Il viaggio di ritorno è un tormento di Tantalo. Rita ha reclinato il sedile e si è sdraiata ad occhi chiusi dopo essersi tolta la pelliccia, le sue tette ballano libere sotto la camicetta ad ogni asperità della strada visto che come al solito lei non porta il reggiseno.”Guarda la strada” mi dice sorridendo sempre ad occhi chiusi.”E’ difficile con uno spettacolo così!””Davvero?”Rita continua a civettare ad occhi chiusi e mentre allarga le gambe fa scivolare la gonna a portafoglio di lato offrendomi una vista completa delle sue cosce inguainate nelle calze. Il sorriso non le abbandona le labbra, sta facendo la puttana e le riesce veramente bene visto che ho il cazzo talmente duro che mi fa male.Si stira lentamente rimanendo con le braccia sollevate, la camicetta si tende allo spasimo ed il filo dei bottoni è messo a dura prova. Ormai è come se fosse nuda, i capezzoli tentano di bucare la stoffa e la gonna è talmente aperta che posso vedere i peli rossi della sua fica.Lentamente comincia a leccarsi le labbra con molta grazia ma ottenendo un effetto migliore di una puttana, poi sento un lieve rumore, sta strusciando lentamente le gambe facendo frusciare le calze di seta e questo è un suono che mi fa letteralmente impazzire.Ancora non ha aperto gli occhi e non ha mai smesso di sorridere. Debbo fare qualcosa o impazzisco, poi compare all’orizzonte una stazione di servizio ed a questo punto sono io che sorrido.”Debbo fermarmi ad una piazzola oppure andiamo a sbattere” le dico.”Fai pure tesorino” mi risponde senza aprire gli occhi.Entro nella stazione di servizio e mi fermo alla pompa proprio in modo da permettere al benzinaio di vedere con chiarezza Rita poi scendo ed ordino il pieno. Il trambusto che segue mi fa capire che si è accorta di dove eravamo e si è ricomposta.Quando ripartiamo l’aria nella macchina è talmente carica di elettricità che potrebbe scoccare un fulmine. Ed alla fine scocca.”Sei una testa di cazzo! Mi hai messo in vetrina a farmi guardare da quel panzone pelato! Non mi sono mai sentita così in imbarazzo…e quei sorrisetti, quegli ammiccamenti… i commenti che faceva con gli altri!” sbraitava gesticolando.”E dai Rita, ma non ti accorgi di quanto è eccitante farglielo tirare fino allo spasimo e poi lasciarli lì, come coglioni, a menarselo. Stuzzicarli fino alla pazzia, fargli sentire l’odore della tua fica eccitata e poi voltargli le spalle e strusciarsi ad un altro uomo!”Era rimasta silenziosa ad ascoltarmi con le gambe accavallate ed un espressione molto seria.”Così si comportano le puttane non le signore” disse bruscamente.”Non farla tanto lunga, essere una signora non ha niente a che spartire con il sesso””Comunque devo ammetterlo… ho sentito un brivido quando mi sono accorta che mi stava guardando e mi sono eccitata ascoltando i loro commenti lascivi. Forse sono sempre stata una troia ma non me ne sono mai accorta perché a Serafino non interessava molto il sesso…””Da quanto tempo non fai l’amore?” le chiesi dolcemente.”Uh? Fammi pensare… i primi sintomi che Serafino non stava bene… comunque anche prima non è che fosse rose e fiori… allora… sono proprio all’asciutto da almeno quattro anni, ed anche prima si faceva una decina di volte l’anno non di più” mi rispose pensosa. Aveva nuovamente accavallato le gambe e la gonna si era aperta di nuovo.”Be vuol dire che ti farò rimettere in paro” dissi entrando in un parcheggio dell’autostrada e fermandomi in un posto appartato.”Renzo perché ti sei fermato?” chiese lei ingenuamente. Poi capì cosa volevo fare.”Rimetti in moto! Non vorrai mica fare l’amore qui, con le macchine che passano a pochi metri da noi ed il rischio che qualche camionista vedatutto!””E tu lascialo guardare…” dissi abbassandole il sedile e baciandola sul collo.”Oddioooooo! Fermati! Ti prego fermati, non sono propriamente insensibile…” balbettò tentando di allontanarmi.Ma i suoi tentativi divennero quasi immediatamente privi di convinzione e l’odore della sua eccitazione si sentiva chiaramente, iniziai a palpare lentamente le sue tette, le stringevo a piene mani, pizzicavo leggermente i capezzoli per poi tornare ad afferrarle con più forza.”Aspetta che la tolgo…” disse Rita mentre si toglieva la camicia e la maglietta mettendo in mostra il più bel paio di tette a pera che avessi mai visto. Come tutte le rosse ha