Gia’ autoreSI autorizzo la pubblicazione dei mie dati personali come autore del testo inviato.IP: 212.34.230.111 SI, dichiaro, sotto la mia personale responsabilità, di essere MAGGIORENNE e che il racconto si riferisce ad: storia immaginariaVoti: Forma=1 Contenuto=2 Lunghezza=3 Originalità=2Categoria: Gay Tutti i miei cazzi – terza parteGio21xanatos78@yahoo.com CAPITOLO UNDICI Inizia ora per me, la seconda parte della mia vita. Fui mandato in una cittadina abbastanza lontana dall’abitazione dei miei, per” farmi le ossa”, come allora si diceva, cioè per imparare bene il lavoro. Fui costretto, a causa della distanza a prendere una camera in famiglia; i miei mi accompagnarono, decisero tutto loro. Trovammo una stanza in una famiglia di persone anziane: avevo diritto ad una stanza arredata con letto, armadio, scrivania, potevo usufruire della cucina e del bagno. Rimanevo in questa cittadina tutta la settimana, per fare rientro nella mia città il venerdì; poi la domenica sera, con mezzi pubblici rientravo per trovarmi sul posto riposato il lunedì mattino, pronto a riprendere servizio. I primi tempi furono un po’ duri, ma poi mi abituai, mangiavo fuori in una trattoria e rientravo nella mia stanza solo per dormire o per riposarmi. In quanto a sesso neanche a parlarne, non feci mai trasparire la mia indole, ero irreprensibile sia nel lavoro sia nei rapporti con gli altri. Fui apprezzato e stimato dai miei colleghi e dai clienti con i quali venni a contatto; si sa che la continua frequentazione spinge verso la confidenza, io ebbi con tutti degli ottimi rapporti, ma non confidai a nessuno i miei desideri, mi accontentavo di ripassare tutte le mie avventure al chiuso della stanza ove alloggiavo e sdraiato sul mio letto. Durante il corso della settimana, avevo modo di rivedere nei pensieri tutti i miei “uomini”, tutti i cazzi che mi avevano sfondato il culo; al solo pensiero, mi eccitavo e godevo, ma nessuno scoprì mai nulla su di me. E’ logico che uno come me non poteva stare tanto tempo senza avere un cazzo tra le mani per spompinarlo e per farsi inculare, ma i cazzi me li andai cercare nella mia gran città, dove ce n’erano ad iosa, bastava saperli cercare e così avvenne. Era, ricordo benissimo, il mese di maggio e la stagione estiva si preannunciava benevola; infatti, le giornate erano soleggiate, tiepide ed invitavano ad uscite fuori porta. Io ero libero solo sabato e domenica mattino, nel pomeriggio del giorno festivo mi preparavo a rientrare nel mio alloggio per riprendere puntualmente servizio il lunedì mattino. Fu uno di questi sabati che uscii in bici con il desiderio di fare una lunga passeggiata fuori città. Partii presto, uscii verso la campagna, pedalai pian piano, la strada pianeggiante lo permetteva, poi, mi fermai a riposare, mi gustai il panorama che s’offriva davanti ai miei occhi e soddisfatto pian piano ritornai verso la città. Non avevo premura di rientrare a casa, i miei erano ormai abituati alle mie uscite in bici, spesso non rientravo a pranzo in quanto mi trattenevo a pranzare in qualche trattoria rustica tipica dei paesini intorno alla grande città. Quella mattina rientrando in città, mi fermai in un locale che sembrava un bar – bettola ove c’erano alcune persone anziane che giocavano a carte, c’erano altri tavolini con sedie, ma vuoti, un lungo e scuro banco dove i clienti consumavano caffè, altri anche vino ed altri alcolici, io chiesi un caffè al banconista, pagai, e consumato il caffè mi affrettai ad uscire da quel locale buio, tetro, maleodorante. Uscito fuori m’ accorsi che il cielo s’era riempito di nubi scure che presagivano un violento temporale. Avevo con me qualcosa con cui coprirmi la testa e le spalle, ma mi sarei sicuramente inzuppato i pantaloni che indossavo; cercai di fare presto e di giungere in fretta a casa mia, ma non fu così. In città potevo muovermi a rilento a causa del traffico cittadino e dei pedoni che camminavano sui marciapiedi e che spesso attraversavano la strada. Ero ancora molto distante da casa quando cominciò a piovere a più non posso; cadeva acqua a catinelle, accompagnata da tuoni, fulmini e raffiche di vento che obbligarono tutti i pedoni ed anche me a cercare riparo sotto qualche balcone o qualche androne aperto di qualche palazzone. Pedalando per cercare subito un riparo, vidi l’insegna di un barbiere, il cilindro rotondo con una striscia rossa rotolante all’interno di chiara matrice americana. L’apertura del negozio era piuttosto ampia e rientrante verso l’interno, inoltre aveva una grande tenda parasole che purtroppo era ritirata. Io mi avvicinai rapido verso l’entrata di questo negozio di barbiere in quanto era vuoto, non s’era fermato nessuno a ripararsi; c’era una grande vetrata coperta da una tenda leggera e poi la porta d’entrata. La tenda era scostata ed il proprietario teneva il viso incollato al vetro per guardare l’improvviso temporale; io tenendo la bici con una mano, mi accostai al vetro e mi scusai col proprietario cercando di fargli capire che appena smetteva di piovere me ne sarei andato. Per tutta risposta, il signor barbiere, aprì la porta e facendomi lasciare la bici davanti al vetro, m’invitò ad entrare ad asciugarmi. “ Sei così giovane, ma ciò non significa che così bagnato non potresti buscarti ugualmente qualche malanno, mi disse, pertanto spogliati, ti darò un asciugamano per asciugarti addosso, ai capelli penserò io mentre metterò i tuoi panni ad asciugare davanti alla stufa in cucina”. Io non so perché eseguii alla lettera quanto mi disse il signor barbiere, ero inzuppato fino all’osso, solo i piedi si salvavano perché portavo degli stivaletti alti e stretti. Mi tolsi maglione e camicia, maglietta di lana, pantaloni, rimanendo…… in mutande. La situazione era veramente imbarazzante, anche perché non sapevo se nel negozio poteva esserci qualcun altro; ma, a togliermi da tale situazione imbarazzante, fu lo stesso signore barbiere il quale m’informò che viveva solo e che era abituato ad avere a che fare solo con gli uomini, data la sua professione e che non trovava in me nulla di ridicolo e d’imbarazzante. Prese i miei panni, li portò con se nel retrobottega che costituiva l’abitazione, prima di andarsene m’aveva dato un asciugamano con il quale asciugai tutto il mio corpo. Subito dopo il signor barbiere ritornò portando con sé un lungo e capiente accappatoio che mi permise di coprirmi e non sentir freddo. Poi mi fece accomodare su una delle tre poltrone del negozio, accese il phon e cominciò ad asciugarmi i capelli. “Non so come ringraziarla per il disturbo che le sto arrecando, – dissi – cercherò di sdebitarmi con lei in qualche modo, la ringrazio, – aggiunsi – per tutto ciò che lei sta facendo per me”. “Dammi del tu, mi disse, poi aggiungo che per un bel giovane come te avrei volentieri fatto questo ed altro”. Io ero lusingato e non sapevo come sdebitarmi, ma evidentemente era destino che qualcosa sarebbe sicuramente successa e che saremmo stati pari. Il signor barbiere messosi al mio fianco, con spazzola e phon cominciò ad asciugarmi i capelli, passava da una parte all’altra per asciugarli tutti. Parlammo del più e del meno, ma non so come finimmo a parlare di sesso, di seghe e di pompini; erano argomenti piccanti che però avrei desiderato non approfondire per paura di compromettermi. Il signor barbiere, il quale evidentemente era abituato, cominciò ad appoggiare il suo pube sul mio gomito che usciva dal bracciolo della sedia. Prima lo fece in modo impercettibile, prima su un braccio e poi sull’altro, dopo un paio di strofinamenti giudicati casuali, passò a movimenti più mirati e decisi poiché io non avevo spostato i gomiti, quasi a volergli comunicare che accettavo il suo messaggio. Fu così che mi sentii appoggiare il suo molle cazzo sul mio braccio che sentii nonostante la stoffa dei pantaloni e dell’accappatoio da me indossato. I capelli erano quasi asciutti, il signor barbiere, quindi, pensò bene di aprirsi la patta dei pantaloni e mettere a nudo un cazzo non ancora del tutto duro che cominciò a strofinare con vigore contro il mio braccio. Io lasciai fare, lui passò dall’altro lato e mi disse di prenderlo in mano e di farglielo diventare duro perché aveva un gran desiderio di fare delle belle cose con me. Io che ero eccitato quanto lui, stesi la mano, lo strinsi con le mie dita e cominciai a fargli una lenta sega, la posizione non era del tutto comoda, ma i capelli ormai del tutto asciutti, permisero di ovviare a tale inconveniente. M’invitò ad alzarmi, chiuse a chiave l’entrata, dopo aver messo dentro la bici, appese la dicitura “chiuso” e m’invitò a passare nel retro dove aggiunse saremmo sicuramente stati più comodi. Era l’ora di chiusura, m’ accorsi, e quindi anche l’ora di pranzo, e quando glielo dissi, mi rispose che per pranzare non c’era alcun problema, potevamo pranzare insieme dopo i piacevoli giochi. Mi portò in una stanza dove c’era un grande letto, ai piedi un grande armadio con enorme specchiera, una grande cassettiera, comodini ai lati del lettone ed ai piedi due grandi poltrone senza braccioli. Era la stanza matrimoniale dei suoi genitori, m’informò, ed essendo figlio unico non sposato, aveva continuato il mestiere del padre ed essendo morti entrambi i genitori ne aveva ereditato lavoro, casa e mobili. Come fisico non era un granché, molto magro, di statura media, aveva le gote incavate, il naso aquilino e due occhietti neri e furbi. Mi disse di stare tranquillo, mi fece denudare totalmente, lo stesso fece anche lui, così potei ammirare un cazzo di discrete dimensioni in posizione semimolle. Saliti sul letto, lo feci sdraiare e cominciai a prendergli il cazzo fra le mani, poi scalpellatolo, lo infilai nella mia bocca e cominciai a succhiarlo. La novità fece sì che il cazzo cominciò ad indurirsi nella mia bocca divenendo ben presto duro come il marmo; dopo lo estrassi, lo leccai tutto, poi mi misi a pecorina e lo invitati a mettermelo nel culo. Lui non si fece pregare e appoggiata la cappella contro il mio buchetto, spinse decisamente trovandosi con pochi colpi dentro fino ai coglioni. Il cazzo era di modeste dimensioni, non raggiungeva i diciotto centimetri di