Franca. 51 anni. Il fisico ormai giù. Grasso e cellulite. La pelle olivastra, ricoperta di macchie lasciate, nel tempo da brufoli impietosi. In alcune parti, annerita dallo sfregamento. Come tra le cosce, attorno all’ano, sotto il seno. Un seno abbondante. Ormai cadente. I capezzoli grossi e nerissimi.Eppure…Eppure ha un viso che attira. E lei non si nega.Quando può continua a fare quello che ha sempre fatto. Scopare alla grande con chi le piace.E sposata e madre di due figli, ma il marito non le basta.Lo si capisce al primo sguardo. Se le piaci, ci vai a letto. Basta mettersi d’accordo.La mattina dopo lei telefona in ufficio e dice di non sentirsi bene.Tu arrivi, suoni al citofono. Lei ti apre. Sali e la trovi dietro l’uscio. E un attimo dopo è inginocchiata davanti a te col tuo cazzo in bocca, la cappella contro le sue tonsille,quegli stupendi conati di vomito che sembrano soffocare lei e mandano in visibilio te.Me l’ha presentata un’amica dicendomi che ha bisogno di una visita e strizzandomi l’occhio per farmi comprendere di che visita ha bisogno.A proposito, faccio il ginecologo.E Franca mi ha chiesto a che ora deve venire il giorno dopo.Le chiedo di quanto tempo può disporre.Mi risponde che dopodomani i figli saranno in gita e il marito a Roma per lavoro.E che preferisce venire a studio.Ci si accorda per dopodomani alle 9.00.Prima di andare mi chiede se può fare sesso fino a dopodomani.Le consiglio di no.Mi spiega che sarà dura. Lei è abituata a farlo ogni giorno. Con altri o in solitudine.Dovrà fare un sacrificio, ma lo farà.Le raccomando anche di depilarsi accuratamente. Completamente.Lo farà.Le dico anche di urinare prima delle cinque di mattina e poi non più.E arriva.Le chiedo che limiti ha.Nessuno!Controlliamo: mi avvicino, le infilo due dita in bocca e spingo fino alle tonsille. Ha conati violentissimi di vomito ma non arretra di un millimetro.Le escono copiose lacrime. Tossisce. Ma serra le labbra e mi fa sentire la lingua sulle dita.Le ordino di spogliarsi.Esegue.Nuda.Cadente eppure eccitante.Non un pelo.Le giro attorno.Le faccio allargare le gambe.Le chiedo di nuovo se ha limiti.Ancora una risposta negativa.Le ripeto la domanda specificando che per limiti intendo anche quelli legati al dolore.Nessun limite. E’ pronta e disposta a tutto. Specie a nuove esperienze.Non ha mai fatto sesso con un ginecologo e preferisce non parlare delle fantasie che ha in merito.Dice di essere attirata terribilmente da quello che le può accadere fisicamente e sessualmente sul lettino di un medico con quella specializzazione. Ricorda perfettamente che più volte le è capitato di doversi imporre di non orgasmare durante le visite cui pure si è sottoposta. Specialmente durante le gravidanze.E precisa che alla seconda, il ginecologo era una ginecologa, eppure si eccitava e, una volta sola, doveva masturbarsi fino allo sfinimento per placare quello che il contatto di mani e strumenti coi suoi genitali le provocava.Mi confessa che ha avuto un orgasmo anche durante il travaglio, a seguito dell’ultima visita prima del parto.Mi ha raccontato tutto questo mentre è lì, in piedi, le gambe larghe e un rivolo di umori, segno evidente di eccitazione le cola lungo la gamba sinistra.Sarà molto divertente!L’ordine successivo che le impartisco è quello di urinare, così in piedi, come una vacca.Assume un’espressione interrogativa ma, mentre le sibilo che è meglio per lei eseguire subito e bene. Le strizzo violentemente il capezzolo sinistro per avvalorare quanto le dico.Il brivido che la attraversa non è di solo dolore. E’ evidentemente, anche di piacere.Chiude gli occhi e si concentra. Quando il flusso di urina comincia ad essere consistente, giro alle sue spalle e le infilo un dito nell’ano.Ha un sussulto. Si interrompe un attimo ma poi riprende ad urinare.La lascio così qualche minuto. I piedi a mollo nella sua piscia. Lei continua a tenere gli occhi chiusi.Le chiedo se stamattina ha fatto la cacca.Dopo una piccola esitazione risponde di no. E neppure ieri si è svuotata.Glielo