Rimasi un pochino sconcertato da quello che mamma mi aveva confessato, sconcertato ma anche terribilmente eccitato. Il fatto di sapere che anche mia sorella aveva avuto dei rapporti con lei me la faceva sentire più vicina, mi faceva capire che poi in fondo desideravamo la stessa cosa, scoprire il sesso nell’amore, sesso libero da costrizioni, da quelli stereotipi che la cultura e la tradizione ci tramandano da sempre. Questi fatti mi hanno fatto capire che se ci si toglie i limiti del pudore, restando senz’altro all’interno di quell’aurea che è l’amore, ciò che si può provare insieme con un’altra persona, ciò a cui si può aspirare insieme con un’altra persona diventa una cosa unica ed inimitabile. Per me e mia sorella questa persona fino ad ora era stata nostra madre, una persona splendida, una persona che con l’amore che solo una madre sa donare ai propri figli ci ha fatto scoprire un modo di rapportarsi unico ed infinito, infinito perché attualmente non vedo dei limiti entro i quali limitarci, sento un amore talmente grande per lei che penso ci possano essere all’interno delle esperienze, anche sessuali, incontenibili. Comunque il racconto di mamma mi aveva stuzzicato, pensare a quel rapporto lesbico incestuoso fra mia madre e mia sorella mi stava eccitando, mi stimolava, mi conduceva sempre di più verso una nuova strada, una nuova esperienza erotica che potesse ampliare le mie conoscenze nei confronti delle donne. Già conoscevo molto bene gli usi ed i costumi di mia sorella, l’avevo controllata parecchio in questi ultimi tempi, ma decisi di andare veramente a fondo; cercai di non perderla più di vista, in casa, dove non mi risultò molto difficile, e fuori casa, con dei pedinamenti lunghi, a volte noiosi, ma spesso molto, molto interessanti. Poi cominciai a relazionare un po’ di più con lei, a conversare sul conversabile, a farmela amica, ad uscire con lei anche per fare le cose più stupide: la spesa per la mamma, accompagnarla a scuola, shopping per il centro. Insomma diventammo non solo dei fratelli, ma degli amici, dei complici, raccontandoci tutto, confidandoci completamente, un solo segreto ci separava e ci legava allo stesso tempo, la relazione con mamma, che nessuno dei due ancora aveva confessato all’altro, però, mentre io sapevo, lei non sapeva, o almeno io credevo così. Accadde, in uno di quei giorni passati insieme per negozi, di dovere trovare e provare parecchi vestiti che dovevamo acquistare per non so quale cerimonia di tipo familiare. Una cosa normalissima, come accade spesso, quella di girare per i centri commerciali a provare una quantità infinita di capi di vestiario, quasi divertente vedersi combinati nelle più svariate combinazioni di vestiti, eleganti, fini e costosi, oppure giovanili ed economici, ma quasi tutti provocanti, quasi tutti abbinati in modo da lasciare vedere, o meglio intravedere qualche cosa di interessante, di eccitante. Sembrava quasi che facessimo a gara per vedere chi riusciva a stimolare di più l’altro; l’eccitazione era palpabile, la si percepiva su entrambi, e non solo dal rossore della pelle, dalla sudorazione che cominciava ad imperlare la fronte, anche alcuni particolari evidenti tradivano il nostro stato, a me fra le gambe mentre a lei sotto le varie magliettine. Infatti i suoi capezzoli erano ormai dei chiodi, dei birilli duri e sporgenti che in alcune occasioni, lasciati liberi dalla costrizione del reggiseno, arricchivano in modo estremamente eccitante gli ormai trascurabili particolari che avrebbero dovuto arricchire le camiciole in prova. Cominciai, in modo assolutamente non premeditato, a scherzare, a prendere maggiore confidenza con lei, con il suo corpo, con le reazioni che il suo corpo evidenziavano in quei momenti; allungavo un po’ le mani facendo notare come i vestiti facevano delle strane grinze all’altezza del petto, solleticandole provocatoriamente i capezzolini da sopra il tessuto, provocando ilarità, ma anche elettricità lungo tutto il corpo della dolce sorellina, che per tutta risposta mi rigettava la palla