Vendetta

Scoprii P…, mia moglie, a letto con un altro uomo per puro caso.Fu di ritorno da un viaggio I lavori si erano inaspettatamente conclusi con un giorno di anticipo, così tornai prima del previsto. Mi parse simpatico farle una sorpresa, perciò non l’avvisai.Ma già dalla risposta al citofono intuii che qualcosa non andava. In effetti non li colsi esattamente nell’atto – come, del resto, avviene solo nei film – ma tutto in casa lasciava capire che quell’uomo non era lì solo per scam-biare quattro chiacchiere con mia moglie. Fui sul punto di aggredirla a pa-role. “Puttana! Ecco cosa sei, Solo una puttana!”. Lo pensai, ma non lo esternai.Ero furioso, ma con un sangue freddo del quale ancor oggi mi stupisco, non feci scenate. L’uomo, comunque, conscio della sua posizione difficile, in pochi attimi si volatilizzò e non lo rividi mai più.Avevo sposato P… che era appena ventenne, mentre io andavo già per i trentacinque. Bastava quel divario di età a motivare un simile comporta-mento? Mi sforzavo di giustificarla, ma invano. Come era potuto accade-re, dopo quasi dieci anni, trascorsi all’insegna della sincerità, della traspa-renza, del dirsi tutto (anche a costo – talvolta – di ferirsi reciprocamente)? Più ci pensavo e più mi montava la rabbia.Mi sentivo ferito, non tanto nel mio orgoglio di maschio, quanto per la fidu-cia tradita. Mi stizziva ancor di più pensare al suo netto rifiuto quando, velatamente, le avevo proposto uno scambio di coppia. “Mai e poi mai mi farei toccare da un altro” diceva lei, la fedifraga!P… ora che aveva raggiunto la trentina era addirittura ancor più bella di quando ci eravamo sposati. Alta, snella, capelli biondi lunghissimi, che pe-rò spesso teneva raccolti a chignon, gambe perfette, sinuose, che sapeva muovere con sapiente abilità. Col tempo aveva anche acquistato in grazia e raffinatezza. Ma i suoi gioielli erano gli occhi, di un verde chiarissimo, con sfumature di giallo, brillanti come due gemme d’oriente.(Certo anch’io sono sempre stato un bell’esemplare di maschio, alquanto più mediterraneo, ma questo non c’entra.)Non feci domande sull’uomo con cui l’avevo sorpresa, anzi, mi dimostrai piuttosto indulgente. Forse avevo già in mente il mio piano per ricattarla.Non passò molto tempo che ritirai in ballo la questione dello scambio di coppie. P… reagì con molta meno compostezza di quella dimostrata da me quel tragico giorno, ma non me ne preoccupai, perché anche lei sape-va di dovermi qualcosa.Ed infatti, in capo a pochi giorni, riuscii a convincerla (diciamo… a titolo di indennizzo) a recarci in un locale per coppie scambiste che mi era stato segnalato e dove potevamo godere di buone credenziali.Venne la data fatidica. Le chiesi di vestirsi a dovere, curando non solo l’aspetto esteriore, ma anche quello più intimo. Lei acconsentì senza pro-blemi, il che mi urtò non poco. “Ti faccio vedere io, puttana! Fedifraga e puttana.” pensavo tra me, minaccioso.La guardavo mentre si preparava, non del tutto consapevole di quanto potesse accadere quella notte.Anche se non volevo darlo a vedere, ero ancora titubante: “Vigliacco!”, mi dicevo, ma mi bastava ripensare alla rabbia di quel giorno per convincermi ancora di più che meritava una bella lezione.Ero eccitatissimo. Il vederla indossare quelle calze antracite, velatissime, la sottoveste di seta nera, e quelle mutandine orlate di pizzo nero che lei sapeva bene erano le mie preferite… Il cazzo mi scoppiava nei pantaloni. Ma ero deciso a procedere, fino in fondo.Indossò un vestito a tubino, scuro, lungo poco sopra il ginocchio, scarpe coi tacchi (non troppo alti, perché li riteneva volgari). “Ti piaccio?”