Sempre estasiato da quello che era successo, mi ero attardato, guardando il soffitto, a ripercorrere con la mente quei momenti meravigliosi che avevano sconvolto la mia vita di adolescente, ero rimasto lì, con l’uccello appoggiato alla pancia, perché ancora risentivo di quella sega non terminata. Ma stai ancora in quello stato – disse mia sorella – irrompendo nella camera – giovanotto il gioco è finito, quindi vestiti che devo rassettare il letto. Senti, Tata, così chiamavo mia sorella nell’intimità famigliare, sei tu che mi hai stuzzicato, perché non facciamo un altro giochetto? La Tina mi ha lascito a metà. Ci sarà tempo, se farai il bravo ci saranno altri momenti per divertirsi, acqua in bocca però, forza alzati. Alzati, ti ho detto, devo rifare il letto, tra poco arriva la zia”. A quelle parole scattai sul letto come un razzo, la zia stava per tornare a casa ed era giusto trovasse tutto in ordine, lei lavorava tutto il giorno e poi per me era come fosse mia madre, le volevo un gran bene, ma la temevo pure, la rispettavo e mai avrei voluto mi trovasse in quello stato con tutta la camera arruffata e piena di quegli odori acri ma inebrianti, chissà come si sarebbe offesa ed arrabbiata. La zia era tutto per me, il babbo, la mamma e la nonna, le ubbidivo senza ribattere, era il mio idolo, cosi quando un giorno mi disse che mi aveva trovato un lavoretto estivo, presso dei parenti che stavano per trasferirsi da lì a qualche giorno, per l’estate, nella loro villa vicino a Viareggio, non ribattei. La zia mi assicurò che mi avrebbero ben pagato, che avrei avuto vitto ed alloggio in cambio di qualche lavoretto, nello stesso tempo mi sarei fatto anche un po’ di mare. Questi signori erano parenti del mio povero babbo, persone con la puzza sotto il naso, ma pieni di quaini, lo zio Arturo era rimasto vedovo da anni con due figliole gemelle, Anna e Alice; della famiglia, ormai da tempo, faceva parte anche, la serva Concetta, una siciliana allevata fin da piccola in questa famiglia, come una di casa. Così, preso dalla gioia di fare qualcosa di diverso, la sera stessa, feci il giro del palazzo a salutare tutti per renderli partecipi di questa mia nuova esperienza lavorativa. Fu quando bussai alla porta del maresciallo e che sentii dire – “Tina bussano, apri la porta” – che un brivido, dal ventre mi salì di colpo alla punta del bischero e cominciai a risentire quella mano che andava su e giù e rivedevo quella scena bellissima ma – fu la voce di Anna – la figlia del maresciallo, – “ecco l’ometto del palazzo”- che mi riportò alla realtà; posso entrare? – ma certo, sei il benvenuto e capiti a proposito, mi disse guardandomi fissa negli occhi, con un gran sorriso. Entrando sentii il maresciallo, ciao Franco, scusami ma sono già al letto, non mi sento bene in questi giorni, stai pure a fare due chiacchiere con Tina e Anna – buona notte maresciallo. Nel frattempo arrivò anche Tina, uscì dalla camera e con un gran sorriso – qual buon vento – mi disse, sono venuto a salutarvi, domattina parto per qualche mese e raccontai loro il fatto; fu allora che Anna sorridente, mi invitò a rimanere e a prendere un caffè con relativa sigaretta. Anna era cordiale, non lo era mai stata prima, mi offrì una sigaretta di marca, con il filtro, poi volle bevessi un Martini, insomma un’aria strana in quella cucina piena di fumo e odore di caffè, percepivo qualcosa, un po’ di tensione, di sorrisi, di sguardi, di occhi tenuti bassi, una sensazione strana, ma non spiacevole.. Poi, improvvisamente, la Tina, con calma, ma rossa in viso e occhi fissi sul tavolino disse: – ci mancherai, saranno giorni tristi e poi …, io… nsomma, dopo quello che è successo l’altro giorno, non so….cosa pens….io cre.. A quel momento, intervenne Anna, più decisa, come al solito, anche se più giovane di Tina – insomma, io so tutto ciò che è accaduto, zia Tina mi ha raccontato ogni particolare, devo dire sei stato davvero bravo, ma sfortunato, stasera voglio finire il lavoro di zia, visto che capita l’occasione e il babbo sta dormendo. Ma…. o, balbettai, sorpreso da tanta decisa intraprendenza – non ci sono ma, Tina mi ha perfettamente descritto cosa è successo e anche la bellezza del tuo cazzo, anch’io voglio godere insieme a voi, oppure dirò tutto a tua zia. Che volete che vi dica, la zia è meglio lasciarla fuori da queste cose e poi che ci rimetto io, dissi fra me e con la testa, facendo finta di essere preoccupato e vergognoso, feci un cenno di assenso e dissi si. Al mio assenso, Tina che era rimasta con gli occhi bassi per alcuni minuti guardò Anna e sorridendo si avvicinò a me, mi accese una nuova sigaretta, mi versò un altro Martini, poi dissero che sarebbero andate a prepararsi. Fumavo tranquillamente, si fa per dire, in attesa di quell’evento che mi stava elettrizzando tutto il corpo mettendomi in uno stato di torpore e nel mentre sentivo il maresciallo che se la russava alla grande mi finivo di bere il secondo bicchiere di buon Martini. Nel frattempo la calda e roca voce di Tina mi invitò ad entrare, giuro, se non fossi stato forte di cuore, forse, sarei morto subito; le trovai tutte nude, intente in un rovente 69, sicuramente dormendo insieme, non era la prima volta che lo facevano, Anna sotto a faccia in su, con la testa posta quasi alla fine del letto, Tina le si era coricata sopra inginocchiata sul bordo, alla fine, del letto, così chinata sopra la sorella, metteva a nudo, tutta quella vasta area fra culo e topa, in modo osceno e arrapante; quel topone, visto qualche giorno prima, mi sembrava ancora più grosso, nero e peloso. Trovatomi davanti a tanto ben di Dio, ormai nudo tuffai il viso fra quelle peccaminose cosce e con la lingua iniziai a leccare quel ficone nero e gonfio di goduria, con colpi rapidi e sensuali fra culo e topa. Ad un tratto, la mia lingua incontrò quella di Anna che da sotto stava leccando anche lei la topa di Tina, ci baciammo avidamente e tutto ciò mi portò sempre più verso un’ eccitazione sublime, tanto che la nerchia mi ingrossava a vista d’occhio, quelle bocche avide, quelle tope grondanti e pelose, quegli odori che emanavano in nostri sessi eccitati, avevano portato la mia cappella a somigliare ad un arancio tarocco, pronto a grondare tutto il suo succo a chi più presto ne avesse approfittato. Con il cazzo in quelle condizioni e la topa lubrificata di Tina a pochi centimetri, non feci altro che appoggiare la cappella e spingere delicatamente e il mio randello lungo e grosso che, in un attimo, fu ingoiato da quel ficone, allo stesso modo che potrebbe accadere ad un ferro arrovito infilato in un pacchetto di burro. Tina sentito lo zucchino riempirla completamente iniziò il classico movimento avanti-indietro, andando a sbattere in culo sulle mie palle che Anna da sotto si trovava vicine alla bocca quando Tina indietreggiava per infilarselo dentro fino in fondo. Fu così che Anna mentre leccava avidamente la topa di sua zia, aveva il tempo, preso il ritmo giusto, di dare anche dei deliziosi colpi di lingua sulle mie palle. Con tanta sapiente maestria cominciai a sentire la voglia di venire, volevo godere dentro, non lo avevo mai fatto prima, ma resistevo perché sapevo che sarebbe finito tutto troppo presto. Intanto la Tina aveva aumentato il ritmo e sotto i miei colpi