Prologo Quale è la “linea di confine” che separa l’universo femmine da quello maschile? La risposta a questa domanda, come a tantissime altre, è altamente complessa ed articolata e sono innumerevoli le persone che si sono addentrate in tali elucubrazioni, che ancora oggi, a parte gli aspetti più ovvi, molte domande non hanno ricevuto risposta oppure ne hanno solo in parte. Per quanto difficile possa sembrare, una persona diventa ciò che vuole diventare; ma quello che non sa, e lo scoprirà nell’arco del tempo, ciò che vuole diventare viene influenzata da innumerevoli fattori, ambientali, sociali, culturali ed altro ancora.Un’altra cosa che non sa, nel senso che spesso non se ne rende conto al momento, che il suo futuro viene continuamente stravolto da quelle continue decisioni, piccole e grandi, che, continuamente e costantemente, prende per risolvere ogni problema che la vita gli pone di fronte.Molte decisioni non hanno e non avranno influenza alcuna, altre a breve termine, altre a lungo termine ed altre per sempre.Il dramma è che tali decisioni prese nel passato più o meno remoto, vengono dimenticate o rimembrate quando ormai è troppo tardi.Risultato? Molto semplice, direi: una persona è la sommatoria, nel bene e nel male, di tutto questo, e porta con se odio, amore, emozioni, desideri, ambizioni, traguardi, delusioni, dolori, e quant’altro.Spesso si è costretti a reprimere dentro di se qualcosa, ma, statene certi, primo o poi tornerà a galla dai meandri più reconditi della memoria, dall’inconscio, da dove volete, perché è inevitabile.Ricordate il vaso di Pandora?Più o meno è la stessa cosa, noi siamo il vaso, lo riempiamo di tutto e lo chiudiamo, ma poi, un giorno, il vaso è pieno, e capiterà sicuramente qualcosa, qualcuno apre il vaso o si apre da solo perché non è più in grado di contenere niente.Da qui possiamo proseguire all’infinito, ma non è questo lo scopo, parlerò solo di un incontro tra un uomo ed una donna, che hanno due retaggi diversi, ma hanno in comune un desiderio: provare quelle emozioni che hanno perso o che non hanno potuto avere.Non ci saranno nomi, luoghi, riferimenti alcuno, perché non contano: Un uomo ed Una donna! Overture Un uomo ed Una donna si conoscono!Non ha importanza chi, dove, come, quando, perché, che lavoro facciano, è tutto ininfluente: si conoscono.E’ però importante il fatto che iniziano a comunicare, e così iniziano a “giocare” tra loro, si parlano, e scoprono così, e non conta il perché, di avere delle affinità, di potersi confidare, ma, cosa più saliente, possono parlare liberamente di quello che pensano.Non parlerò della loro vita, non basterebbe, un’enciclopedia su CD-Rom per raccontarle tutte e due, ma parlerò di un mondo che si sono creati dove loro si possono incontrare e vivere insieme momenti unici, indimenticabili.In questo mondo esistono solo loro, Lei e Lui, i loro desideri, le loro passioni …; ecco, più che loro, i veri protagonisti sono e saranno le loro emozioni, emozioni represse, recondite, emozioni mai potute esternare, ma che tra loro è possibile esternare e vivere.In quel mondo tutto è possibile per loro, ed anche per te, basta viverlo insieme, immedesimarsi, e lasciarsi travolgere dai sensi, chiudere quella maledetta porta che conduce alla nuda e cruda realtà, ed aprire la porta dei sensi.Si, i nostri cinque fatidici sensi di cui siamo dotati che sono in grado di trasmettere al nostro cervello tutte quelle emozioni fisiche che la realtà di oggi tende ad annullare, soffocare e sopprimere.Leggi e capirai! Capitolo primo Sono in Norvegia, in una piccola ma splendida casa di legno, costruita quasi sul margine di quelle insenature rocciose che