nuova e strana, inutile aggiungere che l’eccitazione per tutti e tre era al massimo, sentivo un cazzo nel mio culo che mi scopava e contemporaneamente avevo in bocca un altro cazzo degno di rispetto che succhiavo voracemente. La novità produsse una violenta e rapida sborrata dentro il mio culo da parte del mio amico, il quale estrasse il suo cazzo dal buco ed invitò l’amico ospite a servirsene. Subito alzatosi si mise dietro di me, io avrei desiderato fargli indossare il preservativo, ma poiché non l’avevo fatto con il mio amico, non glielo chiesi, sperando in cuor mio che fosse sano vale a dire senza malattie. L’ospite appoggiò la sua grossa cappella del suo duro cazzo sul mio culo ancora bagnato della sborra del mio amico, spinse pian piano, le pareti cedettero al passaggio di quell’interessante mazza e con lenti, ma decisi movimenti entrò dentro di me fino alla radice. Un cazzo lungo è sempre interessante, sembra non finisca mai, ti sfonda decisamente e lo senti scivolare dentro in tutta la sua lunghezza procurandoti un godimento indescrivibile. Tale fu la sensazione che ne trassi e mi concentrai sulla scopata di quel bel cazzo che entrava ed usciva dal mio culo scopandomi divinamente. Sentivo che l’ospite era molto pratico, sapeva coordinare bene i movimenti e sapeva controllarsi, entrava ed usciva con decisi, lenti, sapienti colpi di reni, seppe trattenersi a lungo, infine lo sentii sborrare dentro di me con un potente e caldo getto. Finita la scopata, ci riposammo tutti, poi a turno ci recammo in bagno a lavarci e ci preparammo anche per il pranzo servendoci di quelle pietanze che avevamo comprato. Durante il pranzo si scherzava, si rideva, ci si toccava, eravamo entrati tutti in confidenza, soprattutto l’amico ospite era particolarmente eccitato perché egli stesso aveva affermato, era da tanto tempo che non si faceva una scopata degna di quella che avevamo fatto prima. Non c’era tra noi alcun imbarazzo ci toccavamo o perlomeno, io toccavo i loro cazzi, loro si dilettavano a toccarmi il culo. Andò a finire che l’eccitazione salì al massimo poiché sentii i due cazzi indurirsi e quindi iniziammo di nuovo i nostri giochetti erotici. Ripresi in mano i due cazzi e cominciai di nuovo a fare le seghe, poi rifeci lo stesso trattamento di prima: li avvicinai e strofinai le due cappelle cercando di leccarle contemporaneamente con la mia lingua, passai poi a leccarle totalmente e stavolta cercarono di farmi entrare in bocca le due cappelle, ciò non fu possibile e si dovettero accontentare di infilarmi in bocca i loro cazzi uno per volta. Quando i cazzi furono completamente duri, l’amico “ospite” decise d’incularmi per primo e così fu. Aveva molta fantasia erotica, mi fece assumere tantissime posizioni: a ponte, pecorina, spegnimoccolo, mi fece coricare e sollevandomi le gambe, m’inculò guardandomi negli occhi ed esprimendo la sua gran passione con mugolii di piacere. Il mio amico nel frattempo si dava da fare anche lui: m’infilava il suo cazzo in bocca ed io riuscivo a farlo entrare tutto nella mia bocca spingendomelo fino in gola. Poiché avevano goduto una prima volta, questa volta la scopata durò molto più a lungo; il mio amico che si faceva spompinare desiderava incularmi, ma l’ospite che teneva ben saldo il suo cazzo dentro il mio culo, non desiderava per nulla abbandonare la sua postazione e teneva il cazzo dentro fino ai coglioni, entrava ed usciva con una lentezza e poi con una velocità che riusciva a farmi dire di non smettere mai. Il mio amico, capita l’antifona, trovò giusto sborrarmi in bocca poiché era talmente eccitato a vedermi inculato da un altro cazzo che non resistette oltre e si decise a godere. L’ospite fece durare la scopata per oltre mezz’ora e finalmente si decise a godere; io lo capii perché mi fece mettere inginocchiato con il culo ben in mostra e cominciò a scopare come un forsennato: il cazzo usciva tutto per rientrare fino ai coglioni con un solo e potente colpo di reni, dopo tanti e tremendi colpi inferti al mio culo, sicuro di avermi sfondato com’egli desiderava, mi sentii inondare dalla calda sborra. Avevamo finalmente goduto di nuovo, eravamo tutti e tre soddisfatti. Di nuovo a turno ritornammo in bagno per lavarci e ritornati nella stanza ci riposammo dalle intense fatiche scoperecce, ma con l’intenzione di riprendere. Ci riposammo un po’ distesi alla meno peggio sul letto, parlammo un po’ di noi, progettammo altri incontri sempre in tre e con lo stesso scopo. Passarono diverse ore, cominciò ad imbrunire, l’amico ospite non era ancora del tutto sazio delle scopate fatte, quindi propose di farne un’altra. L’idea veramente non mi dispiacque, in fondo avevo maturato in quel giorno una nuova e avvincente esperienza, poche volte può capitare nella vita di avere a disposizione due cazzi, perciò presi l’iniziativa e cominciai a stringere fra le mie mani i membri ancora molli. Iniziai con una lenta sega, li avvicinai al mio viso e cominciai a leccare prima le cappelle e poi con la lingua inumidii entrambe le aste, leccai anche le palle; in breve mi ritrovai i due cazzi duri e tesi. Passai quindi a succhiare un cazzo per volta, introdussi prima quello più piccolo che entrò tutto fino in gola e iniziai un bel pompino con immenso piacere da parte del mio amico. Poi passai all’altro, certamente più lungo, ne introdussi circa la metà e iniziai a succhiare deliziando il legittimo proprietario. La tensione erotica era al massimo, il mio amico dal “cazzetto” decise di servirsi del mio antro; infatti, messosi dietro di me, insalivò bene l’apertura appoggiò la cappella e subito lo sentii dentro fino alle palle. Iniziò una lenta ma intensa scopata, mi fece assumere diverse posizioni mentre io continuavo a succhiare il cazzo dell’amico ospite il quale cominciava a reclamare anche lui la sua scopata. Poiché avevano goduto ben due volte, la durata fu più lunga: il mio amico uscì il suo arnese per farmi penetrare dal cazzo dell’ospite, il quale avendo molta esperienza fece tutto con la massima calma. Appoggiò la cappella sul buco del culo, prima praticò un lento massaggio, poi insalivate abbondantemente le pareti, centrata l’apertura. cominciò lentamente a spingere assaporando ogni centimetro di penetrazione e facendomi godere come