“Aspetta che ci penso io.” Cinzia era alle prese col laccio della sua minigonna. Distesa sulla brandina, già a seno nudo, aveva tentato di sfilarsi l’indumento quando i legami della gonna glielo avevano impedito. Nicola era corso in suo aiuto. Lei lo aveva lasciato fare, cogliendo l’occasione per ammirare nuovamente il fisico statutario del bagnino che le stava di fronte: i muscoli erano ben modellati, l’abbronzatura perfetta e il cazzo che svettava a pochi centimetri dal suo corpo, lungo e robusto, pronto a sconquassarla da un momento all’altro, era magnifico nella sua erezione. E dire che un’ora prima non avrebbe scommesso una lira se le avessero detto quel che stava accadendo in quella stanza. Era arrivata nel villaggio turistico il giorno prima in compagnia di Francesca. Tutte e due attraversavano un periodo della loro vita non troppo esaltante. Lei, ventunenne, aveva lasciato da poco Luca, il suo ragazzo da sei anni, nonché primo ed unico uomo sino a quel momento della sua giovane età. L’amica, invece, non riusciva a trovare un compagno fisso, nonostante avesse già compiuto trentadue anni e benché passasse da un letto all’altro. Era Luglio e loro erano rimaste bloccate in città dal lavoro. La sera del giovedì precedente erano uscite in compagnia di amici per una pizza e lì, annoiate e svogliate, avevano deciso di concedersi una mini vacanza almeno per il week-end. Non era solo l’età la differenza fra loro. Lei era decisamente appariscente e accattivante; indossava sempre abiti eleganti e sensuali ed era pronta a rispondere ad ogni attenzione mostratale dagli uomini. Anche quando stava con Luca provava un piacere immenso a far girare la testa agli altri ma, regolarmente, li posava un attimo prima che la cosa passasse dalle parole piene di doppi sensi, dagli sguardi maliziosi e dalle carezze al limite della confidenza fra amici a qualcosa di concreto. Francesca, invece, non sapeva più cosa fossero le perdite di tempo e, bando ad abiti ed a sbattiti di palpebre, quando voleva un uomo, sposato o scapolo che fosse, lo otteneva tempo un giorno. Ne avevano parlato: “Ma come fai a portarti a letto un estraneo? Non sai chi è, che cosa vuole da te.” L’amica l’aveva sbalordita, “mi vuole scopare, trombare, fottere! Ed è esattamente quello che voglio fare anch’io. Mica lo devo sposare.” “Ma non c’è confidenza! E poi, non pensi a quello che andrà a dire di te agli altri?” “Ma se non lo vedo più!! L’importante è che scopi alla grande!!” Nonostante le sue idee, sia il sabato che la domenica Francesca era rimasta tranquilla, limitandosi a fare la guardona in spiaggia: i bellimbusti non mancavano di certo, tra animatori, bagnini e clienti. Cinzia, di contro, non aveva fatto che continuare ad essere se stessa, esibendo costumi mozzafiato in spiaggia e miniabiti strabilianti per il villaggio, lasciando che i ragazzi la attorniassero come api sul miele. Poi, però, come sempre, quando già credevano di avercela fatta, si allontanava. “Stasera disco?” Il sole stava tramontando quando Francesca si era rialzata dalla sabbia, dov’erano sdraiate, per recarsi a fare una doccia. Lei aveva avuto giusto il tempo di chinarle la testa che l’aveva vista sparire. A mezzanotte in punto avevano fatto il loro ingresso nella discoteca del villaggio, facendo girare tutti i presenti al loro passaggio; veramente, era per lei che si erano girati. Per l’occasione aveva scelto una minigonna di pelle chiara, dall’orlo irregolare, ed un top di seta, dalle trasparenze che lasciavano ben poco all’immaginazione. Subito, si era lanciata in pista, scatenandosi con garbo. Non erano passati due minuti che aveva