Continuava a guardarlo e a stringerlo tra le mani. Aveva già letto il numero di serie almeno mille volte, e ormai avrebbe potuto ripetere a memoria quell’accozzaglia casuale di numeri e lettere. Ancora non riusciva a credere di avere vinto: proprio lei, che nella sua vita non aveva mai vinto niente. Non ci sperava nemmeno in fondo: si trattava del solito concorso con in palio un viaggio a Parigi di una settimana, di quei concorsi che nessuno vince mai. Laura (19 anni) non si ricordava nemmeno il motivo per cui aveva tenuto quel biglietto, che di solito buttava via senza nemmeno leggere il regolamento. Poi, per caso, si era ritrovata per le mani una rivista che riportava i numeri di serie vincenti, e si era ricordata di avere tenuto da qualche parte il biglietto per quel concorso. Cominciò a cercarlo per tutta la casa, ma non ricordava assolutamente dove l’aveva messo. Rovistando in mezzo alla confusione di uno dei suoi cassetti finalmente lo ritrovò. Corse subito a controllare il numero di serie: ad ogni cifra che leggeva il cuore le batteva sempre più forte, e per poco non sveni quando si accorse che il numero di serie vincente e quello del suo biglietto corrispondevano. Ed ora si trovava sdraiata sul suo letto, stringendo tra le mani quel pezzetto di carta che l’avrebbe portata lontano da casa a rilassarsi un po’.Passarono pochi giorni che arrivò il momento di partire. Laura preparò una valigia non troppo grande e nemmeno troppo pesante, ed andò in stazione a prendere il treno. Il viaggio era compreso nel concorso, e comprendeva anche la prima colazione della mattina dopo. Controllò sul tabellone il binario e il treno; guardò l’orologio e vide che erano quasi le dieci, e si ricordò che il treno sarebbe partito di lì a minuti. Si affrettò a raggiungere il binario e salì sul treno. Una volta salita, cominciò a cercare la sua cuccetta. Dopo aver percorso circa metà del treno, la trovò ed entrò. Era una elegante cuccetta di prima classe, con due letti per lato, uno sopra l’altro. Spinse con fatica la sua valigia sul ripiano in alto, e si sdraiò sul letto in attesa che il treno partisse. Dopo qualche minuto la porta della sua cuccetta si aprì di scatto ed un signore sulla quarantina fece capolino sulla porta con una valigetta in mano. “Buonasera!” “Buonasera!” rispose Laura. Il signore entrò, chiuse la porta e mise la valigetta sul ripiano. Immediatamente dopo si udì il segnale, le porte si chiusero e il treno partì.Lei prese la valigetta, tirò fuori il pigiama e un libro da leggere, e si preparò per la notte; poi si sdraiò sul letto, aprì il libro al punto in cui era arrivata e cominciò a leggerlo.Continuò a leggere il libro per diverse ore, e senza nemmeno accorgersene arrivò alla fine. Soddisfatta lo chiuse e l’appoggiò in terra, controllando nel contempo cosa stava facendo l’altro signore, che come lei aveva preso fuori dalla valigetta qualcosa da leggere. Nel frattempo questi si era addormentato, e fortunatamente per lei non russava. Lei allora si alzò dal letto e andò verso il finestrino, spostò di lato le tende, e si mise a guardare il panorama; era bellissimo: tanti paesaggi così diversi tra loro che si muovevano veloci, e le luci isolate dei paesini di campagna che sembravano lucciole nella notte. Rimase come ipnotizzata da quella vista, e dopo qualche minuto uno sbadiglio la riportò alla normalità. Erano già le tre di notte; richiuse la tenda, si sdraiò sul letto e spense la luce, pensando che quando si sarebbe risvegliata Parigi sarebbe stata ormai vicina.Non si rese nemmeno conto di quanto tempo