non mai. Quando tutto il cazzo fu dentro, prima si fermò qualche attimo spingendo fino all’ultimo millimetro, tenendomi stretto con le sue braccia avvinghiate al mio petto, iniziò un ritmato entra ed esci che desideravo non finisse mai. Cambiammo spesso posizione, i cazzi si alternavano dentro al mio culo, le penetrazioni erano continue, lente, veloci, leggere, …. secondo la posizione e del ritmo impresso al cazzo. Non ricordo quanto tempo impiegammo, ricordo solamente che mi sentivo il buco del culo in fiamme per tutte quelle penetrazioni; mi sentivo totalmente sfondato, aperto, quasi non percepivo più la penetrazione. Poi, uno per volta decisero di godere; per prima godette il mio amico “cazzetto” che trovandosi dentro cominciò a scopare con una certa intensità che produsse ben presto una violenta e calda sborrata. Fu il turno poi dell’amico “ospite”, il quale, infilatomi il suo bel cazzo, cominciò a scopare con una forte intensità ed in breve sentii la calda e copiosa sborra inondarmi dentro. Fu una giornata indimenticabile, i miei amici mi avevano a turno inculato, avevano goduto per ben tre volte; io non ricordo le mie godute, so che avrei desiderato che quelle scopate non finissero mai. Fu un’esperienza meravigliosa, purtroppo non fu più possibile ripetere, nonostante l’intenzione non riuscimmo a far collimare le nostre libere uscite, si avvicinò inesorabilmente la data di partenza del mio amico “cazzetto” per la sua nuova destinazione. Mi rimanevano ora a disposizione solo due cazzi: quello del commilitone della doccia, con il quale avevamo rapporti solo in caserma e quello del mio nuovo amico, che sostituì “cazzetto” andando a stabilirsi nella stanza che era rimasta libera. Poteva dormire fuori poiché era un sottufficiale e aveva queste possibilità, con lui, infatti, c’incontrammo moltissime altre volte comunicandoci gli incontri con dei segnali prestabiliti. Talvolta mancai agli appuntamenti per motivi di guardia, ma ogni volta che l’andavo a trovare erano delle scopate intense che producevano gran soddisfazione per entrambi. E’ vero che m’era piaciuto scopare con due cazzi, ma riconosco che un cazzo per volta produce molta goduria poiché mi dedico solo a lui, mi concentro e riesco a godere ed a produrre godimento. Fu durante uno di questi incontri che ricordando il nostro amico “cazzetto”, il mio nuovo amico mi disse: “Ricordo quanto ti è piaciuto fatti scopare da due cazzi, è un vero peccato che il nostro comune amico sia stato trasferito, certamente per uno come te, avere a disposizione un altro cazzo, è certamente non dico necessario, ma utile, in quanto ti offre la possibilità oltre che di cambiare di garantirti un’inculata al giorno”. Al che io risposi che era vero quanto asseriva, ma non avendone altri a disposizione, data la condizione di militare, era difficile che si realizzasse il possesso di un altro cazzo; nascosi deliberatamente il fatto che avessi regolari, anche se saltuari rapporti con il mio commilitone superdotato conosciuto nelle docce. Infatti, quando rientravo la sera in caserma o lo incontravo, secondo l’ora e le persone che c’erano in giro, ci andavamo a nascondere dentro quel piccolo rifugio e lì mi concedevo a lui con foga. Gli prendevo il cazzo con la mano, gli facevo una sega lenta e vogliosa, poi m’inginocchiavo e glielo prendevo in bocca spingendolo fino in gola, succhiavo con desiderio, poi, mi giravo, mi abbassavo i pantaloni e gli offrivo il mio culo che lui subito accettava; umettava bene il buco e poi spingeva inesorabilmente quel meraviglioso cazzo dentro, non si fermava finchè non sentiva che era tutto dentro, poi iniziava a scopare ritmicamente con lenti e poi poderosi colpi di reni che mi sfondavano completamente il culo allargandomi a più non posso le pareti laterali per consentire ed agevolare il passaggio di quello stupendo arnese. Peccato che questi incontri avvenivano in un posto piuttosto spoglio e scomodo ed inoltre tutto si doveva svolgere piuttosto in fretta poiché aleggiava il pericolo e la paura di essere scoperti. Non fu mai possibile incontrare “cazzo grosso” fuori dalla caserma per avere un rapporto calmo, sicuro e tranquillo, avrei potuto portarlo con me in quella casa, ma avevo paura di perderlo con tale proposta. L’amico che abitava in quella casa, che io chiamai “cazzo banana”, mi fece capire con un giro di parole che avrebbe avuto la possibilità di farmi conoscere un nuovo cazzo. “Vedi, – mi disse un giorno – io avrei la possibilità di farti conoscere un uomo intorno ai cinquant’anni, scapolo imperterrito e convinto maschilista, il quale adora avere rapporti con altri uomini, però non vorrei offenderti a proportelo ed inoltre devo essere sicuro che non ne parlerai giammai con nessuno, poiché si tratta di una persona molto altolocata, il quale, non desidera fare scoprire ad alcuno le sue reali tendenze. Io lo conosco da molto tempo, siamo stati insieme nel lavoro, c’è stata fra noi tanta confidenza da farci mettere a nudo i nostri desideri nascosti. In passato ci siamo scambiati anche dei ragazzi; ultimamente è stato in un altro posto ed è da poco più di un mese che è ritornato, l’altro giorno incontrandoci, mi chiese se avessi qualcuno da passargli perché da molto tempo non riesce a trovare un ragazzo e a farsi delle meravigliose scopate”. Io non mi offesi e mi dichiarai disponibile a conoscere quest’uomo maturo per tutta una serie di circostanze: abitavo in una città che non era la mia, militare, sarei rimasto lì solo per un determinato periodo, quindi perché non approfittarne, le occasioni sono così poche nella vita! CAPITOLO NONO Un pomeriggio, dopo la scopata, decidemmo di effettuare il fatidico incontro con l’uomo maturo, in base agli accordi stabiliti tra loro due, c’incontrammo fuori dalla caserma in un posto fuori mano e lontano da occhi indiscreti. Io andai con il mio amico”cazzo banana” nel luogo prestabilito e poco dopo vidi arrivare un uomo veramente maschio: corporatura imponente, spalle larghe, fisico muscoloso, mascella squadrata, mento pronunciato e corredato da pizzetto e baffi ben curati. L’altezza giusta, tendente all’alta, corporatura adeguata, conferivano nell’insieme a dare un aspetto d’uomo destinato a comandare e a farsi obbedire; trasudava virilità e