le areole di un rosa chiaro, le ha molto piccole con sopra il capezzolo che sporge grosso come una ciliegia. Mi tuffo sulle sue tette a bocca aperta e comincio a succhiarle i capezzoli mentre gliele strizzo con forza, sono talmente sode che sembrano di gomma, bellissime.Mi accorgo che vorrebbe toccarsi la fica ma si vergogna così le prendo la mano e la guido delicatamente verso la sua fica.”Che fai…” sussurra.”Toccati da sola, godi, voglio sentirti godere e voglio vederti mentre ti fai con le dita…”Le dita di Rita volano veloci sulla sua fica forti di un’esperienza che dura da anni, intanto io ho slacciato i pantaloni e me li sono tolti insieme ai boxer liberando così il mio povero cazzo che da tutto il giorno soffriva al chiuso.Con un lungo brivido Rita se ne viene e rimane languidamente distesa mentre le maneggio le tette poi il suo sguardo cade sul mio cazzo.”Sdraiati e lasciati guardare, è troppo tempo che non vedo un uomo nudo e Serafino non era certo in possesso di tanta magnificenza” dice Rita mentre mi spinge gentilmente sul sedile.Ho il cazzo talmente duro che pulsa rovente mentre la mano di Rita risale lungo la mia gamba e mi graffia con delicatezza le palle con le sue curatissime unghie laccate di rosso scuro, poi la sua mano fresca lo stringe alla radice e risale lentamente verso l’alto.Vorrei che non finisse mai e seguo il suo movimento inarcando la schiena per poi ricadere sul sedile con un gemito. “Leccalo Rita, forza prendilo in bocca e succhiamelo per bene” le sussurro con voce roca.”Sì ma non chiamarmi Rita, chiamami mamma come fai di solito. Mi fa sentire ancora più troia e mi eccita molto” dice Rita mentre appoggia le labbra sulla mia cappella.”Allora dai mamma, succhia il cazzo di tuo genero!” e le spingo verso il basso la testa.Rita apre la bocca e cerca di farcelo entrare tutto, quasi si soffoca ma continua imperterrita ad ingoiare cazzo fino a quando non tocca il mio inguine con la punta del naso. Non credevo che si potesse fare ma Rita l’ha fatto e lentamente lo tira fuori succhiando forte.Il rumore del suo risucchio è arrapantissimo, ultimamente ho scoperto l’eccitazione che può dare un suono, specialmente se ascoltato ad occhi chiusi, e questo è veramente notevole.La sua lingua è interessata alla mia cappella, ci disegna sopra dei ghirigori, la passa lungo il bordo per finire sul foro in cima mentre con un dito birichino esplora timidamente il mio culo.”Continua… sei una pompinara nata… forza con quel dito…””Ti piace il mio dito nel culo?” mi chiede sorpresa.”Certo, risveglia il mio lato omosessuale e chissà che non finisca per piacermi più della fica…””Allora lo tolgo immediatamente! Non voglio neanche lontanamente rischiare che diventi frocio, sarebbe uno spreco criminale di un magnifico cazzo!” esclama togliendo immediatamente il dito.Si mette il cazzo tra le tette stringendocelo e riprende a vellicarmi le palle con le unghie mentre mi guarda in viso.”Non mi sarei mai immaginata di fare l’amore con mio genero. Cosa mi hai fatto per condurmi a tanto?””Io non ti ho fatto niente mamma, il fatto è che neanche Serafino ti ha fatto niente per troppo tempo e tu sei una donna normale. Con una leggera vena di incestuosità ed una vena ben più spessa di troiaggine. Il fatto che io sia tuo genero è solo un pizzico di pepe in più aggiunto alla tua sensualità, che già da sola è bella grande. Io non ho fatto altro che cogliere il momento adatto per farti precipitare ed approfittare di te… Ti prego non smettere con questo massaggio è bellissimo, hai due tette fantastiche”Rita sorrise dolcemente continuando a tenere il mio cazzo duro tra le sue tette ed abbassò la testa per leccarmi la punta del cazzo.”Sei peggio di una droga, continua ad approfittare di me, non smettere mai ed approfitta in tutti i modi che ti vengono in mente. Non capirò mai come ha fatto Stefania a lasciarti per quattro mesi, dopo oggi io non riuscirei a starti lontano neanche quattro minuti”Le presi il viso e la baciai appassionatamente.”Ti voglio…” le dissi guardandola dritto in viso.Rita si sdraiò sul sedile aprendo bene le gambe.”Dai vieni, scopami, sbattimelo tutto dentro, fammi godere, fammi godere come non mai!” sibilò con una luce folle negli occhi.Non mi lascia ripetere l’invito e mi piazzai tra le sue gambe allargandole al massimo, non potevo alzarle perché sarebbe stato troppo evidente cosa stavamo facendo. Iniziai a strusciare la cappella lungo la sua fica e lei rispose immediatamente ansando pesantemente mentre si strizzava le tette.”DAI!!! Non mi tormentare!”Comincia a spingere ma nonostante fosse completamente bagnata facevo molta fatica ad entrare, sembrava vergine ed una vergine molto stretta per giunta.”Ohhhh…Aghhh!