lunghezza ed era molto sottile e leggermente curvo, perciò strinsi i muscoli anali per poterlo sentire meglio e farlo godere. A causa dell’eccitazione il signor barbiere venne copiosamente dentro di me inondandomi con la sua calda sborra; poi soddisfatto si sdraiò sopra di me rimanendo con il suo cazzo dentro al mio culo. Soddisfatto della scopata m’invitò a pranzo con lui, in attesa che il temporale finisse completamente, io accettai e mi rimasi a pranzo, finito il quale, il signor barbiere volle rifare un’altra scopata. Io accettai, glielo rifeci diventare duro con un maestoso pompino, mi misi in posizione e ben presto lo sentii tutto dentro. Stavolta cambiammo posizione più volte finchè non lo sentii sborrare dentro di me copiosamente. Mi rivestii con gli abiti ormai asciutti, ripresi la bici e dopo la promessa che ci saremmo ben presto rivisti, ripresi la via di casa in quanto era da tempo che aveva smesso di piovere. Io mantengo sempre le promesse, specialmente quando si tratta di farmi inculare o poter fare qualche bel pompino. Ritornavo dal barbiere il sabato sempre dopo le dodici, se c’era qualche cliente attendevo il turno come se dovesse servirmi. Solo che ogni qualvolta entravo io, lui metteva subito esposto dietro la porta il cartellino “chiuso” per non fare entrare altri clienti dopo di me. Dopo aver chiuso la bottega, si passava nel retro e si cominciava a scopare, preceduto da tutti i preliminari: strofinamenti, toccatine, denudamenti, per poi passare a leccamenti. Quando eravamo eccitati, io glielo prendevo in bocca, lo succhiavo fino a farlo diventare duro come il marmo. Dopo mi mettevo in posizione e mi facevo inculare con sommo diletto di entrambi. La storia andò avanti per tutta l’estate, ormai era diventato il mio unico amante della città; essendo estate non andavo neanche al cinema a “pescare” altri cazzi, mi bastava lui come fine settimana, per il resto dei giorni lavoravo ed ero irreprensibile. Anche durante le ferie che trascorrevo la mare mi accontentavo di farmi delle seghe meravigliose ricordando tutti i cazzi dei miei amanti e godendo solo al ricordo di ciò che avevo fato con loro. Tornato dalle ferie ripresi il contatto con il barbiere, divenuto ormai il mio unico amante, mi facevo scopare traendone sommo diletto dalla scopata. Durante uno dei nostri incontri, mentre m’inculava voluttuosamente, mi propose di farlo in tre: io, lui ed un altro. Ero ormai abituato ai triangoli da vecchia data, la cosa non mi sorprese e con sua somma meraviglia accettai purché fosse giovane, sano e pulito. Mi disse si trattava di un uomo intorno ai quarant’anni sposato, che sognava di inculare un giovane maschio come me anche perché la moglie non accettava di farsi inculare. Ricordo che l’incontro avvenne la domenica in tarda mattinata poiché l’attività era chiusa potevamo essere tranquilli ed agire indisturbati. Il nuovo amico era già dentro quando io bussai per farmi aprire, la prima impressione a vederlo non fu del tutto esatto: uomo piuttosto grassoccio e basso, sembrava un salsicciotto insaccato; gli indumenti gli erano serrati addosso e lo facevano apparire più grasso di quel che effettivamente era. Gentile ed educato mi propose, se non c’erano contrarietà, a passare direttamente in camera da letto in quanto era particolarmente eccitato. Era inutile fingere sul perché di quell’incontro quindi passammo in camera anche se a dire il vero quell’uomo non era il mio tipo, non mi attraeva per nulla ma rimasi ed accettati la proposta. Di sorpresa, infatti, si trattò quando vidi cosa pendeva in mezzo alle sue gambe; l’amico, infatti, entrato in camera si era totalmente denudato e gli pendeva qualcosa di particolarmente interessante anche se era ancora semieretto. Aveva un cazzo di notevoli dimensioni e come egli stesso ebbe a dire raggiungeva le ragguardevoli misure di centimetri ventitré di lunghezze e ben diciotto di circonferenza. La cosa cominciava a farsi molto interessante, era una graditissima sorpresa, anche se il fisico del nuovo arrivato non era interessante, il suo cazzo meritava ogni massima attenzione da parte mia. Infatti, ancora vestito, mi avvicinai e cominciai a prenderlo fra le mie mani, lo scalpellavo e lo segavo delicatamente; mi accorsi che s’induriva sempre di più, lo accarezzai delicatamente e lo sentii duro come il marmo. Era un cazzo maestoso, bello, lungo, grosso, con una rossa e scolpita cappella che rivelava nel mezzo un forellino ben aperto. A corredo pendevano due grossissime palle, due coglioni netti e separati grossi quasi come un uovo. Non potei fare a meno di abbassarmi e leccare quella rossa e turgida cappella, poi, la infilai decisamente in bocca e la succhiai voluttuosamente. Il trattamento piacque tanto al nuovo uomo che mi pregò di fermarmi perché stava per venire, tanta era l’eccitazione, io mi fermai per spogliarmi e dedicarmi anche al barbiere che nel frattempo si era tanto eccitato da denudarsi completamente e presentarsi con il cazzo già duro. L’unico ancora vestito ero io; i miei due maschi, attesero che mi denudassi, mentre loro si tenevano il loro cazzo duro fra le mani e lo segavano delicatamente. Quando anch’io fui totalmente nudo salimmo tutti e tre sul letto e mi ritrovai avvinghiato in mezzo a loro che mi strofinavano i loro cazzi, uno davanti e l’altro dietro, eccitandomi sempre di più. Dopo un po’ di questi strofinamenti, il nuovo arrivato disse che non resisteva più e che voleva incularmi. Io accettai, mi misi a pecorina, mi allargai le natiche offrendogli il mio buco; lui lo umettò ben bene con della saliva, si bagnò anche la cappella del suo cazzo e l’appoggiò al mio buco. Sentii le pareti allargarsi e pian piano la cappella penetrò tutta dentro. si fermò ben bagnare ancora il cazzo e cominciò pian piano a scivolare dentro. Che piacevole sensazione, mi sentivo allargare le pareti dell’ano com’ero da sempre stato abituato a farmi sfondare, sentivo un po’ di dolore, ma sapevo per esperienza che ben presto si sarebbe trasformato in dolcissima goduria. Quel cazzo sembrava non finisse mai, il mio inculcatore ci sapeva fare, si vedeva che era pratico di culo, entrava un po’ e si fermava, poi bagnava e delicatamente spingeva, fece tante soste, ma alla fine, dopo alcuni minuti, mi sentii dentro tutto quel poderoso cazzo che mi aveva sfondato il culo facendomi sentire anche i due grossi coglioni che sbattevano contro le mie natiche. Quando il cazzo fu tutto dentro, si fermò per gustare la totale penetrazione, mentre io feci mettere davanti a me il barbiere e facendogli allargare le gambe gli presi il cazzo in bocca e cominciai un bel pompino. Forse fu l’eccitazione della prima volta insieme che fece sborrare quasi subito entrambi: il barbiere mi riempì la bocca di calda sborra, che mi affrettai ad ingoiare, mentre mi sentii inondare il culo di quella calda sostanza che tanto bene conoscevo. In pratica nessuno dei due cazzi aveva scopato, il barbiere m’era venuto in bocca, il mio nuovo inculcatore invece non ebbe nemmeno il tempo di riprendere la scopata che venne anche lui, io avevo goduto come una troia solo sentendomi penetrare da quella maestosa e superba mazza. Rimanemmo alcuni minuti fermi, ognuno gustandosi la propria goduria, il cazzo rimase fermo nel mio culo e lo sentii a poco a poco ammorbidirsi per poi uscire definitivamente; il barbiere invece continuava a tenermi il suo cazzo ancora in bocca anche se era ormai molle. Io mi sentivo soddisfatto ed appagato, avevo scopato divinamente con due cazzi che m’avevano arrecato tanto godimento. Prendemmo il caffè in cucina, cominciammo a scherzare entrando maggiormente in confidenza, toccandoci nelle nostre parti intime poiché eravamo intenzionati a farci ancora un’altra scopata. Trascorsa circa una mezz’oretta, ritornammo in camera da letto, feci sedere i miei due uomini sul bordo del letto, feci loro allargare le gambe, poi m’inginocchiai sul tappeto e cominciai a fare un pompino ad ognuno di loro. Il primo cazzo a diventare duro fu stranamente quello del mio amico barbiere: forse perché non m’aveva inculato o forse si eccitava a causa della situazione che stava vivendo, comunque ben presto ebbe il cazzo duro e pronto a mettermelo nel culo. Il nuovo amico invece traeva godimento dal mio pompino, io leccavo tutto il cazzo per poi infilarlo decisamente in bocca e spingerlo fino in gola, poi imprimevo alle mie labbra un continuo andirivieni facendo scopare il cazzo nella mia bocca. Anche lui s’indurì, ma stavolta il barbiere volle incularmi per primo, messosi, infatti, dietro di me, mi penetrò decisamente e con un solo colpo fu tutto dentro di me fino ai coglioni. Io feci sdraiare il mio super cazzo sul letto, mi misi a” culo a ponte” e mentre il barbiere m’inculcava, continuavo a spompinare l’altro cazzo. Avendo già precedentemente sborrato, la scopata durò di più, più volte cambiammo posizione, ma in ogni caso avevo sempre un cazzo in culo ed uno in bocca. Dopo circa una ventina di minuti, finalmente il barbiere venne dentro di me con una copiosa sborrata e subito il mio nuovo amico prese il suo posto. Le pareti del buco erano ancora umide e larghe per la precedente scopata e non fu difficile al super cazzo di entrare tutto dentro di me facendomi sentire ben presto le palle condannate a rimanere fuori. Conquistata che ebbe la posizione, cominciò a scoparmi divinamente, usciva ed entrava, entrava ed usciva, prima delicatamente poi passando ad un ritmo sempre più veloce e quasi violento. Sentivo quella mazza sfondarmi ed allargarmi il buco sempre di più, mi sentivo tutto aperto, accettavo con goduria quella magnifica scopata, godevo e non capivo più nulla, avrei desiderato non finisse mai. Più volte sentii il cazzo uscire completamente per poi rientrare subito con un solo colpo fino alla radice; ci sapeva fare il mio inculcatore, sapeva come far godere e trarre il massimo godimento dall’inculata. Durò parecchio la scopata, ma alla fine, dopo avermi fatto assumere tantissime e stranissime posizioni, …. poteva permettersele, favorito dalla lunghezza del suo cazzo, venne copiosamente dentro di me. Eravamo tutti e tre stanchi, sudati, ma soddisfatti, avevamo goduto