– Dai Maura, non farti pregare, approfitta della casa, vai con Luana per il fine settimana.Queste furono le parole che mi convinsero ad accettare di passare il week-end con la mia più cara amica nel cascinale dei suoi genitori in toscana.La madre di Luana aveva insistito così tanto, probabilmente per non lasciare andare la figlia da sola.Tutto sommato quei due giorni tranquilli a diretto contatto con la natura era quello che ci voleva per dare gli ultimi ritocchi alla tesi di laurea, così decidemmo di organizzarci, acquistammo cibo e bevande per due giorni epartimmo.Luana ed io eravamo amiche da sempre, avevamo frequentato la scuola assieme fin dalle medie scegliendo anche lo stesso percorso fino ad arrivare alla laurea in giurisprudenza.Lei, bionda alta ed esile non dimostrava i suoi 23 anni, aveva mantenuto un atteggiamento sbarazzino un po’ infantile. Io invece, ero l’opposto; scura di capelli, più bassa di statura, da sempre in conflitto con il peso e piùriflessiva.In lei invidiavo il fisico asciutto e il seno superbo, abbondante e perfetto, a differenza del mio, abbondante, ma cadente.La casa era stata ristrutturata di recente con tutte le comodità più moderne, si trovava un po’ isolata dal paese e per raggiungerla occorreva percorrere qualche chilometro di strada sterrata, ma una volta arrivati si godeva una vista magnifica sulle colline circostanti.Giungemmo il tardo pomeriggio del venerdì il sole stava calando all’orizzonte, la serata era stupenda e l’aria tiepida della primavera inoltrata accarezzava la pelle in modo piacevole, tutto perfetto per trascorrere due giorni pieni in completo relax.Scaricammo cibo, il pc portatile e le sacche dei vestiti dalla vettura, mentre Luana manovrava per parcheggiare nel garage, ricavato da un vecchio fienile di fronte alla casa, io mi occupai di sistemare le vivande nel frigo.Finito con il frigo, presi le sacche per portarle nelle camere, erano pesanti, da sola non gliel’avrei fatta, mi chiesi che fine avesse fatto la mia amica, ormai erano passati più di dieci minuti da quando l’avevo sentita manovrare con la vettura.Mi affacciai sulla porta d’ingresso, il cortile era deserto, guardai verso il portone del garage semiaperto, la chiamai a gran voce, nessuna risposta.Provai a richiamare… nulla.Una strana sensazione mi pervase, il silenzio che regnava tutto attorno era irreale.Nessun rumore e luce provenivano dall’interno del garage.Il sole era ormai calato completamente e nella penombra non riuscivo a distinguere nulla, mi avvicinai al portone, “Luana” provai ancora a chiamare con voce incerta e tremante.Aprii l’anta, la semi oscurità dell’interno non mi permetteva di vedere bene.Varcai la soglia alla ricerca dell’interruttore, non feci in tempo a realizzare che una mano robusta mi schiacciò la bocca, mentre altre mani mi afferravano le braccia bloccandole contro il busto, cercai di divincolarmicon tutte le mie forze invano.All’improvviso la luce si accese; tre uomini mi stavano attorno tenendomi ferma mentre un quarto era vicino alla mia amica stesa a terra, legata mani e piedi con uno straccio attorno alla bocca.I suoi occhi terrorizzati dovevano essere lo specchio dei miei.Guardai gli uomini che mi trattenevano, potevano avere circa 20, 30 anni, i lineamenti e la pelle scura indicavano la loro provenienza oltre confine.L’aspetto alquanto trascurato, con barbe lunghe di giorni e visi segnati da una vita vissuta all’aperto, era ben poco rassicurante.Due di loro mi trascinarono verso Luana, il più basso del gruppo, quello che apparentemente dimostrava essere il più anziano, si piazzò di fronte e con calma, in un italiano stentato, scandendo bene le parole, disse:- Calmatevi e ascoltate bene! Siamo reduci dalla guerra, ..non vogliamo farvi del male, ma se ci obbligate saranno guai per voi -.Il tono della voce prima calmo divenne via via minaccioso.Era piccolo tarchiato, più scuro degli altri, con occhi neri vivacissimi, indossava un paio di jeans e una camicia che parevano incollati al corpo da tanto erano sudici.L’odore di selvatico che aleggiava tutto intorno faceva intuire anche qual’era il loro grado di pulizia.Come se mi avesse letto nel pensiero l’uomo continuò:- Siamo fuggiti dal nostro paese e siamo qui solo di passaggio.