…Sììììì…Che bello! Daiii…” balbettava incoerentemente mentre lo spingevo dentro.Sentirla così mi fece uscire di testa, presi a montarla con furia le sbattevo il cazzo nella fica con delle botte tremende, la macchina oscillava pesantemente ed ormai non mi preoccupavo più se da fuori capissero cosa stavamo facendo. Le alzai le gambe e comincia a sbattermela per bene, il mio cazzo spariva completamente nella sua fica rosea come i capezzoli ed i suoi peli rossi ci rimanevano incollati sopra. Le stingevo con forza le cosce dalla pelle candida sapendo che le avrei lasciato molti segni, avevo occhi solo per le sue tette che ballavano poi Rita mi afferrò per la testa e mi strinse a sé con forza chiudendo le gambe intorno a me e se ne venne con un grido gutturale.Non mi fermai neanche un attimo, adesso non mi avrebbe fermato niente e nessuno. Continuai a scoparmela spingendo dentro di lei ogni centimetro di cazzo che possedevo.”Toh! Prenditelo tutto dentro mamma, voglio sfondarti la fica, voglio scorticartela, voglio scoparti fino a farti gridare basta! Che troia che sei, mi fa godere come un pazzo vederti fare la puttana con quest’aria ingenua”Rita godette nuovamente e poi ancora ed ancora, ormai aveva perso il conto degli orgasmi che si susseguivano a brevissima distanza uno dall’altro. Era quasi sull’orlo di un collasso, completamente abbandonata sul sedile con una mano aggrappata al sedile per sostenere le mie spinte e con l’altra che mi accarezzava il petto mentre mi guardava con gli occhi ridotti ad una fessura sussurrando appena ogni volta che godeva nuovamente.Era più di un quarto d’ora che la stavo distruggendo e non ero ancora riuscito a godere, la sua fica era ancora talmente stretta che mi strozzava il cazzo come un elastico impedendomi di sborrare.Alla fine lo tirai fuori e cominciai a masturbarmi.”No! Lascia, lo faccio io” esclamò Rita prendendolo in mano lei.”Accarezzami le palle mamma, con le unghie. Sìììì… cosììì… continua che vengo, daiiii!”E finalmente esplosi schizzandole sulle tette il primo fiotto di sborra. Rita si abbassò velocemente a bocca aperta cercando di cogliere al volo gli altri spruzzi, ed infatti sia il secondo che il terzo spruzzo centrarono in pieno la sua bocca aperta. Rita la richiuse assaporando la mia sborra mentre finivo di schizzarle in faccia e sulle tette.”Che sapore ha, mamma?” le chiesi mentre le spalmavo la sborra sulle tette e sul viso.”Uhm, saporito, gustoso come il massaggio a base di sperma che mi stai facendo. Vieni che te la faccio assaggiare” disse tirandomi a se ed infilandomi la lingua in bocca.”Pensavo che ti saresti rifiutato…” disse dopo avermi baciato a lungo.”Non ti aspettare mai un rifiuto da parte mia per qualsiasi aspetto del sesso” feci mentre mi rivestivo.Lei rimase distesa a godersi il sole con un sorriso di beata soddisfazione.”Mi ero dimenticata come ci si sentisse bene dopo aver goduto, e non avevo mai goduto tanto come oggi. Fammi godere ancora così, te ne prego, puoi chiedermi quello che vuoi, qualsiasi cosa, ti darò tutto, farò tutto quello che vuoi basta che mi giuri che mi farai godere ancora come oggi” aveva un’espressione supplichevole mentre mi diceva queste cose.”Da te voglio una sola cosa, l’assoluta obbedienza, la più totale sottomissione. Tu sei una cosa mia ed io posso disporre di te come meglio credo””Vuoi una schiava? Ebbene da ora hai una schiava, la più sottomessa ed ubbidiente delle schiave. Pronta ad ogni tuo ordine o desiderio””Vestiti…” le dissi baciandola teneramente sulle labbra “…è ora di ritornare”Sono tre settimane che quella stronza di mia moglie non telefona, capisco che non può venire ma neanche telefonare?Zia Gina è rimasta insieme a Patrizia e zio Roberto a Pineto e conta di rimanerci per altre due settimane evidentemente per far sbollire a Patrizia la sua infatuazione, o meglio, per cercarle un altro cazzo. Come si dice, chiodo scaccia chiodo.Rita ha un aspetto