Roberta.Quando arrivammo a casa mia, Paolo scese per primo e tirò su il suo sedile per farmi scendere. Riuscii a piegarmi e ad uscire nonostante le fitte che partendo dal ventre e dall’ano mi toglievano il respiro. Paolo si preoccupò ma lo rassicurai con un sorriso: -Non ti preoccupare- gli dissi, -va tutto bene. Solo sento i postumi del vostro passaggio dentro di me …-. Gli diedi un casto bacio sulle labbra e girai intorno all’auto camminando lentamente dirigendomi verso Francesco che non si era alzato dal suo posto. -Non ti spiace se ti saluto da seduto- mi chiese, -ma sai mi brucia in un certo posto…- -Si, credo di sapere dove e perché. Immagina come mi sento io…- gli riposi sorridendogli complice. Mi chinai verso di lui e lo baciai sulle guance (non si sa mai, magari qualcuno ci stava guardando) e di nascosto gli diedi una strizzata al pisello. -Ciao cazzone- lo salutai, -ci vediamo presto-. Salii lentamente gli scalini verso il portone di casa sperando che l’ascensore fosse libero. Salutai la portinaia e con l’ascensore (non ce l’avrei fatta a salire le scale) arrivai al mio piano. Entrai in casa e mi infilai in bagno e mentre l’acqua riempiva la vasca, mi spogliai. Nello sfilarmi le mutandine potei vedere che erano in uno stato pietoso sporche com’erano dello sperma dei due cazzoni che mi avevano arata. Delle strisciate di sangue non mi preoccupai troppo, ormai avevo una certa esperienza. Mi ero preoccupata molto di più la prima volta che Paolo mi aveva fatto il culo. In quel momento pensavo che le ferite non si sarebbero più rimarginate e che sarei rimasta sconciata a vita, e invece il giorno dopo ero stata io a chiedergli di farmelo di nuovo. Anche i jeans avevano un alone d’umido nel cavallo, li buttai nella lavatrice e lavai a mano le mutandine stendendole ad asciugare sul calorifero ormai spento. Versai i sali da bagno nella vasca e mi chinai per agitare l’acqua. Quel movimento mi procurò nuovamente delle fitte e con la mano corsi ad accarezzarmi il ventre e il buchino del sedere. La mia carne era molle e pesta e se avessi spinto solo un po’ il dito sarebbe entrato. Così com’era entrato ben altro, e di ben altre dimensioni. Sorrisi al pensiero di come il sesso a tre si fosse rivelato piacevole per tutti noi. Quando avevo architettato tutto avevo una paura fottuta che qualcosa potesse andare storto. Paolo che s’incazzava, Francesco che si rivelava uno stronzo, io che m’impaurivo e mille altre cose che potevano far andare in vacca tutto. E invece… tutto era andato nel migliore dei modi possibili. Paolo aveva dimostrato che tutto quello che c’eravamo detti era vero, Francesco era uno splendido amante ed io… io mi ero definitivamente convinta che il sesso è meglio tenerlo all’interno della coppia. Magari allargandola. M’immersi nell’acqua calda, cullandomi in sogni e ricordi e pensieri su come sarebbe stata la mia vita da ora in poi. L’unico rischio che mi veniva in mente era quello di diventare la troia del villaggio. Ma con Paolo questo rischio non c’era. Ricordavo ancora quando aveva spaccato la faccia ad uno stronzo in discoteca che mi aveva palpeggiato il sedere. Quella volta mi ero eccitata, non per il palpeggiamento, anzi, ma per la dimostrazione di forza fisica che Paolo aveva esibito. E per premiarlo di avere difeso il mio -onore- mi ero fatta -disonorare- sui sedili della sua macchina concedendogli quello che aveva difeso. Non mi ero tirata indietro anche perché farmi inculare in macchina col rischio di qualche guardone mi regalava qualche emozione in più. A quei ricordi mi eccitai nuovamente e, immersa nella calda acqua profumata del mio bagno, cominciai ad accarezzarmi e me ne venni sfiorandomi lentamente il clitoride in una lunga, languida carezza resa scivolosa dal sapone. Finii di fare il bagno con la pelle resa vizza dalla lunga immersione e feci una doccia tonificante fredda. Uscii avvolta nel mio accappatoio e andai in camera da letto. La spia della segreteria lampeggiava e pigiai il tasto di playback: -Biip. Roberta ciao sono Laura, volevo sapere se eri tornata. Mi richiami?