La mattina dopo, Alessia e Marcella si ritrovarono in ufficio. Marcella si era svegliata con già pronte in testa le domande da rivolgere ad Alessia. Voleva sapere tutto su quello che era successo la sera prima. Alessia non si fece pregare e raccontò in maniera succinta, ma non per questo priva dei dettagli più piccanti, lo scambio di coppia che l’aveva vista protagonista, assieme a Rossella. Descrisse il bocchino con ingoio che aveva fatto a Marco, mentre distesa sul divano si faceva leccare la figa da Rossella, e poi il fist-fucking vaginale che Rossella aveva subito da Enrico, e che l’aveva portata ad avere un’orgasmo esplosivo. Poi raccontò la sua doppia penetrazione anale-vaginale e quella tutta vaginale di Rossella. Infine descrisse con ricchezza di particolari la doppia sborrata facciale che di cui Rossella era stata omaggiata, e di come lei, dopo, aveva leccato lo sperma, per poi scambiarselo con Rossella. Alessia, un pochino bastarda, vedeva che Marcella si eccitava a sentire quelle confidenze, ed indugiava nei particolari più scabrosi. Alla fine Marcella interloquì: “Beh, insomma, vi siete divertiti alla grande!”. “Oh, direi proprio di si. E tu, come te la sei passata?”, chiese Alessia. “Io ho fatto quello che potevo”, rispose Marcella, “ho scopato con Sandro e gli ho succhiato il cazzo. Non è stato esattamente quello che avete fatto voi.”. “Ma ascolta”, chiese Alessia, “eri sincera ieri quando mi dicevi che ti piacerebbe provare, voglio dire, ti piacerebbe partecipare a questi incontri con Rossella e Marco?” Marcella non rispose subito, si fermò un attimo a pensare. Davvero le sarebbe piaciuto avere rapporti sessuali promiscui con più persone? Quei due, Rossella e Marco, non erano come Alessia ed Enrico, persone che lei conosceva da tanto tempo e che apprezzava da un molteplicità di punti di vista. Erano due perfetti estranei, con i quali vedersi solo per avere incontri a fini sessuali, e che tipo di rapporti! Ma, infine, era proprio questo che li rendeva attraenti e desiderabili. Non c’era ipocrisia, ma il desiderio dichiarato di soddisfare le proprie voglie, di dare sfogo ai propri desideri, verso uomini e donne. Si, doveva ammettere che la intrigava pensare che suo marito era al lavoro, mentre lei stava fottendo con altre persone. Le tornò in mente la prima volta, in casa di Alessia, quando in corridoio aveva visto la propria immagine nuda, riflessa nello specchio, e aveva pensato alle figlie. Si, è vero, aveva due figlie, e in quel momento, in cui lei progettava incontri sessuali, erano a scuola. E le sembrava di vedersi nuda a scopare tra corpi nudi, con due, tre, quattro mani sul suo corpo, mentre le figliolette erano tra i banchi. “Si, ero sincera”, rispose decisa, “mi piace davvero l’idea”. Si, lo desiderava, non era più la Marcella di soltanto pochi mesi fa. Non ne parlarono più.Quel giorno era un venerdì. Come altre volte era successo, il capo aveva annunciato di dovere andare a M. per affari suoi, e questo significava libertà per tutti nel pomeriggio. In più, le bimbe di Marcella restavano al doposcuola, anche oltre l’orario normale, dato che dovevano provare uno spettacolino. Enrico stava lavorando, senza grande impegno per la verità, quando verso le cinque, squillò il telefono. Era Alessia: “Io e Marcella andiamo a casa, ci raggiungi?”, chiese la voce squillante. “Non venire prima di una mezzora, però”, precisò Alessia. “Va bene”, rispose Enrico, senza capire perché dovesse ritardare. Enrico terminò di fare quello che doveva fare, e dopo una mezz’oretta infilò le chiavi nella serratura della porta di casa. “Sono io”, disse entrando. Nessuno rispose. Guardò in cucina e poi in sala, ma non vide le due donne. Restava solo la stanza da letto. Eccitandosi, tese l’orecchio e gli parve di cogliere qualche mugolio. Lo spettacolo che vide quando entrò in camera, era degno delle due donne. Completamente nude, erano impegnate in un sessantanove sul letto, Alessia sotto e Marcella sopra. Continuando a guardare i due corpi nudi, Enrico iniziò a sua volta a spogliarsi. Mentre si toglieva gli indumenti, guardava il capo di Marcella, piegato tra le cosce di Alessia, il cui viso Alessia tradiva l’eccitazione derivante dal leccarello che Marcella le stava praticando. Marcella era in posizione dominante, con Alessia sotto di lei che, con le mani aggrappate ai suoi fianchi, subiva il cunnilingus, senza reagire. Dovevano avere iniziato già da qualche minuto, perchè Alessia sborrò quasi subito. Era uno spettacolo eccitantissimo, ed Enrico, ormai nudo, si inginocchiò sul letto dalla parte del viso di Marcella, con il cazzo già eretto. A quest’ultima fu sufficiente sollevare il capo, smettendo di leccare la figa di Alessia, per trovarsi davanti l’asta tesa. La prese con una mano e la portò alla bocca, ingurgitando una buona porzione di quel cazzo. Enrico gustò una volta di più il piacere di avere il cazzo ben sprofondato in quella bocca umida, che stava diventando sempre più esperta. Larga com’era, poteva accogliere abbondanti porzioni del membro, senza fargli sentire i denti. In quella posizione, Enrico assecondava il lavoro della bocca di Marcella, muovendo il bacino lentamente, come se stesse scopandola in bocca. Intanto, lasciava correre le mani sulla schiena della donna, fino a farle scendere sulle mammelle. Le palpò con gusto, mentre Marcella teneva in bocca la larga cappella del cazzo. Alessia, a sua volta, non avendo più la lingua di Marcella sul clitoride, aveva ripreso a leccare la vulva della sua amante con lena e passione. Quando Enrico casualmente fece passare le mani vicino al volto, percepì acuta la fragranza di Poeme. Marcella si era spalmata ben bene il corpo la mattina con la crema da corpo, e quando Enrico le aveva passato le mani sulla schiena e sui seni, l’aroma di Poeme si era attaccato alle sue mani. Enrico le porò alle narici, aspirando con ineffabile piacere quel profumo che gli piaceva in modo particolare, poi andò a cercarlo direttamente sulla pelle setosa del corpo di Marcella. Lo trovò ovunque, sulle spalle e sul collo, sulla schiena giù fino all’inizio delle natiche. Enrico respirò così profondamente quel profumo, che gli sembrò di sentirlo entrare dentro di lui.Ma Alessia aveva altri programmi. Tirandosi fuori da sotto a Marcella, fece quasi sedere sul letto la donna, mettendola un cuscino dietro la schiena, contro la testiera del letto. Poi le allargò le gambe e le infilò due dita in figa. Fu allora che Enrico capì, perché Alessia gli aveva chiesto di ritardare il suo arrivo. La vulva di Marcella era completamente depilata. Solamente un triangolino di peluria, ma assai rada, era rimasto ad ornare il Monte di Venere, ma per il resto, la vulva era tutta magnificamente