Voleva che fosse una cosa strana, bizzarra. Il marito scese dal letto. Si alzò in piedi mentre il suo piccolo grande amico era ancora sveglio e pimpante. Tornò dopo pochi minuti con una piccola boccetta. Era l’olio per i massaggi con il quale la madre tonificava le sue gambe. Dopo pochi minuti il corpo della moglie era cosparso di tanto olio. Il profumo inebriava le narici di entrambi. Lei era girata di schiena. Le sue mani percorrevano tutto il suo corpo soffermandosi sui glutei. La luce della notte risplendeva su quel corpo nudo, sulle cosce, sulla schiena, sui glutei. Maria si sentiva in preda alla passione. Alzò il sedere quanto basta per permettere al marito di calmare il suo desiderio. Era da qualche tempo che non facevano l’amore anale. Il marito frenò i suoi istinti primordiali e violò il buco di Maria con dolcezza. La passione si spense dopo molto tempo. Maria stava pensando a quanto poco ci voleva per sentirsi nuovamente apprezzata per il suo corpo. Passarono alcuni mesi per riavere un minimo di intimità tra le due donne. Tutto si riaccese una mattina, quando Rita era ancora nel letto. Erano le prime luci dell’alba. Maria si era già alzata. Sapeva che quella era una giornata particolare, o almeno poteva diventarlo. Si fece una doccia per svegliarsi e, senza rifletterci, si toccò, ancora ed ancora. Era presa dalla passione, dal desiderio di sua figlia. Sapeva benissimo che tutto ciò poteva essere considerato alquanto discutibile. Tutto ciò non importava a Maria. Aveva appena scoperto un amore per la figlia che superava quello comunemente provato. Si sentiva sporca e, nello stesso istante, inebriata dal corpo nudo di sua figlia davanti ai suoi occhi. Uscì dalla doccia, si asciugò e preparò la colazione alla figlia. Era una mattina potenzialmente propizia e decise di portarle la colazione a letto alla sua piccola. Arrivò davanti alla porta. Sull’uscio sbuffò come per scaricare tutti i suoi pensieri, tutta la sua agitazione. Aprì la porta della camera della figlia ed entrò. Rita si era svegliata presto ma non si era ancora alzata. Sentiva i movimenti della madre. Sapeva benissimo che sarebbero state da sole tutto il week-end e questo l’eccitava in modo sublime. Per l’occasione era andata a letto nuda. Non era infrequente quest’azione durante le notti estive o primaverili. Non aveva pensato alla stagione ma a quello che poteva vedere la madre al suo risveglio. Le sue gambe si allargarono ed una mano scivolò sul suo ventre fino alla sua passera. Giocava con le sue grandi labbra finché non violò per l’ennesima volta il suo scrigno. Il dito cercava lentamente di far provare la massima lussuria ma non erano le sue mani. Erano quelle della madre, o almeno era quello che Rita pensava. Dopo una decina di minuti raggiunse l’orgasmo. Aveva raggiunto l’orgasmo ma aveva ancora il desiderio di un corpo vicino a lei, che le accarezzava le sue curve, le sue anche, i suoi seni. La madre entrò nella stanza e vide subito il bel sedere della figlia che era scoperto dalle lenzuola. Si poteva notare ancora il segno di un’abbronzatura nel centro estetico lì vicino a casa. Sembrava quello di un tanga o in ogni caso di una mutandina ridotta. Il desiderio che Maria provava stava crescendo. Si avvicinò al letto della figlia standosene in piedi e mise il vassoio sopra il braccio mentre con la mano libera accarezzava il sedere della figlia con il dorso della mano. Rita era già sveglia ma voleva capire se era la sola a ripensare alla loro avventura. Maria accarezzava il suo sedere dolcemente come se fosse quello di un neonato. Non voleva svegliare Rita in modo improvviso e brusco. Rita decise di girarsi dall’altra parte. Nel girarsi scoprì maggiormente le lenzuola mostrando le sue lunghe gambe, il suo seno e il suo scrigno