magnificamente, avevamo sborrato copiosamente ed eravamo felici della nostra relazione a tre. Essendosi fatto tardi, io rientrai a casa dando loro appuntamento per la domenica successiva alla stessa ora, ormai non potevo più fare a meno di loro due almeno una volta la settimana. CAPITOLO DODICI Iniziò così questa nuova avventura a tre, ma la cosa più interessante fu che dopo tre anni di permanenza fuori sede per lavoro, i dirigenti dell’istituto di credito, decisero di trasferirmi proprio nella mia città. La mia città si era notevolmente ingrandita, enormi palazzoni erano stati costruiti anche in periferia, facendo assumere pian piano l’aspetto di una metropoli con tantissimi negozi d’ogni genere e quindi anche di tanti istituti di credito tra cui il mio. Poiché avevo accumulato tanta esperienza sul campo, nella nuova sede non fui più messo allo sportello, ma ebbi un ufficio tutto mio ai piani superiori di questo modernissimo palazzo di proprietà dell’istituto. Fui felicissimo così pure i miei, ritornavo a vivere in famiglia ed ero di nuovo nella mia città tra i miei amici e le mie abitudini. Ripresi i contatti con i pochi amici rimasti, andavo spesso al cinema, mi creai nuovi divertimenti serali, non avevo paura d’essere riconosciuto, poiché la città era ormai grandissima, era difficile riconoscermi e collegarmi con il lavoro da me svolto, malgrado ciò, fui sempre attento a non fare passi falsi anche per non bruciare la mia reputazione. Non diedi mai il mio recapito a nessuno, non portai mai nessuno a casa mia, non desideravo farmi rintracciare da nessuno. Soltanto io cercavo, solo io fissavo gli appuntamenti e stabilivo le modalità, queste erano le condizioni, se trovavo qualcuno che cercava di non rispettarle, lo allontanavo decisamente. Avevo raggranellato un piccolo capitale durante i miei tre anni lavorativi fuori sede, poiché il piccolissimo appartamentino del mio primo amante era stato messo in vendita, comunicai ai miei la decisione di comprarlo e ristrutturarlo. Mia madre non era d’accordo temeva, infatti, che mi sarei definitivamente trasferito nel mio nuovo locale, la tranquillizzai affermandole che l’avrei trasformato nella mia sala hobby solo per le ore libere del giorno, mentre per mangiare e dormire sarei rimasto sempre in famiglia. Sicuramente i miei avrebbero desiderato che mi sposassi, ma forse l’idea non andava a genio nemmeno a loro poiché ero figlio unico, sposandomi non mi avrebbero rivisto quotidianamente, pertanto intorno al matrimonio non si faceva parola, sembrava un argomento chiuso e ciò mi stava bene. Riuscii a prendere contatto la sorella del defunto per acquistare l’appartamentino, andai a trovarla un sabato ed insieme con i miei stabilimmo il prezzo d’acquisto. Dopo una settimana ero già proprietario della casa dei miei ricordi d’infanzia; le feci ripulire da una squadra d’operai specializzati in tali imprese, e quando fu totalmente libera e pulita anche della polvere, finalmente da solo l’andai a visitare. Quanti ricordi mi assalirono entrando lì dentro dopo tanti anni, l’appartamento spoglio d’ogni cosa, mi faceva rivedere come su uno schermo ogni momento, ogni attimo di felicità trascorso in quel luogo. Tutto mi ritornò alla mente: il mio amico, l’uomo che mi fece conoscere ed assaporare in profondità i piaceri del sesso, i mobili, li rivedevo nella loro posizione originaria, tutto mi era chiaro nei ricordi e tutto scorreva come se avvenissero in quell’istante. Uscii dalla casa e contattai un mio ex compagno divenuto architetto, per poterlo risistemare a nuovo. Il mio amico architetto m’illustrò a voce le modifiche che desiderava apportare e chiese il mio parere in proposito. Io fui d’accordo con lui, stabilimmo anche l’arredamento, e di tutti i lavori s’interessò in toto l’architetto, io dovetti solo pagare. Il mio capitale si prosciugò, ma riuscii a completare totalmente l’appartamentino che feci fatica io stesso a riconoscere quanto fu totalmente completato. Fu ampliata la finestra che dava sul retro così si ottenne più luce all’interno, fu cambiato il pavimento, rifatti totalmente bagno e cucinino, nell’unica stanza furono posti poltrone e divani letto, un separé di legno divideva un tavolo rettangolare allungabile con sedie, quadri alle pareti, una tenda copriva la finestra, altri piccoli mobili erano sparsi con ordine per casa, l’insieme era sobrio, bello e funzionale. Anche i miei genitori furono felici ed entusiasti dei risultati ottenuti li informai che il monolocale era della famiglia, quindi se fossero stati invitati degli ospiti, avrebbero trovato opportuna sistemazione. Trascorrevo nel mio appartamentino le mie ore libere dal lavoro e dagli impegni, mi ritiravo lì per leggere, ascoltare musica, dedicarmi ai miei passatempi, mai estraneo appartenente al mio giro sessuale fu introdotto in quel locale. Il sesso fu bandito, rimase solo nei miei ricordi che riaffioravano allorquando mi sedevo nella comoda poltrona accendendo solo una vecchia piantana che effondeva nel locale una luce soffusa e surreale. Il boom economico mi investì in pieno e così pure la tecnologia che avanzava inesorabilmente mi contagiò anch’essa. Comprai stereo e televisore che sistemai nel mio monolocale e trascorsi qui più tempo, talvolta vi rimanevo anche a dormire; in breve dopo pochi anni mi sistemai definitivamente nel mio piccolo, ma accogliente e molto funzionale monolocale, andavo a casa dei miei solo per cena e non sempre, talvolta cenavo fuori, insomma, mi staccavo sempre più dalla famiglia per entrare nell’idea della totale indipendenza. I miei si abituarono anche loro a vedermi di meno, ma consapevoli del fatto che ero sempre presente ogni qualvolta la mia presenza era necessaria. Il telefono, in principio predominio solo di pochi, divenne d’uso comune, pertanto feci installare anche a casa mia e dei miei questi apparecchi che furono a poco a poco indispensabili nella vita quotidiana. Era facile per i miei rintracciarmi, altrettanto potevo fare io, potevo stabilire contatti con i miei amici ed appuntamenti con i “miei uomini”. Durante le ferie mi feci coinvolgere in un giro turistico con i colleghi, andammo all’estero, località nuove e stupende; ogni anno un posto diverso. Mai mi feci coinvolgere in situazioni di sesso, che come si sa, il desiderio aumenta in posti dove nessuno ti conosce e puoi dare libero sfogo ai tuoi desideri. Benché ne sentissi il bisogno e la necessità, non mi lascia mai andare, non mi fidavo delle persone del posto, notavo dei giovani prestanti, ben messi e sicuramente ben forniti, ma vuoi per la lingua, vuoi per la paura di sbagliare, vuoi che temessi di farmi scoprire, non resi concreto mai nulla. Insomma, trascorsi la mia vita all’insegna degli svaghi, dei divertimenti e degli acquisti, infatti, realizzai l’automobile sportiva, indossavo sempre vestiti nuovi ed eleganti, insomma spendevo molto per i miei vizi ed i miei svaghi. Non trascurai però mai il sesso, che era per me basilare ed importante, avevo cominciato con il barbiere ed il suo amico, ma non mi fermai solo a loro, ampliai il cerchio delle mie conoscenze, cominciando proprio dal mio abituale fornitore di vestiti, per passare poi ad un rappresentante d’orologi e ad un suo negoziante, per finire ad un grossista di pesce e al suo giovane e dotatissimo aiutante. Furono questi gli unici uomini che mi ebbero “ in toto” per moltissimi anni, in pratica siamo cresciuti tutti insieme, siamo invecchiati insieme, qualcuno di loro morì, anche se non era ancora da considerare vecchio, altri invece non riuscirono ad avere più rapporti sessuali. Anch’io con l’andare degli anni, rallentai la mia attività sessuale che andò scemando pian piano fin quasi a scomparire con il tempo. Rimasto solo a questo mondo dopo la scomparsa dei miei genitori, vissi gli ultimi anni della mia vita nella solitudine dorata prima del mio piccolo appartamento, poi gli ultimi anni li trascorsi in un istituto per anziani al quale donai tutti i miei beni e dove scrissi questi appunti o “ricordi” del mio mondo sessuale. Mi accingo quindi a raccontare le ultime vicende e i personaggi che sono stati coinvolti. CAPITOLO TREDICI Andavo quasi sempre in centro, in giro per negozi per acquistare merce nuova ed alla moda; mi piaceva infatti vestire elegante, mi piaceva pavoneggiarmi di fronte ai colleghi, lo riconosco ero molto vanesio, poiché potevo spendere senza dar conto a nessuno, mi piaceva cambiare abbigliamento e seguire la moda, ma non solo nel vestire, mi piacevano il cinema, il teatro, i concerti di musica, le escursioni in montagna, i bagni al mare, le ferie all’estero, insomma, ero un vero vizioso e spendevo a piene mani in quanto non avevo famiglia da mantenere e non dovevo dar conto ai miei, i quali, in verità non mi chiesero mai conto del mio modo di vivere. In genere compravo in posti diversi, ma i vestiti li compravo quasi sempre nello stesso negozio che era ben fornito con personale qualificato. Era un negozio solo per uomini ed uno dei commessi era un uomo molto interessante, secondo i miei parametri, alto, magro, tratti somatici maschi e ben marcati; insomma il classico maschio che “tirava”. Avevo paura a manifestarmi, era sposato, non riuscivo a stabilire un “contatto” con lui, mi piaceva immaginare, ma non riuscivo a concretizzare, avevo paura a scoprirmi, ma ogni volta che lo vedevo mi eccitato terribilmente e quando mi toccava per la prova dei vestiti, tremavo per l’emozione di sentire quelle mai addosso a me. Inutile dire che quasi ogni settimana entravo in negozio per vedere e provare le novità, in genere qualcosa la compravo sempre, una camicia, oppure una cravatta, insomma non uscivo mai a mani vuote, ma il mio interessamento in verità era rivolto verso il commesso, il quale vedendomi spesso mi salutava con cordialità che a me faceva tremare le gambe. M’invitava spesso a vedere o come diceva lui “ a curiosare” tra i vestiti, era il suo reparto, oppure a vedere dei nuovi arrivi di pantaloni. Si stabilì tra noi una certa confidenza, pertanto quando entravo in negozio, andavo dritto al suo reparto e qui dopo i convenevoli si passava a provare i vestiti oppure i pantaloni