I vincoli che legano due persone si basano su sentimenti, stati d’animo, relazioni e schemi sociali di norma sufficientemente strutturati: in questa storia molte cose si ritrovano capovolte, lontano dal comune o forse semplicemente più allo scoperto che nelle normali situazioni.Una donna ed un ragazzo che sotto il segno impudico delle loro ossessioni convergenti si ammaliano, si cercano e si trovano con il risultato di restare giorno dopo giorno più intrappolate nella rete: nulla di così eclatante, se non fosse che all’anagrafe risultino essere……Quella calda estate, già preannunciata nei mesi precedenti da qualche emozione che ritroviamo nelle pieghe del racconto, era iniziata solo da pochissimi giorni. Un Piccolo Incidente Domestico.Fui risvegliato da un lungo sonno pomeridiano dal suono insistente del citofono e mi alzai frastornato ed un pò intontito, indossai un accappatoio ed andai a rispondere: era un mio compagno di scuola che era venuto a salutarmi prima della sua partenza per il paese natale dei suoi, dove andava a passare le vacanze estive, gli dissi di salire e lo feci accomodare pregandolo di aspettarmi e presi una doccia: l’acqua mi schiarì ma gli umori di quelle ultime tre giornate, durante le quali ogni cosa stava accellerando provocandomi sconquassi, rimasero fissi nella testa.Uscii e mi vestii e il mio amico mi raggiunse nella mia camera, accendemmo la radio e parlammo delle vacanza e delle ragazze: finsi attenzione ma non riuscivo a non pensare che a lei – uscita probabilmente per fare spese – anche se con Giorgio, così si chiamava il mio amico, legavo bene ma in quel momento ero troppo distratto, svuotato nel fisico e nell’oblio dei sensi sconvolti, non sapendo che di lì a poco la temperatura del desiderio sarebbe salita più forte di prima.Nel mentre era venuto giù un’acquazzone estivo improvviso e molto violento, che dopo cinque minuti lasciò il posto ad una pioggia intensa, suonò di nuovo il citofono, risposi ed era lei che mi chiedeva di aprirle il portone, e pochi secondi dopo entrò in casa tutta bagnata.La maglietta di cotone blu che indossava le si era incollata sul corpo a causa della pioggia ed ansimando per la corsa fatta le si vedeva il contorno del reggiseno e il rilievo dei capezzoli sulle tette ingrossate dal fiatone, salutò entrambi lisciandosi indietro le ciocche dei capelli attaccati sulla fronte, poi mi chiese di andare a prendere le borse della spesa rimaste in macchina, dissi a Giorgio di accompagnarmi, prendemmo un ombrello ed andammo a fare il servizio; rientrammo e lei era in bagno, quando ci sentì propose a Giorgio di fermarsi per la cena, lui mi guardò e gli feci un cenno di assenso, lei lo pregò di telefonare a casa per avvisare i suoi genitori.Uscì dal bagno in accappatoio e si chiuse in camera e quando ci raggiunse nella sala fu una visione da sogno che mi abbagliò: aveva indossato una camicia bianca di cotone trasparente tenuta abbondantemente sbottonata tanto che riuscivamo a vedere le rotondità delle tette compresse e sostenute da un reggiseno celeste a fascia intera e senza bretelle, merlettato in pizzo all’altezza dell’elastico che riusciva a stento a coprirle la curva delle mammelle.La camicia si arricciava sui fianchi ed era fermata da una cinta esterna, lasciando scoperto il culetto meravigliosamente fasciato e modellato da un panta-collant di cotone azzurro attillatissimo, con il segno delle mutandine a tanga che si infilavano tra le natiche mentre dal davanti spuntava ben visibile il gonfiore del suo sesso; in quel momento ogni dubbio sparì e fui certo che il suo istinto la portava a sentirsi desiderata, a provocare i maschi soprattutto quando questi non potevano far altro che sfogarsi sognandola, e se il maschio in questione ero io moltiplicava le sue provocazioni esibendosi sfrontatamente.Se ne andò in cucina a preparare la cena e di tanto in tanto ci raggiungeva nella sala lasciando ad ogni suo passaggio una scia di profumo dolce, eravamo entrambi rapiti da quella visione e mentre il mio amico si sentiva imbarazzato ed arrossiva continuamente io sentivo salire una forte eccitazione; portò infine la cena in tavola e ci sedemmo a mangiare, le sue tette furono continuamente offerte ai nostri sguardi, le straripavano prepotenti dalla sua camicia, lei molto maliziosamente fu tanto carina con Giorgio alzandosi per servirlo e non perdendo occasione per strusciargli il seno sul braccio o sulla spalla lanciando di nascosto dei sguardi carichi di malizia e complicità; fu una cena veramente erotica durante la quale partecipai come un automa alla conversazione e quando portò a tavola del gelato fù così falsamente maldestra che nel versarlo dentro i bicchieri fece scivolare dalle mani il mestolino che battè sulla coscia e sul ginocchio di Giorgio cadendo poi in terra.Lui si tirò indietro con la sedia e lei si rammaricò e scusandosi gli disse di non preoccuparsi e lo fece restare seduto, mi disse di prendere lo smacchiatore e se ne andò in cucina tornando con uno straccio ed una spazzola: gettò lo straccio per terra, prese lo smacchiatore agitandolo e nel fare questo movimento una tetta sballottò uscendo dall’elastico del reggiseno sino al capezzolo, fece finta di nulla e si chinò spruzzando lo spray sul ginocchio di lui; ero in piedi accanto al mio compagno e fissavo estasiato quello spettacolo mentre lui emozionato come mai stava teso sulla sedia avendo a pochi centimetri dagli occhi quella tettona libera e gonfia, con il capezzolo dritto e pungente completamente fuori dal reggiseno.Continuando a parlare del guaio combinato posò lo smacchiatore sul tavolo e con noncuranza si risistemò il seno, si inginocchiò carponi sul pavimento e prese a strofinare lo straccio per pulire facendolo roteare lentamente, accompagnandosi con il movimento dei fianchi e sporgendosi in avanti con il busto: in quella posizione la camicia le si aprì completamente sul davanti e le tette ballavano e dondolavano dentro il reggiseno, con la collana che sbatteva avanti e indietro sul seno, si girò e mettendosi alla pecorina sculettava accompagnando lo strofinio, Giorgio ormai respirava a fatica completamente preso e sicuramente con un erezione in atto, così come il mio cazzo spingeva duro nei pantaloni.Lei si rialzò lentamente guardando verso di me e chiedendomi di passarle la spazzola tirò via lo spray dai suoi pantaloni, posò la spazzola e spolverò il residuo con le mani accarezzandolo delicatamente sulla coscia: al contatto delle sue mani Giorgio si fece tutto rosso in viso e sussultò lievemente sulla sedia: proprio in quel momento suonò ancora il citofono ed erano i genitori di Giorgio, che non vedendo smettere di piovere avevano deciso di passare a prenderlo, lei li invitò a salire ma essi non accettarono, scesi quindi ad accompagnare il mio amico al portone e mi salutò ancora emozionato mentre io già risalivo correndo le scale.Rientrai ed era in camera a cambiarsi scusandomi per quanto successo, io mentalmente la stavo invece ringraziando – eccitato come ero – e quando tornò in sala capii che voleva continuare a perseguitarmi avendo indossato una vestaglia di organza nera legata solo alla vita da una cintura che le rimaneva completamente aperta sul reggiseno e mostrando ora anche lo slippino.Lei prese a ridere di quella situazione, leccò con la lingua il bordo del suo bicchiere e iniziò a mangiare il gelato: la cintura della vestaglia si allentò e rimase con il reggiseno scoperto, accavallò le gambe e sempre ridendo continuava a leccare lievemente ogni cucchiaiata del gelato, volevo che ci fosse il mio cazzo al posto del cucchiaio e non resistendo oltre le dissi che me ne andavo in camera e così feci, lasciai la porta leggermente dischiusa per permetterle di osservarmi