stretto dalle cosce. La sua piccola micia era appena rasata e dava alla figlia un’aria da bambina, da verginella che non conosceva ancora i segreti del sesso. I suoi seni erano perfetti tanto da ricordarle la sua gioventù e le sue sode mammelle. I capezzoli erano turgidi, eretti dalla brezza che si sentiva nella stanza. Maria si diresse verso la finestra e l’aprì maggiormente. Ora l’aria che entrava nella stanza era più intensa. I capezzoli s’inturgidivano ancora di più tanto da sembrare dei bottoni. Maria si avvicinò ancora più alla figlia ed al suo corpo nudo disteso sul letto. Rita si sentì toccare nuovamente sul sedere. La madre l’aveva scoperta completamente. Aprì gli occhi come da un dolce sonno mentre la mano della madre indugiava nuovamente sul suo sedere tirandole due piccole pacche come si fa con i bambini. Le diede due piccole pacche sul sedere per farla svegliare. “Grazie mamma! Che occasione c’è da festeggiare?” “Nessuna, avevo voglia di farlo e l’ho fatto!” Tutte e due sapevano che quel gesto non era fine a sé stesso ma faceva parte di una serie d’attenzioni strane. “Dai, mangia e alzati!” “Aspetta un minuto ancora, voglio sentire ancora il tepore del letto.” “Di che tepore parli? Sei nuda e sei tutta scoperta!” Dicendo questo posò il vassoio sul tavolino, si avvicinò alla figlia e le rimboccò le coperte come da brava mamma. Maria non voleva scoprire le sue carte con la figlia; non voleva farle sapere che bramava dal desiderio di poterla possedere nuovamente, di poter gustare di quel suo corpo sodo e giovane che tanto le ricordava la sua gioventù. Si sedette accanto a lei potendo far notare la sua nudità sotto l’accappatoio in modo velato e malizioso nello stesso tempo. “Vieni nel letto con me come facevi quando ero piccola?Dai!” “No, non vedi che ho l’accappatoio bagnato?” La figlia era piena di desiderio come lo era la madre. Rita portò le sue mani sulla cintura dell’accappatoio e la tirò nelle due estremità facendolo cadere a terra. “Ora non hai più scuse” disse Rita con cenno di sfida alla madre. La madre entrò sotto le coperte della figlia. Era dietro di lei, con una mano sotto il suo corpo. Portò il suo busto a contatto con la schiena della figlia, portò avanti le gambe fino a sentire con il basso ventre il sedere sodo della figlia. La strinse forte a sé, stringendo dapprima il ventre e poi il seno. Palpò il suo seno, lo accarezzò, lo spinse su come un push-up. Rita prese la mano della madre e la condusse prima sul suo ventre e poi verso il suo piccolo scrigno. La madre cominciò ad insinuarsi tra le grandi labbra raggiungendole con estrema difficoltà. Rita si distese supina per permettere alla madre un miglior accesso. Maria continuò a toccare la figlia mentre Rita la lasciava fare toccando il suo corpo. Dopo breve tempo il letto si trovò sprovvisto delle lenzuola mentre le due donne si adoperavano per un 69 stupendo. “Come hai intenzione di passare la giornata?” “Direi con te, tutto il tempo in casa!” “Io avrei un’altra idea che mi balena per la mente. Vestiti perché usciamo ed andiamo in un posto!” “Dove?” “Non preoccuparti!” Lasciò il corpo nudo della figlia per andare nella sua stanza a vestirsi. Rita voleva stare tutta la giornata a contatto con il corpo nudo della madre, voleva essere provocante, maliziosa; la madre invece rovinò i suoi piani con l’uscita. Le due donne uscirono in fretta dalla casa. Girarono un po’ per la città finché la madre si fermò davanti ad una vetrina e parcheggiò. Era un sexy-shop. Rita guardò negli occhi la madre con aria stupita ed entrò anche lei nel negozio. Appena furono entrate vennero accolte da una ragazza con abbigliamento molto succinto. Era vestita in pelle, tutta in pelle. I suoi seni uscivano dalle coppe strette dell’abitino, il suo