mascolinità da ogni poro della sua pelle sia di quella a vista che di quella, per me, ancora, nascosta. L’impressione che produsse in me fu talmente forte che una potente scarica d’adrenalina produsse una forte eccitazione; rimasi ad ammirarlo, mi sentivo attratto verso di lui, mi sarei volentieri concesso lì, subito, senza preamboli, avrei fatto tutto ciò che desiderava. Mi tese la mano e mi affermò che anche lui era soddisfatto di me e poiché tutti e tre sapevamo lo scopo del nostro incontro, mi indicò le modalità da seguire per potermi incontrare con lui nella sua stanza: mi diede una parola d’ordine che dovevo riferire al capoguardia per farmi accedere agli alloggi e quindi poter entrare nella sua stanza, inoltre mi raccomandò di non farmi attendere molto. Io ero rimasto imbambolato, incapace di aprire la bocca e di parlare, avevo la gola secca ed il mio pensiero già volava fantasticando su quel meraviglioso uomo che mi stava davanti. Riuscii solo ad affermare che per me l’indomani sera sarebbe stata la serata giusta per andarlo a trovare. Conclusa la conoscenza, lui se ne andò per i fatti suoi, mentre io rimasi con il mio amico “cazzo banana”, il quale desiderava un pompino con l’ingoio poiché nei nostri precedenti incontri non mi era stato possibile farglielo in quanto avevamo sempre scopato senza portare a termine il pompino. La sua casa era molto distante, il tempo non era sufficiente, avrei avuto delle difficoltà per rientrare in orario in caserma, pertanto decidemmo di scovare un posto isolato nelle vicinanze. Trovandoci in periferia, scorgemmo un casolare di campagna che aveva l’aspetto d’essere abbandonato, inoltre c’erano lì vicino dei covoni d’erba molto alti, ed altro materiale alla rinfusa. Accertatoci che non ci fosse nessuno, ci mettemmo in un angolo riparato del casolare e qui, uscito il cazzo dai pantaloni, ancora molle, lo infiliai subito dentro la mia bocca e cominciai a succhiare. Il cazzo molle, mi permise di spingerlo fino in gola e cercai di entrarne quanto più possibile, ma ben presto, a causa del pompino, certamente fatto can grande maestria, sentii che diventava duro e dovetti uscirne un bel po’ per paura di soffocarmi. Succhiai con voracità, leccai tutta l’asta, lavorai con arte tutta la cappella, insomma lo sentii gemere facendomi capire che il pompino era meraviglioso e poco dopo, senza alcun preavviso, sentii dentro la mia bocca un’intensa, calda e copiosa sborrata che mi affrettai ad ingoiare per non perderne una goccia. “Cazzo banana” fu molto soddisfatto del trattamento ricevuto ed aggiunse che si sentiva i coglioni completamente svuotati dal meraviglioso pompino. Ritornati nel posto dov’eravamo prima, ci mettemmo a parlare del più e del meno, mi raccomandò di trattare bene “il comandante” coma lui lo chiamava e mi fece tanti auguri per la nuova conquista. Tornai in orario in caserma e mi avviai sicuramente sulla branda; qui mi misi a fantasticare sull’uomo da poco conosciuto, perché aveva fatto nascere in me un sentimento nuovo, sconosciuto, forse stavo innamorandomi, ciò non era assolutamente possibile e quindi decisi di mantenermi calmo e fare come sempre, scopare, divertirsi e soprattutto godere. L’indomani cominciai dal mattino a contare le ore che mancavano all’appuntamento, dicevo tra me che ero diventato ridicolo, per quanto mi sforzassi di pensare ad altro, il mio pensiero correva sempre lì. Finalmente giunse la sera, dopo cena, feci una veloce doccia e mi accinsi a raggiungere il posto di guardia per dire la parola d’ordine e quindi poter ottenere il permesso per passare negli alloggi riservati ai superiori. Ottenuto il permesso, salii le scale del palazzo indicatomi, raggiunsi il piano; qui trovai una serie di porte che si affacciavano su un lungo corridoio; poiché sapevo il numero della stanza, con calma, benché il cuore galoppasse all’impazzata per l’emozione, trovai la porta e bussai con discrezione. Mi sentivo le gambe di gelatina, ero emozionato come un ragazzino al suo primo appuntamento amoroso, benché ormai fossi esperto e navigato, quest’uomo m’incuteva una strana sensazione. Mi venne ad aprire e lo trovai in accappatoio. “Entra, – mi disse – nell’attesa del tuo arrivo, ho fatto la doccia, prego, accomodati e mettiti in libertà, qui nessuno verrà a disturbarci, se qualcuno mi cerca dovranno prima avvisarmi, quindi stai tranquillo siamo come in una botte di ferro”. Detto questo si sedette su una larga e comoda poltrona che costituiva insieme con un armadio ad un’anta, ad un comodo letto e ad un piccolo tavolo, l’arredamento di un militare. L’unica comodità extra della stanza, era rappresentata da un lavandino, incassato in un angolo, davanti al quale era steso un paravento, alto quasi come un uomo; su un lato c’era una finestra dalla quale si poteva vedere il cortile della caserma con un andirivieni di militari. “Vieni a sederti vicino a me, – mi disse – non è un divano, ma stringendoci potremo sederci entrambi”. Io invece proposi di sederci sul bordo del letto e lui accettò la mia proposta. Ci sedemmo sul letto e nel sedersi l’accappatoio s’aprì e potei notare che era totalmente nudo. Per togliermi dall’imbarazzo, mi disse che aveva evitato di vestirsi perché non desiderava perdere altro tempo in preamboli, quindi m’invitò a spogliarmi per essere entrambi pronti a realizzare i nostri desideri. Io non mi feci pregare e mi denudai completamente, una volta nudo, mi fece girare davanti e mi rimirò da ogni angolo. La vista evidentemente lo aveva soddisfatto perché mi sentii stringere a lui dalle sue poderose braccia. Indossava ancora l’accappatoio, non avevo potuto vedere bene “ l’affare” che teneva tra le gambe, ma potei sentirne la consistenza quando mi fece combaciare con il suo corpo. Cominciai ad eccitarmi, quindi, stesi la mia mano verso il suo cazzo; lui capì le mie intenzioni, si scostò da me e toltasi l’accappatoio mi apparve nella totale nudità. Aveva un corpo maestosamente scolpito da muscoli ben evidenziati, un petto ampio e con pochissimi e chiari peli, due spalle ampie, e…. guardando verso il centro del corpo vidi….. un maestoso cazzo benché ancora in stato di quasi riposo. Non mi ero sbagliato, aveva un cazzo maestoso, poggiato su una capiente sacca all’interno della quale