Non c’è molto da dire su come è cominciata questa storia: una passeggiata in auto nel cuore di una notte romana, la curiosità di vedere da vicino qualche trans, il motore della macchina che si ferma contro la mia volontà e poi l’imbarazzo davanti a una transessuale bellissima e seminuda che con un sorriso ironico mi chiede se ho bisogno di aiuto. Mezz’ora dopo siamo a casa mia, si fa offrire da bere e mi stordisce con un cocktail micidiale… si spoglia completamente: un culo da favola…due tette bellissime e …un cazzo turgido fra le sue splendide cosce. Confusione… eccitazione… mi succhia il cazzo come mai nessuna donna ha fatto, mi ritrovo a leccare il suo… cos’era quel lampo? Me lo infila tutto in bocca e mi scopa tenendomi la testa… sono ubriaco… ancora quel lampo… mi viene in bocca e sul viso… ora mi accorgo che mi sta facendo delle foto… non voglio… non voglio…che sonno! Mi risveglio al mattino nudo sul tappeto. La pelle del viso mi tira, vado in bagno e vedo che sono sporco su tutta la faccia: una pellicola biancastra che si è seccata scende anche sulla gola e sul torace. Vaghi ricordi di ciò che è successo la sera prima… un mal di testa feroce… squilla il telefono, rispondo: “Ciao carino, ti sei divertito con me ieri sera? Io tanto. Sai, le foto che ti ho fatto con la mia Polaroid sono venute benissimo, dovresti vederti mentre lo prendi in bocca!” Interrompo quella voce che non conosco… poi come un flash il ricordo: “Che mi hai fatto ieri sera? Mi hai drogato? E poi cos’altro è successo?” “Sei stato bravissimo, lecchi il cazzo meglio di una puttana, ma ora poiché non ho molto tempo da perdere ti dico perché ti ho chiamato. Ti aspetto nel pomeriggio a casa mia, segna l’indirizzo, così ci vediamo e ti do le foto.” “Ma …veramente…” “Niente ma…vieni e basta, non vorrai che ne spedisca qualcuna all’ufficio in cui lavori… so molte cose su di te; mentre dormivi come un angioletto mi sono permessa di frugare un po’ nei tuoi cassetti.” “Ma come ti sei…” “Non dire altro, ti ho in pugno e cerca di essere puntuale …ci vediamo alle 15.00, ciao baby.” Trascorro la mattinata nella confusione più totale e dopo aver avvisato l’ufficio che mi prendo un giorno di permesso, comincio a ricapitolare quello che è successo la sera prima. Alle 15.00 in punto suono all’interno 3 dell’indirizzo che mi ha indicato per telefono, mi viene ad aprire lei o lui, beh a guardarla così non posso dire che …lei… che fica! Ero arrivato lì pieno di rabbia pronto a fargliela pagare e mi ritrovo inebetito davanti a una dea che mi guarda divertita. “Ma che bravo, vedo che sei ubbidiente, bene questo faciliterà molto il nostro rapporto.” “Rapporto? Ma di che rapporto mi vai parlando?” “Ascolta – mi fa lei- io non amo girare intorno alle cose per cui sarò breve: poiché ho deciso di prendermi un po’ di vacanza, ti terrò qui con me per due settimane durante le quali sarai il mio schiavo e accetterai tutto, dico tutto quello che ti dirò di fare; dopo di che sarai libero con le tue belle foto.” “Schiavo? Ma sei pazza? Io il tuo schiavo? – e intanto il cazzo, quel traditore, mi si era fatto duro- io non sono lo schiavo di nessuno. “Ma ormai il suo occhio esperto aveva colto quel gonfiore sotto i pantaloni e ridendo mi fa: “Carino che sei, anche bugiardello; beh comunque non hai scelta e per farti vedere che non scherzo comincio a mandare questa foto via fax a un certo ufficio.” “No, ferma che vuoi fare?