*Laura* Eravamo in viaggio da mezz’ora, e la station wagon che mio padre ci aveva prestato filava veloce nella notte in direzione della casa al mare di Roberta, guidata dalle mani sicure di Francesco. Non sarebbe stato un viaggio lungo, al massimo un paio d’ore. Guardavo le luci delle macchine mentre le superavamo e quella vista mi stava facendo addormentare. Pensavo a Roberta. Quando c’eravamo trovati, chiacchierando prima di salire in macchina, mi aveva ricordato l’obiettivo del nostro viaggio. Solo sesso e lo aveva detto a voce alta facendosi sentire anche da Paolo e Francesco. Ero d’accordo con lei ed ero convinta di fare veramente di tutto col mio Francesco, e lei insisté dicendo: “Da adesso in poi tutto quello che Paolo vuole, io lo faccio. Sai, per essere sempre pronta non mi sono neanche messa le mutandine” e piroettò su se stessa facendo svolazzare la corta gonnellina che indossava. Potei vedere che quanto aveva detto era vero ed ebbi una fugace visione del suo culetto. Mamma mia quanto la invidiavo, così decisa, così coraggiosa. Quello che voleva era sicuramente in grado di prenderlo. Trattandosi poi del cazzo di Paolo… ci sarebbe certamente riuscita. Anche rivedere Paolo che, mentre parlottava con Francesco sbirciava la sua ragazza notandone il movimento e sorridendole, mi fece pensare che stavo per fare sesso accanto alla persona cui avevo detto di no quando eravamo ragazzini, e quei pensieri mi turbarono. Era un po’ che non lo vedevo e potevo apprezzare come fosse diventato veramente un bell’uomo. Alto, muscoloso, coi capelli lisci neri come la notte: era veramente in grado di far fare di tutto ad una donna. E mi scoprii a desiderare che chiedesse a me di farlo. Ero lì che sonnecchiavo persa in quei pensieri quando sentii il suono di una zip che veniva abbassata. Non aprii gli occhi ma i miei sensi si misero in stato d’allerta. Io sedevo nel posto accanto al guidatore occupato da Francesco, col sedile leggermente reclinato, e Roberta stava dietro di me mentre Paolo sedeva al suo fianco. Si sentì un flebile mugolio e, stando attenta che nessuno se n’accorgesse, sbirciai da sotto le palpebre socchiuse. Nel buio s’intravedeva il corpo di Roberta riverso sul grembo di Paolo e si vedeva la testa ondeggiare. Non c’era bisogno di sentire i mugolii silenziosi che ogni tanto Paolo emetteva per capire che gli stava facendo un pompino. Anche Francesco doveva essersi accorto della manovra perché rallentò l’andatura e armeggiò con lo specchietto retrovisore. Quel porco! Si stava rimirando la mia amica! Però l’idea che Francesco si eccitasse a quella vista fece eccitare anche me e, in assoluto silenzio, gli appoggiai una mano sulla coscia. Francesco mi guardò di sottecchi e mosse il bacino in una muta supplica. Spostai la mano appoggiandola sul suo pacco rigonfio pensando a quanto dovesse soffrire a tenere il suo cazzo stupendo in quella posizione sacrificata e fu in quel momento che decisi, puramente e semplicemente, di non essere da meno di quella troietta della mia amica sul sedile posteriore. Quello che faceva lei potevo benissimo farlo anch’io. Mi sollevai la gonna e mi tolsi gli slippini stando attenta a muovermi lentamente in modo che solo Francesco potesse capire cosa facevo. Lo guardai e, a vedere che mi sorrideva lupesco, gli sorrisi di rimando. Riappoggiai la mano sul pacco e, quatta come una gatta, feci scivolare la zip che gli chiudeva i pantaloni. Nonostante tutte le mie cautele, il rumore si sentì, ma dal sedile di dietro nessun segnale. Roberta continuò il servizietto e Paolo continuò pacifico a lasciarsi spompinare. Immersi la mano nella patta aperta e, per fortuna indossava dei boxer, n’estrassi la stupenda verga. Lo masturbai lentamente mentre decelerava ancora e si spostava nella corsia di destra e mi chinai su di lui prendendolo in bocca. Mmmhh, che buon sapore che aveva sempre. Leccai la goccia che fuoriusciva dalla cappella e me l’immersi