Dopo quell’incontro serale, passò molto tempo prima, che i tre potessero trovare altre occasioni per trovarsi. Quella che soffriva maggiormente di quella situazione era Marcella. Infatti, per lei, era difficile trovare scuse per uscire la sera, e d’altronde, non sempre l’intervallo del pranzo consentiva uscite prolungate, quali erano richieste dai loro incontri amorosi. Per quanto riguardava Enrico ed Alessia, invece, non erano certo rimasti inoperosi. Un giorno, Enrico stava scrivendo al computer in studio, quando vide entrare Elena. La troietta, come se niente fosse, gli chiese quando l’avrebbe invitata a pranzo. Enrico era rimasto sorpreso e seccato. Era da tempo, infatti, che non si parlavano. Sapeva infatti che, in quel periodo, la puttanella era impegnata a scoparsi Marco, uno dei tanti ragazzetti che lavoravano nello stesso ufficio di Enrico. Questo suo ennesimo amante aveva l’indubbio vantaggio di essere in procinto di partire per l’estero, dove sarebbe restato per un qualche tempo. Forse proprio per questo Elena se lo faceva, sicura che la cosa sarebbe finita ad agosto. Forse, però, proprio per questo stava già cercando chi lo sostituisse nel ruolo di utilizzatore dei suoi orifizi sessuali. Così le aveva risposto brusco: “A che fare?”. Con franchezza, alla domanda più che legittima di Enrico, Elena aveva risposto: “Per scopare, per esempio”. Cosicché, dopo un lungo periodo improntato a freddezza, si erano di nuovo ritrovati a casa, come in passato. Dopo qualche esitazione, Enrico l’aveva abbracciata, e aveva iniziato a carezzarle i capelli, ricci e color del rame, sempre belli. Elena, languida, si premeva con la schiena contro il suo petto, lasciandolo fare. In quella posizione, Enrico ne approfittava per leccarle il lobo dell’orecchio, e mordicchiarlo. Dopo un po’ Elena aveva cominciato a girare il volto, offrendo ad Enrico la bocca. Avevano cominciato a baciarsi, scambiandosi lingua e saliva. Dapprima Enrico, incoraggiato dalla rinnovata disponibilità di Elena, aveva lasciato correre le mani lungo il corpo di lei, ma poi era stata lei stessa che gli aveva preso le mani e le aveva portate sulle tette. Enrico aveva slacciato i bottoni dell’abito lungo che indossava, ed aveva estratto dalla coppa del reggiseno una tettina, piccola, ma soda e pastosa. Cominciò a leccare il capezzolo, chiedendosi quanti altri maschi le avevano succhiato le tette nel periodo in cui non si erano frequentati. Almeno uno di sicuro, lei stessa glielo aveva confessato, aggiungendo che la inculava bene, anche se non come lui. Enrico notò con piacere che i capezzoli non avevano perso quella sensibilità che li aveva sempre caratterizzati, e che permetteva ad Elena, unica tra le donne che aveva conosciuto, di raggiungere l’orgasmo, soltanto stimolandoli con forza. Li mordicchiò. “Ahi”, fece lei. “Ti piace”, disse Enrico, e lei rispose: “Si, vuoi controllare?”. Enrico colse immediatamente il messaggio nascosto in quell’invito. Scostò le mutandine con le dita, e ritrovò la folta peluria rossiccia, che le ricopriva la figa. Accennò a piegarsi per leccarla. Ma fu solo un attimo. Elena, prendendo l’iniziativa, si era distesa sul divano, mentre Enrico al suo fianco, aveva iniziato a masturbarla sul clitoride con la mano sinistra. Intanto con le dita della mano destra aveva preso a penetrarla in vagina. Elena apprezzava quel trattamento, come sempre. Era una fanatica della penetrazione, con le dita o con oggetti era lo stesso. Enrico, oltre alle cinque dita, le aveva infilato in figa, tra le altre cose, un grosso cazzo finto di lattice, il pestello in legno di un mortaio ed anche il telecomando del televisore di casa di Elena. Chissà cosa avrebbe detto il cornuto maritino della suddetta, se avesse potuto sapere che il telecomando con cui faceva zapping gli era servito per penetrare fino all’orgasmo la sua cara mogliettina?. Comunque, Elena fece capire ad Enrico che apprezzava quella penetrazione con le dita. “Fantastico”, disse, mentre iniziò a slacciargli i pantaloni, fino a che fu in grado di estrarre almeno in parte il cazzo. Lo prese in bocca e iniziò a sbocchinarlo. La sua bocca era umida, come sempre, e anche la sua figa. Reagiva con piacere al ditalino, Enrico lo giudicava dalla quantità di muco vaginale che trovava sulle dita, quando le estraeva dalla vagina. Allora, tentava di portarle alla bocca di Elena, che si rifiutava, storcendo il muso. Ma lui, no, se le succhiava bene , assaporando il sapore amarotico del muco. Alla fine fu Elena stessa a sfilarsi le mutandine, facilitando così la penetrazione vaginale ad Enrico, che la penetrava prima con un dito, poi con due, spingendoli, ruotandoli dentro la vagina, raschiando la mucosa plicata. In breve, Elena godette. Enrico ebbe cura di assecondare il suo orgasmo, continuando a masturbare il clitoride e penetrandola in vagina. Quando Elena si fu rilassata, Enrico cambiò lato, inginocchiandosi sul tappeto, di fianco al divano. Elena intanto si era messa seduta. Enrico, continuando a baciarle tette e capezzoli, la invitò a togliersi l’abito, per evitare di spiegazzarlo oltre. Elena si spogliò, restando con il reggipetto bianco abbassato e senza mutandine, ma con addosso i sandalini. Quindi si ridistese. In quella posizione, Elena abbassò calzoni e slip ad Enrico, mettendogli a nudo il cazzo. Iniziò a spompinarlo, prendendogli in bocca la cappella umida. Mentre mangiava il cazzo con evidente passione, esprimeva tutto il suo apprezzamento. “E’ duro, …e largo”, mugolava. Mentre continuava a succhiargli la cappella carnosa e calda, Enrico riprese a masturbarla. Questa volta le infilò in figa il medio della mano sinistra, ma Elena lo apostrofò, dicendo: “Ne voglio due, dentro”. Enrico non chiedeva altro che di accontentarla, e così le infilò due dita in figa, spingendole