solo li si possono trovare.Si, proprio così, sono su un fiordo, e dalla piccola veranda, chiusa da una vetrata, possono ammirare il mare sottostante, seguirne le onde che entrano dall’Oceano di un colore blu scuro intenso, possono vedere le nuvole che arrivano e passano più e più volte, possono ammirare il mirabile spettacolo del sole al tramonto, possono stare avvinghiati tra le braccia mentre, di notte, la luce bianca della luna li illumina e si riflette sull’acqua o ammirare la volta del cielo cosparsa di miriade di punti luminosi che brillano, possono sentire il vento che soffia tra le rocce e ulula nel fiordo.Ma c’è un suono che possono sentire e che non fa parte di questo mondo, un suono composto di due suoni, ritmici, che si amplifica quando si avvicinano: sono i loro cuori, che battono forti, quasi emettessero un richiamo l’uno per l’altra, uno chiama e l’altro risponde.“Ehi sono io, dove sei!”“Sono qua, vicino a te, intorno a te!”E nell’abbracciarsi, i loro cuori diventano un tutt’uno e battono più forte, all’unisono.Il loro battito, così unito e rafforzato, compone una musica decisa, come a voler segnare il territorio.“Qua ci siamo noi, e perdete ogni speranza o voi che volete invadere il nostro mondo!” dice quel battito.Dentro c’è un camino perennemente acceso, la legna scoppietta allegra, lanciando in giro piccole scintille che si spengono nel piccolo tragitto dal camino al pavimento ed il fuoco è come un faro che illumina quella piccola casa.Il calore che il fuoco genera, crea come un’oasi in quel ambiente, così intimo, così unico, così loro.Sono seduti davanti al camino tenendosi per mano in silenzio, mentre sulla piastra stanno abbrustolendo delle salamelle e delle fette di polenta da mangiare.Le loro dita si stringono, si cercano, si desiderano, ma aspettano il momento giusto, e nell’aria è palpabile il loro desiderio misto all’imbarazzo di essere per la prima volta soli.Soli loro due, sanno che qualcosa accadrà, deve accadere, non è possibile essere soli e guardarsi solo negli occhi, parlare, chiacchierare, ridere, prendersi in giro.Ma è la prima volta che accade, e, nonostante non siano più dei ragazzini adolescenti, è come se fosse il loro primo appuntamento, la loro prima volta.Nell’aria si può respirare il profumo del cibo che cuoce, della legna che brucia, del calore del fuoco, ma sopra tutti questi profumi, c’è un profumo più intenso che aleggia inesorabile come una spada di Damocle sopra di loro: è il profumo del desiderio che i loro corpi emanano.I feromoni, inodori, emanati dai loro corpi, colpisco le loro narici trasmettendo al cervello un messaggio subliminale, il quale risponde con l’istinto primordiale per potersi unire.Ma loro sono superiori ai loro istinti e cercano di controllarli ….Il cibo è cotto, e adesso è il momento di dare pace al loro stomaco che urla reclamando qualcosa per ripristinare le riserve energetiche di cui il corpo ha bisogno.Mangiano appagando finalmente il loro bisogno di cibo, sentendosi come rinati, rigenerati dalle nuove energie appena ingerite. Capitolo secondo E’ Mattina? E’ giorno? E’ pomeriggio? E’ sera? E’ notte?