definiti “nuovi arrivi”. Io mi lasciavo guidare da lui, entravo in camerino e provavo, spesso me lo trovavo davanti, pronto a vedere per giudicare se il capo andasse bene al mio fisico. Mi accorsi però che i suoi palpeggiamenti si facevano più “marcati” da una volta all’altra, insomma, “toccava”, gli piaceva passare le sue lunghe ed affusolate mani sul mio corpo, soffermandosi soprattutto sulle mie natiche belle e sode, che sicuramente l’attiravano, e con la scusa di farle aderire meglio, palpeggiava. A me, la cosa non dispiaceva, anzi, non sapevo come fargli capire che ci stavo al gioco, avevo paura di sbagliare, lasciavo fare con indifferenza, malcelando la mia eccitazione che mi avrebbe portato sicuramente ad attirarlo dentro lo stanzino e a farmi scopare violentemente. Fu durante la prova di un pantalone che mi era particolarmente piaciuto, che le sue mani indugiarono sempre di più sulle mie natiche, poiché io non mi spostai, lui toccò più decisamente, io mi spinsi verso la sua mano come a volerlo invitare ad “osare” ancora di più. Accolto il messaggio, cominciò a toccarmi con più decisione, anzi spinse il suo medio verso il mio “buchetto” come a volerne saggiare l’ampiezza. “E’ da un po’ di tempo che penso al tuo culo”, mi disse, è bello sodo, pronunciato, invitante, non sapevo come fartelo capire, desidererei incularti, non puoi sapere quanto mi hai eccitato e come lo sono in questo momento”. “Guarda com’è duro il mio cazzo”, disse spingendosi sempre più dentro il camerino, dopo aver guardato in giro, toccalo, senti quant’è duro, vorrei poterli inculare subito, qui stesso, non sai quanto sarebbe eccitante, purtroppo non è possibile, ho paura che possano scoprirci, ma prendilo tra le mani, tanto per avere un assaggio”. Io non mi feci pregare, stesi una mano verso quella protuberanza che cercava di uscire dai pantaloni, che essendo molto ampi, permettevano alla mia mano di poterlo toccare come se fosse nudo senza stoffa. Un cazzo di buona taglia, lungo almeno un diciotto centimetri, non eccessivamente grosso, ma nemmeno sottile, insomma il classico cazzo da culo per non far soffrire, ma soprattutto quello che mi colpì, era duro, ma veramente duro, quasi sul punto di schizzare e dritto come un manico di scopa. Lo palpai per bene, lo menai per un po’, ma l’arrivo di persone ci fece smettere quell’eccitante gioco che chissà dove ci avrebbe portati. “Domani è domenica”, disse, “ in genere, se non piove, esco con la bici, se c’incontriamo ad una certa ora, possiamo andare insieme in un posto isolato da me conosciuto e possiamo divertirci, ti va l’idea?” “ Anche a me piace andare in bici, risposi, quindi ci vediamo nel posto che m’indicherai ed io ti seguirò, ne ho voglia anche io, ora che ti sei deciso, voglio il tuo cazzo che mi fa impazzire”. L’indomani, quando mi svegliai, controllai il tempo, era primavera inoltrata, ma si sa il tempo è capriccioso in tale stagione ed io, parecchie volte, m’ero inzuppato fino alle ossa con conseguente febbre. Per fortuna il tempo era buono, non particolarmente bello, con qualche nuvola ed un po’ di vento; comunicai a mia madre l’intenzione di uscire in bici e non le assicurai il mio ritorno per il pranzo. Mi recai puntuale nel posto indicatomi e lo trovai ad aspettarmi; dopo aver preso un caffè al bar, c’incamminammo verso la periferia della città inoltrandoci sempre più nella campagna. Dopo aver pedalato un’oretta, finalmente prese una stradina sterrata che portava verso un cascinale di campagna abbandonato che avevo visto appena avevamo girato. Giunti sul posto, ci riposammo dalla fatica della pedalata e mi assicurò che era un posto tranquillo, abbandonato e non frequentato, lui era a conoscenza di ciò per esserci venuto parecchie volte anche per scopare, e lo aveva fatto spesso poiché, aggiunse, aveva una moglie che sessualmente non lo soddisfaceva, pertanto aveva scopato con tante ragazze, ma non aveva disdegnato qualche bel culo di ragazzo. “Vado pazzo per il culo, non mi faccio scrupolo se maschile o femminile, purchè sia bello e sodo, mi piace sfondare i culi, adoro l’inculata”. Riposati, entrammo nel cascinale, certo sporco di carte, preservativi, materiale buttato alla rinfusa; non era certamente il posto ideale per me, io ero abituato ad un comodo letto, un bagno per lavarsi e pulirsi, ma il desiderio del suo cazzo mi fece ben presto passare tali scrupoli. Lui mi guidò verso un angolo appartato che sicuramente aveva usato, qui, cominciò a stringermi e a baciarmi sul collo, prese a due mani le mie natiche stringendole con voluttà e desiderio. Dopo mi fece girare e cominciò a strofinarmi il suo cazzo, ormai duro contro il solco del mio culo, mi fece abbassare e simulò la scopata. Stancatosi del gioco ed ormai completamente eccitato, si abbassò i pantaloni invitandomi a fare la stessa cosa e rassicurandomi che nessun estraneo sarebbe giunto lì a guastarci la festa. Io mi spogliai quasi completamente, offrendogli alla sua vista il mio culo, che cominciò a toccare, ad allargare e a penetrare col dito medio. Io desideravo prendere parte al gioco, quindi, mi girai e gli presi il cazzo in mano, potendolo vedere e toccare “a nudo”, lo palpai con desiderio, lo scalpellai e non potei fare a meno di abbassarmi, leccare la rossa e turgida cappella, per poi passare a leccare tutta l’asta, fino ai coglioni. Questo leccamento fu molto apprezzato anzi m’invitò a continuare, io non mi feci pregare, spalancai la bocca e lo infilai dentro cominciando a succhiare con voracità. La saliva favoriva lo scivolamento e pian piano me lo sentii in gola, l’amico, impresse un lento movimento d’andirivieni, simulando la scopata. Il gioco era intrigante, il cazzo entrava ed usciva dalla mia bocca umida e scivolosa, la mia lingua correva veloce su tutto il cazzo, la mia bocca accolse anche i coglioni che succhiai con avidità. Il pompino fu molto apprezzato, dal momento che, non appena lo rimisi dentro la mia bocca e cominciai a succhiare, poco dopo mi sentii riempire la bocca di una calda, copiosa e vischiosa sborrata. Non aveva resistito oltre, un pompino fatto a regola d’arte fa sborrare tutti i cazzi, anche quelli più recalcitranti e resistenti. Desiderò riposarsi, trovata una cassetta di legno, si sedette e mi confessò che in genere aveva più resistenza, ma un pompino così non glielo aveva mai fatto nessuno, l’aveva tanto apprezzato che ben presto aveva schizzato copiosamente, ed io ne sapevo qualcosa. Feci trascorrere circa un quarto d’ora, durante il quale mi parlò dei suoi desideri sessuali, poi glielo ripresi prima in mano e poi in bocca, giacché desideravo farmi inculare e tale desiderio era anche il suo. Ancora molle lo misi in bocca e cominciai a succhiare; a poco a poco lo sentii indurire fino a fargli raggiungere l’erezione completa di un cazzo dritto e duro pronto a scopare. “Sei stato molto bravo, mi disse, non sono più giovane, mi avvio vero i cinquant’anni, in genere dopo la prima sborrata ho bisogno di un po’ di tempo per farmene un’altra, ma la tua bocca ed il desiderio del tuo culo, mi hanno fatto eccitare come non mai, sono pronto e desidero incularti”. Mi fece girare ed assumere la classica posizione “pecorina”, appoggiò la cappella del suo duro cazzo sul mio buco bel lubrificato dalla sua saliva e spinse decisamente. Con poche spinte spinse tutto il suo cazzo fino alle palle dentro il mio culo, che lo accolse con gioia e partecipando alla penetrazione andandogli incontro. Dopo averlo spinto tutto dentro, lo tirò fuori per rientrarlo tutto in un colpo e cominciando a scopare violentemente, poi, mi fece assumere diverse posizioni, compatibili con il posto dove ci trovavamo, io l’assecondai in tutti i suoi desideri, poi, essendo trascorsa una buona mezz’oretta dall’inizio della scopata, anche se si vantava d’essere molto resistente, si accorse che stava per sborrare, fattomi mettere di nuovo a pecorina, entrò con un sol colpo dentro e cominciò a scopare come un forsennato allargando a dismisura il mio buco di culo che accoglieva il suo bel cazzo. Dopo un paio di minuti di questa violenta e gioiosa penetrazione, si fermò per farmi sentire la calda inondazione della sua copiosa sborrata. Eravamo entrambi stanchi, ma soddisfatti, avevamo goduto, scopato, mi aveva dato un cazzo duro e ritto come pochi, che mi aveva fatto godere regalandomi attimi d’indescrivibile felicità. Ci rivestimmo e ripartimmo verso la città, dandoci appuntamento al negozio per stabilire le norme d’altri successivi incontri, però fui io poi a prendere in mano la situazione, poiché mi piacevano le comodità, trovai un monolocale in periferia, e qui stabilii di incontrare sia lui che altri futuri amanti. Mi piacevano il letto ed il bagno, la nudità totale e completa, la possibilità di riposarsi e soprattutto la tranquillità di non essere scoperti e guardati da occhi indiscreti. Anche il mio amico commesso alla fine mi diede ragione, poiché riuscivamo a godere anche di più, a leccarci meglio tutti nudi, la possibilità di lavarci e scopare con tranquillità. Anche lui, come del resto quelli precedenti, ed in seguito gli altri che vennero dopo, s’incontrava con me solo quando lo desideravo io. Insomma ero sempre io a stabilire il giorno, l’ora, le norme, non amavo le sorprese, pena il totale allontanamento dell’interessato. Mi ero assicurato un altro inculcatore, n’avevo ormai quasi per uno al giorno e forse anche di più. Si poteva godere! Mi accingo, infatti, a raccontare le ultime mie conquiste: esattamente altri quattro maschioni che mi assicurarono così un cazzo il giorno. Conobbi, infatti, come tra poco racconterò, un grossista di pesce che io chiamai “il pescatore” ed il suo abituale aiutante, molto giovane ma ben dotato…. In tutti i sensi. Infine conquistai un rappresentante d’oro ed un suo carissimo amico gioielliere grande amatore e scopatore. Così raggiunsi quota sette se si sommano il barbiere ed il suo amico, il commesso del negozio di vestiti e questi ultimi quattro. Avevo a disposizione un cazzo il giorno, ma non sempre era così, la somma era ipotetica poiché per impegni da parte di tutti talvolta era impossibile realizzare, ma qualche volta vedevo nel