Le vacanze finirono e tornarono a casa anche i miei genitori, io dovetti tornare presso la mia dimora e riprendere la vita tranquilla, che avevo sempre fatto. I miei genitori avevano sempre mille cure ed ero la coccolata della mia famiglia, loro non sapevano che comunque mi ero trasformata e che soprattutto i miei zii avevano fatto quello che volevano con me. Sicuramente se il mio papà avesse saputo avrebbe ucciso di botte Franco, ma io continuavo la mia vita da studentessa tutta casa e chiesa, nonostante tutto ero sempre io la ragazzina viziata che guardava tutti dall’alto verso il basso. Ripresi la scuola, le lezioni di danza, quelle d’inglese, insomma la mia vita era ancora quella di sempre. Veronica e Franco mi avevano detto che non si sarebbero dimenticati di me e che presto avremo potuto fare nuovi giochi. Il solo pensiero di tornare con loro in quel vortice di perversione mi faceva rabbrividire e comunque mi mancava quella sensazione di essere presa e posseduta senza ritegno ed amore. Un venerdì pomeriggio mi arriva una telefonata sul mio cellulare, – ciao sono tua zia, come stai? già ti sei dimenticata di noi? – No, zia ho tenuto molto da fare. – Beh, lo zio ti chiede di venire sabato sera e vedi di raccontare qualche frottola ai tuoi così puoi passare anche la notte con noi. – Non so, avevo già un impegno con una mia amica; – Non fare arrabbiare lo zio…. altrimenti non so che ti fa!!! – Va bene verrò alle 20.00. – Adesso si che sono contenta, ci vediamo domani. Erano passate due settimane dal mio ritorno a casa e il mio finto perbenismo mi aveva fatto mettere da parte le sensazioni che avevo provato e mi comportavo a casa e dappertutto come se non fosse successo niente. Adesso questa chiamata mi aveva sconvolto, avevo cercato di rifiutare l’invito fatto, ma non c’ero riuscita, volevo andarci ancora, mi sentivo legata. Volevo ancora essere posseduta come una troia, essere obbligata a fare quello che normalmente fanno solo le donne di facili costumi. La sera del giorno dopo giunse rapidamente ed io mi preparai ad andare a casa dei miei zii, dissi ai miei genitori che uscivo con la mia migliore amica e che sarei restato a dormire a casa sua, non mi dissero niente anche perché lo avevo fatto già altre volte. Mi avviai e presi l’autobus per salire sulla collina dove avrei vissuto altre belle esperienze. Faceva ancora caldo e non sembrava già settembre inoltrato, ero vestita in modo castigato ma leggero, solo il mio intimo era sexy, avevo indossato un completino di pizzo nero davvero molto carino. Arrivai a casa e Franco mi aprì con un bel sorriso: – Ciao, che bello rivederti, – Buona sera. risposi – Non ti sarai mica dimenticato di noi? Nemmeno una chiamata… Mi abbracciò e bisbigliò nel mio orecchio: – Ti punirò severamente per questa mancanza. Abbozzai un’improponibile difesa: – Ma ero molto occupata. – Non mi interessa, ti darò quello che merita una puttana ingrata come te! La verità era che quello che mi aveva detto Franco mi aveva eccitato, già avevo i capezzoli duri e la figa bagnata. Entrai nel salotto e qui vi trovai la mia bella Veronica che mi aspettava, mi abbracciò. Franco mi saltò addosso e senza ritegno mi fece abbassare e dovetti prendere il suo cazzo in bocca, mi arrivava fino alla gola, mi fotteva la bocca senza sosta, ad un punto mi prese per i capelli e mi piegò di spalle in due, mi alzò la gonna e spostò il mio tanga e inserì tutto il suo fallo nella mia figa grondante…stavo godendo come una porca, mi diceva: – Vedi che ti piace, perché volevi dimenticare di essere una troia e che lo devi sempre prenderlo dappertutto. Ti faccio ricordare che cosa è essere fottuta!!! Mi chiavava con furore e con forza, poi lo estrasse e lo inserì senza lubrificarlo nel mio ano. – Aiii, mi fai male…. pianoooo. Le mie grida non sortivano effetto, anzi lo eccitavano di più, comunque stavo godendo di quella barbara violenza. Continuava dicendomi di tutto: -Ti svacco puttana, ti