in profondità, fino a toccarle l’utero. La penetrò, facendo dentro e fuori con le dita in vagina, fino a che Elena godette ancora. Solo dopo avere esaurito l’orgasmo, Elena si girò sul fianco, così da essere più agevolata nel lavoro con la bocca. Enrico non resistette molto, del resto Elena era una oralista strepitosa. Pur senza essere una gola profonda, era in grado di accomodarsi in bocca una abbondante porzione del cazzo di Enrico, di modo che il glande del cazzo arrivava fino in fondo alla gola. Quanto del cazzo restava fuori dalla bocca, era sapientemente masturbato, con colpi brevi e veloci di polso. Elena sapeva benissimo che, nel bocchino, la parte principale del lavoro deve farla la bocca, e così alternava succhiate profonde a leccate con la lingua intorno al glande. In più, aveva scoperto che il frenulo di Enrico era particolarmente sensibile, e lo colpiva con la punta della lingua, oppure lo masturbava con il polpastrello del pollice. Enrico sentì la sborrata salire dai testicoli su, fino alla punta del glande. Le sborrò in bocca, mentre Elena era distesa sul divano, nuda con addosso soltanto il reggiseno abbassato fino al ventre. Come al solito, Elena ingoiò tutto lo sperma, poi continuando a succhiare le ultime gocce di seme che uscivano dalla punta del cazzo, disse: “Lo voglio tutto”. Poi continuò: “E’ il sapore più buono che abbia assaggiato in un uomo”. E concluse: “E’ dolce”.Qualche giorno dopo, Elena era entrata nell’ufficio di Enrico. Era una giornata calda, di quelle giornate primaverili che anticipano l’estate. Indossava una camicetta rosso bordeaux, e una gonna alla moda, a fiori rossi su fondo chiaro, longuette e molto attillata. Senza calze, la temperatura già calda le consentiva di calzare sabot all’ultima moda, color panna. Nell’insieme, aveva un’aria molto sexy con un pizzico di volgarità. “Non ti interessa una donna senza slip?” gli disse. Con cautela, dopo avere verificato che nessuno fosse in giro, Enrico le aveva messo una mano sotto la gonna, per accertarsi della veridicità di quella affermazione. Quando sentì la peluria pubica e poi le labbra della figa nuda, capì che Elena gli aveva detto la verità, era davvero senza mutandine. Ma, d’altronde, come avrebbe potuto dubitarne? Eccitato, Enrico iniziò a chiederle ciò che gli stava più a cuore. “Senti”, le chiese, “ma…, come sono i tuoi rapporti con lo sperma, attualmente?”. “Cosa vuoi dire, se sono insoddisfatta?”. “No, intendo dire dove lo ricevi?” disse l’uomo. “Dipende da come sono scopata. Il più delle volte sulla schiena, altrimenti sul viso, e in bocca”. Enrico insistette nel suo interrogatorio: “Ma lo bevi direttamente dal cazzo, o…”. Elena capì immediatamente quello che voleva dire. “Sei proprio un porco, lo bevo direttamente dal cazzo”, rispose. Enrico non si fece scrupoli di manifestarle il desiderio di vederla bere lo sperma in altro modo, ma Elena storceva il muso. Mentre si allontanava, Enrico le guardò il fondo schiena, per vedere se si capiva che fosse senza mutandine. Non si notava nulla. Dopo una buona mezz’ora, la trovò seduta, in una stanzetta. Approfittando della posizione, Enrico mandò una mano in esplorazione giù per la schiena, fino ad arrivare al solco delle natiche. Elena era sempre senza mutandine. Enrico fu colpito dal fatto che Elena fosse rimasta per tutto quel tempo nuda sotto, senza mutandine, mentre era impegnata a lavorare con altre persone. “Ma allora, avete una vocazione per stare senza mutandine, nel vostro gruppo”. “Perché?”, rispose lei. “Beh, ti avevo detto di Alessandra, no, il giorno che mi ha sbocchinato l’avevo trovata senza mutandine”. Si misero d’accordo per trovarsi in uno studio deserto poco dopo. Enrico arrivò per primo, poi giunse Elena. Mentre si baciavano, Enrico mandò la mano in esplorazione sotto la gonna, arrivando alla figa. Voleva masturbarle il clitoride, ma lei gli prese la mano e la premette contro la figa, chiedendogli di penetrarla con due dita, cosa che Enrico fece subito. Per facilitargli la penetrazione, Elena aveva appoggiato il piede sinistro allo spigolo della scrivania, così da allargare le cosce. Mentre Enrico la penetrava, lei gli massaggia il cazzo, da sopra i pantaloni. “Sei proprio una troia”, le disse. Una volta ancora, estrasse le dita dalla figa e le portò verso la bocca di Elena, che, una volta di più, si schernì, rifiutando di leccare il proprio muco vaginale. Enrico, al contrario, si affondò le dita in bocca, poi le disse:. “Se vuoi il mio sperma, lo devi bere da un bicchiere, di là ho una tazza”. “No, no, non mi piace”, rispose. “Si che ti piace, lo sai, se piace a me piace anche a te, siamo uguali”, controbatté lui, mentre la girava in maniera da avere la sua schiena contro il proprio petto. “E poi, voglio anche giocare con la pipì”, aggiunse. “No, non mi piace”, rispose Elena. “Si che te lo faccio fare, troia come sei, e poi ti piace essere dominata”. “Non fino a quel punto”, rispose lei. Enrico riprese a penetrarla. Elena, accesa dalle parole del maschio e dalla penetrazione, godette rapidamente. Appena sbollito l’orgasmo, girò Enrico e lo fece appoggiare con il sedere al banco, accosciandosi davanti a lui. Estrasse il cazzo dagli slip e lo infilò in bocca. Iniziò a riempirsi il cavo orale, spingendo in profondità. Leccò e succhiò quel tanto che bastò per fare sborrare Enrico. “Oh, si, siii, Elena, eccomi, vengo”, bisbigliò il maschio, mentre le passava le mani sul capo, tra i ricci capelli. Elena spinse il cazzo in fondo alla gola. Enrico iniziò ad eiaculare. Sborrò una volta, due, tre volte, Elena, docilissima, tenne il cazzo in bocca, facendo su e giù con la testa, mentre masturbava leggermente l’asta. Tenne il cazzo in bocca fino all’ultimo sussulto, e bevve fino all’ultima goccia di sperma. Terminata l’eiaculazione, Elena si alzò, rispose il membro pulito negli slip, e i due si abbracciarono, baciandosi lingua in bocca, mentre Enrico le carezzava i fianchi. Poi la girò, di modo da potere nuovamente strofinare il cazzo floscio contro il suo culo. Le disse. “Posso incularti?”, “Oh, si”, gemette Elena, mentre si godeva la pressione del cazzo contro le sue natiche, “ma non ora, però”. “Ti va?”, le chiese ancora lui. “Si, certamente”, rispose lei. “Dimmelo”, le chiese Enrico. Elena si girò, lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio: “Voglio essere inculata da te”. “Sei una troia fantastica”, le disse Enrico, “sei la donna più troia che abbia mai usato”, aggiunse. Elena accettò di buon grado quello che era evidentemente un complimento, sorridendo: “Davvero?”