- dico, tremando dalla paura che faccia sul serio-va bene hai vinto tu , dimmi cosa devo fare”. “Vedo che cominci a ragionare e allora ti dirò tutto quello che devi fare qui dentro per il tempo stabilito e poi tante altre cose le vedremo al momento. Sarai vestito sempre e solo con questo perizoma di pelle: terrai pulita la casa, cucinerai, servirai a tavola e laverai le stoviglie; al mattino ti prenderai cura del mio corpo leccandolo tutto e lavandolo con quest’acqua di rose che terrai in bocca e diffonderai con la lingua ovunque sul mio corpo senza risparmiare un solo angolo di esso. Riceverai tutta la mia pipì nella tua bocca senza che mai se ne perda una sola goccia. Soddisferai con la bocca, il culetto e tutto il tuo corpo ogni mio desiderio sessuale e quelli delle persone che si troveranno qui con me. Verrai frustato e sculacciato da me o dai miei ospiti per ogni tua mancanza o semplicemente perché ci va di farlo. Ah, dimenticavo… indosserai qualcos’altro oltre al perizoma. – e scoppiò a ridere – In tutti i momenti in cui il tuo culetto sarà libero dal mio cazzo o da quello delle mie amichette, dovrà essere occupato da un cazzo di gomma, servirà a tenertelo ben dilatato. Lo porterai dentro ogni giorno che sarai qui, naturalmente di misura crescente. Neanche immagini cosa potrai contenere l’ultimo giorno”- e rise ancora nel vedere il mio viso atterrito. “Vedi – disse mostrandomi un fallo di gomma- lo indosserai così, in modo che queste due strisce di pelle girino intorno al collo e il cazzo non esca neanche di un centimetro, anzi spogliati che lo proviamo subito”. Non sapevo che fare, ero spaventato ma eccitatissimo, ma ormai mi aveva talmente soggiogato che mi misi nudo davanti a lei. “Oh, ma che bel culetto che hai, con un paio di tette e qualche ritocco saresti un’ottima concorrente.” Mi fece inginocchiare e sollevare il culo, mettendomi carponi. Prese un vasetto di crema e con due dita mi penetrò a fondo nel culo strappandomi un gemito di dolore.” Questo è niente, carino- e spalmò di crema anche quell’arnese- ora rilassati .” Sentii un dolore intenso accompagnato da un piacere che quasi mi fece godere. Spinse il cazzo fino alla base e fattomi mettere in piedi mi mise un collarino di cuoio e vi allacciò quelle due briglie di pelle nera che, collegate al fallo artificiale, passavano una sul davanti e l’altra sulla schiena. Effettivamente quell’arnese non usciva fuori neanche di un millimetro e lei vedendo la mia eccitazione con un gesto mi fece di nuovo mettere in ginocchio, avvicinò il suo cazzo alle mie labbra e ve lo affondò dentro per un pompino che stavolta dovetti farle in stato di piena coscienza. Venne abbondantemente e mi disse che di sperma ne avrei bevuto in grande quantità durante la mia schiavitù e che dopo qualche giorno non avrei potuto più farne a meno. Mi disse che da quel momento avrei rimesso piede fuori della sua casa soltanto dopo due settimane e così mi ordinò di telefonare in ufficio per avvisare che mi prendevo due settimane di vacanza. Chiamai anche alcuni amici per avvisarli della mia assenza, lasciando tutti stupiti per questa decisione improvvisa. Devo ammettere che Cheryl, questo era il nome della stupenda trans brasiliana, esercitava su di me un potere assoluto dato dalla sua bellezza. Il suo corpo era curatissimo e non avevo mai visto una donna fatta altrettanto bene. La sua pelle era levigata e completamente priva di peli, aveva due seni piuttosto grandi, frutto di un operazione di alto livello, perché le cicatrici erano quasi invisibili e poi non era dotata di un cazzo molto grande, cosa che esaltava ancora di più la sua femminilità. Il fallo che portavo dentro mi faceva male, ma mi ricordava in ogni istante che ero sottomesso a lei e questo mi dava un senso di vertigine che mi faceva piegare le gambe. Dimenticai completamente il dolore nel momento in cui lei mi disse che voleva fare pipì. Ero emozionato e impaurito di non riuscire a eseguire il compito che mi era stato assegnato. Decise di farla seduta al divano per cui se ne avessi persa un po’ sarebbero stati guai per me. Mi disse di inginocchiarmi davanti a lei e di leccarle i piedi in segno di sottomissione, poi soddisfatta della mia lingua mi disse di sollevarmi e di prendere il suo cazzo in bocca. Era piccolo e morbido in quel momento e dovetti attendere circa un minuto prima che i fiotti caldi di orina arrivassero nella mia bocca. Iniziai