vengo dentroooo Eiaculò copiosamente nel mio culo, estrasse il cazzo e le ultime gocce mi sporcarono le cosce, l’ano si richiuse e non ne uscì nemmeno una goccia di sperma. Presto cambiati, che gli ospiti arriveranno presto, mi porsero un completo da donna di servizio con una gonnellina, tacchi a spillo, calze a rete, e indossai anche una maschera che copriva dal naso all’insù. Non capivo il perché di questo travestimento, volevano che servissi la cena che avevano con degli amici, ma non volevano che scoprissero chi era la loro donna di servizio. Il mio travestimento era inoltre non molto spinto, anche se la maschera era un tocco originale. Dopo poco, suonarono alla porta, erano arrivati gli ospiti, io ero già pronta, aprii la porta e quale fu la mia sorpresa? Gli invitati alla cena erano i miei genitori, non riuscivo a dire niente, che situazione incredibile, mi trovavo travestita da cameriera con una gonnellina, senza mutandine, ancora sporca dello sperma dello zio e chi mi trovavo davanti erano i miei genitori. Il panico stava per prendermi, cosa mi avrebbero fatto se mi avessero scoperto. Franco mi strattonò e riuscii a sbloccarmi, un’occhiata della zia mi rassicurò e capii che volevano che io servissi la cena vestita da cameriera. Speravo che fosse nient’altro. Mio padre disse: – Vedo che adesso la tua nuova cameriera è molto giovane, e che sai dare con questa maschera un bel tocco di originalità alla tua cena. – Si, è vero Claudio è un tocco differente per rallegrare i miei ospiti e per non far vedere il viso annoiato della mia schiavetta. Aveva detto questa ultima battuta con molta ironia. La cena iniziò e tutto andava bene, anche se quando passavo al fianco di Franco lui mi accarezzava le gambe e mi metteva la sua mano sinistra sotto la gonna ad accarezzarmi le natiche. Mio padre aveva visto questo movimento e quindi al seguente passaggio, senza farsene accorgere da mia madre, inserì la sua mano destra sotto la mia gonnellina e fino ad arrivare alla mia fighetta. Ero impaurita di quello che mi stessero facendo. Dopo la cena e dopo vari massaggi, subiti a denti stretti, da parta di mio padre e di Franco, si spostarono nel salotto e iniziarono a chiacchierare. Si erano formati due gruppi, il primo quello delle donne che parlavano fra di loro, e quello dei maschi che parlavano di me. Non riuscii sentire tutto quello che dicevano, anche se passando vicino a loro, sentii che lo zio diceva al mio papà che mi aveva scopata e che la tenevo bella stretta, e il mio genitore rideva ed era chiaramente eccitato. La serata tra amici finì verso mezzanotte, mio padre e Franco uscirono con mia madre in quanto lei sarebbe stata accompagnata a casa e loro due andavano a giocare a poker con degli amici. Ero stanca, soprattutto per la tensione accumulata, potevo dire di averla scampata bella, Veronica si ritirò nella sua stanza ed io dopo aver messo a posto tornai nella mia angusta cameretta che dava sul lato esterno alla casa e che era per la servitù. Mi misi sul letto, la luce della luna illuminava metà della stanzetta, mi sentivo comunque eccitata per la situazione morbosa che avevo vissuto, ero completamente nuda ed iniziai a dormire sognando il mio papà e il fatto che aveva accarezzato le natiche, le cosce e pure la fighetta della sua figlioletta preferita. Mi immaginavo di essere posseduta da lui. Verso le tre e mezzo della notte, sentii dei rumori e dei bisbigli che provenivano dal giardino, la mia stanza era indipendente dal resto della casa e vi si accedeva uscendo nel giardino da una porta di servizio ed entrando nel giardino dunque qualsiasi poteva entrarvi senza essere disturbato. Avevo paura che uno sconosciuto, un ladro, un drogato poteva essere entrato per rubare, le voci si avvicinavano, decisi di fare finta di dormire, se entravano potevano dunque rubare e non mi avrebbero fatto niente. Aprirono la porta e quale fu la mia sorpresa, quella di vedere Franco ed un altro uomo che sembrava