Conoscevo Francesco da quando eravamo ragazzini e, dato che negli ultimi anni avevamo preso a frequentare la stessa palestra, la nostra amicizia si era fatta più stretta. Francesco è sempre stato un bel ragazzo molto conteso dalle donne: alto, atletico, con i capelli ricci biondo miele e gli occhi azzurri. Il fatto poi che appartenesse ad un’agiata famiglia gli consentiva di essere sempre ben messo. Da qualche tempo s’era messo con Laura, una rossa carina e tutto pepe, con cui ci avevo provato qualche anno fa, ma che mi aveva dato un due di picche. Si era appena laureato ed i suoi genitori in premio gli avevano regalato una jeep. Per festeggiare, in un assolato pomeriggio di giugno, m’invitò insieme a Roberta, la mia ragazza, a fare una scampagnata con la sua nuova macchina. Mi stupì un po’ che Laura non fosse della partita, ma non me ne preoccupai più di tanto. Passò a prendermi verso le 10 della mattina e, salendo sulla sua jeep, potei notare che entrambi eravamo vestiti nella stessa maniera: jeans sdruciti e T-shirt bianca aderente a mettere in risalto i muscoli. Mentre ci salutavamo Francesco commentò: “Beh, si vede che abbiamo proprio gli stessi gusti”. Ci dirigemmo a prendere Roberta e, arrivati, ci fermammo sotto casa sua ad aspettarla. Quando scese potemmo vedere che anche lei si era vestita nella stessa maniera. Certo, la maglietta bianca produceva un risultato ben diverso: a noi evidenziava i muscoli, a lei metteva in bell’evidenza un paio di magnifiche tette. Cominciamo la gita dirigendoci verso l’aperta campagna in direzione di un’ansa del fiume molto solitaria che poteva essere raggiunta solo dopo un lungo tratto sterrato durante il quale mettemmo alla prova le capacità della jeep. Giunti alla meta ci fermammo in una radura contornata da alberi rigogliosi e fitti cespugli e, accaldati dal viaggio sotto il sole, decidemmo di fare il bagno. Mentre Roberta si appartava dietro un cespuglio per cambiarsi, Francesco ed io rimanemmo accanto all’auto per spogliarci e metterci il costume da bagno. Lui si pavoneggiava un po’ per il fisico asciutto e muscoloso, frutto di lunghe sedute d’allenamento in palestra, e mentre si calava le mutande mi guardava di sottecchi per vedere se anche io lo stessi guardando. In effetti, era impossibile non rimirare quel fisico scultoreo. Non che il mio fosse da meno ma mentre lui era asciutto e glabro io ero massiccio e peloso. Ovviamente, ci confrontammo il cazzo e mentre scivolavamo dentro i nostri costumi da bagno ciascuno di noi poté notare che madre natura era stata generosa con entrambi. In quel mentre Roberta uscì da dietro il cespuglio con il fagotto dei suoi vestiti indossando solo gli slippini. “Vi dà fastidio se sto in topless?” ci chiese, e Francesco: “Figurati, col tuo fisico te lo puoi certo permettere e a me non da alcun fastidio, anzi!” Neanche a me dava fastidio anche se avevo notato gli sguardi rapaci che Francesco stava lanciando a Roberta. Certo se li meritava, era proprio carina con i suoi capelli neri tagliati a caschetto che incorniciavano un visino cosparso d’efelidi in cui spiccavano due grandi occhi verdi sopra un piccolo nasino all’insù. Ed il fisico non aveva nulla da invidiare ad una modella se non forse per l’altezza. Gambe lunghe sormontate da uno splendido culetto che il costumino copriva a malapena e, soprattutto, due magnifiche tette della quarta. Ci avvicinammo alla riva del fiume e pian piano c’immergemmo scherzando fra noi spruzzandoci addosso l’acqua gelida. Lì per gioco iniziammo a spingerci l’un l’altro sott’acqua e mentre lo facevamo sentii il contatto eccitante del corpo di Roberta. I suoi capezzoli per il freddo dell’acqua o per l’eccitazione erano dritti e duri e anche solo sfregarci sopra un braccio mi faceva venire la voglia di scoparmela subito. Certo anche Francesco non doveva essere restato insensibile alle sue grazie visto che sotto il costume mostrava un inizio d’erezione. Dopo un po’ uscimmo e ci stendemmo sugli asciugamani che c’eravamo portati. Così sdraiati al sole cominciai a massaggiare Roberta, scaldandola. Certo non era il modo migliore per raffreddare i bollenti spiriti ma la mia intenzione era proprio quella. In quel mentre Francesco tirò fuori dai suoi jeans il necessaire e ci chiese: “Ci facciamo una canna?” “Certo”, risposi per entrambi. In breve lo spinello cominciò a girare fra di noi. Come sempre il fumo aveva un effetto liberatorio su di me e: “Francesca ti va se ci appartiamo un po’?” le chiesi malandrino, e lei capendo benissimo cosa volessi: “Ma dai, e con Francesco come facciamo?” “Beh, certo capirà cosa andiamo a fare ma è un amico. Vedrai che ci reggerà il gioco”. E rivolto a lui: “Senti Francesco noi ci allontaniamo un po’. Ti scoccia aspettarci?” “No, certo, non preoccupatevi. Intanto io mi studio il libretto della jeep”, rispose guardandoci furbesco. Ci allontanammo mano nella mano e trovata una piccola radura fra i cespugli vi attirai Roberta abbracciandola. Cominciai a baciarla e subito le