corso della stessa settimana lo stesso maschio, insomma non posso lamentarmi, ho realmente goduto e fatto godere tanto, ma veramente tanto. Peccato che glia anni passano e le passioni scemano, l’età peggiora la situazione dal punto di vista della salute e quindi anche del sesso. I miei maschi invecchiarono al pari di me, qualcuno se ne volò anche in cielo, qualche altro ebbe problemi alla prostata e quindi anche d’erezione, qualcuno si ritirò perché ormai poco passionale, insomma diminuirono vertiginosamente col passare degli anni. Il problema era anche mio, crescevo anch’io in età, il desiderio e la passione a poco a poco si spensero, l’unico che mi rimase “fedele” fu l’aiutante del pescatore: il più giovane di tutto ed il meglio…. Dotato, con le stesse misure, come racconterò, del mio primissimo uomo. La vita me la sono veramente GODUTA, credetemi, fino all’ultimo istante dei miei desideri sessuali. CAPITOLO QUATTORDICI Mi ricordo capitò nel mese di maggio, periodo primaverile che adoravo poiché risvegliava la natura ed i sensi, chiesi alcuni giorni di ferie da trascorrere al mare a cavallo d’alcune festività. Insomma mi accinsi a passare serenamente un fine settimana marino per “ricaricare le batterie”; partii per la mia solita località balneare ed alloggiai nello stesso albergo dove andavo ormai da molti anni, direttamente sul mare con splendida terrazza e meraviglioso ristorante annesso. Poiché ero ghiotto di pesce, mi recai una sera in una trattoria che aveva il ristorante su una “palafitta” costruita sul mare dove servivano un risotto di pesce e grigliate da leccarsi i baffi. Il locale era sempre affollato, quella sera il cameriere mi chiese di pazientare ed attendere che qualcuno lasciasse libero qualche tavolo. La stessa cosa disse ad un signore che stava dietro di me entrato anche lui per cenare con le specialità della casa. Sentendomi parlare, capì, forse dall’accento di quale città o, regione fossi, infatti, mi chiese se la mia città era……, avuta la mia conferma, mi strinse la mano, mi disse il suo nome e mi chiese se poteva sedersi al mio tavolo per cenare insieme, dal momento che anche lui era solo. Superato il primo momento d’imbarazzo, passammo al “tu” e cominciammo a scambiarci delle confidenze. Seppi così che aveva circa dieci anni più di me benché ancora abbastanza giovanile nel volto e nel fisico, di corporatura normale, aveva le spalle molto larghe rispetto al resto del corpo, in altezza non superava il metro e settanta, nell’insieme, si presentava bene, molto curato anche nel vestire, ostentava sicurezza in tutti i sensi: di maschio e benestante. Liberatosi finalmente un tavolo, vi prendemmo posto e nell’attesa delle pietanze ci “conoscemmo” meglio: infatti, mi disse d’essere scapolo per scelta e decisione irremovibile dopo tutte le cazzate combinate con le donne, aveva avuto tante donne, ma nessuna era riuscita a conquistarlo in toto e quindi a sposarlo. Si considerava proprietà privata di se stesso, indivisibile, “uccello libero”; questa definizione mi colpì tanto e volli approfondire l’argomento. Il buon vino rosso che ci fu servito, favorì le nostre conoscenze più profonde, pertanto mi disse chiaramente e senza mezzi termini, che preferiva scopare con gli uomini, i quali, a suo dire, lo facevano godere di più, conoscevano meglio delle donne le zone erogene dei maschi e non si facevano tanti scrupoli di fare delle cose che alle donne fanno schifo. Inutile rilevare di cosa si trattasse, si capiva benissimo che farsi inculare o fare un pompino con l’ingoio, per le donne diventa uno schifo oppure è: sesso per depravati, così la pensano “poverine”. Ci spingemmo a confidenze più profonde e gli feci capire che mi piacevano anche i suoi racconti e si lasciò andare a raccontare i suoi precedenti rapporti sessuali con altri uomini cominciando dal primo che conobbe su una nave durante una crociera, per passare man mano a parlare d’altre conquiste che a suo dire lo avevano lasciato molto soddisfatto. Capì che anch’io mi trovavo sulla stessa lunghezza d’onda e mi chiese dei miei desideri sessuali, io in un primo momento ero dubbioso se parlare o no con uno sconosciuto dei miei aspetti più intimi, ma vuoi il vino, vuoi l’eccitazione dei suoi racconti che scendevano sempre più nel particolare, non so come, eccitato fino all’inverosimile, gli dissi che anch’io avevo rapporti con i maschi e che mi piaceva fare quelle cose che lui adorava, pertanto, gli confidai che anch’io prediligevo i “maschi veraci” e che non avevo mai avuto rapporti con le donne, non conoscevo nulla dei rapporti etero. Finita la cena, uscimmo dal locale e ci avviammo a fare una lunga passeggiata sull’affollatissimo lungomare. Il mio albergo non era eccessivamente lontano da dove ci trovavamo, ma mi trattenei dall’invitarlo in camera mia poiché conoscevo gli albergatori da tanti anni e non mi andava di fare scoprire a loro qualcosa su di me, pertanto non lo invitai nel mio albergo, ma fu lui ad invitare me nel suo. “Sai”, mi disse, “ mi andrebbe di passare una notte di sesso sfrenato con te, mi sei piaciuto, sono terribilmente eccitato e penso che lo sia anche tu, se non hai nulla in contrario, poiché è quasi una settimana che non godo come dico io, se ti fa piacere, possiamo andare nel mio albergo e trascorrere insieme la notte scopando e godere”. Andammo a prelevare la sua auto e ci avviammo verso il suo albergo, io ero eccitato, vuoi perché il vino m’aveva reso un po’ brillo, vuoi perché i suoi racconti avevano risvegliato i miei sensi, l’insieme delle cose fece sì che una volta in macchina non potei trattenermi oltre dal prenderlo e stringerlo fra le mie mani, dietro suo specifico invito. “Dai, mi disse, toccalo, stringilo fra le mani, senti com’ è duro, è una serata che sono eccitato da morire, il destino ha voluto farci incontrare non sciupiamo altro tempo. Io avvicinai la mia mano alla sua patta e mi trovai a stringere un cazzo duro e al tatto ben dotato sia in grossezza che in lunghezza. Lo strinsi voluttuosamente con le mie dita esperte, ma non accettai di tirarlo fuori, avevo paura che qualcuno passando vedesse attraverso i vetri, invece lo invitai ad andare verso l’albergo dove saremmo stati più comodi. Era tardi, ma c’era tanta gente in giro, in ogni modo tutto il tragitto fino all’albergo tenni tra le mie dita questo bel cazzo che divenne l’oggetto dei miei desideri. Giunti in albergo, trovammo il portiere di notte al quale il mio amico disse che mi avrebbe condotto in camera con lui poiché dovevamo finire un affare di lavoro. Il portiere non ebbe nulla da obiettare e preso l’ascensore salimmo in camera. La cosa che mi colpì fu il letto matrimoniale, al che il mio amico mi spiegò che aveva sempre preso delle matrimoniali poiché sperava sempre in qualche “conquista” com’era capitata altre volte oltre quella sera. Chiarito questo, mi strinse da dietro, facendomi sentire il cazzo contro il mio culo e dicendomi all’orecchio che mi desiderava tanto. Mi accorsi che si stava eccitando di nuovo, gli stava diventando di nuovo duro, pertanto l’invitai a spogliarsi e così feci pure io. Totalmente nudi entrambi, ci buttammo sul letto cominciando a stringerci e rotolarci come forsennati, poi fui io a dirigere la situazione e fattolo sdraiare sulla schiena, mi accinsi a guardare, leccare e succhiare quel bel cazzo che avevo stretto lungo il tragitto stradale. Era un cazzo ben fatto, lungo circa un diciotto centimetri, abbastanza grosso, venoso, dotato di una rossa e grossa cappella, nell’insieme un cazzo da scopare in tutti i sensi. Mi avvicinai con la mia umida lingua e cominciai a leccare la rossa e turgida cappella che resi lucida con la mia saliva, poi passai a leccare delicatamente tutta l’asta per ritornare sulla cappella dove leccavo con la punta della lingua il buchetto ed il frenulo. Lo feci impazzire dal desiderio di sborrare, ma io ero ormai esperto e sapevo come fare per trattenere più a lungo la sborrata. Mi fermai, strinsi la base del cazzo e poi lo infilai decisamente nella mia famelica bocca e cominciai a succhiare. Succhiavo, poi ritornavo a leccare, scendevo a leccare anche i coglioni e succhiandoli uno per volta, mi implorava di farlo godere. Sapevo che non sarebbe stato in grado di penetrarmi, era troppo eccitato, pertanto mi decisi a farlo sborrare nella mia bocca. Lo feci sedere sul bordo del letto, m’inginocchiai sul tappeto, infilai in bocca quel durissimo cazzo e cominciai a spompinarlo divinamente spingendolo fino in gola. Il mio amico non seppe trattenersi oltre ed avvisandomi che stava per godere, cercò di spingermi tutto il cazzo in gola, io lo fermai in tempo e bloccai tra le mie labbra solo la cappella e mi sentii invadere la bocca da una calda e copiosissima sborrata. Trattenni in bocca la calda sborra per assaporarla meglio, poi, pian piano inghiottii tenendo sempre in bocca il cazzo che non perdeva la sua durezza. “Sei stato stupendo, magnifico, mi disse, non so perché avevo intuito che ci saremmo intesi molto bene, succhi il cazzo in modo splendido e ingoi, cosa che non tutti gradiscono fare, continuò, mi è difficile ricordare qualcuno che possa essere stato più bravo di te, ho avuto fantastici succhiacazzi, ma il tuo pompino con l’ingoio è stato fino ad oggi impareggiabile e come vedi il mio cazzo è rimasto duro e questo è merito della tua bocca e del tuo pompimo”. A quel punto avevo anch’io voglia di godere, soprattutto desideravo essere penetrato, lui intuì le mi voglie, quindi staccatomi il cazzo dalla bocca, mi pregò di mettermi a culo a ponte, infilatosi un preservativo, avvicinò quel bellissimo cazzo al mio buchetto e con un colpo deciso entrò dentro oltre la metà di quella superba asta. Si fermò qualche istante ad assaporare il picare della penetrazione, poi continuò a spingere facendolo entrare tutto fino a sentire sbattere i ciglioni contro il mio culo. Felice della penetrazione, si mise a scopare decisamente, poiché aveva già sborrato precedentemente, la scopata durò molto e ne approfittammo per fare altre posizioni, finché non lo sentii gemere ed accelerare la scopata, segnale che stava per godere; infatti si fermò e quando sentì il cazzo