. ”Oh, si, sei la migliore, voglio usarti dovunque, in figa ed in culo”. “Oh, si”, gemette lei. “Dimmelo”, le chiese ancora Enrico. Di nuovo, Elena lo abbracciò, e stringendogli il capo gli confessò all’orecchio senza imbarazzi: “Sono una troia e mi piace farmi usare da te in figa e in culo”. Si baciarono lingua in bocca, poi ripresero il loro dirty talking: “Ho passato un bel pò di tempo a masturbarmi, pensando a come incularti”. “Davvero, e cosa hai fatto?”, chiese lei, sempre sorridendo. “Non ho sborrato però, ho tenuto lo sperma per te”, le confessò Enrico, mentre le mani di Elena adesso gli palpavano il cazzo, che stava recuperando turgidità. Enrico aggiunse: “Ho i testicoli pieni di sperma, potrei sborrarti addosso subito”. “Ah, no”, si schernì lei, pensando che era sul lavoro. “Ti voglio infilare di tutto nel culo”, continuò la sua coprolalia Enrico, pensando a tutti gli oggetti che aveva fantasticato di infilarle nell’ano. “Voglio farti diventare ancora più troia di quello che sei, fin dove credi di poterlo ricevere?”. “Fino in fondo naturalmente, fino alle palle!”, rispose Elena. “Pensi di potere essere più troia di quello che sei, credi di potere diventare più troia?”, continuò Enrico. “Ah, è difficile”, rispose Elena. “Ci riuscirò, vedrai, ho pensato a molti giochetti con lo sperma”, concluse Enrico, mentre continuava a strofinare il membro semiturgido contro le sue natiche. “Ah no, quello no”, reagì subito Elena, ma Enrico insistette ostinato: “Ti piacerà vedrai, se piace a me piace anche a te”. “Voglio sborrarti in bocca”, continuò, “quello si”, lo interruppe lei. “Aspetta”, disse, “voglio sborrarti in bocca e poi voglio che tu rigurgiti lo sperma nella mia bocca”. Poi continuò: “Poi ho pensato anche a questo, che voglio sborrarti in bocca e che tu rigurgiti lo sperma in un bicchiere, e poi io bevo davanti e te, mentre ti masturbi”. A queste parole, Elena gemette, come colpita in profondità. Enrico era implacabile, non le dava requie e continuò: “…magari con qualcosa infilato nel culo”. Finalmente si interruppero, non potevano continuare all’infinito, qualcuno poteva arrivare. Arrivati alla porta, Enrico la abbracciò di nuovo, e le ripeté per l’ennesima volta: “Sei una troia, e una puttana e una vacca”. “Si, siii”, rispose lei, lanciandosi contro Enrico, di nuovo cercando il cazzo con le mani. “Dimmelo”, le chiese. “Sono una troia”, ripeté docile Elena, “.. e poi?”, le chiese. “…e una puttana”, continuò lei. “E una vacca”, continuò Enrico. Elena concluse perentoria: “Oh, si, una vacca, visto che voglio farmi montare!”.Anche Alessia però aveva avuto il suo boccone. Da qualche tempo, infatti, avevano conosciuto una nuova coppia scambista, con la quale si erano affiatati. Lei, Rossella, era davvero una bella donna, forse la più bella di quelle che avevano conosciuto, di sicuro la più erotica. Quarantuno anni ben portati, capelli biondi colore dell’oro rosso, molto caldo, era di altezza media e aveva un corpo ben fatto. Il viso, ancorché non bellissimo, forse un pò spigoloso, era tuttavia interessante, incorniciato dai capelli portati lunghi alle spalle, Non abbondante di seno (portava una seconda), aveva però tettine piene e sode, con capezzoli duri e reattivi. Le gambe dritte sostenevano un bel culetto tornito. Rossella indossava sempre biancheria intima adatta a lei, fine e ricercata. Enrico aspettava sempre con piacere il momento in cui Rossella gli consentiva di spogliarla, perché sapeva bene quale gioia potesse essere scoprire lentamente quella biancheria intima. Ma Rossella gli donava anche piaceri olfattivi, come poche altre. Il suo profumo preferito era Angel, dall’aroma forte, che sulla sua pelle diventava una nuvola di vaniglia con un pizzico di cioccolata. Enrico non si stancava mai di cercare quell’aroma sulla pelle di Rossella. Sempre vestita all’ultima moda, curata nella persona dai capelli alle unghie dei piedi, Rossella sembrava l’immagine della vitalità. Sebbene all’inizio avesse dichiarato di non amare particolarmente i rapporti bisex, a letto si era subito affiatata con Alessia, e dopo averne provato la bocca e la lingua, aveva rapidamente cambiato idea sui rapporti sessuali tra donne. La prima volta che Alessia le aveva leccato la figa, mentre lei era a cosce larghe, con la schiena appoggiata ai cuscini intenta a succhiare il cazzo del marito, dopo qualche minuto, si era rivolta ad Enrico e, con la voce arrochita dal desiderio, gli aveva detto: “E’ brava”. Poi, passando una mano tra i capelli di Alessia, le aveva ripetuto. “Sei brava, Alessia”. Vederle fare l’amore, era uno spettacolo. Anche ad Enrico piaceva enormemente leccarla. Rossella si depilava in maniera integrale, e si bagnava molto. Per Enrico era una ebbrezza mentale scenderle tra le gambe e trovare le labbra della vulva, grandi e piccole, offerte glabre alla sua bocca ed alla sua lingua, senza neanche la minima difesa dei peli pubici. Alessia non trovava il compagno di Rossella molto attraente, ma per amore di Rossella, era disposta a passarci sopra, tale era l’attrazione che provava per la donna. Quanto ad Enrico, alle volte si sentiva inadeguato per due donne così. Si riteneva fortunato e soddisfatto del fatto di potere avere a sua disposizione due donne come Alessia e Rossella, e di potere competere con loro, senza sfigurare. Cosicché, quella sera, Alessia si era infilata la giacca e aveva salutato Marcella. “Ciao, Marcella, stasera devo andare via un pò prima, devo preparare la cena, abbiamo ospiti”. “Chi sono?”, chiese Marcella. “Una coppia di Trieste”, rispose Alessia. Marcella, che si ricordava tutte le confidenze di Alessia sui loro scambi di coppia, mangiò subito la foglia, e continuò inquisitiva: “Non sarà mica una di quelle coppie con cui fate lo scambio dei partners?”