. Era uno schianto: lo faceva apposta per farmi ingelosire. Pensava così di scamparla, ma io non cedetti.All’ingresso del locale c’era una specie di reception. Dietro al bancone una splendida fanciulla, dall’aspetto orientale, ci accolse con un sorriso. In-dossava una divisa che richiamava qualcosa di militare.”Mi chiamo M… . Sono qui con mia moglie, come da accordi, per …””Si, certo, Signor M…, la stavamo aspettando” mi interruppe lei con corte-sia “La dottoressa sarà da voi tra un attimo” e così dicendo sollevò la cor-netta dell’interfono e informò del nostro arrivo.In breve si presentò una signora dall’aspetto distinto, non più giovanissima, ma ancora molto attraente Anche lei era in divisa, e questo le conferiva un aspetto decisamente autoritario. (Devo dire che fu solo allora che capii l’effetto che può avere su una donna il vedere un uomo in divisa. Che invi-dia avevo sempre provato per quei bellimbusti, impettiti, nel loro doppio petto blu: perché mai le donne gli sbavavano sempre dietro? Ma ora ave-vo anch’io la mia parte di spettacolo.)Dopo i soliti convenevoli, la dottoressa ci informò: “Poiché sono alla loro prima esperienza, è previsto che illustri loro l’attività del nostro circolo. Li prego di seguirmi attraverso il nostro corridoio panoramico”. Così dicendo scansò una pesante tenda di velluto bleu scuro e ci fece cenno di entrare.P… ebbe un fremito, esitò, ma io – ipocritamente – la rassicurai.Il corridoio, immerso in una calda penombra, si snodava tra due file di stanze. Al posto delle porte, alcune ampie finestre a specchio consentiva-no di vedere ciò che vi accadeva dentro, senza però essere visti. Una melodica musica di sottofondo accompagnava la nostra visita.La dottoressa si rivolse a mia moglie:”Vede, queste sono due coppie di nostri vecchi soci. Hanno superato da anni la fase di imbarazzo iniziale, ma raramente si accoppiano con altre persone. E’ un po’ come se facessero “doppia” coppia fissa.” sorrise iro-nica “Le due signore hanno addirittura fatto amicizia. Potrebbero benissi-mo frequentarsi anche a casa, ma continuano a venir qui perché l’ambiente evidentemente li fa stare a loro agio e probabilmente li eccita”Proseguimmo la visita.Nella stanza adiacente, con mio stupore, notai che c’era solo una coppia. Una donna non più giovanissima si produceva, con evidente esperienza, in un rapporto orale a vantaggio di un bell’uomo almeno vent’anni più giovane di lei.La dottoressa, percependo la mia curiosità spiegò: “Ci sono coppie che preferiscono trascorrere la serata in stanze diverse. La giovane moglie di questo bel signore è al momento sotto le cure di uno dei nostri soci più as-sidui. Ma come può notare, le due stanze sono divise solo da un sottile pannello, per cui da una si può sentire tutto ciò che accade nell’altra.”Effettivamente, nella camera accanto, un nerboruto signore di mezza età si stava dilettando con un’esile e graziosa biondina, che non avrà avuto più di venticinque anni. Lei urlava e si dimenava, in un misto di strazio e piacere. “C’è chi si eccita al sentire che la propria donna è in mano ad un altro uo-mo”, chiarì la dottoressa, alludendo al bel giovane della stanza accanto.Così continuammo, attraverso parecchie stanze. Vedemmo coppie e gruppi più numerosi, intenti nelle più svariate attività. C’erano quelli ancora dedicati ai preliminari, quelli invece, che semplicemente chiacchieravano (chissà se prima o dopo?). Quelli che lo facevano in modo convenzionale e quelli che rasentavano il limite della tortura.Tra questi ultimi, una splendida signora bruna veniva sodomizzata, evi-dentemente contro voglia, da un nero; ma per quanto urlasse e si dibattes-se, la legatura che lo stesso marito le aveva assicurato le impediva di sot-trarsi al supplizio. La scena era raccapricciante quanto eccitante ed aveva evidentemente colpito tutti noi tre spettatori, che assistevamo ammutoliti.P…, con mia sorpresa, ruppe quel silenzio carico di tensione: “Ho notato che solo alcune signore portano una specie di collarino d’oro intorno al collo. Si tratta di un segno per distinguere i soci dai clienti occasionali?””No, non esattamente. Quelle senza collarino sono le “Esterne”, cioè donne, non importa se socie oppure no, che vengono qui