ammorbidirsi lo tirò fuori facendomi vedere l’enorme quantità di sborra che aveva prodotto dentro al preservativo. Eravamo entrambi soddisfatti, anch’io avevo goduto diverse volte, quel cazzo mi era veramente piaciuto ed altre a far godere lui, n’avevo approfittato per godere pure io. Ritornai in albergo soddisfatto ed inutile aggiungere che per tutti gli altri gironi della mia permanenza nel posto c’incontrarono per scopare e godere. Ci scambiammo i nostri recapiti telefonici per poterci incontrare nella nostra città e continuare i nostri incontri, così l’ultimo giorno di ferie fu dedicato interamente al sesso ed ai cibi che assaporammo andando in giro nelle trattorie del luogo. L’indomani pomeriggio io ripartii per raggiungere la mia città, mentre lui si trattenne per lavoro, ma con la promessa di risentirci e ritrovarci molto presto. Io ripresi il lavoro, ma avevo spesso la tentazione di telefonare, infatti, trascorsi due giorni d’attesa ed alla fine non potendone più telefonai al numero che mi aveva dato e mi rispose una bellissima voce maschile molto giovanile ed arrapate, che m’informò che il titolare si sarebbe ritirato in serata e che se volevo potevo lasciare un recapito per essere richiamato. Lasciai il nome convenuto, ma al contempo desideravo conoscere dal “vivo” quella voce che avevo sentito al telefono, mi aveva eccitato terribilmente, era necessario per me scoprire a chi appartenesse. La sera, infatti, il mio amico mi telefonò e stabilimmo di incontrarci l’indomani in un appartamento da lui indicatomi, sicuro e lontano da sguardi indiscreti. Mi recai all’appuntamento all’ora stabilita e mi ritrovai in una via periferica della mia città, poco frequentata a quell’ora ed in un condominio con pochi appartamenti, per cui non vidi persone in giro, suonai alla porta che m’aveva indicato e mi aprì il mio amico in vestaglia, accogliendomi in casa e facendo da padrone m’invitò a spogliarmi e saltare tutti i preliminari per “fare sesso” poiché era eccitatissimo. Io gli dissi di star calmo, poiché, benché fossi anch’io eccitato, desideravo fare tutto con calma, quindi desideravo anche i preliminari particolarmente piacevoli. Cominciò quindi a stringersi a me, a baciarmi sul collo, strusciarsi su di me, facendomi sentire tutta la sua eccitazione e spingendomi contro il suo cazzo durissimo ed arrapatissimo. Mi girai per offrirgli anche il mio culo e continuò a sfregare il suo durissimo cazzo contro le mie natiche e simulando la scopata. In brave fui arrapato anch’io, quindi ci mi spogliai, rimanendo nudo, mentre lui l’era già da un po’ avendo tolto l’unico indumento che indossava: la vestaglia. Eravamo entrambi eccitati, notai il suo cazzo dritto e duro, pronto a scopare, non persi tempo, lo leccai, lo misi in bocca per umettarlo, poi lo infilai in bocca succhiandolo, ma solo per poco, capii che avrebbe resistito pochissimo, infatti mi girai assumendo la classica posizione alla pecorina e subito il mio amico appoggiò la sua grossa e dura cappella contro il mio buco che si aprì subito per farlo entrare e scivolare dentro fino alle palle. Si fermò solo qualche momento per assaporare la totale penetrazione e cominciò a scopare divinamente, con la conseguente immediata sborrata che mi riempì le visceri. Non era durato molto come avevo pensato, era troppo eccitato e cercò di scusarsi promettendomi un’altra scopata poiché io non avevo goduto, ero ancora eccitato e desideroso. Ci riposammo un po’, parlammo in generale di noi e dei nostri lavori e mi confidò che avrebbe avuto piacere e presentarmi il suo aiutante che egli considerava il suo successore non avendo egli stesso figli naturali che avrebbero potuto continuare la sua attività commerciale. Mi confidò che fossero molto intimi e che spesso avevano scopato insieme le stesse donne e aveva capito che non sarebbe dispiaciuto al suo successore avere un’esperienza diversa in altre parole con un altro uomo, però avrebbe accettato di farlo solo in sua presenza e avrebbe fatto solo l’attivo. Io a quel discorso mi sentii rimescolare il sangue, ricordando quella maschia voce che mi aveva risposto al telefono, quindi immaginandolo lì, chiusi gli occhi e cominciai a stringere tra le mani il cazzo del mio amico, pensando all’altro, immaginando l’altro di cazzo, poi per farlo eccitare, cominciai a leccarlo tutto, leccai tutta la cappella, lo scroto contenente due grosse palle che presi in bocca e le succhiai, poi scivolai lungo tutta l’asta con la mia lingua per giungere fino alla cappella che tirai fuori e leccai, per poi mettere tutto il cazzo in bocca e cominciai a succhiare fino a quando non sentii riprendere il desiderio e l’eccitazione da parte che mio amico che mi spingeva la testa per far entrare fin dentro la gola il suo cazzo che s’induriva e gradiva il trattamento della mia lingua e della mia bocca. Divenuto duro come il ferro, il mio amico stavolta se la prese comoda, sapeva di poter resistere a lungo ed, infatti, mi fece coricare supino, mi fece alzare le gambe, apertomi le natiche, umettò il mio buchetto e spinse decisamente dentro il suo duro cazzo facendolo entrare tutto fino ai ciglioni, dopo si mise a scopare facendo entra ed esci portandomi al massimo del desiderio e dell’eccitazione, mi fece girare e mi prese da altra punto di vista, mi fece assumere molte e strane posizioni, ogni volta che entrava dentro di me la mia eccitazione saliva al massimo e partecipavo alla scopata con intensità. Certo non sarebbe durato all’infinito, infatti, mi mise nella classica delle posizioni: la pecorina, e dopo averlo messo tutto dentro, cominciò a scopare come un forsennato imprimendomi dei colpi tremendi, facendo uscire tutto il cazzo per farlo rientrare dentro con un solo colpo; poi lo sentii gemere e godere sentendo dentro di me la sua calda e copiosa sborra. Ci riposammo un po’ e dopo andammo a fare una doccia, quindi ci ripromettemmo un nuovo incontro m stavolta a tre, ci sarebbe stato il suo carissimo successore, anche se ancora rimaneva apprendista. Stabilimmo il giorno e l’ora e da qual momento cominciai a contare le ore, conoscere un’altra persona con la quale fare sesso, mi spingeva all’eccitazione massima. Inoltre, il sapere di essere in tre con due cazzi a mia completa disposizione, mi mandava in visibilio, ricordavo quelle poche volte che l’avevo fatto, che mi avevano spedito in cielo per la goduria, non facevo altro che spingere il tempo, che a sua volta sembrava non volesse passare mai. Ma finalmente giunse il sospirato giorno, preparatomi com’era, mia abitudine, mi presentai all’appuntamento in perfetto orario, ma mi accorsi che non c’erano ancora i miei amici, in principio non me ne preoccupai tanto, ma trascorse circa una mezz’oretta senza che nessuno si facesse vivo e la cosa cominciò a preoccuparmi. Non sapevo dove andare né cosa fare, se mi allontanavo e poi loro arrivavano……. non sapevo prendere una decisione ed inoltre cominciavo a pensare che mi avrebbero fatto attendere inutilmente. Pensavo a come mi sarei vendicato con il mio amico “pescatore” alla prima occasione, ma mentre facevo questi tristi pensieri, lo vidi giungere da solo. Mi rassicurò dicendomi che il suo baldo e giovane aiutante aveva preferito aspettarci da un’altra parte, pertanto saliti sulla sua automobile ci avviammo verso la periferia della città. Dopo aver abbandonato la città, camminammo ancora un po’ verso la campagna, poi girò in una stradina piuttosto stretta fino a fermarsi in una cascina piuttosto isolata. Fuori era parcheggiata una piccola utilitaria ed il mio amico mi disse che apparteneva al nostro amico che ci aveva preceduti. Entrammo in casa e ci accolse il baldo giovane, aitante, magro, capelli chiari, begli occhi scuri e penetrante, sguardo maschio con zigomi ben evidenziati, braccia forti e muscolosi, insomma un gran bel maschione, non c’era altro aggettivo. Al solo vederlo le gambe mi diventarono di gelatina, ma sorressi bene la situazione, ci sedemmo attorno al tavolo e sorseggiando del buon vino cominciammo a parlare del più e del meno anche se il mio amico pescatore volle raccontarci alcune sue avventure galanti e di sesso che cominciò a colorire con delle espressioni anche volgari, per riscaldare l’ambiente, poi c’informò che a furia di parlare di sesso si era eccitato e per dimostrarlo si alzò con il cazzo duro in mano mostrandoci la sua eccitazione. Il giovane amico non fu di meno del suo principale, per dimostrare che non era rimasto indietro si alzò ed abbassatosi i pantaloni mise in mostra un cazzo che era una meraviglia solo a guardarlo, non eccessivamente lungo, circa 18/19 cm di lunghezza, ma grosso, tremendamente grosso, non arrivava a stringerlo con il pollice e l’indice, la cappella rosso vivo era rotonda e perfettamente adattata a quel bellissimo esemplare di cazzo. Io rimasi lì incantata a guardarlo e non mi resi conto che il baldo giovane stava venendo verso di me, solo quando mi fu vicino mi resi conto di essere rimasto imbambolato a guardare solo ed esclusivamente il suo bel cazzo; lui, per farmi ritornare con i piedi per terra mi disse: “Guarda che è tutto vero, un cazzo di carne duro come il ferro e più grosso che lungo cha arreca piacere a me e a chi lo riceve, prova a prendertelo e te n’accorgerai. Anche il mio amico pescatore si era avvicinato, cominciò a stringersi dietro di me per farmi sentire la sua eccitazione ed io strinsi voglioso tra le mie mani quel superbo cazzo. Lo presi con entrambe le mani, lo scalpellai, poi lo segai lentamente, più lo stringevo, più lo desideravo, più saliva la mia eccitazione che aumentava anche per il fatto di sentirmi spingere sul culo un altro cazzo duro e che mi aveva già recato tanto piacere. Trascorso un po’ di tempo in questa posizione, decidemmo di denudarci completamente, poi cominciammo a strofinarci uno contro l’altro, presi entrambi i cazzi uno per mano, li scalpellai e dopo averli umidificati con un po’ di saliva, cominciai a segarli decisamente e farli diventare duri come il ferro. Poi m’inginocchiai e cominciai la cosa che piaceva di più a loro ed anche a me: il pompino; il primo cazzo che infilai decisamente in bocca, ma anche con tanta