glabra. “Oh, si”, fece Enrico e si piegò in avanti, per meglio osservare quella splendida visione. Alessia muoveva l’indice ed il medio uniti nella vagina, mentre le piccole labbra della vulva, già arrossate per il lavoro della bocca di Alessia, erano spalancate. Ai lati, si potevano apprezzare le grandi labbra, in tutta la loro splendida carnosità. Il clitoride, gonfio per l’eccitazione, spiccava al vertice delle piccole labbra, mentre il vestibolo della vagina luccicava dei propri umori e della saliva di Alessia. Appena arrivate a casa, le due donne avevano iniziato a baciarsi. Fianco a fianco, si baciavano sporgendo la punta della lingua, senza spingere in profondità nella bocca. Poi Alessia aveva sfilato il maglioncino leggero che Marcella indossava, indugiando a palparle il seno, e quindi si era sfilata lei stessa l’abito e il reggiseno, rimanendo con le sole mutandine bianche tipo perizoma, addosso. Preso l’abito con le due mania, Alessia lo aveva passato a mò di laccio dietro il collo di Marcella e l’aveva tirata contro di se, baciandola in bocca, a lungo e con passione. Poi Alessia aveva sfilato la gonna all’amica, e si era inginocchiata davanti a lei. Aveva passato le mani sul ventre e sulle mutandine nere di Marcella, appena sostenute sui fianchi da un sottilissimo laccetto di tessuto. Alessia aveva passato e ripassato le mani sopra quelle mutandine e sotto i laccetti sui fianchi, soffermandosi a titillare il clitoride da sopra il tessuto con il pollice della mano destra, poi infine le aveva sfilate, piano, lentamente. Marcella rabbrividì di piacere, al contatto delle mani di Alessia che si infilavano sotto le mutandine, facendole scivolare sui fianchi. Alessia fece passare le mutandine sotto i piedi di Marcella, poi aveva passato una mano sulla peluria pubica, l’aveva baciata lievemente, infine si era alzata e aveva preso per mano Marcella, dicendole: “Vieni”. Marcella si era lasciata portare, credendo che Alessia la volesse portare in camera da letto. Fu quindi sorpresa nel constatare che la stava portando in bagno. “Che cosa vuoi fare, Alessia?”, domandò Marcella, che si ricordava dell’esperienza di pissing di cui l’aveva gratificata Alessia nei cessi dell’ufficio. “Vorrei depilarmi, mi aiuti, ti spiace? “, rispose Alessia, mentre si sfilava le mutandine satinate. “Depilarti cosa?”, chiese un pò allarmata Marcella, non capendo bene cosa volesse fare la sua amante. “Mi depilo, Marcella, voglio depilarmi la vulva, ad Enrico piace ed anche a me”, disse, passandosi la mano nell’interno delle cosce. Senza dare tempo a Marcella di rispondere, Alessia tirò fuori dall’armadietto il flacone di schiuma da barba di Enrico ed una lametta, poi si sedette sull’orlo della vasca da bagno, e aprì l’acqua calda. Si bagnò la mano e la passò sulla vulva, fino a quando i peli, gia’ rasi peraltro, furono ben bagnati. Allora chiese a Marcella: “Per favore, mi insaponi?”, porgendole il flacone della schiuma da barba, in attesa della risposta di Marcella, che era rimasta ferma e stupita, nuda com’era, nel vedere ciò che stava accadendo. Marcella prese il flacone, guardò negli occhi Alessia e poi finalmente le sorrise. Agitò ben bene il flacone e si spruzzò una abbondante dose di schiuma sul palmo delle dita della mano destra. Poi iniziò a spalmare la schiuma tra le cosce di Alessia, esclamando “Ai suoi ordini”. Marcella si era seduta anche lei sull’orlo della vasca, con i piedi fuori. Dapprima aveva spalmato la schiuma con le sole dita, prima sulle grandi labbra, poi sul pube, poi aveva iniziato a passare e ripassare la mano sulla vulva e sul pube di Alessia, che si godeva quel massaggio. Marcella lasciava scorrere le dita tra le labbra della vulva e di tanto in tanto si soffermava un po’ di più sul clitoride. Ad un massaggio clitorideo un po’ più vigoroso, Alessia rispose gemendo, e si piegò lievemente verso la bocca di Marcella, che rispose al bacio. Marcella quindi si sciacquò la mano sotto il getto dell’acqua calda, poi prese il rasoio dalla mano di Alessia, che a sua volta spalancò bene le gambe. Quindi Marcella iniziò a rasare con attenzione la fighetta di Alessia, un poco per volta, prima sui lati della vulva, poi sul pube. “Come la vuoi”, chiese all’amica, “proprio tutta depilata, o ti lascio un po’ di pelo sul pube?”. “No depilami pure tutta”, rispose Alessia, che seguiva con grande attenzione il lavoro di Marcella. Marcella continuò a raderla fino a quando la maggior parte della schiuma fu rimossa, poi controllò il lavoro, e spalmò di nuovo una piccola quantità di schiuma, per ripetere l’operazione di rasatura appena compiuta. Quand’ebbe finito anche la seconda passata, sciacquò bene la vulva e controllò con attenzione il risultato del suo lavoro, allargando piccole e grandi labbra, e passando le dita sulle cute diventata liscia. “Mi pare bene”, disse passando una mano sulla vulva e sul pube”. “Forse se controlli con la bocca, senti se è veramente liscia”, rispose Alessia, tirando fuori i piedi dalla vasca, e offrendo il pube alla bocca dell’amica. Marcella sorrise, furba la sua amichetta, poi passò le dita sul vestibolo della vagina, che era già bagnata di secrezioni, inumidì le dita con il muco vaginale e le offrì alla bocca di Alessia, che le succhiò. Poi iniziò a masturbare e leccare il clitoride di Alessia, che eccitata com’era, ci mise poco a godere. Marcella, sempre servizievole, aveva ricevuto in bocca l’orgasmo di Alessia. Quando Alessia ebbe terminato di godere, “Adesso tocca a me, o meglio, tocca a te!”, esclamò con decisione. Marcella non aspettava altro, quasi per riflesso allargò le gambe, per facilitare a Alessia l’entrata della mano, e chiuse gli occhi. Poi, già annebbiata dal piacere, tutto mentale a quello stadio, cercò di schernirsi: “Ma dai, poi come faccio a casa con mio marito, non è Enrico”. “Gli dirai che ti sei preparata per andare al mare, così da evitare che i maschi ti guardino, geloso com’è, tuo marito sarà d’accordo, vedrai”. Alessia era un vero diavolo, la sua lussuria era in grado di farle trovare una soluzione per ogni obiezione che Marcella potesse formulare. Con le mani sui fianchi, Alessia aveva fatto sedere Marcella nella posizione giusta. Marcella, nuda, aveva percepito il calore dell’acqua calda che scorreva tra i suoi piedi, e questa sensazione di calore le aveva tolto qualsiasi volontà di resistere ai progetti libidinosi di Alessia. Si, la scusa proposta da Alessia era accettabile, il marito l’avrebbe bevuta, poteva lasciarsi andare. Ma per quanto eccitata fosse in quel frangente ed in quella posizione, la sua era una ascesa agli estremi del piacere. Quando sentì le mani di Alessia iniziare a lavorare tra le sue cosce, prima tagliando con la forbicina i peli per