a deglutire rapidamente e per fortuna non ne aveva molta così riuscii a non perderne neppure una goccia. Ricevetti i suoi complimenti per il lavoro ben fatto e mi promise che la mia bocca sarebbe stata destinata solo alla sua pipì e non a quella degli altri. Ma non aggiunse che avrei subito docce di urina a tutte le ore del giorno dalle amiche che venivano a trovarla, come potei verificare la sera stessa durante la cena. Si presentarono verso le 21.00 quattro trans. Un paio di loro sembrava brasiliano e le altre due avevano fattezze orientali, tutte piuttosto belle. Evidentemente sapevano già di me, perché non si sorpresero affatto nel vedermi praticamente nudo, in ginocchio e con il sedere alzato e rivolto verso di loro, così come mi aveva comandato la padrona. Fecero apprezzamenti pesanti su di me e vennero a tastarmi il cazzo e il culo dando qualche sculacciata su di esso, quasi a valutarne la consistenza. Si sedettero a tavola e presto servii la cena. Quando avevano bisogno di orinare le invitate mi portavano in bagno al guinzaglio e mi facevano distendere nella vasca scaricandomi addosso tutta la loro urina calda. Si divertivano molto nel fare questa cosa e mi sembrava che lo facessero apposta a bere così tanto; venni anche innaffiato da tutte e quattro le amiche assieme. Oltre a servire a tavola, mi era stato ordinato di occupare i momenti di pausa stando in ginocchio sotto il tavolo. Lì un semplice gesto da parte delle commensali faceva si che mi dovessi prendere cura dei loro sessi. La mia bocca era continuamente indaffarata e non avevo tregua in quanto appena una era soddisfatta l’altra mi chiamava immediatamente a tenere in caldo il suo cazzo. Di tanto in tanto ricevevo dei bocconi di cibo, ma dovevo sempre raccoglierli con la bocca, talora da terra e talora, specie se si trattava di qualcosa di cremoso, dai loro cazzi duri. Terminata la cena, dopo aver lavato i piatti, mi presento a loro in ginocchio e, secondo quanto mi è stato comandato, chiedo se posso allietarle in qualche modo offrendo il mio corpo a qualsiasi loro desiderio. Ridono soddisfatte ed eccitate dal potere che sanno di avere su di me. Una di loro mi fa distendere di traverso sulle sue cosce nude e comincia a sculacciarmi, mentre un’altra si mette davanti a me e tirato fuori il cazzo me lo mette in bocca. Il mio cazzo a contatto con le cosce della trans diventa subito duro e lei divertita rincara la dose di sculacciate. Mentre i colpi sul culo si fanno sempre più intensi, l’altra pompa sempre più veloce nella mia bocca. A un certo punto mi viene sfilato il fallo di gomma e una sostanza cremosa mi viene spalmata sull’ano e al suo interno, dato che per il fatto di essere stato ben dilatato le dita entrano con grande facilità. In un attimo sento la punta di un cazzo appoggiarsi all’ano e penetrarmi. Con due o tre colpi più profondi l’addome della trans aderisce al mio culo. A turno mi possiedono tutte, sia in bocca che nel culo. Quelle che aspettano di penetrarmi si divertono a colpirmi con un frustino su tutto il corpo, strappando gemiti di dolore frammisti a mugolii di piacere dalla mia bocca sempre occupata. Tre di loro, evidentemente molto eccitate e divertite decidono per il bis e così dopo un paio d’ore mi ritrovo pieno del loro sperma avendolo ricevuto ben sedici volte nel mio corpo. Lo sperma cola copioso sulle mie cosce e loro lo raccolgono e mi ci spalmano tutta la schiena; con quello che esce dalla bocca e non sono riuscito a ingoiare invece mi ci spalmano il viso e il torace. Non mi permettono di andarmi a pulire subito, ma preferiscono pensarci loro dopo un po’ facendomi una doccia con la loro orina. Cheryl non partecipa e non appena le altre hanno terminato, per mostrare alle altre la sua supremazia su di me fa un cenno ed io capendo al volo il suo desiderio mi inginocchio davanti a lei, prendo il suo uccello nella bocca, facendo aderire le labbra al pube