Dovevano aver esaurito tutto il repertorio, quando la misero in una stretta gabbia, legata, bendata e imbavagliata e la caricarono in un furgoncino coperto. Dovevano averla drogata, perché aveva le vertigini, non riusciva più a capire chi fosse, dove si trovava. Il viaggio durò un’ora circa, poi la gabbia fu scaricata e presa in consegna da altri uomini che la trasportarono al centro di una sala lussuosa. C’era un ricevimento, nella sala. Quando le tolsero la benda si accorse con orrore di essere al centro di una festa della buona società, anche se non le sembrava di riconoscere nessuno. Era nuda, con i posi legati alla cima della piccola gabbia, le gambe ai due lati, tenute distanziate. Era come una sorta di animale esotico, tra tappeti e lussureggianti piante tropicali. Gli invitati passavano, con la coppa di champagne tra le mani, le gettavano un’occhiata distratta, le passavano il pollice sui capezzoli, e si allontanavano di nuovo, commentando. Era furiosa.Qualcosa dentro di lei si stava rivoltando. Era rossa in viso: il fatto di essere stata riportata nel “suo” mondo, nella “sua” società le aveva risvegliato al tempo stesso la vergogna e l’orgoglio.Poi un uomo in tight le si avvicinò e iniziò a battere le mani in alto per richiamare l’attenzione del pubblico, che si raccolse a semicerchio attorno a loro. L’uomo mise la mano nella gabbia e strinse la mascella di lei dopo essersi schiarito la gola. “Ecco un pezzo davvero interessante. Dirigeva una piccola ma affermata società, e adesso, dopo appena venti giorni di trattamento, rappresenta un articolo di raffinata fattura, ed al tempo stesso disponibile ad ogni richiesta”. Spense la luce con un piccolo telecomando, e sulla parete di fronte iniziò la proiezione di un film. Era una selezione delle sue torture. E delle scene volgari che avevano preteso da lei. Si sentì di nuovo il mondo crollare addosso.”L’asta è da considerarsi aperta” disse l’uomo col tight, mentre si riaccendeva la luce. Due mani le afferrarono i capelli da dietro e le spinsero dei tappi nelle orecchie. Non poteva sentire, ma vedeva le mani che si alzavano, gli occhi che le fissavano i seni e il grembo. Un uomo lontano, seduto su una poltrona sollevava la mano più spesso. Infine si alzò, mentre il banditore in tight batteva il martello sul tavolino al suo fianco. L’affare era concluso.Le mani la afferrarono di nuovo da dietro e le tolsero i tappi. L’uomo che era lontano le si avvicinò e quando lo vide in faccia il sangue le mancò e si sentì svenire. Riaprì gli occhi che era ancora appesa per le braccia dentro la gabbia. La faccia di lui era vicina, quasi a contatto con la sua.”E allora ci si rivede, carina. Ne hai fatta di strada, eh?” Era proprio lui, l’avversario storico della società che lei aveva gestito. L’uomo a cui aveva fatto più volte mangiare la polvere. L’unica volta che l’aveva visto, era una trattativa nel corso della quale lo aveva quasi ridotto sul lastrico.Allora lui l’aveva implorata, invano, di accordarsi su una soluzione accomodante, ma lei non aveva ceduto.Anzi aveva mostrato un certo piacere nello schiacciare quell’uomo, che le dava ribrezzo.”Maledetto bastardo. No, tu non mi avrai. Piuttosto mi faccio ammazzare come un cane, ma non avrai questa soddisfazione” sussurrò con la poca voce che le restava.”Credo che di soddisfazione ne avrò esattamente quanta me ne serve. E’ davvero una magnifica sorpresa, credimi. Era tempo che volevo decidermi a compiere questo passo. Una schiava clandestina tutta per me. Ma certo, non pensavo di trovare proprio te. Si, credo proprio che sarai di mio gradimento. Certo, mi sembra di capire che la preparazione sia stata un po’ frettolosa. Per esempio ancora non hai imparato che l’uso della parola non è concesso a un prodotto del tuo genere. Ma credo di conoscere la persona giusta… per un training professionale. Caricatela!” disse rivolgendosi agli uomini di fatiche che aspettavano presso la porta.L’uomo che la prese in consegna dopo un nuovo viaggio in furgone, sembrava il boia di una mascherata. Giacca e pantaloni in pelle, cappuccio nero sul volto. Una lunga frusta era allacciata alla cintura. Qualcosa le diceva che ci sarebbe stato poco da ridere.Aprì la gabbia, le sganciò i polsi e li legò sopra la testa ad una catena che pendeva dal soffitto. Le girò intorno osservandola bene quindi si soffermò per un po’ dietro di lei. Senza farsi sentire sfilò la frusta e la colpì sulla schiena. Un unico colpo, secco e preciso, terribile. Lei non fece neppure in tempo a intuire cosa fosse quel sibilo, che il dolore già le apriva in due la schiena. Quindi le si fece davanti. Le labbra di lei tremavano, gli occhi erano bagnati di lacrime. Le afferrò il volto con la mano.”Non temere, questa era solo una presentazione. Lo capirai quando sarai punita davvero. Mi hanno detto che hai risposto male al tuo padrone, che lo hai addirittura affrontato” la voce era pensierosa, preoccupata, quasi triste. “Un imperdonabile errore da parte tua, davvero. Non so cosa hai passato prima di venire fin qui, ma è chiaro che non hai mai avuto un padrone. Neppure immagini cosa significhi. Ti hanno usata, scambiata, ceduta, questo si vede, ma nessuno ti ha posseduta, e c’è una grande differenza. Imparerai che il tuo padrone è tutto per te, può stabilire la tua fine con un cenno di mano: stop, e tu non ci sei più. Se vuole più anche decidere quanto deve durare la tua morte, che tipo di agonia meriti. Pensaci bene, la prossima volta, semplicemente perché non ci sarà una prossima volta.La tua mancanza è stata davvero grave… quella frase… Non pensare che ti abbia risparmiato la vita per un qualche riguardo. Sei stata molto fortunata. Conosco la psicologia di chi possiede articoli del tuo tipo: pur di non dover ammettere di aver fatto un cattivo affare, è disposto a passar sopra anche a una grave mancanza. Ma se dovesse capire che non vali i soldi spesi, si libererà di te. E si vendicherà, puoi contarci. Ne ho viste tante come te implorare inutilmente di essere uccise: dimenticate appese per i piedi in un sotterraneo, chiuse a morire di fame in mezzo ai propri escrementi, abbandonate in pasto ai ratti. Quando un padrone ha deciso, non c’è più modo di cambiare. Senza di lui non c’è vita. Ora non puoi capire. Ora probabilmente già mi stai odiando, e certo mi odierai quando cominceremo davvero. Poi un poco alla volta inizierai a comprendere. Vedrai cosa vuol dire. Ti renderai conto che l’uomo che tu hai affrontato, non è `un altro’, è l’aria che respiri, la tua vita, il stesso essere. Ma c’è tempo per questo. E in questo tempo capirai cos’è una punizione. E rimpiangerai di essere nata.”
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