accorciarli, poi insaponandola con la crema da barba di Enrico, credette di godere all’istante. Riuscì a trattenersi, giusto per gustarsi la parte più bella di quella depilazione, quando Alessia iniziò a lavorare con cautela con il rasoio, allargandole con cura le grandi labbra prima, e poi le piccole labbra. Marcella sentiva le mani delicate di Alessia scivolare con perizia e leggerezza sulle sue parti più intime, sentiva il calore che saliva dall’acqua tiepida che continuava a scorrere nella vasca. Quando Alessia iniziò a sciacquarle la vulva con quell’acqua calda, per togliere la schiuma da barba, Marcella godette istantaneamente. Fermò la mano di Alessia, che capì cosa stava succedendo alla sua donna. Muovendo leggermente la mano sulla figa, cercò di assecondare l’orgasmo di Marcella, con una lieve masturbazione clitoridea, mentre avvicinava la sua bocca a quella di Marcella. Si baciarono con passione, fino a che i fumi dell’orgasmo svanirono. Marcella guardò il bel volto della sua amante e le sorrise. “Fatto, finito” esclamò sorridendo Alessia e chiuse l’acqua. Marcella si guardò il ventre, un piccolo triangolino di rasa peluria nera era rimasto ad ornarle il Monte di Venere, il resto della vulva era glabro, come quando era bimba. Alessia l’aveva aiutata ad alzarsi e l’aveva abbracciata da dietro, facendo aderire il suo corpo nudo alla schiena di Marcella. Mentre le palpava i seni con la mano sinistra, con la destra faceva scorrere il flacone di schiuma da barba tra le cosce dell’amica, quasi fosse un vibratore. Marcella si godeva quella masturbazione, pensando che la sua amica ne sapeva veramente una di più del diavolo. Piegò la testa all’indietro e con la mano destra prese il capo di Alessia e lo portò verso la sua bocca. La baciò lungo passandole le dita tra i corti capelli. Finalmente andarono in camera da letto, si buttarono sul letto ed iniziarono a fare un sessantanove. In quella posizione le aveva trovate Enrico, quando era arrivato. Intanto Marcella si era appoggiata con la schiena ai cuscini, mentre Alessia la penetrava con le dita. Enrico si era messo in ginocchio vicino a lei, e si masturbava, cercando di lenire l’eccitazione derivante da quello spettacolo. Alessia, con il viso a qualche centimetro dalla figa di Marcella, muoveva le dita con forza, ruotandole a volte dentro la vagina. Enrico fu sorpreso nel cogliere sul viso di Alessia quasi una smorfia di sofferenza, mentre era tutta impegnata a fare godere la sua amica. In quel frangente, il piacere di Alessia era tutto mentale. Realizzando la torbidità di quanto stava accadendo davanti ai suoi occhi, il cazzo di Enrico divento ancora più duro, se possibile. Quando Marcella rovesciò il capo all’indietro e iniziò a godere, Alessia rapida tolse le dita dalla vagina e attaccò la bocca al vestibolo della vulva. Marcella le scaricò sulle labbra tutti gli umori di cui era colma la vagina. Poi, le due donne si baciarono a bocca aperta, scambiandosi la saliva e i succhi prodotti in abbondanza dalla figa di Marcella. A Marcella fu sufficiente girare appena il volto, per trovarsi davanti il cazzo di Enrico. Semplicemente sporgendo la lingua, poteva raggiungere l’asta e i testicoli pelosi. Per un attimo pensò che anche lui avrebbe potuto depilarsi, una buona idea per la prossima volta. Muovendo un poco il capo, poteva raggiungere con la lingua la base dello scroto e proseguire oltre fino all’uretra. Prese in bocca la cappella e la succhiò. Una scossa elettrica scorse lungo la schiena di Enrico. Con determinazione, prese Marcella e la fece distendere sul letto, poi si mise sopre di lei, di modo che la donna avesse il cazzo sul viso, a portata di bocca. In quella posizione, le natiche di Enrico erano completamente separate, e Marcella vide il forellino anale del maschio. Quasi ipnotizzata da quella visione, timidamente passò un dito nel solco tra le natiche, sfiorando appena il buchetto anale di Enrico, il quale aveva passato le braccia sotto le gambe di Marcella, di modo da sollevarle le gambe piegate. In quella posizione, le mani di Enrico tenevano allargate le labbra della vulva di Marcella, e mentre con la lingua picchiettava il clitoride, strofinava il membro durissimo contro il viso della femmina. Alessia, distesa sul letto, si beava della visione della figa glabra di Marcella, che le si apriva di fronte, spalancata dalle mani di Enrico. Priva di peli, l’iperemia delle mucose lavorate dalla lingua e dalle mani del maschio appariva in tutta la sua evidenza. Alessia non poteva resistere al dolcissimo invito che quella vulva le faceva. Pareva che la invitasse a divorarla, a leccarla, a disporre di lei a piacimento. Si accoccolò, quindi, tra le cosce di Marcella, e approfittando della cortesia che le mani di Enrico le facevano, separando le grandi e piccole labbra, iniziò a leccare il clitoride. Lo trovò coperto dalla saliva di Enrico, alla quale aggiunse presto la propria. Poi, appuntendo la lingua, iniziò a penetrare in vagina, spingendola al massimo della profondità che le riusciva. Poi la estraeva, per scambiare con la lingua di Enrico il muco che era riuscita ad estrarre dalla vagina di Marcella. Poi riprendeva, alternando leccate al clitoride a penetrazioni vaginali. Quando Alessia penetrava la vagina di Marcella con la lingua, era Enrico che si prendeva cura del clitoride. Marcella, distesa a gambe sollevate, con addosso il corpo di Enrico e il suo membro all’altezza del viso, giaceva in uno stato di totale rilassamento, con i sensi concentrati solamente all’altezza del basso ventre. Forse fu blasfema, ma, in quel momento, ringraziò Dio di averle fatto incontrare quella coppia così affiatata nella ricerca del piacere complice, così capace di farle provare cose che non avrebbe saputo sognare neanche nelle sue fantasie più nascoste. A un certo punto, Enrico si passò le gambe di Marcella sotto le ascelle, in maniera tale che il bacino della donna si sollevasse leggermente dal piano del letto. In quella posizione, iniziò a penetrarla in vagina con il dito medio della mano destra, prima lentamente, poi con maggiore forza. “Oh, si, fantastico”, disse con voce roca Marcella, poi i suoi gemiti cominciarono ad aumentare di frequenza ed intensità. Sia Alessia che Enrico se ne resero conto. Allora Enrico tolse le dita dalla figa, e prese la mano di Alessia. La donna subitò capì quello che voleva il suo maschio. Infilò nella figa di Marcella due dita, mentre Enrico continuava a leccare il clitoride della donna. I due lavoravano l’intimità di Marcella in modo così coordinato, che parevano un’unica persona, e certamente unica era la volontà che li guidava, quella di fare godere il più intensamente possibile la loro donna. La vagina di Marcella