- Che cazzo vuole questa? Pensai mentre mi dirigevo in cucina per mangiare qualcosa. Quando finii me ne tornai in camera. Tirai fuori tutte le creme e mi cosparsi ben bene la pelle per tenerla bella morbida ed elastica. Mentre ero lì un po’ languida mi ricordai di Laura. Cazzo dovevo richiamarla! -Pronto c’è Laura?-, chiesi alla voce femminile che mi aveva risposto che probabilmente era quella della madre e attesi che me la passassero, -Pronto, Laura? Ciao, dimmi- la salutai. -Ciao Roberta. Com’è andata?- s’informò, -Tutto bene, grazie. Siamo andati al fiume ed abbiamo fatto il bagno- risposi omettendo altri particolari. Con Laura eravamo molto amiche nonostante la differenza d’età (aveva la stessa età di Paolo cioè tre anni in più), ma non credevo che fosse il caso di rivelarle che mi ero appena fatta il suo ragazzo. -Eh, si. Mi è proprio spiaciuto non poter venire col caldo che ha fatto, ma sai avevo un impegno programmato ormai da un sacco di tempo che non ho potuto disdire. Senti, ti va se domani andiamo a giocare a tennis? Ho una prenotazione per il campo aperto del club alle 11. Possiamo giocare e poi magari mangiare qualcosa assieme- mi propose. -Si, dai, che bell’idea! Oh, però non so se riesco a liberarmi. Senti se ce la faccio passo a prenderti verso le 10, 10 e 30 lì da te? Altrimenti ti do un colpo di telefono-. Lì per lì m’inventai un impegno per potermi sganciare. -D’accordo. Ora ti saluto. A domani. Ciao- -Ciao-. Misi giù il telefono e mi infilai sotto le coperte. Non avevo particolari impegni, ma avevo preferito mettere le mani avanti casomai il fisico avesse risentito un po’ troppo delle vicende della giornata. Prendermi quei due cazzi era stato un bello sforzo. Ma forse l’indomani sarebbe andato tutto bene ed una bella partita col relativo sforzo fisico mi avrebbe fatto sicuramente bene. Il club dove sia Laura che io eravamo socie era molto esclusivo e, a parte la buona frequentazione, aveva dotazioni di prim’ordine. E poi Laura era un’ottima compagna. Non mi sentivo particolarmente stronza ad essermi fatta il suo ragazzo. Si diceva in giro che Francesco non fosse troppo fedele. Io ne avevo la prova ma certo non sarei andata a dirglielo nonostante fossimo buone amiche. Accesi la radiosveglia a volume bassissimo e, stanca e rilassata, mi addormentai. L’indomani mi svegliai fresca e pimpante come una rosa, feci un po’ di stretching in camera per verificare la -tenuta- del mio corpo e non sentii alcun dolore. Avevo solo una sensazione come di morbidezza nelle parti così duramente interessate nel corso della giornata di ieri. Decisi perciò di non darla buca a Laura e mi dedicai ai soliti rituali mattutini: cacca, doccia e colazione. Mi rivestii e scesi in garage, buttai sullo strapuntino della macchina il borsone, e mi diressi verso il Centro Estetico di Laura. Era l’unica di noi che avesse abbandonato gli studi e si fosse messa a lavorare. A sentir lei l’aveva fatto perché così si rendeva autonoma dalla famiglia. Secondo tutti noi l’aveva fatto perché lei e gli studi erano su due mondi lontanissimi. Arrivata di fronte al Centro strombazzai col clacson e subito Laura uscì. Salì in macchina: -Ciao Roberta- mi salutò, -Ciao Laura. Sei splendida-, ed effettivamente lo era. Indossava un corto abitino verde smeraldo che metteva in risalto il suo candido incarnato, solo parzialmente scurito dai lettini cui si sottoponeva abitualmente, ed i suoi magnifici capelli rossi. Mentre guidavo la mia spider le posi una domanda intima: -Laura, scusa, ma sei una rossa naturale o ti tingi?