e attendo che anche lei scarichi la sua vescica. Cosa che avviene dopo pochi istanti tra gli applausi e le risa delle altre. Lei non aveva ancora orinato per tutta la serata, evidentemente con il proposito di divertirsi ancor di più; aveva anche bevuto tanto e credo che la pipì che dovetti bere se non raggiungeva un litro, poco ci mancava. Le amiche andarono via verso le tre del mattino e prima di andare a dormire dovetti ripulire tutto e mettere in ordine. Mentre sto andando a letto (un materasso messo ai piedi del letto della padrona) lei si sveglia e mi ordina di tenerle l’uccello in bocca fino a che non si riaddormenta. Mi addormento anch’io, stremato e mi risveglio al mattino con il viso ancora tra le sue cosce. Altre notti Cheryl ha voluto addormentarsi tenendo il suo cazzo dentro il mio culo e più di una volta ho dovuto attendere l’alba per poter andare a riposare sul mio materasso. Appena sveglia, dopo aver orinato nella mia bocca ed essersi fatta lavare con la lingua tutto il corpo, la padrona decide che devo fare ginnastica. La cosa particolare è che la ginnastica dovevo farla a modo suo. Ad esempio per fare le flessioni sulle braccia lei si metteva distesa sotto di me ed io mentre facevo le flessioni dovevo tenere il suo cazzo in bocca in modo da farle un pompino. E non mi faceva smettere se non quando era soddisfatta e divertita, facendomi poi cambiare esercizio. Anche per gli addominali la situazione non cambiava, obbligandomi ogni volta che venivo su col tronco a dare una leccata al suo cazzo. Nel frattempo due cose crescevano oltre i miei muscoli: le dimensioni del fallo che portavo nel culo e , come lei mi aveva predetto, il bisogno sempre più intenso di ricevere lo sperma e gustarne il sapore. Questo mi aveva portato a implorare le sue amiche, che venivano a trovarla in quei giorni, di poterle spompinare in continuazione per poter ricevere il loro nettare prezioso. Non mi riconoscevo più: i desideri e le emozioni che provavo, mentre all’inizio mi provocavano vergogna, ora non più, ero solo guidato da un desiderio folle di essere soggiogato. Non avrei mai accettato un rapporto sessuale con un altro uomo e pur sapendo che in fondo di uomini si trattava, il fatto che avessero scelto di essere anche donne mi travolgeva e annullava ogni resistenza. Dal terzo giorno le amiche di Cheryl cominciarono a venire a tutte le ore, così che il mio corpo non trovò più tregua nell’essere usato per il loro piacere sessuale. I loro cazzi oramai entravano nel mio culo al primo colpo e un’amica africana mai vista prima, arrivata dopo la mia prima settimana di schiavitù, tirò fuori il suo arnese scuro come la cioccolata e grosso come quello di un cavallo e mi spaccò in due con un’inculata di una lentezza esasperante. Mi tenne infilato al suo spiedo per tutto il tempo della sua visita. Ero seduto sopra di lei, dandole le spalle: si muoveva lentamente dentro di me e nel frattempo chiacchierava con Cheryl. Dopo più di un’ora il suo cazzo non aveva mai dato cenni di cedimento: le sue mani mi sostenevano i fianchi e mi teneva come una bambola di stoffa. Portò a termine il suo lavoro facendomi appoggiare con l’addome sul bracciolo di una poltrona e quando eiaculò sentii gli schizzi caldi nel punto più profondo della mia pancia. La quantità di sperma doveva essere incredibile perché la sua eiaculazione durò non meno di un minuto e ogni volta che schizzava un fiume caldo mi invadeva le viscere. Quando finalmente mi lasciò andare mi accasciai a terra esausto e dal mio culo che bruciava di dolore dopo un po’ uscì una quantità di sperma che era almeno cinque o sei volte quella di una persona normale. Portai una mano vicino all’ano per sentire in che condizioni era e scoprii con orrore che sarebbero potute entrare insieme tutte le dita di una mano senza molte difficoltà. Riuscendo a stupire me stesso mi trovai a supplicare quella trans di tornare presto a trovarmi