ed ascoltarmi: mi tolsi quasi furiosamente le mutande e rimasi solo con la maglietta che non copriva il cazzo completamente eretto, ed iniziai a masturbarmi ormai senza ritegno emettendo profondi respiri e gemendo per farmi sentire.Lei si alzò e la sentii avvicinarsi ed aprire del tutto la porta della mia stanza, con gli occhi socchiusi riuscivo a vedere la sua ombra affacciarsi e guardarmi mentre sentivo il suo respiro: senza girarmi con la testa allungai la mano sul cazzo e scostata la maglietta ripresi a masturbarmi gemendo sottovoce, aprii velocemente gli occhi e la vidi appoggiata sulla porta: mi guardava con voluttà e si era tirata giù il reggiseno e con una mano si stringeva i capezzoli e si accarezzava le tette, con la lingua si inumidiva le labbra emettendo corti sospiri, scese lentamente con la mano lungo la pancia ed il ventre, infilò le dita nelle mutande ed iniziò a strusciarsi e titillarsi il clitoride.La seguii nella masturbazione e aprii completamente le gambe mostrandole tutto il cazzo teso e scuro, lo presi tra due dita e andai veloce sulla cappella completamente viola: gemevo di piacere e sussurravo "troia… prendilo…" e dimenai le gambe aumentando sempre più il ritmo della mano: la sentii godere ansimando e la vidi completamente sudata, si era accovacciata divaricando le gambe e stava portandosi le dita con le quali si era masturbata sulle labbra, leccandole dolcemente in punta dove c’erano gli umori del suo godimento, con il seno che sballotava su e giù e le aureole dei capezzoli espanse a dismisura.Su quella immagine il cazzo esplose mentre lanciavo un gemito di godimento lungo e profondo e lo sperma ricadeva bollente sulle mie gambe, dischiusi gli occhi e la vidi guardarmi mentre lentamente risistemava le tette nel reggiseno: restammo qualche secondo ognuno nel proprio nirvana godendo reciprocamente della nostra complicità e dell’esserci dichiarati molto esplicitamente, mi lasciai andare sul letto e presi sonno rapidamente con un senso di piacere estremo.Il Patto Segreto.Mi risvegliai con il profumo del caffè e la dolcezza di una carezza: mi aveva portato la colazione a letto ed emanava la sensualità della donna appagata anche e soprattutto dall’aver soddisfatto il suo uomo; e proprio come se fossi il suo uomo fui coccolato durante la colazione: si sedette al bordo del mio letto e mi guardava mangiare aiutandomi a versare dell’altro caffè e parlandomi del più e del meno: io ero incuriosito da quella situazione e sentivo anche risalire l’eccitazione dovuta sia alla sua vicinanza che alla trepidazione di quello che poteva succedere da quel momento in poi, sentivo inconsciamente che eravamo vicini ad infrangere ogni regola e tutto me stesso si combatteva tra il desiderio ed il raziocinio; lei doveva subire le stesse emozioni ma il suo ruolo la portava inevitabilmente ad assumersi le iniziative o forse, e questo era l’aspetto che più mi intrigava, il suo desiderio e la sua sensualità sovrastavano ogni cosa.Tolse il carrello con la colazione e si accese una sigaretta, si alzò e restando in piedi in controluce mi mostrò tutte le forme del suo splendido corpo tra i rilievi trasparenti della camicia da notte e mi chiese, a bruciapelo, se la consideravo bella, le dissi che per me era bellissima e mi spinsi più in là dicendole che piaceva a tutti gli uomini soprattutto per come si vestiva, sexy e provocante, e che avevo notato questo sempre più spesso e ne traevo anch’io piacere: mi domandò sussurrando se mi piaceva vedere gli sguardi carichi di desiderio degli uomini su di lei ed io annuii, mi chiese come avrei reagito se qualcuno l’avrebbe toccata o baciata: io non risposi e gettai lo sguardo nella scollatura della vestaglia, lei sorrise ammiccante e mi disse che avremmo tenuto fede all’augurio di un anno veramente speciale, così come lo formulò al termine dell’incredibile notte di capodanno trascorsa l’inverno passato.Inizio Flashback – Festa Di CapodannoSusanna organizzò un breve viaggio in montagna con l’occasione del Capodanno, invitando Armando ed un suo collega di lavoro: il 31 Dicembre mattina partimmo in macchina per raggiungere un paesino distante 200 kilometri: era stato affittato un mini-residence in un villaggio turistico, Susanna aveva pensato a tutto ed i due uomini ci avrebbero raggiunto nel pomeriggio per festeggiare insieme ad un veglione organizzato nel villaggio.Arrivammo il primo pomeriggio e loro dedicarono il resto del tempo per prepararsi alla festa: lei scelse un coordinato di raso nero composto da una gonna corta a metà coscia ed una blusa con dei disegni in rilievo, delle scarpe con tacco a spillo ed aveva un paio di calze velate nere e rigate dietro: era semplicemente stupenda ed io le sorrisi ricordandole di indossare qualcosa di rosso come portafortuna, lei rise e disse che aveva già provveduto, ammiccando alla sua biancheria intima: poi si accese una sigaretta e con noncuranza mi fece notare che la tendina sulla finestra che dalla mia camera mansardata comunicava con la loro stanza da letto si era discosta, ebbi un tuffo al cuore e le dissi che l’avrei subito sistemata ma lei mi sussurrò che non c’era fretta e si poteva fare anche l’indomani.Il gioco era chiaro ad entrambi e quell’esplicita allusione ad un punto di osservazione poteva essere solo e soltanto un messaggio di complicità: il mio stato d’animo passò dalla gelosia verso quell’Armando che probabilmente avrebbe ottenuto la soddisfazione di scoparsela all’eccitazione per quello che avrei goduto dal mio punto d’osservazione.La festa di Capodanno trascorse anche simpaticamente: io puntai una ragazza abbastanza carina di nome Stefania con la quale strinsi amicizia, e fui molto bravo nel gestire le mie attenzioni con quella ragazza senza perdere lei un attimo di vista: notai che rimase quasi sempre seduta mentre Susanna ballava spesso ed era più avanti con le effusioni e poco prima delle due le comunicai che sarei andato a dormire, e la vidi sorridere e sussurrare all’orecchio di Susanna quelli che sembravano essere i loro accordi; rientrai nel nostro residence e spostai la poltrona accanto alla finestra: potevo osservare tutta la stanza da letto senza essere notato e dopo circa mezzora udii la sua voce e quella di lui parlottare e ridacchiare, aprirono la porta ed entrarono nel salottino: lei lo pregò di non fare troppo rumore e gli disse di accomodarsi sul piccolo divano, entrò nella sua camera e la sentii salire verso la mia mansarda, si affacciò sulla porta e mi trovò infilato a letto che fingevo di dormire, mi chiamò sussurrando il mio nome ma io non diedi risposta.Richiuse la mia porta e ridiscese le scalette ed io balzai fuori dal letto e mi appostai dietro la finestra: se ne stettero qualche minuto a parlare con lei che rideva e si negava blandamente mentre lui era già partito all’attacco, poi lei lo invitò ad andare in camera e mentre entrarono l’uomo chiese di me: lei gli disse che non c’era problema perché dormivo e la mia stanza era chiusa, accese l’abat-jour e si sedette sul bordo del letto, la vidi lanciare un occhiata verso la finestra ed io mi ritrassi muovendo leggermente la tenda discosta: era chiaro ed evidente che io ero lì, ma fu altrettanto chiaro che lei stava iniziando quello spettacolo proprio per me.Slacciò la cinta dei pantaloni di Armando e gli tirò fuori il cazzo: rimasi colpito dalle notevoli dimensioni di quell’uccello rugoso e curvo, che pur non essendo ancora completamente in tiro era già più grande del mio; lei lo scappellò un paio di volte con la mano e poi cominciò a succhiarlo con gli occhi chiusi, lui era in piedi ed aveva reclinato un poco la testa, appoggiandosi con le mani sui suoi capelli, lei si infilò in bocca la cappella e lentamente iniziò ad andare