Una piovosa sera di settembre, mentre cenavo in un locale con alcuni amici, tutti all’incirca della mia età, 23 anni, si avvicinarono al nostro tavolo due ragazze molto carine: Stefania e sua cugina Clara. Stefania, amica di una delle ragazze che erano con noi, aveva 22 anni, era alta 1,70 circa e aveva occhi castani e un bel caschetto di capelli dello stesso colore…oltre ad un seno non tanto grande ma molto carino. Sua cugina Clara aveva appena compiuto 18 anni, era in città ospite dagli zii per un periodo di vacanza ed era alta poco più di 1, 60, aveva anche lei occhi castani e dei bei capelli castano chiaro che le arrivavano fino alla spalla. Dopo alcune chiacchiere ed una breve insistenza le abbiamo convinte a sedersi al nostro tavolo per trascorrere con noi il resto della serata…D’altronde si sa: gli amici degli amici sono tuoi amici. La sera passo molto tranquillamente, Stefania era simpatica e divertente, ha fatto subito amicizia con tutti, mentre Clara era molto più timida e silenziosa, ma dalle poche parole che ha detto ho capito che era una brava ragazza anche lei. Finita la serata, tutti a casa! Serata divertente, tante risate ma niente di più. Non ebbi più modo di rivederle per diversi giorni, finchè una sera, una delle prime fredde serate d’autunno, mentre passavo in macchina vidi due occhi tristi e spaventati che mi guardavano da un marciapiede. Dopo un attimo di perplessità mi accorsi che quel viso lo conoscevo, era Clara! Fermai subito la macchina e le chiesi cosa faceva li da sola a quell’ora, se aveva bisogno di qualcosa, di un passaggio o di qualcos’altro. Lei dopo un attimo di indecisione, saltò in macchina e mi disse – Per favore, andiamo via da qui!-. Io naturalmente, vedendola spaventata e smarrita lo feci subito, sentivo la paura nelle sue parole. Dopo un po’ di silenzio trovai il coraggio e attaccai il discorso – Che facevi li da sola? Dov’è Stefania? E di cosa hai paura? Mi accorsi che forse avevo sbagliato a farle tutte quelle domande insieme, ma d’altronde anch’io ero in uno stato d’agitazione, vedendola così spaventata. Lei invece si era ormai tranquillizzata, sentendo di essere al sicuro con me. Mi spiegò che dopo tanto tempo gli zii erano andati a stare fuori città qualche giorno, lasciando la casa libera, e che Stefania le chiese se non le dispiaceva lasciarla sola col fidanzato per una sera. Si misero allora d’accordo che Clara sarebbe uscita e rientrata solo a tarda notte, cosa che d’eltronde facevano ormai tutte le sere, e la ragazza decise di chiedere agli altri amici di Stefania di uscire con loro quella sera, gli sembravano tutti bravi ragazzi e poi ormai si sentiva anche lei loro amica. Si incontrarono alle 19 nel parcheggio del centro commerciale, ritrovo abituale comodo per tutti, visto che si trovava facilmente parcheggio ed era a 5 minuti di cammino da casa di Stefania. La serata con loro era iniziata tranquillamente ma ad un certo punto lei si accorse che c’era qualcosa che non andava: i suoi “amici” l’avevano portata in un locale che non avevano mai frequentato nelle sere precedenti, frequentato da gente un po’ strana (perlopiù ragazze giovani e uomini anziani) cominciavano ad essere nervosi, a guardare spesso l’orologio e a sembrare impazienti. Ad un certo punto si alzarono tutti, contemporaneamente, e se ne andarono via. Lei non capiva, ma quando le si avvicino un signore sulla sessantina che la prese per la mano tirandomela a se con forza si sentì rabbrividire. L’avevano “venduta”. L’uomo le spiegò che secondo i patti lui avrebbe potuto tenerla con se e farci tutto quello che avrebbe voluto per una sera, mentre lo diceva erano ormai arrivati alla macchina, l’uomo la fece salire, poi salì lui ed insieme