Mi staccai prendendomi il cazzo in mano. Mi diedi una sommaria pulita con un fazzolettino osservando il buco del culo di Roberta oscenamente spalancato dal passaggio del mio cazzo e tenuto aperto dalle mani di Francesco che dal tenerle larghe le chiappe erano passate dentro di lei a tenerle allargato il buco. Avvicinai il mio cazzo alla bocca di Roberta che subito abboccò leccandolo nonostante non fosse perfettamente pulito. Mi misi a cavalcioni sopra la testa di Francesco e presi la testa di Roberta fra le mani: “Vieni, fammi sborrare nella tua gola, bevila tutta”. Le infilai a forza il cazzo in gola slargandole la bocca e, mentre Francesco mi leccava le palle e il buco del culo allargandomi le natiche con le mani, spinsi la testa di Roberta verso di me infilandole il cazzo in fondo sborrando un fiume di sperma direttamente nel suo esofago. Roberta ci provò a mandare giù tutto, ma le venne un colpo di tosse che le fece uscire la mia sborra anche dal naso. Lo tirai fuori per farla respirare e ci pensò Francesco a lucidare il mio cazzo con la bocca per dedicarsi, poi, a ripulire il visino di Roberta dalle tracce di sperma che vi avevo lasciato. Rimanemmo per un po’ aggrovigliati in un abbraccio ad ansimare ed a riprenderci dalla fatica chiacchierando dell’esperienza appena fatta. “Uau, ragazzi che roba!”, disse Roberta, “mi avete fatto godere come una matta, anche se adesso ci metterò una settimana per poter camminare dritta di nuovo, visto come mi avete sfondato”, “Beh, a me è piaciuto molto tutto quello che abbiamo fatto, di aver provato per la prima volta il cazzo di un uomo, o meglio il cazzo di Paolo e di averti potuta fottere. Ed in quel modo poi! A te dispiace?”, le chiese Francesco. “No, ma che dici! Però è vero che ho bisogno di un po’ di riposo, prima di pensare di nuovo a prendermi i vostri due cazzoni. Pensavo che solo Paolo ce l’avesse così grosso ma anche tu non scherzi, ce l’hai come un mulo! Ieri quando ti ho sbocchinato non avevo capito che era così grosso…”. “Dai non fare la modesta. Hai già provato a farti fottere così da me e dopo poco eri di nuovo più vogliosa di prima”, le dissi sorridendole. “Certo che voi due siete proprio fortunati ad esservi trovati. Tu Roberta sei veramente, posso dirlo senza offenderti?, una vera mangiacazzi e anche tu Paolo non scherzi, sembri una macchina per fottere. Guardati sei di nuovo in tiro!”, disse Francesco allungando le mani verso il mio cazzo che non si era ammosciato del tutto ed anzi adesso stava risollevando la testa. Roberta ridacchiò: “Eh, già non ne ha mai abbastanza ma adesso dovrà raffreddarsi per un pochino anzi dovrete raffreddarvi tutti e due”, disse prendendoci entrambi i cazzi con le mani, “anche tu non scherzi quanto a capacità di recupero!”, “Beh, certo non ci aiuti menandocelo così”, le dissi. “Beh, caro, per il momento i miei buchi vi sono preclusi ma le mani e la bocca mi funzionano ancora e poi mi avete fatto venire una certa idea in testa”, “Quale?”, volle sapere Francesco. “Ho visto che voi due ve la intendete parecchio e, sapete, mi eccita l’idea di vedere due maschioni far l’amore”, rispose d’un fiato Roberta. “Cazzo, che richiesta! Beh, se è una cosa che ti fa piacere …”, mentì Francesco guardandomi. “No Francesco, non per far vedere a Roberta due cazzi in azione ma solo se noi lo vogliamo. Per quanto mi riguarda dico senz’altro di si”, dissi io per sgomberare il campo da ogni equivoco. “Si, scusa, hai ragione. E poi, credo che sia del tutto evidente che, anche se mi piace scopare con le donne”, e dicendolo accarezzava il sedere di Roberta, “provo una forte attrazione per te. Dici che forse sono un po’ culo?”, “No, non credo. Penso piuttosto che ciascuno di noi abbia una forte carica sensuale e che solo per vergogna non si riesca a farla emergere”, risposi sinceramente colpito. “Quando la finite di fare filosofia?”, ci chiese ridendo Roberta china di fronte ai nostri cazzi di