era forzata dalle dita di Alessia, mentre il suo clitoride era torturato in maniera sublime dalla bocca di Enrico. Marcella iniziò a sussultare, aggrappandosi con le mani ai fianchi di Enrico, sopra il volto il cazzo teso del maschio. In una bramosia di eccitazione, prese il glande del cazzo in bocca, e diede alcune vigorose succhiate. Poi, sborrò. “Sii, siii, siiiiiii…., vengoooo”, urlò. Alessia, che aveva sentito le pareti della vagina progressivamente stringersi attorno alle sue dita, a causa dell’inturgidimento della mucosa, continuò a muoverle nella figa, per tutto il tempo di quell’orgasmo violento. Per parte sua, Enrico picchiettava il clitoride, sapendo bene come potesse diventare ipersensibile durante l’orgasmo. Marcella gemette, urlò e premette il ventre contro la mano penetrante di Alessia, sobbalzò e sussultò fino a che si rilasciò, come svuotata da energie. Solo allora Enrico le si tolse da sopra e Alessia smise di masturbarla. “Voi mi farete morire”, disse appena ne fu capace. “Speriamo di no”, rispose Alessia, sorridendo. Intanto, aveva dato da succhiare ad Enrico le dita con cui aveva penetrato Marcella, e che erano ricoperte di muco. Così fu la volta di Enrico di assaporare i succhi vaginali di Marcella.”Dove li trovo io due come voi”, replicò Marcella, spingendo Alessia in modo da farla distendere sulla schiena. Aiutandola con le mani sui fianchi, la posizionò bene al centro del letto matrimoniale, in modo da potersi accoccolare con il volto tra le cosce piegate e aperte della donna. Era il suo turno di abbeverarsi alla vagina di Alessia. In quella posizione, Marcella offriva ad Enrico schiena e sedere, pronta ad essere penetrata. Mentre lei si dedicava alla figa di Alessia, Enrico si portò dietro di lei e posò il glande contro il vestibolo della vagina, poi spinse. “Ah”, fece Marcella, ricevendo dentro la vagina una abbonante porzione di quel cazzo largo e durissimo. Girò il capo, e sorrise ad Enrico, che con le mani sui fianchi, aveva iniziato a scoparla lentamente. Enrico assaporava lentamente il piacere della vagina di Marcella. A differenza di quella di Alessia, che restava sempre strettissima, la figa di Marcella era facile da penetrare. Certo il fatto di avere partorito due volte spiegava almeno in parte perché fosse così accogliente. Ma non si poteva dire larga, come quella di Franca, per esempio. Quando si eccitava, le pareti della vagina di Marcella si inturgidivano a tal punto da stringersi attorno all’asta tesa come un guanto bel lavorato attorno alla mano. Enrico aveva avuto questa sensazione fin dalla prima volta che aveva scopato Marcella, ed anche adesso che conosceva meglio quella figa, restava dello stesso parere. In aggiunta, la vagina di Marcella si lubrificava bene, come d’altronde Enrico aveva potuto constatare con la propria lingua, ogni volta che l’aveva leccata. “Oh, si, continua, non ti fermare”, gemeva intanto, ed implorava Alessia, dolcemente abbandonata al lavorio della lingua della sua amante sul clitoride, passando e ripassando le mani tra i corti capelli di Marcella, la quale, dopo il comprensibile imbarazzo del primo rapporto lesbico, stava sciogliendosi sempre di più nei suoi rapporti con Alessia. Adesso, non solo voleva essere leccata, ma desiderava sempre di più essere parte attiva in quei rapporti. Adesso poi, che aveva sotto la sua bocca la figa nuda di Alessia, si aggiungeva alle sollecitazioni tattili e gustative che le fornivano la pelle e le secrezioni vaginali della sua amica, la potente pulsione di appoggio derivante della visione di quella figa glabra, nuda, di cui poteva cogliere anche il più piccolo dettaglio anatomico. La figa di Alessia aveva piccole labbra assai sviluppate, e Marcella godeva nel prenderle delicatamente con le dita ed aprirle, per scoprire il clitoride, molto sviluppato, all’apice del prepuzio. Su quello si accaniva con baci e leccate. Con l’esperienza, aveva imparato a conoscere Alessia, e sapeva che non le piaceva essere penetrata con le dita, durante il cunnilingus. A lei stava bene, le piaceva leccare ed anche penetrare in vagina con la lingua, per gustarsi il sapore del muco vaginale, che Alessia produceva in abbondanza. Intanto, mentre lei leccava, Enrico la pompava nella figa, con metodo, da uomo esperto, senza fretta ma con forza e decisione. La riempiva bene, spesso arrivando fino in fondo a toccarle l’utero. Le piaceva sentirsi toccata lì, perché le procurava una scossa aggiuntiva di piacere. Marcella si accorse dall’aumento dei sussulti del ventre che Alessia stava per godere. “Sii, Marcella, lecca, non ti fermare”, la incitava, mentre premeva il capo contro il ventre. Marcella aumentò il ritmo delle leccate, fino a quando Alessia sborrò. Allora Marcella abbandonò il clitoride, per assecondare l’orgasmo di Alessia, leccandole il vestibolo della vagina. Enrico, dalla sua posizione dietro Marcella, con il pene ben piantata nella figa di quest’ultima, si godeva lo spettacolo dell’orgasmo di Alessia, che continuava a strofinare il ventre contro il volto di Marcella. Si piegò sulla schiena di Marcella, per godersi più da vicino quello stupendo spettacolo. La fragranza di Poeme sulla pelle della donna lo raggiunse immediatamente. Baciò con tenerezza la schiena di Marcella, che si rizzò, aderendo con il corpo al torace dell’uomo. Enrico la abbracciò, la mano destra sulle fighetta nuda, la sinistra sulle mammelle piene. Alessia, distesa sotto di loro, languida per l’orgasmo appena provato, li guardava. Enrico era eccitatissimo, lo spettacolo offerto dalle due donne in amore era stato di una bellezza difficile da descrivere. Voleva di più, ancora di più. Si distese sul letto, di modo che Alessia potesse baciargli i capezzoli, come piaceva a lui. Lesta, Marcella si inginocchiò al suo fianco, prendendogli il cazzo in bocca. Quella era la sua posizione preferita, alla quale lo aveva abituato Alessia. Enrico adorava masturbarsi, mentre Alessia gli succhiava il capezzolo sinistro, quello più sensibile. Durante quella masturbazione, Enrico confessava a Alessia i suoi desideri, ma il più ricorrente era quello di avere un’altra bocca giù, a prendersi cura del cazzo, mentre Alessia lo baciava. Sapendolo, Alessia faceva sempre in modo che, durante i rapporti a tre con Elena, oppure durante i rapporti a quattro con le altre coppie, Manuela e le altre donne, Diana, Rossella, Patrizia e tutte le altre che si erano avvicendate nel loro letto, sbocchinassero Enrico, mentre lei si prendeva cura della tettina. In quella posizione, Enrico aveva riempito di sperma la bocca di Elena e di Manuela, soprattutto. Alessia riceveva comunque la sua parte, perché sia Elena che Manuela erano solite baciarla, scambiando con lei lo sperma che