partirono verso casa. Una volta arrivati nell’appartamento dell’ uomo, un locale piano terra di un bel palazzo, lui le versò da bere, e cominciò subito a toccarla da sopra i vestiti. Le toccava il seno, le gambe, i fianchi e lei stranamente non riusciva a ribellarsi, probabilmente lui l’aveva drogata. Ad un certo punto lui si mise in piedi davanti a lei e le ordinò di prenderlo in bocca. Clara, senza riuscire ad opporre resistenza si inginocchiò, abbassò la slip e tirò fuori un bel cazzo già semi-eretto e lo mise in bocca. Era la prima volta per lei ma a giudicare dai mugolii dell’uomo doveva essere brava di natura. L’uomo venne poco dopo e, imbarazzato da questo, scappo in bagno lasciando Clara sola. In un attimo, forse per la paura di dover andare oltre, o forse perchè l’effetto della droga stava svanendo, si accorse che doveva approfittare di quel momento per scappare. Pensò – O adesso o mai più!- e così fece. Prese la sua borsa e, senza fare il minimo rumore usci dalla casa, chiuse la porta dietro di se e in pochi attimi si era ritrovata libera in strada. La fortuna volle di certo aiutarla perchè dopo cento metri trovò un pullman fermo, senza pensarci su ci salì, senza sapere ne dove sarebbe andato, ne dove si trovava in quel momento. Scese ad una fermata poco distante da dove l’avevo raccolta…e li era rimasta, indecisa se chiamare la cugina, rovinandole così la serata d’amore e prendendosi di certo una bella sgridata, o cercare un altra soluzione per tornare a casa. La soluzione ero io che l’avevo caricata in macchina, ora aveva finito il racconto e dopo un po’ di silenzio mi chiese di non raccontare a nessuno quello che le era successo, tantomeno alla cugina. Io le dissi di si, rassicurandola, e poi mi chiese se poteva trascorrere con me il resto della serata, perchè se la cugina l’avesse vista rientrare a quell’ora si sarebbe senz’altro insospettita. Mon potevo credere alle mie orecchie, mi chiedeva di portarla a casa mia! Clara mi era piaciuta fin dal primo momento che l’avevo vista, la sua timidezza e il suo splendido corpicino esile (sembrava una 16enne) mi avevano letteralmente conquistato, ma i le mie fantasie su di lei si bloccarono immediatamente, non potevo provarci con lei dopo quello che aveva passato. Decisi quindi che sarebbe stato meglio lasciar perdere. Eravamo ormai arrivati a casa mia, scendemmo dall’auto ed entrammo in casa. Vivevo da solo già da un anno. Il mio lavoro non mi copriva certo d’oro, ma mi permetteva di tenere un piccolo appartamento in affitto e di avere quindi quell’indipendenza che sognavo sin dalle superiori. Entrammo nel soggiorno, ma il silenzio che era caduto su di noi cominciava ad essere imbarazzante e quindi decisi di cercare d’attaccar bottone, un po’ per farle dimenticare quella brutta avventura e un po’ perchè mi interessava davvero conoscerla meglio. Le chiesi quindi di parlarmi di lei. Per tutta risposta Clara scoppio in lacrime, sfogando finalmente tutto il nervosismo che doveva aver accumulato in quella rutta sera.io mi sedetti sul divano accanto a lei e, senza dire nulla, l’abbracciai. Mi abbracciò anche lei, in quel momento aveva bisogno di sostegno… e quel sostegno potevo darglielo solo io in quella situazione. Dopo qualche minuto di singhiozzi, mi racconto che faceva l’ultimo anno delle superiori, studiava in un Liceo pedagogico, che era una ragazza molto timida e brava, che non era certo abituata alle porcherie che le chiedeva quel vecchio. Poi mi raccontò che era fidanzata con un suo coetaneo, con lui non erano mai andati oltre i baci e le toccatine da sopra i vestiti e lui, per questo, l’aveva lasciata. Lei dopo un iniziale disperazione, capì che era stata una fortuna essere lasciati da quello