Era un venerdì sera tranquillo in casa Boschetti. I ragazzi erano andati dai genitori di Marco per la cena e per vedere le luci del Natale. Marco e Luisa sarebbero rimasti soli fino a tardi quella notte, a meno che, i ragazzi non avessero convinto i nonni lasciarli restare per la notte. E c’erano delle buone possibilità. Luisa aveva preparato una cena semplice a base di salsicce alla griglia con senape, puree di patate ed insalata. Erano seduti ai lati opposti del grande tavolo della sala da pranzo, Luisa volgeva la schiena alla cucina. Questo permetteva a Marco di usare il telecomando dello stereo che stava in soggiorno. Aveva messo dei CD adatti per la cena e regolava il volume delle canzoni. Le luci erano spente ed avevano acceso un paio di candele in mezzo alla tavola. In casa c’era scuro a parte il cerchio di luce gettato dalle candele e la luce tenue sopra la tavola. Luisa aveva finito la cena e si era allungata sulla sedia, rilassandosi ed ascoltando la canzone che si diffondeva per la stanza. “ERA eccezionale, bimba!” Aveva detto Marco alzandosi da tavola, “Ne vuoi ancora?” “No, grazie” Aveva risposto e gli aveva sorriso. Le piaceva che elogiasse la sua cucina. Marco aveva preso un’altra salsiccia ed insalata in cucina ed era tornato a tavola. Lei gli aveva sorriso di nuovo quando si era seduto e si era informata su come era andata la giornata. “Come era andata al lavoro oggi?” “Bene”, “Questa mattina ho dovuto fare un training meeting per tutto lo staff, ma ho avuto poco da fare per il resto della giornata.” “Che genere di training?” A questo punto Marco aveva cominciato a spiegarle l’argomento della riunione, il servizio clienti, la frequenza dei contatti coi maggiori clienti, il client satisfaction ed altro. Luisa gli sorrideva mentre parlava e faceva ogni tanto dei cenni o diceva “Mmm Hmmm” o “certo.” Se Marco l’avesse guardata più da vicino, avrebbe osservato qualche cosa di particolare e forse non l’avrebbe così sorpreso quello che lei avrebbe fatto di li a poco. Dunque quando Marco aveva lasciato la stanza per riempirsi di nuovo il piatto, Luisa aveva cominciato un’avventura che avevano vissuto insieme molto ma molto tempo prima e che da allora non avevano più rivissuto. Perlomeno fino a quella sera. Luisa si stava masturbando quietamente sotto la tavola mentre Marco parlava. Aveva avvicinato al suo piatto quello di burro morbido ed aveva fatto scivolare lentamente le mutandine giù per le cosce mentre Marco era fuori. Le aveva lasciate cadere sul tappeto ad ammucchiarsi ai suoi piedi. Le aveva calciate via in modo che nessuno potesse vederle passando vicino alla tavola. La gonna aveva coperto pudicamente le sue ginocchia mentre Marco tornava al suo posto davanti a lei. Luisa aveva cominciato la conversazione e aveva portato Marco a parlare della riunione, sperando che si aprisse e parlasse per parecchio tempo. Sapeva che se avesse finto interesse, la loro conversazione sarebbe durata a lungo. Dopo che Marco aveva cominciato a descrivere i punti salienti della riunione, Luisa aveva aspettato finché lui aveva abbassato lo sguardo al piatto per raccogliere un po’ d’insalata. Allora, di nascosto, aveva immerso le dita nel burro morbido e caldo, ne aveva raccolto un po’ in mano e poi aveva portato la mano sotto la tavola. Con l’altra si era portata la gonna alla vita, esponendo completamente la sua morbida ed umida micia alla vista di chiunque si fosse preso la briga di guardare sotto il tavolo. Aveva sorriso a suo marito ed aveva cominciato a carezzare la bella piega tra le sue cosce con l’aiuto sdrucciolevole del burro. All’inizio era stato difficile trattenersi dal ridere mentre suo marito continuava il monologo sulla sua riunione. Lo guardava direttamente negli occhi e si accarezzava delicatamente. L’immagine ben presto aveva cominciato a sfuocarsi mentre si accarezzava il cappuccio del clitoride. La stanza si sfuocava e lei cominciava a scaldarsi. Il racconto si fondeva dentro di lei come il suo calore fondeva il burro. Sia le candele e l’oscurità che la cena ed il vino cominciavano ad agire su di lei. Ma gli piaceva custodire