confermo. Il suo retto è pieno di cacca. Deve essere ripulita.Mi chiede se può andare in bagno.La risposta è no, perché le farò somministrare tre clisteri.Ha un moto di ripulsa. Mi spiega che non ha mai gradito quella pratica.Infilo un guanto di lattice e, stavolta, le infilo nel culo, con una certa violenza, due dita.Rimesto qualche secondo nel suo intestino. Estraggo le dita marroni delle sue feci e gliele metto davanti al viso.Alla mia domanda se si sente a suo agio in quelle condizioni risponde di no.Chiamo la mia assistente. Assistente in tutti i sensi. Si chiama Sara. E’ moglie del mio migliore amico ma,a sua completa insaputa, è anche la mia amante, la mia complice. Anche lei, come Franca, non è più una ragazzina, anche lei ha due figli grandi, L’ho posseduta, la prima volta, il giorno prima che partorisse il proprio primo figlio, nella clinica dove entrambi lavoriamo. E ora è la mia serva in tutto. E da quasi trent’anni, siamo riusciti a mantenere il nostro segreto nonostante frequentazioni familiari molto assidue.Le ordino di preparare per la signora una doccia esterna e tre interne. E di avvisarmi quando è pronta.Franca, intanto, comincia ad agitarsi. Le chiedo cos’abbia e lei mi risponde che a rimanere in quella posizione le sta crescendo la voglia. Di accarezzarsi, almeno.Le chiedo quando ha fatto sesso l’ultima volta. Mi risponde tre giorni fa. Ha lesbicato con una collega in ufficio durante l’ora di pausa. Ha goduto a lungo strofinando la sua vulva contro quella dell’altra.Quando l’assistente mi comunica che è tutto pronto, ci trasferiamo nel bagno.Sara sa cosa fare. Si spoglia completamente e posiziona Franca nel box doccia. La bagna e la insapona completamente. Assisto in crescente eccitazione.Ogni volta che la mano di Sara raggiunge una certa zona del corpo di Franca, lei sussulta, mugola, respira pesantemente.Non ne può piùL’altra, eccitata a propria volta, sa che deve solo lavarla. La sciacqua e l’asciuga. Poi mi chiede se può masturbarsi, prima si passare ai clisteri. Glielo permetto.Si sdraia a terra, spalanca le gambe. Si massaggia un po’ il pube guardando Franca, in piedi davanti a lei. Si rivolge a me con lo sguardo. Non ha bisogno di parlare. Prendo Franca per un braccio e la faccio posizione a gambe aperte sul viso di Graziella. Ora lei può vederle la vulva socchiusa.Ordino a Franca di flettere le gambe. Graziella si infila due dita in vagina e si masturba furiosamente.Nel momento in cui raggiunge l’orgasmo urla e si dimena.Alcune gocce degli umori di Franca, evidentemente eccitata, colano dalla vagina sulla faccia di Sara che le raccoglie con le dita e se le porta alla bocca.Franca comincia ad agitarsi.Decido di stuzzicarla, se possibile, ancora di più. Ordino a Sara di posizionarsi in modo che Franca possa vederle il viso. Mi inginocchio estraggo il pene in completa erezione, posiziono la testa di Sara in modo da poterla penetrare fino in gola. Le infilo il cazzo in bocca spingo finchè la cappella non supera l’ostacolo delle tonsille. Sara sembra soffocare. Conati di vomito. La pompo in gola sempre più velocemente mentre il respiro di Franca rassomiglia sempre di più ad un mantice.Quando raggiungo l’orgasmo, estraggo velocemente il membro dalla bocca di Sara ed eiaculo sul suo viso con un’abbondanza straordinaria di sperma.Dalla vulva di Franca gli umori scendono copiosi più che mai e si mischiano al mio sperma sulla faccia di Sara che lecca voracemente quel cocktail di fluidi organici.Ci solleviamo. Sara mi ripulisce diligentemente il pene con labbra e lingua e poi corre a sciacquarsi.Raggiungiamo nuovamente lo studio e Sara fa accomodare Franca sul lettino ginecologico. Le fissa le gambe ai supporti all’altezza di ginocchio e caviglie. Cominciamo il trattamento. Sara comunica a Franca che tra mezz’ora sembrerà gravida e si sentirà dolorosamente …. piena.Alle richieste di spiegazioni, risponde cominciando a fistarla di gran lena. Le infila un dito nella vagina poi due, tre, il quarto, il pollice. Quando tutta la mano è