Enrico aveva sborrato in abbondanza nelle loro bocche. Adesso era il turno di Marcella, e lei succhiava il cazzo con vera passione. Enrico sapeva che quella posizione era micidiale, poteva sborrare in un secondo. Una volta, Manuela, dopo avere bevuto il seme del consorte, aveva iniziato a sbocchinarlo, mentre Alessia gli succhiava la tettina. Enrico aveva iniziato a sborrare nel preciso istante in cui Manuela aveva stretto le labbra attorno all’asta del cazzo, per affondarlo in bocca. La giovane donna non si era persa d’animo ed aveva bevuto tutta la lunghissima sborrata, ma dopo avere ingoiato tutto lo sperma, non aveva potuto trattenersi dall’esclamare: “Che rapido!”, al che tutti erano scoppiati in una risata. Adesso, Enrico non voleva sborrare subito, aveva una voglia di continuare a godere di quelle splendide donne.Si sottrasse alle due bocche, e si mise sul fianco, ai piedi del letto. Presosi il cazzo in mano, iniziò a masturbarsi piano, poi chiese alle due donne: “Masturbatevi anche voi”. Più che una domanda, era in chiaro invito, che Alessia e Marcella accettarono volentieri. Si distesero entrambe su letto, allargando le gambe di fronte ad Enrico e iniziarono a masturbarsi. Enrico guardava quello spettacolo, e non poteva fare a meno di dirsi quanto fosse fortunato a poterselo godere. Le due donne usavano tecniche diverse, per darsi godimento. Alessia non amava penetrarsi, e quindi si masturbava il clitoride con la mano sinistra, dato che era mancina. Non usava solo un dito, ma tutte le dita assieme, e masturbava forte il piccolo chicco, sempre più forte man mano che il piacere cresceva. Quasi singhiozzando, muoveva forte le cosce. Marcella invece gradiva essere penetrata, e quindi si era passata la mano destra sotto la gamba, e si era penetrata in vagina con il medio, mentra con la mano sinistra masturbava anche lei il clitoride. Enrico guardava estasiato le due donne darsi il piacere per il suo godimento visivo. La prima a venire fu Alessia, seguita dopo pochi istanti da Marcella Una sinfonia di gemiti, sospiri, parole mozzate in gola accompagnarono l’orgasmo. Enrico si era masturbato per tutto il tempo di quella masturbazione. Adesso aveva il cazzo durissimo ed una voglia spaventosa di inculare Marcella. Allora, bisbigliando nell’orecchio di Alessia, le disse: “Voglio inculare Marcella”. “Oh si, fallo, mi piace, ma fallo forte”, rispose Alessia. “Aiutami a prenderla, leccale il buchino”, le chiese Enrico. Alessia allora si spostò, e fece mettere Marcella nella posizione del sessantanove, sopra Enrico. In quella posizione, il culetto della donna era a portata della lingua di Alessia, che cominciò a leccare l’orifizio anale. Marcella era distesa sopra Enrico, le mammelle appoggiate al torace, e la figa nuda spalmata sulla bocca dell’uomo. Con la bocca piena di cazzo, si godeva quella posizione. Fu allora che percepì la lingua di Alessia sul forellino anale. Non era la prima volta che Alessia la leccava lì, già un’altra volta le aveva tentato il buchetto con la lingua. Era stato solo per poco, mentre stavolta Alessia le leccava il buchetto senza apparente intenzione di smettere. Farsi leccare l’ano le pareva una cosa molto audace, chissà perché le pareva che quell’orifizio fosse più intimo degli altri. Ma Alessia era così brava, e quella punta di lingua così penetrante e birichina nel trastullarle il buchetto, che ben presto ogni residuo pudore fu superato. Leccata in figa da Enrico e nel culo da Alessia, con in bocca un bel grosso cazzo, quella si che era un’esperienza!. Quindi, Alessia fece seguire alla lingua un ditino, che scivolò senza problemi nell’orifizio ben lubrificato. Dapprima Alessia si limitò a fare entrare la falangetta, ma poi spinse un pò più in dentro. Enrico, che vedeva tutto da sotto, assecondò il ditalino anale, penetrando con un dito in vagina. Un pò alla volta, Alessia spinse di più nel culo, ed Enrico spinse di più in figa, fino che l’uno potè percepire il dito dell’altro, attraverso le pareti della vagina. A quel punto, Marcella non riusciva neppure più a succhiare il cazzo. Limitandosi a tenerlo in mano, con il capo abbandonato sul ventre del maschio, subiva senza reagire quel doppio ditalino ano-vaginale. Sentiva le due dita cercarsi, toccarsi, rincorrersi per tutta la lunghezza della vagina e del retto, dove Alessia aveva ormai affondato il dito medio per tutta la sua lunghezza. Non potè resistere oltre. Aggrappandosi al cazzo con forza, sborrò in maniera così violenta, che Alessia tolse il dito dal culo, per abbracciarla sulle spalle, mentre sborrava. Sussultò, gemette, sborrò, godette fino allo stremo, poi si accasciò sul corpo di Enrico. A quel punto, Enrico si sentiva pronto. Dopo avere fatto godere Marcella in quel modo, con l’aiuto di Alessia, si sentiva pronto ad incularla. Si tirò fuori da sotto il corpo abbandonato della donna, e si distese al suo fianco. Posizionò il corpo di Marcella di modo che poggiasse sul fianco destro, dandogli la schiena. Marcella, ancora inebetita dai fumi del recente orgasmo, si faceva manovrare a piacere da Enrico, il quale, dietro di lei, le alzò la gamba sinistra. Marcella, pensando che Enrico volesse penetrarla da dietro in vagina, aiutò l’uomo, sollevando la gamba. Enrico, però, poggiò la punta del glande non sul vestibolo della vagina, ma bensì sull’orifizio anale. Marcella sussultò leggermente, quando Enrico iniziò a spingere e la punta del cazzo iniziò a scivolare, piano, nell’ano. Come tutte le donne, Marcella istintivamente temeva di soffrire per quel tipo di penetrazione. Era ancora vergine nel culo. I timidi approcci all’inculata che il giovane maritino aveva tentato all’inizio del matrimonio, si erano risolti in altrettanti fallimenti, data l’inesperienza di entrambi. Con Enrico questo problema non si poneva. Alessia le aveva raccontato con dovizia di particolari come Enrico avesse inculato in tutte le maniere possibile e immaginabbili lei e la loro amante Elena, e come prima di loro fossero stati i culetti della Betty, e di Franca a ricevere l’oltraggioso omaggio dell’inculata da parte di Enrico. Il fatto che tutte quelle donne si fossero fatte inculare da quel maschio, testimoniava delle sue indubbie qualità di sodomizzatore. Chi meglio di lui avrebbe potuto sverginarla nel culo? D’altronde, Alessia aveva lubrificato così bene il forellino anale, che il cazzo scivolava dentro senza fatica. Enrico, esperto, spingeva lentamente, conquistando centimetro dopo centimetro il retto di Marcella. Sapeva benissimo che, prima di potere godere della penetrazione, il culo femminile doveva adattarsi a quella presenza estranea. Inoltre, date le dimensioni del suo cazzo, questa esigenza era ancora maggiormente sentita. Sentendo