questo segreto, almeno per ora. L’aroma meraviglioso del burro fuso si mescolava con l’aroma impetuoso degli umori di donna. Sembrava riempissero la stanza. Luisa pensava che Marco l’avrebbe certamente osservato e ne avrebbe domandata l’origine, ma non doveva preoccuparsi. Il burro ed il suo calore che provocavano il profumo, lo facevano andare direttamente dalle cosce alle sue narici, facendolo sembrare molto più penetrante di quanto fosse veramente. Inoltre era doppiamente aumentato dal suo sensuale stato mentale. Sopra pensiero, aveva tolto le dita calde, bagnate e scivolose da sotto la tavola e le aveva leccate per pulirle, proprio come quando mangiava una pannocchia calda, imburrata, di mais. Era un gesto naturale e casuale, ma Luisa era gelata quando aveva compreso, dopo averlo finito, quello che stava facendo. Marco, comunque, non se n’era accorto e continuava a parlare. Luisa aveva cercato di coprire le sue azioni aggiungendo un “Wow, com’era interessante!” al discorso. Aveva sorriso per il suo segreto ed aveva portato un altro dito coperto di burro sotto la tavola. Era scivolata in avanti sulla sedia, guardando Marco come se fosse molto rilassata e comoda dopo il pasto. La posizione aveva lasciato metà delle natiche fuori dal bordo della sedia e sospese in aria, con le gambe aperte. Il nuovo burro era fuso quasi immediatamente nella micia ed aveva facilitato lo scivolare del medio dentro di lei. Ora accennava col capo al marito che aveva cambiato soggetto, dalla riunione all’apertura di un nuovo ufficio la settimana seguente. Di nuovo avrebbe voluto sghignazzare se non fosse stata così calda ed appassionata e non stesse comportandosi clandestinamente. Invece aveva fatto altre domande per incoraggiare un altro discorso. Aveva il medio completamente seppellito e strofinava il clitoride sui due lati con il pollice. Per tutto il tempo aveva continuato a sorridere a Marco ed ad assecondarlo nella conversazione. “Cosa pensi che accadrà?” gli aveva domandato. Lui si era lanciato in una spiegazione che lei sperava durasse a lungo. A questo punto il burro fuso stava fluendo verso il basso ed attraversava il suo ano morbido, stretto, poi aveva cominciato a rivestire la parte inferiore del culo. Aveva capito che presto avrebbe cominciato a gocciolare dalle natiche sopra il tappeto. Aveva anche capito che non si sarebbe fermata e la mattina dopo avrebbe dovuto pulire le macchie sul tappeto. Aveva mantenuto la destra sepolta nella passera, l’indice aveva raggiunto il medio mentre continuava a picchiere sul clitoride con il pollice. La sensazione era fantastica e se Marco avesse avuto a disposizione una luce migliore, od avesse fatto una pausa e l’avesse guardata veramente, avrebbe osservato che qualche cosa gli stava accadendo. Sospirava con la bocca leggermente aperta e di quando in quando chiudeva gli occhi per qualche attimo. Sembrava che tentasse di sedurre suo marito sbattendo le ciglia sensualmente. Marco non lo notava, comunque, e continuava nella sua beata ignoranza. Questo avrebbe aumentato la sua sorpresa quando le sue azioni nascoste sarebbero divenute manifeste. Ma non stava ancora accadendo. Luisa aveva fatto scivolare la sinistra di fianco al contenitore del burro e aveva aspettato che Marco guardasse altrove. Erano stati necessari alcuni minuti, ma alla fine era andato a prendere il telecomando per alzare il volume mentre Eric Clapton suonava “Layla” dallo stereo. La musica era aumentata nella stanza mentre le familiari corde della chitarra avevano cominciato a suonare. Aveva guardato Luisa ed aveva sorriso. “Amo questa canzone,”. Luisa aveva accennato col capo, “Anch’io.” La sua mano sinistra non era in vista. Aveva continuato parlare con lei degli avvenimenti della giornata mentre lei mostrava di ascoltare con attenzione. Avrebbe dovuto notare che Luisa non era del tutto attenta, Marco gli parlava e lei rimaneva zitta, contrariamente a quanto aveva fatto per tutto il pasto, quando lo incoraggiava. Era quasi impossibile capire, almeno dalle parole che diceva, cosa accadeva sotto la tavola. Sotto la tavola ora aveva una