su e giù con il capo: lui gemeva chiamandola amore, lei andava sempre più piano e sempre più in fondo sino a quando riuscii a prenderlo per intero in bocca.Mi ero preso il cazzo in mano e scivolavo lentamente lungo l’asta cercando di mantenere lo stesso ritmo della sua bocca, sognando il contatto con quelle labbra, accarezzandomi la cappella così come lei stava facendo con la lingua su quella di Armando, era veramente brava nel fare i pompini ed i sussurri dell’uomo stavano a confermarlo; andò avanti per un paio di minuti poi si scostò, lasciò il cazzo e strusciandogli addosso lentamente si alzò: lui provò a baciarla ma lei lo fermò dicendogli che si sarebbero divertiti ma niente baci, esattamente come fanno le puttane.Si sfilò la blusa rimanendo in reggiseno, era effettivamente rosso e molto sexy, lui le strinse le tette e le sbaciucchiò tirandole fuori dal reggiseno ed iniziando a stringerle mentre lei si stava sfilando la gonna: tirò via anche le mutandine rimanendo con calze e reggicalze, spalancò le gambe e dolcemente spinse la testa dell’uomo tra le sue cosce, lui si inginocchiò al bordo del letto ed iniziò a baciarle e leccarle la fica con lei che teneva una mano sulla testa di Armando accompagnandola e spingendola verso di sè; quello che stavo vedendo era semplicemente fantastico, lei stava proprio di fronte a me con le gambe allargate, le cosce coperte dalle calze, con ancora indosso le scarpe, il reggiseno tirato sotto le tette ma ancora allacciato con lei che si passava la lingua sulle labbra e giocava sapientemente con le dita sui capezzoli mugolando di piacere sospirando con voce roca "dai.. continua.. sii..".Lo fece rialzare e stendere sul letto, si slacciò il reggiseno e si inginocchiò vicino a lui, strusciò con le tette sul suo cazzo rigidissimo ed enorme, alto oltre un palmo di mano, continuò a strusciarsi con il seno sul suo corpo e poi salì sopra di lui rimanendo di schiena rispetto a me, gli prese il cazzo con una mano ed indirizzò la cappella sulla sua fica, lentamente cominciò ad infilarselo scivolando in giù con il bacino e quando fu tutto dentro si chinò leggermente in avanti, lui strinse e succhiò le tettone che ora erano sulla sua faccia e lei cominciò a cavalcarlo alla "smorzacandela".Io ero altrettanto vicino all’esplosione e il cazzo mi stava bollendo tra le mani, le vedevo le cosce fasciate dalle calze che andava sempre più allargando, continuava a gemere facendosi penetrare da quel cazzo, stringeva con le mani il lenzuolo e i capelli le se erano incollati sulla fronte: quasi improvvisamente lei rallentò il ritmo e prendendogli il cazzo con la mano se lo sfilò lentamente dalla fica mugolando di piacere, alzò una gamba e spostandosi di lato si girò di fronte a me distendendosi al contrario su di lui che iniziò a leccarle la fica bagnata del suo stesso godimento.Lei alzò lo sguardo verso la finestra con gli occhi che sembravano lampeggiarle, si appoggiò il cazzo nel solco delle tette e stringendosele con le mani cominciò a strusciarle e con la voce roca incitò "dai.. vieni.." masturbando l’uccello con il seno, Armando emise un profondo muggito e cominciò a schizzare dalla cappella, lei continuò a stringere e stropicciare le tette sul cazzo che le stava riempendo di sperma , non si fermava e ripeteva l’incitamento al godimento sempre guardando verso di me, sborrai con getti violenti sull’asciugamano gemendo e sussurrando il suo nome.Rimasi un minuto esausto sulla poltroncina e la vidi già in piedi andare in bagno, e quando ne uscii invitò quasi bruscamente l’uomo a rivestirsi ed andarsene, lui rimase perplesso ma di fronte alla sua determinazione non potè fare altro che ubbidirle: la vidi salire verso la mia stanza, riuscii ad entrare nel letto un attimo prima del suo ingresso, mi si avvicinò ed accarezzandomi dolcemente la nuca rimboccò le coperte: filtrava dalla scala un pò di luce che le avrebbe sicuramente permesso di notare il divano accostato alla finestra e le tracce del mio furore; lei si accostò e mi baciò lievemente quasi sulle labbra sussurrandomi l’augurio di un meraviglioso anno nuovo. La guardai estasiato e le sussurrai di contare su di me, che avrei fatto qualunque cosa le facesse piacere e non l’avrei mai delusa, mi baciò su una guancia e mi disse che avremmo avuto questi piccoli dolci segreti tutti per noi: ero frastornato, eccitato e felice, potevo ben dire che lei e solo lei era la mia vera donna, al di là di ogni aspettativa, e che mi potevo aspettare intensi momenti di soddisfazione carnale; in quel momento non pensavo più agli aspetti morali della faccenda. Accettai quindi carico di eccitazione la sua proposta di partire per trascorrere qualche giorno di vacanza al mare, io stavo già sognando ad occhi aperti ma non avrei mai immaginato di raggiungere tali apici di piacere, di essere attore, regista e spettatore di un film così emozionante; dedicammo la mattina intera a trovare telefonicamente un campeggio sulla riviera romagnola e dopo doversi tentativi prenotammo già per l’indomani un bungalow: trascorremmo il resto del pomeriggio a preparare il bagaglio con lei che sembrava una ragazza diciottenne alla sua prima avventura, mi disse che desiderava partire col fresco della sera e che eventualmente ci saremmo fermati a riposare durante la notte.In Viaggio.Partimmo alle nove di quella stessa sera dopo aver studiato un tragitto che evitasse gli ingorghi autostradali: avremmo dovuto percorrere oltre cinquecento chilometri ma avrei desiderato che fossero molti di più: si era vestita comoda, non rinunciando alla sua calda femminilità, con una gonna celestina di lino ampia e molto leggera, dei sandali intrecciati ed una camicia di cotone azzurra legata sui lembi che lasciava scoperto l’alto ventre e l’ombelico, ma soprattutto il fatto di aver utilizzato un rosso fuoco per lo smalto delle unghie e di aver fatto altrettanto con il rossetto, di lasciare aperti dei bottoni della camicia per mostrare una buona metà del reggiseno bianco traforato e trasparente, di indossare una collana di corallo che si appoggiava e ciondolava sulle tette rigonfie e di essersi profumata e raccolta i capelli sulla nuca la rendevano eccitante e sexy come non mai.Mi chiese più volte durante il viaggio ora di accenderle una sigaretta ora di darle un pò d’acqua e così via: la servivo rapito dal suo corpo che parlava di sesso e passione e dopo circa quattro ore di viaggio ci fermammo in un’area di servizio notturno sulla Via Emilia tra Piacenza e Reggio Emilia: avremmo dovuto fare solo una piccola sosta per prendere un caffè e fare rifornimento di benzina, almeno così mi aveva detto, ma in quel parcheggio lei decise di dare inizio alla nostra vera "vacanza": era una stazione di servizio molto grande con un bar-ristorante aperto giorno e notte e quindi molto frequentata: nell’ampio parcheggio retrostante notai almeno una ventina di automezzi tra camion, caravan e qualche autovettura e nel bar c’erano una decina e più di clienti.Il nostro ingresso non passò ovviamente inosservato e subito captai un paio di commenti grondanti desiderio al suo indirizzo: mi resi conto che le luci al neon amplificavano la sua provocazione rendendo ben visibile in controluce la sagoma delle cosce e del fondoschiena grazie alla trasparenza della gonna e solo in quel momento mi accorsi (e se ne accorsero tutti gli uomini presenti nel locale) che non aveva indosso le mutandine!Ordinammo del caffè freddo e ci sedemmo: lei chiese all’inserviente di indicarle la toilette e prima di bere si alzò e si avviò verso il bagno, attraversando la sala e rispondendo con un sorriso a qualche complimento fattole da un tavolo dove erano seduti tre uomini di mezz’età, probabilmente camionisti; facendo finta di niente iniziai