. “Si”, annuì Alessia, sorridendo maliziosa. “Allora stasera, non c’è soltanto la cena, c’è anche il dopocena”, replicò Marcella, sorridendo a sua volta all’indirizzo di Alessia. “Penso proprio di si”, replicò quest’ultima, e continuò: “Vuoi unirti a noi?” “Perfida”, le sibilò contro Marcella, “come faccio, magari se me lo dici un pò prima”. Alessia rimase un pò sorpresa, lei l’aveva buttata lì, ma Marcella diceva sul serio. “Guarda che ti prendo in parola”, le rispose. Marcella non rispose, poi tagliò corto, schioccandole un bacio sulla guancia di Alessia. “Ciao, domani mi racconti”. Rossella e il suo compagno si presentarono puntuali, come sempre, e come sempre il profumo della donna riempì la sala. Enrico la baciò sulle guance, soffermandosi un attimo di più sul collo, per riempirsi le narici dell’aroma di Angel. Voleva imprimerselo bene nella memorie, e se un giorno l’avesse persa, almeno gli sarebbe rimasto quello. Rossella indossava una maglietta di filo, aderente, che le disegnava il giro delle spalle e il seno. Sotto, portava con la sua consueta disinvoltura una minigonna leopardata, audace quel tanto da fare apprezzare le cosce piene e la lunghezza delle gambe, esaltata dai tacchi alti delle décolleté che indossava. Le gambe erano inguainate da calze nere, velate. Enrico, immediatamente, si chiese se fossero autoreggenti, collant o cos’altro, Rossella si preparava per quegli incontri amorosi con cura e precisione, senza lasciare nulla al caso, con lo scopo dichiarato di eccitare i suoi amanti, così da riceverne in cambio la loro passione amorosa. Mangiarono con gusto, come sempre, poi qualche sigaretta ed infine Rossella si alzò per andare in bagno. Allora Enrico, che era seduto sul divano, prese Alessia per le spalle e la fece accomodare con la schiena contro il suo petto, abbracciandola. Mentre Alessia si abbandonava contro di lui in quella posa, Enrico iniziò a sbottonarle la camicia di seta. Quando Rossella tornò, e trovò Alessia abbandonata tra le braccia di Enrico sul divano, con il petto seminudo, iniziò anch’essa a spogliarsi. Il primo indumento a partire fu la maglietta. Indossava un reggiseno nero, satinato. Poi la minigonna scese, rivelando finalmente il tipo di calze che indossava. Enrico fu compiaciuto nel vedere che non aveva sottovalutato l’erotismo di Rossella. La donna, infatti, indossava collant tipo reggicalze, aperti tra le gambe e sui fianchi, ultrasexy. Rossella li aveva presi apposta, perché aveva capito fin dai primi incontri che sia Alessia che Enrico gradivano assai la biancheria intima carica di erotismo. A Rossella fu sufficiente sfilarsi le mutandine, indossate ovviamente sopra le calze, per rimanere nuda nelle parti intime. Nuda, con le calze addosso, era uno spettacolo. Dopo avere denudato se stessa, Rossella si occupò di Alessia, sfilandole pantaloni e mutandine. Alessia restò così distesa con la schiena sul petto di Enrico, con addosso solo il reggiseno, mentre Rossella inginocchiata sul tappeto, le allargava le gambe, per poi iniziare a baciarla e leccarle la figa. Alessia si sentiva in Paradiso. Dopo le prime volte, Rossella aveva imparato a leccarla, senza penetrarla con le dita, cose che Alessia non gradiva. Poi Rossella portava unghie lunghe, e quindi, le faceva anche un pò male. Rossella sfogava la sua bramosia sulla figa di Alessia, a forza di baci e leccate. Aiutandosi con le dita, Rossella teneva allargate le grandi labbra, e intanto colpiva il clitoride di Alessia, che aveva imparato a conoscere come sensibilissimo. Intanto Enrico, che non si era tolto di dosso nulla, carezzava i seni di Alessia, palpeggiandoli e titillando i capezzoli. Per ultimo, arrivò anche Marco, il compagno di Rossella. Completamente nudo, si era messo in piedi all’altezza del viso di Alessia, di modo che avvicinandosi, il cazzo fosse a portata della bocca della donna. Appena Alessia vide il membro, lo imboccò senza indugi, e cominciò a succhiarlo e a sbocchinarlo, senza mani. Enrico aveva la nuca di Alessia poggiata contro la spalla sinistra, e poteva osservare quel bocchino da non più di cinque centimetri di distanza. Era una sensazione esaltante vedere la bocca di Alessia, la sua Alessia, la sua compagna, riempirsi del sesso gonfio di Marco, e affondarsi quell’asta in bocca per una buona metà, senza usare minimamente con le mani. Ad occhi chiusi Alessia succhiava il cazzo, imboccava il glande livido allargando bene la bocca, poi spingeva l’asta in fondo alla gola, per poi trattenere in bocca solo la cappella pulsante. Le mani le servivano solo per palpeggiare delicatamente i testicoli di Marco. A differenza di Enrico, Marco aveva uno scroto grosso e gonfio, che Alessia accoglieva nel palmo della mano, mentre succhiava. Marco assecondava il bocchino, muovendo piano il ventre, scopandola lievemente in bocca. Enrico guardava Alessia sbocchinare in questo modo Marco, mentre le palpava delicatamente le mammelle. Era una sensazione indescrivibile vedere il cazzo di Marco inturgidirsi sempre di più, nella bocca di Alessia, mentre lui la palpava le