Entrai nella copisteria per ritirare alcuni disegni che il mio collega aveva portato il giorno prima, di solito era lui ad occuparsi di questo pertanto pur conoscendo Elisa, la titolare, non c’era mai stato modo di scambiare più di quattro parole anche se fra noi, l’avevamo notato entrambi, c’era molta simpatia e si era subito instaurato un buon rapporto.- Buongiorno!- mi disse, non appena varcata la soglia.- Hei, mi dai del lei adesso.- ribattei, ridendo.- Ti fai vedere così di rado…– Non pensavo te ne fossi accorta.- dissi stupito, notai che Elisa mi guardava provocante e come il nuovo taglio di capelli ed il trucco meno marcato le donassero particolarmente, pur essendo più vicina ai quarant’anni che ai trenta era una bella donna, non una bellezza esplosiva e prorompente ma, piuttosto, un acqua cheta, di quelle che, sotto sotto… se voleva sapeva essere affascinante e aveva un modo di guardarti che gratificava la tua mascolinità e ti faceva presagire chissà che… ma non avevo mai avuto modo di verificare se queste presunte promesse potessero in qualche modo realizzarsi.- Ho saputo che ti sei sposata, auguri.- dissi, per togliermi d’imbarazzo- Grazie, ma sono ormai sei mesi e… tu non ti pronunciavi.– Io?– Mi sei simpatico fin da quando ti ho visto e… beh, ci avevo fatto un pensierino.– Ma dai, non sono poi quest’Adone.- protestai.- A me piaci.– Beh, anche tu mi piaci, però…– Oh, finalmente ti sei sbilanciato!- disse avvicinandosi con movenze feline fino a quando solo il banco ci divideva, ma i seni appuntiti erano più vicini e non resistetti all’impulso di passarci sopra il palmo della mano, sfiorandoli… la reazione fu immediata e il capezzolo svettò sfidando orgoglioso la stoffa della camicia; lei sospirò mentre la mano, proseguendo nel movimento le sfiorava collo e guancia, affondando nei capelli serici, l’attirai a me con decisione e, avvicinandosi, notai un lampo di trionfo negli occhi azzurri mentre le labbra si schiudevano per incollarsi alle mie, la lingua esuberante guizzò mentre le mani si davano da fare e pur con l’impaccio del banco riusciva a darmi una palpata indiscreta.- Era ora, sapessi quanto ho desiderato toccartelo.- mormorò.- Adesso puoi averlo e…– Dai, passa da questa parte prima che arrivi qualcuno.- le ubbidii e, finalmente senza impedimenti, riprendemmo il bacio travolgente; mi si avvinghiò ed avvertii la sua gamba sul mio fianco mentre lei m’accarezzava collo e nuca, le passai le mani sotto la gonna sollevandola mentre lei mi cingeva i fianchi con le gambe e roteava piano il bacino per trovare un contatto più approfondito e soddisfacente… le natiche sode dondolavano fra le mie mani e palpavo la pelle calda e liscia… la posai sul banco sfilandole le mutandine bianche, il contrasto con il pube corvino era eccitante, lei allargò le gambe ed io le aprii la vulva rosea sulla quale svettava, come un piccolo pene, il clitoride eretto, il mio primo impulso fu di chinarmi a leccarla, ma il tempo stringeva e poteva arrivare qualcuno da un momento all’altro, quindi approfittai del fatto che lei stava già liberando il mio membro dai pantaloni per puntare risolutamente il glande contro le grandi labbra spalancate e spingerlo a fondo con un colpo solo… le sfuggì un ruggito di soddisfazione mentre spingeva i fianchi contro di me con forza e, quando i peli dei nostri pubi furono intrecciati, si lasciò andare ad una sfrenata danza del ventre che mi fece gustare ogni anfratto della sua femminilità, avvertii la pressione della cervice contro il mio glande ma lei sembrò non notarlo e continuò con le spinte pelviche ancora per qualche istante prima di lasciarsi andare, con un gemito soddisfatto, nell’oblio dell’orgasmo.Per non essere da meno la rovesciai sul banco spingendole in alto le gambe, fermo restando il rostro saldamente piantato nella sua pancia, e cominciai a mia volta a menare la danza estraendo ed affondando nella sua femminilità con violenza.