Dopo quanto descritto nel primo episodio, io e mia madre instaurammo un rapporto unico, non morboso, non votato esclusivamente al sesso; no, non eravamo diventati dei porcelli che volevano scopare e scopare, penso che questo accada solo nei racconti su internet, o almeno a noi non capitò; noi ci amavamo, un amore di madre e figlio, solo forse un pochino più profondo e completo.Durante il giorno la mia morbosità non era più asfissiante; non è che non cercassi più di cogliere immagini uniche dalle mie donne di casa, anzi forse per mia sorella tutto era diventato ancora più interessato, ma con mia madre tutto veniva fatto con una consapevolezza diversa, quella di uno che sa che il frutto non è poi così proibito.Non avevamo mai parlato di quanto successo, ma lei era diventata più donna nei miei confronti e forse un po’ meno mamma, comunque sempre mamma ed era proprio quello che io desideravo, non volevo una donna, volevo di più, volevo una mamma che fosse quanto più vicina a suo figlio.Così i limiti che normalmente esistono in famiglia si erano indubbiamente limati, spesso entravo in camera sua mentre si cambiava (commentando sempre quanto mi appariva), spesso lei stessa mi chiedeva un parere su come doveva vestirsi nelle varie occasioni, alcune volte poteva persino capitare che mi chiedesse di aiutarla ad indossare alcuni capi di vestiario, da quelli intimi a tutti gli altri. Questi giochini non facevano altro che creare intimità fra noi togliendo l’esasperazione da quelli che poi sarebbero diventati momenti più privati. Le carezze durante le giornate si facevano più fitte, più intense, ma non oltrepassavano mai certi limiti; sembrava che quelli li avessimo entrambi individuati inconsapevolmente.Io continuavo comunque il controllo della biancheria sporca (che poi una donna non sporca mai, il suo non è sporco ma usato, e la cosa è ben diversa), mi piaceva annusare, pensare chi e cosa era stato a contatto con quei tessuti. Comunque le preferenze erano per gli indumenti di mia madre, più sensuali, più ricercati; quelli della sorellina erano diversamente intriganti e cominciavo ad essere attratto da lei, forse per il fascino del proibito, di quello che ancora non hai, del giocattolo che il bimbo vede in vetrina e chiede, e chiede ancora, fino a quando papà non glielo compera. O forse l’interesse è solo per un fascino diverso, più acerbo, più sbarazzino, anche se una donna e sempre una donna e una ragazzina non potrà mai equivalerla.Comunque ora la porta dietro la quale mi appostavo era la sua, della sister; ma era molto più difficile, l’intimità di una adolescente è invalicabile, la loro privacy è molto più attenta e non lasciare trapelare nulla.Anche quando si parlava dei ragazzi, ricercando qualche indiscrezione, dei fidanzatini, dei morosi, dei rapporti con loro, lei non lasciava trasparire nulla, si chiudeva a riccio e nulla riuscivo a carpirle, sembrava non avesse rapporti intimi.Un giorno però alcune sue affermazioni, alcuni suoi interessamenti ad alcune immagini alla tv mi fecero accendere la lampadina; il suo piacere nel vedere il culo delle ballerine, le sue preferenze nell’osservare maggiormente il femminile rispetto al maschile, le belle donne rispetto agli uomini, le attrici agli attori, identificarono un aspetto della sua personalità che non avevo mai colto.Fosse lesbica?Cominciai così a non parlare più dei suoi compagni, ma delle sue amiche, delle mie amiche, delle amiche di mamma, e qui la conversazione si accendeva, il suo interesse veniva carpito e il colloquio diventava interessante. Si soffermava sui particolari, nella descrizione, si arricchiva di descrizioni inerenti al vestiario ed alle forme fisiche, fino ad arrivare ad apprezzamenti che normalmente escono da labbra maschili.L’avevo scoperta, dovevo solo averne la certezza.La pedinai come non mai, non la lasciavo fare nulla senza controllarla, con astuzia ed abilità che ormai avevo acquisito in anni di esperienza.La notai in bagno controllare come me l’intimo di mamma, provarlo insieme ai suoi vestiti (questo non sono riuscito a vederlo, magari, ma l’ho intuito da mille particolari), cercare un rapporto con lei indubbiamente più intimo di quanto mi fossi fin’ora accorto, trovare ogni scusa per stare con lei mentre si