mano occupata a fottere e strofinare la sua passera ed usava le dita dell’altra mano per pigiare in piccoli cerchi intorno al bocciolo corrugato del culo. Non gli erano mai piaciuti particolarmente gli armeggiamenti di Marco per stimolare il suo ano e non era mai stata particolarmente interessata ad insegnargli come migliorare. Aveva chiarito che non era interessata a quel genere. L’avevano sperimentato all’inizio della loro relazione e Luisa aveva deciso che non era per lei. Naturalmente l’inesperienza di Marco non aveva potuto far proseguire l’esperimento. Il suo culo era vergine allora, ma anche Marco era vergine nell’amore greco. Non aveva idea sul come dare piacere ad una donna e non aveva avuto successo. Aveva rispettato soprattutto i suoi desideri su quell’argomento e quindi era assente dal loro modo di fare l’amore. Comunque lei aveva letto recentemente un articolo in una rivista, trovata nella sala d’attesa di un dottore, che parlava di una famosa principessa che si diceva credesse nella salute rettale. Si diceva che regolarmente “trattasse” quell’area di solito con enteroclismi e massaggi. Questo aveva catturato l’interesse di Luisa, che aveva dei dolori in quell’area, dolori cominciati dopo la nascita dell’ultimo bambino. Aveva fatto una ricerca su Internet su quel soggetto ed aveva trovato una pagina particolarmente interessante che descriveva il massaggio anale, la stimolazione e l’auto esplorazione. Aveva cominciato ad esplorarsi e sondarsi quando si rilassava nella vasca da bagno. Il trattamento aveva funzionato così bene che l’aveva visto quasi come un miracolo! Che i trattamenti fossero anche piuttosto piacevoli era stata una sorpresa e ciò l’aveva spinta a continuare! Luisa aveva cominciato a esplorare il suo didietro in maniera regolare, stuzzicava e tendeva il suo ano e stimolava il tessuto di nervi che lo circondava. Non era passato molto tempo che era in grado di raggiungere l’orgasmo semplicemente giocando col suo culo. Era effettivamente più stimolante del massaggio vaginale. Raggiungeva l’orgasmo se stimolava direttamente il clitoride, ma arrivava molto più rapidamente accarezzando sia il culo che il clitoride contemporaneamente. I tentativi che Marco aveva fatto tanto tempo prima erano completamente dimenticati. Ora, qui al tavolo, stava per arrivare. Aveva pigiato dolcemente l’indice della sinistra contro l’anello di carne sdrucciolevole e imburrato. Sapeva per esperienza che con una piccola spinta decisa e grazie al lubrificante, sarebbe scivolata dentro. Aveva sospirato sottovoce e poi era entrata. Suo marito non si era accorto di niente. Luisa lentamente aveva tolto la destra dalla micia, sapendo che se avesse continuato ad usare ambedue le mani, sarebbe venuta a precipizio, proprio mentre era a tavola. L’aveva tolta lentamente per evitare il rumore di risucchio che tutto quel burro ed i suoi umori avrebbero certamente causato. Di nuovo, lentamente aveva cominciato a leccarsi le dita, sapendo che non era il momento di farlo ma incapace di fermarsi a causa del suo stato appassionato ed eccitato. Non gliene importava se Marco avrebbe notato le sue azioni, tuttavia il suo segreto era rimasto tale. Aveva cominciato a stuzzicare l’interno dell’anello di carne, gli piaceva la sensazione del soffice interno mentre si contraeva sotto le spinte dello sfintere muscoloso e stretto. I nervi cominciavano a danzare sotto le morbide carezze delle sue dita. Dentro e fuori, dentro e fuori. Gli piaceva, specialmente sapendo che il suo amato marito non aveva sospetti. Aveva fatto scivolare un secondo dito vicino al primo. “Ooohhh!” Un altro piccolo sospiro era sfuggito. Gli piaceva quella sensazione mentre il suo ano cominciava a tendersi un po’. Era come se il suo culo sapesse che stava per venire ed aspettasse impazientemente per continuare la danza. Aveva cominciato ad allontanare le dita l’una dall’altra, aprendole e provocando una risposta elastica dalla sua carne. Aveva imparato a resistere allo stimolo di stringere intorno a qualsiasi cosa la penetrasse da dietro. Era benvenuta qualsiasi cosa la scandagliasse, era