… ma ha importanza che ore siano?No!Per il semplice fatto che il tempo non esiste, è come se si fosse fermato, non ci sono lancette che indichino il fattore tempo.Sono loro che decidono il trascorrere del tempo, in che punto del cielo si trovi il sole, come l’ambiente esterno lanci le sue ombre sulla terra intorno a loro.Possono decidere che un secondo duri un’eternità, come un’ora possa durare un brevissimo istante, il tempo non conta …Sono in piedi davanti al fuoco, le loro mani sono unite e si stringono teneramente come solo due amanti sanno fare, si avvicinano e le loro labbra si sfiorano leggermente cercando un contatto a lungo anelato ma represso da altrettanto lungo tempo.Tremano, li sento, l’imbarazzo è palpabile, l’aria è carica di elettricità, ma tutto ciò non può più fermare ciò che è appena iniziato.Un contatto, le loro labbra, che in un nano secondo scarica tutta le tensione accumulata, ma che accende in loro il desiderio, i loro corpi sono scossi da tremori incontrollabili, e per questi scoppiano a ridere, ma li unisce ancora di più.Si abbracciano, si stringono, si guardano negli occhi e si leggono come due libri aperti, ma non si leggono i profondi segreti, tali sono e tali rimarranno, ma scoprono che il loro istinti primordiali non sono morti, era solo sopito e che avevano bisogno di essere riscoperti.Le loro bocche si cercano, baciandosi sul viso, sugli occhi, finché non si trovano, le labbra si dischiudono lentamente permettendo alle loro lingue d’incontrarsi.E nell’incontro, prima timido, si avvolgono l’un l’altra; sembrano che stiano duellando per qualcosa, ma non è così, stanno amandosi, si gustano, carpiscono il sapore e lo gustano.Un bacio lungo, interminabile, i loro respiri sono profondi, ansimano, con le braccia si stringono così forte quasi a farsi male, ma, in realtà, vogliono fondersi in un unico corpo: un corpo due anime, come due anime prima sperdute e che poi si ritrovano dopo chissà quanto tempo.Il calore diventa quasi insopportabile …“Fidati di me, non aver paura, voglio amarti in un modo che nessun uomo ha mai amato una donna, non dovrai fare nulla, chiudere gli occhi e basta.” le dice Lui.“Ho paura, ti prego, non farmi del male!”“No, mai e poi mai, non ti farò del male, ma se dovesse esserci qualunque cosa che non vuoi, dimmelo! Ciò che desidero è donarti piacere, fare che tu provi piacere, sarai il mio “Oggetto/Soggetto” del desiderio e non dovrai fare altro che pensare al piacere e nient’altro. Promesso!”Per tutta risposta Lei lo abbracciò ed appoggiò la testa sul suo petto e poté sentire il suo cuore battere come i tamburi dei popoli indigeni durante le loro feste.Lei mai poteva immaginare ciò avrebbe provato, ciò che il suo corpo poteva trasmetterle, ….Ciò che forse, prima, poteva solo essere una chimera, adesso si trasformava in realtà e stava capitando a Lei; tante volte aveva sentito altre donne, amiche, che parlavano di certe cose, ma le era sempre sembrata fantascienza oppure si reputava diversa, in un mondo sbagliato che non era il suo.Dipende dal suo passato? Dal sul background?Sicuramente da tante cose, ma finalmente si poteva rendere conto che in parte era vero, ma, soprattutto, che è una donna normale. Capito terzo Lui la avvolse fra le braccia e la fece adagiare sui cuscini.Lei aveva paura!Le sorrise, le accarezzò il viso sfiorandola seguendone i contorni, poi scivolo intorno alle labbra e ne scivolò intorno e saggiandone la morbidezza.La baciò sulle palpebre, sui capelli, sulle guance, sul nasino, sulle orecchie, sui lobi, poi scese sulla bocca e con la punta della lingua ne seguì i contorni per scivolare, lento ma inesorabile, fra le sue labbra appena dischiuse.Quella delicatezza fu per Lei come un pugno nello stomaco, faceva fatica a respirare, sentiva il cuore batterle fin dentro il cervello, il suo corpo era tutto un tremito, non riusciva più a controllare i suoi muscoli, sentiva il corpo come se godesse di vita propria.Dentro di lei si sentiva invadere da un calore diverso, un calore strano, che divampava come un incendio, ma non bruciava, sentiva il ventre gonfiarsi e contrarsi violentemente, sotto il reggiseno sentiva i capezzoli inturgidirsi fin quasi a farle male tanto premevano contro il tessuto.E più giù? Nella sua intimità? Cosa stava accadendo!?Si sentiva come ribollire, come nel ventre della caldaia di un treno a vapore; un calore particolare come mai le era capitato in passato.