dentro, Franca inarca la schiena e spinge il bacino verso la mano di Sara. Vorrebbe godere, ma Sara, estrae la mano completamente e lecca voracemente gli umori di Franca di cui è ricoperta. La “paziente”, agitatissima e delusa, ripiomba sul lettino.E’ il momento di cominciare. Anzitutto il primo clistere per ripulirle l’intestino. Scelgo una sonda, anzi, un “plug” di dimensioni notevoli, con in testa una sezione pneumatica che, una volta gonfiata, blocca il plug nel retto e occlude l’ano dall’interno.Non uso una sacca, ma collego il tubo ad un’apparecchiatura per il pompaggio forzato del liquido usato. Aumenta la velocità di insufflazione del liquido e il disagio di chi è sottoposto a trattamento.Dopo pochi minuti, un litro e mezzo di soluzione invade l’intestino di Franca. Le riempie l’ampolla rettale, le gonfia l’addome.Comincia a muoversi scompostamente, si lamenta. Quando si superano i due litri, stacco la tubazione e gonfio il palloncino di blocco.L’agitazione di Franca diventa convulsa. E i suoi lamenti sempre più rumorosi. La lascio così per tre quarti d’ora abbondanti. So che ogni minuto, in quello stato, sembra un’eternità. Dolori lancinanti, fitte, bruciori. Si contorce, a volte urla. Poi piange di dolore. Quando giudico sia arrivato il momento, ordino a Sara di slegarla. Dobbiamo sorreggerla per farle raggiungere il bagno.Vorrebbe fondarsi sulla tazza, ma glielo impedisco. Voglio vedere come si libera. La faccio inginocchiare nella vasca. La avverto che tra un po’ le toglierò il plug ma guai a lei se si libererà prima che io la autorizzi. Dovrà trattenere quello che ha nella pancia. E non sarà facile.Sgonfio il palloncino e sfilo lentamente il plug. Lentamente. Le sempra di impazzire, ma trattiene. Si scuote convulsamente, dimena la testa, urla, ma trattiene. Dopo qualche minuto, ordino a Sara di allargarle per bene le natiche ed a lei di cominciare rilasciare la roba che ha nella pancia appena glielo dirò.Le osservo e le tasto l’anello perianale. E’ teso allo spasimo. Mi scosto un po’ e le dico di rilasciare.Un getto impressionante di liquido marrone le fuoriesce dal culo imbrattando le pareti della vasca e le sue gambe. Proprio, come pensavo, la pressione all’interno dell’intestino è tale che lo svuotamento avviene in un unico getto, accompagnato da un urlo liberatorio e dall’emissione, alla fine di molta aria.Si accascia nella vasca per la fatica che ha dovuto sopportare.Sara apre la doccia e la lava accuratamente, fino a far scomparire qualsiasi traccia di feci e di cattivi odori.L’asciuga mentre lei si comprime l’addome.La riaccompagna in studio e la riposiziona sul lettino. Di nuovo immobilizzata dal ginocchio in giù.Di nuovo oscenamente e completamente aperta per il mio sadico divertimento. Vengono in pratica ripetute le operazioni di prima. La pancia si riempie. Un’ora di sofferenze, urla, contorsioni, fitte terribili.Poi l’evacuazione nella vasca. Lo spruzzo violento sostenuto da un urlo fantastico. L’ano, che Sara le tiene stirato, si contrae in maniera spasmodica. Si capisce benissimo che, una volta uscito il liquido ed i residui di feci, lei vorrebbe che a spingerle dentro il retto fosse una cazzo mastodontico ed in piena erezione. Lo chiede. Chiede di essere sodomizzata. Ma deve accontentarsi di un massaggio alquanto breve che Sara le assicura dopo avermi chiesto il permesso con lo sguardo. Le dita esperte della mia assistente spingono in dentro la parte fuoriuscita del retto della troia. Lei gradisce, eccitandosi. Ma il gioco dura pochissimo. Non certo il tempo di provare soddisfazione.La doccia.E comincia il terzo giro. Sembrerà davvero gravida.Per prima cosa le provocherò l’inturgidimento e l’irrigidimento dell’utero che aumenterà, sia pure di poco, il proprio volume ma, divenendo più rigido, occuperà completamente la cavità in cui risiede.Sara l’ha di nuovo immobilizzata nella solita posizione. Infilo due dita nella vagina per saggiare la consistenza della cervice. Dai movimenti del bacino, è evidente che Franca gradisce, ma