solare, appagato, si è anche trovata lavoro presso la cooperativa che ci ha venduto le case come segretaria del presidente. E’ un vecchio amico di Serafino ma non credo che Rita durerà molto visto che non ha mai visto una macchina da scrivere in vita sua né, tantomeno, un computer. Alla fine, dato che sono un esperto di informatica, mi trovo incastrato in un corso iper-super-accelerato per insegnarle ad usare un personal.Rita continuava a stupirmi ogni giorno di più.Normalmente mi sveglio in tiro ma so benissimo che questo è solo un fenomeno idraulico, solo che nel dormiveglia che precede lo svegliarsi mi sembrava di sognare che mi stessero facendo un pompino.La sensazione cresce fino al punto di farmi aprire gli occhi per accorgermi di avere Rita accovacciata tra le mie gambe completamente persa in un pompino da favola.”Vieni sopra” biascico afferrandola per i capelli.”Ti sei svegliato finalmente stavo quasi per farmi da sola… aspetta che mi levo le calze e le mutande” sorride felice.”Non portarle più…””Cosa?””Le mutande””Ma non è igienico!” ribatte prontamente Rita.La centro con uno schiaffone al volo lasciandole il segno delle cinque dita sulla guancia.”Non farmi ripetere gli ordini, stronza” le dico brutalmente.”Certo…certo…vuoi ancora che vengo sopra?” mi chiede timorosa.”Sì”Velocemente Rita si sbarazza di calze e mutande e mi monta sopra impalandosi lentamente.”Sai che hai avuto proprio una bella idea, mamma. Mi piace questa sveglia, devi darmela più spesso” dico sorridendo mentre le afferro le tette e le pizzico i capezzoli.Rita esplode immediatamente e inizia una cavalcata selvaggia, gode soffocando i suoi gridolini nel mio petto ed anche io riesco a godere immediatamente dopo di lei.”Ti voglio riempire la fica! Ti voglio allagare…” grugnisco tenendola stretta per le chiappe mentre le schizzo la mia sborra calda nella pancia.Si rialza tutta scarmigliata e, rimanendo impalata sul mio cazzo, mi pianta le unghie nel petto.”AHHH! Che cazzo fai?” strillo levandole le mani.”Se ti azzardi anche solo a pensare a qualcun’altra ti stacco il cazzo a morsi. Quello è una mia proprietà privata!” mi dice a brutto muso.Un velo rosso scende sui miei occhi e la afferro per il collo ribaltandola sul letto. Mi siedo sul bordo e me la di traverso sulle gambe con il culo per aria.”Vedo che sei ancora ribelle e vai domata. Ancora non hai capito chi comanda ed ora lo capirai, oh se lo capirai!” sibilo ferocemente.SMACK!Il primo sculaccione la fa sobbalzare violentemente lasciando un impronta nitida sulla pelle bianchissima del suo culone stupendo.”Ahi! Smettila! Fai male…”Inizio a sculacciarla metodicamente e con forza.SMACK!SMACK!”Basta!”SMACK!SMACK!”Per favore…”SMACK!SMACK!SMACK!Ormai Rita piangeva a dirotto, il suo bel culo era ridotto ad una massa dolente, ho una manona pesante e so di fare male. Continuai a sculacciarla ancora e quando mi fermai Rita non riuscì a sedersi sul letto ma dovette sdraiarsi.”Mi hai rovinata! Dio che male!” stillò Rita piangendo.”Cara mamma, vedo che ancora non hai imparato bene…” iniziai.”NO! Scusami, ho imparato benissimo, non sei tu di mia proprietà ma io di tua” disse Rita precipitosamente.”Brava mamma, adesso sì che ci siamo capiti, Ora vattene che debbo prepararmi per andare al lavoro!”Rita lasciò le mutandine sul pavimento, si rimise le calze e se ne andò dopo avermi salutato con un bacio sulla punta del cazzo.* * * * * * * * *Il tempo passava e di Stefania nessuna notizia, ero sempre più incazzato così decisi di andare a Milano per vedere cosa succedeva. Persi un giorno di ferie e mi imbarcai sul pendolino.Aspettai un’oretta fuori dalla sede della banca ed alla fine Stefania uscì insieme ad un gruppo di colleghi.Sottobraccio ad un biondino slavato.Dopo aver salutato i colleghi si allontanarono tenendosi per mano, erano molto teneri a vedersi, una bella coppia di fidanzatini. Solo che lei è mia moglie.Li seguii fino ad un palazzone anonimo e li vidi entrare ridendo, salii piano le scale e origliai deitro ogni porta per capire quale fosse il loro appartamento, alla fine sentii la voce di Stefania.La fortuna mi era amica, dalla finestra delle scale potevo vedere dentro la loro cucina e sentivo abbastanza bene le loro voci.”Dai Marco smettila! Ma possibile che vuoi sempre fare l’amore?””Chiunque vorrebbe stare sempre nel