Uscimmo dal cinema. Elena piangeva ancora, gli schizzi di sborra del vecchietto ancora sui capelli. Salimmo in macchina, e lentamente mi avviai verso casa mia. Smise di piangere, e mi disse : "volevo essere la tua schiava, ma non la schiava di tutti …". La guardai, sorrisi, e le dissi : "non hai ancora capito che essere la mia schiava vuole dire fare tutto cio che voglio ? altrimenti saresti la mia amante …". Aggiunsi "preparati ad essere punita per l’affronto che mi hai appena fatto, non riesco a crederci, una schiava che si aspetta di obbedire solo a certe cose del suo padrone". Mi guardò allibita. E con voce calma e placida, guidando tranquillamente incominciai ad ammaestrarla "ti dico esplicitamente cosa vuole dire essere la mia schiava : il tuo corpo non ti appartiene, ma appartiene a me, e l’unico scopo cha hai é quello di farmi piacere, e di usare il tuo corpo per farmi piacere, sessualemente ma non solo. Sei un giocattolo nelle mie mani, non devi pensare, devi solo obbedire. Mangerai quando e cosa ti dirò io, parlerai solo quando te lo dirò io. Se mi va ti riportarti nel cinema e di farti sverginare da un vecchietto, non solo aprirai le gambe su mio ordine, ma in più sorriderai, dato che sarai contenta di farmi piacere. Hai capito ?". Mi rispose un timido si, turbata. Allora continuai, adesso volevo umiliarla "e poi non ti vedi, sei anche brutta, sei troppo pelosa, inesperta, timida e non sai per nulla mettere in valore il tuo corpo". Non era per nulla vero, era veramente carina, soprattutto con la gonna e le collant scure che indossava. La camicetta bianca aderente le metteva in risalto un seno corretto anche se non troppo generoso. Riguardo ai peli, era si un po pelosetta, intorno alle orecchie, ma nulla di esagerato. Tuttavia rincarai "guardati intorno alle orecchie, sei pelosa come una scimmia ! Esigo che la prossima volta che avrai l’onore di passare con me del tempo, arrivi depilata, vestita con eleganza, anche se ammetto che l’eleganza non credo proprio faccia per te". Era troppo, scoppiò in lacrime. Nel frattempo eravamo arrivati da me. Abito in una villetta fuori città, ben isolata e appostata su una collinetta, circondata da una siepe. Il giardino é grande, con molti abeti e pini.Entrammo in casa. La guardai e le dissi di seguirmi. Mi diressi in cantina, dove avevo messo un materasso per terra in un angolo. Avevo preparato una sorpresa per la mia schiavetta. Avevo incastrato nella parete di legno un grande anello all’altezza del collo, e due serie di due anelli piu piccoli all’altezza della caviglie e dei polsi, in modo di poterla incatenare al muro, collo, braccia e gambe saldamente incastrati al muro. Intorno al materasso avevo messo l’equivalente per polsi e caviglie nel suolo, in modo da poterla incatenare gambe e braccia spalancate e saldamente ancorate nel suolo. Per una ragazza della sua classe e bellezza, doveva essere una sberla in pieno viso, vederla trattare come una lurida schiava, una vera schiava. Le dissi "ecco qui la tua celletta, adesso spogliati dato che in casa non terrai nessuono di questi vestiti". Mi sedetti mentre si spogliava. Quando fu nuda, rimasi comunque incantato dal corpo, un corpo formoso ma con le curve al punto giusto, nulla di esagerato ma tutto al posto giusto. Vidi che lei capìi che ero sorpreso, e fece un sorriso malizioso. Allora dissi, vieni qui che ti devo esaminare, dato che sei la mia schiava". Si avvicinò, senza parlare le presi la mandibola e le aprii la bocca. Sollevai le gengive e la esaminai, come un cavallo. Le presi la lingua e gliela tirai fuori. Guardai nelle orecchie, nel naso, sotto le ciglia. La obbligai a inginocchiarsi e le guardai nei capelli come se cercaiss i pidocchi. La feci alzare, le