anche questa operazione è velocissima. Il tono del muscolo uterino è buono. Sopporterà bene le iniezioni che tra poco le praticherò. Sara le allarga diligentemente e voluttuosamente la vulva per facilitarmi nell’inserimento di uno speculum che porto al massimo dell’estensione. Illumino l’interno e inserisco una cannula guida nell’utero attraverso il meato della cervice. Constato che la troia è prossima alle mestruazioni. Forse, a fine trattamento, riuscirò a scoparla col ciclo iniziato. Gradisco da sempre penetrare le mie pazienti durante il mestruo.I movimenti del bacino di Franca non rendono agevole la pratica delle iniezioni. Le dico di stare ferma e Sara si premura di farle capire il comando strizzandole violentemente i capezzoli e poi spremendole con forza i seni dalle ascelle fino al capezzolo. Urla e si immobilizza.Ogni volta che le pratico una iniezione nella parete uterina, avverte un forte bruciore e un discreto dolore, tanto da urlare per tutta la durata delle dodici punture. Estraggo la cannula guida e le pratico altre sei punture direttamente sul collo dell’utero. Qui bruciore e dolore sono molto più consistenti. Come le sue urla.Attendo una decina di minuti. Le estraggo lo speculum e infili la mano nella vagina. Afferro l’utero per sentirne la consistenza. E’ rigido e grosso. E lei soffre. Soffre, ma gode anche.L’operazione successiva consiste nel riempimento della vescica.Sarei tentato di procedere subito, ma voglio prima guardarle dentro. Anche perché l’operazione non è indolore.Utilizzo un cistoscopio abbastanza spesso, fastidioso perché rigido. Sara apre nuovamente la vulva della troia e, con grande maestria, le solleva il clitoride, molto pronunciato, lasciando scoperto il meato urinario.Comincio a inserire il cistoscopio. Lentamente. Sadicamente. Lo muovo su e giù a destra e sinistra non tanto per facilitarne l’entrata quanto per provocarle fitte dolorose.Quando la testa dello strumento è all’interno della vescica, Franca si sente squassata da quel tubo metallico che ha nella pancia e dal suo utero che è diventato un melone, per dimensioni e rigiditàComincia a lamentarsi sempre più insistentemente.Le osservo l’interno della vescica quasi completamente vuota, deve aver urinato mentre evacuava l’intestino.Sfilo il cistoscopio e comando Sara di praticarle un massaggio che acceleri il ritorno a dimensioni normali dell’uretra. Altrimenti, allargata com’è, non registrerebbe neppure il passaggio del catetere che sto per infilarle.Dopo una decina di minuti di trattamento, l’uretra si è di nuovo ristretta. Scelgo un catetere semirigido. Anche questo con testa gonfiabile ed occludente.Penetro nuovamente la vacca attraverso il meato urinario. Lo faccio con estrema lentezza. Lei ne gode. Arriva quasi all’orgasmo, si vede dall’espressione che ha dipinta sul suo viso di troia.Per questo mi fermo e poi riprendo.La comparsa di urina nel catetere, indica che la testa ha raggiunto la vescica. Gonfio e occludo. Poi collego una grossa siringa all’estremità del catetere e comincio a iniettarle in vescica soluzione salina.Vedo la pancia gonfiarsi e il suo disagio aumentare.Constato che la vescica è del tutto pieno perché la soluzione salina staziona nel catetere e lo stantuffo della siringa oppone resistenza.Occludo.E’ gonfia. Si lamenta. Lo stimolo ad urinare è terribile.Vescica ed utero premono l’una contro l’altra. Non rimane che riempirle nuovamente l’intestino. Le esamino l’anello perianale. Lo tasto. La penetro con due dita. Le precedenti applicazioni hanno causato un po’ di rilassamento. Devo usare un plug più grosso. Quando glielo infilo sussulta ed urla alla grande.La riempio. Questa volta le riempio l’intestino con una quantità ben maggiore di liquido. Ostruisco.La pancia è quella di una donna gravida.Per completare devo gonfiarle il seno.Iniezioni di soluzione salina anche 20 iniezioni per mammella a partire dall’ascelle e fino al capezzolo.Le prime sono più superficiali. Per le tre che pratico in ogni capezzolo, uso un ago-cannula da 12 cm