irrigidirsi il corpo di Marcella, si era fermato, per poi ricominciare a spingere, fino a quando aveva sentito che il bacino di Marcella assecondare la penetrazione con i propri movimenti. Allora, con una buona metà del pene nel culo di Marcella, iniziò a baciarla sul collo e sulle spalle, mentre con le mani, si spostava dappertutto su quella pelle profumata, palpando e ripalpando le mammelle piene e gonfie di piacere. Alessia pensò bene di approfittare di quella posizione, e mentre Enrico palpava i seni, lei si occupava dei capezzoli. Data la posizione di Marcella, le mammelle erano completamente offerte alla bocca di Alessia. Lei baciava, succhiava, mordicchiava capezzoli ed areole mammarie, tormentandole in ogni maniera possibile. Marcella le accarezzava il capo, facendole capire quanto fosse appagata da quel lavoro di bocca. Alessia, esperta dell’amore lesbico, mentre succhiava, non trascurava di masturbare il clitoride della sua compagna, facilissimo da trovare tra le labbra della figa depilata. Infine si staccò un attimo dalla mischia di quei due corpi abbracciati, per osservarli da distante. Lo spettacolo che le offrivano era di oscena bellezza. Marcella, distesa sul fianco con le mani appoggiate sul letto, aveva il capo rovesciato all’indietro e baciava con ardore Enrico, che, tenendole sollevata la gamba sinistra, la inculava con pazienza e metodo. La figa di Marcella, completamente nuda, risaltava spudoratamente, arrossata per il precedente lavoro e dilatata. Alessia non resistette, e si posizionò in modo da potere leccare quella figa, offrendo la propria, altrettanto nuda ed iperemica, alla bocca di Marcella, che si gettò con furore su quella vulva. Marcella non sapeva dire quale sensazione fisica provasse ad essere inculata. La sensazione di pienezza di quel viscere cavo era chiaramente differente da quella che provava ad avere il cazzo in figa. Le pareva di essere continuamente stimolata ad andare di corpo, e la sensazione era di qualità diversa, a seconda che il cazzo entrasse od uscisse dall’ano. Eppure, era tutt’altro che spiacevole. Il cazzo di Enrico le pareva meno duro di quando la penetrava in vagina, le sembrava si fosse adattato alla stretta più forte dei muscoli rettali. Ma ciò che sapeva descrivere benissimo era la sensazione mentale che provava a subire quella sodomizzazione, ed era una sensazione inebriante. Continuava a ripetersi che Enrico la stava inculando, che aveva nel culo il cazzo di un maschio, che un membro maschile la stava aprendo, dilatando, usando nell’orifizio anale. Non un ditino, ma un vero cazzo era infilato in profondità nel suo intestino, era inculata, sodomizzata, fottuta nel culo, si, era proprio questo che stava accadendo su quel letto, un maschio, e che maschio, la stava fottendo nel culo con suo grande piacere E mentre Enrico la inculava, Alessia le leccava la figa, nuda e resa ipersensibile dalla depilazione. Le due amanti si baciarono a lungo, gustando reciprocamente gli umori vaginali, mentre Enrico, ormai al limite della sopportazione, continuava ad inculare Marcella. Ma anche Marcella era nuovamente al limite dell’orgasmo. “Basta, per favore, basta”, cominciò a gemere, chiedendo un pò di pietà ai suoi amanti e torturatori, “mi fate morire, basta, fermatevi”. Girò il volto dalla parte di Enrico, che aggrappato alle sue mammelle, continuava a spingere il cazzo nel culo. Enrico vide il bel viso di Marcella stravolto, si rese conto perfettamente della tensione che la donna stava accumulando, e che stava per trasformare il piacere in sofferenza. Prese una mano di Alessia e la posò sulla vulva di Marcella. Alessia capì cosa voleva Enrico, e iniziò a penetrare la vagina della donna con un ditino. “Oh, si, siii, siii, così, siiii”, Marcella iniziò a gemere nell’istante preciso in cui sentì entrambi gli orifizi pieni per la doppia penetrazione. Sborrò subito, violentemente, trascinando nel proprio orgasmo Alessia. Si accasciarono sul letto, entrambe sfinite.Allora, Enrico estrasse il cazzo dall’ano di Marcella e si mise a cavalcioni sopra le sue tette, mentre Marcella, distesa sul letto, appoggiava il capo ad un cuscino. Enrico iniziò a masturbarsi con lentezza, mentre Marcella allungava le braccia per titillargli i capezzoli. Ogni tanto Marcella tentava di prendere il cazzo in mano, ma Enrico la fermava e le riportava le mani sui capezzoli. Continuò a masturbarsi con la mano sinistra, sentendo ad ogni colpo l’eccitazione crescere. Era bellissimo per Enrico percepire la marea crescente dello sperma che saliva, poco a poco. Tuttavia, Enrico cercava di resistere ancora un pò, per prolungare quella magnifica situazione e con lo scopo dichiarato di produrre ancora più sperma. Il bel viso di Marcella era sotto il suo cazzo teso, ad occhi chiusi attendeva con la bocca spalancata l’imminente sborrata. Si passò la lingua sulle labbra. Infine Enrico sentì che stava superando il punto di non ritorno. Mentre lo sperma saliva lungo l’uretra, Enrico contrasse gli sfinteri per ritardare ancora un poco la sborrata, poi si lasciò andare. Smise di masturbarsi e il primo schizzo di sperma colò direttamente nella bocca aperta di Marcella, un fiotto enorme, spesso e lunghissimo di seme, che si scaricò tutto nella bocca spalancata. Marcella dapprima ricevette la sborrata a bocca aperta, poi spinse in fuori la lingua, rigurgitando il seme, e ricoprendosi il mento di sperma, che colò lungo il collo. Il secondo schizzo colpì il mento, poi fece seguito un terzo ed un quarto fiotto, ormai era una colata di seme. Marcella aveva chiuso la bocca e riceveva la sborrata sulle labbra, da cui poi raccoglieva lo sperma passandosi la lingua. Nel frattempo, Enrico continuava a spremere il cazzo, eiaculando sulla bocca, sul viso e sulle guance. Mentre Enrico sborrava, Alessia aveva preso tra le mani il capo di Marcella, sollevandolo leggermente, in modo da avvicinarlo al glande sborrante. Al termine della sborrata, le labbra ed il mento di Marcella erano ricoperti di seme, che era colato giù fino al collo. Qualche goccia di seme si era depositata fin sulle spalle. Quando Enrico ebbe finito di spremere le ultime gocce di sperma dal cazzo, Marcella si lasciò andare ad una esclamazione significativa. “Ammazza”, disse sorridendo. Ma non potè continuare, perché Enrico appoggiò la cappella sulla lingua che Marcella passava e ripassava sulle labbra imbrattate di seme. Marcella leccò la cappella, poi Enrico spinse il cazzo, e iniziò a scoparla così, in bocca. Alessia vedeva le guance di Marcella gonfiarsi ritmicamente, sotto i colpi del pene di Enrico. Alla fine, dopo un ultimo affondo, il maschio cedette. Estrasse il cazzo dalla bocca della donna e si piegò a baciarla sulle labbra, ma fece appena in