a bere il mio caffè e quando lei tornò e si sedette mi invitò ad approfittare del bagno, annuii e raggiunsi la toilette notando con la coda dell’occhio che uno degli uomini si era alzato e l’aveva raggiunta al tavolo; in bagno feci il più rapidamente possibile e dopo pochissimo ero di ritorno al nostro tavolo: quell’uomo era in piedi davanti a lei e le parlava ridendo con lei che stava fumando una sigaretta e gli rispondeva divertita: quando arrivai al tavolo e mi sedetti lui mi salutò con la noncuranza di chi non ha niente da temere da un ragazzo quindicenne quale io ero.Ascoltai bevendo il mio caffè la conversazione che era banale ma tutto mi si illuminò quando lei gli comunicò, con tranquillità ed estrema disinvoltura, il nostro programma che prevedeva la sosta nel parcheggio per dormire e la ripartenza per l’indomani mattina: notai il lampo di desiderio dell’uomo che aveva intuito la possibilità di chiudere in bellezza e le rispose rassicurandola sul fatto che potevamo dormire tranquilli anche e soprattutto perchè lui stesso avrebbe dormito nel suo camion in quel parcheggio, lei gli sorrise augurandogli allora la buona notte e si alzò, io feci altrettanto ed uscimmo dal locale: gettai un ultimo sguardo attraverso la vetrina e notai l’uomo che confabulava e rideva con i suoi compagni ed uno di questi gli diede una pacca sulla spalla, come a dirgli bravo, complimenti, aggancio riuscito e che magnifica preda!Raggiungemmo la macchina e lei guidò fino a raggiungere uno spiazzo sul bordo del parcheggiò dove si fermò: ci eravamo messi ad una distanza di una trentina di metri da due caravan con targa francese e si era accostata talmente vicino ad una panchina di marmo da non poter aprire la portiera e le chiesi, facendo l’ingenuo, il perchè della decisione di fermarsi e mi rispose che eravamo già in vacanza e non avevamo fretta, presi coraggio e le feci notare che aveva fatto girare la testa a tutto il bar e che soprattutto quell’uomo sarebbe certamente tornato con una scusa ed avrebbe cercato di corteggiarla.Sottolineai il finto candore della parola corteggiarla che significava per entrambi che quell’uomo e tutti gli altri bramavano invece scoparsi una donna così splendidamente arrapante come lei: fingendo di imbronciarsi mi disse che se non volevo restare saremmo ripartiti immediatamente anche se si sentiva un pò delusa dal mio comportamento; le risposi balbettando che non volevo deluderla nè infrangere la promessa, lei mi baciò sulla fronte e mi ringraziò suggerendomi di voltarmi e riposare, reclinandomi il sedile quel tanto che bastava per poter comunque vedere l’esterno dal finestrino: ero a mezzo metro dalla panchina che ora risultava coperta alla vista dalla nostra auto.Mi coprì con una copertina e si accese una sigaretta dandomi esattamente l’idea del pescatore che lancia l’amo e difatti non fece in tempo a finirla che sentii dei passi avvicinarsi alla macchina e la voce dell’uomo del bar che con tono rassicurante le diceva di non spaventarsi, si avvicinò al finestrino e si scusò per l’intromissione ma avendo visto brillare la fiamma dell’accendino pensava che non stesse ancora dormendo e le aveva portato una fetta d’anguria, lei gli sussurrò di fare piano per non svegliarmi ed uscì dalla macchina ringraziandolo per il pensiero ed invitandolo a sedersi sulla panchina: presero posto ed iniziarono a mangiare l’anguria con l’uomo che le fece dei complimenti, lei abbassando il tono di voce gli chiese se si era messo in testa di sedurla, lui balbettò non aspettandosi una domanda così diretta ma lei lo incalzò mormorandogli che quella sera si sentiva di buon umore e posando la fetta di cocomero gli disse di alzarsi ed appoggiarsi sul cofano della macchina.Aveva la capacità di soggiogare gli uomini e così come io le avevo ubbidito ed ora ero lì fingendo di dormire con gli occhi socchiusi ad essere spettatore, quell’uomo posò quasi meccanicamente la sua porzione d’anguria e si alzò: lei restò seduta sul bordo della panchina proprio davanti ai miei occhi, slacciò la cinta e sbottonò la patta dei pantaloni, tirò giù le mutande e scappellò con le dita il cazzo dell’uomo che iniziò ad inturgidirsi; avevo il finestrino chiuso altrimenti avrei perfino potuto sentire l’odore di quel membro tanta era la vicinanza con il mio viso appoggiato all’interno del finestrino, a riprova di come lei fosse imbattibile nel pensare ad ogni particolare dei suoi, o meglio ormai nostri, giochi.Prese il cazzo in bocca ed iniziò a leccarlo lungo l’asta risalendo fino alla cappella, avviluppò la stessa tra le labbra ed iniziò a succhiare spingendo la bocca sempre più giù mentre con le mani si slacciò la camicia e si strinse le tette nel reggiseno schiacciandole contro il finestrino davanti ai miei occhi: cominciai a masturbarmi da sotto la coperta, l’uomo mugolava e gemeva di piacere e lei continuò con una mano a titillarsi i capezzoli mentre con l’altra sfilò dolcemente il cazzo dell’uomo oramai durissimo dalla bocca e masturbandolo con lo stesso ritmo se lo strusciò lungo tutto il suo viso.Ordinò all’uomo di girare dietro alla panchina mentre lei si mise carponi alla pecorina sulla stessa, reggendosi con una mano sul tettuccio della macchina, si tirò su la gonna ed aiutò l’uomo ad infilarle il cazzo nella fica, disse all’uomo di scoparla lentamente, invitandolo ed incitandolo a farle sentire il suo cazzo potente, lui non si fece ripetere l’invito ed iniziò a spingerle il cazzo nella fica con colpi di bacino che lentamente aumentavano di potenza, mugugnando ed insultandola ad ogni colpo "troia.. prendi.. puttana..": lei si tirò fuori le tette dal reggiseno che restò allacciato, si strizzò i capezzoli e le mammelle come se stesse mungendosi strofinandoli sul finestrino, io vedevo il suo viso e quelle tettone che venivano strizzate dalle sue mani ed accellerai la masturbazione.Iniziò a sospirare ed incitò l’uomo "dai.. così.. spingi…" che cominciò a montarla sempre più furiosamente, lei lasciò le tette e si appoggiò con entrambe le mani sul tettuccio, ad ogni colpo dell’uomo il seno libero sballottava danzando di fronte ai miei occhi, lei si bagnava le labbra con la lingua e con respiri rochi gemeva di piacere e quando lui se ne venne con un lunghissimo gemito lei riprese a stropicciarsi il seno ed a gemere per qualche secondo ancora incitando e coordinando il suo orgasmo con un altro: il mio!Quello che posso aggiungere riguarda la sua rapidità nell’infilarsi in macchina e ripartire così in fretta da lasciare quell’uomo ancora ansimante sulla panchina mentre io ancora stavo avendo le ultime pulsioni. Campeggio "Eden".Il resto del viaggio lo trascorsi sospeso nell’oblio e ripresi piena conoscenza all’arrivo a destinazione: fummo fortunati nell’aver trovato un buon campeggio, non molto grande ma attrezzato al meglio, e la sorpresa più piacevole fu che il nostro bungalow era in pratica un appartamento vero e proprio con tre stanze, la cucina e due bagnetti, lei scelse la sua camera ed io presi posto in quella comunicante, disfacemmo il bagaglio e dopo pochi minuti eravamo distesi ognuno sul suo letto: scivolai nel sonno in pochi minuti e dormii ininterrottamente quasi per ventiquattro ore, risvegliandomi l’indomani mattina: l’avventura ed il viaggio notturno mi avevano stremato.Appena sveglio fui circondato dalla sua allegria, mi esortò nel fare colazione spronandomi per andare al più presto in spiaggia, aveva già indossato il costume, un bikini verde smeraldo con lo slip modello tanga ed il reggiseno con le coppe che sostenevano le tette aumentandole ancora di volume: era uno sballo e mangiai ascoltandola rapito; come fummo in spiaggia catalizzò l’attenzione dei maschi, ragazzi o uomini che fossero, rapiti dalla sua bellezza, io