ispezionai ascelle, braccia, seni, con rudezza come se si trattasse di merce al mercato dell’usato. Poco distante c’era un tavolo che lo utilizzavo per fare lavoretti. Era pieno zeppo di utensili, scatole, bottiglie, e cose da lavoro. Le dissi "libera il tavolo, poi aspettami sdraiata sopra". Salìi le scale che portano al piano terra, mi servii un bicchiere di latte, poi andai in camera e mi spogliai. Indossai una vestaglia e scesi in cantina. La mia schiavetta era sdraiata sul tavolo, pancia all’aria, ganbe incrociate. Aprii un cassetto, tirai fuori due guanto chirurgici in latex e le ordinai di allargare le gambe. Timidamente lei eseguì. Mi avvicinai e le dissi "metto i guantio perché non so che razza di malattie porti, e devo ispezionarti" e cosi dicendo le introdussi un dito dritto tra le labbra. Allargai le grandi labbra e vidi le piccole labbra. Era la prima volta che le toccavo la figa. Le dissi "tutto sembra a posto". Tirando fuori il dito, vidi che era bagnato e rimasi sorpreso che Elena si stasse già eccitando. E le dissi "ti rendi conto che ti stai già bagnando, piu che una schiava mi sa che sei una troia …". Mon disse nulla. Capìi che le piaceva essere sottomessa, che era questo potere strano della sottomissione che la faceva eccitare. Le ordinai di girarsi, era evidente che le avrei ispezionato il buco del culo. Le feci allargare le gambe, in modo che potessi guardare bene e a fondo. Le introdussi un dito anche li. C"erano une bel po di peli, e commentai "la prossima volta sarai rasata, culo, fica e gambe, ok ? É meglio per te, altrimenti sarò obbligato a portarti in un cantiere della costruzione, dove una decina di muratori ti sbatterebbero sulle tavole delle impalcature. Quindi, attenta, o ti rasi o ti faccio usare come la troia per muratori alla quale assomigli, intesi ?". Piangeva, ma sentìi un debole si. Ero contento, dovevo umiliarla. Per curiosità le allargai le labbra della fica e vedevo che era bagnatissima. Era eccitatissima. Anch’io.Le ordinai di alzarsi, e la portai in bagno, dove la lasciai sola e le dissi che aveva mezz’ora per farsi una doccia. Serissimo le dissi "e anche per lavarti i denti visto che hai l’alito che puzza di tutta la sborra dei vecchietti che hai ingoiato". Me ne andai. Mi istallai in salone, dove accesi il fuoco nel caminetto. Era già notte. Ed incominciavo ad essere stanco. La vidi arrivare una mezzoretta dopo, mentre ero intento a sorseggaire un cognac e a guardare il caminetto. Mi disse "ho finito, padrone". La guardai, era li davanti a me con un asciugamano arrotolato intorno alla vita, dai seni in giu. Mi alzai la portai in cucuina, le diedi un grembiule da serva, e le dissi "quando sarai qui, sarai la mia serva. Da oggi non laverò piu nulla, bucato, piatti e casa sarai tu a pulirli quando verrai qui. In ogni caso sarai sempre pronta, giorno e notte a obbedire ai miei ordini. Devi sempre fare qualcosa, o mettre in ordine, o pulire, o lavare o stirare. Per cucinare ci penso io. Il resto é a tuo carico. Se la casa, la cucina, il bagno, e gli altri locali non sono lindio e in ordine sei tu che ne rispondi, se non sai fare la schiava farai la troia, e allora ti affitterò all’ora ai miei amici. Intesi ?" Mi disse "sì padrone, sarò bravissima, vedrai sarò una vera serva". Ma io aggiunsi "ricordati che questa é solo una faccetta, l’altra é quella che devi essere sempre pronta a dare piacere a me o ai miei invitati, il tuo corpo mi appartiene, e tu fari esattamente cio’ che ti ordinerò, sempre e senza fiatare, se rifiuti o ti ribelli, allora ti porterò al cantiere." Mi guardò, si mise in ginocchio e mi disse "tutto ma non al cantiere, la prego padrone". Le dissi "vedremo". E le ordinai di riordinare la cucina, che