trovavano alloggio due coglioni grossi come uova. Io rimasi imbambolato a guardare, lui m’invitò a prenderlo in mano per saggiarne la consistenza. Mi avvicinai, lo presi con entrambe le mani, lo strinsi delicatamente, cominciai a fare una sega, a poco a poco lo sentii indurirsi, quindi m’inginocchiai e cominciai a leccare una cappella così grossa e lunga che superava quella del mio primo amico. Leccai tutta la cappella facendolo gemere di piacere, poi passai a leccare tutta l’asta e raggiunsi i coglioni leccando anche loro, ritornai sulla cappella ed aprendo la bocca cercai di infilarla dentro. Era un cazzo maestoso, grosso, molto più grosso del mio primo amico, lungo un po’ meno, ma di qualche centimetro, duro, nodoso, imponente, una mazza degna di venerazione e di rispetto. A poco a poco infilai dentro la mia bocca quella dura e grossa cappella e cominciai a succhiare con voracità, cercai di far entrare altro cazzo, ma data la grossezza, solo pochi altri centimetri entrarono. Il pompino l’aveva fatto diventare talmente duro che potevo solo succhiare, non potevo assolutamente muovere la lingua, pertanto lo spinsi in fuori e continuai a leccare tutto il cazzo. “Ho un gran desiderio d’incularti, – mi disse – sono parecchi mesi che non mi faccio una scopata e non entro il mio meraviglioso cazzo dentro ad un culo, quindi, girati, abbassati e fatti sfondare dal mio cazzo che, come vedo, hai gradito tantissimo. Mi girai, mi abbassai porgendogli il culo, sentii le sue mani allargarmi le natiche, poi insalivò le pareti laterali e sentii appoggiarmi quella vellutata e dura cappella. Con un movimento lento, ma deciso, spinse; sentii le pareti allargarsi per permettere il passaggio di quella superba cappella che inesorabilmente entrava in me. A poco a poco sentii entrare tutto il cazzo dentro di me, sembrava non finisse mai, e poiché era molto grosso, dovette spesso insalivare l’asta per renderla scivolosa e non procurare lacerazioni. Io ero abituato ai cazzi grossi, ma quello era il primo di quel grosso calibro, lo invitai a fare piano, ma contemporaneamente lo incitavo ad entrare tutto dentro di me. Non so quanti minuti trascorsero, io avrei desiderato fermare il tempo, finalmente lo sentii tutto dentro: Quant’era lungo e soprattutto grosso. Mi sentivo aperto, sfondato, mi sentivo allargato, ma appagato; avrei desiderato rimanere a lungo in quella posizione con quel maestoso cazzo dentro al mio culo che mi procurava sofferenza ma anche tantissimo godimento. Godetti nel sentirmelo tutto dentro, non fu così per lui, anzi lo tirò fuori per rientrare di nuovo dentro con un colpo deciso. Accertatosi che il cazzo scivolava ormai bene, iniziò a scoparmi con maestria, andava lento, veloce, lo tirava fuori per poi rientrarlo fino all’elsa. Non cambiò posizione perché sentii le sue braccia stringersi attorno a me, cominciò ad emettere sospiri di piacere ed infine mi sentii inondare da un potente e caldo getto: aveva goduto. “Sono veramente soddisfatto, – disse – mi hai fatto godere come desideravo, hai un culo maestoso, adatto al mio cazzo, che si è sentito accarezzato e stretto dal tuo culo meraviglioso; è stato bellissimo”. Rimase dentro di me per un bel po’, poi lo tirò fuori e andò a lavarsi nel suo lavandino; dopo si distese sul letto invitandomi a stare al suo fianco. “Quando sei con me, mi darai del tu e potrai dirmi tutto ciò che ti passa per il cervello, quando m’incontri fuori, non ci conosciamo; per incontrarci, troverai un segno in un posto che poi t’indicherò”, – disse. Poi aggiunse: “Probabilmente desidereresti che t’inculassi una seconda volta, essendo il nostro primo incontro, ma io sono abituato a fare solo una scopata, però ben fatta e lunga, come del resto tu stesso hai potuto notare, è passato il tempo dei multipli, allora erano numeri, quantità, ora invece sono scopate di qualità”. Io risposi che mi sentivo soddisfatto quindi non ero interessato ad un’altra scopata, ed abbracciandomi e stringendomi a lui con voluttà, lo informai che me ne sarei andato. Diedi un ultimo bacio a quel maestoso cazzo, vestitomi mi ritirai nella mia camerata; coricatomi non mi addormentai subito poiché risentivo il cazzo ancora nel mio culo, avevo la strana sensazione di averlo dentro di me, tanto era sfondato, allargato, che le pareti erano come infiammate per l’irritazione, procurandomi tale strana sensazione. Col pensiero rivedevo ogni istante di quella meravigliosa scopata e mi ballava davanti agli occhi quel superbo e maestoso arnese che tanta goduria mi aveva procurato, stanco delle emozioni della giornata, mi addormentai felice e soddisfatto. Iniziò così questa nuova relazione che in verità era inaspettata giacché ebbi modo di godere con un uomo signorile dal maestoso cazzo. Non potevo quindi lamentarmi: avevo a disposizione ben tre cazzi, uno diverso dall’altro ma tutti duri, lunghi, grossi, gagliardi. Non era facile incontrarmi con “cazzo doccia”, avrei tanto desiderato una scopata tranquilla, serena, con tanto tempo a disposizione, purtroppo non fu mai possibile. Per fortuna non ci furono complicazioni, incontravo i miei tre amanti in giorni ed in orari diversi, non combaciarono mai gli incontri, tranne una sola ed esclusiva volta…… Mi ricordo che era pieno inverno, quel giorno, prefestivo, “cazzo banana”, desiderava trascorrere il pomeriggio con me, perché l’indomani benché festivo, era impegnato in un turno di guardia. Mi recai da lui e come sempre, abbiamo realizzato due belle scopate; l’amico non si sentiva soddisfatto se dopo la prima goduta, in verità breve, non realizzava una seconda scopata piuttosto lunga, con molteplici posizioni. Ritornato in caserma, soddisfatto, trovai nel posto stabilito, il messaggio inequivocabile di “cazzo comandante”. Non potevo rifiutarmi, in verità l’”arnese” meritava il massimo rispetto da parte mia poiché dopo la scopata, mi sentivo sfondato come non mai, raggiungevo il massimo della goduria. Salito nella stanza, lo trovai pronto, come al solito, realizzammo una superba scopata, che mi lasciò il “buco”, ampio, aperto, soddisfatto. Mi avviai verso la mia camerata, ormai era notte fonda, ripensando tra me medesimo, che quel pomeriggio avevo realizzato ben tre scopate ed in verità, la parte interessata ne