restai tranquillo per tutto il tempo beandomi della sua vista, ascoltando musica e prendendo qualche bagno, lei si sdraiava al sole bagnandosi con uno spruzzino ed abbronzando il suo corpo.Nel primo pomeriggio la lasciai in spiaggia e tornai nel bungalow, lei amava fare bagni di sole per ore ed ore e rimase sulla spiaggia, sedetti sulla veranda e mi accorsi che accanto alla nostra piazzola due ragazzi, all’incirca ventenni, stavano montando la tenda, ci salutammo e chiesi loro da dove venivano, mi dissero che erano di Padova e che si sarebbero fermati solo quella notte poichè stavano tornando a casa dopo le vacanze passate nel Gargano: presi l’iniziativa e proposi loro di andare in spiaggia insieme, avevo voglia di mostrargli la "mia donna": mi dissero che andava bene e dopo una mezz’ora ero di nuovo in spiaggia e la presentai a loro; mi accorsi subito che avevo colto nel segno poichè sia Pietro che Federico non erano rimasti indifferenti alla sua bellezza.Lei volle offrirci un gelato ed andai con Federico al bar e quando tornammo lei mi comunicò che aveva pensato di preparare una cena e mangiare insieme visto che loro erano al termine della vacanza e quindi anche con pochi soldi: faceva leva sul suo istinto materno che mascherava ben altre intenzioni e stava preparando il terreno per il nostro piacere ed ero soddisfatto di aver agito bene e fui gratificato da una paio di sue occhiate piene di complicità; ci salutò lasciandoci sulla spiaggia verso le cinque dicendo che andava a preparare e ci diede appuntamento per le sette e trenta, pregandomi di arrivare a casa un pò prima per aiutarla: così dopo un ora rientrammo tutti insieme con loro che andarono a prendere una doccia ed io entrai nel nostro bungalow.Era in accappatoio ed aveva già comprato delle cose per la cena, la salutai e le dissi che avrei preparato la tavola in veranda subito dopo la doccia e prima di entrare in bagno mi ci avvicinai e la pregai di farsi il più bella possibile, rispose ridendo che avrebbe cercato di rendere interessante la cena dei "suoi" ragazzi e mi disse come disporre il tavolo e le sedie, lasciandomi intuire che aveva già pensato a tutto.Uscii e mi vestii andando poi a preparare il tavolo in veranda con lei che si era chiusa in bagno e poco dopo arrivarono i miei nuovi compagni, li feci accomodare a tavola come concordato con lei e presi posto anch’io: capii che ci aveva disposto al meglio per assistere allo "spettacolo" che iniziò subito e nel migliore dei modi, loro erano seduti di fronte sia alla porta d’ingresso del bungalow che alle finestre del saloncino e della sua camera mentre io ero di fianco, le finestre avevano delle veneziane ripara-sole direzionabili e quelle della sua camera da letto erano dischiuse e permettevano di vedere perfettamente l’interno; lei entrò in camera con indosso l’accappatoio e fingendo d’ignorare la finestra accese la luce e si avviò verso l’armadio, prese dei vestiti e li poggiò sul letto; fu Pietro il primo ad accorgersene ed infatti cambiò espressione quando la vide, io lanciai un’occhiata e feci finta di nulla continuando a parlare e fui abile nel recitare la parte del candido fanciullo.Quando si tolse l’accappatoio e restò nuda vidi che anche Federico aveva lustrato gli occhi ed entrambi fecero molta fatica a nascondere l’emozione che presto si tramutò in eccitazione, lei prese dal letto un reggiseno nero in pizzo e lo indossò perdendo diverso tempo ad aggiustere le tette nelle coppe, poi si infilò delle mutandine rosse, le tirò sui fianchi e lasciò scivolare lo slip nel solco delle chiappe: ora facevo fatica a nascondere la mia emozione, Federico si accese una sigaretta mentre Pietro si schiarì la gola, la vedemmo infilarsi una minigonna chiara molto aderente e cortissima e si spostò verso lo specchio mettendosi di fianco rispetto alla finestra, aggiustò di nuovo le tette nel reggiseno e si sedette, iniziando a truccarsi; la magia di quel momento ci aveva avvolti ed io versai del vino che bevemmo con avidità.Finì di truccarsi e pettinarsi, infilò una maglia e delle scarpine di tela e ci raggiunse a tavola: ci apparì come una fantastica visione, la maglia era di cotone intrecciato all’uncinetto e risultava tutta bucherelleta tra un motivo e l’altro così che il reggiseno nero era completamente visibile; ci salutò e si sedette sulla sedia di vimini che aveva lo schienale leggermente rientrante e la minigonna non copriva le cosce e lasciava vedere le mutandine; durante la cena fu molto brillante e simpatica e noi tre ridevamo e scherzavamo con lei, prendemmo il caffè ed il gelato e ci congedammo verso la mezzanotte: Pietro e Federico tornarono nella loro tenda a pochi metri da noi un pò brilli e carichi di desiderio, io la guardai aspettando un suo segno, lei mi disse di avere pazienza e mi chiese di aiutarla a sparecchiare la tavola.In effetti mentre sistemavamo la veranda loro armeggiavano e prendevano tempo, entrando ed uscendo dalla tenda e quando finimmo lei mi sussurrò di salutare tutti e di rientrare in casa ed aspettarla nel saloncino, feci così augurando la buona notte e rientrai, lei entrò ed uscì un paio di volte e dopo qualche minuto spostò la sedia di vimini sotto la finestra del saloncino, si versò un bicchiere di vino, si sedette e accese una sigaretta: Federico era fuori dalla tenda e la risalutò e si scambiarono un paio di battute, gli disse che io stavo dormendo mentre lei voleva gustare ancora un pò il fresco della notte, Federico le chiese una sigaretta e lei offrendogliela gli chiese se voleva un pò di vino.Lui accettò e si avvicinò alla veranda: aveva indossato una tuta da ginnastica, lei prese un bicchiere e gli porse del vino, io nel buio della stanza ero già con il cazzo in mano ed andavo su e giù con la mano: senza dire una parola lei spense la sigaretta e posò il bicchiere di vino, si alzò e rigirò la sedia appoggiando lo schienale sulla ringhiera, gli fece cenno di avvicinarsi e Federico le si dispose di fianco: era come imbambolato ed eseguiva i suoi silenziosi ordini, lei si sedette e si tolse la maglia restando in reggiseno, si tirò sulle cosce la gonna e finalmente disse che gli avrebbe offerto un buon ricordo di quella sera a patto che l’avesse assecondata senza parlare.La vidi prendere la mano di Federico e portarsela sul seno esortandolo a toccare le tette, gli tirò giù il pantalone della tuta e prese il suo cazzo con la mano ed iniziò a masturbarlo, allargò un pochino le cosce facendo in modo che io avessi la visuale più completa di una porca che dona il piacere, alternò il ritmo di quella masturbazione ora accarezzando dolcemente l’asta ora sfregando quasi con violenza sino a toccare con il dorso delle mani le palle, incitando o frenando Federico ormai estasiato, gemendo e sussurrando "dai.. così…" allungando allo spasimo la sua resistenza: io mi ero sintonizzato con lei e lasciavo andare la mano seguendo il suo ritmo e le sue indicazioni.Accellerò sempre più il movimento delle mani incitandolo a godere e pochi secondi prima di arrivare all’apice del mio piacere sentii distintamente dirle "tu aspettami.. ti prego.." e quasi contro la mia volontà arrestai la mano riuscendo ad evitare l’orgasmo, lei si avvicinò il cazzo ormai viola al proprio nel momento in cui lui eruppe in orgasmo: il primo schizzo finì sulla sua guancia, poi gli abbassò la cappella e lo fece continuare a sborrare sul reggiseno, accompagnando delicatamente con la mano il cazzo nel solco delle tette, e come Federico finì lei si alzò e disse di andarsene a dormire: si ricompose velocemente e senza dire nulla entrò nella sua tenda.Lei prese la maglia, rientrò e chiuse la porta, senza accendere la luce mi disse di seguirla ed entrò nella mia stanza, accese l’abat-jour e si