visto un ragazzone, alto, tutto muscoli, sorriso da spot pubblicitario, che le si avvicinava, iniziando a ballarle accanto. Erano andati avanti così per più di un’ora, poi lui le aveva fatto cenno verso il bancone dei liquori e lei aveva accettato. Con i bicchieri in mano avevano cercato inutilmente un divano dove sedersi, alla fine il giovane le aveva indicato un muretto. Si era seduto lui, però, e, con una naturalezza che l’aveva sorpresa impedendole di reagire, l’aveva presa per una mano facendola accomodare sulle sue ginocchia. “Ciao, sono Nicola.” “Ciao.” Non si erano detti più nulla. Ognuno impegnato a bere la propria bevanda ad osservare le figure che si muovevano in pista, con una mano del ragazzo che, quasi per caso, si era poggiata su una coscia di Cinzia. Lei lo aveva lasciato fare come se si conoscessero da anni. Lo aveva visto poggiare il bicchiere ed invitarla a rialzarsi. “balliamo!” e lei lo aveva seguito, docilmente. Nella sua testa era scattata la curiosità di vedere dove volesse arrivare quel ragazzo, con quel suo modo di fare così sicuro. Questa volta, Nicola le era rimasto incollato mentre ballavano e così lei si era ritrovata più volte col viso appiccicato al suo o con la mano poggiata sulla mini, quasi a sfiorarle una natica. Poi, senza preavviso lui l’aveva baciata sulle labbra in modo intenso, lasciandola di stucco. Un attimo dopo, mentre le regalava un sorriso abbagliante, era tornato a ballare come se nulla fosse. Lo aveva di fronte a non più di un metro ed avrebbe potuto dargli un ceffone, magari uno schiaffetto; oppure fare una smorfia contrariata per fargli capire di stare al suo posto. Invece, si era ritrovata a ricambiare il sorriso, dandogli manforte. Il ragazzo non aveva perso altro tempo. Benché fosse musica dance, aveva allungato la mano per poggiarla sul suo fianco, invitandola a ballare insieme e, senza dargli troppo peso, aveva fatto un passo avanti, in modo che le gambe si sfiorassero nei movimenti. Ancora una volta, lei lo aveva lasciato fare e la mano era scesa lentamente sulla coscia sinistra per fermarsi poco dopo l’orlo della mini. Subito, era risalita sino a sfiorare il bordo degli slip, portando con sé la gonna. “MA SEI MATTO??” gli aveva sussurrato, quasi a non volere che qualcuno la sentisse nonostante la baraonda. Lui aveva avvicinato le labbra al suo orecchio e, prima di risponderle, le aveva baciato il lobo, succhiandolo appena. “sei bellissima!”. La mano era rimasta ferma dov’era e lei non aveva detto più nulla (benché all’inizio l’imbarazzo fosse stato forte) continuando a ballare ancora più vicina al ragazzo nella speranza che Francesca non si accorgesse del suo stato a dir poco indecente. “Sei veramente bella. Mi stai facendo impazzire.” Nicola non demordeva. Oramai le teneva il viso ad un palmo dal suo e, quasi per caso, ogni tanto lo sfiorava con le labbra, poggiandole sulla fronte, sulle palpebre o nuovamente sul lobo. “Finiscila, dai!” Lo aveva allontanato per un attimo, scostando il viso, ma non era stata decisa nel da farsi, rimanendogli incollata, e lui si era sbilanciato ancor di più. Lo aveva visto chinare il capo, come si fosse risentito per il rimprovero, e subito dopo si era sentita baciare sul petto, sopra il top, proprio all’altezza del capezzolo; nel mentre la mano che era rimasta appiccicata alla coscia era scivolata verso il dietro, artigliando delicatamente una natica. “Smettila, scemo!!” Voleva allontanarsi, ma lui la teneva stretta a sé, impedendoglielo. Inoltre, suo malgrado, il capezzolo si era inturgidito rendendo il tutto ancora più imbarazzante. “Finiscila! Per piacere.” Si era