risentiva, perciò ero talmente soddisfatto e stanco che desideravo andare in branda e dormire. Trovai i commilitoni che dormivano tranquilli nel loro letto ed intravidi anche “cazzo doccia”, anche lui in branda a dormire. Aperto il mio armadietto, presi l’occorrente per darmi una rinfrescata, poiché le docce a quell’ora erano chiuse, mi recai nei bagni per lavarmi; mi sentivo sudato, avevo la sensazione di puzzare di sesso. Avevo appena iniziato che, senza essermene accorto, mi sentii stringere da dietro, due braccia poderose, e contemporaneamente sentii strofinarsi sulle mie natiche un durissimo cazzo. Istintivamente reagii cercando di allontanare quello sconosciuto dal mio corpo, ma appena sentii la voce riconobbi l’amico “cazzo doccia”. “Ti sembra questa l’ora di ritirarti, – mi disse – è una serata che ti aspetto, da una settimana non mi concedi più nulla, ho il cazzo che mi scoppia, senti com’è duro, se lo tocchi esplode, dimmi, dove e con chi sei stato, per trattenerti fino a quest’ora, mi auguro che tu non sia stato con qualche altro cazzo, perché diversamente il mio non lo vedrai mai più”. Io che avevo intuito la sua gelosia, ecco la ragione per cui non gli avevo mai proposto un incontro nella casa di “cazzo banana”, gli affermai che avevo ottenuto un permesso pomeridiano, ero stato fuori a bighellonare, avevo cenato in una trattoria rustica, insomma avevo un po’ festeggiato…. Prese per buona la mia scusa e desiderò che lo facessi in qualche modo godere perché non resisteva più. Io me n’ero reso conto dalle condizioni durissime del suo arnese che continuava a strofinarsi contro il solco delle mie natiche, in verità non n’avevo tanta voglia perché ero soddisfatto dalle precedenti scopate ed ero agitato per il posto dove ci trovavamo, poteva sempre capitare qualche commilitone che durante la notte si alzasse per un naturale bisogno fisiologico. “Cazzo doccia”, invece era fermamente deciso, aprì una delle porte del bagno, mi fece entrare dentro, entrato pure lui, richiuse la porta alle sue spalle. Il locale era piccolo, ma non eccessivamente, considerato che il water era di quello a terra, chiamato, non so perché, “alla turca”. Ormai mi trovavo in un certo qual modo prigioniero e dovetti accontentare il mio amico, e poi in verità, la vista di quel maestoso cazzo, aveva riacceso in me una grand’eccitazione. Mi abbassai e lo presi direttamente in bocca, insalivatolo per bene cominciai un meraviglioso pompino e nel giro di un paio di minuti mi sentii inondare la bocca di una copiosa e calda sborrata. Ho sempre avuto l’abitudine di trattenere il cazzo in bocca anche dopo, per gustarne meglio quel meraviglioso nettare, per poi uscirlo pulito e molle. Ciò non accadde invece a “cazzo doccia”, il quale, data la giovane età continuò a mantenere un’erezione da far spavento. Io mi ero stancato di stare in quella posizione, pertanto mi alzai per cominciare una sega e poi magari di tanto in tanto di riprenderlo in bocca fino a farlo di nuovo godere. Il mio amico non era dello stesso avviso, infatti, appena io mi alzai, mi fece girare, mi fece appoggiare le palme contro il muro e m’inclinò fino ad offrirgli il culo. L’amico insalivò prima il buco, poi la sua asta, sentii la dura cappella avvicinarsi all’apertura, e poiché ero ancora largo dalla scopata precedente, il cazzo entrò subito senza incontrare nessuna difficoltà fino a sentire sbattere i coglioni contro il mio perineo. L’amico si rese conto che era entrato senza alcuna difficoltà dentro di me, mi affermò che mi trovava largo, che il suo cazzo scivolava dentro come non mai. Lo rassicurai affermandogli che era la posizione che permetteva al mio buco d’essere largo e poi…. il desiderio….. di sentirmi il suo cazzo tutto dentro di me, poiché, lo…. desideravo da una settimana. Contento delle mie spiegazioni, continuò a scoparmi per parecchi minuti, io desideravo che godesse in fretta, avevo paura che qualcuno entrando ci scoprisse con tutte che conseguenze veramente gravi che ne sarebbero derivate soprattutto per me. Come a voler esaudire le mie richieste, ed anche quelle del mio culo, che non ne poteva più, perché troppo sollecitato e troppo infiammato, finalmente lo sentii schizzare dentro; aveva goduto. Soddisfatto, uscì dal bagno, si lavò in fretta e se n’andò; accertatomi che non c’era nessuno, uscii anch’io, finalmente potei rinfrescarmi e quindi ultra soddisfatto per aver scopato con tutti e tre nello stesso giorno, mi avviai, col culo ampiamente sfondato e riempito di tantissima sborra, a letto a dormire. Non mi fu facile prendere sonno, troppe erano state le emozioni di quella giornata, rivedevo tutti e tre i miei amici, i loro rispettivi cazzi, ritornavo con la mente ad ogni azione compiuta con loro, a tutti i bocchini fatti e a tutte le scopate realizzate. Ero veramente contento e soddisfatto, giammai avrei pensato che ciò potesse realizzarsi durante il servizio militare; invece era avvenuto, avevo incontrato dei superbi cazzi ed avevo realizzato delle meravigliose esperienze sessuali, per me impensabili. Di tanto in tanto andavo in licenza per trovare i miei, in verità per tutto il servizio militare, mi furono concesse poche licenze, comunque ogni qualvolta ritornavo nella mia città, avevo modo di incontrare il mio primo amante, colui che per primo mi sfondò. Mi accorsi, tra una volta e l’altra, che non era più quello di prima, si scopava poco, la licenza durava pochi giorni, quindi al massimo realizzavamo una sola scopata, ma mi resi conto che era poco interessato ed il cazzo non raggiungeva la massima durezza cui io ero abituato; per dirla in breve, non si era totalmente ripreso da quella malattia che lo aveva portato prima in ospedale e poi dalla sorella. Io non dissi nulla, lo accontentavo, rimanevo però deluso, ripensavo tra me ai tempi andati e riflettevo che non sarebbero sicuramente ritornati. Durante queste licenze non avevo modo d’incontrate i cazzi dei cinema perché non mi andava ed inoltre ero impegnato la sera ad incontrate parenti ed amici; il tempo passava così velocemente che avevo in mente di realizzare altre cose che alla fine non mi erano possibile nemmeno iniziare. CAPITOLO DECIMO Una volta, durante un viaggio in treno, per una licenza, si realizzò un’esperienza unica che