tette e Rossella le leccava la figa. Ad un certo punto, Alessia abbandonò il cazzo di Marco, e sbottò: “Oh, Rossella, come sei brava”. Poi, riprese in bocca il membro, mentre Rossella continuava il suo cunnilingus. La posizione ginocchioni in cui Rossella doveva leccare era molto scomoda, ma il lavoro non durò ancora per molto. Il primo a sborrare fu Marco. Gemendo: “Oh, si, si, schizzo”, come contratto, si sollevò sul bacino, e spinse il cazzo in bocca ad Alessia, mentre il viso si torceva in una smorfia. Enrico vide Alessia stringere bene le labbra attorno al membro teso, poi vide Marco afferrare la testa di Alessia con le mani e tirarla a se, con un’ultimo affondo del cazzo. Quindi piegandosi in avanti, diede inizio alla scarica liberatoria. Enrico vide Alessia ricevere in bocca l’eiaculazione di Marco, mentre mugolava, e capiva che ogni gemito di Alessia corrispondeva ad uno schizzo di sperma che le riempiva la bocca. A sua volta Marco ripeteva con voce roca, quasi rantolando: “Vengo, schizzo”, e sembrava quasi seguire il ritmo della sborrata. Staccando un attimo gli occhi da quello spettacolo, Enrico vide che Rossella aveva smesso di leccare la figa ad Alessia, e con il mento poggiato sul Monte di Venere della sua amica, seguiva vogliosa la sborrata di Marco nella bocca di Alessia. Dopo qualche secondo, che ad Enrico era sembrato un tempo interminabile, Alessia prese la verga in mano, ma non la masturbò, limitandosi a sostenerla, mentre continuava ad assecondare la sborrata muovendo la bocca. Marco, alla fine, pago e spossato, tirò fuori il cazzo dalla bocca della donna. Masturbandosi piano, passò la cappella gocciolante sulle labbra della donna, di modo che le ultime stille di sperma si depositarono sulle sue labbra. Ma la maggior parte dello sperma era già stato eiaculato nella bocca di Alessia, che lo ingollò con gusto, come faceva sempre. Subito dopo fu il suo turno di sborrare nella bocca avida di Rossella, che intanto aveva ripreso a leccarla. Con ancora in bocca il sapore dello sperma di Marco, Alessia gemette forte, e implorò Rossella: “Non ti fermare, adesso”. Rossella non si fermò, e continuò a leccarle il clitoride gonfio come un piccolo pene, e la figa, per tutto il tempo dell’orgasmo, bevendo il muco vaginale prodotto in quantità da Alessia. Alessia godette a lungo, contorcendosi e carezzando i capelli di Rossella, mentre le scaricava in bocca tutti i fluidi organici che aveva prodotto fino a quel momento. Infine si quietò. Su invito di Enrico, dopo qualche momento di relax, il gruppo si sciolse, per ricomporsi in camera da letto. Mentre Rossella si distendeva sul letto, Alessia si accoccolava tra le sua gambe, così da poterle restituire il leccarello. Marco cambiò bocca, accomodando il cazzo afflosciato in quella non meno umida e generosa di Rossella. Enrico, infine, iniziò a spogliarsi. Non si sentiva minimamente messo in disparte, nel ruolo a lui molto congeniale di voyeur. Quella sera, Enrico si sentiva di volere usare Rossella, voleva venirle in bocca e sul viso, come aveva visto nei film porno, che aveva guardato tutta la settimana per prepararsi a quell’incontro. Rossella era distesa sul letto. Alessia l’aveva presa per i fianchi, e le aveva sollevato le gambe, inguainate dalle calze. Quindi aveva iniziato a leccarle la figa. Marco si era messo in ginocchio sul letto, in maniera tale che Rossella potesse succhiargli il cazzo. Enrico, infine, si era inginocchiato di fianco alla sponda del letto, e aveva iniziato a baciare Rossella ovunque, sul collo, sul viso, arrivando con la punta della lingua all’angolo delle labbra, infine sui seni. Leccava i capezzoli duri e protesi verso la sua bocca, prima uno, poi l’altro, e li mordicchiava. Poi tornava sul collo e sulle spalle. Rossella aveva cominciato a gemere ansimare, sotto l’attacco di quelle due bocche. Con voce arrochita dall’eccitazione, incitava Alessia a leccarla, e a succhiarle il clitoride, divaricando le cosce e spingendo il ventre verso la bocca succhiante. Quando Enrico le chiedeva se le piacesse farsi leccare la figa da Alessia. Rossella rispondeva con il suo inconfondibile accento triestino: “Oh, si, è bravissima, Alessia, sei bravissima, leccami il clitoride”. Alessia rispondeva a quegli inviti, tenendola stretta per i fianchi, alternando alle succhiate sul clitoride piccoli morsi, e leccate sulla vulva aperta. Di tanto in tanto, induriva la lingua e penetrazioni in vagina con quella, come fosse un cazzetto. A differenza di Alessia, Rossella gradiva moltissimo la penetrazione, durante il cunnilingus, anche con le dita. Quando Enrico la penetrò in figa con un dito, la trovò bagnatissima e cedevole. Evidentemente Rossella era eccitatissima, e la vagina era ricolma di muco lubrificante. Mentre Alessia leccava il clitoride, Enrico si lanciò a penetrarla con due dita, poi con tre, muovendole con forza in vagina. Rossella rispose inarcandosi, aumentando l’intensità dei suoi gemiti, e allargando le cosce ancora di più. Enrico si accorse che Rossella, quella sera, gradiva particolarmente quella penetrazione con la mano, e non ebbe più remore. Aggiunse un altro dito a quelli che già penetravano la figa di Rossella, poi, mentre la donna aveva inarcato la schiena, iniziò a spingere dentro tutta la mano, pollice compreso. A quel fist fucking, Rossella cominciò a muoversi scompostamente, inarcando la schiena e spingendo il ventre contro la bocca di Alessia. Enrico la tratteneva, abbracciandole il corpo sudato con il braccio sinistro, mentre con la mano destra la penetrava in vagina fin quasi al polso. Ciò che sorprendeva piacevolmente Enrico, era la facilità con cui era riuscito a spingere la mano nella vagina di Rossella. Enrico aveva già provato in precedenza a penetrare con la mano la figa di Elena, ma sebbene fosse