letto di una ragazza con un culo come il tuo””Porco!” ridacchiò Stefania svicolando dalle mani che le palpavano il sedere”Ti piace il mio culetto vero maialino?””Ancora non riesco a capire tuo marito, con una donna come te vicino… con un paio di chiappette tonde e sode come le tue… sono felice che mi hai voluto regalare la tua verginità””Renzo è un povero stronzo, ha un gran bel cazzo e lo sa usare anche ma in quanto a fantasia è una frana. E poi con quella bestia che ha tra le gambe figurati se mi facevo sodomizzare!””Che vuoi dire, che ho un cazzetto!?””Be non sei propriamente un superdotato ma è meglio così, non capisco come fanno le donne a scopare con un uomo con un cazzone, fa un male della madonna!””Ora mi vendico brutta stronzetta! Vieni qui che te lo rompo tutto…”Il rumore di una veloce collutazione costellato di risolini ternimò quando Marco riuscì ad afferrare Stefania in cucina ed a piegarla sul tavolo. Rapidamente le sollevò la gonna e le abbassò le mutandine mentre lei faceva finta di fare resistenza, Marco si accucciò ed inizio a leccarle il solco tra le natiche. Immediatamente la resistenza di Stefania si trasformò, si tolse la camicetta ed il reggiseno e prese a toccasi le tette.”Dai pisellino, inculami!””Ora te lo faccio sentire il pisellino troietta”Senza molti complimenti Marco iniziò a spingere il suo cazzo duro dentro il culo di Stefania ed in breve la stava sodomizzando con vigore.”Questo servizietto non te lo ha mai fatto il tuo maritino, vero troietta?””Mi piace quando mi chiami troietta, dai dillo ancora, parla. Mi eccito ancora di più quando mi tratti come una puttana””Ma tu sei una puttana, non ricordi, ti sei fatta scopare la seconda volta che siamo usciti insieme. Come la chiami una donna sposata che si fa sbattere nel gabinetto degli uomini di una discoteca mentre fuori la porta c’erano almeno tre ragazzi che sentivano tutto? Io la chiamo troia, una bella troia… dio come mi piace il tuo culo!”Mi bastava, me ne andai e mentre tornavo a Roma mi capitò più volte di pensare che forse era anche colpa mia, se avessi spinto un po’ di più, se avessi avuto più fantasia forse Stefania non si sarebbe fatta scopare dal quel deficiente. A dire il vero il deficiente ero io che non avevo neanche lontanamente sospettato che razza di donna fosse in realtà mia moglie.Il giorno dopo, prevedendo l’inevitabile brusca fine del mio matrimonio, andai in un’agenzia investigativa e chiesi delle foto della coppia in atti inequivocabili e tutte le informazioni sul tizio che si sbatteva mia moglie.I giorni scorrevano tutti uguali, Rita mi tampinava continuamente ma non ero dello spirito adatto per scoparmela, Gina e Patrizia continuavano a rimanere in Abruzzo e sul lavoro era una vera schifezza.Dulcis in fundo arrivarono le foto e le informazioni, Stefania e Marco ci davano sotto come forsennati, mi avevano consegnato una ventina di foto di loro mentre scopavano in casa, mentre lo masturbava in macchina o gli faceva un pompino al cinema. Mentre guardavo le foto scoprii che mi stavo eccitando, ero allo stesso tempo sconcertato ed incazzato, mi guardavo il cazzo duro e non capivo. Poi alla fine realizzai, nonostante non mi fossi mai tirato indietro davanti a nessun aspetto del sesso non avevo mai pensato di essere un voyeur.Lascia le foto e presi le informazioni, Marco Testa, 27 anni, sposato con due figli… sposato? Hai capito il ragazzo, ora gli avrei insegnato a scoparsi le mogli degli altri. Presi tre foto e le spedii alla moglie insieme al solito biglietto anonimo a firma del solito sedicente amico.Il casino scoppiò dopo una settimana, la moglie di Marco si era presentata in banca con le foto ed aveva fatto una scenata, Marco era stato sospeso e Stefania rispedita a Roma con dei vistosi graffi su una guancia. Non appena era arrivata le avevo chiesto spiegazioni sui graffi, ma incapace di dare una spiegazione plausibile si era accasciata sul divano e si era chiusa in un pianto dirotto. Così le gettai le rimanenti foto e lei continuò a piangere.”Renzo non capisco, io ti amo, ne sono sicura ma non riesco più ad eccitarmi con te, forse è perché ci conosciamo da così tanto tempo, so come ti avvicini quando vuoi fare l’amore, cosa farai e cosa dirai, ti trovo così… scontato!””E già, sono diventato il porto sicuro, il punto fermo sul quale