vestiva, mentre era in bagno a fare qualsiasi cosa (e dico qualsiasi), aiutarla nelle faccende di casa ricercando spesso contatti fisici e posizioni inequivocabilmente provocatorie e provocanti.Cominciavo ad essere anche un po’ geloso, ma volevo capire fino a dove voleva o poteva arrivare.Volli andare oltre, confidando nell’ottimo rapporto instaurato con mamma, le spiegai quanto scoperto per cercare una sua collaborazione nel raggiungimento della certezza nella mia supposizione, ma man mano che procedevo la vedevo sorridere, la vedevo ammiccare fino a quando le chiesi perché.Mi disse che non dovevo preoccuparmi, che mia sorella non aveva problemi di sorta, solo che quanto accaduto a me pochi giorni prima era capitato a mia sorella alcuni anni fa, che una mamma è una mamma sia per i figli maschi che per quelli femmina, che l’amore di una mamma non fa distinzioni fra il sesso dei figli, cercando di avviarli verso una conoscenza della vita sotto ogni punto di vista.Non capivo, rimasi un momento interdetto, forse rifiutavo quanto era poi facile capire.Mia mamma, mia sorella, due donne; io ero un maschio e lei una femmina, d’accordo, incesto ma eterosessuale.No, forse avevo frainteso, forse avevano parlato, lei le aveva insegnato ma non come a me. La guardai, le feci capire i miei dubbi e lei mi disse:“Senti un po’, io vi voglio bene, io sono stata adolescente non proprio tanto tempo fa e capisco i vostri problemi. Lo hai visto e provato anche tu che non ho inibizioni e se trovo giusto un metodo di approccio al problema con te, non vedo perché dovrei aver fatto in maniera diversa con tua sorella.Anni fa era nella tua stessa situazione, guardava tutto e tutti alla ricerca di quelle differenze che la pubertà ti fa scoprire; notavo come con te che la mia biancheria intima non era mai allo stesso posto, usata o pulita che fosse, trovavo anche riviste spinte fra i suoi vestiti. Cosa dovevo fare, lasciare che capisse da sola magari nel modo sbagliato la via di un sesso sereno?Tu sai, tuo padre è spesso assente, e forse l’impatto con il sesso attraverso il padre potrebbe risultare traumatico, così mi sono avvicinata a lei con discorsi appropriati, ho cominciato ad aumentare la promiscuità, ad aiutarla nella scelta dei vestiti, dell’intimo, a farle vedere come si portano certi capini interessanti ed a farglieli provare, a lavarci assieme insegnandole praticamente come effettuare correttamente l’igiene intima (molto importante in una donna), arrivando ad una promiscuità completa, bellissima.Ci sentivamo molto vicine, vicinissime, ma mai troppo vicine, non ho mai percepito da lei l’imbarazzo del contatto o dell’intimità.Così, senza saperlo e senza quasi volerlo ci siamo ritrovati a fare shopping insieme, a comprare, provando insieme, alcuni completino intimi, come due amiche, vorrei quasi dire come due complici, arrivando a casa felici, divertite ed eccitate. Provammo e riprovammo tutti i modelli insieme più volte, sfilando l’una per l’altra, carezzandoci con le più stupide scuse in ogni punto del corpo e l’eccitazione era visibile, palpabile nell’aria. I capezzoli erano ad entrambe ritti e pronti, i sessi gonfi ed arrossati, anche bagnati e ce ne accorgemmo nello scambio degli slip; la piccina era imbarazzata, non sapeva cosa dire, forse si vergognava, ma l’amore di mamma non poteva lasciarla così, e l’invitai a lavarsi.Si lasciò condurre in bagno, togliere lo slip ed il reggiseno a balconcino abbinato (ricordo era rosa di pizzo trasparente) senza proferire parola. Preparai il bidet con acqua tiepida, presi il detergente intimo e la feci accomodare, aprendo così il suo sesso alla mia vista.Non era la prima volta, ma il clima, la situazione era unica, bella, intima, nostra.Comincia ad inumidirla (come se ce ne fosse bisogno) massaggiandola con l’acqua tiepida, la lubrificai con il detergente insaponandola tutta, confondendo la soffice peluria con la schiuma candida. Lei immobile, impietrita non capiva cosa stava ormai accadendo, ma non si tirava indietro. Anzi alcuni sospiri, alcuni lamenti e la testa riversa all’indietro manifestavano indubbiamente il suo piacere; il mio riuscivo ancora a controllarlo grazie all’esperienza, ma di li a poco anch’io capitolai, il mio controllo venne meno, la mano