passò e di quanto tempo riuscì a dormire, ma le parve che dal momento in cui aveva spento la luce al momento in cui questa fu riaccesa passarono solo pochi secondi. Doveva essersi addormentata praticamente subito. Poi quella luce forte negli occhi l’aveva fatta risvegliare. Inizialmente pensava che fosse già mattina, e che quel signore doveva avere già aperto le tende. Ma quando i suoi occhi si furono abituati alla luce, si rese conto della triste realtà. La luce proveniva da una torcia elettrica, come quelle che usano i poliziotti per fare le ricerche di notte; e questa torcia era tenuta in mano da quel signore. Stava per alzarsi di scatto per spostarsi dagli occhi quel fascio di luce, quando si rese conto che non riusciva più a muovere le mani. Si girò e con orrore vide che aveva i polsi legati alla spalliera del letto con due grosse corde. Provò allora a muovere le gambe, ma anche queste erano legate allo stesso modo. A questo punto, colta dal terrore, provò ad urlare, e qui ci fu il colpo di grazia: le aveva messo anche un pezzo di nastro da pacchi sulla bocca per non farla urlare.”Allora, che ne dici?? Ti piace come ti ho preparata??” disse sorridendo l’uomo. “Sai per evitare che ti svegliassi, ti ho fatto annusare del cloroformio, così ho potuto vestirti come piace a me. Laura di questo non si era ancora resa conto, e sollevò la testa per vedere: al posto del suo bel pigiama ora indossava un body nero in latex, con una scollatura molto pronunciata che le arrivava fino all’ombelico che metteva in risalto il suo bel seno prosperoso. Questa scollatura era mantenuta aderente al suo petto tramite delle corde che da un lato all’altro della scollatura si intrecciavano come i lacci delle scarpe, con il risultato di schiacciare e tirare i suoi bei seni verso l’alto e di far sembrare quel decolleté una misura più grande di quanto lo fosse in realtà.”Come ti sembra il tuo nuovo vestitino?? Lo so che è un po’ da troia, ma tu in fondo cosa sei?? Sei una puttana, come tutte le donne; ed ora avrai quello che meriti.” Fissò la torcia sul letto in modo che il fascio di luce proiettato illuminasse loro due sul letto. Lui era già nudo, e si mise a sedere su di lei palpandole il seno con le mani. “Hai proprio un gran bel paio di bocce, chissà che bei capezzoloni da leccare che ti ritrovi!!” Così dicendo cominciò a cercare la punta dei capezzoli attraverso il body di latex, con il risultato di farli inturgidire sempre di più. “Visto che avevo ragione?? Guarda qui che roba!!” e cominciò a tirarli verso l’alto. Laura sentiva un male boia, ma gli urli che emetteva venivano trasformati dal nastro che aveva sulla bocca in flebili mugugni.”Ti sto facendo male?? Scusami tanto, sai!! Adesso cercherò di farti piacere…” Si spostò più in alto, mettendosi a sedere immediatamente sotto il suo seno; poi, continuando a toccargli le tette con una mano, con l’altra cominciò ad accarezzarle la fichetta. Solo a quel punto lei si accorse di un’altra particolarità di quel body: era aperto nella zona pubica. Proprio così: un’apertura lunga circa 20 cm che cominciava all’altezza del clitoride e arrivava oltre il buco del culo. “Questo ti piace di più, forse!! A giudicare da quanto ti stai bagnando direi proprio di sì!!!” e così dicendo continuò a toccarla nelle sue parti più intime per diversi minuti.”Sono sicura che come tutte le bambine tu ami molto i giocattoli, vero?? Bene, allora adesso ti faccio vedere i miei giocattoli, quelli che porto sempre con me. Così se ti va giochiamo insieme, ok??” Saltò giù dal letto e corse verso la sua