tutto in bocca cominciando a pomparlo. Francesco si era spostato col sedere più avanti sul sedile in modo da darmelo meglio e, mentre ero lì col corpo fra il suo e la leva delle marce, e col viso fra il suo ventre ed il volante, sentii la sua mano accarezzarmi le natiche. Mi aveva sollevato la gonna scoprendomi il sedere e, con un dito mi titillava il buchino del culetto non riuscendo ad arrivare per bene alla mia figa. Dietro di noi sentii un “Ooohhh” e capii che Paolo si stava scaricando nella bocca di Roberta. Mi bloccai terrorizzata. Adesso Roberta si sarebbe tirata su ed avrebbe visto quel che stavo facendo. Francesco a sentire che m’ero fermata tolse la mano dal mio sedere e me la posò sul capo spingendomi la testa in basso, verso di sé. Certo, non voleva che lo piantassi così col cazzo duro per aria. E chi se ne fregava se ci vedevano!, decisi. Lo sapevamo tutti che quella sarebbe stata una vacanza di puro sesso. Perciò mi feci coraggio e ripresi a spompinarlo non preoccupandomi dei rumori di risucchio che facevo con quel grosso cazzo in bocca, ormai certa che mi avrebbero scoperta. Sentivo la sua verga pulsare fra la lingua ed il palato e capii che di lì a poco mi avrebbe sborrato in bocca. Non era certo la prima volta che glielo lasciavo fare e mi sorprese che l’idea di ingoiare il suo sperma in pubblico mi eccitasse ancor di più. Capii che mi piaceva farlo così ed accettai il lato esibizionista del mio carattere. Mentre facevo quei pensieri continuai a pompare finché Francesco mi sborrò in bocca colpendo il mio palato con gli schizzi caldi del suo sperma. Lo sentii emettere un gemito non troppo silenzioso ma continuai a pomparlo di gusto. Finii l’opera ingoiando tutto quello che mi aveva scaricato in bocca e mentre mi rialzavo dai sedili dietro si sentì un: “Evviva” seguito da un applauso. Mi girai arrossendo come un peperone, certa di essere stata scoperta. “E bravi i due piccioncini” disse Paolo, “Beh, l’esempio ce l’avete dato voi due” sentii Francesco rispondere in mia difesa, mentre Roberta mi abbracciava da dietro. “Si, si” ridacchiò Roberta, “avete trovato la scusa giusta”. “Perché,” le chiesi io resa audace dalla situazione, “solo tu glielo puoi prendere in bocca?” dissi riferendomi al mio Francesco. “Certo che no, se vuoi, accomodati…” mi rispose equivocando forse volutamente, “ma lasciamene un po’, che quando arriviamo Paolo si dovrà sdebitare in qualche maniera”. Ridemmo tutti perché era chiaro come si sarebbero dovuti sdebitare i nostri maschi. “Che dite, ci fermiamo un po’ all’autogrill?” chiese Francesco, “Si dai, fermiamoci, ho sete” rispose Roberta, “Non ti è bastato quello che ti ha dato da bere Paolo?” ribatté Francesco. Pensai che Roberta si potesse incazzare a quella battutaccia ma lei non fece neanche finta di adombrarsi e “Spiritoso! Adesso ho sete di una Coca…”, rispose. Continuammo a chiacchierare così mentre percorrevamo i pochi chilometri che ci separavano dall’autogrill. Qui giunti ci fermammo e Roberta ed io ci dirigemmo verso i bagni, mentre i nostri uomini ci aspettavano al bar. Lasciammo cadere qualche monetina nel cestello della donna delle pulizie ed entrammo nei bagni. L’ora era tarda e, oltre a noi, non c’era nessuno. Quei cessi erano abbastanza puliti ma con le porte scardinate e senza serratura. Non fidandomi ad entrare in un bagno senza potermi chiudere dentro: “Ti spiace tenermi chiusa la porta?” chiesi a Roberta, “dopo ti ricambio”. “Si, si, non preoccuparti. Certo che come scusa per provarci è un po’ deboluccia…” ridacchiò lei spingendomi dentro un bagno. Mi aspettavo che stesse fuori a far la guardia, ma abbozzai e, ridacchiando con lei ripulii con un pezzetto di carta igienica il sedile del water, mi sollevai la gonna e mi sedetti. Roberta era di fronte a me appoggiata con le spalle alla porta e, mentre facevo la pipì, si sollevò la gonna e si toccò la fighetta pelosa. “Sono tutta bagnata” disse