facendomi notare che magari in altri punti, ma anche a me i vestiti restavano un po’ stretti, faticando a contenere quanto sotto spingeva. Insomma si era creata una complicità che andava oltre al rapporto fra fratello e sorella, le mani ormai vagavano ovunque, senza pudori, senza le attenzioni che normalmente comandano i nostri gesti. Il tutto eccedette quando entrammo in un negozio di intimo. Gli abiti che avevamo trovato per mia sorella, necessitavano di abbinargli un completino in pizzo nero da intravedere sotto un tessuto maliziosamente trasparente, e la sola idea di doverlo scegliere insieme a lei accentuava per quanto ancora possibile il bozzo del mio basso ventre e questo fu un particolare che anche la commessa, una carinissima ragazza molto, molto giovane, aveva sicuramente notato. Comunque ormai eravamo dentro e stavamo scegliendo i completini da portare in camerino per provarli. Ce n’erano di veramente belli, minimi nelle fattezze ma molto ricercati nella fattura, i pizzi ed i tessuti velati la facevano da padroni, e la sola vista di certi elementi di arredo del corpo femminile ci stavano caricando, ed a questo contribuiva certamente la bella ragazza che ce li stava presentando. Li girava, li tirava e li accompagnava da commenti che da soli avrebbero eccitato un impotente; infilava la mano dentro, evidenziando la trasparenza ed i giochi dei pizzi, li avvicinava al viso per far notare la lavorazione, sembrava quasi li volesse annusare, leccare ancora prima di farli indossare, insomma non so se era una bravissima commerciante o avesse notato l’aria di trasgressione nei nostri volti e ci volesse giocare sopra, magari entrando in quella starna tensione che avevamo creato. Fatto sta che ci recammo nel camerino di prova con almeno sette od otto completini, nella totale indecisione, ma anche nella consapevolezza di cominciare un gioco erotico che non immaginavamo dove potesse portarci, oppure lo immaginavamo o meglio ancora lo speravamo; ma non potevamo pensare assolutamente dove ci saremmo ficcati. Da galantuomo la lascia entrare sola e mi fermai fuori a controllare; si ammetto che qualche sbirciata la davo, in fondo aveva lei stessa lasciato un ampio pertugio nella tendina, quindi non mi sentivo molto in colpa, la volontà c’era in entrambi e lo sapevamo. Era splendida e mi vedeva mentre controllavo come si stava svestendo, giocava, stava esibendosi solo per me, sembrava uno spettacolo di una professionista, ma la complicità era decisamente molto più provocante ed il mio sesso era ai limiti, soffrivo a contenerlo all’interno dei pantaloni, e qualcuna da dietro il bancone se ne stava accorgendo e si stava eccitando. Volutamente cominciai a massaggiarmi il bozzo da sopra i vestiti, con garbo, senza dare nell’occhio, ma lei, quella ragazzotta che mi stava divorando con gli occhi lo aveva certamente notato, ed il suo atteggiamento lo evidenziava. Mia sorella intanto era rimasta completamente nuda e con movenze provocantissime si stava chinando per indossare il tanga nero mettendo in bella mostra entrambe i buchini, ormai lucidi per gli umori prodotti durante la giornata; faticavo a non irrompere nel camerino e mettergli le mani ovunque, ma volevo fosse lei a chiamarmi. Infatti solo dopo alcuni istanti mi senti chiamare “se vuoi puoi entrare ora, ho bisogno di consigli, di un punto di vista maschile, del resto questi cosini li indossiamo per stimolare la vostra reazione”. Non me lo feci ripetere ed anche se avevo gia potuto ammirare tutto dall’esterno, la mia reazione fu entusiastica, uno spettacolo così non capita spesso a nessuno. Dovetti trattenermi per avere un comportamento accettabile, ma cominciai a farla ruotare su se stessa, ad accompagnare con le mani ogni sua curva ed a commentare benevolmente ogni porzione del suo corpo. Ormai era carica, stava anche lei quasi per esplodere, ma la convinsi a provare gli altri capi ed usci dietro la tenda. La commessa si era avvicinata per chiedere se tutto andava bene, ed alla mia risposta “tutto non potrebbe andare meglio” lei mi freddò