Le prime ore del mattino erano passate malinconicamente, Cinzia era scesa in spiaggia molto presto, da sola, evitando così di rispondere alla curiosità delle amiche. La sera precedente era tornata in tenda imbarazzatissima, mentre le due giovani la tempestavano di domande: Cos’era successo? Paolo si era calmato? Perché Antonio era così gasato? Lei cosa aveva per essere così giù? Si era infilata nel sacco a pelo, nonostante il caldo fosse torrido, trincerandosi nel silenzio più assoluto. Era andata immediatamente nel tratto di spiaggia libera, lontano dagli stabilimenti, sperando di rimanere da sola per l’intera giornata. Così avrebbe avuto il tempo di smaltire la vergogna per quel che era successo tra lei ed Antonio e, soprattutto, avrebbe potuto meditare sul da farsi. Stese la tovaglia da mare, vi si distese sopra, lasciandosi scaldare dal sole, e chiuse gli occhi. Attorno sentiva la gente che cominciava ad arrivare, dei bambini, alcune ragazze, dei signori che parlavano di politica. Era trascorsa più di un’ora da quando si era risvegliata. Il sole, alto, le scaldava intensamente la pelle, perlata da gocce di sudore, facendole desiderare l’ingresso in acqua. Indolentemente, si era alzata guardando la riva, tutto le sembrava distante, non c’era nulla che la facesse riprendere dall’apatia in cui era caduta. Poi, una voce l’aveva fatta trasalire. “Cinzia! E’ un’ora che ti cerco. Ma perché sei venuta qui?” Davanti lei c’era Antonio, con indosso un paio di box da mare corti che lo coprivano appena, lasciando ben poco alla fantasia (del resto, anche se lo aveva visto solo una volta, lei si ricordava perfettamente com’era fatto lì sotto). Il giovane si era seduto sulla sabbia, accanto alla sua asciugamano, non mostrando alcun imbarazzo per quel che era successo il giorno prima tra loro. Le sorrideva. A quel punto, il torpore che l’aveva investita era svanito di colpo, l’attenzione era alle stelle, con tutti i sensi all’erta. Cosa voleva da lei? Era decisa a troncare ogni possibile discussione ancor prima che iniziasse, così si era alzata repentinamente per recarsi in acqua, ma lui si era immediatamente sollevato da terra, lasciando che potesse osservargli il gonfiore che faceva capolino, perfettamente modellato, sotto il tessuto del costume; poi era corso in mare, per non attrarre l’attenzione dei vicini. In acqua, si eravamo spinti al largo senza mai rivolgersi la parola. Più di una volta, Cinzia aveva tentato di staccarsi da lui, fermandosi o allungando le bracciate ma, ogni volta, quello o l’aveva aspettata o aveva allungato anche lui. Dopo qualche altra bracciata si fermarono, con lei stanca per lo sforzo profuso. Lo guardava furiosa. Cosa voleva da lei? Intanto, quello aveva lo sguardo fisso sul suo seno. Il costume, bianco, bagnato lasciava poco all’immaginazione. E poi, contro la sua volontà, i capezzoli erano eretti come due antenne per la temperatura dell’acqua. “Perché non mi parli” le aveva chiesto, sorridendole. “Finiscila!” era stata l’unica risposta, arrabbiata. “Ma dai…” e, sghignazzando, l’aveva afferrata per una caviglia, tirandola verso di se e facendola finire col viso sottacqua. Ne era seguita una lotta furibonda, con Cinzia inizialmente furiosa ma, con l’andar del tempo, vinta dall’allegria trasmessagli da quel ragazzo. Così, si erano ritrovati l’uno di fronte all’altra, con le braccia della ragazza intorno al collo del giovane. Si erano scambiati un tenero bacio. Le labbra si erano schiuse, le lingue aggrovigliate. Stringendola a sé, Antonio aveva sentito i capezzoli premergli contro il petto. Aveva fatto scivolare le mani lungo la schiena, sino a giungere sulle natiche, per stringerle teneramente, mentre le spingeva verso il suo bacino. Cinzia aveva sentito l’erezione premerle addosso. Come posseduta dall’alcool, aveva appoggiato una mano sopra i pantaloncini, cominciando a stringere delicatamente. Sotto le sue dita aveva sentito il