piacevole. Piaceva al suo culo e piaceva a Luisa. Chi avrebbe pensato che avrebbe sentito quelle sensazioni? Il suo culo, soprattutto! “Luisa, stai ascoltando??” Luisa aveva sentito una voce attraverso la sua nebbia. “Luisa!!?!” Luisa era tornata alla realtà. “Sì caro?” aveva risposto, cercando un’espressione dolce ed interessata. “Dov’era la tua mente? Ho chiamato ‘Luisa’ tre volte!” Luisa l’aveva guardato e poi aveva guardato il piatto. Lentamente aveva sorriso, ed in quello momento aveva preso una decisione. A dire il vero era stata presa molti minuti prima quando aveva passato il confine dopo il quale non aveva più potuto recitare come se sotto il tavolo non stesse accadendo nulla. Voleva finire quello che aveva cominciato, ma non poteva farlo senza coinvolgere Marco. Aveva resistito alla tentazione di parlargli delle sue nuove scoperte per evitare qualsiasi pressione da parte sua per partecipare. Ma ora, era venuto il momento. L’aveva guardato in viso. “Dolcezza” aveva cominciato mentre liberava le dita. “ho bisogno che tu capisca.” Si era alzata lentamente, facendo ritornare la gonna alla sua posizione originale. Parlava mentre lentamente girando intorno al bordo della tavola. “Voglio che tu faccia esattamente quello che ti dico di fare. Questo era molto importante per me. Puoi farlo per me?” Le sue parole erano risuonate dentro Marco. Capiva che quello che gli aveva detto non era una domanda, ma un vero e profondo bisogno per lei. “Naturalmente” aveva detto con calma. Lei aveva cominciato. “Ho imparato alcune cose del mio corpo e di come era fatto.” Ora era di fianco a lui. “ho imparato modi di darmi il piacere meravigliosi, incredibili per me. E certamente sorprendenti per te. Ed era ora che te li insegni.” L’aveva guardato amorevolmente. “Vuoi aiutarmi?” aveva domandato di nuovo. Marco l’aveva guardata con attenzione mentre lei lo fissava negli occhi. Non dava a vedere quello che pensava, stava cercando di indovinare i suoi pensieri. La sua faccia era curiosa ma inespressiva. Il viso di lei lo era altrettanto, salvo un piccolo sorriso che gli attraversava la faccia. Marco sapeva cosa voleva dire. Non poteva rifiutare. L’amava. “Sì,” aveva detto Marco con forza, “Ti aiuterò.” Luisa continuava a guardarlo, ora leggeva i suoi pensieri. Dopo una pausa lunga, lentamente aveva risposto. “Bene” Si era appoggiata alla tavola e aveva cominciato a parlare. “Ho trovato una nuova maniera di darmi piacere.” “Vuoi dire…” aveva interrotto Marco. Luisa aveva fatto una pausa e gli aveva sorriso di nuovo. “Per favore, dolcezza, lasciami parlare. Questa per me non era la cosa più semplice di cui parlare.” Aveva cercato di rilassarsi contro la tavola, ma Marco era troppo vicino per permettergli di stendere le gambe. “Muovi indietro la sedia, baby, e fammi un po’ di spazio, huh?” aveva detto. Lui a spostato indietro la sedia e lei si era messa di fronte a lui e si era appoggiata all’orlo della tavola. “Ora, era strano sentirmi parlare di questo con te, o con qualsiasi altro. Fino a alcune settimane fa, ero ignorante e non interessata a questo soggetto. Recentemente ho letto un articolo in cui si parlava di una principessa che regolarmente andava da uno specialista per dei trattamenti di questo genere.” Luisa si era fermata e aveva ragionato per un momento. “Le erano rimasti dolori a causa del parto.” Marco ora aveva un’espressione interrogativa ed aveva pensato di chiedere a Luisa di spiegarsi. L’aveva guardata direttamente negli occhi e aveva pensato che era meglio lasciare che lei spiegasse come credeva. “Gli faceva male laggiù.” “al culo. Ed anch’io ero nella stessa situazione, almeno lo credevo.” Luisa si sentiva improvvisamente un po’ agitata. Aveva smesso di parlare, aveva raddrizzato la spina dorsale ed aveva respirato profondamente. “Lei credeva nella salute rettale!” aveva affermato convinta. “E ho pensato che anch’io avrei potuto imparare qualcosa su questo soggetto, in un senso clinico.” Marco ascoltava attentamente. Stava pensando a cosa fosse la salute rettale, ma aspettava che uscisse il resto della storia. “Ho deciso che se una principessa