accarezzandosi. L’intimità che si era creata mi spinse a fare quello che non avrei mai pensato di poter fare. Allungai la mano e le chiesi: “Posso?”, “Certo” rispose lei. Le accarezzai il pelo setoso e con le nocche potei sentire l’umido della sua fighetta. “Mmmhh, che tocco delicato che hai” mugolò lei, “Hai una fighetta veramente stupenda. Capisco come Paolo non se ne sappia staccare” le dissi mentre mi asciugavo e mi rialzavo. “Aspetta, non tirare lo sciacquone. Devo farla anch’io” mi disse girandomi intorno. Si sedette ed io mi posizionai come si era messa prima lei. Le stavo di fronte e mi chiese: ”E tu, come stai?” “Eccitata” le risposi, “adesso non si sente più perché mi sono asciugata ma sono tutta bagnata dentro” le rivelai resa esplicita dalla straordinaria complicità che si era creata fra di noi. “Posso?” chiese semplicemente lei. Non so cosa mi prese ma accettai la richiesta e mi sollevai la gonna allargando le gambe. Allungò le mani: “Com’è strano vedertela così nuda” mi disse riferendosi alla mia figa depilata, e con i polpastrelli mi sfiorò il clitoride turgido indugiando in quella torbida carezza. Spinsi il bacino verso di lei chiedendole di più e Roberta capì. Mi accarezzò con tutta la mano e con le dita entrò dentro di me. Mugolai dal piacere di sentirmi accarezzata in quella maniera e Roberta, mentre continuava a strusciare la mano su di me, si piegò posando le sue labbra sul mio clitoride. Sentii le sue labbra aprirsi e suggere e la sua linguetta saettò in una veloce leccata. “No ti prego” mi lamentai, ma la mia voce non convinse nemmeno me e tantomeno Roberta, che s’inginocchiò fra le mie gambe e prese a leccarmi sempre più a fondo tenendomi le labbra divaricate con le mani. Fu così che ebbi il mio primo rapporto lesbico, in piedi in un bagno pubblico. Sotto l’abile lingua di Roberta mi allagai e, non sapendo come fare, la tirai su verso di me baciandola. Lei continuò con la mano finché non riuscì a farmi venire carezzandomi. Ci ricomponemmo e con gli occhi luminosi, ridacchiando come ragazzine tornammo al bar dove ci aspettavano i nostri maschioni. “Ce ne avete messo del tempo” disse Paolo e Roberta gli mise la mano sulla bocca dicendogli “Taci”. Mi venne un colpo quando vidi che Paolo annusava la mano di Roberta e capii che era la stessa mano che poco prima avevo fra le gambe. Arrossii violentemente, ma Roberta mi sorrise e mi disse: “Ricorda, nessun segreto”, anche Paolo mi sorrise comprensivo mentre Francesco ci guardava non capendo. “Se volete tenermi in gruppo…” disse capendo che c’era dell’altro. Roberta mi guardò lasciando a me la decisione. Ero molto combattuta, ammiravo la complicità che c’era fra Paolo e Roberta e volevo che questa ci fosse anche fra Francesco e me ma avevo paura di quello che Francesco poteva pensare di me. Pensai che quello era il momento giusto e guardando Francesco arrossii mentre gli dicevo: “Mentre eravamo in bagno Roberta ed io…” “Roberta ed io, cosa?” insisté lui. “Abbiamo… lesbicato” gli sussurrai ormai paonazza. Francesco mi prese fra le braccia e senza dire niente mi baciò sulle labbra mentre Paolo e Roberta ci sorridevano. “Beh, Francesco. Adesso se vogliamo primeggiare dobbiamo darci da fare…” commentò Paolo ridacchiando. “Aspetta solo che arriviamo a destinazione…” ribatté Francesco stringendomi a sé. Ero stupita, sapevo che tutti noi sapevamo che sarebbe stata una session di puro sesso, ma lo stesso mi sbalordiva la complicità che si era creata fra di noi ma, decisi, non sarei stata io a romperla. Mi sentivo come se fossi fra le nuvole, in un mondo tutto roseo di felicità. Bevemmo qualcosa al banco del bar e subito dopo tornammo in macchina e riprendemmo il viaggio. Chiacchierando ed ascoltando la radio, o le cassette quando eravamo in galleria, giungemmo a destinazione. Uscimmo sulla statale e dopo una mezz’oretta arrivammo al cancello della villa di Roberta. “Ma è enorme!” si stupì Francesco