valigetta. Laura stava tremando e il cuore le batteva all’impazzata: cosa avrebbe mai tirato fuori da quella valigetta quel dannato pazzo?? Lo vide di schiena rovistare all’interno, poi di scatto si girò verso di lei con un sorriso malefico: “eccolo qui il mio giocattolo preferito!!” Tra le mani stringeva un grosso fallo di gomma con una doppia protuberanza: una vaginale più grossa e lunga di circa 22 cm di lunghezza, e l’altra anale più corta e sottile di circa 18 cm. “Scommetto che anche a te fa impazzire un oggettino del genere, vero??”.Laura l’implorava con gli occhi di non utilizzare quella cosa su di lei, ma l’uomo fu implacabile: si avvicinò a lei e cominciò a strofinarlo contro la sua micetta. Contemporaneamente con due dita dell’altra mano le toccava dolcemente il clitoride, provocandole profonde sensazioni di piacere. Lei chiuse gli occhi, e si abbandonò tra le mani di quel violentatore. Mano a mano che continuava, la fighetta di Laura si bagnava sempre di più, permettendo con sempre maggiore facilità al membro di gomma di penetrare. “Adesso però dobbiamo bagnare anche il culetto!!” e continuando a toccarla davanti, si chinò di lato fino a raggiungerle con la lingua il buco del culo. Sentì la saliva di lui che le colava in mezzo alle chiappe, e questo le procurava un leggero solletico; avrebbe voluto grattarsi, ma quel bastardo l’aveva legata troppo stretta e non riusciva a muoversi nemmeno di un millimetro.All’improvviso scostò la testa del suo culo e affondò con un colpo secco tutto il vibratore dentro di lei, sia davanti che dietro. Laura fece un mugugno di dolore e nulla più, che sarebbe stato un urlo di dolore se non fosse stata imbavagliata in quel modo. “E dai…non fare così…lo so che ti piace!! Fate tutte così: prima vi lamentate e non lo volete, poi non riuscite più a staccarvi…ma tu sei fortunata.. io le conosco bene le donne.”Cominciò a muovere quell’oggetto avanti e indietro, dentro e fuori dal suo corpo; si muoveva con facilità, e questo grazie al fatto che lei era ormai completamente bagnata tra le cosce. Continuò così per qualche minuto, poi le levò il vibratore e si sdraiò su di lei. “Adesso ti faccio provare la mia mazza, puttana!” Mise la punta del suo cazzo in direzione dell’apertura della fighetta, e con un colpo deciso entrò; poi cominciò a stantuffarla, dapprima lentamente poi sempre più velocemente. Laura stava cominciando a godere, ma non voleva ammetterlo. Sentiva la cappella che le strofinava per bene le pareti interne della fica, e questo la faceva bagnare sempre di più.”Adesso se mi prometti di stare zitta, ti libero la bocca: ma stai attenta che se provi a urlare te la faccio pagare!” Con uno strattone le tirò via il pezzo di nastro che aveva sulle labbra, provocandole un dolore violentissimo. “Ora che hai la bocca libera puoi farmi vedere cosa sai fare! Forza, leccamelo come farebbe la più brava delle troie!” Risalì lungo tutto il suo corpo fino a sedersi immediatamente sopra il suo seno, e cominciò a strofinarle il cazzo umido e viscido sulla faccia. “Che aspetti brutta vacca?? Apri la bocca e sbocchinami l’uccello!” Laura a quella minaccia aprì la bocca e prese quella mazza di carne in gola; la fece entrare più che poteva, perché aveva paura che quell’uomo si sarebbe potuto arrabbiare e che poi se la sarebbe presa con lei. Leccò tutta l’asta dalla base fino alla punta, prese in bocca le palle pelose di quel viscido bastardo, e continuò a spompinarlo per diverso tempo, mentre gemeva di piacere sopra di lei.”Adesso facciamo un nuovo gioco: ora io ti slego le gambe, ma tu devi promettermi di non muoverti…” Laura annuì…”benissimo!”