giammai avrei pensato potesse accadere. Avevo saputo che mi era stata concessa la licenza soltanto nel pomeriggio quando mi ero recato nel corpo di guardia per avere chiarimenti sulla stessa. Avuta la licenza, data l’ora, non potei prendere il solito treno che mi avrebbe fatto giungere nelle prime ore del mattino nella mia città. Poiché non desideravo trattenermi, fatto un veloce bagaglio mi recai alla stazione, intenzionato in ogni modo a partire. Fui informato che il treno sarebbe partito poco dopo la mezzanotte e che sarei giunto a destinazione nella tarda mattinata. Accettai anche se di controvoglia, e mi accinsi ad attendere l’orario di partenza del treno; dovevo ingannare un bel po’ di tempo, gironzolai di qua e di là e finalmente giunse l’ora della partenza. Data l’ora tarda, negli scompartimenti trovai la quasi totalità dei passeggeri che dormiva, appoggiati alla spalliera, altri, invece, sonnecchiavano. Trovai finalmente uno scompartimento quasi vuoto, dove c’erano solo due uomini che seduti e con le teste reclinate sul poggiatesta del sedile, dormivano beatamente. Entrai, senza far alcun rumore e mi sedetti sul sedile a fianco la porta, richiusi la stessa, accostai le tendine, per evitare che qualcun altro entrasse, e mi accinsi anch’io a riposare. Non so quanto tempo trascorse, forse m’ero anch’io appisolato, mi sentii toccare la gamba e subito mi svegliai. Trovai davanti a me uno dei due passeggeri che si era alzato con l’intenzione di uscire, trovò difficoltà ad aprire perché io avevo allungato le gambe che ostacolavano la possibilità di passare. “Scusami, – disse – ti ho svegliato, – continuò parlando pianissimo per non svegliare l’altro passeggero – purtroppo desideravo andare in bagno e non potendo uscire ti ho inavvertitamente toccato con la mia gamba”. Risposi che non era nulla di grave, che la colpa era mia perché avevo disteso le gambe e ritirai le stesse per farlo passare. Non potei fare a meno di notare un grosso gonfiore sui pantaloni, segno inequivocabile che fosse tremendamente eccitato ed il mio sguardo interessato non passò inosservato. Lo guardai meglio e vidi che era un ragazzo intorno ai venticinque anni, forse anche trenta, non so con precisione data la poca luce dello scompartimento, altezza media, fisico non magro, ma nemmeno grasso. Per togliere l’imbarazzo dissi: “Vedo cha hai urgenza di andare a spararti una sega, peccato, aggiunsi, è un inutile spreco di sano divertimento”. Al che lui rispose: “Preferisco farmele fare le seghe, ma qui non vedo chi possa aiutarmi, siamo solo tu ed io, escludo quel mio conoscente, che è sposato e padre, quindi, continuò, non so se la sega la devo fare da solo, oppure sarai tu a farmela. OK? Io colsi al volo l’occasione ed aggiunsi, sommessamente, che se lui era d’accordo, si poteva fare, diversamente poteva recarsi da solo in bagno e divertirsi. Aveva compreso molto bene il messaggio, infatti, si avvicinò ancora di più verso di me, offrendomi in tal modo il suo coso che cercava di uscire dai pantaloni. Stesi la mano, lo strinsi attraverso la stoffa e sentii che doveva essere di buona taglia, aprii i pantaloni, misi la mano dentro e delicatamente lo tirai fuori. Era un cazzo normale, non eccessivamente lungo, di buon calibro, con la cappella a punta, ma ciò che mi colpì, fu la durezza, sembrava ferro, e poi, era caldo, delicato, tenero. Lo strinsi voluttuosamente tra le mie mani, lo avvicinai alla mia bocca, presi a leccare la cappella, facendo emettere piacevoli lamenti al proprietario, poi passai a leccare tutta l’asta, eccetto i coglioni che rimanevano dentro i pantaloni. Dopo un po’ di questo piacevole trattamento, lo presi tutto in bocca e cominciai un piacevolissimo pompino, entrava ed usciva con ritmo di scopata, non mancò molto però che mi sentii sborrare in gola e feci appena in tempo ad uscire quasi tutto il cazzo, per farmi riempire tutta la cavità di quel caldo nettare e non perderne in tal modo nessuna goccia. L’amico, gradì così tanto che rimase senza parole ed inoltre, benedetta gioventù, con tale pompino, benché avesse sborrato, il cazzo, mantenne tutta la sua durezza. Io fui felice e continuai a succhiare, ripresi a leccarlo tutto, uscii perfino i coglioni, li leccai e cercai di metterli in bocca. Lui, tutto soddisfatto, mi chiese se poteva incularmi; avuta la risposta affermativa, mi sussurrò che era pronto a mettermelo nel culo. Io mi alzai, estrassi dal mio bagaglio un preservativo, ormai n’avevo sempre una buona scorta, glielo feci indossare, poi, mi girai, dopo mi abbassai pantaloni e boxer, appoggiai le mani al sedile e gli offrii le natiche. Lui aprì le mie due semisfere, cercò il buco, lo insalivò, vi appoggiò la cappella inguainata nel preservativo e spinse decisamente. Il cazzo entrò facilmente, con poche spinte lo sentii tutto dentro, l’amico, soddisfatto, appoggiò il suo petto sulle mie spalle, mi cinse con le sue braccia, ed assumemmo quella che io ho sempre chiamato la scopata dei cani: io sotto a novanta gradi, lui sopra che stringe il mio petto con le sue braccia, ed il cazzo che entra ed esce dal buco del culo, arrecando ad entrambi una meravigliosa goduria. Rimanemmo in questa posizione per parecchio tempo, avevamo entrambe le nostre teste indirizzate verso il corridoio del vagone, non emettevamo alcun suono per paura di svegliare l’altro passeggero e continuavamo a scopare tranquillamente e piacevolmente. “E così volevate scopare da soli”? Sentimmo ad un tratto; io mi girai, il cazzo non uscì dal mio culo, rimanemmo nella stessa posizione, solamente ci girammo verso la voce che apparteneva all’altro passeggero, il quale alzatosi in piedi, si teneva il suo cazzo tra le mani e stava facendosi una tremenda sega. “E’ da quando avete iniziato il pompino che vi guardo, non sono intervenuto prima per non farvi smettere e per paura di rovinare tutto, ora anch’io sono tremendamente eccitato e vorrei prendere parte a questa meravigliosa scopata”. Io non mi feci pregare, non li conoscevo, non li avrei mai più rivisti, quindi perché sprecare l’occasione, lo invitai a sedersi e m’infilai tutto il suo cazzo fino in gola e cominciai un bel pompino. Mi ritrovai nella stessa situazione di parecchi mesi addietro, ” cazzo banana “ e “piccolo cazzo”, anche