-Si fermò posando gli occhi alternativamente dall’una all’altra.- Fate tutto quello che vi chiediamo e non vi faremo del male -.La faccia gli si deformò in un ghigno sinistro, mentre il tono della voce tornava normale, fece un gesto con la mano indicando agli altri di lasciarci libere.Abbracciai Luana che si era messa a singhiozzare cercando di trasmetterle quel poco di coraggio che ancora mi rimaneva.Anche se non sapevamo quali fossero le loro intenzioni, una cosa appariva chiara da come ci avevano accolte, certamente non sarebbe finita lì, tutto faceva pensare che ce la saremo vista brutta.Era logico immaginare che quel gruppo di disperati, trovandosi per le mani due ragazze sole, giovani e, perché no, carine, avrebbe approfittato dell’occasione.Non avevano nulla da perdere e probabilmente com’erano venuti se ne sarebbero andati senza lasciare traccia,La situazione si presentava drammatica, avevamo ben poche possibilità di uscire indenni da quell’episodio.L’unica esile speranza, era riposta nella telefonata che avevamo concordato con i nostri genitori per confermare che tutto andava bene, l’assenza della quale li avrebbe certamente insospettiti.I quattro intanto ci condussero nella casa e quello che fungeva da capo, dopo aver controllato l’interno del frigo, disse compiaciuto:- OK! Avete portato cibo per due giorni, ciò significa che avevate previsto di rimanere fino a lunedì .bene! .passeremo due giorni d’incanto..-.Poi, puntando un dito alternativamente dall’una all’altra:- Adesso andate a preparare la cena. poi vedremo di divertirci – concluse sghignazzando.Le sue ultime parole tolsero anche i residui dubbi che potevamo avere sulle loro intenzioni.Mentre venivamo condotte in cucina, il capo banda ci fermò, aveva tra le mani il nostro cellulare: — Telefonate a casa ….e badate bene a cosa dite -.- Fallo tu! – disse porgendomi l’apparecchio.Probabilmente aveva valutato chi tra le due era quella più accondiscendente e la sua scelta era caduta su di me.Feci la telefonata rassicurando sia i miei sia i genitori della mia amica che tutto andava per il meglio, non osai tentare nulla, uno dei tizi teneva sotto la minaccia di un coltello Luana.Anche quell’esile speranza era svanita.Scortate da uno di loro fummo condotte in cucina.Mentre preparavamo la cena, riuscii a scambiare alcune impressioni con Luana sulla vicenda. Eravamo entrambe ben coscienti di quello che ci aspettava ed io arrivai alla determinazione che forse era meglio cercare un compromesso per non incorrere in guai ancora peggiori.- E, se ci chiedono di fare l’amore? – mi chiese lei ingenuamente, balbettando terrorizzata solo all’idea.Viste le premesse e l’atteggiamento ultimo questo credo fosse proprio quello che ci si doveva aspettare.Sapevo che non era più vergine, come non lo ero io, ci conoscevamo da tanto tempo e avevamo vissuto assieme anche i momenti dei primi amori scambiandoci confidenze sulle reciproche passioni sessuali, ma questo ovviamente non spostava la questione.- Tu cosa fai? – continuò.- La situazione è grave, ..credo che ci convenga non inasprire più di tanto gli animi e cercare di accondiscendere alle loro richieste .per evitare guai peggiori-.Mi sforzai di dare al tono della voce una parvenza di sicurezza.- Mai e poi mai! .piuttosto morta – rispose mettendosi a singhiozzare silenziosamente.Era sempre stata ribelle e il suo atteggiamento in quell’occasione non l’avrebbe certo aiutata.Portammo la cena in tavola, gli uomini erano già seduti e in un attimo divorarono rumorosamente il contenuto dei piatti.Avevano trovato alcune bottiglie di vino nella cantina e ne avevano già bevute parecchie, tanto che erano già quasi tutti ubriachi, ridevano e scherzavano, parlando nella loro incomprensibile lingua.Pur non capendo le parole, riuscivamo chiaramente ad intuire che l’argomento principale dei loro discorsi eravamo noi due.Sempre più eccitati dall’alcool, avevano cominciato ad allungare