tempo ad assaggiare il sapore del proprio sperma, che fù tosto spinto via da Alessia, che reclamava la sua parte. “Spostati”, disse, “questo è mio”. Iniziò a baciare il viso di Marcella, leccando a piena lingua quel seme spesso. Poi iniziò a baciarla in bocca, scambiandosi con lei lo sperma raccolto dal viso. Poi ancora riprese a baciarla sul volto, strofinando le proprie guance contro quelle di Marcella, per impiastricciarsi bene di seme. Fù allora che Marcella, a sua volta, prese a baciare il volto di Alessia. Enrico si godette quello spettacolo di cum swapping per un bel pò, quindi le due donne si chetarono. Arrivò il giorno delle ferie. Marcella non voleva salutare i suoi due amanti (le pareva brutto chiamarli così, doveva pensare ad un altro termine per definirli) in maniera frettolosa. Sapeva che, se avesse aspettato l’ultimo momento, come sempre si sarebbe trovata a salutare tutti in gruppo, un bacetto sulla guancia e via, e questa idea non le piaceva. No, Alessia ed Enrico le stavano cambiando la vita, ed in meglio, meritavano di più. Con Alessia si erano salutate il giorno prima. Alessia, infatti, aveva anticipato l’inizio delle ferie di un giorno. Arrivato il momento del commiato, avevano discretamente chiuso la porta dell’ufficio, e si erano abbracciate, baciandosi con passione e a lungo. Forse era la prima volta che toccavano l’argomento, e forse non lo avrebbero toccato mai più, ma in quel momento, in cui iniziava una seppure transitoria separazione, le due donne, amanti e amiche al punto da dividersi lo stesso maschio, si erano sentite di dirsi quanto quell’esperienza si stesse rivelando appagante per entrambe. Si erano reciprocamente augurate che potesse continuare, conservando la stessa goia di vivere le cose in piena libertà e consapevolezza, e arricchita di sempre nuove esperienze. Si erano baciate a lungo, spesso guardandosi negli occhi, quasi a volere trattenere sulla retina i rispettivi tratti del volto per tutto il periodo di separazione. Infine, si erano salutate, augurandosi buone vacanze. Adesso Marcella voleva salutare Enrico. Quella mattina, dopo che il marito era partito come di consueto per il posto di lavoro, invece di svegliare le piccole, si era rapidamente fatta una doccia. Quindi, si era cosparsa il corpo di Poeme. Marcella aveva capito che Enrico gradiva particolarmente quella fragranza, e lei stessa si trovava particolarmente a suo agio, avvolta dal profumo. Le pareva che l’aroma di Poeme si sposasse particolarmente bene alla sua pella, morbido e vellutato si spargeva nell’aria, ma senza acutezza, come smussato, e tuttavia riempiendola. Si passò e ripassò le mani sulle spalle, e poi sui seni. Quindi, finì di vestirsi. In fretta si dedicò alle bambine, con lo scopo di liberarsene il prima possibile. Infine, si diresse verso l’ufficio. Quando arrivò, vide nel parcheggio dell’edificio l’automobile di Enrico, e capì che era già arrivato. Salì in ufficio, aprì la porta e depositò la borsa nello stipetto, poi si diresse rapida verso lo studio di Enrico. Aveva un po’ di imbarazzo, era la prima volta che si avvicinava ad Enrico senza Alessia. Ma non pensava di farle un torto. Bussò discretamente, ma non aspettò la risposta per aprire la porta ed entrare. “Posso?”, disse, ed entrò chiudendosi dietro le spalle la porta. “Ciao, Marcella, certo che puoi entrare”, rispose Enrico, un pò sorpreso di quella visita, che non si attendeva. Guardò Marcella. Indossava un giacchettino di colore azzurro acqua, sbracciato e con una scollatura non profondissima, ma che, data l’assenza di altri indumenti, permetteva di intravedere le mammelle piene ed il solco del seno che le divideva. Lo slancio del bel collo era esaltato da un semplice pendente. Una gonnellina corta al ginocchio completava il look della donna. Enrico ormai non si sorprendeva più nel trovarla sempre più attraente. In realtà lo era, complice il corso degli eventi che arricchiva la sua femminilità in maniera assieme consapevole ed inconscia. Consapevolmente Marcella si era cosparsa il corpo di crema profumata, quella che le aveva regalato Alessia, e che aveva capito essere assai gradita ad Enrico. La fragranza si era sparsa rapidamente nello studio, ed aveva aggiunto attrazione ad attrazione. Enrico la percepì e si alzò, andando verso Marcella. La abbracciò lievemente. Marcella corrispose l’abbraccio. I due si guardarono negli occhi. “Enrico, non volevo salutarti di fronte a tutti, mi dispiaceva non poterti dire che mi mancherai in questo mese.”. “Anche tu Marcella, ma passerà presto, e quando ci ritroveremo, sarà più bello di prima, tu sarai tutta abbronzata. A proposito, voglio proprio controllare dopo, se prendi il sole in topless”. Marcella esplose in una risata e disse: “Ma dai, cosa vuoi che mi metta con le tette di fuori, mi vergogno, io! E poi con tutte quelle ragazzine che vanno in giro nude, cosa vuoi che faccia vedere le mie”. “Non mi pare che tu sia tanto vergognina, quando siamo assieme”, sorrise Enrico. Marcella lo guardò. Si, era vero, con lui e Alessia si trovava così a suo agio, da non sentirsi mai in imbarazzo, sentiva che gli ultimi residui pudori stavano rapidamente cedendo strada. Lo guardò, lo bacio a fior di labbra e rispose: “Non ho niente di cui vergognarmi, con voi”. “Inoltre, non scambierei mai le tue mammelle di donna vera con le tettine di quelle sciacquette scialbe”, aggiunse Enrico. Marcella gli sorrise, e mentalmente ringraziò Enrico di farla sentire così donna, e femmina, e desiderata, anche se magari mentiva. Non importava, Marcella si sentiva bene nel sentire quelle parole, e di questo era grata ad Enrico, il quale, peraltro, pensava davvero ciò che aveva detto. Avvolti in una nuvola di Poeme, le bocche dei due si unirono in un bacio prolungato e passionale. Enrico si sedette su una poltroncina e Marcella si sedette sulle sue ginocchia. In quella posizione, Marcella sovrastava il capo di Enrico ed il viso del maschio si trovava all’altezza dei suoi seni. Marcella teneva il volto di Enrico con le mani, e lo baciava, sulle labbra e sul collo, aprendosi la via verso le spalle. Enrico, a sua volta, cingeva la vita di Marcella con il braccio sinistro, mentre lasciava correre la mano destra sul corpo languido ed arrendevole della donna. La mano insaziabile del maschio si muoveva sui fianchi della donna e, da sopra il tessuto della gonna, percepiva la presenza delle mutandine sgambate. Poi risaliva sui lati del tronco, fino ad arrivare a sentire il reggiseno. Lentamente spostandosi, la mano arrivò sulla mammella. Enrico, palpando da sopra la giacchetta, si trovò in mano un seno pieno, morbido e pastoso al tempo stesso. Il capezzolo già turgido si ingrossava vieppiù grazie al lavoro delle dita