era in un vero casino, ero stato presissimo negli ultimi giorni, e se adoro cucinare, non é altrettanto vero che adoro riordinare né lavare i piatti.Finii il mio cognac. Andai in cucina, e le dissi :"fermati, togliti il grembiule e seguimi". Era già tardi e incominciavo ad essere stanco. Senza considerare che erano 2-3 settimane che avevo nelle mani Elena ma che non me l’ero ancora spassata personalmente con lei. Salii in camera mia. Avevo voglia di lei. Mi seguiva. Entrai nella stanza, e spogliandomi le dissi "scopri il letto fino al lenzuolo e sdraiati sopra. Poi incomincerai a masturbarti. Saro qui tra poco e ti voglio bagnata". Senza guardarla uscii e andai in bagno. Lavai i denti e tornai poco dopo. Era effettivamente sdraiata sul letto, e si stava toccando le labbra, girando e rigirando il clitoride. La osservai. Presi la macchina fotografica e la fotografai. Non fiatò. Poi le dissi "chissa come la tua mammina sarebbe contenta di vederti cosi …". Mi sdraiai, la baciai, le montai sopra e verificai che era ben umida. Era umidissima. Incominciai a pistonarla, ma lentamente, indirizzando la cappella solo alle grandi labbra. Mi guardava, poi le dissi "aiutalo a penetrarti". Allungo una mano fino alle grandi labbra e sentii un calore forte sulla cappella. La vedevo eccitarsi, ma io continuai il leggerissimo va e vieni dentro di lei. Continuai per ben una decina di minuti prima di arrivare all’imene. Lentamente ma con fermezza spinsi. Lo sentii cedere, Elena si era aggrappata al mio collo. Incominciai a pistonarla con una frequenza maggiore. Allungai una mano, e le spinsi il medio nel culo, dopo averlo strusciato un pochetto sulle labbra fradicie. Sentivo la sua vagina dilatarsi al ritmo della mia penetrazione. Stava venendo, e poco dopo, venemmo assieme, io con un lago di sperma, accumulato dalle infoiate precedenti, e lei rantolando. Mi guardò dolcemente, quasi ringraziandomi.Mi distesi supino e le ordinai di ripulirmi. Non capiva. Allora le ordinai "Leccami bene e puliscimi tutto". E dato che avevo sudato precisai "e voglio sentire la tua linguetta bene bene tra le mie chiappe, voglio sentirti lappare". Senza indugiare cominciò, sentivo la sua lingua accarezzare i mei peli, su e giu. Poi avvicinarsi allo scroto e dare colpettini veloci dall’alto verso il basso. Poi risali la cappella, e fece per accogliere il cazzo in bocca ma la fermai "solo con la lingua, forza". E allora sentii la lingua cominciare a lappare dalla cappella verso la base, insinuandosi bene dappertutto. Le dissi "continua cosi fino a quando non te lo dico". Decisamente si applicava, ogni tanto umidificava la lingua, e poi lappava. La lasciai lappare per almeno 20 minuti, poi le presi la testa e le spinsi il cazzo, infoiatissimo da quei magici tocchi di lingua, fino in gola. Mi guardò sbarrando gli occhi. Non dissi nulla, ma incominciai a raschiarle la gola, tenedola fermamente per i capelli. Non so se mi eccitavano piu i movimenti peristaltici e di aspirazione della sua lingua e bocca, o il vedere li, completamente sottomessa una ragazza di 27 anni che voleva assolutamente fare la tesi con me. Comunque non ci pensai troppo, le scaricai in gola tutto lo sperma che mi restava. Continuo’ a succhiare per un bel pezzo. Poi la fermai, e le dissi. Andiamo che ti sistemo per la notte. Mi disse "non posso dormire qui con lei, padrone". Le dissi"no, assolutamente no". Mi alzai, la presi per mano e scesi in cantina. Le ordinai "sdraiati sul materasso". Lo fece, prontamente. Le presi una mano dopo l’altra e una caviglia dopo l’altra e a turno la incatenai. Nuda. Vedevo il mio sperma gocciolare dalla sua vagina verso le chiappe. Sorrisi. Le misi sopra una coperta, spensi la luce e andai a dormire.Fui