corpo era accarezzato dal vestito che seguiva ogni minima curva. Il suo sedere era compresso in un tanga nero, molto seducente. I suoi glutei erano pressoché scoperti. Maria, insieme con la figlia, girò un po’ per il negozio soffermandosi su alcuni articoli. La commessa le seguiva e ad ogni articolo dava il suo giudizio da esperta. “Se mi dite cosa cercate vi posso consigliare io l’articolo giusto!” esclamò la commessa alle due donne. “Vorremmo qualcosa di carino…” “Volete provare un amore diverso tra voi due? Siete madre e figlia?” Con un cenno della testa Maria confermò la sua tesi. “Ho l’articolo che fa per voi! Venite!” Maria si provò un abitino mentre Rita entrava nell’altro camerino. Rita si era appena finita di spogliare quando le tendine si scostarono quel poco per far entrare la commessa. “Non avere paura, voglio solo aiutarti nella decisione. Posso?” Rita fece un cenno con la testa non capendo a cosa era riferita quella domanda! La commessa si avvicinò al suo corpo con lentezza mentre quello di Rita indietreggiava con altrettanta lentezza. La commessa cominciò a toccarle i seni, prima con delicatezza, poi sempre più forte ma non con dolore. Il suo corpo era in balia di quelle mani esperte che continuavano a toccarle i punti più segreti, a tastare la consistenza del suo seno, del suo sedere. Il contatto con quelle mani sconosciute provocava una strana sensazione a Rita. Non sapeva cosa fare. Il suo buon senso le imponeva di rifiutare quelle carezze spinte, quei contatti ma la sua testa le diceva il contrario. Decise così di lasciarla fare. La commessa si avvicinò all’orecchio con la bocca e le sussurrò gentilmente “Ora puoi spogliarti ed indossare questi. Sfoggiali per me, per i miei occhi.” La commessa le diede da provare alcuni indumenti presenti nel negozio, alcuni solo vestiti, altri intimi. Rita cominciò a spogliarsi nel camerino con la commessa davanti. Le sue mani cominciarono a toccarla, ad aiutare la povera cliente incerta sugli acquisti. Voleva svestirla con le proprie mani. Voleva saggiare le sue carni in pochi attimi senza brutalità ma con movimenti rapidi e con piacere acuto. Rita era in pochi attimi svestita, davanti alla commessa, con una mano sul suo sesso e con l’altro braccio sui suoi seni. Voleva coprirli, nascondersi. Si stava vergognando per il suo corpo non per la sua nudità. La commessa capì subito il suo sguardo e decise di contraccambiare il favore. “Spogliami, mostrami. Voglio sentire le tue mani che esplorano tutto il mio corpo fino alle zone più segrete.” Rita acconsentì con un cenno del capo. Ora anche la commessa era nuda. “Vedi, non devi preoccuparti per il tuo corpo. Sei una ragazza molto bella, devi poterti esprimere anche con il corpo. Guarda che belle tette che hai.” Disse la commessa a Rita toccandole i seni e cercando di racchiuderli con le mani. “Se fossi un uomo, non toglierei mai le mani da questo balcone così sodo.” “Se vuoi un consiglio… continua a tenere la passera rasata. Agli uomini piace molto se ben tenuta e li fa impazzire se è rasata; anche alle donne.” Disse con un cenno nel camerino di fianco come per indicare la madre.” Rita, spinta dalla voglia, dall’ambiente e soprattutto dalla situazione, decise di portare la sua mano più avanti, tra le cosce della commessa. La sua figa era davvero bella. Le sue grandi labbra erano rasate alla perfezione tanto che neanche i puntini neri si potevano scorgere sul suo monte di venere. Rita cominciò a rivestirsi per paura di essere scoperta dalla madre. La commessa le diede un piccolo aiuto a rivestirla. Finì di vestirla e, con rapidità, le diede un bacio con la lingua. Rita contraccambiò quel gesto così pieno di passione. Maria aveva anche lei finito di vestirsi con un abito davvero in sintonia con le sue