pene irrigidirsi sempre di più, facendosi largo tra la stoffa dei boxer e la sua mano. Continuarono a baciarsi furiosamente. Poi, Antonio si era staccato per scendere con le labbra sul collo e sulla scollatura del seno. Con i denti aveva spostato il reggiseno del bikini, imbattendosi sul capezzolo. Lo aveva leccato, baciato, stretto tra le labbra, e Cinzia lo aveva lasciato fare. La ragazza aveva tentato di mantenere la presa sul costume del giovane, ma quello si era staccato per scivolare sottacqua, dove, con le mani, le aveva spostato lo slip del costume per poi farsi strada con la lingua. Non poteva restare a lungo in quella posizione scomoda e senza respirare. Così era tornato in superficie, ma solo per convincerla a fare “il morto”, tenendo le gambe ben divaricate, e, subito, aveva ripreso a leccarla . Subito, Cinzia era esplosa in un orgasmo liberatorio. Non le aveva dato tregua, però. “Ora tocca a te farmi contento.” Le aveva detto, mentre la spingeva verso il suo inguine. Lei aveva affondato la mano sottacqua cominciando ad accarezzarlo delicatamente sopra il costume, ma Antonio se l’era sfilato con una mossa repentina e, così, si era ritrovata a sentire il contatto con quella pelle per la seconda volta nel giro di dodici ore. Stringeva il glande e con la mente non poteva non pensare che stava tradendo il suo ragazzo. Quell’idea le aveva dato, stranamente, una nuova eccitazione. Con ambedue le mani aveva incominciato ad accarezzargli anche la sacca dei coglioni, poi l’interno delle cosce, per poi tornare a masturbarlo. Ancora poco e sarebbe venuto, ne era convinta. Lo sentiva fremere sotto la mano. Antonio, però, l’aveva bloccata stringendole il pugno con le sue mani. Lei lo aveva guardato, stupita. Lui le aveva sorriso allegramente. “Perché non vai un po’ giù?” Era rimasta intontita da quella richiesta. Ma per chi l’aveva presa? Per liberarsi da quella situazione e superare l’imbarazzo che l’aveva assalita si era divincolata, iniziando a nuotare, ma Antonio l’aveva raggiunta subito. “Cinzia?! Ma cos’è successo?” le aveva chiesto. Comunque imbarazzata, gli aveva risposto. “Io queste cose non le faccio! E poi, lo sai che ho un ragazzo.” “Sì, certo” le aveva risposto mentre le si era avvicinato sempre di più, sino a poggiarle due dita sul mento per sollevarle il viso e, poi, baciarla. Si era staccato , tornando a guardarla. “Però c’è sempre una prima volta. No?” Le lacrime avevano iniziato a rigare le guance di Cinzia. Era intimorita, stordita dall’insistenza di quel ragazzo. Non voleva farlo, lui doveva capirla. Ed invece sembrava che non ci fossero vie di uscita. Sentiva il suo pene battergli sulla coscia.. Poi, la mano di Antonio era salita dal mento alla nuca ed aveva incominciato a spingere delicatamente verso il basso. Non era una forzatura, quanto un invito. Aveva sospirato forte. “per piacere Antonio. No! Forse …” All’improvviso, lui era stato comprensivo. “Va bene, bimba. Lo facciamo più tardi. Però me lo devi promettere. Ma davvero non lo hai mai fatto?”. Mentre parlava le aveva preso una mano riportandola sul suo membro turgido. Lei si era sentita subito meglio. Eppure quella domanda la imbarazzava non poco. “Si, no. Certo. Non l’ho mai fatto.” “Nemmeno col tuo ragazzo? … Così, lenta. Muoviti lentamente.” “No, mai.” Aveva gli occhi bassi. Quasi si stava vergognando della sua inesperienza. “E mi prometti che io sarò il primo.” Aveva dato la prima risposta che le era sembrata adatta a non farlo arrabbiare. “Va bene.” Lo aveva visto sorridere soddisfatto. “Aspetta. Fammi fare una cosetta.” Le aveva allontanato la mano. “Ora stringi le gambe. Brava, così. Lascia fare a me.” Cinzia aveva sentito il cazzo del ragazzo stretto tra le sue cosce. Lui l’aveva abbrancata tra le sue braccia ed aveva iniziato a muovere il bacino avanti e indietro. Era piacevole. Così lo aveva portato all’orgasmo.
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