“Cosa mi sta accadendo!” pensava quasi terrorizzata.“Ho paura!” gli disse.Si fermò, le sorrise affinché Lei potesse rilassarsi un momento.Ma in Lei quelle sensazioni non si placarono, anzi, quella interruzione ebbe la reazione opposta perché il suo corpo desiderava, reclamava quelle attenzioni mai godute e/o dimenticate.Era senza forze, non riusciva a compiere un movimento volontario senza che le costasse fatica, ma non per la stanchezza, ma perché era in preda di quell’istinto a lungo represso, e l’unico gesto che riuscì a compiere fu quello di prendergli il viso tra le mani e baciarlo con tutta la passione di cui era capace in quel momento.Lui capì, capì che era pronta, pronta per essere il suo Oggetto/Soggetto del desiderio e non avrebbe più opposto resistenza alcuna.In Lui l’eccitazione era prepotente e dolorosa, e doveva combattere con se stesso per non possederla; aveva promesso e non avrebbe mancato alla parola data.Lei era lì, sdraiata sui cuscini inerme, pronta a tutto, ma il suo cervello era più vigile che mai per ricevere e godere di tutte quelle sensazioni che aveva appena provato e che avrebbe provato di li a dopo. Capito quarto La mano di Lui iniziò a scivolare sul suo corpo …, Lei chiuse gli occhi, i brividi la percorsero completamente, dal punta dei capelli alle dita dei piedi.La mano scivolava, lenta ma inesorabile sopra i vestiti, dalle spalle, alle braccia, sul petto, sul ventre, sulle gambe, per poi ritornare su.Indugiò un attimo quando arrivò sul petto, lo sentiva sollevare sotto il suo palmo, e nello stesso modo poteva vedere e sentire il suo respiro, irregolare ma profondo.Le sue dita si intrufolarono trai bottoncini della camicetta e con i polpastrelli poté sfiorare la sua pelle.Lei ansimava estasiata da quel tocco così intimo, ma così delicato.Slacciò i bottoncini, per iniziare un nuovo gioco, il gioco della scoperta, alla scoperta di quel paradiso sconosciuto.E dopo averli slacciati tutti le aprì completamente la camicetta, e la ammirò.Un reggiseno color panna avvolgeva le due piccole colline sul torace separate da un dolce avvallamento interrotto dal tessuto che collegava le due coppe, e quasi nel centro i capezzoli premevano così forte da sotto il tessuto, quasi volerlo lacerare, tanto da delinearne la forma.Lei teneva le braccia lungo i fianchi, le mani strette a pugno, combattuta tra l’imbarazzo ed il desiderio.Lui avvicinò il viso sul petto in mezzo ai seni e con le labbra sfiorò la sua pelle con dei baci.I suoi muscoli si contrassero, sussultò, il suo ventre si alzava e si abbassava aritmicamente ed il suo respiro era irregolare.Lui, con le dita, iniziò ad esplorarla, leggero, non come il tocco di una piuma, più come se al posto delle dita avesse delle piccole rose ed i morbidi e segosi petali scivolavano su di Lei.Lui avvertiva, vedeva, quanto fosse il piacere che Lei stesse provando, e dal canto suo, in quel modo, poteva sentire la morbida e leggera peluria sotto le dita.Con le dita girava intorno al collo e sulle spalle, scendeva sul petto girando intorno al reggiseno seguendone i contorni come a delineare un confine invalicabile, scendeva lungo i fianchi fino al ventre, per poi risalire in mezzo e circumnavigare l’ombelico, risalire ancora sullo stomaco e scivolare più su sotto il collo.La baciò a lungo, e poi, a più riprese, la riesplorò con la punta della lingua come aveva fatto prima con le dita.Era forte in Lui il desiderio di possederla, ma non se lo sarebbe permesso, no assolutamente, “Ho promesso” continuava a ripetersi dentro di se “Non farò l’amore con Lei, se non fosse stata Lei a dirmi di si, che lo voleva!”