con i loro uomini per un “normale” scambio. Le donne col collarino, invece, sono le “Interne”, cioè femmine di proprietà dell’organizzazione. Nostre in tutto e per tutto… diciamo… a tempo indeterminato.”P… deglutì scioccata.”Vede – proseguì la dottoressa – le dipendenti, come me o la signorina della reception, non possono essere utilizzate per pratiche sessuali. A questo scopo si impiegano solo le “Interne”… Ora le mostro qualcosa che la potrà forse interessare” e ci fece cenno di entrare in un ascensore di cui – devo dire – non avevo ancora notato l’esistenza.Durante il breve viaggio, P… mi sembrò atterrita. Mi guardò cercando conforto in me: io, in tutta risposta, le feci un rassicurante cenno con la te-sta.In breve, arrivammo al piano superiore.”Questa è l’area riservata alle “Interne”. Qui hanno i loro alloggi, la men-sa, l’infermeria: la loro casa, insomma.”Dal vetro si vedeva un ambulatorio, molto ben attrezzato. Sul lettino gine-cologico, a gambe divaricate, un’ Interna veniva sottoposta alla visita.”Accettiamo solo donne in buona salute. Maggiorenni e in buona salute” , precisò la nostra accompagnatrice. Poi soggiunse: “Certo, la giovane età è un requisito importante, ma richiediamo comunque un minimo di espe-rienza. Ex prostitute, mogli, amanti: tutto va bene, purché sappiano già ben destreggiarsi col membro maschile”. Quindi concluse ammiccando: “Certo, anche la bella presenza conta…”.Nella stanza adiacente, stesa sul letto, una splendida ragazza bionda, in guêpière, veniva sapientemente massaggiata da un uomo molto più anzia-no di lei.”E’ il nostro Presidente” spiegò la dottoressa “si fa tutte le nuove arrivate. Può starci per ore ed ore: a dispetto dell’età è ancora un vero stallone” e mentre pronunciava queste parole, un lampo le percorse lo sguardo. “E’ per lui che le vogliamo già addestrate…”Intanto l’uomo aveva sfoderato l’arnese, dritto come l’asta di una bandiera, e si accingeva a sfilare le mutandine della novizia.La dottoressa ci fece cenno di proseguire.”Guardino qui. Questa è una che non ha passato l’esame del Capo.”Al centro della stanza una bella moretta veniva assicurata, mani e piedi, ad una specie di croce di Sant’Andrea. Si poteva percepire, mentre le divari-cavano le gambe, il ventre ansimare. Intorno al collo aveva il consueto anello d’oro. Era ancora coperta da una leggera sottoveste, che lasciava tuttavia intravedere, nella sua trasparenza, il seno rigoglioso, anch’esso ansimante. Più in basso, un perizoma sottile le nascondeva la sua prezio-sa peluria. Ancora per poco…”Ma… ma cosa le faranno?” domandò mia moglie con un filo di voce. Io percepii subito, in quella domanda, una curiosità morbosa: P… si stava ec-citando. Davvero era possibile? Non me lo sarei mai aspettato ! Inorridii al pensiero, e mi convinsi ancor più della necessità di darle una lezione.”Oh, niente di particolare” rispose la dottoressa, con sussiego “La finiran-no di spogliare, se ne avranno voglia, e poi due soci se la scoperanno, a turno. Quindi le faranno rivedere un filmino del rapporto appena concluso, le spiegheranno i difetti, e se la scoperanno di nuovo, fino a quando non avrà imparato.” fece una breve pausa, poi aggiunse “E questo per ognuno dei suoi “buchi”: davanti, dietro e in bocca.”Nello spiegare, ella non manifestava alcuna emozione, non un accenno di sadismo: nulla. P…, invece, si mordeva il labbro, con la fantasia rapita da quell’immagine.La dottoressa capì e la trasse gentilmente con sé, a guardare la successi-va finestra.La scena era spaventosa.Una donna, completamente nuda, ma incappucciata, con le braccia appe-se al soffitto, sussultava ritmicamente emettendo uno strano mugolio di piacere.”E’ solo l’effetto delle scariche emesse da quel membro artificiale che le penetra. E’ un piccolo espediente per ridurre all’obbedienza qualche ra-gazza meno collaborativa delle altre. Di solito hanno bisogno di questo trattamento solo quelle ceduteci dai loro