li, come lo chiamava lei, perchè non la dava mai ascolto, faceva tutto di testa sua, e sopratutto non le dava quell’affetto e tenerezza di cui lei aveva bisogno: mai un complimento, mai una carezza, mai un abbraccio tenero. Clara aveva appoggiato la sua testa nel mio petto ed io d’istinto, le diedi un bacio sulla fronte. Questo bacio doveva essere piaciuto tanto a Clara, che, smesso di singhiozzare, mi guardò sorridendo e si strinse ancora di più a me. A sorpresa mi disse che io le piacevo, ero tenero e timido come lei, l’aveva notato sin dal primo giorno, quello della cena. Mi sorpresi a sentire queste parole e alla sua domanda -Come mi trovi?- io risposi semplicemente con un tenero bacio sulla bocca. Ci guardammo sorridendo, e capì che da quel momento la serata prendeva un altra piega. Cominciammo a baciarci con passione sempre maggiore, lei si sedette sopra le mie gambe, e allora anche le nostre mani cominciarono a scivolare le une nel corpo dell’altro. Quando lei cominciò a sbottonarmi la camicia, avevo ormai perso completamente la testa, la lasciai fare e, quando ebbe terminato, le dissi che era arrivato il mio turno. Le tolsi la maglietta bianca che portava, era una maglietta molto carina ma troppo larga, che non rendeva giustizia a quello che c’era sotto: un bel seno, non tanto grande ma ben fatto, contenuto da un reggiseno bianco col pizzo.cominciai a baciarla sul petto senza mai arrivare al seno, ma all’improvviso decisi che quella stanza non era più adatta alle mie intenzioni : la presi in braccio e la portai in camera da letto. Intuendo le mie intenzioni lei aveva sorriso e si era lasciata sollevare dolcemente, e altrettanto dolcemente si era lasciata posare sul mio letto. Si sollevò subito però, per abbracciarmi e baciarmi, mentre io, ancora non sazio, cominciai ad occuparmi dei suoi pantaloni.Li slacciai e glieli tolsi in un attimo, senza nemmeno capire come potessi aver fatto così in fretta, e senza che lei si fosse tolta le scarpe. Invece lei le scarpe non le aveva già più ed ora appariva davanti a me coperta solo dal reggiseno e dagli slip..che visione!! La feci sdraiare sul letto e, mentre io cercavo di liberarmi degli ultimi indumenti, incominciai a “torturarla” con piccoli bacetti qua e la sul suo corpo. Quando rimasi in boxer, mi sdraiai affianco a lei, avrei voluto continuare quella lenta tortura e portarla all’apice dell’eccitazione, ma già non resistevo più. Le tolsi subito il reggiseno e comincia a baciarle i piccoli capezzoli già duri per l’eccitazione, e mentre lei cominciava a carezzare il mio cazzo da sopra i boxer, le tolsi le mutande già chiazzate dalla sua eccitazione. Ora era completamente nuda davanti a me e continuava a carezzarmi i boxer. -Toglili- le dissi. Lei mi guardo per un attimo negli occhi e poi li tolse in un solo movimento. Ci desideravamo tutti e due, ne ebbi la conferma quando lei mi disse che era arrivato il momento, di fare piano perchè lei era vergine.Senza pensarci due volte, presi un preservativo dal cassetto del comodino, lo infilai e le portai il cazzo alla bocca. Dopo un attimo di esitazione, cominciò col dargli tanti piccoli bacetti in punta, e, finalmente, lo prese in bocca. Era davvero brava, capì subito come mai quell’uomo aveva resistito così poco, e avevo paura di fare altrettanto. Decisi quindi di passare subito al “pezzo grosso”, sfilai il cazzo dalla bocca e lo portai alla figa di Clara, fremente d’impazienza. Con due o tre dolci colpi la sverginai, tutto il resto fu piacere puro per entrambi. Restai dentro di lei per almeno 20 minuti, e alla fine, stremati, ci abbracciammo. Lei mi chiese -Resterai sempre con me?- Ed io le risposi -Si
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