può preoccuparsi del suo sedere, allora forse anch’io dovevo.” Aveva respirato ancora profondamente ed aveva continuato. “Così ho fatto un paio di ricerche su Internet per informarmi sul soggetto.” Gli aveva sorriso, “Per mia fortuna c’era molta gente interessata alla “salute rettale in Internet!” Aveva ridacchiato e guardato a terra. Luisa conosceva l’interesse di Marco per le forme femminili ed il suo posteriore era raramente indisturbato quando c’era lui in giro. Gli piaceva la sensazione delle sue natiche morbide, calde e sode nelle sue mani. Gli piaceva farle strisciare su di lei quando era in cucina e farle scivolare sotto la gonna. Immergeva le due mani dentro i collant e la biancheria intima e la stringeva e la strizzava finché lei non fuggiva via. Ma rispettava la sua regola “giù le mani dal buco del culo”. “In ogni modo, ho imparato molto di me stessa ed ora voglio che tu impari quello che so. Così siediti e guarda ed ascolta.” Si era allontanata da lui e aveva spostato i piatti all’altro capo della tavola. Poi era tornata a sedersi sul bordo ed aveva tirato su la gonna fino all’attacco delle cosce. Marco ora poteva vedere il luccicare della parte intima delle sue cosce. Ruscelli di olio e burro gli correvano fino alle caviglie. Evidentemente si era molto eccitata recentemente. Era molto curioso, ma lei aveva ricominciato. “In un sito ho trovato che l’ano è il secondo posto, dopo il clitoride o nel tuo caso la testa del pene, dove è concentrata la maggior parte dei nervi del corpo” Improvvisamente aveva cominciato a ridere. Marco era un po’ sorpreso del suo nervosismo, tanto da farla ridere, alla parola “pene”. Ma Luisa aveva fatto una pausa ed aveva sorriso prima di spiegare. “Mi è venuto in mente che l’ano è “sempre” dietro al clitoride!” Aveva riso di nuovo, allentando un po’ della tensione che sentiva. Ora si sentiva più fiduciosa, aveva continuato. “L’articolo sul sito suggeriva che massaggiare leggermente l’ano può cominciare ad alleviare il disagio che il parto può causare. Diceva che aveva funzionato con molte donne,” “…così ho provato.” Aveva guardato rapidamente il suo viso, cercandovi un sorriso furbo. Non aveva visto nulla di tutto ciò, invece aveva visto uno sguardo gentile di interesse per quello che stava dicendo. Aveva paura che si arrabbiasse al pensiero di quanto lei aveva resistito ai suoi tentativi di accarezzargli quell’area. “Diceva di cominciare nella vasca da bagno, che l’acqua calda ed il sapone avrebbero aiutato. Allora l’ho fatto…ed il massaggio mi aveva aiutato” …una pausa.”…ma c’era anche una sensazione bella, fantastica.” Ora guardava il tappeto, non voleva vedere l’espressione del suo uomo. “Ero “proprio” sorpresa,” poi quietamente, “molto molto sorpresa. E mi piaceva molto.” Aveva alzato lo sguardo su di lui ed improvvisamente aveva cominciato parlare velocemente. “Lo so, lo so, me l’avevi detto molte volte. Ma non mi attirava prima di aver provato quella volta. Mi dispiace. Lo sapevo che se te l’avessi detto ti saresti arrabbiato o avresti riso.” Ora lo guardava direttamente. “Non ridere…OK?” aveva detto con calma. Marco gli aveva sorriso. “Dimmi cos’altro avevai imparato,”. Luisa l’aveva guardato profondamente negli occhi ed alla fine aveva ripreso a parlare. “Va bene, ma prima di tutto queste sono le regole.” Aveva respirato profondamente. “Non devi parlare e devi fare esattamente quello che ti dico…e quando ti dico di farlo. Capisci?” Marco aveva accennato col capo solennemente. “OK, alzati” aveva detto scivolando giù dal bordo del tavolo. Marco di era alzato e aveva aspettato quietamente. “OK, vediamo!” Luisa aveva pensato fra di se, “Non girarti ora!” Aveva allungato le mani e aveva cominciato a slacciare la cintura del marito. Dopo avergli slacciato i pantaloni, li aveva fatti scivolare al pavimento, poi aveva agganciato pollici nei boxer e li aveva tirati giù anche loro. Il cazzo ben formato di Marco era apparso. Luisa aveva avuto un moto di delusione perché non era eretto. Non aveva realizzato immediatamente che quasi mezzora di carezze erotiche al clitoride ed al culo erano avvenute senza