riuscito a penetrarla con le cinque dita assieme, tuttavia non era riuscito a metterle tutta la mano dentro la figa. Rossella aveva partorito due volte, e quindi la sua figa era molto più cedevole. Per Enrico era un’esperienza esaltante tenere stretto quel corpo di donna che si dimenava come un’ossessa, a causa della penetrazione della sua mano e della leccata di figa che le stava somministrando Alessia. Marco cercava di soffocare i gemiti della sua donna, che stavano crescendo di intensità, mettendole il cazzo in bocca. Allora, Rossella lo succhiava con furia, come se volesse sfogare su quel pene tutta l’agitazione che la squassava. Infine, Enrico spinse una volta di più la mano nella figa di Rossella, e la donna scoppiò in un’orgasmo irrefrenabile. Né Alessia, né Enrico smisero di leccarla e penetrarla, mentre godeva, e così Rossella sborrò in maniera furibonda, tanto che ad un certo punto, Enrico fu costretto a metterle una mano sulla bocca, timoroso di quello che potevano sentire i vicini. Quando infine Rossella si quietò Enrico estrasse la mano dalla figa, e la guardò, tutta ricoperta di muco com’era. Torbido, leccò il dorso della mano, poi mise due dita in bocca a Rossella, che leccò avidamente. “Ti piace?”, chiese Enrico. “Oh, si”, rispose la donna. “E’ roba tua, della tua figa”, aggiunse Enrico, e poi: ”hai goduto bene?”. “Si”, rispose Rossella, “e spero che sia solo il primo della serie”. Rossella gli prese il cazzo in mano e lo tirò verso di se. Enrico allora si alzò. Rossella, rapida, imboccò il cazzo, e cominciò a succhiare con furia il glande livido, mentre masturbava l’asta. Enrico la lasciò fare per un pò, ma poi lesto le tolse il boccone dalla bocca, per evitare che lo facesse sborrare subito. La abbracciò da dietro e la baciò sul collo, mentre passava le mani sul corpo madido di sudore. “Sai, sto pensando a dove sborrarti”, le disse. “Ah, si?, e dove?”, chiese lei, strofinando le chiappe contro il cazzo duro. “Credo che ti verrò in bocca, posso?”, chiese Enrico. “Oh, si, certo che puoi”, concluse Rossella. Enrico la fece piegare in ginocchio sul letto. In quella posizione poteva penetrarla da dietro, mentre lei si dedicava a Marco, anch’egli steso sulla schiena sul letto. Alessia aveva approfittato di quella posizione per impalarsi sul cazzo dell’uomo, tornato turgido. Andarono avanti così per un bel pò, Enrico a pompare da dietro Rossella, e Alessia a cavalcare il cazzo di Marco. Rossella era sfrenata, e si dedicava con eguale passione a Marco e ad Alessia. Prima succhiava i capezzoli del maschio, poi di dedicava alle tette di Alessia, non disdegnando di fare lingua in bocca con lei. Mentre Alessia si infilava in figa il cazzo durissimo di Marco, Rossella le masturbava il clitoride. Alessia cavalcava con veemenza il cazzo di Marco, che, a sua volta, spingeva il cazzo in figa, tenendola per le cosce. Sottoposta a quel trattamento, Alessia godette rapidamente. Al contrario di Marco, Enrico scopava Rossella piano, per evitare di sborrare prima del dovuto. A un certo punto, per paura di venire, uscì da quella vagina troppo accogliente, e si portò alle spalle di Alessia, che, dopo l’orgasmo, era rimasta ancora impalata sul cazzo di Marco. Enrico cominciò a posizionarsi di modo che il cazzo fosse all’altezza del forellino anale. “Cosa vuoi fare?” chiese Rossella, curiosissima. “Voglio prenderle il culetto, mentre è scopata”, le rispose Enrico. “Le piace?”, domandò Rossella. “Oh, si, moltissimo”, la assicurò Enrico. Allora, Rossella, lesta, disse: “Aspetta che ti aiuto”, e si chinò per prendergli in bocca il cazzo, in modo da lubrificarlo e farlo indurire il più possibile. Succhiò il glande, mentre masturbava forte. Il cazzo di Enrico, già durissimo, non richiedeva altre stimolazioni. L’uomo si lasciò sbocchinare per qualche istante, poi tolse il cazzo dalla bocca di Rossella e puntò il glande sul forellino anale di Alessia. Nonostante l’ingombrante presenza del cazzo di Marco in vagina, e nonostante fosse la cappella fosse gonfia da scoppiare, bastò una piccola spinta per farla nel culo di Alessia. L’orifizio anale di Alessia era, assieme a quello di Elena, il più accogliente che Enrico avesse mai provato. Alessia amava farsi inculare, forse perché avendo l’utero retroverso, godeva con facilità, mentre veniva sodomizzata. Anzi, a differenza di tutte le altre donne che aveva inculato, era l’unica che godesse ad essere penetrata nell’ano, e che gli avesse sempre chiesto di incularla con forza, e non piano. Così, appena sentì lo sfintere anale stringersi attorno alla cappella, Enrico iniziò a muovere il cazzo nel culo di Alessia. Non gli fu necessario incularla in profondità, perché Alessia sborrò quasi istantaneamente, sotto le sollecitazioni vaginali ed anali di quei due cazzi. Sembrava piangesse, mentre godeva. Rossella guardava eccitatissima quella doppia penetrazione. Quando Alessia venne, Rossella si alzò rapida e la abbracciò, baciandola in bocca. Quando Alessia ebbe terminato di godere, Enrico le tolse in cazzo dal culo, e si alzò, per andare in bagno, a pulirsi il membro. Usò l’acqua fredda per sciacquarlo, approfittandone per raffreddarlo, pensando che lo avrebbe aiutato a resistere ancora più a lungo. Mentre percorreva il corridoio per tornare in camera, sentì i gemiti di Alessia sovrastare tutte le voci. Quando entrò in camera, la vide distesa sulla schiena, con Marco, inginocchiato di fronte a lei, che le teneva sollevate le gambe e la penetrava da davanti. Rossella era a quattro zampe sopra di lei, impegnata a leccarle il clitoride. Enrico immediatamente si portò dietro Rossella, e la penetrò da dietro, restituendole il favore che suo marito stava facendo ad Alessia. Le due donne continuarono a leccarsi reciprocamente nella posizione del sessantanove, mentre i due maschi