Iniziò a mordicchiarmi i capezzoli e lentamente scese con la lingua verso il mio ventre, la pancia, e si avvicinò a strusciare il nasino sui peli che mi crescono intorno al cazzo. Ci girò intorno, odorando i profumi che avevo estratto dalla sua figa e lentamente, languidamente, ricominciò a leccarmi il cazzo. La sentii trasalire proprio mentre s’infilava in bocca il mio cazzo che dopo un inizio di ammosciamento era tornato bello grosso e duro. Le accarezzai la testa spingendola verso di me in modo da farglielo entrare tutto come in quel filmetto che vi dicevo. Pensai che capisse cosa volevo perché la sentii spostarsi per angolare la testa in modo che il mio cazzo le entrasse in gola. Sollevai la testa aprendo gli occhi per rimirare lo spettacolino di Roberta che si lasciava fottere fino in fondo. Vi lascio immaginare la mia sorpresa quando vidi che dietro Roberta c’era Francesco che, mentre si guardava lo spettacolo di lei accosciata a spompinarmi, con la mano accarezzava la figa della mia ragazza! Roberta capì che mi ero accorto e prima che potessi dire qualunque cosa si tirò su avvicinando il suo viso al mio e mi disse: “Paolo, non ti arrabbiare, ma Francesco l’ho invitato io. Sai quella voglia che ci eravamo confessati di fare sesso in tre? Ho pensato che Francesco è la persona giusta: è un amico e sarà zitto. E comunque ti assicuro che con lui io non ho mai fatto niente e se non vuoi gli diciamo di andarsene e tutto finisce qua”. La guardai sorpreso dal coraggio e dalla spudoratezza che aveva mostrato e non seppi replicare nulla anche perché era esattamente quello che anche io volevo. Non che avessi mai avuto dei rapporti con altri maschi, ma ero morbosamente curioso di vedere un maschio godere, di provare a fare un sandwich, di toccarne, magari facendo finta che fosse casuale, il corpo. E certamente Francesco era un maschio perfetto. Lo guardai inginocchiato dietro Roberta con i muscoli guizzanti sotto la pelle e anche lui con un pacco veramente notevole sotto il costume scrutando sul suo viso la paura che m’incazzassi e che lo cacciassi a pedate. In quei pochi secondi che mi presi di riflessione Francesco disse: “Scusami Roberta ma dobbiamo essere completamente sinceri con Paolo. Vedi Paolo, quando ieri Roberta mi ha parlato del suo progetto, per essere sicuro di non essere preso per il culo le ho chiesto di farmi un pompino e lei, me lo ha fatto”. Vidi Roberta arrossire per essere stata smascherata ma, a quel punto, persi ogni remora, sorrisi ad entrambi e baciai Roberta risentendo nella sua bocca il sapore che col mio cazzo le avevo tratto dalla figa. Forse era un’illusione ma mi sembrava di sentire anche un sapore diverso e pensai a come Francesco avesse dovuto sborrarle in bocca dopo il pompino certo molto abile che lei gli aveva regalato ieri sera. Contemporaneamente abbracciai Francesco tirandolo verso di noi e trascinando tutti in un’allegra risata liberatoria. Ci rotolammo sugli asciugamani con il corpo nudo di Roberta fra di noi: “Francesco, però noi siamo nudi e tu no”, gli disse e mentre lo diceva avvicinò le sue mani al corpo di Francesco accarezzandolo e scendendo verso il suo costume. Lo afferrò con entrambe le mani e glielo tirò giù lasciando il suo cazzo libero di svettare prepotente, magnifico nella sua grossezza così simile al mio. Il mio era un po’ più grosso, e peloso anche lungo l’asta, mentre il suo era perfettamente glabro e metteva in mostra le vene ben rilevate. Roberta si rivelò deliziosamente puttana mentre guardandomi negli occhi avvicinò la propria bocca a quella verga meravigliosa cominciando a spompinarlo in quella maniera sublime che tante volte avevo sperimentato. Per farlo si era messa ginocchioni mostrandomi la spaccatura delle natiche, tra cui s’intravedeva il roseo buchino ed in fondo la figa semiaperta. Francesco era sdraiato a pancia in su, con le mani dietro la testa, intento a gustarsi servizietto e spettacolino. E, mentre lei era impegnata a