Mi chiamo Chiara, ho 26 anni. Da cinque anni lavoro presso un’agenzia di assicurazioni di Milano. La prima cosa che ho fatto, non appena ho raggiunto la sicurezza economica, è stata la scelta di andare a vivere da sola. Ho sempre amato la libertà e vivere con i miei genitori era diventato veramente insopportabile. Non ho nessun legame fisso, mi piace, infatti, scegliere i miei accompagnatori di volta in volta ma a nessuno ho mai dato le chiavi di casa. Posso dire di essere sessualmente soddisfatta, non mi manca certo la materia prima al mio fabbisogno anche perché so di essere una bella ragazza, alta, slanciata e con le curve al posto giusto. Mi piace spesso vestire in modo provocante per vedere l’effetto che fa sul "sesso forte". Ho sempre scelto io le mie "prede". Da diverso tempo osservavo con curiosità alcuni ragazzi di colore che vendevano la loro mercanzia all’angolo sotto casa. Uno in particolare eccitava la mia fantasia: pelle colore ebano, alto, labbra carnose capelli neri con ricciolini alla Gullit e una muscolatura piuttosto sviluppata. Lo vedevo ogni giorno sistemare la sua roba. Spesso tentava di vendermi qualche cosa ma io non avevo mai comperato nulla. Ormai eravamo quasi diventati amici: io uscivo e lui: "Bella signora, li vuoi questi occhiali?" Il giorno dopo tentava di vendermi una radiolina e il giorno successivo un ombrello. Io lo guardavo sorridendo e mi allontanavo mentre lui mi seguiva con lo sguardo. Sapevo che gli piacevo e questa sensazione mi eccitava. Anche io, a dire il vero, mi soffermavo spesso a fantasticare su improbabili rapporti sessuali con quello che doveva essere certamente uno stallone. Finalmente un giorno Alì (questo il nome del ragazzo) mi propose un articolo che mi poteva interessare. Si trattava di una leggera camicia di tela indiana che, per i colori ed il disegno mi sembrava carina. Le diedi un’occhiata ma non la presi, non avevo l’abitudine di comprare articoli da extracomunitari. Alì si accorse di questo mio interesse per l’indumento e, nei giorni successivi, mi propose sempre qualcosa di nuovo. Certo che quelle camicette non erano male, poi Alì era così simpatico! Decisi di prenderne una e un sabato, libera dal lavoro, mi avvicinai alla bancarella per scegliere l’indumento adatto. Giravo e rigiravo quelle camice ma non mi sapevo decidere, alcune mi sembravano carine ma erano troppo grandi, altre erano difettose, altre ancora sembravano della mia misura ma non mi piacevano. Ero sul punto di andare via quando Alì mi si avvicinò dicendomi che se avessi voluto mi avrebbe portato a casa altre camicie così da provarle con calma. L’idea poteva essere buona ma non mi andava di far salire su da me quel ragazzo. Lui sembrò capire la mia perplessità e mi fece un’altra proposta: avrei potuto accompagnarlo dove teneva la merce e provare con calma tutti gli indumenti. Accettai e gli diedi appuntamento per il pomeriggio. Recatami all’appuntamento lo trovai già li ad aspettarmi. Ci recammo due isolati più avanti dove alloggiava assieme ad altri connazionali. Nell’appartamento non vi era nessuno e Alì mi fece accomodare su una sedia prima di recarsi in una stanza attigua. Ritornò dopo poco con camicie, magliette, e tanti altri capi di abbigliamento. Alcuni erano carini e decisi di provarli. Alì mi accompagnò in una stanza attigua e uscì accostando la porta. La stanza era piuttosto squallida: 2 brandine e un tavolo erano tutto l’arredamento. Cercai di chiudere meglio la porta ma non vi era nessuna chiave. Iniziai a spogliarmi e provai il primo abito. Era un lungo camicione di tela indiana lungo fino ai piedi. Cercavo uno specchio ma in quella stanza neppure l’ombra, allora ritornai in quello che doveva essere il soggiorno dove avevo visto un grande specchio alla parete. Mi specchiai e solo allora mi resi conto che l’abito che avevo indosso era completamente trasparente. Si intravedevano benissimo il reggiseno e le mutandine. Quando mi resi conto di ciò, il mio sguardo cadde su Alì: era come inebetito e mi guardava estasiato. Ritornai subito nell’altra stanza per cambiarmi ma Alì mi seguì. Lo pregai di uscire ma lui non mi diede ascolto, si avvicinò a me e mi appoggio una mano sul seno stringendolo. Tentai di sfuggire alla sua presa ma lui mi bloccò in un angolo, ormai ero nelle sue mani. Cominciò a palpeggiarmi il seno e stringendomi in un angolo della stanza. Sentii la sua eccitazione premere prepotentemente contro il mio ventre. Quel contatto creava anche in me una sorta di eccitazione piacevolissima. Poi Alì mi afferrò una mano e con forza la appoggiò sui suoi pantaloni in corrispondenza di quel grosso rigonfiamento strofinandola in un massaggio sempre più deciso, poi la fermò sulla cerniera lampo invitandomi ad abbassarla. La ragione mi suggeriva di cercare una via di fuga che, probabilmente con un po’ di decisione avrei potuto trovare ma la mia eccitazione cresceva sempre di più e mi lasciai andare. Abbassai quella cerniera lampo e introdussi la mia mano che subito si impadronì del suo sesso. Era un cazzo grosso e lungo come non ne avevo mai visti. La mia mano, che riusciva a stento a cingerlo, iniziò un lento movimento in su e giù. Alì mi spinse su una brandina e, dopo avermi sfilato le mutandine cominciò un massaggio sulla mia fica ormai fradicia di umori. Le sue dita entravano e uscivano