difficoltà, fu quello del giovane. Era tremendamente grosso, feci fatica a spalancare a bocca e a farlo entrare, ci riuscii e fummo entrambi soddisfatti, ma lui stesso mi disse di non succhiarlo molto perché avrebbe desiderato incularmi. Passai al cazzo del mio amico pescatore che era di misure più regolari e dopo averlo leccato a lungo, lo infilai in bocca e lo succhiai avidamente. Il giovane non si accontentava di guardare e sollevatomi il bacino, m’invitò ad aprire le natiche per permettergli d’incularmi. Era un invito a nozze, ma date le misure volli prendere qualche precauzione per evitare spiacevoli conseguenze per me e per lui. Presi un tubetto di vaselina e invitai il mio amico a trattare sia il mio buco che il suo cazzone, poi l’invitai ad essere delicato e a spingere piano per far entrare il cazzo a poco a poco onde evitare dolore a me e poco piacere a lui. Così fece infatti, e dopo aver umettato bene il mio buchetto, si spalmò tutto il suo cazzo, mettendone parecchia anche sulla cappella, poi fattomi girare ed appoggiare con il gomiti sul tavolo, mi allargò le natiche puntando decisamente il suo bestione contro il mio buchetto. Il mio amico pescatore l’aiutò in questa fase, tenendo lui le mie natiche aperte e liberando così lo mani del giovane che con la mano libera si tenne in mano il cazzo per puntarlo contro il mio culo, mentra con l’altra mano teneva il buco per aperto. Io ero impaziente di sentire il cazzone e l’attesa mi innervosiva, spingevo il mio culo contro il cazzo, ma questo sembrava allontanarsi; finalmente appoggiò la cappella contro il mio culo e piano piano la sentii spingere dentro. Che sensazione……… il mio buco si allargava per permettere al cazzone di entrare, ma….. che strana sensazione…… non di vero dolore, ma di allargamento totale delle pareti per permettere il passaggio. Mi sentivo allargare sempre di più, avevo la sensazione dello sfondamento totale, non posso dire che forre vero piacere, sarei bugiardo a dirlo, ma allo stesso tempo non desideravo per nulla al mondo che lo sfondamento avesse fine. Il giovane fu molto bravo, entrava a poco a poco, spingeva piano e si assicurava che non mi procurasse alcun dolore ed alcun danno, anche il mio amico pescatore a quella vista si era eccitato a dismisura, infatti fattomi girare un poco verso di lui, mi mise in bocca il suo bel cazzo per farsi fare un bel pompino, cosa che gradii di cuore, poiché mi faceva realizzare ancora una volta il grande sogno di avere due cazzi a disposizione. Anche se non era la prima esperienza, per me era sempre una cosa nuova e diversa, purtroppo l’eccessiva eccitazione diede inaspettatamente i suoi frutti. Il mio giovane amico, benché avesse entrato ben metà del suo cazzone dentro il mio culo, non resistette più e sborrò copiosamente, altrettanto il mio amico pescatore che mi riempì la sua bocca di calda ed abbondante sborra. Restammo fermi qualche minuto, poi mi sentii sfilare il cazzo dal culo, anche se la sensazione di sfondamento rimase, il mio amico pescatore uscì il suo cazzo dalla mia bocca ben pulito, quindi andammo in bagno a pulirci. Ci riposammo un po’, ma avevamo tutti e tre desiderio di riprendere, trascorsa circa una mezz’oretta riprendemmo. Prima cominciammo quasi a giocare strusciandoci e stringendoci voluttuosamente, poi cominciai a prendere in mano i loro cazzi, a stringerli e a segarli. La cosa cominciò a produrre i suoi effetti e ben presto, con mia meraviglia, il cazzo che s’indurì per primo fu quello del mio amico pescatore, il quale mi fece mettere a pecorina e senza tanti preamboli, ma solo con un po’ di saliva sprofondò tutto il suo cazzo dentro al mio culo e cominciò a scoparmi come un forsennato. Il giovane amico si vide battere dal suo principale talaltro anche più grande in età e quasi quasi ne era risentito, io lo feci avvicinare a me e glielo presi in bocca, poi glielo leccai tutto facendolo mugugnare dal desiderio. Il mio amico pescatore mi fece girare e facendomi coricare sulla schiena, mi fece alzare le gambe per incularmi di nuovo fino alle palle. In quella posizione avevo difficoltà a prendere in bocca il cazzone del giovane, pertanto lo leccai vogliosamente mantenendolo così sempre ben duro. Facemmo altre posizioni fino a quando ripresa la primaria posizione sentii il mio amico pescatore accelerare la sua scopata per finire in una copiosissima sborrata. Uscito dal mio culo ed ancora aperto per la precedente inculata, il giovane cazzone mise un po’ di vaselina sul mio buco ed altrettanta sulla sua cappella, appoggiò quest’ultima sul buco ancora aperto e spinse, stavolta decisamente il suo cazzone dentro, raggiungendo bel presto la metà della lunghezza del suo cazzo e facendomi sentire quant’era veramente grosso e duro. Stavolta, però, continuò a spingere e non di fermò fino a quando non sentì i suoi grossi ciglioni sbattere contro il mio culo. Si fermò qualche attimo, si strinse forte a me cingendomi il petto con le sue braccia poderose, felice d’essere entrato con tutto il suo cazzone dentro il mio culo e facendomi assaporare tutta la lunghezza, ma soprattutto la grossezza del suo cazzone. Poi, cominciò a scopare prima piano, per poi accelerare e sentirmelo sfilare da dentro tutto d’un colpo, per risentirlo dentro tutto con un solo colpo. Rifece più volte questo esci ed entra in un solo colpo, mostrava anche al suo principale come si era allargato a dismisura il mio buco, era felice di averlo veramente sprofondato. Poi mi fece fare diverse posizioni, di fianco, di lato, a ponte, supino, sembrava non stancarsi mai; io accettavo di buon grado, godendo come non mai, sentivo solo piacere, partecipavo con goduria, mi sentivo aperto come non mai, desideravo non finisse mai, invece anche cazzone alla fine godette e riversò dentro al mio culo un torrente di calda sborra. Sazio e soddisfatto mi tenne stretto a lui per lungo tempo gustandosi la scopata che l’aveva fatto svenire dalla goduria. Eravamo tutti stanche, ma soprattutto soddisfatti, per cui dopo esserci lavati riprendemmo la strada del ritorno dandoci appuntamento per altri incontri. Inutile raccontare tutti gli incontri che avvennero in seguito, ce ne furono tantissimi quasi sempre in tre, molte volte solo con il pescatore, altre volte solo con il giovane cazzone ed erano sempre incontro goduriosi e soddisfacenti per tutti. Inutile aggiungere che il giovane cazzone rimase con me fin quasi alla fine della mia intensa attività sessuale: fu l’ultimo mio cazzo. CAPITOLO QUINDICI Mi accingo a narrare l’ultima anzi, le ultime due conquiste o se vogliamo l’ultima avventura che ebbe come protagonisti un venditore di orologi ed un riparatore degli stessi. In uno dei miei viaggi all’estero, m’ero invaghito di un bel orologio da tasca, un bel giorno, dopo molti anni di buon funzionamento, all’improvviso si fermò. La cosa mi dispiacque perché ero molto affezionato all’orologio ed alla sua funzione, inoltre odiavo possedere oggetti che non funzionassero, pertanto un sabato mattino mi misi a cercare qualcuno che lo sistemasse. Raggiunsi il centro e trovai un’insegna che indicava il negozio che faceva per me; entrato non trovai nessuno, chiamai e venne un……. come definirlo……. un VERO UOMO, ma di quelli veri, di quelli che sprizzano sesso maschile da tutti i pori. Alto giusto, sopra il metro e settanta, spalle larghe, due braccia muscolose e poderose, muscoli ben pronunciati, pettorali che stentavano a non uscire dalla camicia, per non parlare del…… pacco ben tenuto, ben gonfio su un paio di jeans attillatissimi che mettevano in evidenza oltre l’ottima dotazione anche dei bicipiti stupendi. Rimasi imbambolato ad ammirare tale meraviglia d’uomo, lui lasciò saziarmi gli occhi, poi con noncuranza si portò la mano al suo cazzo, lo strinse voluttuosamente e mi chiese con voce roca ma suadente cosa desiderassi. Io stavo per dirgli qualche altra cosa, ma mi trattenei, quindi gli mostrai il mio orologio e gli chiesi se poteva sistemarmelo. Mi disse che per essere sicuro di poterlo sistemare doveva prima aprirlo, quindi se non avevo premura avrei dovuto aspettare per avere una risposta e che sarei potuto anche passare nel retrobottega. L’invito non mi dispiacque, non so perché mi dava l’impressione di qualche cosa di proibito, mi sentivo come eccitarmi al solo pensiero, immaginavo qualcosa di nuovo, qualche nuova conquista, una nuova avventura, qualcosa di stupendo, me lo sentivo sarebbe accaduto, il mio fiuto non aveva mai sbagliato. Infatti passai nel retrobottega, dove regnava, secondo la mia logica, un totale disordine, c’era di tutto, tavoli con orologi di tutti i tipi aperti, sveglie di tutte le misure, barattoli di vetro con parti di orologio, persino pendoli da sistemare, poi c’erano una comoda e grande poltrona ed un divano. “Non badare al disordine – mi disse – qui c’è tutto il mio mondo, entro qui dentro la mattina presto, per uscirne a tarda sera ed andare a casa a dormire, anche se talvolta dormo qui su questo divano coprendomi con delle coperte durante l’inverno, anche se sono sposato ed ho figli, sono io a gestire la mia vita” Sedutosi al tavolo di lavoro prese un aggeggio ed aprì il mio orologio, poi si mise sull’occhio un monocolo e guardò dentro attentamente. C’è del danno, mi disse, bisogna aprirlo, smontarlo e vedere cosa è successo, è da tanti che ce l’ha? Mi chiese, sicuramente ha qualche anno e non è stato mai pulito. Io risposi affermativamente alla sue domande, anche se non capivo perché continuasse a toccarsi il cazzo con la mano e a stringerlo voluttuosamente mente parlava con me, tanto che non potendone più, anche perché mi ero eccitato fino all’inverosimile gli chiesi a bruciapelo: Mi scusi se sono indiscreto “ha per caso le piattole?” “No, mi rispose, perché mi fa questa domanda”? Ed io gli risposi che non capivo perché continuasse a toccarsi e a stringersi il cazzo; al che esaudì la mia curiosità dicendomi che era un vezzo, un’abitudine quasi involontaria che aveva sin da bambino, gli piaceva insomma stringersi il cazzo, assicurarsi che ci fosse e poi aggiunse, non si sa mai…. potrebbe interessare a qualcuno. La situazione si stava facendo interessante, quindi mi feci