stese sul letto, io ero in piedi davanti a lei che mi sorrise chiedendomi di tirar giù le mutande: le ubbidii con il cuore in gola e sudando per l’eccitazione e rimasi con il cazzo eretto davanti a lei, si tolse le mutandine tenendo la gonna e me le porse, iniziò a stropicciarsi le tette che tirò fuori dal reggiseno portandosi la mano con lo sperma di Federico dapprima sui capezzoli poi sul viso, tirò su la gonna e spalancò le gambe portandosi le mani sulla fica e pulendesole sulle cosce.Io avevo ripreso a masturbarmi tenendo il cazzo sulle sue mutandine, lei si allargò la fica con due dita e si penetrò con il medio dell’altra mano andando subito veloce, ansimando mi ringraziò per averla aspettata e mi esortò a godere nelle sue mutandine incitandomi sempre di più: stavo martoriando il mio cazzo mentre lei si sbatteva sul letto scopandosi la fica con diverse dita di entrambe le mani: si mordeva le labbra dal piacere e quando la udii dire "dai.. ora… ora" lasciai finalmente libero l’orgasmo più intenso che avevo mai avuto sino ad allora, vedendola godere intensamente.Quando si alzò mi passò accanto e senza parlare mi sorrise ed uscì dalla mia camera, lasciai cadere le sue mutandine piene del mio sperma in terra e mi gettai sul letto, spossato ed ancora emozionato da quello sche stava accadendo: eravamo forse pazzi, malati o quant’altro, ma ogni fibra del mio corpo e della mia mente era coinvolta completamente, tanto che a mano a mano che andavo rilassandomi mi tornava prepotente nella testa il suo odore, il suo sapore: tutta se stessa stava portandomi verso un inferno di passione così come mi aveva guidato alla scoperta del piacere fin dal primo passo. Il Primo Gioco.Un primo pomeriggio di inizio settembre dell’anno scorso andammo a fare delle compere per il mio abbigliamento, fermandoci dapprima in un negozio di calzature per provare delle scarpe per me: ne scegliemmo un paio in vetrina che erano di mio gusto, entrammo nel locale dove ci servì il proprietario, un uomo di circa cinquanta anni non bello ma che sin dal momento che entrammo incollò il suo sguardo carico di desiderio su di lei che indossava un abitino intero di cotone rosa che terminava con un gonnellino corto sul modello delle gonne da tennis: il top era composto da un corpetto ampio e morbido rinforzato all’altezza del petto da una doppia lavorazione ma in trasparenza si vedevano benissimo le forme ed il colore scuro del reggiseno, che aveva delle bretelle sulle spalle più ampie di quelle del vestitino.Era perfettamente abbronzata con i capelli raccolti sulla nuca e si era truccata coordinando smalto, ombretto e rossetto con un rosa dal tono più vivo di quello dell’abito: si mostrava splendidamente e quelle poche persone incontrate per arrivare al negozio se la mangiarono con gli occhi, lei camminando ondeggiava lievemente ed il gonnellino cadeva solo pochi centimetri più in giù del fondoschiena con il disegno delle mutandine che era comunque ben visibile.Mi sedetti ed il proprietario mi aiutò a calzare la scarpa inginocchiandosi davanti a me mentre lei restò in piedi accanto alla poltrona dove sedevo, chiese come mi andava la scarpa e si chinò di fianco all’uomo per controllare meglio l’aderenza e le punta che a suo dire le sembravano troppo rigide: restò accovacciata reggendosi sui talloni e poggiando una mano sulla poltrona, per meglio equilibrarsi in quella posizione divaricò leggermente le gambe ed il gonnellino scivolò all’indietro sulle cosce; l’uomo volse lo sguardo verso di lei e deglutì a fatica eccitandosi ancora di più quando vide aprirle ancora di più le gambe permettendogli la visione delle mutandine.L’uomo cominciò a sudare leggermente sulla fronte mentre lei continuava a tastarmi la scarpa ed io lanciavo rapide occhiate di nascosto, ma quelle mutandine bianche e trasparenti con dei piccoli ricami floreali all’altezza della fica magnetizzavano il mio sguardo: si vedeva benissimo il pelo castano chiaro sul rigonfiamento del suo sesso ma mi ero eccitato oltre che dalle visioni delle sue intimità in quel luogo estraneo soprattutto dal fatto che c’era un altro uomo spettatore coinvolto e partecipe di quella situazione; lei rimase accovacciata appoggiandosi però con la mano sulla mia coscia e quando infilai la scarpa sinistra lei si sporse in avanti per controllare anche quella.Il bordo del corpetto si allargò e le sue magnifiche tette erano alla mercè dei nostri occhi, il reggiseno aveva degli ampi ricami ed era decorato con una farfallina all’altezza della scollatura, lei spostandosi e spingendo sulla scarpa stringeva il seno con il braccio e le tette, acquistando volume, sbordavano fuori dal ricamo permettendo di intravedere a seconda del movimento che faceva parte delle aureole: l’uomo seguiva rapito il dondolio delle sue tette mentre io oltre ad essere turbato dalla strana sensazione del mio primo vero eccitamento soffrivo, si fa per dire, del contatto del suo seno che sbatteva sulla mia gamba.Lei finì il suo "controllo" e guardandoci entrambi con un aria complice e soddisfatta di aver verificato il successo e l’effetto del suo spettacolo, si rialzò annuendo e sorridendo all’uomo visibilmente eccitato: calzai le mie vecchie scarpe e mi alzai a fatica con il cazzo turgido che soffriva dentro le mutande, ci recammo alla cassa e pagammo con l’uomo che non riusciva più a staccarle gli occhi di dosso.Ero come intontito e lei, accorgendosi del mio turbamento, mi propose di prendere un gelato prima di passare in un negozio di jeans per comprarmi dei pantaloni ed entrammo in un bar, ordinammo due coni e lei chiese di andare alla toilette: fui stupito, quando tornò, di vedere che si era tolta il reggiseno, e come uscimmo dal bar lo tolse dalla borsa e lo gettò in un cestino dicendomi che le si era rotto: mi sembrò una scusa ma mi fece inconsciamente piacere e continuammo a camminare dirigendoci verso la jeanseria.Questa volta ci servì una commessa ma per il suo scopo non aveva bisogno di nessun altro, prendemmo tre differenti tipi di jeans ed entrai nel camerino per provarli, chiusi la tendina ed infilai il primo paio, aprii la tendina e mi specchiai: la commessa mi aggiustò l’orlo ma lei disse che non mi stavano molto bene; nel frattempo aveva preso altri due paia di pantaloni di lana dicendo che voleva che provassi anche quelli e con noncuranza, rivolgendosi alla commessa, la liberò dall’aiutarci durante la prova, ella le annui dicendole di chiamarla comunque se ne avesse avuto il bisogno e tornò versò il bancone a sistemare delle confezioni.Il camerino era seminascosto da una fila di abiti e quando vi rientrai lei mi fece lasciare leggermente dischiusa la tendina, sfilai quei jeans e ne provai un’altro: lei aprii la tendina e mi osservò, poi si chinò per sistemarmi gli orli e le pieghe ed in quel momento mi fu chiaro il perchè della sua stranezza nel bar: ricreò la situazione di poco prima ma solo per me e mi mostrò le sue tette che libere dal reggiseno si offrivano ai miei occhi nella loro magnifica completezza, le vidi i capezzoli che le si erano inturgiditi e mentre le sue mani mi accarezzavano le caviglie con la nuca mi sfiorò l’inguine: stavo impazzendo di piacere ma la vergogna e l’imbarazzo di essere in un luogo comunque pubblico mi aiutarono a trattenermi.Non le piacquero neanche quelli e rialzandosi mi chiese di cambiarli: la pregai di uscire e chiusi bene la tendina poichè avevo comunque imbarazzo nel farmi vedere eccitato ma lei fu più scaltra e rientrò proprio mentre ero rimasto in mutande, con il cazzo indurito allo spasimo: fece finta di nulla e mi disse di voler verificare se la taglia di un altro paio di pantaloni era quella giusta, me li porse pregandomi di reggerli per la cinta e di tenerli accostati a