- le chiesi -No, no. È tutta natura! Certo che la prova però non te la posso dare- mi rispose sibillina. Giungemmo al club e ci dirigemmo verso gli spogliatoi per cambiarci. Ci spogliammo per indossare i nostri completini ed entrambe ci complimentammo l’una l’altra per lo splendido fisico che possedevamo. Uscimmo sul campo assolato e giocammo una lunga partita fatta più che altro di lunghi palleggi e lente rimesse. Laura si impegnava molto, ma il suo corpo più grande e pesante del mio mi consentiva di risparmiare un po’ le forze. Finimmo, come sempre, con un punteggio largamente positivo per me e, sudate come scaricatori, ci dirigemmo agli spogliatoi. Potevo osservare i suoi capelli appiccicati al collo ed alla fronte e quella vista mi turbò. Mi venivano in mente le cose che c’eravamo detti con Paolo e pensavo che con quella femmina avrei veramente potuto avere un rapporto più intimo. Cercando di sviare i miei pensieri le chiesi: -Perché prima mi hai detto che non potevi dimostrarlo?- le chiesi, -Che cosa?- s’informò lei -Quando eravamo in macchina- -Quando eravamo in macchina cosa?-. Ma ci è o ci fa mi chiesi: -Uffa, quando ti ho chiesto se eri una rossa naturale o no-. -Ah. Beh, vedi, ho fatto un regalino a Francesco. Per ravvivare un po’ il nostro rapporto- la guardai stralunata per l’improvvisa piega che stava prendendo la conversazione; questo veramente non me lo aspettavo. Nel frattempo eravamo giunte alla meta e ci rifugiammo nella frescura dell’ombra degli spogliatoi dove, vista l’ora, non c’era nessun’altra a parte noi. -Ma scusa, cosa stai dicendo- chiesi col cuore in gola aspettandomi il peggio. -Non fraintendermi. Stiamo sempre assieme ma, non so come dirtelo, lui mi sembra un po’ distratto. Io gli voglio sempre bene ma forse lui sta pensando a qualcun’altra- mi rivelò. -Ma va’- cercai di distrarla io, tirando un sospiro di sollievo nel capire che non si riferiva a me e che non aveva nessun sospetto su quello che era successo ieri fra di noi. -E poi che c’entra questo con la rossa naturale?- le chiesi, -Guarda, te lo dico proprio perché siamo amiche. Un paio di giorni fa mi sono sfogata con Giovanna e lei mi ha consigliato di ravvivare un po’ il nostro rapporto sessuale e mi ha suggerito di depilarmi il pube. Ed è per questo che non posso più dimostrarti che sono naturale e non tinta- mi rivelò, -Ti sei depilata?!?- le chiesi stupita. Nel frattempo ci stavamo spogliando per infilarci nelle docce e, nude che fummo, potei vedere che quanto diceva era vero. Non si distingueva neanche un pelino. -Cacchio! È vero!- ridacchiai. Resistetti alla tentazione di allungare le mani per toccare quella fighetta glabra e ci mettemmo a sghignazzare come due scolarette mentre ci drappeggiavamo intorno al corpo un asciugamano. Giunte innanzi alle porte delle docce potemmo notare che su una delle porte era appeso un cartello di -FUORI USO-. -Uffa che scocciatura!-, mi lamentai, -vorrei sapere cosa li paghiamo per fare tutti quei soldi- -Ma davvero! E poi quando ne chiedi conto si lamentano anche- insisté lei. -Senti se non ti da fastidio potremmo fare la doccia assieme. Tanto fra donne…- propose Laura. -Ok. Giuro che non ti violenterò- scherzai io -Per violentare qualcuna bisogna che lei non ci stia, e chi te lo dice a te che io non ci starei?- proseguì Laura. E così ridendo e scherzando lasciammo cadere gli asciugamani che ci coprivano e ci sospingemmo l’una l’altra dentro il ristretto spazio del box doccia. Laura aprì il getto della doccia e quel primo getto d’acqua uscì gelido facendoci strillare. -Guarda che è per via dell’acqua e non per merito tuo- dissi io indicandomi i capezzoli inturgiditi -Perché, io non ti piaccio?