Non avrei mai immaginato che il mio modo di vivere potesse cambiare così, in meno di un anno. Non avrei mai immaginato di poter cambiare pensiero così radicalmente. E sì che non sono più una ragazzina, con i miei quarantatre anni suonati. Fino all’anno scorso sono stata una moglie fedele ed una madre quasi severa, anche se affettuosa. Poi tutto è cambiato. Mio marito e mio cognato, il marito di mia sorella minore, sono soci in una piccola azienda, che però ha sviluppato molti rapporti commerciali, soprattutto all’estero. Capita così che una volta al mese partano, per lo Yemen o per il Venezuela o per chissà quale altra parte del mondo. Mia sorella Miria, sposata da poco, trentuno anni di dinamite, per non restare da sola viene a stare da noi. Così è successo anche l’anno scorso: era la metà di maggio e Ugo, il marito di Miria, arrivò a casa nostra. Fece scendere Miria con il suo piccolo bagaglio e prese mio marito: avrebbero lasciato l’auto in aeroporto e sarebbero partiti per il Messico. Quando Miria entrò in casa non potei non ammirare lo splendido corpo, sottolineato da una profonda scollatura che faceva risaltare due seni sodi e prosperosi e da una mini che lasciava scoperte le gambe fino…. beh, quasi fino lì. Era uno schianto, di quelle donne che non passano inosservate. Le offrì un caffè e ci mettemmo a chiacchierare. Stavamo sedute, quando Marco, mio figlio di diciannove anni, tornò dalla palestra. Ci salutò, poi andò a fare una doccia. Noi due ci attardammo ancora: non avevo niente da fare e mi faceva piacere stare con mia sorella che non vedevo da un pezzo. Abitiamo in due paesi diversi anche se non molto lontani. Marco uscì dalla doccia e, come era solito fare, venne in cucina, indossando solo gli slip: “E’ rimasto un po’ di caffè per me?” chiese e si servì senza attendere risposta. Dopo averlo bevuto disse: “Vado a vestirmi” e dicendolo scosse i lunghi capelli bagnati, spruzzando acqua su di me e sua zia: “Scemo!” disse Miria sorridendo e dandogli una sculacciata. “Bello, fallo ancora!” disse Marco di rimando e lei non si fece pregare, ma stavolta più che un colpo fu una carezza, insistita per giunta. Marco ci lasciò per andare a vestirsi e Miria subito prese a parlare: “Però, niente male davvero il mio nipotino. Beata te, con lui per casa non ti annoierai di certo!” “Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita? E’ mio figlio!” “E allora, significa che non è un uomo? A me sembra di sì e niente male per giunta.”. “Mi sa che tu sragioni.” Mi alzai e feci per mettere le tazzine nel lavandino. Ero confusa: mi rendevo conto che le sue parole mi avrebbero dovuto fare arrabbiare, invece sentivo una strana sensazione. Cercai di giustificarmi dicendomi che Miria era mia sorella e le ero molto affezionata e questo mi impediva di arrabbiarmi con lei. Tuttavia mi rivolsi nuovamente a lei dicendole: “Marco è mio figlio, quindi indisponibile per me…e anche per te, chiaro?” Non rispose e neanch’io attesi la sua risposta. Credevo fosse una storia già finita, una provocazione di Miria che in ciò è maestra. Il giorno seguente, nel pomeriggio, Marco era tornato dalla palestra ed era in bagno a farsi una doccia. Dovevo uscire a fare la spesa e chiesi a Miria di accompagnarmi, ma lei mi disse che preferiva di no: sarebbe restata a casa a guardare la TV. Andai sola, ma ero quasi giunta al supermercato che mi resi conto di aver dimenticato il borsellino: Imprecai contro la mia sbadataggine e tornai indietro. Entrata a casa la prima cosa che mi colpì fu la televisione spenta e nessun rumore vicino. Silenziosamente mi avvicinai alle camere: da quella di Marco giungevano sospiri e mugolii che riconobbi subito. Mi avvicinai alla porta dischiusa, rimanendo nell’ombra: Marco era sul letto intento a prendere da dietro Miria che cercava di agevolarlo inarcando il sedere. Non sapevo se entrare a fare una scenata o scappare via. L’eccitazione che mi veniva da quella scena scelse per me e rimasi a guardare i due amanti. Marco spingeva con tutta la forza dei suoi anni e si vedeva che Miria gradiva il trattamento che il nipote le stava riservando. Poi, prima di venire, Marco si tirò fuori