sincronizzati con la lingua di Anna, stava mugolando, specialmente quando Anna raggiungeva con la lingua , in un lavoro, certosino il suo grillettone che svettava fuori da quelle labbra spalancate alla goduria. Passò poco e fra urli sospiri e parolacce Tina si abbandonò tremante ad un orgasmo prolungato leccando avidamente la topa della nipote che le stava sotto. Io ce la feci a fatica a resistere, nonostante il trambusto e continuai delicatamente a stantuffarla raccogliendo le ultime contrazioni della sua topa, sul mio uccello. Soddisfatta, la Tina, si era completamente adagiata sulla nipote che rimasta con la bocca fuori dalle gambe della zia, fece in tempo a prendermelo in bocca non appena lo estrassi da quell’antro grondante di passione. Piegò, con mossa fulminea il mio cazzo verso la sua bocca e leccò con avidità gli umori della zia, che erano sul mio pipi e poi disse – ora tocca a me – prima che il giovanotto venga. Così spostata la zia, con decisione, mi invitò a stendermi sul letto e di colpo mi su sopra infilandosi direttamente il mio ramiccio nella topa fino a sbattere il culo sulle mie palle. Incominciò allora a muoversi su e giù, su e giù, io intanto le solleticavo il grilletto, molto più piccolo, decisamente molto più piccolo di quello di Tina, ma che doveva, in ogni caso, essere molto sensibile, perché cominciò ad ansimare forte e a muoversi in modo forsennato, le gambe si strinsero sulle mie, la topa ebbe delle contrazioni forti e prolungate, stava vergognosamente godendo, forse per la prima volta nella sua vita, trombata con un cazzo nella fica. Io ero estasiato divertito e contento, intanto, per la resistenza e l’autocontrollo che avevo saputo tenere, con due trombatrici di quella risma, ma ero altrettanto stanco e pronto a venire finalmente anch’io; intanto la Tina che si era ripresa e arrapata mentre veniva la nipote, smaniava per rientrare in gioco e invitava la stessa a sfilarsi il mio bischero e a farsi da parte. Siccome nessuna delle due voleva perdersi i miei schizzi di sbrodo, proposi loro un bel pompino a due bocche, con ingollo separato che fu subito accettato. Mettiamo le cose in chiaro – disse Anna – rivolgendosi alla zia, quando sta per venire, in bocca lo voglio io e i primi schizzi sono miei, poi te lo passo a te. Ok disse Tina e si buttò subito sulla mia verga ritta e lucida degli umori di Anna che era appena venuta. Sembrava che l’avessero sempre fatto, l’una leccava la cappella, l’altra le palle, una leccava, l’altra abbozzava delle lente seghe, in modo da non darsi fastidio. Intanto andando avanti, sentivo salire lo sperma dal profondo delle viscere, non tenevo più, ormai il cervello non comandava più la mia pannocchia e urlai vengoooo! A quelle parole Anna dette un colpo alla zia avvinghiò il randello lo ingoiò fino a più di metà, tossì più volte, oncò, ma agevolò, con maestria, il pompino con una sega favolosa, mi lasciai andare esplodendole in gola degli schizzi copiosi e potenti, rantolò, mugolò, ingoiò, ma un colpo deciso della zia la stese sul letto, mentre con altrettanta veemenza e precisione questa si avventò sul cazzo continuando la sega della nipote e a leccare, mentre mi gingillava le palle e si godeva gli ultimi spruzzi, ansimò, mi guardò negli occhi soddisfatta. Rimanemmo tutti e tre sul letto bagnati dalle nostre sbrodate, poi cominciarono a baciarsi, mi baciarono con le loro bocche piene e pregne del mio godere, il sapore era buono gradevole, mi feci i complimenti da solo per il buon sapore del mio nettare. Non era tardi, ma in casa mi aspettavano la Tata e la Zia, era giusto andare. A presto.
Aggiungi ai Preferiti