qui, avevo nel culo un cazzo normale, buon calibro, mentre in bocca ne succhiavo uno, più corto, non grosso, schiacciato, con la cappella più grossa e più pronunciata del cazzo, in ogni caso, duro e resistente. Il cazzo che tenevo in bocca apparteneva ad un uomo intorno ai cinquant’anni; si vedeva cha aveva molta esperienza, seppe resistere a lungo fino a quando il cazzo che m’inculava non esplose in una lunga e copiosa sborrata dentro il preservativo. Uscito dal culo, tolse il preservativo, si mise di lato per fare spazio all’altro cazzo che desiderava entrare anche lui. Presi un altro preservativo, glielo feci indossare e rimessomi di nuovo a novanta gradi, mi offrii nuovamente alla penetrazione. Il buco era rimasto aperto dalla precedente inculata, quindi sentii il secondo cazzo scivolare dentro con estrema facilità, lo sentii fino alle palle; per sentirlo meglio, cominciai a stringere i muscoli anali e tale movimento, arrecò una piacevole sensazione a me ed al cazzo che m’inculava. L’esperienza in questi casi si nota dalla durata della scopata, fu lunga, cambiammo posizioni, lo feci sedere e me lo misi dentro a smorzacandela, poi ritornammo alla precedente posizione; il cazzo prese un ritmo più veloce e dopo molti e tremendi colpi che mi sfondarono il culo, sentii anche questo cazzo esplodere in una lunga sborrata. Raccolsi i preservativi, li avvolsi in un foglio di giornale, asciugai la mia sborra in un fazzoletto, con il quale evitavo di spargere in giro il mio liquido, mi rimisi i pantaloni, mi ricomposi e cercai di uscire, mentre i due uomini, soddisfatti della scopata, ritornarono ai loro posti, io mi avviai verso il bagno. Evidentemente le novità piacevoli per quella notte non erano ancora finite, infatti, uscito nel corridoio del vagone, mi accorsi che il capotreno, controllore, non so esattamente il suo grado, stava davanti la porta del suo scompartimento, come se aspettasse qualcuno. Era notte fonda, le prime ore del mattino, eppure era sveglio come un grillo e mi guardava mentre mi avvicinavo verso di lui. “Dove vai, – mi disse – a quest’ora della notte? Anche tu non hai alcuna voglia di dormire? Io rimasi fermo con quell’involto tra le mani, risposi che non avevo sonno e che dovevo andare in bagno, ma ahimè, i preservativi bagnati, avevano forato il giornale e facevano capolino dal buco che si era creato. Il capo, guardando attentamente, si mise a ridere ed aggiunse: “Vedo bene? Sono dei preservativi? Avete scopato? Ecco perché non hai sonno, lo sai che non si può scopare su un treno? Lo sai che potresti essere denunciato e potresti passare i guai? In ogni modo, faccio finta di non vedere, butta quella roba e lavati accuratamente le mani”. Io rimasi lì fermo impalato, incapace di profferire alcuna parola; avevo le gambe di gelatina, ero incapace di muovermi. Presi coraggio, senza dire nulla, mi recai in bagno, buttai l’involto, mi lavai accuratamente le mani, mi pulii perché mi sentivo sporco, mi sistemai, e sicuro di aver perso abbondante tempo e quindi di non trovare più il capo davanti la porta del suo scompartimento, mi avviai deciso verso il mio posto. Ma ahimè, il capo stava ancora lì fermo quasi ad aspettarmi e a volermi castigare per ciò che aveva visto e per quello che pensava avessi fatto. “Adesso entra qui con me, nel mio scompartimento, e mi racconti cosa hai fatto” – m’intimò. Io ero incapace di reagire, non potendo fare altro, entrai nello scompartimento del capo che era come un piccolo ufficio con un unico posto letto, più largo, una scrivania, una lampada in alto che rendeva luminoso tutto l’ambiente e tanti sportelli laterali che non so cosa contenessero. Appena entrai dentro, chiuse la porta a chiave, abbassò accuratamente la tendina e m’invitò a sedermi sul letto e lui venne a sedersi vicino a me. Non appena mi fu vicino, cambiò espressione sia del viso sia della voce; ciò, mi rassicurò, non comprendevo però quali sviluppi potesse prendere la situazione. Come a voler togliere ogni imbarazzo fu lui a prendere per primo la parola ed, infatti, disse: – “Devi sapere che io ho visto tutto quello che hai fatto tu e gli altri dentro lo scompartimento, poco fa passai per un controllo, la tendina era un po’ scostata ed io sbirciando dentro, ho visto ciò che avveniva, vi siete divertiti tanto, non è vero? Adesso, dopo averti aspettato da tanto tempo, poiché mi sono eccitato fino allo spasimo, è giunto il momento di far godere anche me, non sei d’accordo?” Io rimasi senza parole, tutto mi sarei aspettato, non immaginavo neanche lontanamente che quell’uomo aveva scoperto tutto, che si era eccitato e che voleva godere con me. A confermare quanto aveva detto, prese la mia mano e la posò sopra la sua patta e potei costatare che pulsava un cazzo già abbastanza duro che desiderava essere liberato dalla sua prigionia. Non indugiai più, dopo aver aperto la patta, delicatamente introdussi la mia mano e tirai fuori un bel cazzo, grosso, rotondo, scalpellato, non eccessivamente lungo, ma duro, tremendamente duro da sembrare fatto di ferro. Cominciai ad eccitarmi e a desiderarlo e senza attendere m’inginocchiai e cominciai a leccare la rosea cappella, passai poi a leccare tutta l’asta, poi lo feci alzare e tirai fuori due bei coglioni che leccai avidamente, infine, soddisfatto della mia esplorazione linguistica lo affondai decisamente in bocca spingendolo fino in gola ed iniziando un meraviglioso pompino. Il capo gradì tanto che cominciò a muoversi avanti ed indietro dentro la mia bocca, facendo scivolare la sua asta, scopandomi, servendosi delle mie fameliche labbra. Lo sentii gemere e poco dopo sentii un violento schizzo di calda sborra, seguito da molti altri, che mi riempirono tutta la bocca e che mi affrettai ad ingoiare percependone il dolce e viscido gusto. L’amico trattenne a lungo il suo cazzo dentro la mia bocca, finché, ormai molle e ben pulito lo tirò fuori complimentandosi con me per il meraviglioso pompino con ingoio che gli avevo praticato. Ci sedemmo sul suo lettino, ci mettemmo a parlare, poi dopo un po’ si fece un giro per il corridoio, accertatosi che tutto era a posto, ritornò nel suo scompartimento dal quale mi aveva proibito di uscire. M’ informò che i passeggeri del mio scompartimento dormivano