Il tragitto fu breve, dalla porta delle pompinare, alla porta di casa mia, bastò attraversare il pianerottolo, bussai, mentre un forte tuono squarciò il silenzio della notte e mancò improvvisamente la luce; mi aprì la zia, con in mano una candela – come era bella – il suo viso illuminato da quella fiammella traballante, quegli occhi azzurri che riflettevano la luce, come fossero due fari, la rendevano affascinante – grazie zia – dissi con voce strozzata dalla strana sensazione provata e deglutii velocemente, più di una volta.Ecco l’ometto che torna a casa – mi disse facendosi da parte- mentre fuori si scatenava un autentico temporale, così che potei ammirare il suo corpo sempre tonico e ben messo sotto una vestaglia che le fasciava perfettamente; svelto entra mi fece con un ampio sorriso che mise in evidenza una dentatura bianca e perfetta, messa in risalto, ancor di più, da una folta chioma di capelli ricci e neri e ancora deglutii – questa è la zia.Ciao Tata – dissi – salutando mia sorella che leggeva un libro, sempre davanti ad una candela, ciao torello come è andato il giro del palazzo? Hai cavalcato? Non mi sarei aspettato quella domanda davanti alla zia, be.. bene, cre..credevo peggio, alzò lo sguardo dal libro e abbozzò un sorrisetto furbo, tanto che la zia disse – mi state nascondendo qualcosa? No, no stiamo solo scherzando disse mia sorella, allora buona notte, domattina devo alzarmi presto. Buonanotte zia.Appena rimasti soli mia sorella, con un filo di voce reso roco dalla sua morbosa curiosità, mi interrogò su quanto fosse accaduto dalle zitelle.Raccontai i fatti salienti della serata, mentre lei, con occhi sbarrati e bocca aperta a causa del respiro affannato, insisteva per conoscere bene i particolari; allora io riprendevo il racconto specificando meglio di come con la lingua leccavo il grillettone di Tina, mentre l’Anna da sotto mi leccava le palle con maestria da battona. E poi e poi insisteva, la cosa la stava facendo arrapare, questa volta ti hanno fatto godere? Si, si sono venuto anch’io e poi le ho salutate, e… si ma come sei venuto, dentro e dentro chi? Le domande si facevano più incalzanti, sempre con un filo di voce per non farsi sentire dalla zia, ma con voce rotta dalla libidine, mentre con le mani si dava da fare sotto il tavolino, favorita dalla penombra.Allora, dai finisci il racconto, non vorrai mica mandarmi a letto senza conoscere il finale, ma che fratello sei, è?Ecco, allora, siccome nessuno delle due si sarebbe persa per niente al mondo i mie schizzi di miele, patteggiammo un pompino a due bocche, a…a.. du…du..due bocche? farfugliava mia sorella, mentre sotto il tavolino aumentava il ritmo, si stava sicuramente facendo un ditalino, ma io feci finta di non vedere.Ma, ma come avete fatto, racconta… dai, racconta – la Tina si è messa da una parte e l’Anna dall’altra e hanno cominciato a. …a.?. dai….dai.. hanno cominciato cosa, vai avanti.No, no è tardi dissi, non vado più avanti te lo racconto un’altra volta – ma…ma.. cooome, no, dai ascolta, non puoi fare così, aspetta e mi prese per un braccio tenendomi seduto al tavolino.Era ciò che volevo, che mi implorasse e così presi il coraggio – senti Tata se vuoi che continui mi devi far toccare la topa – co…cosa? Ma sei impazzito, mi disse con la solita voce fioca, non se ne parla nemmeno, poi sempre con voce calda mi bisbigliò, al limite te la faccio vedere, mentre finisci il racconto, va bene? Ho detto te la faccio vedere, ti va? Non rispondevo perché stavo deglutendo in fretta, mi succedeva spesso, quando mi arrapavo mi saliva un groppo alla gola. Si..si.. va..be..bene.Accendemmo l’altra candela la sistemammo sopra una bottiglia e la mettemmo sul pavimento nel mezzo alle nostre seggiole, dopo esserci messi l’uno davanti l’altra.La candela illuminava molto bene le parti da vedere, così che prima di ricominciare il racconto pretesi che mia sorella mettesse la topa all’aria.Si alzò in piedi e si tirò su il vestito, mettendo in mostra quel triangolane di pelo color miele di castagno che avevo visto spesso dal buco dalla fessura della porta del bagno, ora era lì a pochi centimetri e lo godevo tutto per quanto era grande; rimasi in silenzio, non so quanto, mentre