e la zia, con agilità si portò con la bocca all’altezza del suo fallo, sollecitandolo con la lingua, prima di avvilupparlo tra le labbra e cominciare ad andare su e giù. In preda all’orgasmo Marco riversò il suo seme nella bocca di Miria, che ingoiò ingordamente. Riuscivo a vedere i movimenti della gola che consentivano il defluire del liquido, ma Marco ne aveva talmente tanto che qualcosa le sfuggì da un lato della bocca, formando un piccolo rivolo che scendeva fin sul mento. Alla fine i due si abbandonarono sul letto, l’uno accanto all’altro: “Allora zia, come è andata?” chiese Marco “Promosso a pieni voti, ma ci sono dei dettagli che dovremo rivedere e credo che lo faremo presto e spesso.” Rispose Miria e così dicendo cercò da lui un nuovo bacio che non le fu rifiutato. Mi svegliai dalla mia ipnosi e, con lo stesso silenzio con cui ero arrivata, recuperatoli borsellino tornai a fare la spesa. Al rientro feci finta di nulla e la serata trascorse tranquillamente. La notte, però, non riuscivo ad addormentarmi. Continuavo a pensare a quella scena e, con disappunto, mi resi conto di pensarci con voglia. Rivedevo quel rivolo di sperma che scendeva lungo il volto di Miria e mi sembrava di poterne sentire il sapore. Al mattino mi alzai e preparai il caffè. Miria mi raggiunse poco dopo: addosso aveva solo una mogliettina bianca che lasciava indovinare i magnifici seni sormontati da due capezzoli in perenne erezione ed un ridottissimo perizoma chela maglietta non arrivava a coprire. “Sarà meglio che metti qualcosa prima che arrivi Marco.” dissi. “Perché? Dici che si può traumatizzare?” mi canzonò lei. “Dopo quello che avete fatto ieri pomeriggio, non credo proprio.” Rimase imperturbabile, così continuai, ma senza convinzione: “Quel che è successo non mi è piaciuto e non voglio accada più!” “Mi dici cosa c’è di male? A me è piaciuto e a lui anche, non è colpa mia se tu non hai il coraggio di approfittare di quello che hai sottomano. Ma hai visto che cazzo fantastico che ha?” “Ma come vuoi che te lo dica che sono sua madre? Cazzo fantastico: parli come una donnaccia.” “Vorresti dire che non è un bel cazzo?” la voce di Marco mi fece trasalire e ancor più la sua presenza. Era completamente nudo, se si eccettuano le pantofole ai piedi, appoggiato allo stipite della porta, col suo arnese a riposo in bella mostra. Anche così era decisamente un belvedere! “Allora, non vuoi rispondermi?” continuò sfruttando il mio imbarazzo “Ma certo che è bello!” mi sorpresi a rispondere “Ti assicuro che è molto meglio da toccare!” incalzò lui avvicinandosi Ora era proprio di fronte a me con il sesso provocatoriamente ostentato: “Toccalo.” disse con un tono imperioso “Marco!!!” cercai di fingere rabbia. “Toccalo, che c’è di male!” riprese con un tono più accattivante. Lentamente allungai la mano a raggiungere quel fallo, lo toccai è subito mi ritrassi, ma lui riprese: “Così non senti nulla, riprova!” Nuovamente allungai la mano, ma stavolta mi impossessai di quel pezzo di carne, cingendolo tra le dita. Subito avvertì che cominciava a pulsare e la mia mente tornò a quel rivolo di sperma. Presi ad accarezzarlo con sempre maggiore decisione. Lo sentivo e lo vedevo ergersi ed ingrossarsi per le mie carezze e sentivo che mi eccitavo sempre più. Ora mi puntava, dritto e grosso: sembrava accusarmi di codardia perché non facevo quello che avevo voglia di fare. Non potei resistere a tale accusa: avvicinai il capo e lo presi in bocca, cominciando anche a massaggiare i coglioni. Sentivo il suo corpo muscoloso vicino, sentivo i suoi gemiti di piacere e di colpo non eravamo più madre e figlio, ma uomo e donna. Il suo profumo, il suo lento ansimare mi inebriava: godevo del piacere che sentivo di dargli. Dolcemente mi spinse indietro per staccarsi da me, poi mi sollevò prendendomi per le braccia. Avevo gli occhi chiusi, per assaporare meglio ogni istante di quello strano momento. Tirò su la mia camicia da notte, dolcemente. Alzai le braccia per aiutarlo a sfilarla, rimanendo solo con il mio intimo addosso. Le sue mani dietro la schiena mi dicevano che presto anche quel poco sarebbe andato via: senti i seni appesantirsi e