le penetravano. Leccata e penetrata, questa volta fu Rossella a godere per prima, seguita rapidamente da Alessia. Quando i quattro corpi si separarono, Alessia a disse a voce alta: “Peccato, questa posizione mi piaceva”.Allora fu Rossella a risponderle: “Adesso è il mio turno di godermi due bei cazzi”. Fece distendere Enrico sul letto. Enrico pensava che volesse fare come Alessia, un cazzo in figa ed uno in culo, ma Rossella lo sorprese, dandogli le spalle mentre si infilava il cazzo in figa. Quando Rossella si buttò all’indietro e vide Marco posizionarsi tra le cosce spalancate, Enrico capì che Rossella voleva i due cazzi nella figa. D’altronde, dopo averla penetrata con la mano fino al polso, Enrico non si stupiva più della capacità della figa di Rossella. Per Enrico, quella era la prima doppia penetrazione vaginale. In precedenza, aveva cercato assieme a Piero di scopare Manuela in quel modo, ma senza successo. La vagina di Rossella era assai più dilatata di quella di Manuela, e le non fu difficile fare entrare i due cazzi in quell’umida cavità. Enrico sentì il cazzo di Marco cercare di entrare nella figa della donna, dove già si trovava il suo cazzo. Enrico aveva preso per i fianchi Rossella, da dietro, e sosteneva sul bacino il peso della donna. Marco, con qualche fatica, alla fine era riuscito a fare scivolare il cazzo in vagina, e aveva cominciato a muoverlo, scopandola. Enrico sentiva il cazzo del maschio massaggiare anche il suo membro, e temeva quindi di venire in quella troppo accogliente vagina. Ma la posizione non era facilissima, e di tanto in tanto, o il suo cazzo, o quello di Marco uscivano dalla figa di Rossella, e questo gli permetteva di ritardare l’orgasmo. Rossella sborrava in continuazione Enrico capiva che quella doppia penetrazione la eccitava ancora più mentalmente, che fisicamente. “Si, mi piace sentirmi tante mani addosso”, gemeva la donna, mentre si scosciava, per ricevere in vagina il più profondamente possibile i due membri che la scavavano. Enrico, a dire la verità, cercava di muoversi poco e piano, sempre per il timore di venire. Marco, invece, cercava di pompare con forza la sua compagna. Enrico stringeva forte i fianchi di Rossella, da dietro vedeva i muscoli della schiena della donna tendersi, mentre rovesciava il capo all’indietro, la sentiva rauca invitarli a spingere di più e più forte, mentre Alessia la baciava sulle tette. Infine godette una volta ancora, ma questa volta più forte. Infine si lasciò andare tutta addosso ad Enrico. Marco estrasse il cazzo lucido di umori dal quella figa, e si buttò sul letto. Alessia scese tra le cosce di Rossella, per assaporarle la figa una volta di più. trovò ad addentarla un lago, Rossella aveva sborrato numerose volte, e aveva prodotto secrezioni in abbondanza. Enrico scivolò da sotto il corpo della donna. Non ce la faceva più. Il desiderio di sborrarle addosso era troppo forte. Mentre Alessia le leccava la figa, Enrico si mise a quattro zampe sopra Rossella, con il viso rivolto ad Alessia, e il cazzo sul suo viso. Rossella gli prese subito in mano il cazzo e iniziò a masturbarlo, mentre lo portava alla bocca. Enrico capì che non avrebbe resistito a lungo, e comunque non lo voleva. In quella posizione, la sborrata avrebbe colpito senz’altro il bel viso di Rossella, e la sua bocca golosa di sperma, e quello si, era quello che voleva, venirle sul viso, ricoprirlo del suo sperma. Se avesse potuto, avrebbe voluto trasformarlo in una banca del seme. Rossella masturbava l’asta, e succhiava il glande, ormai paonazzo. Enrico cercava ancora di trattenersi, non voleva smettere quel gioco meraviglioso. Poi, infine si lasciò andare. Cercò di non chiudere gli occhi, però, perché voleva vedere la sborrata spalmarsi sulla faccia di Rossella, quasi fosse un porno video di cui lui era il regista. Il cazzo si tese allo spasimo, Enrico contrasse tutti i muscoli del ventre per trattenersi, poi il punto di non ritorno fu superato e cominciò ad eiaculare. Il primo schizzo di sperma fu lunghissimo, e colpì Rossella nella bocca aperta. Gli altri si susseguirono rapidi, ad Enrico pareva si accavallassero quasi, mentre la donna non cessava di masturbarlo, passandosi il cazzo sulle labbra e le guance. Lo sperma le schizzò sul mento, sul collo e tra i seni, e si depositò sulla bocca, in abbondanza. Era spesso e denso, Enrico lo sentiva uscire a fiotti, sentiva il cazzo tendersi e spasimare, mentre eiaculava ancora, e ancora, e ancora. La mano di Rossella continuava impietosa a muoversi lungo l’asta spasimante, con forza, mentre la punta della lingua raccoglieva il seme caldo direttamente dall’orifizio della cappella. Alla fine la sborrata finì. Per qualche istante, Rossella continuò a spremere il cazzo, raccogliendo sulla lingua le ultime gocce di sperma, che colavano dal glande. Quando si riprese, Enrico vide il volto di Rossella sotto di lui imbrattato di sperma, e ancora sperma sul collo e giù fino ai seni. Lo sperma bianco, raccolto in grosse gocce denso, risaltava ancora di più sulla pelle abbronzata della donna. Rossella rideva, ed esclamò soddisfatta: “Alessia, guarda, c’è dello sperma da leccare”. Alessia non si fece ripetere l’invito due volte, e abbandonando la sua posizione tra le cosce di Rossella, si spostò, avvicinandosi con la bocca ai seni. Enrico, a sua volta, si tolse da sopra Rossella, e rimpiazzò Alessia, iniziando a leccare la figa glabra di Rossella. Quanto uomini potevano dire di avere avuto la fortuna di svuotarsi di tutto lo sperma sulla faccia di una donna come Rossella e poi di guardare la propria moglie leccarle via lo sperma direttamente dai seni? Mentre le due donne scherzavano e ridevano, Enrico succhiava piano il clitoride di Rossella, quasi con tenerezza, come volesse ringraziarla per quella straordinaria sborrata. Ad un tratto, mentre Alessia ripuliva con la lingua le tettine di Rossella dallo sperma, Marco si tirò su e si mise in ginocchio di fianco a Rossella. Masturbandosi con forza le chiese: “Posso schizzare?”