spompinarlo, avvicinai il mio cazzo alla sua figa e con un colpo solo glielo infilai fino in fondo facendola sussultare. Francesco ed io ci guardammo ormai complici e cominciai a fotterla duro osservando il mio cazzo lucido dei suoi umori che le entrava ed usciva dalla figa. Roberta ogni tanto lasciava andare il cazzone di Francesco per riprendere fiato e ansimava sotto i miei colpi. “Dai Paolo, fottimi così, hai un cazzo così grosso e duro, dai, dai fottimi mentre Francesco mi fotte la bocca”. E mentre lo diceva non perdeva tempo, approfittandone per strusciarsi il cazzo sul viso, prima di ripiantarselo in gola. A quel punto estrassi il cazzo dalla sua figa e mi sdraiai accanto a Francesco. Gli passai un braccio intorno alle spalle avvicinando il mio cazzo al suo e le dissi: “Dai Robi, facci vedere quanto sei troia, ciucciaci tutti e due”. Non se lo fece ripetere, impugnò un cazzo in ciascuna mano e li avvicinò al suo viso alternando ciucciate e leccate ore sul mio cazzo ora su quello di Francesco mentre entrambi le tenevamo una mano sulla testa quasi volessimo costringerla a ciucciare il nostro più dell’altro. Ma Roberta era brava anche in questo, riusciva con la mano a non far sentire la mancanza della sua bocca mentre si dedicava all’altro. Dopo un po’ di quel gioco Francesco si staccò dalla sua bocca e ci disse: “Sentite, posso farvi una confessione?”, lo guardammo attoniti, “uno dei motivi che mi hanno indotto ad accettare, oltre a quello di fare sesso con te Roberta, è che vorrei provare anche io a sentire cosa si prova a ciucciare un cazzo. Posso Paolo?”. Stavo per dirgli di si, ma mi trattenni e guardai Roberta ancora in ginocchio di fronte ai nostri cazzi che con un sorriso disse: “Se Paolo vuole, posso insegnarti io come si fa…”. Feci di sì con la testa e gli dissi: “Certo che puoi. Quando Robi ed io immaginavamo di fare sesso a tre era inclusa la possibilità di un rapporto omosessuale. Veramente io pensavo che potesse accadere mentre mi scopavo due femmine come Robi ma ora che lo dici posso confessarvi che anche io sono attratto dal tuo corpo”. Vidi Francesco sussultare alla parola omosessuale ed anche Roberta sussultò quando sentì che ero attratto da Francesco. Ma ormai il dado era tratto. Ciascuno di noi ora sapeva come stavano esattamente le cose. Perciò accarezzai la nuca di Francesco e lo attirai a me baciandolo sulla bocca mentre Roberta sotto di noi riprendeva il pompino precedentemente interrotto. Lo staccai da me e spingendogli la testa verso il basso gli dissi: “Ora avanti, impara da Roberta come devi ciucciarmi il cazzo”. Si inginocchiò accanto a lei che si ritrasse dal cazzo e tenendomelo alla base glielo porse. Benché imbarazzato, si avvicinò subito e cominciò a leccarmelo dall’asta. “Aspetta, devi leccare prima bene la cappella e poi infilare la lingua tutto intorno nel solco”, sentii che gli diceva Roberta, “Guarda, così”. E gli diede il buon esempio mettendo in pratica quanto stava insegnando. “Ora prova tu”. Francesco si riavvicinò e fece come gli era stato detto. “Ora accumula un po’ di saliva in bocca e prendilo tutto dentro fin dove riesci”, sentii che proseguiva, “non ti preoccupare se non riesci a prenderlo tutto, è molto grosso e io ci sono riuscita solo oggi”. Sentii la bocca di Francesco che si chiudeva sul mio cazzo e lentamente, facendolo entrare ed uscire, riuscì ad infilarselo tutto fin oltre la gola. “Oohh, cazzo sei un pompinaro nato, dai continua così”, gli dissi afferrandogli la nuca e scopandolo infilandoglielo tutto in bocca e facendogli sentire i peli del pube sul naso e sul mento. Forse Roberta si sentì punta sul vivo del suo orgoglio di femmina e di bocchinara perché subito dopo si intromise: “Si, bravo proprio così però ora guarda”, lo riprese in bocca lei, se lo fece entrare tutto come solo pochi minuti prima era riuscita a fare mentre Francesco c’era riuscito subito alla sua prima esperienza, e cominciò a muovere la testa come se stesse facendo di si. Mi