Io e Vitale ci conosciamo sin da piccoli, siamo quelli che si definiscono “amici per la pelle”; di conseguenza non mi sono sorpreso più di tanto quando lo scorso settembre mi ha chiesto di fare da testimone per le sue nozze. Anche con la moglie, Romina, ho uno splendido rapporto e, anche se non l’ho mai confessato a nessuno dei due, sono sempre stato fortemente attratto da lei. Non è molto alta (sarà sui 160 cm) ma è dotata di un viso e di un corpo da favola! Ha dei capelli castani ricci che le incorniciano un viso dolce e sensuale, un fisico asciutto con un bel sedere pronunciato, ma soprattutto quello che mi attrae più di ogni altra cosa è lo splendido decoltè, due belle tette grosse e sode, così alte da sfidare qualsiasi legge di gravità. Poco dopo esser tornati dal viaggio di nozze nella splendida Miami i due sposini invitarono me, insieme ad un piccolo gruppetto di amici, a cena. Trascorremmo una serata molto gradevole, Vitale era allegro e gaio come non lo vedevo da tempo ma, a dire il vero, era Romina quella che mi fece preoccupare: aveva un viso turbato e anche se tentava di nasconderlo mi accorsi che c’era qualcosa che non andava. Naturalmente quella sera non era il caso di approfondire ma ripromisi a me stesso che il giorno dopo l’avrei richiamata al lavoro ed infatti così feci. Esordii ringraziandola prima di tutto per la bella serata e, dopo qualche frase di rito, le chiesi se c’era qualcosa che non andava. Lei sulle prime negò ma dopo qualche mia insistenza mi chiese se potevamo vederci durante la pausa pranzo. Logicamente accettai. Quando ci incontrammo nonostante fossi consapevole che in quella occasione si trattava di aiutare un’amica in difficoltà, non potei fare a meno di notare lo splendore che avvolgeva quella ragazza: indossava un tailler beige con calze a microrete chiare e delle scarpe con tacco non eccessivamente alto. Seduti in una tavola calda lei esordì confermando i miei sospetti: a Miami era successa una cosa molto grave. Durante tutta la prima settimana un altro ospite dell’albergo, nonostante fosse in compagnia della moglie, non faceva altro che fissarla in continuazione: ai pasti quando erano seduti a tavola, sulla spiaggia, persino in ascensore quando si incontravano, spudoratamente davanti a Vitale. Finirono per il ritrovarsi a parlare. Questi si chiamava Jaques, era francese ed era lì in vacanza con la moglie. Per Romina, che conosce meglio il francese che l’inglese, poter scambiare quattro chiacchiere risultò molto piacevole. Ma la situazione all’improvviso precipitò: lui si fece più insistente e, senza mezzi termini, le disse che desiderava fare l’amore con lei. E lei come una stupida, affascinata da quell’uomo dal fisico possente e dalle spalle larghe, aveva finito per l’accettare. Un paio di giorni prima di ripartire comunicò a Vitale che quella mattina non aveva voglia di andare in spiaggia perché non si sentiva molto bene. Vitale, contrariato, andò in spiaggia da solo. Dopo una mezz’oretta bussò Jaques alla porta, lei aveva il cuore che le sembrava scoppiare, si sentiva terribilmente in colpa ma allo stesso tempo eccitatissima dall’idea di fare l’amore con uno sconosciuto che non avrebbe rivisto mai più. Lui le saltò addosso come una furia, le tolse i pochi indumenti che indossava e le baciò il corpo per tutta la sua lunghezza. (A questo punto Romina divenne più precisa e cominciò a scendere nei particolari). Si soffermò a lungo sui seni alternando baci, carezze e piccoli morsetti ai capezzoli. Poi si mise a cavalcioni sul suo corpo dandole le spalle, le allargò le gambe e cominciò a baciarle la passera. Lei ebbe un fremito, era infuocata e sentiva il suo uccello, ancora rinchiuso nella gabbia (che in quel caso era il costume), batterle violentemente contro il petto. Gli sfilò il costume ma purtroppo, da quella posizione, non riusciva a vedergli l’arnese. Quando lo prese in mano, però, si rese conto che doveva essere molto grosso. Mentre Jaques sembrava non volersi fermare più Romina prese a masturbarlo e a passarselo sul corpo, sui seni, sui capezzoli. Poi lo porse all’indietro e se lo cacciò in bocca. Non si era sbagliata, era davvero molto grosso, riusciva perfettamente a masturbarlo e, contemporaneamente, a tenere buona parte dell’uccello in bocca. Lui sembrò apprezzare perché iniziò a gemere e a contorcersi. Dopo essere andati avanti per un po’ Jaques si alzò e prese dalla borsa un preservativo e se lo infilò. Romina per un attimo ebbe paura di far entrare dentro di lei quel francese cazzuto ed infatti provò un dolore intenso mentre lui tentava di penetrarla; ma una volta che la sua fica smise di opporre resistenza e si adattò alle dimensioni del nuovo arrivato cominciò a godere come una cagna. Fu una scopata fantastica, lui sembrava un toro da monta, Romina perse il conto delle volte in cui ormai era venuta e quando si accorse che finalmente anche lui era vicino gli disse: “Je t’en prie, je te veux dans ma bouche!!!”. Lui uscì immediatamente, si sfilò il preservativo e si sedette sul suo petto, davanti alla bocca spalancata. Si masturbò e lei aiutò l’operazione con colpi di lingua sulla cappella. Jaques venne copiosamente, lo sperma schizzò violentemente andandosi a posare sul suo viso, nella sua bocca e sul suo seno. Jaques andò via e Romina non l’ha più rivisto da allora; lei corse immediatamente sotto la doccia, ma forse, più che il suo corpo, cercava di lavare la sua coscienza che purtroppo, ormai, era inevitabilmente macchiata. Ma la cosa che maggiormente doveva sorprendermi quel pomeriggio ancora doveva venire. Era passato oramai più di un mese da quella mattina. Il suo rapporto con Vitale era splendido e forse lo amava anche più di prima, ma, nonostante ciò, si era ritrovata più volte chiusa in bagno a masturbarsi pensando a Jaques…
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