.Lei poteva sentire i suoi pensieri, e gli sorrise dolcemente perché sapeva di potersi fidare.Lui la sollevò e la liberò dalla camicetta, l’abbracciò a se e si inebriò del profumo della sua pelle, calda e morbida, la accarezzò, tanto che Lei poteva “palpare” il suo desiderio in quell’abbraccio ed in quelle carezze.Anche in Lei l’eccitazione era fortissima, così alta che qualsiasi parte del suo corpo sembrava stesse gridando di continuare di non fermarsi, e nelle sue parti più intime era altrettanto evidente il desiderio di quelle coccole.La fece sdraiare di nuovo mentre si baciavano, mentre con la mano scese giù fino al bordo dei jeans.Fu un attimo e le sue dita sganciarono anche l’ultimo bottone rimasto, sentì la cerniera scorrere verso il basso, e, subito dopo, le dita scivolarono sopra gli slip.Lui si spostò in ginocchio di fronte a Lei e lentamente iniziò ad abbassare i pantaloni.Lei lo aiutò sollevando le natiche dai cuscini permettendogli di eliminare un’altra barriera tra se stessa ed il piacere che l’aveva completamente invasa e travolta.Il tempo non esisteva più, era così dilatato che un secondo poteva sembrare un giorno, una settimana o un anno, non contava nulla, meno di niente.Le ultime barriere erano il reggiseno e gli slip, lo sapevano entrambi, ma non c’era fretta, il tempo era dalla loro parte, o meglio, ne erano i padroni.Lui la guardò, i suoi occhi brillavano di desiderio, di lussuria, quanta fatica, quale dolore, ma aveva promesso; anche Lei lo guardava, si rendeva conto di essere li quasi nuda, ancora per poco, davanti a quell’uomo, ma non provava più remore, pudori, vergogna, provava solo desiderio, desiderio di godere dei suoi sensi come mai le era accaduto in passato, e sapeva che così sarebbe stato.Lui riprese ad accarezzarla, e per Lei, ogni carezza, era come una scarica elettrica che partiva dal punto in cui veniva toccata ed arrivava violenta fino al cervello pervadendo ogni parte del suo corpo facendola sussultare senza provare alcun dolore.Non sapeva da quanto tempo la stesse sfiorando e toccando, fino a che non si senti ruotare sui cuscini e Lui dietro e sopra di Lei che continuava a sfiorarla, baciarla, e poi con la lingua lo senti partire dalla base del collo e scendere lungo la spina dorsale, giù, giù, giù, fino al bordo degli slip per poi proseguire sulla parte posteriore della coscia destra, dietro il ginocchio, sul polpaccio fino alla caviglia, per poi spostarsi sull’altra gamba e fare il percorso inverso.Risalire lungo un fianco fino all’ascella, fare il giro lungo tutte le spalle, ridiscendere di nuovo giù.Lui le fece divaricare le gambe, non capiva perché, finché non senti le sue labbra baciarle l’interno delle cosce.Lui sentiva il profumo del suo sesso, caldo e dolce, e poteva anche vedere un alone sul cavallo dello slip, segno inequivocabile del suo stato di abbondante eccitazione.Egoisticamente se ne compiacque, perché stava riuscendo nell’intento.Risalì di nuovo lungo la schiena e si fermò solo quando raggiunse il fermo del reggiseno.Fu un attimo, lo sganciò, e lentamente glielo sfilò.Lei si pervasa da un nuovo piacere, il piacere di essere di nuovo scoperta e Lui lo stava facendo.Poi scese con le mani lungo i fianchi fino a raggiungere l’ultima barriera rimasta, infilò le dita sotto l’elastico degli slip e lentamente glieli fece scivolare via lungo le gambe.Per un attimo Lei fu presa da un senso di impotenza, completamente nuda davanti a Lui, ma grazie alla sua dolcezza ed i suoi baci, anche