idee per quel pomeriggio. Rientrarono tutte e due nel camerino e si rimisero i vestiti abituali. Uscendo la commessa indicò un DVD adatto alla loro voglia. “Qualora non abbiate idee!” commentò la commessa. Finiti gli acquisti, le due donne si diressero a casa. Maria aveva anche comprato altri articoli presenti nel sexy-shop racchiusi in una busta e Rita non ne conosceva il contenuto. Tornarono a casa e subito le due donne si diressero nelle proprie camere. Non si erano dette nulla nel tragitto di ritorno. Neanche una parola era uscita dalle loro bocche. A prima vista poteva sembrare un imbarazzo delle due donne; in realtà tutte e due stavano pre-gustando il ritorno a casa, le fantasie per il giorno di svago. Le due donne sistemarono i loro pacchetti nelle rispettive stanze. Maria uscì dalla propria stanza per andare nel soggiorno. Aveva in mano il dvd porno consigliato dalla commessa. Inserì il dvd nel lettore mentre Rita entrava nel salotto. Arrivarono i titoli di coda mentre le due donne si sistemavano sul divano. Il dvd cominciava molto bene. Era presente un uomo molto aitante che stava massaggiando il corpo di una donna distesa in un lettino. Doveva essere di un centro estetico o almeno ne dava l’impressione. Il corpo della donna distesa sul lettino sembrava quello di una diciottenne nel pieno della forma fisica. Il suo corpo era vellutato come quello di Rita, le sue cosce sembravano implorare e cercare carezze, coccole. Il ragazzo era in pantaloncini mentre la giovane ragazza era coperta solo da un minuscolo asciugamano. La mano di Rita intanto si stava avvicinando nella sua zona più intima e segreta. Anche la madre si stava masturbando. Maria si avvicinò ancora di più al corpo della figlia cercando il contatto. La donna del film hard stava mugolando dal piacere dei massaggi. “Pensa come ansimerà quando conoscere il giocattolo del massaggiatore!” esclamò Rita alla madre. Era il primo contatto verbale avuto dal loro ritorno a casa che stemperò il clima creato nella stanza. Le mani dell’aitante massaggiatore stavano lavorando sulle cosce della giovane finché le sue dita s’intrufolarono al loro interno. Dapprima con molta classe, quasi per saggiarne gli intenti della donna, poi con maggiore insistenza. Le sue dita stavano ora massaggiando con professionalità l’interno dei glutei fino a raggiungere la piccola grotta della giovane. “Ora si può girare! Cominciamo con il massaggio anteriore.” Disse l’uomo alla donna distesa. La donna si girò con calcolata lentezza. I suoi movimenti erano studiati nel dettaglio per far cadere il piccolo asciugamano che le copriva le nudità. “Sorpresa, sorpresa” disse la madre. “Ma non ti sembra la donna del negozio?” “Sembra proprio lei. ANZI, è lei! Ne sono sicura. Ho potuto notare quella piccola macchia tra i suoi seni quando…” Rita avrebbe voluto dire che l’aveva vista quando era nel camerino ma non voleva far ingelosire la madre. Così decise di raccontarle una parte della verità. “Quando si era chinata per prendere un mio indumento. Si, è proprio quella.” La potrei riconoscere tra mille la sua passera rasata, pensò Rita. Era lei, quella che l’aveva spogliata, toccata, palpata. Il monte di venere della ragazza era in bell’evidenza. Un primo piano di quella carne giovane risaltava la sua bellezza. Rita stava osservando il film hard ed intanto ritornava a quella figura nuda nel camerino. Il film era molto più interessante e reale conoscendo la consistenza di quella carne e la sua bellezza dal vivo. Stava masturbando la sua piccola figa con le sue mani. Sembrava scoppiare dallo sfregamento di quelle lunghe dita. Maria le toccò la mano per farla rallentare, per poter finire almeno questa scena, per poter godere appieno con sua figlia, contemporaneamente. La mano di Rita