me per permetterle di verificare la lunghezza e la larghezza; io ero emozionatissimo e volevo evitare di guardarla, il cuore andava a mille ed ero tutto sudato, vicino alla scoperta del piacere dell’orgasmo.Girai lo sguardo e morsi le mie labbra per trattenermi ma lei, come niente fosse, mi chiese di spostarmi di lato e si chinò nuovamente acovacciandosi per stendere il pantalone reggendosi con un braccio sull’interno della mia coscia, non riuscii a resistere, abbassai lo sguardo e su quella immaggine scivolai nell’oblio totale della prima eiaculazione: aveva lasciato scivolare una spallina del vestito sulle braccia e le tette le erano uscite quasi del tutto fuori dal corpetto, le vedevo il culo e le mutandine dallo specchio, lei lasciò i pantaloni e si aggiustò il seno nel corpetto ma come riallungò il braccio le tette balzarono fuori di nuovo, scivolò lentamente con la mano sulla mia gamba verso il basso, io emisi un gemito strozzato e sborrai nelle mutande; si rialzò e mi chiese se andava tutto bene, sospirai un flebile "si" e la vidi uscire dicendo che potevamo andar via perchè avevamo trovato quello che ci serviva.Mi rivestii coprendo le mutande bagnate con la maglietta e quando uscii dal camerino era già alla cassa ed aveva comprato il terzo paio di jeans ed i due pantaloni di lana, e quando fummo in strada mi richiese se stavo a posto: potei soltanto annuire e lei disse "bene, ora possiamo andare casa..".Un Incontro Internazionale.La mattina successiva mi alzai molto tardi e mi affacciai dalla finestra e vidi la piazzola di fronte a noi vuota: Pietro e Federico erano partiti con quest’ultimo che si portava un dolce ricordo di quel campeggio, andai in bagno e mi accorsi che lei stava ancora dormendo: avevamo entrambi bisogno di un pò di riposo ed infatti tutta la giornata ed anche le due successive trascorsero abbastanza tranquille, alternammo l’ozio sulla spiaggia con lunghe dormite e lei si comportò come una tranquilla signora evitando ogni tipo di eccesso.Ma il pomeriggio precedente il nostro rientro lo scenario cambiò così come il tempo: mi ero risvegliato intorno alle quattro e vidi che il tempo era molto nuvoloso e minacciava pioggia, non permettendo assolutamente di scendere in spiaggia: stavo preparandomi un caffè quando lei uscì dalla sua stanza e si presentò in cucina in reggiseno e mutandine, e dopo due giorni che la vedevo solo con indosso costumi interi subii l’effetto anche perchè il reggiseno era di dimensioni ridotte con le coppe in velo rosa, capezzoli ed aureole perfettamente in mostra attraverso la trasparenza delle coppe e lei mantenne una bretella giù dalla spalla, le mutandine erano anch’esse rosa con lo slip trasparente ed il mio cazzo si risvegliò nelle mutande.Prendemmo il caffè e discutemmo cosa fare, lei propose di preparare i bagagli e di andarsene poi a mangiare fuori, così facemmo e passai un paio d’ore estasiato dalla vista di quelle tette morbide che mi ballavano davanti agli occhi, aiutandola a sistemare le cose nelle valigie, lei lasciò fuori qualche capo del suo abbigliamento e quando finimmo mi chiese consiglio su cosa indossare per la sera: volevo assolutamente vederla vestita molto provocante e le proposi di indossare un completino blue composto da una giacchina ed una gonna aventi entrambe l’abbottonatura sul davanti, lei annuì e si infilò il completo, chiuse solo due dei quattro bottoni della giacca lasciando in mostra la scollatura delle tette e parte del reggiseno, fece altrettanto con la gonna e si sedette, verificando che da seduta le cosce rimanevano completamente scoperte ed a seconda del movimento si intravedevano le mutandine.Le dissi che era bellissima e lei sorridendomi tolse gli abiti, mi sussurrò che era contenta di vedermi felice ed andò in bagno a prendere una doccia: io ero ansioso di uscire e di mostrarla agli occhi avidi e lussuriosi di uomini sconosciuti e come lei uscì dal bagno mi gettai sotto la doccia anch’io preparandomi per la serata ed intorno alle sette e mezza ero pronto, lei aveva completato l’opera truccandosi e profumandosi squisitamente.Mi disse che non aveva voglia di guidare e prendemmo un taxi arrivare ad un locale che lei aveva scelto su un giornale, l’ambiente era in stile americano, con un orchestrina che suonava ed era frequentato da parecchi militari ed addetti di una vicina base Nato, c’erano diverse donne soprattutto straniere ma il suo ingresso raccolse l’ammirazione di molti dei presenti e ci sedemmo al tavolo che lei aveva prenotato: ordinammo la cena, lei si accese una sigaretta ed accavallò le gambe, la gonna le si aprì sulle cosce ed il bordo dello slip fece capolino e vidi le persone seduto al tavolo vicino posare gli sguardi su quello spettacolo.Si avvicinò un uomo in divisa sui trentacinque anni, aveva un buon aspetto e la invitò a ballare ma lei gli sorrise e gentilmente declinò l’invito, mi sussurrò divertita che le piaceva quel posto ed io le sorrisi: fummo serviti ed iniziammo a mangiare, io continuavo a guardarmi intorno compiacendomi dell’interesse di molti uomini e notai in un tavolo vicino alla pista una piccola comitiva, probabilmente sottufficiali, tra i quali qualcuno di colore; fui preso da una tremenda eccitazione al pensiero di vederla scopata da uno di loro e lei quasi simultaneamente si accorse di ciò ed incredibilmente sembrò approvare e gradire, guardò verso quel tavolo e sorrise, ottenendo un cenno di saluto.Dopo pochi minuti uno di loro si alzò, si avvicinò e ci invitò, una volta finita la cena, ad unirci alla loro compagnia e questa volta lei accettò e finito di mangiare ci spostammo al loro tavolo: erano in tutto sei persone, una coppia di colore ed un altra di bianchi e due uomini tra cui quello bianco che ci aveva invitato e l’altro di colore, parlavano tutti abbastanza bene l’italiano, lei sedette vicino all’uomo di colore che si chiamava Stanley ed io presi posto al suo fianco; le vidi il seno ingrossarsi da sotto la giacchina e straripare impetuoso tra i bottoni mentre continuando a conversare strusciava con la coscia la gamba di lui.Fu invitata a ballare da Stanley e si avviarono verso la pista, io rimasi seduto e gustai la scena di lei che ballava stretta a lui, possente e alto oltre un metro e novanta: quando tornarono a sedere ridacchiavano e scherzavano, io mi sentivo pronto a qualsiasi emozione e dopo una mezzora le dissi che ero stanco ed assonnato, lei fece per alzarsi chiedendomi di andare a chiamare un taxi per andarcene, lui si offrì subito di accompagnarci e così salutammo quella compagnia e salimmo sulla sua auto; io presi posto dietro di lei e poco dopo mi ranicchiai su un lato fingendo di dormire.Li sentivo parlare e scherzare e lei si girò verso di me e gli disse che mi ero addormentato e ripresero a parlare sottovoce: quando fummo nei pressi dell’ingresso del camping lui svoltò per una stradina e si immise in una pinetina, fermò la macchina e sussurrò dei complimenti invitandola a scendere, lei rise – dicendogli che non c’era nessun timore che mi svegliassi poichè avevo il sonno profondo – e accarezzandolo sul viso iniziò a reclinare il suo sedile: lui rimase un attimo interdetto ma lei ripetendogli di stare tranquillo lo fece stendere gli infilò la mano nella camicia aprendogliela ed iniziò a baciarlo sul petto.Lo sentii gemere mentre lei lo leccava dolcemente lungo l’addome e con la mano gli stava slacciando i pantaloni, si fermò e si sfilò la gonna e le mutandine sbottonandosi la giacchina senza togliersela mentre Stanley si tirò giù i pantaloni, gli tirò fuori il cazzo emettendo un gridolino ed esclamando "mmh.. hai un cazzone enorme…" , lo prese dolcemente tra le dita iniziando a masturbarlo, io con gli occhi socchiusi vedevo nella penombra la sagoma