mie mani corsero ad accarezzare le sue tette prorompenti ed il suo culetto da favola. Pensavamo di essere da soli ma… Ma questo ve lo dirò dopo. Roberta si sfilò gli slippini e per farlo si piegò verso di me. Ne approfittai per strusciarle sul viso il pacco fasciato dal costume che ormai tratteneva a stento il mio cazzo in piena erezione. Sapevo che non le dispiaceva quando la trattavo da troia. La sua mano mi accarezzò mimando una sega e mi abbassò gli slip impossessandosi del mio cazzo duro. Certo non era la prima volta che facevamo sesso anzi, fra noi due avevamo provato molte delle strade del piacere. Entrambi avevamo già avuto relazioni con altri, ma era stato solo fra di noi che avevamo lasciato correre i nostri desideri. Lei aveva imparato con me a fare i pompini ed ero stato io a sacrificare la sua verginità anale sull’altare del piacere. E lei, dopo che le ebbi sverginato ben bene il culo, aveva incominciato a prenderci gusto. Anch’io avevo provato cose nuove con lei come per esempio due sere prima quando nel farmi un succoso pompino aveva cominciato ad accarezzarmi il buco del culo con la lingua e con le dita riuscendo a farmi sborrare mentre m’infilava un dito attraverso lo sfintere. Non mi aveva fatto male e non mi sarei certo ribellato se ci avesse riprovato. S’inginocchiò di fronte a me e cominciò a leccarmi la cappella perfettamente turgida e liscia. Era diventata proprio brava, leccava ed ingoiava lentamente facendo scomparire buona parte del mio cazzo fra le sue morbide labbra. Non riusciva ad ingoiarlo tutto, e, viste le dimensioni del mio cazzo, era francamente impossibile. Anche se avevamo visto in un filmetto porno una prestazione da gola profonda che prima o poi le avrei richiesto. Le sue deliziose labbra coprivano il mio membro di baci e la sua lingua saettava veloce. Non era più l’angelica ragazzina che tutti conoscevano, ma una femmina calda e disponibile che dava prova di sapere molto bene che cosa fosse il sesso. La sua piccola lingua lavorava instancabile sul mio cazzo percorrendolo in continuazione dal glande allo scroto. Le morbide labbra avvolgevano strette e morbide il cazzo che s’affondava nella giovane bocca sempre più profondamente e quando lo lasciava per leccarmi le palle, con una mano proseguiva il movimento della bocca e con l’altra mi titillava lo sfintere. Ad un certo punto la fermai e le sollevai il viso verso il mio: “Ti va di farti scopare?”, le sussurrai all’orecchio mentre si alzava e mi strusciava contro il suo corpo caldo. Non mi rispose a parole. Prese la mia mano e la diresse verso la sua figa, la accarezzai e con un dito cominciai ad approfondire la carezza sentendo che era un lago di umori, segno inconfondibile che la domanda che le avevo rivolto era superflua e che la risposta era senz’altro un si. Mi chinai a baciarle le tette e leccarle i capezzoli e, pian piano, scesi verso il pelo della sua figa. La snasai un pochino accosciandomi e poi me la tirai addosso mentre mi sdraiavo. Si mise a cavalcioni sopra di me e con una mano diresse il mio cazzo ormai marmoreo verso la sua umida, tumida carne. Dopo averlo imboccato si abbassò lentamente, fino in fondo, e quando l’ebbe ben bene dentro emise un “Ouf” che dava la chiara sensazione di come la stessi riempiendo. Iniziò a muoversi su e giù, prima piano e man mano con più energia, ruotando il bacino quando sentiva tutto il cazzo dentro di sé, mentre io riuscivo a titillarle il buchino del culo con la punta delle dita infilandole dentro una o due falangi. Potevo vedere che Roberta gradiva molto questo trattamento ma io, già provato dal succulento pompino di prima, sentivo che non sarei riuscito a trattenermi troppo e la afferrai rigirandola, e me la misi sotto iniziando a scoparla con foga. Sentii che stavo per sborrare e tirai fuori il mio cazzo dalla sua figa rovente. Stando ginocchioni mi avvicinai al suo viso accarezzandomi il cazzo. Lei capì le mie intenzioni e mentre con una mano mi accarezzava i coglioni avvicinò il suo dolce visino troioso. Era da un po’ che concludevo le nostre scopate sborrandole sul viso: all’inizio mi era sembrata una cosa porca da chiederle di fare poi, quando avevo visto, e lei me lo aveva confermato, che le piaceva sentire gli schizzi di sborra colpirle il viso, avevamo preso a farlo sempre più spesso. Ero lì che me lo menavo e sentii la sua mano che mi allargava le natiche ed il medio infilarsi tutto e violentemente nel mio buco del culo. Così sollecitato non riuscii più a trattenermi e sborrai dirigendo i fiotti sulla sua faccia mentre Roberta con la bocca aperta cercava di prendere almeno qualche schizzo in bocca. Mi lasciai cadere stremato al suo fianco mentre lei si ripuliva intorno alle labbra con la lingua e con un fazzolettino il viso e gli occhi sui quali era finito qualche schizzo. Ma sapevo che Roberta non poteva considerarsi soddisfatta e così ad occhi chiusi aspettai di sentire la sua bocca di nuovo su di me.
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