il mio papà. Il mio viso per fortuna non era illuminato dalla luce che entrava dalla porta. Sentii dire: – Vedi sta dormendo, te lo dicevo che è un bel bocconcino. Mio padre escalmò: – Si, me la voglio proprio spassare; – Te l’avevo promesso, poi i debiti di gioco si pagano!! Non potevo credere a quello che sentivo, mio padre voleva scoparmi e inoltre mi aveva vinto al gioco. Mi stava toccando le cosce, facevo finta di dormire, saliva sempre più su, verso la mia figa, l’altra mano si era già impossessata del mio seno, ero eccitata, il mio paparino, un uomo maturo di 42 anni con un poco di pancetta ma ancora molto vigoroso, stava per fottere la sua figlioletta. Io ansimavo, le carezze stavano facendo effetto, già non fingevo più di dormire. Intanto lo zio guardava la scena in disparte ridendo sotto i baffi. Il mio papà estrasse il suo membro grosso e grande, era enorme!! Glielo presi con la mia manina che non riusciva ad afferrarlo tutto, sentivo palpitare, sentivo il sangue che arrivava forte, stava ulteriormente crescendo. Questo mostro di carne mi avrebbe rotta tutta!!! Lui in piedi ed al lato del mio lettino mi toccava tutta, mi inseriva le sue dita nella passera, si avvicinò con il suo mostro al mio viso e me lo diresse verso la bocca. A fatica lo inserii nella mia bocca che dovetti aprire in modo esagerato, mi arrivava in gola e non riuscivo a respirare bene. Dopo questo supplizio, mi prese le gambe, e me le aprì, mi manteneva aperto con le braccia e dal lato del letto in piedi iniziò ad appoggiare il glande sulla mia piccola fessura. Mi inseriva il glande con fatica, ed io cercavo di resistere al dolore, me la allargava in modo esagerato e diceva: – Bella puttanella, nessuno te la ha aperta mai in questo modo, ti riempio tutta la figa e ti apro a metà; Franco, come è stretta, si sente bene a entrarci. Iniziò a stantuffare con forza, io godevo e soffrivo, anzi godevo sempre di più nel sentirmi oggetto del piacere del mio paparino che fino a quel punto era sempre stato molto permissivo, affettuoso e protettivo. Intanto anche Franco lo aveva cacciato dai pantaloni e se lo stava menando, si avvicinò a me e lo dovetti prendere in bocca, ora ero in mezzo a due uomini. La forza di mio padre mi faceva saltare e non riuscivo a succhiare bene l’altro cazzo. Dopo molte sfuriate venne copioso sul mio ventre, sfinito si stese. Intanto Franco che non era ancora venuto mi aveva fatto montare sul suo fallo ed ora salvo e scendevo come un ascensore. La figa mi bruciava, ma ero comunque contenta, ad un punto, il mio bel paparino eccitatosi di nuovo a tale visione si pose dietro di me e puntò diritto al mio sfintere, lo accarezzava e lo bagnava con saliva, non poteva entrare di là mi avrebbe rotta tutto il culo e non so se si sarebbe poi richiuso. – Non ti preoccupare; mi diceva – Farò piano, ed anche questo ti piacerà, mia bella ninfetta. Con il cazzo di Franco ancora dentro, e fermo, il glande di papà si faceva lentamente strada tra le mie urla. – ahhhh, fa maleeee, ahhhh. – Resisti bella troia… ne prenderai cazzi nella tua carriera. Entrò tutto, e dopo un bel poco di adattamento iniziò il movimento, dapprima lento e poi sempre più veloce, ora erano i due uomini che si muovevano come matti che mi riempivano. Godevo come una porca. Stavo subendo alla mia giovane età la mia prima doppia penetrazione. Vennero assieme, uno nella mia figa e l’altro nel mio culo, che aveva avuto anche una bella lacerazione, sangue e sperma fuoriuscivano dal mio ano rotto che con riusciva a chiudersi, sentivo anzi una brezza che entrava. I due uomini soddisfatti, si alzarono, il mio bel papà estrasse una banconota e la pose sul comodino dicendomi. Mi sentivo una puttana vera!!! – Ci rivedremo!! Esclamò. Non aveva ancora capito, che lo avrei rivisto da lì in poche ore, però solo come la sua bella e brava figlia che pensava fosse una santarellina pura e vergine.
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