mariti.”P… non staccava più lo sguardo da quella macchina infernale, vibrante, affondata nella vulva della povera donna.”Faccio notare che ha anche un arnese analogo conficcato nell’ano”. P… annuì assente; direi quasi in trance.”Sadica oltreché puttana !” pensai con disprezzo.”Bene signori, la breve visita è terminata” fece la dottoressa concludendo “Vogliano ora accomodarsi in sala d’aspetto, per il disbrigo delle ultime formalità. Mi raccomando di osservare il massimo silenzio, soprattutto di non rivolgere la parola alle altre coppie presenti. Non è ancora il momen-to…”Prendemmo posto su un divanetto di pelle. Nella saletta c’erano altre due coppie, tutti sulla trentina. Una delle signore era davvero molto graziosa, ma si accompagnava con un ceffo dall’aspetto poco raccomandabile. L’altra coppia era più ordinaria: lui un po’ insignificante, lei belloccia, ma alquanto volgare.Entrò una dipendente in divisa e chiamò con lei la coppia “normale”.Palesemente, P… si stava appena riprendendo dall’eccitazione, dopo le ultime scene a cui avevamo assistito. Tornando in sé si rese conto che quel ceffo non le staccava lo sguardo di dosso e ne fu disturbata.Seduta con le ginocchia serrate, più volte cercò di allungare il vestitino, nel vano tentativo di coprirsi le cosce. Contravvenendo alla regola, le sussur-rai nell’orecchio: “Ti rendi conto che non ha senso, visto quello che sta per succedere?”. Lei mi fulminò con lo sguardo.Entrò nuovamente la dipendente in divisa e portò con sé anche la seconda coppia.Il tipo, uscendo, con un sorriso sardonico, accennò un saluto alla mia P…, quasi per dire : “Ci vediamo dopo…”Rimanemmo soli. P… sembrava sollevata. Io, invece, non vedevo l’ora di andare avanti: sapevo già cosa era stato organizzato per noi. L’eccitazione aveva raggiunto il suo massimo. Cercavo di non pensarci, ma non ci riuscivo. Furono istanti interminabili.Poi d’improvviso la porta si aprì; entrò la solita signorina: “Signor M…, venga con me, la prego” e mi indicò la porta della saletta. P… mi fissò, smarrita. Io alzai le spalle per comunicarle che non capivo cosa stesse accadendo – falso. Lei strinse ancor più le ginocchia, aggrappandosi e ti-rando l’orlo del vestitino, che di certo non si sarebbe allungato di più di co-sì.Mi portarono in una stanza attigua, dalla quale godermi la scena che tanto avevo atteso. Da lì potevo vedere la mia P…, sempre più sola, guardarsi intorno con i suoi occhioni da cerbiatta, sempre aggrappata all’orlo del ve-stitino, ginocchia serrate, oscillando nervosamente i piedi ora sul tacco ora sulla punta. Anche lei aveva percepito l’imminenza…Dopo pochi istanti la porta della saletta si riaprì. Questa volta, inaspetta-tamente, entrarono tre donne in divisa. Senza fiatare, due di loro aiutarono P… ad alzarsi in piedi, prendendola per i gomiti.Nel tentativo di reagire, P… non si avvide che la terza le si era piazzata alle spalle.E fu proprio questa che, con mossa repentina, le cinse il collo con un colla-rino d’oro.P… capì subito il significato di quel gesto. Si dimenò, cerco di sfuggire alla presa delle due, ma invano.Sentivo le sue urla, terrificanti, squarciare quel silenzio ovattato.Scalciava, si dibatteva, addirittura perse una scarpa.Le devono essere venute alla mente le tutte immagini di quelle torture, che tanto la avevano eccitata poco prima, quando però ancora non si aspetta-va di doverle subire…Nella furia, sbattendo le gambe, strappò anche il vestitino, cosicché le in-travidi – per l’ultima volta – le mutandine orlate di pizzo a coprire la sua splendida fichetta bionda.In un attimo, la trascinarono al di là della porta, ma la udivo ancora gridare. Gridava, gridava il mio nome, perché io, il suo uomo, potessi aiutarla ad evitare quel martirio.Forse non si era ancora resa conto che era solo per causa mia che lei sta-va perdendo, per sempre, la sua libertà. Io, proprio io, suo marito, ero stato a tradirla cedendola definitivamente.