nuovo duri, “a me sembra che qualcuno abbia già deciso per voi cervelloni!!”, e così dicendo li prese in bocca ingoiando contemporaneamente entrambe le cappelle. “Francesco vieni, ha ragione lei”. Mi rigirai e, prima con le mani e poi con la bocca, trovai il suo cazzo succhiandolo come sapevo che sarebbe piaciuto a me. “Aspetta, anch’io voglio sentirti in bocca”, disse Francesco e si rigirò a sessantanove rubando il mio cazzo dalla bocca di Roberta. Lei passò di fronte per leccare il culo di Francesco. “Vuoi che te lo preparo?”, mi sussurrò, “Devi chiederlo a lui”, le risposi sputando fuori con qualche difficoltà il cazzo che m’ingombrava la bocca. “Francesco ti va di farti vedere da me mentre Paolo ti incula?”, gli chiese. “Senti non perché ci sei tu che guardi ma sai, io non l’ho mai preso e, non so, ho un po’ paura”, “Non devi temere, sai Paolo ha sverginato anche il mio e sa essere molto delicato e gentile. E se vuoi posso aiutarti un po’”, insistette Roberta. “Come faresti?”, le chiese timoroso. “Posso leccarti il buchino ed infilarti pian piano qualche dito in modo da abituarti alla sensazione”, rispose lei esperta. Tante volte, infatti, l’avevo preparata ad essere inculata in quella maniera: “Vuoi?”, “Si”, rispose lui semplicemente. E mentre lui ricominciava a leccarmi il cazzo, lei tornò verso di me che non mi ero staccato dal suo per tutta la durata della conversazione, e mi strizzò l’occhio mettendosi carponi ed accingendosi a mettere in atto quel che gli aveva promesso. Potei così vedere in primo piano quel che faceva. Cominciò a leccare il buchino tutto intorno passando la lingua con grandi pennellate e poi, pian piano, spinse la sua rossa linguetta dentro il roseo forellino di Francesco. Continuò così per un po’ e poi passò alle dita. Solo poche volte avevo osservato le mie dita infilarsi dentro il culo di Roberta e vederglielo fare ad un altro mi fece ricordare quando le infilava nel mio di culo. In quel mentre, sentii le mani di Francesco allargarmi le natiche e con le dita provare a forzare il mio sfintere. Lo lasciai fare provando una forte eccitazione a tutte quelle manovre. “Paolo, credo che Francesco sia pronto a farsi inculare da te”, mi disse Roberta. “Dai Francesco, girati”, gli dissi togliendomi da sotto il suo corpo. “Sì. Mi devo mettere alla pecorina?”, mi chiese, “No, quella posizione va bene per inculare le femmine ma con te voglio vederti in viso mentre ti svergino e poi voglio sentire il tuo cazzo contro di me”, gli risposi. Si mise in reclino e gli sollevai le gambe appoggiandole sulle mie spalle. Roberta prese in mano il mio cazzo e lo diresse verso il suo buchino fremente che, mentre aspettava a chiappe larghe, si masturbava lentamente. “Roberta prendiglielo in bocca”, ordinai e potei ammirare con quanta sollecitudine Roberta si dedicasse a lui. Afferrai la mano di Roberta che mi teneva il cazzo, e lo puntai verso lo sfintere spingendo un pochino fin a fare entrare il glande. “Ti faccio male?”, gli chiesi, “Un po’, ma vai avanti però, ti prego, se te lo dico, fermati”, mi rispose, “Certo, non preoccuparti”. Spinsi ancora un po’ e gliene infilai almeno metà: “Che cosa faccio, mi fermo?”, gli chiesi ancora. “No, no però fai piano”, “D’accordo” mentii. Sapevo, infatti, che quello era il momento più delicato in cui chi si fa inculare si è appena abituato all’idea ma non al fatto fisico di essere sverginato, ed era stata proprio Roberta a rivelarmelo quando le avevo fatto il culo per la prima volta. Perciò spinsi con tutta la forza infilandoglielo fino all’elsa. “Aaah! Mi sfondi! Noo…”, urlò Francesco. “O dai, adesso il più è fatto”, sentii che diceva Roberta, “Paolo doveva fare così adesso vedrai che ti piacerà”. Rimasi fermo dentro di lui per dargli modo di abituarsi al mio cazzo. “Stai fermo adesso lasciati allargare”, gli dissi, e poi cominciai a muovermi estraendolo quasi tutto e riaffondandolo fino in fondo. “Dai, dai inculami