dicendole che avrei voluto ingoiare fino all’ultima goccia quel suo sperma stupendo per poi essere di nuovo infilato nel culo e posseduto stavolta con maggior violenza. Rise e mi promise che l’avrebbe fatto. Fu di parola! Tre giorni dopo tornò a trovare la padrona e senza che mi chiedesse nulla, come entrò in casa mi avvicinai a lei, la feci accomodare e messo a nudo il suo enorme uccello (era notevole anche in stato di non erezione) lo presi nella bocca, facendolo ingrossare a dismisura. Ero costretto a tenere la bocca spalancata e ben presto cominciai ad avvertire un crampo ai muscoli della mandibola. Lei sapeva benissimo quello che stavo provando, ma con una totale noncuranza teneva la mia testa bloccata in modo che il suo cazzo rimanesse sempre nella mia bocca. Solo di tanto in tanto mi concedeva delle lunghe leccate lungo l’asta. La fatica stava diventando enorme: le ginocchia e la schiena mi dolevano, la bocca non ce la faceva più a restare aperta. Non capivo come potesse resistere così a lungo in stato di erezione. Lo sperma arrivò dopo la fine di un film che si era gustata assieme a Cheryl durante il mio lunghissimo ed estenuante pompino. La bocca si riempì già dopo i primi fiotti caldi che ingoiai prontamente, ma ne giunsero subito altri. Il suo sperma era denso e il suo sapore intenso e selvatico. Speravo che non smettesse più di eiaculare e l’eccitazione fu così intensa che venni anch’io. Gli ultimi schizzi li ricevetti sul viso e lei volle spalmarli col suo cazzo su tutta la faccia. Mi massaggiò il viso per qualche minuto fino a che il suo cazzo ritornò duro come prima, poi mi volle come la volta prima, girato di spalle; tenendomi i fianchi appoggiò la sua cappella al mio sfintere oramai piuttosto allenato e lentamente mi fece scivolare dentro il cazzo. La padrona si posizionò in piedi davanti a me e me lo mise in bocca. Iniziò una cavalcata selvaggia in cui venni sbattuto come un fuscello. La padrona mi teneva la testa impedendomi così di perdere dalla bocca il suo cazzo e l’africana sembrava un toro impazzito. Un formicolio invase il mio corpo e persi la sensazione delle mani e dei piedi. Desideravo che quello che mi stava succedendo non terminasse più. Venne per prima la padrona e poiché mi teneva la testa in modo tale che le mie labbra le toccassero il pube rasato, spedì i suoi schizzi di sperma direttamente nella gola, rischiando di soffocarmi. L’africana allora si fece dare il frustino che la padrona spesso usava per punirmi e messomi carponi cominciò a frustarmi le natiche mentre affondava i suoi colpi micidiali. Il suo ventre e le palle sbattevano contro il mio culo producendo un rumore che non dimenticherò più: oggi basta solo il suo ricordo a provocarmi un’erezione. Il primo schizzo caldo colpì le viscere dandomi un piacere infinito, uscì fuori e il secondo lo ricevetti sulla schiena: arrivò fino ai capelli. Rientrò nel culo e mi somministrò il terzo schizzo ancora dentro. Uscì velocemente, mi fece rotolare a terra e finì di consumare il suo sperma sul mio ventre, sul petto e sulla faccia. Mi fu comandato di attendere il giorno seguente per lavarmi e quella notte dovetti dormire con il loro sperma che si era essiccato su tutto il mio corpo. Mi dava un po’ fastidio perché mi tirava la pelle, ma il senso di schiavitù che nasceva da quella sensazione mi tenne sveglio ed eccitato fino a notte inoltrata. Mi lavarono al mattino con la loro orina e mi obbligarono ad aspettare ora di pranzo per potermi fare una doccia. Trascorsi gli ultimi giorni a servire e soddisfare col mio corpo chiunque venisse a casa. Al termine delle due settimane ho chiesto alla padrona, anzi la ho supplicata di dare il mio numero di telefono a tutte le sue amiche transessuali che avevano voglia di uno schiavo. Oramai giro da una casa all’altra. A parte il lavoro non ho più tempo di fare nient’altro.
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