Pasquina quella settimana di un anno fa, era agosto, era molto eccitata. L’appartamento dove lei abitava, nel vicolo dietro la chiesa madre del paese, avrebbe goduto di un isolamento totale, visto che i vicini sarebberomancati almeno una settimana per godersi un po’ di vacanza al mare. Io, ovviamente, già pregustavo una due giorni davvero hard con lei, che continuò a stuzzicarmi la fantasia per tutta la settimana, dicendomi che aveva in serbo per me un’eccitante sorpresa. I vicini finalmente il sabato mattina partirono. Bene, quel sabato sera uscii di corsa da casa e bussai alla sua porta, impaziente. Appena l’aprì, mi apparve subito una Pasquina diversa da come già la conoscevo: indossava, infatti, un lungo abito scuro con una profonda scollatura che lasciava intravedere i suo i seni enormi e la sagoma dei suoi capezzoli che già gonfi spiccavano sotto il vestito.Rimasi per un attimo sorpreso, sapendo della sua abitudine a vestire casual anche nei nostri precedenti incontri erotici. Una cintura rossa le stringeva leggermente il vestito alla vita, non portava calze e camminava scalza sul pavimento dell’appartamento. Mi sedetti sul divano del salotto,col cazzo che già s’induriva nei miei jeans, la contemplai mentre s’indaffarava ad imbandire con molta semplicità il tavolo. Era davvero incredibile come un semplice abito potesse cambiare una donna, come potesse rendere Pasquina ancora più attraente di quanto non era già. I suoi occhi sembravano splendere sotto i capelli neri e cortissimi che era solita portare, un rossetto viola scuro finiva di completare il suo aspetto. Avrei voluto prenderla subito, sollevarle quel lungo abito, strapparle con forza gli slip e penetrarla, brutalmente lì, sul tavolo, in mezzo alle tartine e alla maionese. Ma qualcosa mi consigliò che dovevo ancora aspettare e che l’attesa sarebbe stata ripagata. Finalmente ci sedemmo a tavola, uno di fronte all’altro. Parlammo del più e del meno, cercando di nascondere la nostra crescente eccitazione, mi disse che quell’abito era di una sua amica e che le faceva uno strano effetto indossarlo. Mentre parlavamo dei suoi problemi, mi sfilai una scarpa e cominciai lentamente ad alzarle il vestito con il piede. Amava questo genere di gioco, soprattutto nei luoghi pubblici. Interruppe subito la conversazione, mi fissò negli occhi e li socchiuse, mentre il mio piede saliva sempre di più sulle sue gambe, sulle sue cosce, verso le sue mutandine che già immaginavo fradice. Qui ebbi la prima sorpresa: non v’era traccia di mutandine e la sua fica già gocciolava inumidendo il cuscino della sedia. La mia eccitazione crebbe all’inverosimile alla scoperta che sotto il lungo vestito era nuda e completamente depilata. Le sue labbra infatti erano glabre ed umide, senza traccia della sua folta peluria. Pochi secondi e lei mi ricacciò indietro il piede, ed alzatasi di scatto mi disse di seguirla nella camera. Una goccia del suo miele le colava lungo l’incavo di una coscia, che il vestito un po’ più alzato lasciava ora intravedere. Arrivammo trafelati nella camera, dove un gran letto matrimoniale con una trapunta rossa occupava quasi tutto lo spazio. Non resistetti più, e cominciai a levarmi i jeans per dar libertà al mio enorme cazzo, ormai dolente per una fortissima erezione. Pasquina, allentò la cintura e lasciò scivolare dalle spalle l’abito dell’amica, e rimase completamente nuda davanti al mio cazzo fremente. Ebbi, quindi, la certezza della sua totale depilazione, era uno splendido corpo ambrato e liscio, con le piccole labbra rosse della sua vulva che risaltavano insieme ai suoi grossi capezzoli neri e gonfi come mai li avevo visti. Si sdraiò sul grande letto, e con l’indice e il medio si allargò la fica sempre molto bagnata, chiedendomi di leccarla. Non la lasciai nemmeno finir la frase che già la mia lingua roteava e colpiva con movimenti rapidi e decisi il suo clitoride e l’ interno caldo e dolce della sua fessura. La sua fica cominciò a contrarsi ad un ritmo sempre più alto e con un lungo gemito, venne copiosamente nella mia bocca. Da quando ci frequentavamo, non ricordai un’emissione così copiosa da parte sua. Le passai il mio uccello sulla fica, lo inumidii nei suoi umori e senza penetrarla, lo avvicinai alla sua bocca in modo che la sua lingua cominciasse a leccarmi lungo tutta l’asta. Continuò per qualche minuto con grande abilità e quando il cazzo stava per esplodere, come una donna molto esperta, fermò il lavoro della sua bocca, si alzò e si diresse verso il bagno. Dopo qualche attimo, mentre il mio respiro riassumeva la normale velocità, la vidi riapparire con una bottiglia di balsamo al cocco (se non ricordo male). Mi spiegò che era un balsamo particolare, che un’amica le consigliò di usare per ammorbidire la pelle ma che lei quella sera voleva utilizzare per aggiungere un’eccitante variazione nella nostra esperienza sessuale. Era bianco come sperma, e se lo versò nel palmo delle mani, e cominciò lentamente e dolcemente a spalmarmelo dalla nuca e il collo verso il basso del mio corpo, con movimenti orizzontali e circolari. Sentii il calore salirmi fino al cervello ed esplodermi in lampi di luce. La sensazione che provai era indescrivibile, e dovetti far forza al mio autocontrollo per non esplodere lo sperma che mi premeva pulsante. Giocò e si soffermò più a lungo sul mio pene e la pregai di essere prudente per evitare spiacevoli e prematuri orgasmi. Spalmò quel favoloso balsamo come se mi stesse masturbando e il mio cazzo aumentava di calore, era in fiamme e la cappella mi si gonfiò come mai m’era capitato di vedere. Alla fine di quel fantastico trattamento, ero madido e profumato di quel balsamo, la presi di forza, ormai annebbiato dall’eccitazione, e le versai sui seni il resto del contenuto. La sostanza bianca le colò dai seni e scese verso l’ombelico, riempiendolo. E cominciai io a massaggiarla, sicuramente con meno abilità e dolcezza delle sue mani, ma cercate di capirmi ! Le spalmai il balsamo su tutto il corpo, con la sua pelle che veniva scossa dai brividi e la sua lingua che si leccava le labbra, sparpagliando comicamente il rossetto viola intorno alla sua bocca. I nostri corpi erano due fornaci, e scivolavano uno sopra l’ altro unti e profumati. Cominciai finalmente a penetrarla in una condizione di totale lussuria. Il mio pene scivolava dentro di lei come nel burro. Balsamo e umori erano ormai un’unica cosa.Non ricordo quanto durò quell’incredibile scopata, ma il mio sperma sprizzò dal mio cazzo con una violenza e un’abbondanza davvero inconsuete, feci appena in tempo a levarlo dalla sua fica, e inondai il suo ventre spremendo le ultime gocce del mio seme sulle sue labbra che Pasquina aprì e ripulì con la lingua. Non c’è che dire con donne così la vita è tutta un’altra cosa.
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