con un “sei proprio sicuro?”, si girò e si allontanò. Mamma mia, avevo capito bene? Oppure, avevo interpretato bene? Sicuramente si, gli sguardi che ci scambiammo in seguito me lo confermavano. Fui richiamato all’interno, lo spettacolo procedeva al massimo delle sue possibilità ed io non ce la facevo più, quel completino setoso e traslucido che non nascondeva nulla del sesso completamente depilato della mia dolce sorellina fece si che persi il controllo, le mie mani cominciarono ad insinuarsi fra le sue cosce massaggiandole il monticello, il tessuto scivolava sulla pelle liscia provocando eccitazione massima ad entrambi. qualche macchia cominciava a comparire in corrispondenza della fessura della figa, ma in quel momento non ce ne preoccupavamo, anzi certi segnali contribuirono solo ad aumentare l’elettricità del momento, infatti mi abbassai e cercai di assaporare completamente i sapori comparsi fra le sue gambe. Leccai attraverso lo slip, sospinsi la lingua fino a inserire il tessuto all’interno del suo sesso, che ormai gonfio e sensibilissimo, sgorgava succosi umori in continuazione. Non c’era più controllo all’interno di quel angusto camerino, si faticava a non far notare all’esterno ciò che stava accadendo all’interno; lo slip era ormai zuppo e quasi completamento accolto all’interno della sorella, che oramai non connetteva più, ma, appoggiata al muro e con le gambe completamente allargate si godeva quel momento unico e impensato fino a poche ore prima. “Serve aiuto?” fu la frase che arrivando dall’esterno ci raggelò. Ci fermammo, non fummo capaci di rispondere, non sapevamo che dire, non eravamo pronti a questa evenienza, chi ci aveva pensato, chi aveva pensato a qualche cosa? Tutto era accaduto consapevolmente, sapevamo benissimo che tutta la giornata avrebbe portato a questo, ma chi aveva pensato agli inconvenienti. La ragazza fuori sapeva benissimo cosa stava accadendo dentro e sapeva benissimo che noi non eravamo pronti ad un suo intervento, lo sapeva e se ne stava approfittando, così dopo alcuni secondi di silenzio e dopo alcune sollecitazioni da parte sua, aprì la tenda per godersi lo spettacolo. L’imbarazzo era notevole, ma in un momento di lucidità ricordai la frase di prima “sei proprio sicuro?” e capii tutto. “Beh, stavamo pensando di chiamarti per vedere come questo slip tiri un po’ troppo in mezzo le gambe” dissi con un sorrisino provocante sulle labbra. “In effetti mi pare che tirando in quella maniera sia entrato un po’ troppo dentro alle parti intime della signorina, provocando delle reazioni indesiderate forse” disse abbassandosi, e prendendo con le mani il tessuto; con un gesto deciso lo trasse a se facendolo fuoriuscire completamente da dove era, provocando un gocciolamento copioso degli umori sul suo volto che fu da lei stessa prontamente asciugato con un colpo preciso della lingua. Fu un gesto di una sensualità unica che provocò in me una reazione immediata; mi avvicinai a lei, le presi il volto e dopo averla ripulita completamente dalle ultime gocce del nettare, la baciai intensamente. Il vortice delle lingue fece rinvenire pure mia sorella che era rimasta stordita dalla precedente repentina azione della commessa; non accettava il fatto di essere stata messa in disparte nel momento in cui stava raggiungendo il suo primo orgasmo in pubblico. La ragazza se ne accorse e mi scostò dalle sue labbra, si inginocchiò ai suoi piedi, le sfilò quel che restava delle mutandine e con una calma ed una passione quasi studiata cominciò a leccare e succhiare il clitoride di una donna ormai allo sbando. Mia sorella non avrebbe mai e poi mai pensato a tutto quanto le stava accadendo; pensava di dedicare una giornata a fare compere con il fratellino più piccolo, forse aveva immaginato una complicità con lo stesso, ma mai avrebbe sperato di arrivare ad un orgasmo nel bel mezzo di un negozio pubblico per mezzo della lingua di una ragazzina sconosciuta, bella, molto bella, ma terribilmente giovane e mai vista. Tutto questo stava provocando in lei l’orgasmo della vita, la