mia sorella mi guardava e rideva compiaciuta, della faccia che stavo facendo – allora vuoi continuare il racconto o la topa ti ha fatto perdere la favella? La promessa l’ho mantenuta, no?Allungai di colpo la mano tra quelle meravigliose cosce, toccai quelle labbra già abbondantemente molli fino a strusciare il grilletto, ma un potente colpo sulla mano mi allontanò decisamente – ti ho detto solo vedere, capito? Si, si Tata, ho capito.Allora, dove ero rimasto, a si, dunque iniziarono a farmi il pompino programmato, lo facevano cosi bene che credevo lo avessero sempre fatto, così mentre Anna mi leccava le palle, Tina mi ciucciava la cappella, quella bella grossa che hai visto l’altro giorno – te lo ricordi Tata? si me lo ricordo, diceva sospirando e cominciò allargando bene le gambe a strusciare il grilletto con il dito pollice, poi scendeva giù fra le labbra e lo stesso dito se lo infilava nella topa stantuffando per poi risalire a strusciare il grilletto che ora svettava fuori da quelle labbra aperte con un piccolo bischero.Nel tempo che raccontavo e vedevo quel ben di Dio davanti ai miei occhi, l’eccitazione era salita al livello di guardia, la libidine mi premeva in tutto il corpo – senti Tata – io me lo tiro fuori e mentre racconto mi faccio una sega anch’io – mia sorella non fiatò, aveva da ansimare e mentre continuava a masturbarsi fece un cenno di assenso con la testa.Mi alzai dalla seggiola, tirai giù calzoni e mutande e in un sol colpo misi a nudo il randello, già bello sfavato, mia sorella si era fermata a guardare quello che non aveva mai visto per intero unbel cazzo enorme con una cappella rosso rubino era rimasta estasiata, tanto che quando ripresi il racconto iniziando una lenta sega, sempre guardando la topa di mia sorella, lei trasalì , riprese il suo ditalini e continuò a guardare la fava.Poi Anna – dissi – riprendendo a raccontare – cominciò a leccarmi l’asta da cima a fondo mentre Tina mi faceva una sega come sto facendomi ora da solo, mi leccava e mi ciucciava – la Tata smanettava sempre più veloce e ascoltava guardando fissa il mio cazzo sempre più grosso – e allora – allora io cominciai a perdere il controllo, sentivo che stavo per venire così che Anna si buttò sulla mia cappella a bocca aperta e si prese i primi potenti spruzzi del mio sbrodo – a quelle parole la Tata accelerò i movimenti, allargò le gambe, le strinse in modo convulso, stava per venire, quando udimmo un piccolo, breve, lieve toc..toc alla porta di casa. Chi poteva essere, in quella serata tanto brutta e ancora senza luce? Non era tardissimo, ma chi poteva mai cercarci. Così che, mia sorella ricomponendosi e avvicinandosi alla porta, senti una voce flebile che la chiamava e la invitava ad aprire.Era la nipote dei vecchietti, qui accanto, che cercava una candela per la notte, visto che la mancanza di elettricità si stava protraendo, così entrò in casa chiedendoci scusa, mentre io mi ritiravo, imprecando come un matto, nel gabinetto per sistemarmi.Approfittai per lavarmi decentemente per la notte, tanto le pollastrelle che ben si conoscevano essendo anche buone amiche, avrebbero sicuramente fatto a meno della mia presenza, chiacchierando a cottimo e raccontandosi le loro storie; passarono diversi minuti prima che facessi ritorno nella cucina, ancora in penombra e ancora le signorine stavano bisbigliano, trattenendosi dal far rumore per paura della zia che stava dormendo.Senza alcuna malizia, io, ero uscito, dopo essermi lavato, con indosso solo dei mutandoni di tela che mi faceva la zia, a torso nudo e a piedi scalzi, devo dire che mi presentai bene, perché le due bambine, mi guardarono entrambe in modo interessato, mia sorella ancora turbata dal giochetto interrotto bruscamente poco prima mise lo sguardo in direzione dell’apertura delle mutande e altrettanto fece Grazia la ragazza della porta accanto e guardandosi, cominciarono a ridere.Che mia sorella avesse raccontato cosa stavamo facendo, magari lamentandosi con l’amichetta, di averle fatto perdere il momento culminante della goduria? Chissa! Ma mi venne un’idea, ormai ero diventato abbastanza scaltro da capire quando e come sfruttare questi momenti particolari, mi sedetti sulla mia seggiola