- Voglio sentirlo di più, lo voglio fino in fondo.- m’incitava con voce rotta, era un appello troppo esplicito ed invitante così le sfilai, nonostante il suo grido di disappunto, l’asta dalla vulva e, spingendo le sue gambe ancora più in alto, fino a farle assumere una posizione quasi fetale, puntai il glande contro la rosetta raggrinzita dell’ano che subito palpitò e si contrasse in uno spasmo involontario; l’enorme eccitazione e l’orgasmo raggiunto da poco le avevano fatto colare nel solco un fiume liquido, quegli stessi umori di cui era rorido il mio membro che premeva pressante contro lo sfintere contratto che, piano piano, cedeva verso l’interno pur senza aprirsi del tutto.- No, non lì, sono ancora verg… ahhhhhh!- l’anello cedette di schianto e le affondai nell’ano contratto ma, se anche se fosse riuscita ad avvisarmi d’avere ancora il culo vergine, non l’avrebbe salvato ugualmente… ormai ero troppo infoiato per fermarmi e il suo sedere, alto, rotondo e sodo mi era sempre piaciuto, così non ebbi remore ad affondarle nello sfintere ormai dilatato oltre misura e non mi lasciai impietosire né dall’urlo di dolore né dalle sue suppliche, così come restai insensibile alle sue minacce e alle lacrime, quando fui tutto dentro di lei mi fermai tenendola stretta per impedirle di sfuggirmi; restammo immobili per qualche attimo, mi godevo le strizzate vigorose e incontrollate dei suoi muscoli attorno al membro e la bollente intimità del budello violato fino a che notai che le strizzate stavano diventando meno incontrollate e gli ondeggiamenti avevano una più ampia escursione ma, anche allora, rimasi immobile ignorando quegli inviti impliciti.- Dai, spingi brutto porco… dammelo…- sibilò lei, nuovamente eccitata.- Ti fa ancora male?– Brucia ancora, per quello che te ne importa… dai, muovilo…– Sculetta tu, puttana.– Ecco, così ti piace… ti piace…- ondeggiava, per quello che le permetteva la posizione dilatandosi ulteriormente lo sfintere.- Mi piace, ma non mi hai ancora convinto… prova a chiedermelo…– Dai scopami, infilamelo tutto.– Non te lo sto mettendo nella figa…– E va bene porco, dai… rompimi le chiappe… sfondami tutta, inculami…- più si lasciava andare alle parole più io lo spingevo con decisione mandandola in delirio.- Dopo voglio fartelo alla pecorina, voglio vederlo mentre te lo sfondo.- dissi- Ci mettiamo su uno specchio voglio vederlo anch’io e voglio anche vedermi la figa spalancata mentre mi stantuffi il culo.– E magari ti sgrilletti anche…– Quello posso farlo anche adesso se… ecco, così… così…- infilò la mano fra i nostri corpi andando a masturbarsi con mosse rapide e decise, doveva essere un passatempo solito per lei, difatti le bastarono poche sgrillettate, coadiuvate dai miei affondi nel culo, a farle raggiungere un orgasmo dirompente, sborrò abbondantemente e, nell’eccitazione le dita scivolarono ad accarezzare l’asta che la stava pistonando, tastò con eccitata curiosità la pelle attorno all’ano, ormai enfiata e gonfia, che continuava ad essere martorizzata dal mio stantuffo di carne… quella carezza mi mandò in orbita, ormai ero lanciato e non le diedi più un attimo di tregua fino a quando, dopo un ultimo assalto violento, restai saldamente piantato nel suo corpo e cominciai a spruzzarle il mio seme nel culo, solo allora lei si divincolò, aprì le gambe e dando prova di notevoli doti ginniche, si protese per scambiare un lungo bacio appassionato.
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