- chiese Laura facendo la fatalona. -Ma piantala- cercai di sdrammatizzare -Diciamo che non sei il mio tipo–Perché, che cos’ha il tuo tipo che io non ho?- -Un cazzone tipo il mio Paolo!- -O beh, allora non avvicinarti a Francesco! Ce l’ha come un mulo!-. Come se non lo sapessi! Sorrisi e stando allo scherzo, mentre quelle parole mi facevano fremere al ricordo di quanto era successo solo ieri, le dissi -Allora potremmo scambiarceli, non ti accorgeresti della differenza- le proposi scherzando -Eh, perché no!- mi rispose lei un po’ troppo in fretta. Ci insaponammo ed in quello spazio ristretto mi accorsi che entrambe tendevamo a toccarci un po’ più di quanto fosse effetto del caso. -Mi insaponi la schiena?- mi chiese Laura e senza attendere risposta si girò tirandosi in avanti i lunghi capelli rossi. La vista del suo perfetto sedere mi procurò un nuovo turbamento ma non diedi seguito ai miei pensieri e la insaponai dicendole -Dopo però ricambi- -Certo- mi rispose. La lavai e la risciacquai indugiando sul suo sedere e poi mi voltai anch’io. -Che bel sederino che hai. Tutto da mangiare! Certo non è come il mio culone- mi disse -Ma cosa dici!. Hai un sedere perfetto!- mi ribellai. -Credi?-. Finito che ebbe ci risciacquammo e, uscite dalla doccia, porsi a Laura il suo asciugamano. Invece di avvilupparsi in esso lo usò normalmente strofinandoselo su tutto il corpo e per non rovinare quel clima di complice intimità che si era creato lo feci anch’io. Mentre ero seduta sulla panca ad asciugarmi i piedi Laura posò uno dei suoi sulla panca e si passò l’asciugamano fra le cosce. In quella posizione potevo chiaramente vedere il suo pube depilato dove neanche un pelino dava ombra al clitoride: -Sembra la fighetta di una bimba- le dissi -sono sicura che riscuoterà un notevole successo con Francesco!- insinuai ridanciana. -Speriamo bene- mi rispose. Ci rinfilammo le nostre mutandine e -Roberta, mi aiuti ad asciugarmi i capelli?- mi chiese, -Certo- le risposi e fattala sedere mi avvicinai a lei da dietro cominciando a massaggiarle la massa rossa dei suoi capelli. Era una situazione di grande intimità e Laura proseguì: -E’ la stessa cosa che mi ha detto Giovanna. Mi ha detto che in un periodo di down fra lei e suo marito lui aveva avuto questa idea per ravvivare il loro rapporto. Diceva che gli sembrava di scopare una ragazzina. Chissà se servirà anche a noi due-. Era un po’ giù mentre lo diceva, così cercai di aiutarla: -Penso che sia importante quello che fai per lui. Credo anch’io che una ottima intesa sessuale sia fondamentale in un rapporto amoroso- -E invece fra te e Paolo, tutto bene?- mi chiese -Si si. Innanzi tutto ci vogliamo proprio bene e poi, anche dal punto di vista sessuale nessuno di noi due si può lamentare- dissi, e sovrappensiero lasciai scivolare le mie mani dai fianchi alle natiche. -Roberta?- -Sì?- -Posso farti una domanda intima?- -Certo Laura, siamo amiche no?- -Tu cosa ne pensi della sodomia?- per poco non mi strozzai! -Beh, lo vuoi sapere veramente?- chiesi cauta, -Sì, ti prego. Mi piacerebbe che fra noi non ci fossero segreti- insisté lei. -Beh, a Paolo piace molto. Ed anche a me- dissi tutto d’un fiato rivelandole un nostro segreto. Laura mi guardò -Sai io non l’ho mai fatto- mi rivelò, -Beh. Quando Paolo me lo ha chiesto la prima volta anch’io avevo molta paura- proseguii, -Ma ti piace veramente?- s’informò lei, -Si- le risposi sincera, -Ed anche a Paolo?- -Sicuramente si. Sai fra di noi abbiamo fatto un patto. Ci diciamo tutto quello che ci riguarda e lui mi ha detto che gli piace anche incularmi ed io gli ho confessato che anche a me piace farmelo fare. E poi a quale uomo non piace?- un pensiero mi folgorò la mente, -ma davvero tu e Francesco… mai?