le mani approfittando del nostro andirivieni attorno al tavolo.Alcune mani mi si posarono sui glutei palpeggiandoli rudemente, poi improvvisamente, uno di loro con mossa fulminea, infilò la mano sotto la mia gonna pizzicando con le dita le labbra della vagina sopra la stoffa dellemutandine, stringendo con forza, mi scostai bruscamente col risultato di lasciare nella mano del tizio un pezzo delle mie mutandine di pizzo. L’uomo rise sguaiatamente mostrando agli altri il lembo di stoffa. Ci siamo, pensai, speriamo di avere la forza di resistere.Ero preoccupata per Luana, la vedevo tesa, decisa a difendersi e a non permettere nessun approccio.Con mossa fulminea uno degli uomini l’afferrò per la vita immobilizzandola, mentre un altro le alzava la gonna mettendo in mostra il culetto protetto dal niente, se non dalla sottile striscia di stoffa del tanga nero infilatofra le natiche.Probabilmente il gruppo non doveva aver avuto a disposizione una donna da parecchio tempo tanta era l’eccitazione che dimostravano.Quello che chiamavano Markus estrasse dai pantaloni un pene nodoso grosso e corto, già completamente eretto e ridacchiando lo avvicinò al viso di Luana, tenuta ferma, iniziando a strofinarlo sulla faccia nel tentativo di infilarlo tra le sue labbra.Lei, con gli occhi sbarrati dal terrore, girava la testa da una parte all’altra per evitare l’introduzione con l’unico risultato di far eccitare ancora di più l’uomo.La cappella violacea premeva impaziente per farsi largo fra le sue labbra carnose, tutti gli altri si erano fermati a guardare eccitati la sua bocca che si apriva, forzata dalla mano dell’uomo e la punta del pene sparire lentamente all’interno.Un urlo disumano di dolore ruppe il silenzio, l’uomo estrasse il pene dalla bocca facendo segno agli altri che era stato morso e fuori di se dalla rabbia impugnò un grosso coltellaccio a serramanico avvicinandolo minacciosamente alla gola della ragazza.Fu fermato appena in tempo dal capo che, alzatosi dalla sedia, si girò verso di me con aria feroce:- Vi avevo detto che non vi avremmo fatto del male se facevate quello che volevamo, ..Adesso lo farete, . ma con le cattive -.Così dicendo si abbassò pantaloni e mutande sfoderando un arnese che pur essendo ancora semi rigido, mi parve mostruoso tanto era grosso e lungo, si avvicinò indicandomi di prenderglielo in bocca.Per quanto mi sforzassi di convincermi che fosse meglio per il mio bene obbedire, non riuscivo a muovermi. Due mani mi afferrarono alle spalle costringendomi in ginocchio poi, tenendomi per i capelli, mi obbligarono ad aprire la bocca.Percepii l’odore acre di stantio e d’urina vecchia che emanava il sesso semirigido dell’uomo, mentre con fatica, lentamente si faceva strada sfregandomi con la cappella il palato fino ad arrivarmi in gola.Cercai di reprimere i conati di vomito che mi assalivano.- Stai bene attenta a quello che fai. – disse – o riserviamo anche a tè quello che stiamo facendo alla tua amica -.Guardai con la coda dell’occhio in direzione di Luana che nel frattempo era stata denudata completamente.Le stavano attorno in due e, mentre uno la teneva ferma inginocchiata a quattro zampe, l’altro alle sue spalle puntava il membro, teso in avanti come una spada, in direzione dello sfintere anale tentativo di sodomizzarla.”Mio dio!” pensai, queste bestie non hanno il minimo di riguardo, vogliono sodomizzarla, sicuramente da quel lato Luana è vergine e la mancanza di tatto che stava dimostrando quell’individuo l’avrebbe fatta soffrire atrocemente.Pensando che se non ubbidivo quel trattamento poteva essere riservato anche a me, nonostante lo schifo che provavo, cominciai a leccare il rotolo di carne che premeva sempre di più nella mia gola, quelli non scherzavano, era meglio cercare di salvare il salvabile.Più sentivo le urla di Luana e più succhiavo finché, con poderosi colpi del bacino sentii scaricarsi nella mia gola mesi di sperma represso che le mani poste sulla nuca mi costrinsero ad ingoiare.Luana, nel frattempo, con il viso sofferente, rigato dalle lacrime, stava subendo il violento assalto.Il tizio