beatamente, m’invitò a riprendere il mio piccolo bagaglio senza fare alcun rumore, a portarlo nel suo, poiché, aveva intenzione di farmi trascorrere il resto del viaggio in sua compagnia. Io eseguii; senza far alcun rumore, prelevai il mio bagaglio, richiusi delicatamente la porta e ritornai dal capo pregustando qualche scopata, perché non approfittare mi dicevo, tanto chi lo incontrerà più, ogni occasione persa non si ripeterà mai più. Ritornato nello scompartimento del capo, fui invitato a spogliarmi, dopo aver eseguito, vidi che anche lui si spogliava togliendosi però solo i pantaloni, rimanendo con la camicia, i calzini e le scarpe, precauzione dettata da un improvviso bisogno di uscire per controllare o da qualche altro imprevisto. Cominciammo a stringerci e ad abbracciarci, il capo evidentemente desiderava scopare, cominciò, infatti, a toccarmi le natiche con voluttà e a cercare nel solco il mio buchetto. Io lasciai fare, mi piaceva molto sentire il suo corpo strofinarsi desideroso contro il mio, poi mi fece girare e cominciò a strofinare il suo cazzo ancora molle contro il mio culo, mi leccò sul collo, mi stringeva forte facendomi aderire contro di lui facendomi percepire quanto mi desiderasse. Dopo un po’ di questo trattamento, decise che ormai era giunto il momento di passare a fare cose più consistenti che approdassero alla penetrazione, infatti, mi aveva sussurrato in un orecchio che aveva un immenso desiderio del mio culo e di mettermelo dentro fino alle palle. Fui io a prendere le redini della situazione: lo feci sdraiare sulla schiena, mi abbassai e cominciai a leccare il cazzo ancora molle, lo mettevo in bocca, lo tiravo fuori, leccavo le palle, leccavo tutta la cappella, a poco a poco mi accorsi che cominciò ad indurirsi, quindi lo affondai in bocca e cominciai a succhiare con desiderio e voracità. Il pompino produsse il suo effetto, uscii fuori dalla mia bocca un cazzo duro, insalivato a dovere, pronto ad entrare nel mio voglioso buco. Il capo si era alzato per incularmi, io lo trattenei, gli feci indossare un preservativo, quindi mi girai, mi disposi a pecorina sul suo lettino offrendogli il mio culo. L’amico si pose dietro di me, mentre io allargavo le natiche lui cominciò a cercare il mio buchetto; sentii la cappella trovare il passaggio, ormai largo per le precedenti scopate, in un batter d’occhio sentii tutto il cazzo entrarmi dentro fino a sentirmi sbattere le palle. Cominciò a scopare gustandosi ogni centimetro del mio antro, entrava, usciva, lo tirava fuori per rientrare in un solo colpo, scopava divinamente facendomi impazzire di goduria. Cambiammo tantissime posizione, da uomo navigato ed esperto seppe trattenersi dal godere, poi dopo aver a lungo scopato, e dopo avermi fatto godere non so quante volte, finalmente si decise a godere e trapanandomi violentemente con il suo cazzo duro come il ferro. Lo sentii gemere e finalmente si fermò a sborrare e a godere dentro il preservativo, ci stendemmo sul letto uno sopra l’altro e rimanemmo in quella posizione per tanto tempo, godendoci quella superba scopata. Il tempo passava inesorabilmente, ci ricomponemmo, lui fece il suo solito giro ed io mi preparai perché dopo qualche ora, benché fossero le prime ore che precedono l’alba, sarei sceso nella stazione di prossima fermata, per cambiare treno, quello che mi avrebbe condotto nella mia città. Rimanemmo nello scompartimento parlando di noi, non gli fornii altre informazioni intorno a me, non desideravo essere cercato, mi mantenni sul vago e non fornii risposte tali da farmi identificare. Giunsi infine alla stazione, lo salutai e mi affrettai a scendere, data l’ora trovai pochissima gente in giro e mi affrettai a raggiungere il binario del treno che dovevo prendere, e con quello raggiunsi la mia città. Giunto a casa svegliai i miei che furono ben felici di rivedermi e mi accinsi a trascorrere alcuni giorni tranquilli nella mia camera. Andai a trovare il mio primo amico che m’apparve sempre più debilitato che mai, non ebbi con lui alcun rapporto, cercò di sapere su di me, desiderava, infatti, sapere chi m’inculava. Io non accettai la sua provocazione e nei giorni successivi non l’andai nemmeno a trovare, ero leggermente offeso dal suo modo di fare, capivo la sua gelosia, ma io avevo anche paura della sua salute e non desideravo spingermi oltre. Stando a letto nel dolce far niente, rivedevo come su uno schermo tutti i cazzi che m’avevano inculato, ripensavo anche all’avventura strabiliante che mi era capitata sul treno e mi sentivo soddisfatto anche se in cuor mio avrei desiderato tanto farmi inculare dal mio primo amico, ma la paura mi tratteneva. Quando finì la licenza, l’andai a salutare e non so perché, percepii che sarebbe stata l’ultimo nostro incontro, l’abbracciai, gli diedi alcune pacche d’incoraggiamento, gli diedi un ultima strizzatina a quel meraviglioso cazzo attraverso i pantaloni, e lui per non essere da meno, palpò le mie natiche. Quello fu realmente il nostro ultimo saluto, come seppi poi, al mio congedo, si era aggravato, era stato ricoverato in ospedale, aveva avuto un blocco renale che dopo qualche settimana lo aveva portato alla morte. Io lo piansi in silenzio, quando mi congedai, non desiderai farmi toccare da nessuno, non fui capace di incontrare nessuno, quel maestoso e superbo cazzo che m’aveva sfondato e dato tantissime soddisfazioni e godimenti non c’era più, non me ne facevo una ragione. Avevo immaginato quel cazzo a mia disposizione ancora per tanto anni, ma il destino atroce me lo aveva tolto definitivamente. Completai il servizio militare, per tutto il periodo mi servii del comandante, di “cazzo banana”, per altri mesi anche di “cazzo doccia”, poi anche lui fu congedato e rimasi solo con due cazzi. I divertimenti e le scopate non mi mancarono fino al mio congedo, quando giunse il fatidico giorno, salutai i miei due cazzi inculcatori in modo definitivo, senza rimpianti, senza possibilità di ritrovarci. Tornato definitivamente a casa mia, appresi la nefasta notizia della scomparsa del mio primo uomo, lo piansi a lungo, ma si sa, la vita inesorabilmente continua, infatti, mi presentai presso l’istituto di credito Dove fui assunto e presi subito servizio.
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