sembrava che il mio cazzo mi dovesse esplodere stretto fra le pareti del suo esofago e dissi: “Meno male che Robi mi ha fatto sborrare poco fa così posso resistere a lungo e godermi lo splendido trattamento che mi state facendo in questa gara di arte pompinara”. Entrambi sorrisero e fu la volta di Francesco di tentare l’esperimento. Leccò bene tutto il cazzo, se lo fece scivolare lentamente in gola e guardando ora me ora Roberta provò a fare di si. Questa volta erano sue le pareti dell’esofago che sentivo stringersi sulla mia cappella, ma lui non ancora del tutto abituato, dovette staccarsi subito in preda ai conati di vomito. Per fortuna gli passò subito e non rigettò, ma divenne paonazzo dall’imbarazzo e Roberta ed io ci demmo da fare per rincuorarlo. “Dai non preoccuparti, sei molto bravo sai?”, disse Roberta, “Devi anche considerare che Robi non è certo al primo pompino come te. Anzi, di sicuro s’è ciucciata i nostri e poi chissà quanti altri” soggiunsi io guardando Roberta arrossire. “Sì ci credo, scusatemi ma le emozioni d’oggi sono veramente tante. E poi mi sento molto in imbarazzo. Non vorrei che pensaste che sono venuto con voi solo per avere l’occasione di ciucciare il cazzo di Paolo. Io non sono un frocio ma fra il fumo e l’occasione…”, “No Francesco. Non devi avere di questi timori” gli dissi accarezzandolo insieme a Roberta, e lo stringemmo forte a noi. Quell’abbraccio ci riportò all’intimità momentaneamente persa. Sentivo il mio cazzo strusciarsi contro il ventre di Roberta e i fianchi di Francesco, potevo sentire il cazzo di Francesco su di me e vederlo strusciarsi contro Roberta e vedevo come lei si agitasse languida contro noi due. Con le mani percorremmo l’uno il corpo degli altri ed anche io presi in mano il cazzo di Francesco, stringendolo e facendogli una sega, mentre con l’altra frugavo fra le gambe della mia ragazza contendendo l’ingresso alle mani di Francesco che si muovevano come le mie. Nessuno si sottrasse a quelle carezze e, forse per rincuorare definitivamente Francesco o forse solo perché n’ero attratto anch’io, mi chinai a prenderglielo in bocca. “Oohh!”, mugolò lui mentre Roberta si strusciava a lui lasciandomi campo libero verso il suo cazzo. Era la prima volta che prendevo in bocca un cazzo. Anzi era la prima volta che ne toccavo uno che non fosse il mio, ma sapevo cosa fa piacere ad un uomo e rivelai la stessa abilità che poco prima Francesco aveva rivelato su di me. Ma non volevo farmelo sborrare in bocca e mi tirai su dicendo: “Ora però basta giocare fra maschi ci dobbiamo dedicare di più a Roberta. Venite”, ci sdraiammo per terra con Roberta in mezzo, “che ne dite di un sandwich?”. Roberta sorrise. Già sapeva cosa volesse dire prendersi il mio cazzo in tutti i buchi del suo fantastico corpo, in bocca, nella figa, nel culo, ma la sua idea di fare sesso in tre voleva dire che di cazzi a disposizione delle sue voglie ne voleva due. “Sapete, io non l’ho mai fatto”, disse Francesco, “Neanche noi”, rispose Roberta girandosi verso di lui e strusciando il culetto sul mio cazzo, “ma la teoria la sappiamo tutti, no? Si tratta solo di metterla in pratica”, e mentre lo diceva gli accarezzava il cazzo. “E se volete ve lo dico anche, voglio prendermi i vostri cazzi contemporaneamente nella figa e nel culo. Però non abbiamo nessuna crema, come possiamo fare?”. Mentre lo diceva avevo già pronta la soluzione: “Dai Robi, che lo sai come si fa, vero? Fammi infilare il cazzo nella tua figa”, così dicendo le allargai le natiche mentre lei mi aiutava alzando una gamba e raggiunsi la sua figa madida con la punta del mio cazzo, “ora ti metto dentro solo la cappella per bagnarla bene e porto gli umori della tua figa bagnata verso il tuo buco del culo”, e lo feci, “e ora ancora, e ancora, finché sarai abbastanza ammorbidita”. Lo feci di nuovo infilando anche poco per volta la cappella nel suo stretto sfintere. “Quando pensi d’essere pronta a ricevermi nel tuo culetto dimmelo io ti inculerò e lascerò libera la tua figa per il cazzo di Francesco, che ne dici?”