Il mio vero nome era Mary. E lo tenni quel nome anche dopo che nel Canyon degli Agguati la mia carovana fu sorprendentemente aggredita dalla tribù indiana dei Mazzay-dur (che i bianchi chiamano Bastoni Nodosi). Solo io mi salvai perché il Grande Capo dei Bastoni Nodosi, Oseo-Pelus(che i bianchi chiamano Uccello Piumato), mi adottò come figlia e mi fece crescere come un’indiana nel suo villaggio, nella verde vallata che gli Uomini Rossi chiamano Kiaw-valley e i bianchi Pianura Trombata. Il mio nome, dicevo, lo tenni fino al giorno del Grande Rito, la cerimonia di iniziazione cui si sottopongono tutti i membri della tribù quando raggiungono l’età adulta. E’ dopo la cerimonia che ogni Bastone Nodoso riceve il nome che poi porterà fino alla morte, dimenticando per sempre quello che aveva portato da bambino e da adolescente. Fu così che in un giorno d’estate la mia mamma indiana Venuta col Pugno mi annunciò che il mio grande giorno era ormai prossimo. Fu lei stessa a cucirmi il gonnellino di pelle di bufala – dall’inconfondibile odore di mozzarella – che avrei indossato il giorno della cerimonia. E fu invece la mia sorella maggiore Papilla che Ciuccia a farmi il bagno purificatore prima del Grande Rito. Indossato il mio gonnellino di pelle fui condotta dai Saggi della tribù fino alla Capanna dell’Iniziazione, appena fuori il villaggio. Subito dopo entrarono cinque Bastoni Nodosi che erano stati scelti dal Grande Consiglio della tribù dopo una lunga riunione che s’era svolta attorno al fuoco, bevendo litri e litri di Prao-magr (che gli uomini bianchi chiamano Prosecco) in una notte di plenilunio. I cinque Bastoni Nodosi erano il giovane Saddrizza Dovunque, il più abile cacciatore della tribù noto a tutti per il suo talento nell’uso dell’arco e delle frecce; con lui era entrato suo fratello maggiore Sifotte le Capre che non aveva mai mostrato talento per la caccia, ma era un ingegnoso allevatore d’animali. C’era poi lo Stregone del villaggio, Lovede allo Specchio, anziano e grassissimo, con la pancia enorme che tutti i bambini prendevano in giro. Gli ultimi due erano Uccello che Schizza, cugino di mio padre, da tutti stimato e rispettato per la sua capacità di portare a compimento in modo rapidissimo qualunque compito gli fosse affidato; e infine Aspetta che Viene, uno dei vecchi saggi del consiglio, uomo lento e riflessivo che restava giorni e giorni nella sua tenda a pensare prima di esprimere il suo parere su qualunque quesito gli venisse posto. Non appena furono dentro i cinque mi circondarono e dopo avermi strappato di dosso il gonnellino presero a toccarmi tutti insieme in ogni dove. Le loro mani mi si infilavano dappertutto finché Saddrizza Dovunque mi sdraiò a terra e mi si pose sopra possedendomi brutalmente. Dopo avermi fatto godere non una, ma almeno tre volte, anche lui spruzzò il suo piacere e si ritrasse per passarmi a suo fratello Sifotte le Capre. Il quale, a sorpresa, non volle prendermi allo stesso modo, ma invece, dopo avermi girata, me lo cacciò dentro di dietro, spingendo come un ossesso: sarà perché ero ben disposta, sarà perché inculandomi Sifotte Le Capre non dimenticava di titillarmi la passera con le dita, successe che anche durante questo amplesso riuscii a godere altre due volte e quasi mi dispiacque quando sentii il getto caldo di liquido inondarmi le viscere e il sesso di lui comprimersi e sgusciar via dal nido in cui lo tenevo. Lovede Allo Specchio intanto s’era sdraiato su una pelle d’orso in terra e da sotto la sua pancia si eregeva eretto il suo membro pronto a provare le mie qualità: Furono gli stessi Saddrizza Dovunque e Sifotte Le Capre a sollevarmi per le braccia e a farmi sedere su Lovede allo Specchio, così che da sola riuscii ad impalarmi sul nuovo compagno. Lovede allo Specchio però sembrava piuttosto impacciato nei movimenti cosicché io, per far bella figura, presi a muovere il bacino e a scodinzolare sul suo sesso così da provocare dei sussulti che, a giudicare dai suoi mugugni dovevano piacergli parecchio. E io stessa, che mai avrei creduto di poter provare piacere col vecchio pancione, muovendomi a ritmo non potei trattenermi dal venire di nuovo, godendo sullo stregone che a sua volta sembrò per un momento sgonfiarsi quando spruzzò in me il suo godimento. Mi sfilarono da lui per pormi di nuovo sdraiata a gambe larghe in terra. Uccello che Schizza mi fu subito sopra e in men che non si dica lo sentii eiaculare nella mi passera infuocata. Rimasi così affranta dall’evento che decisi di reagire, assai indispettita dal fatto di non aver goduto con lui. Così strinsi le cosce impedendogli di sfilare il membro ormai flaccido dal mio corpo e ondeggiando con i fianchi riuscii a provare un certo piacere. Poi istintivamente strinsi di più a me Uccello che schizza e con la mano mi trovai a carezzargli le terga. Fu così che decisi di infilargli un dito nell’ano e, mirabile intuizione, sentii che il suo sesso