puoi fare affidamento. Ma non sono più un uomo che ti fa bagnare la fica!”Il mio linguaggio brutale la colpii come uno schiaffo, non avevo mai usato un gergo volgare.”Forse dovremmo rivedere il nostro rapporto…” disse piano lei”Forse!? Toglilo quel cazzo di forse! Certo che dobbiamo rivedere il nostro rapporto, ti servono sensazioni forti? Anche a me! Che cazzo ti credi, ultimamente scoparti era eccitante come una partita di canasta!””Ma perché allora non me ne hai parlato? Perché sei stato zitto?””Perché ogni volta che mi avvicinavo sbuffavi, ogni volta che tentavo qualcosa di diverso ti alzavi dal letto e te ne andavi. All’inizio ho pensato che fosse un momento di stanca, ma alla fine mi ero stufato, stufato di sentirmi dire sempre no, di essere sempre io a dover prendere l’iniziativa”Stefania mi guardava in modo strano, è una donna molto intelligente e capì immediatamente che la mia reazione mal si adattava ad un tipo geloso come me. C’era qualcosa che non andava.”E tu, in tutto questo tempo hai sofferto in silenzio… e basta?”L’occasione era troppo buona per lasciarmela sfuggire, mi ero reso conto che ero ancora innamorato di mia moglie e non volevo perderla. Le stronzate che avevo fatto durante la sua assenza sarebbero venute fuori prima o poi, era il momento buono per confessarne almeno una. La storia con Rita non avrei mai potuto confessarla, dovevo trovare un altro modo per pararmi.”No. Anch’io non mi sono comportato bene, ho avuto una… divagazione””Divagazione? Adesso si chiamano così le corna? E quando? E con chi? Forza dimmelo, questa discussione è diventata una specie di catarsi liberatoria. Spara, forse dopo che ci siamo sputati addosso tutto il veleno riusciremo ad andare avanti. O forse no, ma perlomeno ci conosceremo meglio””E’ stato circa tre settimane fa…”Le raccontai di Patrizia e lei ascoltava silenziosa con le mani in grembo, quando finii si alzò di scatto e mi diede un ceffone. Inutile dire che lo aspettavo così non mi fece molto male, ma lei non si aspettava il mio di rimando che la rimise a sedere sul divano.”Renzo! Mi hai picchiata…””No, ti ho dato quello che ti meriti. Così come tu lo hai dato a me”Stefania scoppiò nuovamente a piangere e io mi sedetti vicino a lei cercando di consolarla. Passammo il pomeriggio e la sera seduti sul quel divano piangendo e consolandoci a vicenda, incazzandoci per poi tornare ad abbracciarci e lentamente ci riavvicinammo.Gina e Patrizia rientrarono dopo due giorni e Patrizia girò per un bel pezzo con segni di graffi sul collo ed un bell’occhio nero. Non si avvicinarono più a noi.Rita invece era un problema costante.”Renzo vai a dare un’occhiata alla caldaia di mamma, questa è la terza volta che si blocca in questa settimana, dai non fare il pigro!””Uffa Stefy ma è in garanzia perché non chiama l’assistenza?””Non rompere e vai” chiuse l’argomento spingendomi fuori dalla portaSapevo bene che problema avesse la “caldaia” di Rita, comunque andai per cercare di trovare una soluzione.Non appena entrai capii immediatamente che Rita non aveva nessuna intenzione di chiudere il discorso. Mi si incollò addosso e iniziò a palpeggiarmi tra le gambe.”Oddio Renzo, quanto mi manca!” velocissima mi aveva aperto la patta e infilato la mano nei pantaloni.”Mamma smettila! C’è nonna Elena in casa!” dissi brusco allontanandola e richiudendo la patta.”Non preoccuparti, ormai passa quasi tutta la giornata addormentata sulla sua poltrona. Dai vieni qui e scopami””Ferma! Non ti ricordi già più che cosa sei?””Hai ragione scusami, sei il mio padrone” disse mettendosi in ginocchio e poggiando la guancia sul mio cazzo.”Dobbiamo trovare una soluzione, non può continuare non lo capisci?””Io non capisco più niente penso sempre al tuo cazzo, immagino continuamente di succhiarlo, di stringerlo tra le tette…””E basta! Trovati un altro cazzo questo ormai è tornato di proprietà di tua figlia…”Rita si rialzò come una furia, gli occhi sbarrati da pazza.”QUESTO è il cazzo che voglio, non me ne frega niente di Stefania. Domani… sì domani le parlo, le dico che mi scopi e che mi piace da matti…”Ero terrorizzato, Rita sembrava un’invasata. Completamente fuori controllo mi avrebbe fatto perdere Stefania. Le mollai una sberla e la feci sedere per forza, un miliardo di pensieri mi frullavano per la testa; ipotesi di tutti i