. Roberta ormai mugolava di piacere per il contatto fra i nostri due corpi. “Dai, ti voglio sentire nel culo. Ssi dai, continua così, mi fai impazzire. Ora, dai inculami ora, ti prego”. Non me lo feci ripetere, diedi un affondo infilando tutto il mio cazzo nella sua figa, lo estrassi in modo da inumidirlo tutto e: “Oohh”, mugolò lei, tenendolo con la destra avvicinai la cappella al suo buchino mentre lei mi aiutava piegandosi un po’ ed allargandosi le natiche con le mani. Feci avanzare lentamente la cappella dentro il suo sfintere che, nonostante lo avessi varcato più volte, era sempre tanto stretto da darmi la sensazione di sverginarla ogni volta e, pian piano, spinsi fino a fargliene entrare circa un terzo. Mi fermai per darle modo di abituarsi al cazzo che le apriva il culo: “Dì, lo senti? Cosa vuoi che faccia, che esca dal tuo culo con questo cazzo duro?”, chiesi perfido sapendo già la risposta che Roberta mi avrebbe dato. “No, no, ti prego. Fai piano ma entra. Entra dentro di me. Mettimelo tutto dentro, dai, dai…”. Non mi feci pregare. Lo estrassi lasciando dentro solo la cappella e lentamente ma inesorabilmente glielo infilai tutto dentro. “Senti i miei peli che ti solleticano il buco? Vuol dire che ce l’hai tutto dentro nel culo, non ne è rimasto fuori neanche un pezzettino. E ora ti fotto”, dissi mentre, tenendola fermamente per i fianchi, cominciavo il movimento di va e vieni. “Oohh, siii inculami così. Piano, piano, mi fai male. No, no, fermati ti pregooo. Dai, rimettilo, tutto, lentamente ti prego. Mi stai rompendo in due, mi stai aprendo tuttaaa, ooohhh…”. Mi fermai un attimo e dissi rivolto a Francesco: “Dai, adesso mettiglielo dentro nella figa, facciamole provare il gusto di essere fottuta dai nostri due cazzi insieme”. Tirai Roberta sopra di me: “Vieni mettiti così e allarga le gambe. Così avrai il mio cazzo tutto dentro nel culo e Francesco potrà infilarti il suo nella figa”, le ansimai in un orecchio in modo che Francesco potesse sentire. “Vieni Francesco”, disse Roberta a Francesco che si avvicinava con il cazzo in mano. Glielo prese in mano e lo avvicinò alla sua carne fremente. “Fottimi mentre Paolo m’incula, vieni. Ssiii cosììì, infilamii oohh, com’è grosso, oohh, piano, mi rompete, ooohhh, si, si così, muoviti Francesco, piano, piano ti pregooo”. Cominciammo a muoverci a tempo. Mentre io tenevo Roberta per i fianchi e lui si sorreggeva al terreno potevo sentire i nostri cazzi che si scontravano dentro di lei separati solo da una stretta membrana. O meglio era soprattutto Francesco a potersi muovere nel fotterla, in quanto io, stando sotto, sopportavo il peso di entrambi i loro corpi e potevo solo spingere il bacino ma non ritrarmi. In quella posizione allungai le mani verso la figa di Roberta titillandole il clitoride sentendo contemporaneamente il cazzo di Francesco. Lo presi in mano, stringendolo delicatamente, lasciandomi fottere la mano dallo stesso cazzo che entrava dentro la mia ragazza. Ma a quel punto non ce la facevo veramente più a resistere e: “Dai ragazzi giriamoci. Fatemi venire sopra”. Con qualche difficoltà ci rigirammo finché non venni a trovarmi sopra a loro due. “Ora sì che posso fotterti per bene il culo, così come ti ho abituata”, le dissi estraendo e rinfilandole il mio cazzo. E rivolto a Francesco: “Aprile le natiche con le mani. Offrimi tu il suo culo, così”. Mi precipitai in qual buco totalmente esposto chiavandola poderosamente mentre lei gemeva stravolta dal piacere che le stavamo regalando. “Oohh, sii chiavatemi cosiii. Mamma mia che bello, vengo, vengoo, dai dai, fottetemii. Oohh, vengo ancoraaa…”, “Dai Roberta, fatti chiavare cosìì, prendilo tutto, dai dai che sborro anch’io. Ti vengo dentrooo, nella tua figa, sii cosìì…”. Francesco venne dentro di lei inondandole la figa della sua calda sborra così a lungo trattenuta.
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