accendendo gli abbaglianti ad illuminare il grande cancello in ferro battuto, “c’è anche la servitù?” chiese. “No, figurati. Da quando non ci sono più i miei nonni la usiamo solo per le vacanze e ormai quasi non ci veniamo più. C’è solo il signor Gianni che viene quando lo chiamiamo perché qualcuno di noi deve venire: per mettere a posto il giardino o fare qualche lavoretto di manutenzione. Poi c’è anche la moglie, la signora Marina, che quando serve fa un po’ di tutto. Ma non vivono qui. Così hanno fatto anche stavolta: mamma li ha chiamati quando le ho detto che saremmo venuti noi, hanno messo a posto e poi se ne sono andati. Quindi stai tranquillo non c’è nessuno. I miei sono in città e mio fratello è in Grecia”. Mentre parlava Roberta frugava nella sua borsetta alla ricerca del telecomando. Trovatolo aprì il cancello e Francesco imboccò il viale. Lentamente lo percorremmo coi finestrini aperti alla tiepida brezza serale, sentendo la ghiaia scricchiolare sotto le ruote. Dopo l’ultima curva i fari illuminarono una grande villa fine Ottocento e ci fermammo ai piedi della scalinata. “Vieni Laura. Lasciamo i bagagli agli uomini” mi disse Roberta cominciando a salire i gradini. Seguii quel culetto danzante sotto la corta gonnellina, ed entrammo in casa dopo che ebbe disattivato l’allarme usando una serratura a combinazione alfa – numerica d’ultima generazione. Accese le luci delle prime stanze mentre io mi guardavo in giro. L’ingresso era ampio ma non freddo anzi, sembrava molto accogliente, così come sembrava accogliente il vasto salotto che vi si apriva. Aprimmo le porte finestre che davano su un’ampia terrazza, costellata di vasi di fiori. Nel frattempo arrivarono gli uomini. Paolo lasciò cadere a terra le valigie che portava e abbracciò Roberta che subito gli si era lanciata fra le braccia. Non si preoccuparono proprio di noi e potei vedere che Paolo le aveva messo le mani sulle natiche frugandola sotto la gonna. Stavo morendo d’invidia a vedere quella coppia perfetta quando anche Francesco mi prese da dietro abbracciandomi e toccandomi le tette. In quella posizione mentre guardavo potevo sentire col mio culetto la sua prepotente erezione sotto i calzoni. Non mi girai subito godendomi quel palpeggiamento e i baci che mi deponeva sul collo e sulle spalle. Potei così vedere che Roberta non disdegnava le profonde carezze di Paolo. Anzi. Stando attaccata a lui allargava le gambe per consentire a quelle mani che la cercavano di trovare tutto di sé. Mi girai verso Francesco vedendo con la coda dell’occhio che Roberta portava Paolo verso il grande divano del salotto. E poi non vidi altro subissata come fui dalla passione di Francesco. Mi baciò profondamente infilandomi un palmo di lingua in bocca e sentii le sue mani sulle mie natiche nude. Anch’io aprii le gambe a quelle carezze come avevo visto fare poco prima a Roberta e sentii le sue mani aprirmi le natiche e correre ad accarezzarmi il buchino del sedere. Era veramente il suo chiodo fisso! Da lì passarono alla mia fighetta e, dopo qualche carezza a mano aperta, sentii le sue dita aprirmi ed infilarsi dentro di me. Com’erano grosse quelle dita al confronto di quelle di Roberta! Non rimasi passiva fra quelle mani che mi conoscevano così bene e cominciai ad accarezzargli il pacco da sopra i jeans. Volevo farmi scopare da lui ma non sapevo dove andare. Fu Roberta a toglierci d’impaccio dicendoci: “Ragazzi se volete, venite qua”. Mi girai verso di lei e vidi che era strettamente abbracciata a Paolo con le mani di ciascuno sul corpo dell’altro ma occupavano solo una piccola parte del grande divano. Ci fecero cenno di avvicinarci e Francesco ed io ci guardammo. Gli feci cenno di sì e, presami la mano, Francesco mi condusse a quel divano. Si sedette prima lui e mi tirò a sé facendomi sedere sulle sue gambe. Riprese a baciarmi e mentre sentivo il suo cazzo enorme contro la mia coscia sentii che con la mano risaliva sulla