Paolo, aprimiii dai!”, m’incitava Francesco e anche Roberta non fu da meno: “Dai Paolo, sfondagli il culo così, così come hai fatto a me”, a sentirli entrambi incitarmi così presi a stantuffarglielo dentro nel culo senza dargli pausa mentre lui gemeva di dolore misto a piacere. E dopo poco: “Paolo, vengo sborroooo”, ululò riempiendo del suo sperma la bocca di Roberta che diligentemente ingoiò tutto. Attesi che si fosse scaricato del tutto e poi tirandolo fuori gli dissi: “Adesso girati alla pecorina, ma prima leccamelo”. Francesco si tirò su dolorante e si mise di fronte a me a bocca aperta: “Fottimi tu la bocca”, mi disse con voce roca. Non me lo feci ripetere, gli misi una mano dietro la nuca e gli infilai il cazzo in bocca spingendolo fino in fondo: “Sii, gusta il sapore del tuo culo. Così, dai ciucciamelo bene e adesso lasciagli sopra tanta saliva che te lo rimetto in culo. Così ti scivolerà meglio dentro”. Francesco obbedì e diligente si rimise in posizione mentre Roberta gli allargava le natiche con le mani appoggiando il visino sul suo fondoschiena per assistere da quella posizione privilegiata alla messa in culo. Lo rinfilai in quel sodo culo maschile che solo poco prima avevo sverginato e cominciai a muovermi forte e duro. Il contatto di quello strettissimo buco mi stava facendo venire e sentendo che stavo per schizzare uscii da quello splendido culo, afferrai con una mano i capelli di Roberta e con l’altra il mio uccello e dopo pochi colpi le sborrai sul visino inondando di sperma sia lei che il culo di Francesco rimasto decisamente spanato. Ci accasciammo stremati (due di noi anche doloranti) e così abbracciati ci appisolammo. Dovevo essermi addormentato profondamente perché nel sonno sentii: “Dai, fallo da sola… prendilo in mano e puntalo, così brava, ora siediti… Si, così, brava. Ancora un po’ dai”, “Ma mi fa male”, “Ma no, dai. Vedrai che poi ti passa”, “Mi brucia…”, “Su, dai, così, piano, piano, oohhh… prendilo tutto”, “Aahh”, “Brava, così. Senti? Ora ce l’hai tutto dentro. Tu non lo puoi vedere ma io si, e ti assicuro che è uno spettacolo vedere le tue natiche tenute aperte dal mio piolo! Adesso tirati su, lentamente, brava, così. E ora riscendi. Oohh… cosìì”, “Aahhh… mi stai spaccando”, “No, no. Ti stai spaccando da sola! Te lo stai infilando tu…”, “Sii, oohhh com’è grossooo…” Aprii gli occhi e potei vedere che Francesco e Roberta avevano inventato un nuovo gioco. Lui si era seduto sopra un ceppo e stava semisdraiato e Roberta, seduta sopra di lui, gli volgeva le spalle. Lei toccava terra solo con la punta dei piedi e stando in equilibrio si faceva scivolare dentro il suo cazzo. Ormai ero completamente sveglio e rimasi un po’ ad ammirarli ed ad accarezzarmi l’uccello. Mi rialzai, di nuovo in tiro e, nell’avvicinarmi alla mia ragazza ed al suo fottitore, potei rendermi conto che si stava facendo inculare. O meglio, si stava impalando da sola sul cazzo di Francesco. “E tu eri quella che ne aveva abbastanza dei nostri cazzi?”, le chiesi avvicinandomi. “Ooo, Paolo, vieni, vieni anche tu. Questo non lo avevamo mai fatto. Ooohhh…”, disse Roberta facendomi cenno di avvicinarmi. “Pensavo che una leccata alla figa le potesse bastare, ma invece ho risvegliato le sue voglie”, mi disse Francesco ansimando, “e visto che glielo avevi già allargato per bene ho pensato di farle il culo”, “Beh, piatto ricco mi ci ficco!”, risposi. Lei mi accarezzò mentre con l’altra mano si accarezzava la figa. Mi accosciai di fronte alla mia ragazza che danzava sul cazzo del mio migliore amico e prima le accarezzai la figa e poi, mentre con la mano tenevo dritto il cazzo di Francesco perché lei potesse fottersi meglio, cominciai a leccarla. “Ooohhh…”, mugolò lei. Ma era veramente impossibile continuare a leccarla visto come si agitava su quel cazzo ed allora mi raddrizzai e visto che era all’altezza giusta appoggiai il mio cazzo fra le sue tette prendendole fra le mani: “Fammi una spagnola mentre danzi su quel cazzo”, le ordinai. Obbediente come sempre si fece chiavare fra le tette e, con lo stesso movimento dell’inculata, iniziò a farmi quello che le avevo richiesto. Il mio cazzo spuntava parecchio oltre le tette e lei cercava di prenderlo in bocca riuscendo solo ad imboccare la cappella, sbavandola. E quella saliva, spargendosi, lo faceva scivolare meglio. A quel punto Roberta afferrò il mio cazzo e tirandolo verso la sua figa mi disse: “Vieni. Fottimi ti prego, è troppo tempo che non mi chiavi. Mi manca il tuo cazzone”, lo strusciò tutto intorno alla figa e quel semplice movimento bastò a far scattare dentro la cappella da tanto era bagnata. Visto che non si fermava fu Francesco a bloccarla tenendola per i fianchi e restando saldamente tutto dentro di lei: “Fermati”, le disse, “prima ti sei lasciata chiavare da me nella figa e da Paolo nel culo. Ora li proverai invertiti”, “Sii. Mi piace farmi fottere da voi”, mugolò Roberta contorcendosi su quel palo di carne. Le sollevai le gambe prendendola sotto le ginocchia ma dovetti spingere parecchio per far entrare solo metà del mio cazzo da quanto la contemporanea presenza del cazzo di Francesco nel culo l’aveva ristretta. E Roberta per la prima volta mi fermò: “Noo, non ce la faccio… Mi rovini… fermati! Ti prego, fermati”. Ci bloccammo in quella posizione per darle modo di abituarsi, ma io ero sicuro che non si sarebbe tirata indietro. Infatti la sola presenza del mio cazzo l’aveva già dilatata un po’ e fu lei a pregarmi: “Dai”. Niente altro ma capii e afferratala per i fianchi spinsi fino ad infilarlo tutto. “Aarrgghh”, gemette lei e contemporaneamente “Cazzo Roberta! Non stringere così il culo! mi fai male!”, si lamentò Francesco. La violenza cui la sottoponevo l’aveva fatta contrarre tutta. La sua figa mi avvolgeva il cazzo come una morsa. Ma il lamento di Francesco le fece superare il momento. Potei infatti sentire che si rilassava e lentamente, con molta delicatezza, sfilai il mio cazzo e lo rinfilai. “Oohh… sii, così, piano, piano. Fottimi dolcemente ti prego”. Ero io a condurre la danza adesso. Spostai le mani sotto il suo culo e mentre mi sfilavo lentamente e lentamente glielo rimettevo tutto dentro, quando stavo tutto dentro la sua calda stretta figa spingevo col bacino sollevandola dal cazzo di Francesco che la inculava, e riabbassandola la lasciavo ricadere su quel cazzo superbo. “Aahh Paolo cosa mi fai, ahhh siiii si cosìììì. Fottimi, fottimi siii. Aahh che cazzi! Mi state aprendo tuttaaa aaahhh… Dai, dai mi fai venire… dai, dai… fammi venire così! Si, si chiavatemi”, “Oohhh che troia! Prendilo tutto! Si, falla cadere sul mio cazzoo ohh… sii… che culo stretto che hai. Ma te lo apro tuttooo siii vengooo ti riempio il culo con la mia sborraaa”, gemette Francesco. “Si si si anch’io vengo, vengo vengoooo”, mi urlò Roberta nell’orecchio contorcendosi sui nostri cazzi che la impalavano. Era il mio turno ora e spingendoglielo dentro quanto più potevo le annaffiai l’utero con tutta la sborra che mi era rimasta. Mi staccai da lei aiutandola a sollevarsi dal cazzo di Francesco che le rimaneva piantato nel culo e chinatasi ci prese i cazzi e li avvicinò alla sua bocca: “Mi avete sfondato e fatto male ma vi meritate un premio per tutto il piacere che mi avete dato”, e così dicendo passò la lingua con lente pennellate ora su uno ora sull’altro dei cazzi che l’avevano scavata ripulendoli dei segni del passaggio nel suo corpo. In quella posizione Francesco ed io potemmo vedere i rivoli della nostra sborra che le usciva dai buchi slargati striata dal sangue delle lacerazioni che le avevamo provocato, ma certo non ci dispiacemmo di averla fottuta così completamente. Più tardi fui io a guidare, lentamente, la jeep sulla via di casa evitando le buche più dure per non ferire ulteriormente i buchi ancora doloranti dei miei compagni.
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