per 1,5 millimetri di spessore.Godo a vedere il suo viso terrorizzato quando le mostro siringa ed ago. Glielo infilo lentamente nelle mammelle attraverso il capezzolo. Ogni millimetro è una coltellata.I suoi seni sono già gonfi e doloranti per le altre iniezioni.Urla come un’ossessa. Per sei volte la trafiggo mentre Sara si precipita a slinguazzare le gocce di sangue che fuoriescono dal capezzolo ogni volta che estraggo l’ago.Ora è davvero gravida.Almeno al sesto mese. Voglio vederla in piedi.Sara la slega e la aiuta ad alzarsi.Fa fatica. Piange di dolore.Ma è più troia che mai.Ora me la porto a letto.Cammina a fatica, catetere e plug le provocano fitte ad ogni passo.Raggiungiamo il mio appartamento.Sara sa cosa deve fare.Mi spoglia baciandomi appassionatamente. Poi fa inginocchiare Franca.Prende il mio cazzo in mano, mi masturba un po’ e avvicina la cappella alle labbra della troia.Lei socchiude le labbra, mi bacia la cappella mentre Sara le sussurra il consiglio di prodursi in un pompino come si deve.Ci sa fare. Usa benissimo labbra e lingua. Mi diventa duro come il marmo.Ho sempre avuto una passione per le scopate con donne incinte.Dico a Sara di farla stendere sul letto.Eseguono.Mi stendo a mia volta sopra di lei.Incurante del fastidio che avverte.Mi piace sentire la sua pancia e i suoi seni sotto di me.E mi piace sapere che lei prova dolori fortissimi.Ma anche piacere.La bacio. Le succhio la lingua.Le accarezzo il clitoride.Le succhio i capezzoli provocandole fitte fortissime.Ma lei comincia a godere.A un certo punto pronuncia le parole magiche. Mi prega di chiavarla.Le allargo le cosce e la penetro con violenza.La pompo a lungo.Ha orgasmi furiosi.Ripetuti.Lunghissimi.Urla.Inarca la schiena nonostante abbia il plug nel culo ed il catetere nell’uretra.Vengo dentro di lei.E quando esco, Sara è pronta a ripulirmi.Mentre lei mi spompina, fisto inesorabile Franca che continua ad orgasmare a ripetizione. Eiaculo nuovamente in gola a Sara.Poi accelero il mio rimestare con la mano nella figa di Franca.Sento che sta per esplodere.Mi fermo.La riportiamo in bagno.Di nuovo accucciata a pecora nella vasca.Stavolta è Sara che le infila la mano nella vagina, mentre io mi preparo a sfilarle plug e catetere nel momento in cui raggiungerà l’ennesimo orgasmo.Mentre Sara la fista con maestria, lei mugola e si dimena. E trova la forza di torturarsi da sé i capezzoli e le mammelle doloranti.Quando Sara mi fa cenno che l’orgasmo sta montando, impugno le valvole del plug e del catetere.Sgonfio i palloncini ed estraggo violentemente gli strumenti proprio mentre parte l’orgasmo.E’ un susseguirsi di urla, gemiti, spruzzi dal culo e dall’uretra.Infine, sviene.La rianimiamo velocemente. Mi faccio spompinare di nuovo da lei e quando sono ben duro mi scopo Sara. La porto all’orgasmo ma le dico che voglio godere nel culo di Franca. Appena le si risolve l’orgasmo, Sara mi sfila il pene dalla vagina e mi guida nello sfintere di Franca.Sembra di entrare in un budino di crema appena uscito dal forno.Mi bastano pochi colpi per godere dentro quel retto ormai sfatto.Due ore dopo, Franca è ancora lì, sdraiata sul lettino ginecologico.Le controllo capezzoli e mammelle, sono tornate normali e non avverte più tento dolore.Lo stesso vale per il retto e la vescica.Le dico che può rivestirsi.Mi chiede se siamo soli.E alla mia risposta affermativa, mi domanda se ho voglia di una scopata… “normale”.Insaziabile, la troia!La riporto in camera da letto e lascio che sia lei a scoparmi in maniera … “normale”, ammesso che ciò sia possibile con una come lei.Va via da casa mia, e dal mio studio dal momento che sono intercomunicanti, verso le 4 del pomeriggio.Alle 21 squilla il cellulare, è lei. Mi chiede di raggiungerla a casa sua, ha forti dolori all’addome.La cosa non mi lascia tranquillo. Salgo in macchina e raggiungo l’abitazione della troia.Perché di questo si tratta.Perché non sta male affatto. Mi ha chiamato per un motivo preciso che mi spiega
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