. “Si, certo”, rispose Rossella. Allora Marco avvicinò la cappella al viso di Rossella. Enrico vedeva la mano destra di Marco muoversi frenetica sul glande, poi lo sentì gemere. “Oh, si, vengo, Rossella”. Con la bocca sulla figa di Rossella, Enrico vide lo sperma schizzare dal cazzo di Marco, e colpire il volto di Rossella una prima volta, e poi una seconda ed una terza. Poi la schizzata si trasformò in una colata, che si depositò sulla fronte, sul naso e sulla guancia sinistra della donna. Marco sborrò abbondantemente, come sempre. Alessia, con il volto appoggiato ai seni di Rossella, guardava quello sperma riversarsi sul viso, già spermificato, della donna. Che troia, pensò. Alla fine, quando Marco terminò di eiaculare, il viso di Rossella terminò era ricoperto di sperma. Allargando le mani, Rossella esplose in una risata, e rivolgendosi ad Alessia, le disse: ”Alessia, guarda che roba!”. Alessia, a sua volta ridacchiando le rispose: ”Madonna, Rossella, sei piena dappertutto”. Rossella si tirò su, esibendo a tutti il viso ed il tronco schizzati di sperma. Una goccia di sperma iniziò a colarle dal mento. Allora, Alessia lesta la raccolse con la lingua, poi posò le labbra su quelle di Rossella, e iniziò a baciarla in maniera conturbante e lasciva. Rossella dimostrò di gradire molto quel bacio, e le due donne per qualche istante intrecciarono le lingue, impastando sperma e saliva. Quindi, Alessia prese per mano Rossella e la portò in bagno, a lavarsi. Marco andò in sala, a rivestirsi. Rimasto solo sul letto, si fermò a pensare a quello che avevano fatto. A parte Elena, era la prima volta che veniva sul viso della donna di un’altra coppia, non si era mai permesso di farlo, in precedenza, anche se lo avrebbe voluto. Ma con Rossella era diverso, era una vera “donna erotica”, che godeva mentalmente di quelle esperienze di sesso estremo. Rossella amava la sensazione dello sperma caldo sulla pelle, ed era disponibile a mangiarlo da qualsiasi uomo. Come una schiava del sesso ben addestrata, sapeva bene che lo sperma non andava sprecato, ma bensì ingoiato, bevuto, o leccato, comunque usato per godere. Come sempre, Rossella lasciò un disastro in bagno. Quando furono tutti rivestiti, si scambiarono qualche chiacchiera e un sorso di Coca Cola, poi si salutarono. Enrico come sempre, scese con Rossella e Marco e li salutò di nuovo in strada. Vide l’auto allontanarsi nella luce gialle dei lampioni. Ancora una volta, come gli era successo in precedenza con Marcella, gli dispiacque. Perché le cose belle devono finire? In quello stesso momento, Marcella stava succhiando il cazzo del marito, nella posizione del sessantanove. Per tutta la serata, nonostante tutta la sua buona volontà, non aveva potuto fare a meno di pensare all’orgia di Alessia ed Enrico e dei loro amici. Lungi dal trovarla sconveniente, anzi se ne sentiva attratta, avrebbe voluto prendervi parte. E per spegnere l’eccitazione che le bruciava in corpo, non aveva potuto fare altro che rivolgersi all’unico membro maschile che era alla sua portata in quel momento. E pensò proprio in quel momento, quasi a dirsi che da allora in poi, qualsiasi maschio cazzuto sarebbe andato bene per spegnere la voglia di sperma che aveva dentro. Aveva praticamente violentato il marito, spogliandolo a letto, e spalmandogli la figa sulla bocca, quasi costringendolo a leccargliela, mentre lei la sfregava con forza contro le labbra. Aveva goduto una prima volta, e poi si era impalata duramente sul cazzo, nella sorpresa dell’uomo che faceva fatica a riconoscerla, ultimamente. E aveva goduto ancora. Poi, infine, mentre continuava a pensare ai cazzi che Alessia e la sua amica stavano spompando, succhiando, cavalcando, ed alle loro fighe bagnate, scavate, dilatate da membri bollenti, Marcella si era dedicata a quello che ormai poteva definire il suo lavoro preferito, succhiare il cazzo. Stesa di fianco al coniuge, aveva preso in mano il cazzo, rimirandoselo, mentre pensava a quello di Enrico e del suo compagno di ammucchiata. Oh, si, se li avrebbe avuti, la prossima volta non li avrebbe certo lasciati ad Alessia ed alla sua amica troia, anche lei sarebbe stata del giuoco. Con precisione, si dedicò a sbocchinare il cazzo che le stava davanti, ma quella notte voleva qualcosa di più adatto alla eroticità che si sentiva in mente. Iniziò a baciare i testicoli al marito, mentre gli faceva una sega, lentissima. Si trastullò con le palle gonfie di sperma, continuando a muovere la mano sull’asta tesa e sulla cappella che era gonfia come la cappella di un fungo porcino. Mentre prendeva i testicoli in bocca, e li faceva indurire, pensava allo sperma che contenevano e che, tra poco, si sarebbe riversato nella sua bocca. Sperma, Alessia, seme, Enrico, liquido seminale, e gli amici di Alessia ed Enrico di cui non conosceva nemmeno il nome. Ma le importava il nome? No, le bastava avessero cazzi da succhiare e fighe da leccare, e che fossero pronti ad usarla per soddisfare ogni piacere sessuale, suo e loro. Il gemito del marito la richiamò da quella specie di trance. Capendo che stava per venire, Marcella si ficcò in bocca il glande e succhiò forte, aumentando il ritmo della masturbazione. Sandro sborrò con forza in quella bocca generosa ed avida, che non si lasciò scappare neanche una goccia del suo seme. Marcella ingoiò tutto, assaporando assieme allo sperma la bellezza perversa di quello che stava facendo. Ingoiare, si, ingoiare lo sperma dei maschi. Poi seguì la notte, portando la quiete a tutti. L’oscurità si addormentò con loro.
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