staccato, risollevando la testa all’altezza della sua. Lui era euforico, palesando una sicurezza indescrivibile; lei si sentiva ardere dalla vergogna. “Andiamo in stanza?” Ancora scossa, più con l’intenzione di andare via da quel posto che per altro, lo aveva accompagnato fuori, seguendolo un passo indietro tenendolo per mano. Erano usciti dalla discoteca, allontanandosi subito dalla folla che sostava dinanzi l’ingresso, per avviarsi verso il residence. Quando erano giunti in un viale deserto, appena illuminato, lui si era fermato, abbracciandola. Si erano guardati negli occhi per pochi momenti. “Per piacere Nicola, lasciami andare. Sono stanca.” In risposta, il ragazzo l’aveva attratta a sé, stringendola ancora di più, per baciarla sulla bocca. Aveva sentito la sua lingua forzarle le labbra e non desistere, sino a quando i denti, dapprima stretti, avevano lasciato lo spazio perché si intrufolasse nella sua bocca. Nicola l’aveva invasata di saliva mentre le mani correvano lungo il corpo, una a cercare un seno con cui giocare e l’altra a spingersi sotto la mini, per poggiarsi sopra gli slip e premere con le dita sul tessuto. Lei non capiva più nulla. Si sentiva le gambe molli sotto l’attacco di quel ragazzo ed i capezzoli che le dolevano per quanto erano gonfi; il viso era in fiamme. Finalmente si era staccato. “Andiamo.” Tenendola per mano, senza più parlarle, l’aveva portata con sé sino alla fine del viale, dove si diramavano le stradine di accesso ai vari bungalow. Senza esitazione, aveva imboccato la seconda e, cento metri dopo, apriva la porta di ingresso de! lla sua stanza, lasciandola passare avanti. “la mia alcova.” Cinzia aveva ripreso il controllo di sé e le era passato per la mente che ci sarebbe stato da divertirsi. Non era la prima volta che un uomo arrivava sino a quel punto con lei ed era certa che non sarebbe andata diversamente dalle altre volte. Gli avrebbe detto che le dispiaceva dell’incomprensione, che però lei quelle cose non le faceva. “Siediti, non restare impalata.” Era ancora sovrapensiero quando Nicola le aveva indicato una sorta di poltrona letto posta quasi al centro della stanza. Con gli occhi aveva cercato un’altra soluzione, ma in quella stanza o ti sedevi sul pavimento o su quella branda e così si era seduta quasi in punta. “Ascolta Nicol..” le si era collocato accanto, abbrancandola e costringendola ad alzarsi per sedersi sulle sue gambe. In quel modo, la mini era risalita oscenamente verso l’alto, lasciando apparire gli slip ma lui sembrava non averci fatto caso, impegnato com’era a baciarla nuovamente. Quando avevano smesso, Cinzia aveva visto il suo top e la camicia del ragazzo sul pavimento ma, invece di urlare scandalizzata, era rimasta silenziosa. “Siediti qui, bella. Io mi alzo.” A quel punto, si era ritrovata ancora una volta seduta sulla branda col ragazzo in piedi, proprio davanti a lei, che la guardava, sospettoso. “Ora tocca a te, bella. Vediamo che sai fare?” Lei aveva poggiato le mani sui suoi addominali, quasi volesse allontanare quella tentazione da sé. Ridendo gli aveva chiesto: “e cosa vorresti che facessi?” Il ragazzo l’aveva guardata perplesso. “Cinzia, va tutto bene?” No che non andava per niente bene! Quello, mentre parlava, si era sfibbiato la cinghia dei jeans e, dopo avere sbottonato la patta, con un unico movimento li aveva calati sino alle ginocchia insieme ai boxer, sfoderando un cazzo eretto, lustro di umori. Quante idee le erano passate per la testa in un decimo di secondo? Andare via? Certo! E poi sarebbe diventata la barzelletta del villaggio! Dirgli che era un porco? E lei perché lo aveva seguito