* Amo la montagna e credo che non si può salire sulle cime disorganizzati e senza attrezzature adeguante, purtroppo spesso in estate molti turisti, vestiti da mare, tentano di fare i montanari.* Gita estiva al Lagorai* E’ il caso di una coppia di Roma che lo scorso anno ho incrociato salendo sul Logorai. Presa la funivia a Cavalese, ero salito sul Cermis per una gita alpinistica sulla cima del Monte Cauriol. * Metà luglio ed il tempo era bello. Salendo lungo i tre tronchi della funivia, aspettando di arrivare in cima il mio occhio cadeva su una signora piacente, una bella biondina tutta ricciolina, molto truccata con labbra rosso fuoco. una rarità tutta estiva, pensavo.* Il mio sguardo tecnico, feticisticamente la esaminava perchè ero affascinato dal suo corto vestitino da spiaggia, lucido e dorato. Stimolato da quel bel vedere osservavo meglio e con meraviglia mi accorgevo che indossava "calze lucide chiare tendenti al grigio". Una chicca ed una inattesa sorpresa. * Eccitato proseguivo quella perlustrazione visiva, scendendo con lo sguardo notavo dei Sandaletti dorati a zeppa nera rigida ma molto alta ed arcuata (classiche Mules in vernice con nastrini in pelle dorati). * A seguito aveva il marito molto più anziano di lei e la figlioletta più piccola. Prevedevo una bella giornata ed una bella scalata, ma ora però mi interessava ben poco arrivare sulla cima.* Dalla stazione a monte al non lontano rifugio, li seguivo a distanza con lo sguardo fisso a cercare qualcosa di veramente feticistico. Li aspettavo al varco mentre si erano fermati a prendere un caffè e già pregustavo una giornata piuttosto dura per i miei occhi.* Li seguivo col cuore in tumulto per l’emozione, mentre loro incuranti lentamente proseguivano a passo insicuro su per i ripidi sentieri tracciati sui prati di quell’alpeggio. A debita distanza come un ombra proseguivo al loro seguito mentre si saliva sempre più lentamente alla vicina forcella il mio cuore stava per scoppiare.* Mi godevo eccitato quel incedere affannoso su tacchi altissimi, passo delizioso ma reso difficoltoso dal terreno di quel sentiero sassoso ed impervio. Arrivati al passo un forte vento mi faceva capire che il tempo stava cambiando, ma goduria per i miei occhi quel vestitino troppo leggero a ben oltre 2000 metri svolazzava che era una cosa stupenda, mostrandomi ogni tanto il dubbio atroce che la sotto forse c’erano delle autoreggenti velate. * Proseguivano lentamente per il sentiero ora scosceso, scendevano al laghetto e qui bivaccavano per il piacere dei miei occhi. Incredibile ma vero, gironzolando come mosca impazzita finalmente ne avevo la certezza, erano proprio Calze velatissime color fumé con tanto di Reggicalze bianco in pizzo.. Cose da infarto a quelle altezze ma assurdamente criticate dai non pochi presenti quasi scandalizzati. * Svanita la voglia di salire sulla cima mi godevo quel panorama che lei evidentemente divertita non mi nascondeva con troppa convinzione. * Arrivavano ben presto vento e grossi nuvoloni ed un ora dopo già tutti si scendeva lungo la valle del Lagorai, dove un facile sentiero a zig/zag scendeva nella valle deserta. Sentiero ripido che per Lei con quelle arcature rigide diventava una vera tortura, guardavo con attenzione, la aiutavo eccitato e mi godevo quelle scene mentre la gente superava scrollando la testa.* Arrivati in fondo finalmente la valle diventava meno ripida e fra i pascoli alpini scendeva alle malghe di fondo valle, ma purtroppo la strada assomigliava ad una antica strada romana tutta grossi ciotoli. Un vero dilemma camminarci con gli scarponi perchè i sassi erano umidi e scivolosi figurati per lei scendere con quelle Mules dal tacco altissimo.. * Era nervosa e imprecava odiando il marito che la aveva portata in montagna. Finalmente mi rivolse la parola, sfinita mi chiese se la strada era ancora lunga, le chiesi sorridendo: per dove? Per tornare in valle rispose lei. Dissi: più o meno 4 ore con un buon passo, ma attenzione finita la valle dopo il lago la strada precipita ripida a valle e con quei sandali non è certo l’ideale.