del suo cazzo che prendeva vigore nella mano di lei, era un cazzo lungo e ricurvo verso l’interno con la cappella completamente libera dalla carne dell’asta e lo vidi sparire ingoiato dalle labbra e dalla bocca di lei: mentre lo stava spompinando lui le spingeva la testa con le mani accompagnandola nel pompino e sospirando di piacere.In pochi istanti il cazzo gli si inturgidì completamente raggiungendo una dimensione enorme tanto che lei riusciva ad arrivare a prenderne in bocca poco più della metà, terminò il bocchino lasciandolo con il cazzo teso e vibrante, lo fece scostare e salì sul suo sedile mettendosi carponi, si slacciò il reggiseno liberando le tette, aprì con le dita le labbra della fica e pregandolo di fare piano lo aiutò a fargli infilare dentro il cazzo: lui iniziò ad accompagnare con il bacino la penetrazione mentre lei mordendosi le labbra dal piacere e dal dolore sussurrava "piano.. piano.. così", intanto aveva fatto scivolare la mano sinistra sulla mia gamba mentre con l’altra si sosteneva sullo schienale del sedile posteriore, io allargai un poco le gambe emozionantissimo per quel contatto con la sua mano.Iniziò a stringere con la mano la presa sulla mia gamba ed io feci fatica a trattenere dentro un gemito di piacere, lui con un ultimo colpo gli aveva infilato tutto il cazzo in fica e lentamente prese a scoparla con un ritmo lento e costante, lei accompagnava ogni spinta con mugolii e sospiri "avanti.. dai.. spaccami tutta.." dimenandosi con il culo, Stanley prese a grugnire aumentando la potenza ed il ritmo ad ogni colpo, le sue tette cominciarono a dondolare praticamente di fianco al mio viso, il cazzo mi stava esplodendo nei pantaloni mentre la sua mano continuava a stringersi sulla mia gamba, lei con gli occhi socchiusi continuava ad incitare "continua… non fermarti.. sii.." fino a lanciare quasi un urlo di godimento che coprì il mio, lui sfilò il cazzo dalla fica e le schizzò sul culo e sulle cosce ed io stavo riempendo di sperma le mutande con la sua mano che lentamente lasciava la presa.Gelato Alla Fragola.Dopo la splendida conclusione della breve vacanza al mare rientrammo a casa consapevoli che quello che stava accadendo ci spingeva verso un circolo vizioso, legandoci ad un segreto e complice rapporto fuori da ogni schema e convenzione, dove la soddisfazione dei sensi ci sovrastava impetuosamente.Nel pomeriggio mi tuffai in un sonno ristoratore, stanco del viaggio iniziato la mattina molto presto, e quando mi risvegliai erano le sette di sera passate: sentii delle voci femminili provenire dalla sala, uscii dalla mia camera e la trovai insieme a Patrizia, una parrucchiera che era anche sua amica, una donna sulla quarantina mora e bruna di carnagione, non bella di viso ma dal fisico eccitante, con delle cosce slanciate ed un culetto sodo e pronunciato e soprattutto aveva un gran bel paio di tette prosperose.Patrizia le stava asciugando i capelli dopo averglieli acconciati, lei era seduta ed indossava l’accappatoio, io le salutai e mentre lei mi stava dicendo che Patrizia si sarebbe fermata a cena rimasi incantato ad osservarle le gambe che teneva accavallate lasciando scoperte le cosce, mi pregò di preparare la tavola e notai come un cenno d’intesa tra le due e nel frattempo che mi industriavo con le tovaglie le sentivo scherzare: non ero ancora consapevole se e come lei avrebbe condotto quella situazione ma intanto l’eccitazione stava salendomi.Come finirono l’acconciatura lei se ne andò nella sua camera mentre io aiutai Patrizia a sistemare ed a pulire la sala gettando lo sguardo nella sua camicetta, aveva un reggiseno rosso che si intravedeva con le tette che rimanevano ben sostenute e chinandosi nel raccogliere con la scopa i capelli la camicia le si allargò su tutta la scollatura, si voltò e sorridendomi mi chiese di aiutarla con il raccoglitore: ero tutto preso dalla visione di quelle tette che trasalii quando lei apparve nella sala e ridendo le disse di non cercare di sedurmi, Patrizia rise e si rialzò accarezzandomi il viso e le rispose che io avevo chissà quante ragazze da non perdere tempo con una "vecchietta" come lei, io sorrisi fingendo un pò di imbarazzo con l’eccitazione che salii di colpo nel trovarmi coinvolto in quel nuovo eccitante giochino.Patrizia le fece i complimenti ed io spalancai gli occhi nel vederla vestita con un abitino di seta bianco e cortissimo che le copriva appena le mutandine, il reggiseno largo e morbido color perla accompagnava il dondolio delle sue tettone che sballottavano nel corpetto ampio e scollato, aveva raccolto i capelli in una treccia: ci sedemmo a tavola ed iniziammo a mangiare e mi sentivo un piccolo pascià tra due donne, loro scherzarono con me per tutta la cena e soprattutto lei ammiccò allusiva facendomi salire la temperatura, grazie anche ad un vino bianco fresco che bevemmo tutti con poca moderazione e dopo cena prendemmo del gelato alla fragola portato da Patrizia e ci spostammo nel salone; io sedetti sulla poltrona e loro presero posto sul divano, lei stava ridendo quando le scivolò di mano la coppa di gelato che le sporcò il vestito, ci fu un attimo di silenzio poi lei prese a ridere coinvolgendoci entrambi, si voltò verso Patrizia e dandole un colpo sulla mano che reggeva il gelato glielo fece cadere addosso alla camicetta.Si alzò dal divano e disse a Patrizia di seguirla in camera che le avrebbe dato qualcosa per cambiarsi e sempre ridendo si avviarono nella sua camera, io raccolsi le coppe di gelato da terra quando lei mi chiese di portarle un asciugamano bagnato, andai in bagno e ne presi uno che passai sotto il rubinetto e le raggiunsi nella sua camera, lei prese l’asciugamano e si pulì le mani e le braccia passandolo poi a Patrizia che fece altrettanto, aprì l’armadio e tirò fuori delle camicie e degli abitini, io ero fermo sull’uscio e loro come se io non ci fossi presero a spogliarsi, rimasero in mutandine e reggiseno ed iniziarono a scegliere tra i vestiti, continuando a ridere e scherzare poi lei si voltò verso di me e mi fece cenno di avvicinarmi e bisbigliò qualcosa nell’orecchio di Patrizia, come mi avvicinai loro mi gettarono sul letto.Patrizia mi reggeva per le mani e lei prese la borsetta con i trucchi ed iniziò a pitturarmi sulla faccia, ridevano come matte ed io opposi una blanda resistenza eccitato da quelle tette che mi si strusciavano addosso, dai loro corpi e dai loro profumi, con il cazzo indurito dentro i pantaloni, lei per truccarmi mi si era chinata addosso con le tette che le si appoggiavano sul mio torace poi quasi improvvisamente si fermò e dicendo che aveva un piccolo capogiro mi fece scostare e si adagiò sul letto, io mi rialzai ed andai a prenderle dell’acqua e quando feci per rientrare in camera Patrizia mi fermò e si prese la bottiglia di acqua, mi sussurrò che non era niente di grave e facendomi cenno di allontanarmi spense la luce accendendo quella dell’abat-jour e tornò verso il letto.Io rimasi sull’uscio della porta aperta per metà e sentii lei che diceva di sentirsi meglio, visi Patrizia posare il bicchiere e passarle l’asciugamano sulla fronte dicendole "..cara.. mi hai fatto allarmare..", lei le sussurrò che andava tutto bene e le confessò che si era eccitata troppo a causa del vino e pregò Patrizia di continuare a massaggiarla con l’asciugamano fresco ed umido: feci capolino nel momento in cui lei spense l’abat-jour e Patrizia si chinò su di lei baciandola sulla fronte ed augurandole buon riposo.Quel piccolo incidente smorzò immediatamente l’eccitazione che si era creata in casa, ma gli sguardi ed i gesti intercorsi tra loro dischiusero una porta che di lì a pochi giorni mi avrebbe portato verso ulteriori scoperte.
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