sin laggiù? Perché quando era successo con Giovanni (un amico del suo ragazzo, che aveva seguito sino a casa sua, entrando nella stanza da letto) gli aveva dato picche all’ultimo momento e quello si era comportato da gentiluomo, lasciando perdere. Ancora rifletteva su cosa fare o dire quando le mani di Nicola avevano afferrato quelle sue, portandole nuovamente sui muscoli addominali e, per non rimanere calamitata dal cazzo che le svettava a pochi centimetri e di cui incominciava a distinguere gli odori, aveva alzato gli occhi verso l’alto incrociando lo sguardo del ragazzo. Lui le aveva regalato un altro sorriso e, svelando la sicurezza, fastidiosa, tipica di un uomo di villaggio turistico, l’aveva invitata senza mezzi termini a prenderlo in bocca. Una mano era scesa a brandire il palo di carne, la testa si era chinata, le labbra si erano schiuse e la punta del pene era scomparsa alla vista del giovane. Così, seduta a gambe unite sulla brandina, quasi a volere manifestare ancora un briciolo di riservatezza, Cinzia aveva iniziato a spompinare il cazzo di uno sconosciuto, ed era andata avanti per un tempo che le era sembrato infinito. Lo aveva succhiato, leccato, smanettato mentre mordicchiava lo scroto, poi nuovamente succhiato con maggiore intensità, aiutata da una mano poggiata sulla nuca che le impartiva i movimenti, sino a pensare che Luca, il suo ex, al posto di Nicola sarebbe venuto da chissà quanto tempo. Invece quello continuava quasi fosse insensibile ai suoi sforzi. Era stato proprio lui a farla smettere per dirle di togliersi la gonna. “E tempo di scopare, bella.” Si divertiva a fare il gradasso, e ci riusciva. Sta di fatto che lei si era scostata per sfilarsi l’indumento, rimanendo impacciata per i lacci. “Aspetta che ci penso io.” E così, distesa sulla brandina, lo aveva lasciato armeggiare con la mini, studiandogli il fisico statutario e il cazzo che svettava a pochi centimetri dal suo corpo, lungo e robusto, che di li a poco l’avrebbe penetrata. Ne aveva saggiato la consistenza fra le labbra e sapeva che era un arnese difficile da vincere. Sperava tanto che non le facesse male! Sino a quel momento aveva conosciuto solo quello di Luca ed il palo che era davanti ai suoi occhi era più grosso e più lungo. Dopo avere lottato un po’ con i lacci, Nicola era riuscito nel suo intendo, lasciando Cinzia nuda ad eccezione delle scarpe. L’aveva fatta distendere sulla branda, rimanendole chinato accanto, e la mano era scesa subito in mezzo alle gambe, dove le dita avevano trovato la peluria già bagnata. “Bella gnocca, vediamo un po’ che sapore hai?!” Che stronzo! Certo che le buone maniere non erano il suo forte, ma le stava regalando sensazioni piacevolissime. Sentiva le dita sondare la fessura mentre la lingua zampettava sulla clitoride, alternandosi con le labbra e con i denti. Era andato avanti per un po’ e, quando lei già pensava di godere in quel modo, si era staccato rialzandosi, invitandola a distendersi sulla branda. Si era portato ai piedi della branda, le aveva preso la gamba in una mano, all’altezza della caviglia, alzandola mentre la spostava verso l’esterno e, senza aiutarsi con l’altra mano, aveva fatto scivolare il suo cazzo dentro la fica fradicia di umori, incominciando a pompare subito con buon ritmo. A Cinzia non era rimasto che osservarlo durante le manovre. Le teneva le gambe divaricate, stringendole per le cosce e, nel mentre, la stantuffava deciso. “Vieni di sopra, bona. Scopi alla grande!” Non le aveva dato il tempo di riflettere più di tanto e, un attimo dopo aver sentito le sue parole, si era ritrovata a cavalcioni sul suo cazzo, con