tipo si affacciavano per poi essere sovrastate da altre ipotesi ugualmente improponibili.Domani le parlo… le parole di Rita continuavano a tornare a galla acquistando ogni volta di più la forza distruttrice di un ciclone. Contemporaneamente un’ipotesi ad esse strettamente collegata tornava a fare capolino nell’angolo più buio del mio cervello.”Sì, domani le parli…” riuscì finalmente a gracchiare”Ma non le dici quello che pensi, le dici che ti sei follemente innamorata di me, che non riesci a capire quello che ti succede e che non riesci ad opporti, ma non le dici assolutamente quello che abbiamo fatto, hai capito? Se ci provi sparisco per sempre””NO! Non te ne andare! Ho capito, ho capito… le dico quello che vuoi va bene?”Ero fermi in piedi di fronte a lei e lentamente l’ipotesi prendeva sostanza, forse se avessero avuto un piccolo scontro su questo sentimento irresistibile di Rita, Stefania avrebbe trovato il modo di far rinsavire la madre. Era un modo leggermente vigliacco di gestire la cosa, ma ero convinto che una donna avrebbe trovato argomenti e modi molto migliore di quello che avrei potuto trovare io. E se si unisce al fatto che sono madre e figlia la cosa mi convinceva sempre di più.Nel frattempo Rita non era stata con le mani in mano e, dopo avermi abbracciato le gambe, aveva ripreso a strusciare il viso sul mio cazzo. Capii che dovevo lasciarla fare altrimenti potevo immaginare abbastanza facilmente cosa avrebbe potuto dire una Rita infuriata e respinta l’indomani.”Non posso scoparti mentre Stefania è in casa, strilli come una matta quando godi””Hai ragione non dobbiamo farci scoprire. Ma voglio assaporare la tua sborra, voglio succhiartelo”Portai Rita in camera da letto e le tolsi camicetta e reggiseno e mi sdraiai sul letto, lei mi tirò fuori il cazzo e se lo ficcò in bocca succhiando e leccando come una forsennata mentre si tormentava la fica. Quando stavo per venire la interruppi e la rovesciai sul letto mettendomi a cavalcioni su di lei, immediatamente strinsi il mio cazzo tra le sue stupende tette e cominciai a fotterla. Aveva piegato la testa in avanti per poter leccare il mio cazzo quando spuntava dalle tette.Non me ne servì molto di quell’andirivieni tra due tette sode per venirle in faccia. Il primo schizzo la prese sugli occhiali colando dal bordo, non so spiegare il perché ma quella vista mi eccitò enormemente e continuai a venire spruzzandole il viso disegnandole dei ghirigori di sborra sulle guance.Rita continuava a masturbarsi ed il suo ansimare era salito di svariati decibel così le infilai il cazzo in bocca mentre lei godeva. Era invasata, mi spinse con una mano sul sedere per arrivare ad ingoiarlo tutto mentre con l’altra mano finiva di toccarsi.* * * * * * * * *”Renzo sono sconvolta!”Mi girai verso la porta di casa da dove era appena rientrata mia moglie”Che succede Stefy?””Tre giorni fa mi ha telefonato mamma in ufficio dicendomi di passare da lei quando uscivo. Mi ha confessato di essersi innamorata, completamente e perdutamente innamorata…””…buon per lei…””…di te”Nonostante sapessi già tutto rimasi basito.”Come…” riuscii a spiccicare”Io non capisco sono tre giorni che parliamo, mi sembra una ragazzina alla prima cotta. Completamente andata. Sono stata da uno psicologo per farmi consigliare ma non ha saputo dirmi altro che devo aver pazienza. Che è una donna provata e probabilmente con una depressione latente, che non devo drammatizzare, che si è attaccata a te perché sei l’unico punto fermo che ha, l’unico uomo a cui si può appoggiare. E che col tempo le passerà.””E nel frattempo? Come ci dobbiamo comportare?””No dobbiamo rifiutarla altrimenti potrebbe cadere veramente in depressione. Insomma dobbiamo continuare a comportarci come prima”Ogni giorno era ricco di sorprese, Rita si comportava come un’innamorata mi riempiva di attenzioni e non perdeva occasione per strusciarmisi contro. Stefania se ne accorgeva invariabilmente ma faceva finta di niente per poi scatenarsi quando rimanevamo soli.Ogni scusa era buona, ogni posto adatto per fare sesso. Era come se volesse confermare il suo possesso su di me, come se si sentisse in competizione con la madre.Da quando era tornata avevamo fatto l’amore raramente, con molta cautela, parlandoci molto e cercando di non nasconderci niente. Così facendo l’intesa stava