svegliato l’indomani mattina dal campanello. Era strano che qualcuno venisse all’improvviso, dato che ero un po’ fuori città, la gente in generale mi chiamava prima. Aprìi la porta e vidi due dei miei migliori amici, Michele e Ivo. Erano in giro in bicicletta dalle 6 di mattina, erano le 11 e venivano a bere il caffé da me. Li feci entrare. Michele ed Franco erano amici di vecchia data. Il primo era un amico di università, e con lui avevo condiviso un certo numero di esperienze, tra le altre una che vi ho raccontato, Festino di fine sessione 1, che risaliva ancora ai bei tempi degli studi universitari, e il secondo Ivo era un amico di infanzia. I due si erano conosciuti da qualche anno e a tre facevamo una bel trio. Anche loro non erano sposati, ma ben assorbiti dalle loro rispettive professioni. Videro subito che in casa c’era qualcosa di strano. La cucina riordinata, la giacca di Elena sul porta abiti, erano solo i principali indizi che fecero loro indovinare che avevo tra le mani una pollastrella da cucinare. Dopotutto, perché non condividerla con loro ?Li feci accomodare in giardino, e scesi in cantina. Elena era sveglia. Le dissi, accendendo la luce, "sveglia che abbiamo visite". Mi guardo incredula. La liberai, era un po’ intorpidita. Salii in bagno con lei, le dissi "prendi una bella doccia, indossa una sottoveste bianca (che sapevo aveva preso non se), le scarpe con i tacchi, fai un caffé per tre e vieni a servircelo in giardino ". Mi guardava allibita. Le dissi "hai 15 minuti per essere in giardino, lavata, vestita e con il caffé in mano". Chiusi la porta e raggiunsi gli amici in giardino.Volevo spiegare loro la situazione, raccontai la storia incredibile e dissi loro "l’importante é che la cosa resti tra di noi, non voglio sputtanarla né sputtanarmi, intesi". Mi guardarono e Michele mi disse "come ai bei vecchi tempi …". Si riferiva al racconto Festino di fine sessione 1. Elena arrivò con il caffé mentre stavamo ridendo pensando a lei. Salutò e servii il caffé. Poi le ordinai "Ecco Michele e Franco, sono amici intimi". Pesai sulla parola intimi, e sono certo che Elena capii che le sarebbe toccato sottomettersi. Michele e Franco la guardavano, anzi la spogliavano con gli occhi. Era veramente bellissima. La sottoveste bianca le dava un tocco di raffinata, e le scarpe con il tacco la slanciavano. I capelli umidi dalla doccia le davano un tocco di esotico. La pelle bruna risaltava pienamente. Mi stavo eccitando. A gli altri due con me.Dissi ad Elena. Spogliati. E lei prontamente lasciò cadere la sottoveste. Michele si alzo’ e incomincio’ a palparle i seni. Lei mi guardo’. Dissi a Franco, forza diamoci da fare, se no Michele fa tutto da solo. Franco la prese per la mano e disse vieni con me cocca, la fece inginocchiare, si tolse i calzoncini da ciclista, si sedette e le spinse il cazzo gia super rigido in gola. Dissi a Michele, vacci piano perché l’ho sverginata ieri sera. Senza lasciarmi finire, si tolse i calzoncini anche lui e la prese per i fianchi, la fece allungare un po’ e poi le spinse il cazzo lentamente ma fermamente tra le cosce. In qualche istante spari’ completamente. Mi sedetti e mi godetti lo spettacolo. Elena era li’, in ginocchio, allungata, succhiava Franco e si faceva sbattere da Michele. Vedevo chiaramente che stava godendo. In fondo era veramente una troia.Franco si svuotò nella di lei bocca, e poco dopo Michele le piantava il cazzo con saccate veloci, e venne anche lui, accellerando il ritmo. Senza fiatare si cambiarono di posizione, ed Elena che si stava ricomponendo, rimase di stucco, ma prima di fiatare si ritrovò il cazzo di Michele in bocca e quello di Ivo tra le cosce. Presi la macchina fotografica, e senza riprendere né Michele