alle sue spalle, sputando fra le chiappe e bagnando di saliva il suo arnese, era riuscito a penetrare con fatica in lei.Tutto il corpo della ragazza vibrava sotto i colpi irriguardosi, il pene usciva quasi completamente dal sedere e rientrava violentemente fino alla radice con uno schiocco del bacino dell’uomo contro i delicati glutei dellaragazza che vibravano come gelatina dal violento impatto.Un alone d’umori rosacei impastava l’interno delle natiche, segno inequivocabile che la brutale introduzione doveva aver provocato qualche abrasione sulla pelle delicata.Grugnendo come un maiale, con ultimi poderosi colpi, l’uomo le si scaricò nelle viscere.Luana non ebbe neanche il tempo di realizzare che i due si scambiarono i ruoli e dovette subire un’ulteriore umiliazione, questa volta per fortuna senza più alcuna particolare difficoltà fisica.Il capo e l’altro che mi erano a fianco, sempre più eccitati dallo spettacolo, mi spogliarono frenetici facendomi stendere sul divano e quello che ancora non aveva avuto modo di sfogarsi mi montò sopra penetrandomi.Lo sentivo che si muoveva dentro di me, mentre freneticamente mi palpeggiata dappertutto, non riuscì a concludere che il capo banda lo scostò bruscamente prendendo il suo posto.Nonostante la mia vagina fosse ormai abbondantemente lubrificata, l’affare mostruoso che avevo visto prima, face fatica ad entrare.Per penetrarmi ancor più in profondità, l’uomo mi teneva saldamente per le natiche schiacciando il mio bacino contro il suo, i colpi che imprimeva erano così violenti da scuotermi da capo a piedi.L’altro intanto si era piazzato davanti al mio viso e spingeva il suo sesso tra le mie labbra.Mi sentivo un fantoccio in balia di quei due che mi stavano usando a loro piacimento.Cercai di estraniarmi il più possibile, vuotando la mente, ciò nonostante la mia carne stava reagendo a tutte quelle stimolazioni; più mi sforzavo di reprimere i segnali di piacere e più questi tornavano prepotenti, finché nonriuscii più a reprimere l’orgasmo.Non volevo far capire quello che stavo provando, allargai la bocca consentendo al pene che premeva sulle mie labbra di entrare fino in fondo, speravo che questo mi avrebbe aiutata a reprimere i gemiti di godimento cheinvolontariamente montavano impetuosi, con l’intento che i mugolii soffocati fossero scambiati per lamenti.Le contrazioni vaginali del mio orgasmo, portarono al godimento l’uomo che mi stava fra le gambe e il gran lavorio che ero costretta a fare con la lingua nel tentativo di contenere i gemiti, ebbe l’effetto di farmi ingoiare un’altra abbondante dose di sperma. Soddisfatti di quel primo assalto i quattro si sedettero attorno al tavolo della cucina, bevendo e ridacchiando si scambiavano commenti su quello che era appena successo.Luana, rannicchiata in un angolo, stava silenziosa, mi avvicinai cercando qualcosa per coprirmi, ma uno degli uomini mi fece intendere di rimanere così com’ero.Luana mi strinse le mani, tremante:- Hai visto cosa mi hanno fatto? – sussurrò con espressione sbigottita.- E’ stato terribile, .mi fa male. mi brucia tutto e poi ..devo andare inbagno-Cercai di consolarla per quanto potevo dicendogli che sarebbe stato meglio non avesse fatto resistenza, poi vedendo che si stringeva la pancia con le mani, capii che non resisteva oltre; aveva in pratica ricevuto un clisteredi sperma che ora stava facendo il suo effetto.Chiesi all’unico del gruppo che capiva l’italiano il permesso di accompagnarla in bagno e questi fece un cenno d’assenso invitando uno dei suoi di seguirci.I bagni erano due, io ne scelsi uno e Luana l’altro, mentre l’uomo restava di guardia nel corridoio.Terminato che ebbi di sciacquarmi e sistemarmi alla meglio, uscii, il tizio aspettò ancora un attimo e poi spalancò la porta dell’altro bagno, l’interno era vuoto, la finestra spalancata era il segno evidente che Luana era uscita da lì.Chiamò urlando i compagni che accorsero, poi al comando del capo due di loro si precipitarono in cortile.Gli altri due mi condussero nella sala e restammo in attesa.
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