vedevo tremare, ansimare, cominciò ad urlare fino al punto di lasciarsi andare in terra priva di forze con un sorriso stampato sulle labbra. La prima reazione fu quella di guardarmi in giro, pensavo a cosa avrebbe potuto generare una reazione del genere ai clienti del negozio, ma con sorpresa notai il vuoto intorno a noi, ed ad una più attenta valutazione vidi che la porta del negozio era chiusa a chiave. Quella porcella aveva predisposto tutto, aveva capito ciò che stava per succedere ed aveva chiuso il negozio per evitare inconvenienti vari. Mi rilassai per quanto potevo, l’accaduto mi aveva stordito, vedere mia sorella in quello stato mi aveva eccitato come non mai, ed ora la visione del sedere della bella commessa rivolto verso l’alto nelle sue splendide rotondità, era decisamente provocatoria. Le feci scivolare quel che restava della sua gonna sopra la schiena, sotto vestiva uno splendido collant nero tutto nudo leggerissimo e senza mutandine sotto. L’alone dei suoi succhi era già evidente fra le gambe e non potevo lasciare che andasse perso, ficcai la mia faccia fra le sue chiappe e cominciai ad assaggiare e godermi tutti i suoi sapori, fantastici, aspri ma eccitantissimi. Cominciò a ruotare i fianchi, sentiva montare in se l’eccitazione che la figa di mia sorella sulla sua bocca e la mia lingua dietro le provocavano. Era una danza unica che faceva viaggiare la mia lingua inconsultamente fra i suoi due buchini, di colpo, con un gesto deciso si girò, donandomi la vista del suo sesso completamente bagnato, allargato e schiacciato dalla tensione del nylon delle calze, fu troppo per quella giornata e non riuscì a trattenermi venendo copiosamente nei pantaloni. In quel momento non mi preoccupai delle implicazioni e dopo un momento di estasi, percepita da entrambe le figliole davanti a me, ripresi nella mia azione, sfilando il collant e gettandomi a capofitto sulla carne calda e umida che mi regalava la commessa. Mia sorella ripresasi dall’accaduto e percepito il mio sfogo, si sfilò da sotto la nuova concubina e si precipitò completamente nuda a sfilarmi i pantaloni ormai completamente bagnati e prendersi in bocca il mio membro ancora completamente in tiro per giocarci in un forsennato movimento di mano, di bocca e di lingua. Sarà l’abilità e la voglia nel succhiarmi la cappella, saranno stati i sapori che la giovane ragazza mi stava donando, ma non resistetti ancora a lungo, scoppiando in un’altrettanto intensa eiaculazione che la sorellina non riuscì a contenere completamente nella sua bocca, facendone fuoriuscire una quantità notevole. Il tutto non passò inosservato dalla nostra ospite, che richiamato il volto sporco di mia sorella vicino al suo cominciò a ripulirlo con abili e calibrati colpi di lingua che non si fermarono al raggiungimento della pulizia completa, ma continuarono all’interno della bocca in un eccitantissimo quanto prolungato bacio saffico. Ormai non si controllavano più gli scambi di partner, non ricordo nemmeno quanto restammo li a compiacerci l’uno dell’altro, so solo che ad un certo punto mi risvegliai trovandomi disteso completamente nudo nel bel mezzo del retrobottega con vicino i corpi nudi delle due giovani donne assopiti. Era buio, cercai un orologio e quando capì l’ora ebbi uno scossone; erano le dieci di sera ed a casa probabilmente qualcuno stava in pensiero. Svegliai subito mia sorella e contemporaneamente telefonai a casa per avvisare mamma (papà come al solito era via per alcune settimane) che stavamo bene e che subito saremo tornati a casa. Era preoccupata, mi chiese cosa era accaduto, se stavamo bene, se ci serviva il suo aiuto e se volevamo che ci raggiungesse. Istintivamente dissi di no, che tutto era sotto controllo e che ce la saremmo cavata benissimo da soli, ma subito dopo mi morsi la lingua. Forse un aiutino da mamma poteva anche servirci, voi che ne dite? Nota dell’autore:Scritto da Sandro19562@supereva.it Se avete motivo di dirmi qualche cosa di buono o meno, siete liberi di scrivermi, cercherò di rispondere a tutti, buoni e cattivi.