coinvolgere, mi dimostrai disposto a continuare e gli domandai se nel fare sesso era selettivo, cioè desiderava scopare con tutti o solo con le donne dal momento che era anche sposato, ma con mia somma meraviglia mi disse che scopava con tutti, basta che si scopasse in maniera sana, sicura, divertente e goduriosa. Quindi mi informai se l’avesse fatto anche con gli uomini e se gli fosse piaciuto e quanto; a queste domande mi disse che invece di rispondere con la bocca avrebbe risposto il suo caro amico attaccato in mezzo alle sue gambe. Infatti guardando il suo pacco, mi accorsi che stringeva un cazzo certamente di ottima taglia molto ma molto duro che parlava da solo. “Io, mi disse, ho cominciato a scopare con i maschi, sono stati loro ad avviarmi verso il sesso e verso il godimento totale, il primo pompino me l’ha fatto un uomo maturo e la mia prima scopata è stata un’inculata fatta ad un giovane di alcuni anni più grande di me. Ho sempre preferito i pompini dei maschi, sono dei veri pompini ben fatti, si dedicano a leccare e a succhiare con tutta l’anima, moltissimi addirittura ingoiano la sborra senza fare casini e si lasciano inculare che è una meraviglia. Guarda, aggiunse, il solo pensiero m’ha fatto diventare il cazzo più duro del ferro, non so se la cosa ti dia fastidio o ti piaccia, io penso che ti piaccia vero?” Io non risposi, mi alzai, stesi la mano verso il suo cazzo e lui spostando la sua, mi permise di toccarlo anche se attraverso i pantaloni, con la mano libera mi toccava il culo spingendo il dito medio verso il mio buchino. La situazione era veramente elettrizzante, eravamo entrambi eccitati, quindi si alzò, andò a mettere un cartellino dietro i vetri della porta del negozio, quindi tornato nel retrobottega si spogliò in fretta invitandomi a fare altrettanto. Mi spogliai e potei ammirare un corpo stupendo, così come avevo intravisto attraverso gli abiti, mi disse che gli piaceva fare palestra ma soprattutto gli piaceva scopare, infatti aveva un bel cazzo lungo, grosso, duro ma la qualità migliore era il fatto di essere perfettamente dritto. In genere i cazzi sono leggermente arcuati, curvi, questo invece sembrava un’asta perfettamente dritta. Lunghezza intorno ai 20 cm e ben grosso anche se non in modo eccessivo, ma comunque il cazzo classico che arreca solo godimento che ti fa impazzire quando te lo senti sbattere tutto dentro fino ai coglioni. Lo presi con la mano, lo strinsi, lo scalpellai, lo segai delicatamente, mi strinsi voluttuosamente a lui, mi infilai il cazzo in mezzo alle gambe, mimando la scopata, leccavo il mio uomo sul collo e lui ricambiava leccandomi anche i capezzoli, toccandomi le natiche con grande desiderio ed infilandomi dentro il buco il suo dito medio. Eravamo troppo eccitati, mi abbassai, cominciai a leccare tutto il cazzo, per poi infilare decisamente la cappella dentro la bocca e cominciai a succhiare divinamente. Data la forte eccitazione sapevo per esperienza che non avrebbe potuto scoparmi, sicchè mi dedicai a fare un bel pompino, glielo leccai divinamente e glielo succhiai talmente bene che in breve mi sentii inondare la bocca da una copiosissima e caldissima sborrata che mi affrettai ad ingoiare per non perderne nemmeno una goccia. Il mio amico era ultrasoddisfatto del pompino, non sapeva come elogiarmi, però aggiunse che desiderava prendermi anche il culo, desiderava scoparmi e quindi incularmi. Gli risposi che il desiderio era anche il mio, quindi subito cominciai e leccare e a succhiare di nuovo quel cazzo che a dire il vero in breve divenne di nuovo dritto e duro. Fattomi appoggiare alla poltrona, mi curvò, m’invitò a tenermi le natiche aperte con entrambe le mani, mentre lui umettava con la saliva sia il mio buco che la sua stupenda cappella, poi con una spinta decisa entrò con un solo colpo metà del suo cazzo dentro al mio culo, poi umettò ancora con della saliva e con altre poche spinte entrò tutto dentro di me fino ai coglioni. Si mise a scopare come un forsennato facendo entrare ed uscire il suo bel cazzo che scivolava divinamente dentro al mio culo arrecando ad entrambi un’immensa goduria. Cambiammo spesso posizione, l’amico era dotato oltre che di cazzo anche di fantasia, e poiché aveva già goduto, scopammo per parecchio tempo, ma alla fine godette riempiendomi il culo con la sua calda e copiosa sborra. Ci pulimmo, io ritornai a casa e lui riprese il suo abituale lavoro. Inutile aggiungere che ci incontrammo spesso, stabilimmo dei giorni e delle ore in cui vederci, ed io mi dovevo giostrare con tutti gli altri, insomma avevo assicurato un cazzo al giorno quindi una scopata quotidiana, ero io a stabilire con chi e quando, loro erano sempre d’accordo con me, diversamente sapevano che avrei troncato tutto. Fu in un incontro molto eccitante che il mio amico orologiaio mi parlò di un suo amico, negoziante d’orologi e di altri oggetti orafi, il quale benché felicemente sposato, desiderava rifare un’esperienza “diversa” come glie era accaduta parecchi e parecchia anni fa, ma che non aveva più potuto ripetere e cioè scopare con un maschio anche in compagnia di un altro, quindi una scopata in tre, precisando che due maschi dovevano essere attivi, uno era lui, l’altro era il mio amico orologiaio, quindi il terzo per esclusione dovevo essere io. Precisò che non ero obbligato a farlo, solo se l’idea mi fosse piaciuta, se avessi accettato, di sicuro non me ne sarei pentito. Non sapevano i miei cari amici quante ne avrei avuto io da raccontare, comunque presi tempo per dare una risposta, e dopo qualche tempo accettai di incontrare l’orafo come io lo chiamai: L’incontro avvenne un sabato sera tardi nel negozio del mio amico orologiaio, l’orafo, era basso di statura, un po’ grassottello, non particolarmente attraente, se devo dire la verità non era proprio il mio tipo, ma ormai non potevo più tirarmi indietro, tanto valeva stare al gioco e continuare a giocare. Il mio amico orologiaio, per rompere il ghiaccio, cominciò a stringermi da dietro a farmi sentire il suo cazzo sul mio culo, invitò l’orafo ad unirsi a noi, così mi ritrovai stretto tra due maschi arrapati e vogliosi. Non potei fare a meno di eccitarmi, pertanto ci spogliammo e così potei scoprire il nuovo cazzo che come avevo intuito non era poi una meraviglia. Duro si, era duro, anzi molto duro, corto non arrivava a 17 cm., non eccessivamente grosso, tanto che lo stringevo magnificamente tra le mie mani e potevo infilarlo tutto in bocca senza problemi arrecando a lui un piacere immenso. Eravamo eccitati quindi cominciammo a scopare, tocco per prima all’orafo che fu ben felice di riscoprire il piacere di inculare dopo aver riscoperto il piacere del pompino, ben presto fu dentro di me cominciò a scopare, ma data l’eccessiva eccitazione quasi subito sborrò e rimase insoddisfatto. Il suo posto fu ben presto rimpiazzato dal mio amico orologiaio che fece durare a lungo la sua scopata arrecando ad entrambi una goduria immensa e facendomi fare tantissime posizioni che fecero rieccitare l’orafo, il quale appena si accorse che l’orologiaio aveva sborrato, senza farmi cambiare posizione mise dentro il suo cazzo già duro e cominciò a scopare. Stavolta fu più lunga ed anche più piacevole per me, che avevo sentito dentro il mio culo per ben tre volte tre volte due cazzi diversi senza intervalli né interventi “rizzatori” da parte della mia bocca. In verità non ravamo ancora sazi nessuno dei tre, per cui ci ripulimmo e ricominciammo. Mi diedi da fare, cominciai a leccare prima l’uno poi l’altro cazzo, poi uno per volta li misi in bocca e cominciai a succhiare, quello più semplice era quello dell’orafo che entrava tutto in bocca ed infatti diventò duro per primo. Mi misi in posizione prona, mentre lui mi inculava, io succhiavo il cazzo del mio amico orologiaio che mi piaceva di più, a dire il vero, insomma godevo comunque perché avevo due cazzi a mia disposizione uno in bocca ed uno in culo, cosa potevo desiderare di più? Quando l’orafo ebbe sborrato ad incularmi fu l’altro cazzo che era diventato duro come il ferro, con lui cambiai spesso posizione e facemmo una scopata degna di tale nome fino alla copiosa sborrata. Avendo ognuno di noi altri impegni, dopo esserci puliti ci avviammo ognuno verso le nostre rispettive abitazioni con la promessa di altri incontri, ce ne furono moltissimi. Per non ripetermi, mi ero assicurato una scopata al giorno, un cazzo al giorno tutto per me, una goduria giornaliera, la mia vita era felice e completa sotto ogni aspetto e tale rimase malgrado tutte le vicissitudini che capitarono e fino a quando per età ed acciacchi non finì anche il mio desiderio sessuale. Scopai fino alla fine quasi dei miei giorni, il mo ultimo uomo ed quindi il mio ultimo cazzo fu l’aiutante del pescatore, forse perché il più giovane dei miei amanti, o forse perché il suo cazzo mi ricordava il mio primo cazzo, quello che mi aveva aperto le porte del godimento sessuale: il mio primo amante; gli altri erano a poco a poco scomparsi, che era morto, chi era diventato troppo vecchio, che era malato, insomma l’ultima rimasto era qual giovane che fino alla fine mi fece godere e fu quello a cui lasciai tutti i miei beni; lui mi aveva fatto gioire ed era giusto che ne godesse i frutti. Non mi lamentavo della mia vita trascorsa, l’avevo veramente GODUTA in pieno, potevo quindi Morire contento e soddisfatto di tutto quello che avevo fatto. FINE P.S.: Il romanzo è puro frutto di fantasia da parte dell’autore, il quale lo ha realizzato su degli appunti trovati par caso in un sottotetto durante dei lavori di restauro di una vecchia casa, l’autore non conosce il personaggio degli appunti, la sua nascita, la sua vita, la sua città, pertanto partendo dagli appunti, ha spaziato con la fantasia non collocando la vicenda in nessun tempo ed in nessun luogo. L’autore non ha mai avuto esperienze omosessuali, ha vissuto e vive in pieno godimento, la propria vita da eterosessuale, senza con ciò disprezzare altre forme di vita sessuale ma per sua libera scelta e rispettando al contempo le scelte degli altri. Grazie, mi auguro che vi siate divertiti e soprattutto abbiate goduto.
Aggiungi ai Preferiti