cedere leggermente al venir meno del sostegno, poi due labbra morbide cercarono le mie ed una lingua insistente le forzò. Credevo di star baciando mio figlio, ma poi sentì le sue mani allargare gli slip per farli scivolare a terra e realizzai che doveva essere Miria che mi stava baciando. Continuavo a sognare, concedendomi alle loro voglie, ai loro giochi e capì che in fondo stavo facendo quello che inconsciamente avevo sempre desiderato: stavo vivendo il sesso come un piacere senza tabù. E lo stavo realizzando nel modo più dissacrante e trasgressivo che si potesse immaginare, facendo l’amore con mia sorella e mio figlio. Miriam ora mi stava torturando i capezzoli mordicchiandoli, mentre Marco mi penetrava con due dita ed io lo ringraziavo coprendo la sua mano di umori. Mi fecero appoggiare al tavolo, quasi distesa su di esso, il culo all’infuori. Miria si posizionò sotto di me. Marco mi penetrò da dietro, con dolcezza e forza. Sentì il suo fallo scivolare al mio interno con facilità, nonostante le dimensioni, Miria da sotto leccava ora il mio ora il suo sesso. Il piacere mi sconvolgeva la mente: non riuscivo a non dimenarmi, a non urlare tutta la mia soddisfazione. Gli urlavo di continuare, poi di smettere, poi di nuovo di continuare. Loro si davano da fare incuranti di me, o forse troppo intenti a procurarmi sensazioni indimenticabili, che lasciassero la voglia di ripetere. Marco aumentò il ritmo dei suoi colpi ed io me ne venni in un orgasmo intesnso che precedette di qualche attimo il suo. Quando sentì prossima l’eiaculazione, Marco si tirò fuori da me con un rantolo di piacere ed io, come una furia, spinta via Miria, mi inginocchiai a ricevere nella mia bocca i fiotti di goduria, che puntualmente arrivarono. Inghiotti tutto quello che prese la direzione della gola, lasciando che altri spruzzi mi incorniciassero il volto: ero soddisfatta, ora sapevo che mai più quel rivolo che scendeva dalla bocca di mia sorella avrebbe turbato le mie notti. Trascorsero giorni beati ed in tre ci divertimmo tantissimo, poi tornarono i mariti e Miria andò via. Io e Marco approfittavamo dei momenti soli. Un giorno che mio marito era al lavoro, Marco era in camera sua. Faceva un caldo tremendo ed a malapena sopportavo un reggiseno ed un paio di pantaloncini. Lo raggiunsi, era seduto al computer, completamente nudo. Mi guardò: “Se vuoi stare qui devi adeguarti alle regole, mamma” disse. Capì cosa intendeva ed, in verità, non chiedevo di meglio. Tolsi quel po’ che avevo e mi poggiai con la schiena su di lui: “Che fai?” chiesi, ma la risposta l’avevo di fronte. Stava guardando un sito internet, uno di quelli di annunci erotici. “Ho pensato di metterne uno nostro e di rispondere a qualcuno di questi.” rispose. “Sei matto? Una vecchiaccia come me! Mettilo con zia Miria.” “No,mamma! Io lo metto con te. Anzi preparati, dovremo fare delle foto per impreziosire l’annuncio” Sorrisi, in fondo la cosa mi attirava: “Ok! Però metti chiaro che siamo in due, ma a volte anche in tre.” “Dici che zia è d’accordo?” “Quella zoccoletta?! Vuoi scherzare?” Mi volle fotografare sul balcone perché c’era più luce. Mi fece un’infinità di foto. Poi scegliemmo le più belle ed inserimmo l’annuncio. “Sai, mamma -disse, mentre completava quell’operazione- ne ho trovato uno interessante. Te lo faccio vedere”. Era l’annuncio di una festa privata per un numero ristretto di coppie a selezione dell’inserzionista. A queste coppie si sarebbero aggiunti due singoli. “Che faccio?” mi chiese “E’ giusto nel periodo che papà sarà di nuovo via”. “Mah! Parlano di coppie e noi allora saremo in tre.” “Giusto, allora lo specifichiamo e se non siamo graditi non se ne farà nulla.” Lo baciai sulla guancia come per dirgli “OK, sono tua complice!”, ma lui mi guardò: “Mamma ormai mi baci o sulle labbra o sull’uccello, va bene?” Non risposi, mi chinai e presi il cazzo in bocca, ma senza limitarmi ad un piccolo bacio. Il giorno dopo ero intenta a preparare cena, Marco arrivò da dietro, mi afferrò per i fianchi: “Indovina! Hanno accettato la nostra proposta. Non vedo l’ora di partecipare, ma soprattutto di vederti partecipare. Ho già telefonato a zia Miria