quell’ultimo timore cadde come le foglie spazzate dal vento. Capitolo quinto Le sue mani scivolavano sul suo corpo, esplorandola, cercandola, desiderandola e Lei lo poteva sentire, perché anche Lei desiderava tutto ciò.Lui fece di nuovo voltare e, per la prima volta, poté ammirare il suo corpo nudo nella sua completezza e la baciò sulla bocca, un bacio carico di passione e libido insieme.Oh mio dio, i suoi seni, erano stupendi.Due colline morbide, e, nel centro, i capezzoli, stupendi, gonfi e turgidi come due nocciole, di un colore bruno.Si chinò su uno di essi, le sue labbra erano a pochi centimetri, così vicine che poteva avvertire il calore del suo respiro.Le labbra avvolsero il capezzolo come un caldo abbraccio, ed iniziò a leccarlo delicatamente con la punta della lingua.Lei trattenne il respiro, le si inarcò la schiena, era una sensazione bellissima.Il tocco della lingua le procurava una scarica elettrica violenta che faceva scuotere il suo corpo in modo incontrollato.Stupendo, le sembrava di volare, si sentiva leggera come una piuma, cullata com’era da quelle attenzioni così intime, così profonde, ed erano tutte solo per Lei.La sua libido si era finalmente liberata, era eccitata, si eccitata e non provava assolutamente vergogna di questo desiderio, voleva fare l’amore ma sapeva che lui non l’avrebbe fatto se non solo se glielo avesse chiesto espressamente: lo non fece, egoisticamente voleva godere solo Lei di quei momenti.Sentiva il calore del suo sesso, ….Aveva mai provato un desiderio così forte? Una voglia di essere presa? Di essere posseduta? Si, perché no, di essere penetrata?Non se lo ricordava, o quanto meno, non lo ricordava in questo modo.Lui alternava i baci da un seno all’altro, da un capezzolo all’altro, alla sua bocca, agli occhi, mentre con le dita seguiva i contorni di quelle collinette.Lei sentiva dentro di se aumentare l’eccitazione.Era come essere immersi nell’acqua di mare mentre ci si lascia cullare dalle onde, prima piccole, onde corte che durano poco, e poi, poco a poco, le onde diventano più lunghe e ti portano più in alto.Poi la sua mano scese nuovamente, oltrepassò quel confine dapprima dettato dagli slip, le sue dita trovarono il suo centro.Un prato di morbida peluria castano scuro ricopriva il monte di Venere e proseguiva fino a coprirle la vagina.Le sue dita s’intrufolarono in quel prato come un esploratore entrava in una foresta amazzonica.Era calda, morbida, e le sue dita giocavano con la peluria come un bambino gioca con i capelli della madre.Per Lui era inebriante, perdersi in quella foresta accogliente; con le dita, poi, seguì i contorni fino all’inguine, rendendosi conto di quanto Lei fosse eccitata.La peluria era umida e lucida degli umori vaginali che il suo ventre aveva prodotto per rendersi pronto ad accogliere l’uomo, ma non sapeva ancora che non lo avrebbe accolto ma avrebbe comunque raggiunto l’apice del piacere.Le dita lentamente risalirono nel centro fino ad incontrare le grandi labbra.Com’erano gonfie, dilatate e completamente rese lucide dalle secrezioni, scivolò sulle labbra, prima su una e poi sull’altra, dal basso verso l’alto e viceversa, e poi ancora, poi di nuovo verso l’alto fino ad incontrare la clitoride, anch’essa gonfia e turgida. Lei seguiva i suoi movimenti, ormai quelle onde la trascinavano con la corrente, i suoi sensi reagivano ad ogni piccolo stimolo anche il più banale, il cuore batteva all’impazzata, dentro il suo ventre sentiva i muscoli vaginali contrarsi, e già quelli le procuravano un piacere indescrivibile, mai provato, desiderava che continuassero all’infinito, che quello stato potesse protrarsi per sempre, in quella specie