- -Beh, all’inizio lui me l’aveva chiesto ma io gli ho detto di no e a parte qualche insistenza ultimamente non me l’ha più chiesto- mi raccontò, -Beh allora, se la depilazione non fa effetto… prova ad offriglielo tu stessa- le consigliai. -Ma mi hanno detto che fa molto male- -No, molto male no. Fa male la prima volta e poi sempre di meno. Ma dopo è una sensazione piacevolissima, come di pienezza. Senti, non hai mai provato a fartelo mettertelo dentro quando eri un po’ asciutta?- le chiesi cercando un esempio che potesse rendere l’idea della sensazione che si provava, -Si è successo qualche volta- mi confidò, -Beh è simile, almeno all’inizio, e poi se lui è gentile si viene proprio- le rivelai -Ma davvero?- mi chiese stupita -Si si. Te l’assicuro. E poi molto dipende da lui. E Francesco mi sembra il tipo giusto, non credi?- -Mah, non so. Forse-. Lasciammo cadere l’argomento e finimmo di rivestirci ognuna persa nei propri pensieri. Uscimmo dagli spogliatoi e ci dirigemmo a mangiare qualcosa insieme al ristorante del club. Dopo avere scelto ciascuna il proprio piatto, mentre aspettavamo che il cameriere ci portasse quanto richiestogli l’idea di un piano cominciò a formarmisi in mente e ripresi il discorso interrotto: -Forse se vi trovaste nell’ambiente giusto la scintilla potrebbe scoccare nuovamente- proposi, -Beh, non so. Non credo che sia solo una questione d’ambiente. Forse dovrei proprio prendere io l’iniziativa- rispose lei. Forse anche lei si stava decidendo -Certo sarebbe la cosa migliore- la spronai. -Però non so proprio come fare. Nonostante la sua maggiore età sembrava proprio una ragazzina alle prese con i primi approcci. Un po’ mi faceva ridere, ma in fondo suscitava in me la voglia di darle una mano e poi questo si combinava perfettamente col piano che mi si stava sviluppando in mente. Così le risposi: -Guarda, secondo me tu devi solo procurare l’occasione, poi se solo Francesco è toro la metà di quello che dici ci penserà lui- le insinuai, come se non sapessi personalmente quanto sapeva inculare Francesco. -Secondo te, una situazione tipo cenetta a lume di candela andrebbe bene?- mi chiese, -Mah, veramente stavo pensando a qualcosa di più. Senti, Paolo ed io andremo a fare una quattro giorni di sesso e riposo alla casa dei miei al mare questo fine settimana. Se non t’imbarazza potete aggregarvi anche voi. La casa è molto grande e poi lì da cosa nasce cosa-. Gettai lì la mia proposta ed il mio amo. Adesso si trattava solo di vedere se Laura abboccava. E lei abboccò ingoiando amo lenza e canna. -Saresti davvero disponibile a fare questo per me?- mi chiese quasi commossa. -Certo! Siamo amiche no?-. Giunse il cameriere con i nostri piatti e, mentre mangiavamo, ci mettemmo d’accordo per partire il pomeriggio di venerdì. Organizzammo tutto quanto in modo da avere per noi i nostri ragazzi per ben tre giorni. Non glielo rivelai ma anche Laura aveva un ruolo nel mio piano. Piani dentro altri piani. Lei pensava di trovare l’occasione per farsi fare il culo in modo da legare Francesco a sé. Io sapevo che per Francesco sarebbe stato un vero regalo, avrebbe potuto sverginare il culo della sua ragazza. Paolo avrebbe avuto l’occasione di avere un rapporto con due donne e, a parte questo che già lo avrebbe fatto ingrifare, avrebbe detto di si anche per una questione d’orgoglio. Avrebbe avuto l’occasione di farsi una che gli aveva anche detto di no. E anche se erano ragazzini sapevo che non se l’era dimenticato. Ed io? Certo non avrei recitato il ruolo della buona samaritana. Avrei avuto per me contemporaneamente i miei due cazzoni ed avrei potuto avere il mio primo rapporto omosessuale. Finito di mangiare la riaccompagnai al lavoro e ci lasciammo con l’intesa di risentirci dopo aver parlato coi nostri lui.
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