in modo sempre più deciso.Raggiunsi ben presto un primo orgasmo a cui ne seguirono ripetuti altri. Ero completamente in balia di Alì che cominciò a leccarmi la figa allargandola con le mani e soffermandosi infilandovi la lingua. Poi mi cinse il capo con le mani conducendolo in corrispondenza del suo cazzo che presi in bocca con avidità. Malgrado le notevoli dimensioni, riuscii a prenderlo in bocca leccandolo e succhiando. Misi in atto tutta la mia abilità per cercare di farlo venire subito. Volevo sentire in bocca il sapore della sua sborra. Esplose dopo un poco con un fiotto di sperma che riempì tutta la mia bocca. Bevvi con avidità mentre parte di quel nettare mi fuoriusciva dai lati della bocca. Lui estrasse il suo cazzo dalla mia bocca e con la lingua leccò quei rivoli prima di avvicinare la sua bocca alla mia per frugarla con la sua lingua. Riprese poi a accarezzarmi le cosce e mi penetrò nuovamente con le dita. Poi cercò il mio culo dove inserì il dito medio mentre con il pollice mi sditalinava.La mia eccitazione era sempre più violenta ed anche lui aveva ripreso vigore tanto che mi spinse in dietro le gambe e mi penetrò come una furia. Il sua cazzo, nonostante le dimensioni, entrò facilmente nella mia figa iniziando a muoversi su e giu. Venni ripetutamente mentre Alì continuava i suoi movimenti. Poi un paio di colpi ancora più decisi prima che la sborra riempisse il mio ventre. Ero confusa dall’eccitazione provata che non mi accorsi che la porta della stanza si era spalancata. Sull’uscio quattro persone, tutte di colore, avevano seguito la scena: una persona più anziana, due giovani di una ventina d’anni e una donna, sulla trentina d’anni dalla corporatura piuttosto grassa. La persona più anziana parlò con Alì. Non capii quello che si dicevano ma vidi che tutti si avvicinarono a me. Il vecchio si sbottonò subito i pantaloni e si accostò a me invitandomi a prendere in mano il suo cazzo che penzolava mestamente fuori dai suoi pantaloni. Mi rifiutai ma lui mi prese per i capelli e senza parlare spinse il mio viso in direzione del suo sesso. Fu costretta a prendere fra le mani quel pene penzolante cercando di tirarlo un po’ su. Nel frattempo la donna si era accostata al letto ed aveva iniziato ad accarezzarmi il seno soffermandosi sui capezzoli che erano già diventati duri. Il vecchio, intanto, mostrava una crescente eccitazione mentre gli altri due giovani, ancora sull’uscio, erano rimasti sull’uscio dove avevano iniziato a masturbarsi. Poi il vecchio mi cominciò a palpeggiare frugandomi in ogni angolo del mio corpo. La donna, intanto, aveva scoperto un seno che aveva appoggiato alla mia bocca perché lo succhiassi. Tutti quei palpeggiamenti, intanto, mi eccitavano sempre di più. Ero ormai completamente fuori di me. I miei orgasmi si susseguivano con intensità sempre crescente quando anche i due giovani si avvicinarono iniziando a palpeggiarmi. Sentivo le loro dita frugarmi la figa e penetrarmi nel culo mentre il vecchio infilava il suo cazzo ormai duro nella mia bocca. Poi si mise supino e mi fece mettere alla pecorina sopra di lui. Succhiavo la sua cappella in attesa che mi sborrasse in gola mentre lui mi leccava la figa quando sentii una pressione contro il mio culo. Era uno dei due giovani che aveva puntato il suo cazzo contro il piccolo buco e spingeva per farsi strada. Una colpo secco e tutta la verga penetrò all’interno sconquassandomi di piacere. Mi penetrò a lungo prima di venirmi dentro con un gemito di piacere. Il vecchio, intanto, sembrava non venire mai. I miei movimenti sulla sua cappella avrebbero fatto venire chiunque ma lui no. Poi, finalmente, sentii il fiotto farsi strada e uscire prepotentemente. Scostai la bocca per vedere quel fiume di sborra che schizzava da tutte la parti imbrattandomi il viso.La donna si avvicinò a me e leccò con avidità quel dolce miele mentre l’ultimo giovane, preso il posto del vecchio, aveva iniziato a leccarmi la figa. Ero sfinita.L’eccitazione e i ripetuti orgasmi mi avevano sfiancato ma quella lingua che aveva ripreso a leccarmi… L’ultimo giovane mi leccava ormai da parecchio tempo, io ero eccitata e desideravo di essere presa per dar libero sfogo ai miei sensi ma il giovane non se ne dava per inteso e continuava a leccarmi mentre gli altri mi palpeggiavano dappertutto. Mancava solo Alì che era scomparso e non vedevo più. Poi, al limite della disperazione per quell’eccitazione ormai diventata insopportabile, il giovane mi allargò le gambe tenendole sollevate e mi prese con quasi con violenza. Iniziò a chiavarmi con foga mentre l’altro giovane masturbandosi davanti al mio viso mi sborrava in faccia. Il vecchio intanto si rivestiva e si allontanava con la donna. Rimasi sola con i due giovani fin quando quello che mi stava fottendo diede due colpi più decisi e mi sborrò dentro. Restai ancora un po’ su quella brandina sfinita ma appagata mentre anche i giovani andarono via. Dopo un po’ mi alzai e mi rivestii. Chiusi la porta e mi diressi verso casa. All’angolo sotto casa Alì era alle prese con la sua bancarella. Mi vide, mi sorrise e mi salutò dicendomi: "Ciao bella signora, ho delle belle camicie, se le vorrai provare vedrai che ti piaceranno" Lo guardai sorridendo. Si, probabilmente sarei tornata a provare qualche altro abito…
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