mia gamba arrivando a titillarmi il clitoride. Allargai le gambe a quella carezza facendomi infilare dentro la mia figa bagnata due dita che presero a muoversi. Con una mano riuscii ad abbassargli la zip estraendo il suo cazzo magnifico. Lo presi in mano e cominciai a masturbarlo. Ma quella manovra non poteva bastare né a lui né a me. Resa ardita dalla situazione mi misi a cavalcioni su di lui e mentre Francesco scivolava un po’ in giù mi sollevai sulle ginocchia e diressi il suo cazzo con la mano verso di me. Nell’effettuare quella manovra girai il viso e vidi Roberta inginocchiata di fronte a Paolo in estatica adorazione del suo cazzo. Mentre mi facevo scivolare dentro quello di Francesco ammirai il cazzo di Paolo e l’abilità con cui Roberta lo succhiava. A vederlo nudo il suo cazzo mi sembrava più grosso di quello di Francesco che pure mi riempiva tutta la figa e, mentre mi muovevo su di lui lasciandomi stantuffare, pensai a come doveva essere per Roberta prenderselo in culo. Sentii le mani di Francesco accarezzarmi le tette ed il viso e quando mi capitò vicino alla bocca un dito lo succhiai insalivandolo. Non so io stessa cosa volessi fare né cosa capì Francesco ma lasciò il mio viso e guardandomi mi accarezzò il buco del sedere con quel dito insalivato. Ero lì su di lui a trottare con quel cazzo nella figa e con la cerniera dei suoi pantaloni che mi grattava fredda, e sentii che mi infilava dentro il dito. In quella posizione le mie natiche erano completamente aperte ed il mio buchino si aprì morbido a quella carezza intima. Lo sentivo entrarmi dentro e, goduriosa com’ero per via del cazzo che mi trapanava la figa, non pensai certo di ribellarmi. Contemporaneamente vidi Roberta sfilarsi il vestitino e, completamente nuda, sedersi su Paolo volgendogli le spalle ed impalarsi sul cazzo che aveva appena finito di sbocchinare facendo ondeggiare le sue tette meravigliose. In quella, Francesco mi ribaltò sotto di sé e non potei vedere più nulla, impegnata com’ero a prendermi nella figa il suo cazzo gigantesco. Non mi preoccupavo più di poter essere vista, certo non potevo nutrire quel timore nei confronti di Roberta impegnata sul cazzo di Paolo, e mi abbandonai alle sensazioni che Francesco mi regalava fottendomi con foga. Ero lì a gambe larghe a prendermi quel popò di cazzo nella figa apprezzando le carezze che mi dava tutto intorno alla figa dilatata. Dapprima pensai che fosse Francesco a toccarmi, ma quando vidi che si alzava troneggiando su di me appoggiandosi con entrambe le mani al bracciolo del divano capii che non poteva essere lui. Quelle mani mi toccavano esperte accarezzandomi le grandi labbra ed il buchino del sedere per passare a titillarmi il clitoride. Stavo quasi per venire sotto quel trattamento incrociato quando Francesco mi disse: “Girati” e si staccò da me. Mi sollevai e vidi che era Roberta ad accarezzarmi stando prona sul divano mentre Paolo la fotteva da dietro. Nel breve momento che Francesco impiegò a spogliarsi pensai che mi volesse inculare ma non mi spaventai. Sapevo che sarei tornata da quella vacanza col culo sverginato e mi misi a pecorina allargando le gambe per consentirgli il passaggio. Si avvicinò a me tenendosi il cazzo con una mano e Roberta salì sul divano avvicinandosi. E, mentre Francesco sceglieva di infilarmelo nella figa, Roberta avvicinò il suo viso al mio respirandomi sulla bocca, cercandomela. Paolo disarcionato si alzò in piedi e rimase a guardarci mentre Francesco mi trombava e Roberta mi baciava appassionatamente. Lo vidi accarezzarsi il cazzo, molto più peloso di quello di Francesco. Sperai che me lo mettesse in bocca ma lui si piazzò dietro Roberta e potei sapere quello che le faceva perché la sentii dire: “Sii, rimettimelo tutto dentro, sii così. Chiavami, fottimi cosììì si dai ancora, ancora… oohh…”. Vedevo Paolo fotterla tenendola per i fianchi e mi fu facile immedesimarmi in lei visto che Francesco faceva