* Non lo avessi mai detto, Arrabbiata e secca mi rispose che non erano affari miei e che se volevo, visto che facevo il saputello, potevo anche aiutarla, piuttosto che godermi lo spettacolo a debita distanza. * Le diedi la mano e lei la strinse con forza, ne ero visibilmente eccitato. Vedevo le sue unghie lunghe laccate che battevano sul mio palmo, facevo finta di nulla ma ad ogni sua scivolata lei mi stringeva forte quasi ad infilarmi quelle unghiette nelle braccia ma non dicevo nulla perchè non volevo rompere l’incantesimo.* Arrivavano tuoni e fulmini il temporale era vicino e lei imprecava contro il marito incosciente. Le malghe la in fondo offrivano un riparo e non erano poi tanto distanti. Consigliai di andare fin là di corsa, il marito senza dire nulla presa in braccio la figlioletta correva mentre iniziava a grandinare.* Sotto quella pioggia e sotto una fitta grandinata lo imitai e presi in braccio quella signora mettendo volutamente la mano sul bordo della calza infilando il reggicalze fra le dita, lei mi guardò senza dire nulla ma c’era un gesto di chiara sfida nel suo sguardo.* Avrei voluto dirle qualcosa, dirle che mi piaceva e in quel modo mi ripagavo della fatica, ma correvo e mi mancava il fiato. Sicuramente se lei mi avesse detto qualcosa la avrei lasciata li e quindi conveniva a tutti non dire nulla a cattivo gioco.* Arrivammo bagnati fradici, pochi minuti erano bastati per inzupparci e come prevedevo loro non avevano nulla per cambiarsi.* Nel mio zaino avevo qualche ricambio e diedi la mia maglia alla bambina. Eravamo in tanti in quell’improvvisato bivacco, fuori sembrava di colpo arrivato l’inverno.* Altri prima di noi avevano acceso il caminetto e lei davanti al fuoco si asciugava un vestito che le si incollava perfettamente addosso, nulla da eccepire la cosa era eccitante per tutti e non poco. Ma assurdamente gli altri scandalizzati commentavano in modo idiota quello che invece a me sembrava un sogno che in quel luogo raddoppiava il suo eccitante effetto.* Un ora dopo come spesso accade in luglio era tornato il sole e si scendeva a valle, come prevedevo quei sandali a zeppa bagnati non reggevano più quella strada scoscesa. Era bastata solamente un oretta su quel selciato di pietre levigate che i pochi nastrini si erano scollati e per lei ormai quasi sull’orlo di una crisi isterica era diventato impossibile proseguire. * Il marito se la vedeva brutta e se ne stava tacito con la bambina in disparte. Non mi restava che aiutarla, ma come se non portandola a braccio o meglio a spalla. Messa in spalla (non era molto pesante) ma con le cosce ben sotto le mie braccia, avrei fatto il giro delle Dolomiti, ma purtroppo la realtà era un altra e con non poche difficoltà tagliando ed attraversando per boschi e prati li riportavo alla stazione della funivia intermedia che era già tardi. * Mi ero goduto la giornata ma ero sfinito e ora nemmeno un grazie ma solo il piacere di quel bordino e quel gancetto del reggicalze fra le mie mani e sulle mie spalle. Non sapevo se avevo fatto "bingo" o darmi del coglione ma sapevo che lo avrei rifatto tale e quale perché quella esperienza era una bomba a scoppi ritardato.* Quella uscita aveva lasciato il segno nella mia psicologia feticistica, non tutti i mali venivano per nuocere e quella esperienza diventava scuola per le prossime uscite ma forse mai avrei ritrovato occasioni simili. * Vedere certe cose in montagna era inusuale, certe situazioni proposte in quell’ambiente cambiavano effetto e si deformavano. Certamente a Roma erano normali ma quassù colpivano al centro e cambiavano sapore. * Mi aveva stimolato quel luogo, mi aveva eccitato quel suo look e ora perversamente volevo riviverlo, quindi con quella fissa in testa a fine settembre ripetevo quella gita salendo fin sulla forcella, dormivo al bivacco per ridiscendere il giorno dopo quasi fossi in processione, ero solo, ma non so perchè in quella solitudine in quel silenzio tutto aveva un diverso sapore forse anche amaro.Estate – Luglio 99
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