di quella mano sapiente e vorace, che non smetteva di palpare, carezzare, martirizzare dolcemente quel seno delizioso. Sempre continuando a baciare Marcella, Enrico portò la mano sotto il giacchettino e la infilò nella coppa del reggiseno. Trovò una pelle calda di velluto ed un seno sodo, che chiedeva solo di essere palpato. Nella posizione in cui erano seduti, Enrico aveva di fronte al volto la scollatura di Marcella e da lì, dal seno tra le mammelle, salivano volate di effluvi profumati. Lo scopo della toeletta mattutina di Marcella, durante la quale aveva dedicato maggiore cura del solito al suo corpo, e si era data la crema di corpo non solo sulle spalle, come al solito, ma direttamente sulle tette, sembrava essere stato pienamente raggiunto. Enrico era stordito da quel profumo. Ad un certo punto lasciò correre le labbra sul decolletè di Marcella, giù fino al seno, poi estrasse una mammella dalla coppa e titillò il capezzolo con la punta della lingua.Marcella già percepiva di essere abbondantemente bagnata tra le coscie. Sapeva che se lasciava continuare quel maschio abile nel suo lavoro di lingua, non sarebbe stata capace di resistere oltre, e si sarebbe arresa ai suoi desideri di farsi scopare, lì e subito. Era troppo rischioso, con tutta la gente che c’era in giro. Fermò quindi la bocca di Enrico e, presogli il viso tra le due mani, lo portò davanti alla sua. Lo guardò e gli sussurrò contro: “Tu mi vuoi fare impazzire”. Lo baciò con passione, felice di sentire la lingua carnosa di Enrico prendere pieno possesso della sua bocca. Ma dalla pressione che sentiva contro il fianco destro, e che corrispondeva al cazzo turgido di Enrico, Marcella si rese conto che l’uomo non avrebbe potuto resistere oltre ai suoi titillamenti. Non poteva certo essere così cattiva da andare via e lasciarlo in quelle condizioni. Si spostò quel tanto che bastava a scoprire il membro. Il tessuto leggero dei pantaloni di Enrico non poteva certo nascondere quella che si manifestava come una erezione imponente. Marcella posò la mano su quella protuberanza. Come sempre, trovò quel cazzo lungo, e grosso. Mordicchiando il lobo dell’orecchio, masturbò lievemente il membro. Enrico, ad occhi chiusi, sporse un pò il bacino in avanti, per farsi masturbare più agevolmente da quella mano calda. Ma sapeva che non avrebbe potuto resistere per molto tempo. Quando Enrico portò la mano sotto la gonna e iniziò a toccare da sopra le mutandine la fighetta, Marcella capì che non poteva continuare oltre. Doveva fare sborrare Enrico, in qualche modo, se voleva fermarlo. Con determinazione, abbassò la lampo ed estrasse il cazzo dagli slip. Il membro virile era poderosamente eretto, le vene turgide di sangue risaltavano sotto la cute sottile dell’asta tesa. Si inginocchiò tra le gambe di Enrico, e cominciò a risalire lungo l’asta con la lingua. Non sapeva descrivere l’emozione che le dava sentire assieme il calore e la rigidità di quel membro, e l’idea di poterne disporre a piacimento. La stordiva ogni volta, ed ogni volta era come la prima volta. Si esaltò una volta di più nel riempirsi la bocca con la larga cappella del glande. Ma stavolta, non potè seguire il filo delle sue emozioni più di tanto. Infatti, sebbene date le circostanze non avesse intenzione di sbocchinarlo a lungo, come quando si trovavano a casa, tuttavia non immaginava neanche che Enrico avrebbe iniziato a sborrarle subito in bocca. L’eccitazione di quel breve ma coinvolgente incontro era stata tale che Enrico sentì di essere arrivato al culmine irreversibile dell’eccitazione, appena percepì il calore e l’umidità della bocca di Marcella attorno al cazzo. Sentì il cazzo tendersi allo spasimo e poi lo sperma eiaculare con energia nella bocca accogliente. Marcella ricevette il primo schizzo di sborrata a fior di labbra, ma poi si affondò rapidamente il cazzo in bocca, non era certo quello il momento di farsi venire sul viso. Assecondò l’orgasmo di Enrico, muovendo il capo su e giù e masturbando leggermente l’asta. Come sempre, Enrico sborrò abbondantemente, e Marcella gustò con piacere l’ondata di seme che le riempiva la bocca. Deglutì un paio di volte, durante l’eiaculazione, ingoiando con voluttà quello sperma caldo e saporito. Enrico sussultò e schizzò, finchè cedette. Marcella continuò a tenere il membro tra le labbra, gustandosi il passaggio dal turgore alla flaccidità, che le consentiva di accogliere il cazzo in bocca completamente.. Allora, spremette bene il cazzo, pulendo con la punta della lingua le ultime goccie dal glande, lo baciò ancora una volta, e poi lo ripose negli slip. Senza alzarsi, si appoggiò con le braccia alle coscie di Enrico, e disse: “Ti è piaciuto?”. Enrico sorrise e rispose: “Certamente. Sei bravissima”, rispose.Un rumore di passi che si avvicinavano alla porta dello studio li fece scattare in piedi entrambi, ma era un falso allarme. Tuttavia, era anche il segnale che l’edificio si stava popolando. “Ciao Enrico, vado di là”. “Più tardi passo a salutarti”, rispose Enrico baciandola sulla guancia. Marcella si rimise a posto rapidamente, e uscì dallo studio. Arrivata nel suo ufficio, vi trovò Franca, che le disse: “Ma dove sei stata, sono dieci minuti che ti cerco”. Questa era una vera sorpresa, perchè era noto a tutti che Franca non arrivava mai in ufficio prima delle nove e mezza. Ma Marcella aveva la risposta pronta, ultimamente. “Sono stata al bar, a fare colazione”. “E hai mangiato una brioche con la crema”, aggiunse Franca, e continuò: “hai ancora un pò di crema all’angolo della bocca”. Marcella sussultò lievemente, ma si controllò, passò un dito dove le aveva detto Franca e raccolse quella che Franca credeva crema pasticcera, e che invece lei sapeva essere sperma di Enrico. Tuttavia, era quasi contenta che Franca l’avesse notata, dato che quello sperma lei, Franca, vecchia troia, lo aveva assaggiato per prima, molti anni addietro. Gran puttana, decantava tanto il suo bel maritino, ma non le aveva fatto schifo succhiarsi il cazzo del giovane Enrico. Adesso era il suo turno di gustarsi quel maschio prestante, Franca era diventata brutta ed avvizzita, vecchia insomma. Gelosa come solo una donna può esserlo, a Marcella spiaceva solo di non poterglielo dire apertamente. Tuttavia, con malizia, quasi con sfida, guardando Franca negli occhi, senza che quest’ultima capisse perchè Marcella la guardasse così sfrontatamente, si portò il dito alla bocca e leccò la goccia di seme con la punta della lingua, quasi con voluttà. “Buonissima”, soggiunse. “Marcella, ma sei matta!”, la rimbeccò Franca. Marcella esplose in una risata cristallina. Si, era proprio matta, ed era sempre più contenta di esserlo diventata.
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