riprendeva vigore, quel tanto che è bastato a darmi il tempo di venire di nuovo. Toccò poi a Aspetta che Viene, il quale mi pose ancora nella stessa posizione pecoreccia in cui m’aveva messo prima Sifotte le Capre. Ma Aspetta che Viene non volle prendermi nell’ano e, in quella posizione m’infilò la verga nel posto più consono, stantuffando con calma ma con grande maestria. In quella posizione, soddisfatta diverse volte dall’indiano che sapeva bene come farmi godere, vidi davanti a me, diritti in piedi gli altri quattro che mi guardavano mento venivo sbattuta. Bastò che aprissi la bocca e subito Saddrizza Dovunque mi ci infilò dentro la verga, muovendosi come aveva fatto poco prima nella passera. Succhiai con vigore e quando venne nelle mia bocca godetti anch’io, sia per la bella sensazione fra le labbra sia perché Aspetta che Viene continuava implacabile a chiavarmi da dietro. Invidioso del tutto si fece davanti a me anche Sifotte le Capre che risucchiai di nuovo tra le mie labbra. Mi riempì del suo seme in grandi quantità e siccome non si decideva a uscire dalla mia bocca lo inghiottii tutto con tale piacere che venni di nuovo, mentre Aspetta che Viene stantuffava tranquillo nelle mie budella. Timidamente s’avvicinò allora Uccello che Schizza deciso anche lui a farsi soddisfare dalla mia bocca. Leccai la sua asta per qualche istante e non appena baciai la cappella turgida uno schizzo violento mi arrivò sulla faccia colandomi giù lungo le guance. Non potei trattenere un orgasmo furioso per l’eccitazione che mi provocò l’aver visto da vicino spruzzare quel liquido bianco verso di me. E più godevo più la mia passera pulsava intorno al cazzo di Aspetta che Viene che freneticamente continuava a sbattermi dietro. Lovede allo Specchio era lì che con la mano tentava di guadagnarsi una nuova erezione. Lo guardai quel tanto che basta per fargli capire che la mia bocca avrebbe potuto aiutarlo di più e lui portò il suo lardo alla mia portata. Non fu facile portarlo a un nuovo turgore, ma leccando con cura, succhiando per bene, e ruotando la lingua vorticosamente intorno alla sua cappella che pure era di ragguardevoli dimensioni, sentii che riprendeva una certa consistenza. Ne approfittai subito per succhiarlo fino in gola massaggiandolo bene con lingua e palato. E finalmente il suo getto segnalò il mio successo. Ma nello stesso tempo con un urlo di guerra anche Aspetta che Viene mi inondò col suo spruzzo che quasi sembrava un fiume in piena. Allagata in ogni dove raggiunsi il mio orgasmo, il più intenso, piacevole e lungo di tutti quelli che avevo avuto da quando ero entrata nella Capanna dell’Inizio dell’iniziazione. I cinque guerrieri si sdraiarono allora tutti con me sulla pelle d’orso in terra, esausti. Cercai di rinfocolare la loro energia masturbandone due con le mani, prendendone un altro in bocca, sedendomi sopra al cazzo rilassato di un altro sperando si ficcasse nella passera e oscillando il culetto per invitare il quinto indiano a entrarvi. E fu faticoso, ma dopo un bel po’ ecco che il cazzo su cui stavo seduta s’ingrossa e mi penetra. Ondeggio il bacino per dargli maggior godimento e sento che i due bastoni nelle mie mani diventano duri e li massaggio con più forza mentre perfino Aspetta che Viene, che mi sta scopando la bocca sembra già mostrare una certa smania di por fine alla ginnastica. Nel culo c’è entrato Uccello che Schizza, il quale, un po’ provato dalle esperienze precedenti sembra stavolta durare più a lungo. Impongo ai cinque il mio ritmo e comincio a sussultare e a tremare in un ennesimo orgasmo quando sento il fiotto di Saddrizza Dovunque che mi invade la pancia, quello di Uccello che Schizza invadermi il culo, quello di Aspetta che Viene colarmi giù in gola mentre le mani mi si riempiono dei liquidi bianchi spruzzati da Sifotte le Capre e Lovede allo Specchio. Lancio anch’io il mio urlo del guerriero a suggello della mia iniziazione e a prova di un nuovo godimento sconvolgente e straripante. Quello che accadde nella Capanna era un segreto che non avrei potuto raccontare: quello che avreste potuto sapere è solo che dopo molte ore ne ero uscita stravolta. Mia sorella mi condusse nel nostro tee-pee e mi cosparse il corpo della sostanza magica che i bianchi chiamano Unguento di Manitù e noi indiani Lasonil-H. I cinque Bastoni Nodosi che avevano provveduto alla mia Iniziazione furono tutti rinchiusi per una settimana nella Grande Tenda dell’Uomo della Medicina che dovette curarli con erbe e infusi di sua creazione. E fu solo grazie agli effetti della sacra pozione che noi uomini rossi chiamiamo Double-Vov che i cinque ripresero pian piano conoscenza e poi vigore. Una settimana dopo quando i cinque si furono ripresi esposero al Grande Consiglio dei saggi quanto era avvenuto nella Capanna dell’Iniziazione e da quel giorno mi fu imposto il nuovo nome di Tromba che Gode.
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