e dissi – in modo pacato e calmo a mia sorella -: Bhe? Dobbiamo finire un certo lavoretto o mi sbaglio?Tu grazia, la candela l’hai avuta puoi ritornare in casa tua, noi finiamo il nostro giochetto e poi andiamo a letto.Veramente, rispose Grazia, non è tardi, potrei rimanere ancora un po’ con voi, sono sempre sola, anch’io vorrei partecipare al vostro gioco.Mia sorella mi guardò ridendo, se vuoi rimanere, dissi io, non ho alcun problema, l’importante tu stia al gioco senza fiatare.Prenditi una seggiola e mettiti accanto a mia sorella, proprio qui di fronte a me e fai cosa fa lei.Appena Grazia si fu sistemata, mia sorella si tirò su il vestito, mettendo a nudo il suo enorme topone peloso e iniziò a far girare le dita dentro quelle labbra aperte e bagnate, soffermandosi e indugiandsi su quel grilletto che mi faceva arrapare solamente a guardarlo.Grazia la guardava estasiata e mia guardava a me, come per dirmi, anch’io devo fare come lei?Forza, le dissi, vediamo come sai giocare anche te, facci vedere, la tua passera com’è, vediamo se ce la fai a godere e a farci godere.Si volse verso mia sorella, forse per avere anche il suo consenso, si alzò in piedi, tirò su il vestitino e si sfilò i mutandoni che portava,mettendo a nudo un triangolo di pelo nero pecioso, arricciolato come il vello di un montone.Si mise di nuovo a sedere, allargò bene le gambe, aprendo delle labbra carnose di un bel colore scuro, ambrato, sistemai meglio le candele per poter meglio vedere le due tope, mi abbassai le mutande, anch’io aprii le gambe mettendo in mostra il mio randello, già prepotentemente ritto.Alla vista del mio uccello, Grazia, che fino a quel momento era rimasta ferma a guardare, iniziò a lavorare sulla sua topa con le sue mani, giocando prepotentemente, con un grillettone che apparì fuori da quel cespuglio di peli riccioli, come un piccolo fungo da sotto le foglie del bosco.Il randello mi pulsava tra le mani, andavo delicatamente avanti e indietro mentre ammiravo quelle meraviglie fra le gambe di queste due giovani donne, diverse fra loro, una color miele di castagno, con un pelo folto ma corto, l’altra nera corvina e ricciola.Anche loro guardavano con occhi arrapati il mio cazzo dritto come un obelisco, che scopriva, quando tendevo la pelle verso le palle, una cappella spropositata lucente ed iniziavano a gemere di piacere, anch’io cominciavo a sentire dei fremiti, proprio mentre Grazia, cominciò a stantuffarsi con la candela avuta in prestito.Dai, ho qualcosa di meglio della candela da infilare lì, dissi, sbatacchiano il mio arnese, per mostrarglielo meglio, proviamo?Grazia diventò rossa in un attimo e si girò verso mia sorella per capire se lei approvava, lei ne aveva voglia, ma senza il suo consenso non avrebbe accettato.Va bene disse mia sorella, vediamoci questa trombata, fra il torello e la mia amica, così dicendo sollevò le candele poste sulle bottiglie e le mise sull’acquaio, poi disse a Grazia di mettersi seduta sul bordo del tavolo di cucina, le liberò le puppe dal sopra del vestito, la fece stendere, lasciando le gambe penzoloni dal tavolo, poi mi disse di iniziare.Mi alzai, il mio cazzo era spropositato, mi avvicinai, alzai quelle cosce invitanti, fino a portare i polpacci di quella femmina in calore fin sopra le mie spalle; da quella posizione vedevo la topa spalancata e il grilletto svettava turgido fra quel pelo ricciolo.Avvicinai la cappella a quelle labbra bagnate e vogliose, accennai ad entrare e subito Grazia fremette, non continuai, ma sfiorai lentamente con la cappella i bordi di quella labbra ormai aperte e oscene, fino ad andare a strofinare quel meraviglioso grilletto e mugolò intensamente, tanto che mia sorella dovette metterle una mano sulla bocca, per paura che la zia si svegliasse.Questi piccoli preliminari avevano scaldato le due topone, tanto che Grazia allungato la mano prese il mio randello e senza tanti complimenti lo diresse all’ingresso della sua grotta fradicia, io non resistetti e cominciai a pompare, arrivando a infilarcelo tutto fino alle palle, e ad ogni sbattito contro il culo le provocavano un lungo gemito.La tata che era rimasta a guardare era salita sul tavolo e presa dalla libidine, si era accovacciata