lo stesso a me. La sua testa ballonzolava al ritmo dei suoi affondi e così doveva fare la mia tanto che ormai non ci baciavamo più ma appoggiavamo la testa sulla spalla dell’altra sbavandoci addosso ad ogni tentativo di bacio. Mi sostenevo a Roberta e, non più a 90 gradi ma quasi dritte, sentivo le sue tette di alabastro strusciarsi sulle mie. Ci avvicinammo ancora di più prontamente seguite dai nostri fottitori ed allungai la mano verso la sua figa spalancata dal passaggio del cazzo di Paolo, subito imitata da lei. Le accarezzai il clitoride e nel toccarle la figa spalancata toccai anche il cazzo di Paolo. In quella sentii Francesco: “Si dai toccami il cazzo così. Prendilo in mano mentre scopo Laura, siii, stringilo cosìì dai” capii che si rivolgeva a Roberta e ormai prossima a venire feci a Paolo quello che Francesco chiedeva a Roberta; glielo presi in mano mentre scopava la mia amica sentendo il bagnato della sua figa che me lo faceva scivolare fra le dita strette ad anello alla sua base. “Oohh, Francescoooo sii, fottimi così, dai ancora che sto per venire sii, vengooo” urlai prontamente imitata da Roberta che se ne venne contemporaneamente a me. Mi accasciai appoggiando la testa sul divano accanto alle gambe di Roberta, ma Francesco non era ancora venuto e mi trattenne il sedere in alto appeso al piolo che mi aveva conficcato dentro e “Si, dai così lasciati fottere così dai che vengo anch’io. Ti vengo dentrooo ooh Laura dai apri bene la figa che ti riempiooo” sentii Francesco che si lamentava e subito dopo sentii la sua sborra calda allagarmi a schizzi mentre mi dava gli ultimi colpi. L’unico che non era ancora venuto era Paolo ma era questione di poco. Mentre ero lì che aspettavo che Francesco lo tirasse fuori dalla mia figa piena lo sentii dire a Roberta: “Dai girati” sollevai lo sguardo e vidi Roberta sedersi e lui in piedi di fronte a menarsi l’uccello. “Vieni fatti sborrare in faccia. Dai troia prendila tutta la mia sborraaaa” Roberta non si ribellò, ma avvicinò il viso e, mentre lui le teneva la testa in posizione con una mano, con l’altra le diresse i fiotti della sua sborra sul viso. Avevo ancora il cazzo di Francesco dentro di me che mi allargava e a vedere quella scena e notare che Roberta non si sottraeva ma anzi cercava a bocca aperta di prendersi qualche schizzo, venni ancora una volta. Francesco aspettò che mi calmassi e poi estrasse il suo cazzo ancora duro dalla mia figa e ci accasciammo sul divano, ansimanti. “Uau, ragazzi! Mi raccomando non diciamolo a nessuno ma rifacciamolo insieme” disse Francesco, “Beh, se Laura è d’accordo, senz’altro” disse Roberta “certo non mi vergogno a dire che farlo con voi accanto è anche più eccitante” “Sì è vero. Ho sempre pensato che il sesso di gruppo fosse una cosa da pervertiti ma mi devo ricredere. È proprio bello!” aggiunsi io convinta. “Il sesso di gruppo è anche scambio dei partner” disse Paolo, e sentir esprimere a voce alta quelli che erano i miei più segreti pensieri mi fece arrossire, “Beh, se Laura è d’accordo si può anche fare… Io non sono geloso di voi” disse Francesco guardandomi. Prima che potessi rispondere di si che lo volevo anch’io che volevo prendermi quel cazzo che una volta avevo rifiutato Roberta mi trasse d’impaccio e propose: “Che ne dite, mangiamo qualcosa e poi ce ne andiamo a letto?” “Sempre diplomatica lei” disse Paolo ridendo. La sua risata era trascinante e ci mettemmo tutti a ridere alzandoci dal divano e rivestendoci sommariamente. Ci recammo in cucina e Roberta con la scusa di farmi scegliere quello che volevo dal frigo mi sussurrò: “Senti ho troncato il discorso perché ho visto che sei arrossita. Ma se anche tu vuoi quello che ha proposto Paolo lo possiamo fare veramente. Io non sono gelosa di te” pensai che Roberta era veramente un’amica e perciò glielo confidai: “Si se a te non dispiace mi piacerebbe provare a far sesso con Paolo” e la guardai sorridermi. “OK ragazzi! La “donna del monte” ha detto si!” disse a voce alta imitando una celebre pubblicità. “Yahoo!” dissero in coro Paolo e Francesco e tutti mi abbracciarono e mi baciarono e quelle lingue che mi entravano in bocca mi regalarono emozioni diverse: una donna, il suo uomo e Francesco che mi stava consegnando nelle loro mani. Finimmo di mangiare che era veramente tardi, e Roberta ci disse: “Ragazzi, se volete continuate pure ma io vado a letto a dormire” tutti ci dichiarammo d’accordo anche se ci spiaceva lasciare quella compagnia e così prendemmo i bagagli e seguimmo Roberta che ci faceva strada verso le camere al piano di sopra. Le due camere erano vicine separate dal bagno padronale e ci separammo. Entrai in camera con Francesco e disfatti i bagagli iniziammo a spogliarci per andare a letto. Lui fu nudo in un baleno col suo corpo muscoloso e lo splendido batacchio che gli ondeggiava fra le gambe e si sdraiò sul grande letto. Lo guardai di sottecchi e cominciai a spogliarmi con lente movenze ancora vogliosa. Capì subito quello che volevo e potei vedere il suo cazzo cominciare ad ergersi. Finii di spogliarmi e completamente nuda mi avvicinai a lui. Mi posò una mano all’interno della coscia ed io gli accarezzai il cazzo ancora moscio impastandolo fra le mani. “Hai ancora voglia di scoparmi?” gli chiesi “Fammelo diventare duro con la tua bocca e poi vedi cosa ti faccio…” mi rispose insinuante. Salii sul letto e mi rotolai su di lui per passare dall’altra parte mi posizionai e gli baciai il viso e le labbra. Lui mi accarezzava la testa ed il viso e, dolcemente, mi spinse la testa verso il suo ventre. Mi spostai avvicinandomi al suo cazzo ancora un po’ moscio e lo raddrizzai con le mani dirigendolo verso la mia bocca. Gli baciai la cappella e me lo infilai in bocca. Lo sentivo diventare grosso dentro di me, sentivo la cappella che mi spingeva in gola e mi ritrassi iniziando a muovere in su e in giù la bocca intorno a quel cazzo che la riempiva. Francesco mi posò la mano sulla testa accompagnando quel movimento e ad un certo punto mi spinse di nuovo in giù mentre sollevava il bacino: “Prendilo fino in fondo” mi disse. Mi sottrassi ed alzai lo sguardo su di lui: “Non ho capito” gli dissi, “Prendilo fino in fondo alla gola” ribadì duro guardandomi negli occhi, “voglio un trattamento da gola profonda”. Capii cosa intendeva e tornai al suo cazzo infilandomelo di colpo tutto fin oltre la gola. “Oohh, che bocchinara che sei, sii ciucciami tutto cosììì” mi disse e ricominciai a fare su e giù su quel palo di carne affondandomelo ogni volta fin nell’esofago. Mentre lo sbocchinavo si spostò sotto di me a sessantanove ed iniziò a leccarmi la figa. Mi staccai da lui e gli dissi: “Aspetta Francesco non mi sono ancora lavata, sono ancora piena della tua sborra” avevo paura di fargli schifo con la vagina ancora impiastricciata del suo sperma “Non ti preoccupare, va bene così” mi disse lui spingendomi di nuovo la testa verso il suo cazzo, e riprese a slinguarmi la figa infilandomi dentro un palmo di quella lingua rasposa mentre me la teneva aperta con le mani. Sentivo i suoni del risucchio che faceva e quel rumore anziché schifarmi mi eccitò ancora di più. Mollai il suo cazzo enorme con la mascella dolorante e mi girai “Scopami ti prego” gli chiesi implorante. Non avevo voglia del suo cazzo, ne avevo proprio bisogno. “Si vieni, siediti sopra” mi disse tenendosi il cazzo dritto con una mano. Era bellissimo vederlo così nudo con le gambe leggermente allargate ed il suo strumento in mano. Gli salii a cavalcioni infilandomelo dentro in un battibaleno “Oohh, com’è grosso” gli dissi iniziando a farmelo scorrere nella figa. Era durissimo e quella penetrazione cominciava a farmi un po’ male ma continuai imperterrita a cavalcare mentre Francesco si metteva dei cuscini sotto la testa. Il suo viso si trovava ora all’altezza delle mie tette ballonzolanti, le prese fra le mani e mi leccò i