di oblio, dove il piacere era l’unica cosa che contasse.Poi Lui la voltò di nuovo, le sue mani scorrevano sul suo corpo coprendo ogni millimetro della sua pelle, scese sulle natiche, le baciò, baci carichi di desiderio, e Lei lo sentiva chiaramente ora.Le onde, adesso, erano alte …Le fece divaricare le gambe, con la lingua seguì la linea centrale tra le natiche, scese lentamente, insesorabilmente.Lei non era più in gradi di capire quale parte del suo corpo fosse “controllata” in quel momento, fino a che, “OH, NO!” disse, capì che la sua bocca aveva raggiunto la parte più intima del suo corpo.Lui si fermò di colpo, ma Lei rimase li ferma, come in attesa di qualcosa che ….“Vuoi che smetto?” chiese Lui a filo di voce.“Io, …. Non, SI! NO, ti prego non ce la faccio più!”“Vuoi che smetto?” chiese di nuovo Lui.“Mi piace …” sussurrò Lei.La sua bocca avvolse, come in un bacio, le grandi labbra vaginali ….“Mi piace …” sussurrò Lei di nuovo con voce alterata.La bocca premeva delicatamente, la lingua iniziò una nuova esplorazione, l’esplorazione più intima che mai avrebbe potuto fare con quella donna.Le piccole labbra vaginali si dischiusero anche loro accogliendo quella particolare penetrazione, dalla vagina le secrezioni sgorgavano come l’acqua sgorga da una piccola sorgente in alta montagna al disgelo della neve.E Lui sentiva quel sapore dolce e se ne abbeverava come un assetato beve disperatamente l’acqua alla fontanella in un parco in un’afosa giornata estiva.Poi si spostò, solo un poco, quel tanto che bastava per raggiungere la clitoride, e le sue labbra lo strinse delicatamente, l’onda era troppo alta ormai.Altre scariche elettriche, più violente, percorsero il suo corpo, l’apice del piacere stava arrivando e se ne rese conto, sull’onda iniziava a formarsi la cresta bianca.Mentre Lui continuava a baciarla così intimamente, le sue correvano lungo il suo corpo, avvolgeva i suoi seni come in una coppa di champagne, con l’indice ed il pollice, stringeva i capezzoli, non si fermava neanche un attimo, non le lasciava tregua.Una nuova onda arrivava, forte, che la porto ancora più in alto, più su, più su, se ne accorse e non oppose nessuna resistenza.Più Lui continuava ad esplorarla, baciarla, toccarla, più quell’onda cresceva.L’onda si rovescia.D’un tratto perse ogni contatto con il suo corpo, si senti travolgere, sballottata, le contrazioni vaginali erano violente, non si sentiva più dentro quel corpo, stava volando, era l’onda che si stava rovesciando.L’orgasmo la travolse, ogni parte di se, ogni muscolo, partecipava attivamente per comunicarle tutto il piacere che provava, ogni lembo di pelle, esterno ed interno, ogni terminazione nervosa stava comunicando solo PIACERE, UN TOTALE PIACERE. Capitolo sesto Quando riprese coscienza di se, era sdraiata ancora sui cuscini, Lui era al suo fianco, l’accarezzava, la baciava.Mai, Lei, era stata così felice, felice di essere stata “fatta donna”, se mi passate il termine, come durante quei momenti.Lei lo abbracciò, lo baciò, non dissero una parola.In quel momento non servivano parole, servivano solo quei gesti che comunicavano tutto, comunicavano sensazioni, sentimenti, che nessuna parola la mondo poteva descrivere.Si strinsero in un abbraccio.Ora le loro anime si sono unite, si sono fuse insieme al di sopra dei loro corpi e brillano come due stelle nell’alta volta del cielo.Solo loro due, nel loro mondo, e nessun altro.“Perdete ogni speranza o voi che entrate …” diceva Dante all’inizio della Divina Commedia all’Inferno.“Perdete ogni speranza o voi che entrate …, nel nostro mondo!” dicono loro Un uomo ed Una donna.
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