né Franco, presi una decina di foto di Elena, con il cazzo in gola, con il cazzo sulle labbra, stando attento di fotografare anche il cazzo che le stava martellando il ventre. Cercavo sempre di riprendere il suo bel viso, con gli occhi aperti e fissanti la macchina fotografica. Sarebbero state delle belle foto. Presto i due si riscaricano, e sentii Elena gemere ancora. Soddisfatti si sedettero. Mi dissero che avevano apprezzato la stallona ma soprattutto l’ubbidienza. Elena era li, in ginocchi, con rivoletti di sperma che le scendevano sui seni e che le colavano tra le gambe. Le dissi "vai a ripulirti". Parti’. Michele e Franco, contenti ripartirono, e Franco mi sussurro’: "ti chiamo nel pomeriggio". Non capivo il perché, ma non era importante.Ero ancora infoiatissimo, e salii in bagno dove Elena si stava lavando, non prima di avere preso un po di burro nel frigorifero. Su mio ordine aveva lasciato la porta aperta, come sempre le era stato ordinato di fare. Mi sedetti e aspettai che finii. Appena chiuse l’acqua e uscì dalla cabina doccia, le dissi "non asciugarti, appoggiati al lavabo e girati". Non capiva, allora le presi la testa e la orientai verso lo specchio che era sopra il lavabo. La feci chinare ma sempre lasciandole la testa riflessa nello specchio. Le imburrai il buco del culo, e cosi senza preamboli la sodomizzai. Ammetto che ci andavo deciso, ma lei non gridava, solo qualche smorfia quando il mio cazzo era completamente penetrato. Accelerai il ritmo, volevo vederla umiliata. Ma non riuscii. Probabilmente era elastica o si era gia fatta sodomizzare in passato. La sbattevo con voracità, sentivo i coglioni sbattere sulle chiappe. Le introdussi un dito in vagina, pizzicandole il clitoride. Era gia’ bagnatissima. Decisamente era una porcona. Mi scaricai accellerando il ritmo, mi estrassi e senza fiatare me ne andai. Volevo umiliarla e mi dissi che se la avessi usata senza neanche parlarle ci sarei riuscito prima.Scesi in salone, e mi sdraiai sul divano. Poco dopo arrivò. Si inginocchiò, in sottoveste. Mi disse "Posso ancora esserele utile padrone". La guardai. Decisamente incominciava a capire il suo ruolo. Le chiesi "Chi ti ha già sodomizzato ?". Mi disse, arrossendo "nessuno", le dissi "lo so che mi stai prendeno per il culo, qualcuno ti ha già sodomizzato e recentemente, ne ho inculate di puttanelle come te, ma nessuna la prima volta era elsatica come te". Arrossì e mi disse "é un mio cugino, che ogni volta che andiamo a trovarlo mi vuole fare … il culo". Le dissi "e tu lo lasci fare ?". Mi disse "é una storia che risale a tempo fa, mi vide mentre mi masturbavo in bagno e da allora mi ricatta, dice che se non lo lascio fare mi svergogna davanti tutta la famiglia". Risposi "quando é stata l’ultima volta ?", rispose "qualche giorno fa, adesso studia qui,e quando vuole passa a casa mia e mi fa il culo".Incominciavo a capire. Ma a me non ne fregava nulla. Non per il momento. Senza dire nulla, come mi ero ripromesso per umiliarla, abbassai le mutande, le presi la testa e le infilai il cazzo in bocca, scopandole la bocca selvaggiamente. Sempre senza fiatare le scaricai tutto in faccia, inzuppandole i capelli. Poi la presi per un braccio, la feci distendere e me la scopai. Era gia bagnatissima, e godette almeno un paio di volte prima che le scaricassi quel poco sperma che mi rimaneva tra i reni. La feci alzare, scendemmo in cantina, e così come era, con i capelli imbrattati di sperma e la figa gocciolante la incatenai al muro. Poi salii, mi lavai. Mentre mi rilassavo leggendo in giardino il telefono squillò. Era Franco. Era stato impressionatissimo da Elena e voleva averla per se tutta una notte. Ci pensai un attimo, pensai a Maud, una ragazza belga che