si era rallentata ma non di tanto. Le braccia di Maria le circondarono i fianchi finché non riuscirono a sfilare i pantaloncini di Rita. Rita si sentiva ancora molto coperta e non del tutto libera. Decise così di togliersi anche la maglietta e le mutandine rimanendo del tutto nuda agli occhi della madre. Nella sua mente non voleva farsi vedere nuovamente dalla madre mentre si masturbava, almeno non era lo scopo finale, voleva appagarsi. Voleva gustare il film con la sua protagonista vista poco prima nel camerino. Voleva possederla, riprovare quel tocco, quelle labbra sulle sue. Il ragazzo le salì a cavalcioni e cominciò a toccarle il seno. La donna cominciava davvero ad eccitarsi e con lei anche le altre due donne nel salotto. Maria seguì l’esempio della figlia spogliandosi anch’essa. La donna del film intanto si stava dimenando con il bacino mentre il fallo dell’uomo che la cavalcava s’irrigidiva sempre più. L’uomo prese il suo fallo in mano e lo puntò tra le cosce della giovane che si aprirono oscenamente al contatto. La giovane aiutava il movimento dell’uomo in modo ritmico ed alternato. Doveva proprio avere una figa esperta, nonostante la sua giovane età, per poter accogliere senza difficoltà quel membro tanto virile. La commessa stava mugolando dal piacere. Sentiva quel grande e lungo membro fino alla gola. L’uomo si staccò da lei mentre con piccole mosse rapide, si girò prona sul lettino. L’uomo si avvicinò, si cosparse le mani di vaselina mentre la donna le urlava di piantarglielo dentro in un sol colpo. Il povero orifizio doveva sentire così in una sola mossa rapida tutta quella carne. La donna divaricò i glutei mentre la telecamera stava inquadrando l’orifizio in primo piano. L’uomo con un sol colpo violò anche quell’orifizio. La donna era sicuramente esperta ma si lasciò andare al dolore provato. Il suo urlo sembrò reale e non finto. L’uomo avanzava sempre più con il suo fallo all’interno della giovane; sembrava non voler fermarsi mai, voleva conquistare sempre più centimetri. Afferrò le sue tette che danzavano ritmicamente avanti ed indietro. Ora le stava letteralmente strizzando. Tale azione poteva essere paragonata alla mungitura delle vacche. Ora la commessa era come loro. Il suo corpo era in balia di quell’uomo e del suo membro. Rita era oramai sopraffatta dalle sensazioni, dalle emozioni viste e provate. Il suo corpo era stato spinto fino al limite massimo mai provato. Maria l’aveva intuito e con un leggero tocco prima dolce, poi più incisivo e forte sui seni di Rita, la fece godere come mai prima d’ora. Rita si stava riprendendo da tutte quelle emozioni provate quando guardò la madre che stava rallentando il ritmo con le sue mani. Decise di porsi tra le sue gambe, inginocchiata, con la lingua sul suo sesso. Le labbra rosee ardevano, come petali fiorenti di un tulipano mentre Rita le divaricava leggermente con la lingua rigida, poi leccava con forza le labbra intime su e giù, spingeva quella rigidezza dentro e fuori, ancora e poi ancora, come un serpente in caccia. Avrebbe voluto lasciare la sua lingua snella a contorcersi profondamente per investigare il suo caldo tunnel d’amore bagnato, sarebbe salita a solleticarle l’ombelico dall’interno!!La rugiada di Maria colava a fiotti mentre lei continuava a masturbarsi. Rita la stava masturbando con la lingua come meglio poteva. La stava fottendo letteralmente con la lingua. Maria resistette per poco tempo finché non si lasciò andare completamente. Rita n’approfittò per leccare tutti i suoi umori che colavano dalle piccole labbra. Si rilassarono sul divano per pochi minuti finché non decisero di ricomporsi e di tornare alle azioni comuni. Arrivò presto il tardo pomeriggio, poi la cena.
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