sulla faccia di Grazia, che mentre godeva gliela leccava con avidità e mia sorella li rendeva il favore pizzicandogli i capezzoli e titillandole il grilletto.Andarono avanti per poco tempo, i gemiti cominciarono a farsi sempre più frequenti e prolungati, prima venne mia sorella, che per la posizione che aveva sul viso della ragazza, la riempì, della sua goduria che questa ingoiava con frenesia e libidine, tanto che immediatamente venne anche lei mugolando sommessamente, mentre mia sorella le tappava la bocca con tutte e due le mani. Le rimasi dentro sentivo la sua topa che pulsava sul mio uccello e appena iniziai nuovamente a stantuffare piano piano, questa iniziò nuovamente a godere, ma mia sorella mise fine e disse, carini penso vi siate divertiti abbastanza, vero?Si, dissi io, mi sono molto divertito, ma voi di più, siete anche venute godendo molto, io sono ancora qui con il cazzo da vuotare.Dai Grazia, disse mia sorella, tocca a te farlo godere e la spinse verso di me che mi ero seduto al mio posto.Si abbassò e cominciò a leccarmi la cappella in modo divino, mentre con una mano mi segava e con l’altra mi solleticava le palle; sentivo che stavo per venire e anche mia sorella se ne rese conto, tanto che fermò Grazia dicendo che non doveva farmi venire in bocca, ma che doveva continuare la sega, perché avrebbe desiderato vedere gli schizzi di sbrodo.Mi alzai in piedi, feci accomodare Grazia dietro di me, facendola continuare a farmi la sega da dietro, posizionandomi davanti a mia sorella che si era seduta al suo posto e guardava con grande trasporto la mia cappella oramai color lampone scuro, quando la sega la scopriva.Quella particolare posizione di Grazia che mi abbracciava da dietro e mi faceva sentire il suo ventre caldo e la vicinanza di mia sorella seduta davanti a me, mi portarono poco dopo ad essere pronto per il grande finale e presi l’iniziativa nelle mie mani; comincia a farmi la sega da solo e mentre sentivo lo sbrodo salire su prepotentemente, come la lava di un vulcano, liberai il miele del mio zucchino con dei fiotti copiosi e potenti centrando mia sorella, con il primo schizzo, in pieno viso, fra il naso e l’occhio, con il secondo, nel bel mezzo delle puppe, con il terzo e quarto sulla pancia e un po’ su quel bel topone, dove quegli schizzi bianchi come il latte risaltavano in modo arrapante.Tutto questo aveva sconvolto Grazia che infoiata alla vista di qui potenti schizzi, prima che potessero uscire gli ultimi si era messa il cazzo in bocca, succhiandolo con grande maestria.Restammo qualche minuto con le mani sui nostri sessi grondanti di piacere, guardandoci un po’ smarriti e svuotati, ma sicuramente felici di quella esperienza. Salutammo Grazia e andammo a letto promettendoci di non rivelare mai quanto accaduto, ma promettendoci altri momenti di grande goduria. A prestoOramai era iniziata la mia vita sessuale, le prime esperienze mi ringalluzzirono, mi dettero coraggio, forza, sfrontatezza e consapevolezza nei miei mezzi, fisici e psicologici, cominciai sempre più a dominarmi e a conoscere sempre meglio il corpo femminile.L’indomani avrei compiuto 18 anni e se la partenza per il mare con gli zii fosse stata rimandata per il cattivo tempo, forse mi avrebbero fatto un po’ di festa, magari con la torta, la zia ne sapeva fare di buone.Pensando a queste cose mi trovai addormentato.Dormii tutta la notte sonoramente, non mi accorsi nemmeno quando la zia si alzò per andare a lavoro, solo verso le 7,30 un solletichio al naso ed un odore pungente che conoscevo bene mi svegliarono, mia sorella si era alzata e dopo essere andata in bagno, tornando a letto si era fermata davanti al mio e piegate le gambe avanzando il bacino verso la mia faccia mi stava strusciando il suo topone, sempre un po’ piscioso, sulla faccia.Aperti gli occhi rimasi un attimo disorientato, mentre mia sorella restava in quella posizione ridendo a crepapelle, tanto che io in una frazione di secondo infilai la mia lingua in quella fessura pisciosa e saporita, provocando in lei un sussulto immediato.Dai vieni nel lettone, mi disse, forse abbiamo il tempo di fare un altro giochetto, ti và, torello? A presto
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