usciva con l’amico Franco da circa un anno, una bellissima ragazza, due seni magistrali, e un viso da vera puttanona, dopodiché dissi "senti Franco, perché non organizzare una serata di scambio con Maud ?". Lo sentìi trasalire, poi disse "Vecchio porco, lo sapevo. Ne parlo a Maud e ti richiamo, non sarà facile". Terminai dicendo "conto su di te, vecchio maiale". Sapevo che ci saremmo divertiti.Mi richiamò una mezzoretta dopo. Maud era daccordo. Sarebbero venuta quella sera stessa. Lo sapevo, era una vera troiona. Una volta mi aveva persino raccontato che il padre di Maud (che non aveva mai abusato di lei, per fortuna) aveva detto alla figlia che non era altro che una "saloppe", cioè una troiona. Scesi in cantina, slegai Elena e le dissi "Stasera abbiamo visite, fatti carina, rasati bene i peli del culo, vestiti con classe. Dimenticavo cucinerai qualcosa". Andai in giardino a riposarmi, feci una siesta. Sentivo che Elena preparava la cena dai rumori della cucina. Verso il tardo pomeriggio, rientrai in casa, Elena aveva preparato una cenettina con i fiocchi. La baciai per ringraziarla e mi guardò teneramente. Incominciavo a pensare che Elena incominciava ad amarmi. Stranamente. Poi le dissi, seguimi che andiamo a vedere come ti puoi vestire. Scovai nell’armadio degli ospiti un vestito bianco lungo che una mia ex aveva dimenticato dalla rabbia della separazione. Le stava magnificamente. Naturalmente le dissi, niente mutandine né reggiseno.Maud e Franco arrivarono poco dopo. Dopo l’aperitivo, mentre le ragazze prepravano la cena in giardino, Franco ed io preparammo il seguito della serata. Eravamo eccitatissimi, come ai vecchi tempi, quando insieme scopammo la prima ragazza della nostra vita, una certa Sabrina, che voleva praticare il petting, ma che noi convincemmo a lasciarsi penetrare, anche se le assicurammo che non le avremmo eiaculato dentro.Dopo cena, il nostro piano scattò. Sarebbe stato un gioco, il gioco del monopoli, con due pedine viventi, Maud ed Elena. Prestiti e pagamenti si sarebbero fatti con le due pedine. Per gioco legammo le mani dietro la schiena delle due. Per evitare che sul piu bello si dibattessero. Giocammo così per la prima mezzora. Dopodiché, per il primo pagamento di 15 milioni di banconote monopoli, Franco mi disse, ti dò Maud per il valore dei 15 milioni. E qui successe il finimondo, Maud ci aveva ripensato, non voleva piu giocare, voleva essere liberata ed andarsene. Non capivo, Franco mi aveva detto che era daccordo. Piu tardi seppi che si trattava di un gioco che Maud e Franco avevano organizzato perché Maud adora essere sottomessa. La immobilizzammo e la portammo in cantina. Elena seguiva. Legammo Maud al muro, gambe e braccia. Presi una forbice e le tagliai i pantaloni, la camicia, mutandine e reggiseno. Era nuda. Franco si tolse la cintura e le disse "Così la signorina ci ha ripensato ?, incomincia a ripensarci perché per il momento riceverai venti frustate". Elena sobbalzò, non l’avevo mai frustata. Vidi Franco che batté il culo di Maud per ben venti volte. All’inizio Maud gridava, poi incomincio a gemere, e capii che si stava eccitando. Franco si fermo’ e mi disse "É tutta tua, non esitare a frustarla, per stasera e tutta la notte é a tua completa disposizione". Poi rivolgendosi ad Elena "Spero che tu non ci hai ripensato, perché la monta incomincia." Sempre tenendo la cintura in mano, prese Elena per mano e salì al primo piano, dove si trovava la camera degli amici. Vedevo la paura sulla faccia di Elena. Presi una sedia e mi sedetti un attimo. Quella figona di Maud era li, nuda con il culo rosso conme una fragola, incatenata al muro, ansimante e a mia completa disposizione.
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