. Le slegò le gambe, e lei come promesso rimase immobile. “Ora io mi infilerò sotto di te, in modo che tu ti ritroverai sdraiata a pancia in su sul mio petto”. Lei tirò su il bacino e lasciò che l’uomo scivolasse sotto di lei. Quando lui fu in posizione, sentì il suo pene durissimo che le premeva proprio in mezzo alle gambe. “Eccoci qua! Ora ci divertiamo un po’!!” Con il braccio destro prese tutte e due le gambe da dietro, e gliele tirò su finché non furono entrambe rannicchiate sulla sua pancia e le ginocchia appoggiate sulle tette. Poi con la mano sinistra si strinse il cazzo tra le mani e, dirigendolo con sapiente maestria, lo fece entrare nel culetto della povera ragazza. Laura si morse le labbra per non urlare dal dolore. Sentiva l’uomo che si muoveva dentro di lei, ed il culo le stava andando in fiamme. Ma al bastardo questo non importava: lui stava godendo come un maiale, e continuava a penetrarla sempre più velocemente. Lo lasciò infilato nel suo culo per una buona mezz’ora, finché, vicino all’orgasmo, uscì e si levò da sotto. Si alzò in piedi ed andò verso la solita valigetta. “Sei stata molto brava. Voglio darti un premio. Ti piace la frutta??” Si girò con una bella pesca noce in mano…”Scommetto che adori le pesche!” Laura lo guardò e non capiva dove l’uomo volesse arrivare. “Ora ti libero anche le braccia, ma tu devi promettermi che farai la brava!” Lei annuì nuovamente. “Perfetto!” La slegò dalla spalliera del letto, e la fece mettere seduta. “Ma lo sai qual è il difetto delle pesche?? Sono poco saporite…ci vorrebbe qualcosa per renderle un po’ più appetitose…” Le diede la pesca nella mano destra, poi le prese la sinistra e la portò al suo cazzo; poi cominciò a muoverla avanti e indietro lungo la sua mazza. “Se continui ad agitare il mio uccello, tra poco uscirà qualcosa che renderà molto più appetitosa la tua pesca!!”Ora Laura aveva capito cosa aveva in mente lo stronzo: voleva farle mangiare una pesca allo sperma. “Forza, continua da sola adesso!” Le lasciò la mano, e lei continuò a fargli una sega cercando di mantenere la stessa velocità che gli aveva suggerito lui. “Cosììììì……sìììììììì… bravaaaaa” Stava godendo come un maiale: il cazzo si gonfiava sempre di più tra le sue mani, ed i muscoli erano sempre più tesi. “Ecco…vengono….. schizzo!!” Laura portò subito la pesca sotto la cappella dell’uomo, e la sborra che cominciò ad uscire immediatamente dopo l’inondò completamente. Anzi, l’uomo ne fece talmente tanta che, dopo aver completamente ricoperto la pesca, quella in più cadde sul pavimento. “Mangiala tutta, ora!!” Lei guardò la pesca schifata, e rimase immobile. L’uomo le mollò uno schiaffo violentissimo: “Allora, vuoi mangiarla puttana di merda??” urlò. Laura sconsolata guardò la pesca, chiuse gli occhi e l’addentò. Con un morso ne strappò un pezzo, mentre si erano formati dei fili bianchi di sborra tra la sua bocca e la pesca che teneva in mano. “Buona, eh?? Ma ora la devi finire!!” Piano piano, un morso dopo l’altro, riuscì a finire quella disgustosa pesca. “Leccati le mani e le dita, ora!” Aveva le mani completamente ricoperte di sperma, che si ripulì lentamente e minuziosamente con la lingua. “Bene! Vedo che ti è piaciuta! Sei stata una brava puttanella!!” Cominciò a rivestirsi e, quando ebbe finito, rimise tutta la sua “attrezzatura” nella valigetta. “Il body te lo lascio, ti sta proprio bene!” Così dicendo uscì, lasciando Laura sconvolta all’interno della sua cuccetta.
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