capezzoli mordicchiandoli. Avvicinai le mani alla mia figa dilatata e presi quel cazzo superbo alla base cingendolo con le dita ad anello e, prendendolo in mano mi strofinai il clitoride con la cappella e mi lasciai ricadere sopra scossa da un tremito di godimento “Ohh, Francesco vengo sul tuo cazzoooo, siii vengooo” gli ansimai nell’orecchio accasciandomi sopra di lui. Francesco mi tenne così per un po’ col cazzo durissimo dentro nella figa mentre mi accarezzava il sedere che in quella posizione stava spalancato. Sapendo che lui non era ancora venuto ricominciai a muovermi finché: “Aspetta” mi disse “girati verso i miei piedi” capii quello che voleva perché l’avevo appena visto fare da Roberta e lo feci. Mi girai e mi misi di nuovo a cavalcioni su di lui e Francesco mentre se lo teneva dritto con una mano, con l’altra mi aprì la figa puntando il cazzo all’imboccatura. “Prendilo” mi disse e io mi lasciai cadere, “oohh, che figa che hai si, scopami così. Cazzo che spettacolo che sei così aperta col mio cazzo che ti scivola dentro” cominciai a muovermi lentamente su quel cazzo che in quella posizione mi toccava il collo dell’utero finché fu di nuovo lui a fermarmi: “aspetta adesso. Girati, mettiti sotto che ti scopo io” mi misi pancia all’aria e allargando le gambe lo invitai “Vieni cazzone scopami, mettimelo dentro tutto”. Francesco mi guardò accarezzandosi e tenendoselo in mano si sistemò fra le mie cosce. Puntò la cappella all’imboccatura della figa e con un solo colpo me lo infilò tutto. Mi lamentai per il dolore e per il piacere: “Sii sfondamiiii. Dai scopami così sborrami dentro dai dai” “Ti piace prendere il cazzo eh troia?” mi insultò lui, “adesso prenditi questo che domani ti prenderai anche quello di Paolo. L’hai visto com’è grosso eh? Ti romperà la figa e io lo aiuterò a fartela mentre mi trombo Roberta, mentre lo metto dentro la figa della tua amichetta ” “Sii dai, ma adesso lo voglio io il tuo cazzo che mi scopa cosìì. Si dai chiavami fammelo uscire dalle orecchie. Dai che vengo ancoooraa, vengooo” gli ansimai nelle orecchie, rispondendogli a tono in quel linguaggio sboccato e godendo di nuovo. Aspettò che mi fossi calmata e uscì dalla mia figa dolorante dirigendosi col cazzo in mano verso la mia bocca: “Hai visto cosa le ha fatto Paolo? Adesso fallo anche tu. Vieni fatti sborrare sulla faccia”. Non me lo aveva mai fatto ma non mi ritrassi ed aspettai guardandolo che quel cazzo sputasse la sua sborra su di me. Imitando quello che avevo visto fare a Roberta lo aspettai a bocca aperta mentre Francesco si masturbava ad un centimetro dal mio viso. Ma Francesco aveva sborrato da poco e sapendo le sue doti di resistenza mi attaccai con la bocca alla sua cappella insalivandola e lasciando che si masturbasse nella mia bocca, mi staccai e guardandolo in viso gli chiesi: “Dai ti prego sborrami sulla faccia. Sono la tua troia, puoi farmi quello che vuoi, dai voglio bere la tua sborra” e mentre lo dicevo vidi la sua cappella allargarsi ed in una frazione di secondo uno schizzo impetuoso mi colpì sull’occhio ed un altro si stampò fra i miei capelli. Rimasi lì con la bocca aperta, a prendermi tutta la sua calda sborra riuscendo a deglutire qualche schizzo ed aspettando che finisse di scaricarsi sul mio viso. Quando si fermò ansimante appoggiandosi alla testiera del letto glielo presi in bocca ripulendolo di tutte le tracce del suo sperma e degli umori che aveva tratto dalla mia figa. “Sei stupenda” mi disse abbracciandomi e baciandomi il viso striato dal suo sperma. “Non pensi male di me per quello che vogliamo fare?” gli chiesi temendo la risposta. “No, anzi. Quando ti comporti da troia mi piaci più del solito, e poi questa situazione mi eccita. A te no?” “Si” gli rivelai baciandogli il viso e posando la mia testa sul suo petto. Rimanemmo in quella posizione addormentandoci nudi l’uno fra le braccia dell’altro.
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