cominciò a viaggiare da un buchino all’altro e le dita ad esplorare internamente dolcemente e garbatamente entrambe le inviolate grotte del piacere.Tua sorella non era più in se, provava sensazioni mai neanche immaginate, io ormai non ero più la mamma ma un attrezzo che le donava piacere, un piacere unico, grande, potente; le sue mani come per incanto capirono dove andare ed i suoi capezzolini acerbi vennero tormentati fino al dolore, un dolore tanto piacevole quanto più grande fosse.Una scossa la pervase da capo a piedi, l’irrigidì tutta, la percorse completamente togliendole la vita ma donandole il paradiso, l’orgasmo, il primo grande orgasmo della sua vita, un orgasmo vaginale probabilmente, ma per una quattordicenne nuova a queste sensazioni era la cosa più scuassante della terra.Non disse nulla, aveva gli occhi chiusi ed il fiatone, il cuore batteva a mille, era rossa paonazza in tutto il corpo, ma era bella, bellissima, mia figlia, una figlia che aveva provato il primo orgasmo con sua madre.Dopo alcuni istanti, mi guardò, sorrise e mi abbracciò stretta fino quasi a togliermi il respiro; mi riempiva di bacini sul collo, mi accarezzava la schiena su e giù arrivando fino alle chiappe coperte da un tanga alquanto provocante.Forse fu quel contatto a farla tornare alla realtà, a pensare a cosa era capitato e chi lo aveva fatto capitare. Forse sentì il mio desiderio, la mia eccitazione per quel momento, ed infilò la mano dentro al tessuto che, anche se ridotto, costituiva sempre un baluardo alla mia intimità.Fu un gesto inequivocabile, mi alzai in piedi posizionandomi davanti a lei, avevo il mio sesso all’altezza della sua testa, lei mi sfilò il pizzo nero rimanendo a bocca aperta davanti alla mia figa pulita e rasata di fresco, lucida del sudore e degli umori che cominciavano a prodursi.Fui io che cominciai a massaggiarmela, aprendo la strada alla sua mano che automaticamente si sostituì alla mia continuando perfettamente quanto iniziato; ero felice, la vedevo coinvolta, partecipe, stava scoprendo un nuovo mondo, forse troppo velocemente, ma tranquillamente e serenamente con sua madre, la persona che in quel momento non le creava tensioni ed aspettative che chiunque altro in quel momento le avrebbe provocato.Era calma ed attenta nell’imparare, nel provare quelle cose che da sempre si sanno, si raccontano, ma che quando ci sei dentro sono sempre delle nuove scoperte; lo voleva, lo voleva fortemente e da sola appoggiò la sua bocca sul mio monte di venere cominciando ad assaporare tutti quei gusti, quegli odori e quei sapori che ci fanno donne, cominciò ad usare la lingua in modo un po’ impacciato, ma proprio per quello tanto e tanto eccitante, arrivando piano piano a valicare la porta che ti, anzi che mi portò nel paradiso poco fa suo.Scoppiai in un orgasmo molto più violento e consapevole del suo, un orgasmo che poi mi confessò la spavento per l’emissione di umori in quantità da lei mai vista ed immaginata. Le presi la testa, la spinsi verso le mie gonfie e grandi labbra del sesso incitandola verbalmente a ripulirmi e cominciai a carezzarle i lunghi e morbidi capelli.Per me fu una sensazione unica che riprovai solo con te l’altro giorno, per lei fu qualche cosa che forse solo tu puoi immaginare vero?”Smise di parlare guardandomi finalmente negli occhi e scoprendo così il mio sbigottimento. Ero sconvolto, non lo avrei mai pensato, però ero terribilmente eccitato, e questo era ben visibile, tanto che mamma se ne accorse e sorrise.Mi sospinse in ginocchio davanti a lei, aprì le gambe ed alzo la gonna lasciandola ricadere sopra la mia testa.Mi trovavo per la seconda volta a contatto di labbra con la sua splendida figa, non riuscivo a vederla a causa del buio provocato dal dolce sipario della sottana, ma l’odore era quello del sesso, le forme che la mia bocca cominciavano ad individuare erano quelle meravigliose di una donna, senti una voce che mi disse: “Forza ora è di nuovo il tuo turno, continuiamo la nostra scoperta della via alla quale ci può portare il sesso se vissuto nell’amore, ancor più se nell’amore materno”.Ma questa è un’altra splendida storia. Se avete motivo di dirmi qualche cosa di buono o meno, siete liberi di scrivermi, cercherò di rispondere a tutti, buoni e cattivi.