lui disteso sulla branda, che galoppava come una forsennata. “Siiii, cosììì!! Fatti scopare per bene!! Appoggia le braccia qui, bene.” Aveva le mani poggiate ai lati del viso del ragazzo e, facendo perno sulle braccia, aveva aumentato la foga con cui saliva e scendeva su quel cazzo infernale. L’orgasmo era alle porte. Lo sentiva che risaliva in lei dalle viscere sino ad esplodere al centro delle sue gambe e non era riuscita a trattenere un urlo quasi disumano. “Vieni! Vieni! Sii porca!! Vieniiiiii!!” Sentiva le sue mani abbrancarla per i fianchi e il palo spinto sempre più in alto e più velocemente. Era diventato un movimento frenetico per tutti e due e il secondo orgasmo l’aveva investita ancora più duramente del primo. Di botto, lui si era fermato. “Ok piccola! Mettiti a quattro zampe a terra che voglio prenderti di pecorina.” Si sentiva offesa e mortificata da quel modo di parlarle ma, al tempo stesso, era sovraeccitata, e non aveva trovato di meglio che accontentarlo. “Cazzo che culo! E’ un globo non è un culo!” “Ahi! Senza ritegno e considerazione alcuna era sprofondato nuovamente nella fica incominciando subito a sfoderare colpi intensi, aiutato dalla nuova posizione per lui più confortevole e non sembrava avesse voglia di smettere sino a quando non lo aveva sentito chiederle di buttarsi a terra girata verso di lui. Lo aveva fatto e si era ritrovata sommersa da una pioggia bianca che l’aveva colpita sul seno e sul viso, imbrattandole capelli e trucco. “Cazzo, che scopata con i fiocchi!! Dai, rimettiti a quattro zampe che ti voglio ancora…” “ancora?” era rimasta stupita dalla richiesta così immediata ma Nicola non aveva perso tempo nel risponderle, preferendo aiutarla a posizionarsi e rimettersi dietro di lei. “Che culo!! Cinzia hai un culo che è uno splendore… scusami, torno subito. Tu rimani così, voglio guardarti.” Lo aveva visto allontanarsi sino a giungere ad un mobile basso, l’unico della stanza. Lì aveva preso qualcosa oltre ad una macchina fotografica. “ti spiace se faccio qualche foto? Sei troppo bona.” Non aveva atteso risposte ed aveva scattato. Lo aveva visto posare la macchina sul mobile mentre lei era sempre lì in attesa. “meglio con la telecamera, no?” Un minuto dopo una telecamera era posizionata sul mobile già accesa in registrazione mentre il ragazzo tornava dietro di lei. Lo aveva sentito armeggiare e poco dopo le sue dita erano andate a cercare la fica e il buchetto posteriore. “ma che vuoi fare?” “ti inculo, Cinzia! Ti inchiappetto. Te l’ho detto che hai un culo da favola.” E lo aveva sentito infilarsi dentro lentamente, ma deciso. Poco dopo era nuovamente alle prese con le sue spinte, ma questa volta era il suo culetto delizioso a farne le spese. Quando alle quattro di notte era tornata nella sua stanza aveva trovato Francesca ancora sveglia e sorridente. “Allora? E’ un macio come si deve il nostro bagnino?” “Finiscila!” “Poverina. Ti ha conciato per le feste a quanto vedo. Non hai la forza di reggerti in piedi! Ma non mi dire che ti ha fatto pure il ….??” “Zitta!!” “e glielo hai succhiato?” “Finiscila Francy!!” “La finisco solo se mi dici cosa hai fatto. Magari mi racconti meglio quando ti svegli, ma adesso dimmi quel che ti ha fatto fare. Che ti costa?” “Va bene! Ma poi mi fai dormire. Ok! Mi ha portato nella sua stanza, me lo ha fatto prendere in bocca…” “Uhmmmm!! Edera buono?” Cinzia, sfinita, guardava l’amica interdetta. Poi era scoppiata in una risata fragorosa. “Si. Era buono! .. e mi ha scopato alla grande e mi ha fatto pure l’altro regalino. Quello però mi fa ancora male.”
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