ed è entusiasta” Lo bacia sulla bocca come dovevo ormai fare. Ci presentammo alla villa in campagna dove era organizzato l’incontro. Miria indossava una mise da gran troia: un corpetto in pelle dal quale i seni esplodevano fuori ed una mini sempre in pelle con le autoreggenti in bella vista. Io avevo cercato tra quel che avevo qualcosa il più provocante possibile. Ma non ero riuscita ad andare oltre un tailleur con la gonna sopra al ginocchio con un piccolo spacco a far vedere un pezzo di coscia. Per sopra non ero riuscita ad inventare niente di meglio di mettere la giacca senza camicia, di modo da far risaltare il reggiseno di pizzo. Ci aprì un uomo sui trentacinque anni, completamente nudo, c’identificò come quelli del trio e ci fece entrare. Era un bell’ambiente: luci soffuse, musica soffusa e uomini e donne in assoluta libertà. Ci fece segno di accomodarci e ci sospinse, posando una mano sul mio culo ed una su quello di Miria. Arrivati al centro della stanza Marco chiese di potersi spogliare per presentarsi meglio, ma la padrona di casa lo bloccò. “Non togliermi questo piacere!” Avrà avuto l’età di Miria, più o meno, due seni enormi ma sodi, una fica completamente rasata ed un culo fantastico. Marco le cinse la vita e l’attirò a se: “Prego signora, ma prima mi conceda un bacio” La donna prontamente unì le sue labbra a quelle di Marco e le loro lingue si intrecciarono, cominciando a mulinare vorticosamente, mentre lei cominciava a privarlo degli indumenti. L’uomo che ci aveva accolti stava facendo la stessa cosa con Miria ed io, presa a guardare quei quattro, non mi ero accorta di due ragazzi sui venticinque che mi si erano fatti vicino e indugiavano. Carezzai il membro di uno, mentre pregavo l’altro di aiutarmi. Subito la mia gonna volò via , poi anche la giacca e poi il resto. Ora eravamo tutti in condizioni ottimali, cioè nudi. Noi donne avevamo tenuto le calze per essere più arrapanti. La padrona di casa annunciò: “Facciamo uno spuntino.” Ci spostammo in un’altra stanza, più illuminata dove su un tavolo c’erano tartine e stuzzichini. Mi piaceva quell’ambiente di persone in totale libertà a fare cose di vita quotidiana, come mangiare. Certo, di tanto in tanto, sentivi una mano toccarti, frugare nelle tue intimità e a volte ricambiavi, ma rimaneva pur sempre normalità. Un ragazzo, uno di quelli che mi aveva aiutato a spogliarmi, si avvicinò: “Balliamo?” mi chiese La musica era un bellissimo lento. Gli gettai le mani intorno al collo e cominciai a muovermi con lui che si manteneva un po’ staccato: “Non fare il timido!” dissi, tirandolo a me. Ora i nostri corpi erano a contatto: i miei seni si sfregavano sul suo petto ed il suo cazzo che cominciava ad alzarsi premeva sul mio basso ventre. Era una sensazione piacevolissima, ma mentre pensavo questo senti una pressione anche dietro: Marco si era unito a noi. Ero schiacciata tra i due e mi muovevo lentamente, seguendo il ritmo della musica. Ero già bagnata fradicia. Su un divano Miria e la padrona di casa erano intente a baciarsi tra loro, pronte ad intervenire in soccorso di due uomini che, di fronte a loro, attendevano di dar sollievo all’attesa dei loro sessi. Volli provare a far sesso con tutti quella sera e mi accorsi che ognuno sapeva darmi sensazioni diverse. Marco scattava foto a ripetizione a me e Miria, pur non dimenticando di scopare anche lui. La padrona di casa, in particolare, mostrò di averlo preso in simpatia: “Dai, Marco, dai. Dacci dentro ora che ci guarda mio marito. Caro vieni più vicino, guarda come mi fotte!” Non so quanti orgasmi ho avuto, posso solo dire che tornando a casa ho chiesto a mio figlio di organizzare altre serate così: “Rispetto a tua zia ho cominciato troppi anni dopo ed ora devo recuperare!” Così ora, quando mio marito è qui, io e Marco facciamo l’amore tra di noi e ci diamo da fare per organizzare delle belle serate per quando invece lui parte. Il mese prossimo è il mio compleanno e, “purtroppo”, mio marito ha un impegno inderogabile: Marco si sta impegnando a selezionare quarantatre uomini che saranno le mie candeline sulla torta. Gli ho chiesto solo una cosa: devono fare un bel fuoco.