la partecipazione del marito. “Spero che si alzi” aveva pensato, “o questa sarà una notte molto imbarazzante.” “Siediti e rilassati,” gli aveva detto. Lui aveva sorriso ed aveva eseguito il suo ordine. Ora zitto, “Marco, lo voglio!” aveva detto minacciosamente mentre metteva le mani dietro di se. Si era aperta la gonna, l’aveva abbassata al pavimento, e quindi l’aveva calciata di lato insieme alle mutandine. Aveva spinto a parte con un calcio anche l’abbigliamento di Marco. Lentamente aveva alzato le natiche e si era seduta sull’orlo della tavola, poi aveva alzato i piedi e li aveva messi sull’orlo della sedia di Marco, tra le sue cosce. Aveva aperto le cosce e si era appoggiata allo schienale. Lui aveva tenuto i piedi uniti ed aveva aperto le ginocchia finché la sua micia non era stata completamente in mostra. Luisa gli aveva sorriso e si era girata con grazia a guardare sopra la sua spalla. Aveva preso la vaschetta del burro e l’aveva messa vicino alla sua coscia. Marco era in trance e guardava ogni sua mossa. Luisa aveva immerso la mano sinistra nel burro e ne aveva presa una piccola porzione sul dito. Lentamente si era mossa verso il suo centro e molto lentamente aveva cominciato a strofinare il burro su e giù per la fessura. Marco aveva visto che si era fuso quasi immediatamente rivestendola di una lucentezza salata e scivolosa. Luisa improvvisamente era sembrata ricordarsi di qualche cosa e aveva fermato la mano. Aveva sorriso con ardore al marito e aveva alzato il dito alla bocca. L’aveva aperta e aveva posato il dito sulla lingua leggermente stesa. Aveva contratto le labbra, aveva succhiato dentro provocatoriamente il dito, poi l’aveva fatto scivolare lentamente dentro e fuori, estraendolo e poi risucchiandolo dentro di nuovo. Aveva continuato per molte volte finché l’aveva estratto dalle labbra completamente pulito, aprendo la bocca ed indirizzando la lingua verso di lui, orgogliosa di aver ingoiato ogni goccia di burro. Il cazzo di Marco cominciava a contorcersi. Con le dita ora pulite, Luisa aveva spostato il braccio davanti a lei e aveva afferrato l’orlo della maglia. Rapidamente l’aveva tirato sopra la testa, rimanendo completamente nuda di fronte a lui e seduta a pochi centimetri di distanza. Non indossava reggiseno, come raramente faceva, sotto la maglia. Il suo corpo era bello. Gli anni e la nascita dei due figli non si notavano nelle curve deliberatamente esibite. L’anno precedente aveva domandato e lui gli aveva regalato un intervento di chirurgia cosmetica per annullare le memorie che il suo corpo aveva del passato. Ora orgogliosamente gli mostrava qualcosa che sembrava il corpo di una ventiduenne, ma con l’esperienza sessuale che gli anni avevano portato. Marco lo vedeva come il lato migliore delle due situazioni e lo fissava, ammirandolo sfacciatamente. Luisa aveva preso ancora un po’ di burro dalla vasca e aveva cominciato a massaggiarlo con più forza nella sua micia. Marco sentiva l’odore del burro caldo che comincia a riempire la stanza e cominciava a sentire i morbidi rumori fra le sue labbra bagnate e gonfie mentre lei aumentava gli sforzi. Le carezze al suo monte erano la cosa più erotica che avesse mai visto, ma manteneva il suo impegno stando seduto e guardando la presentazione che gli stava facendo. La sua passera era quasi al livello dei suoi occhi mentre lui si era spostato sulla sedia fino a che le sue palle non si erano fermate contro i suoi piedi. Il suo cazzo, comunque, non si era fermato, ma stava dritto, quasi appoggiato al mento e quasi parallelo al suo torace. Luisa gli aveva alzato dolcemente le palle con la punta dei piedi, poi li aveva fatti scivolare da sotto permettendo alle palle di cadere delicatamente sulla sedia. Aveva fatto indietreggiare i piedi appoggiandoli contro la sua micia ed aveva aperto le ginocchia, si era sdraiata indietro sopra la tavola appoggiandosi ad un braccio. Si era spinta più indietro sul tavolo finché i talloni non erano arrivati all’orlo. Allora aveva aperto i piedi e si era sdraiata languidamente e lascivamente.
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