rinascendo e con essa un rinnovato stimolo erotico. Ma da quando si era parlata con la madre era letteralmente esplosa.Da parte mia non è che stessi con le mani in mano, tutte le fantasie che avevo accantonato per tanti anni tornavano prepotentemente fuori.Una sera per poco non ci schiantammo, stavamo tornando da una cenetta a Bracciano e feci guidare Stefania, lungo la strada buia e piena di curve le infilai una mano tra le gambe e cominciai a palparle la fica.”Che fai! Fermo con quella mano!””Tu pensa a guidare e lasciami fare”Le sfilai le mutandine e le feci allargare le gambe, il mio dito scorreva lungo la sua fica che si stava bagnando velocemente, lo facevo entrare dentro per poi farlo scorrere fuori fino a titillare il clitoride.”O santo dio! Fermati che mi fai venire se fai così””E tu vieni, chi te lo impedisce”L’aria era satura dell’odore della fica di Stefania ed io continuavo a masturbarla senza darle tregua, alla fine godette e nel farlo chiuse gli occhi proprio mentre c’era una curva. Un attimo dopo un colpo di clacson riportò la nostra attenzione sulla strada giusto in tempo per evitare un’altra macchina.Stefania si fermò sul ciglio della strada bestemmiando.”Cretino! Per poco non ci fai ammazzare!””hmmm dimmi che non ti è piaciuto e converrò con te che sono un cretino””Non te lo dico, te lo dimostro”Senza tanti complimenti mi abbassò i pantaloni e si sedette a cavalcioni infilzandosi sul mio cazzo.”Allora che dici, mi è piaciuto?”Mi sussurrò in un orecchio mentre scopavamo. Eravamo continuamente illuminati dai fari delle auto che passavano.”Non te ne frega niente se ogni automobilista che passa vede quello che stiamo facendo?”Per tutta risposta Stefania si sfilò il vestito rimanendo solamente con il reggiseno.”Così vedono meglio non ti sembra?” mi disse inarcando la schiena e mostrando ancora meglio le chiappe mentre continuava ad andare su e giù.Rita continuava a cercare occasioni per rimanere sola con me ma Stefania ormai non lo permetteva più, così veniva in casa e mi palpava furtivamente mentre le ripetevo di continuare a comportarsi come avevamo deciso.Stranamente Stefania non irrompeva più verso di noi quando si accorgeva delle manovre della madre, ma ci spiava di nascosto.Una sera dopo essere stato oggetto di svariati smanacciamenti mi ero seduto sconsolato sul divano. Vedevo fallire miseramente la mia luminosa ipotesi e non riuscivo a trovare nessuno scampo alla rovina che sentivo incombente quando Stefania si sedette vicino a me.”Stasera ti ha messo le mani dappertutto” esordìNon aveva mai parlato delle avances di Rita con me anche se sapeva benissimo che io l’avevo vista guardarci.”Non so più come contenerla” le risposi”Ma ti ecciti quando ti tocca?” continuò come se non mi avesse sentito. Una strana luce ballava nei suoi occhi e decisi di rischiare. “Qualche volta, è veramente brava a maneggiarlo” risposi trattenendo il respiro.”Inizialmente ero infuriata, avrei voluto strozzarla. Ma adesso non più” non riuscivo a capire se sentiva le mie risposte così rimasi zitto.”Provo una sottile eccitazione quando la vedo mentre ti palpa il cazzo. Oggi mi sono toccata mentre ti si strusciava contro in cucina…” non aveva finito di pronunciare queste parole che, come se si fosse improvvisamente dimenticata qualcosa, si alza e se ne va in camera da letto.Cerco di evitare Rita il più possibile ma viene da noi tutte le sere e la cena diventa una specie di dribbling. Dopo qualche giorno dallo strano discorso di Stefania, io e Rita siamo in cucina e lei e appoggiata a me e mi sta accarezzando lentamente sulla patta. Stefania si materializza improvvisamente alle spalle di Rita e la abbraccia sussurrandole in un orecchio”Te lo vuoi scopare?”Rita riesce a malapena a girare la testa e fissa il bel viso della figlia senza dire una parola.”Andiamo in camera da letto, voglio vedere mentre scopate, voglio vedere mentre glielo succhi, voglio vedere tutto. Ed alla fine voglio che mi facciate godere” dice Stefania mentre prende sottobraccio Rita e si avvia alla camera da letto.Rimango un attimo fermo sulla soglia della porta a guardarle mentre si avviano, non so come finirà questa storia ma all’orizzonte non vedo nuvolette rosa. Una cosa sola so con certezza, che me la vivrò fino in fondo.
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