Per tutto il pomeriggio gli uomini ci lasciarono stare. Luana ed io riuscimmo anche a fare un bagno ristoratore.Chiuse nella stanza da letto, guardavamo dalla finestra gli uomini che armeggiavano attorno ad una vecchia carretta d’automobile. Evidentemente era quella con cui erano venuti e che doveva avere qualche problema.Le striature sul corpo di Luana erano fortunatamente solo superficiali e perdevano rapidamente d’intensità, anche i segni sui seni si erano notevolmente affievoliti, continuava a lamentarsi per il forte bruciore all’ano che anche un’abbondante dose di crema non riusciva a lenire.La invitai ancora una volta ad essere meno ribelle per non inasprire ulteriormente gli animi e la convinsi a riposare qualche ora, sicura che prima di sera il gruppo sarebbe tornato alla carica.La mia previsione fu esatta.Verso sera uno di loro venne ad aprirci facendoci capire che era ora di preparare la cena.Quelle ore di riposo ci avevano permesso di recuperare energie, ed anche i segni sulla pelle di Luana sembravano quasi scomparsi del tutto.La cena passò veloce, gli uomini avevano mangiato poco, ma in compenso il vino e i liquori forti erano andati a fiumi.Ci rendemmo conto dalle risate e dalle battute che la serata ci avrebbe riservato altre sorprese.Infatti, poco dopo il capo ci fece accomodare nella sala principale e mentre i suoi compagni si sistemavano comodamente sui divani ci disse: “I miei amici vogliono assistere a uno spettacolo degno da sabato sera”, si fermò ridacchiando a ammiccando in direzione degli altri continuò:”Non vi faremo nulla!..Non vi preoccupate”.”Dovete fare tutto voi due.”, non riuscì a proseguire oltre, una risata lo scosse da cima a fondo.Ripresosi, continuò: “I miei amici vogliono vedere voi due fare dei giochini e.”, si fermò pensoso, non gli veniva la parola: “.in profondità. con la bocca e con le mani”.Si fermò per vedere l’effetto che le sue parole avevano avuto su noi due.”Vi indicherò io cosa fare, forza! Mettetevi all’opera”.Così dicendo si sedette su una poltrona con un grosso calice colmo di cognac in attesa.Avevano raggruppato i divani e le poltrone a formare un semicerchio al centro del quale stavamo noi due, nude illuminate dalla lampada alogena che si trovava su un tavolino.Ci guardammo imbarazzate, non sapevamo cosa fare e come cominciare.Luana aveva recuperato bene e il suo fisico spiccava magnifico in mezzo alla sala.Come sempre nel raffronto con il suo corpo mi sentivo in difficoltà, anche se a giudizio di molti il mio non aveva nulla da invidiare al suo, avevamo caratteristiche completamente diverse.Forse era solo a causa del colore dei capelli e della pelle; bionda e chiara lei, nera e scura io. Lei inoltre, si era depilata le parti intime, mentre io non avendo curato quel particolare, mostravo un fitto pelo scuro che ricopriva l’inguine e l’interno delle cosce.Viste così a stretto contatto rappresentavamo un bel contrasto per i nostri osservatori.Rifiutare di eseguire l’ordine, era l’ultima cosa da fare visto quello che era successo, pertanto, superando diffidenza e vergogna reciproche, cominciammo ad accarezzarci.Passai le dita sui seni e sui capezzoli di Luana che reagirono immediatamente diventando duri. Lei fece altrettanto con i miei ottenendo il medesimo risultato. Continuammo a percorrere con la punta delle dita icontorni dei nostri corpi senza azzardare ad andare oltre.Il capo si spazientì, non voleva che perdessimo altro tempo, c’invitò a stringere: “baciatevi e masturbatevi reciprocamente” disse senza mezze misure.Mi accostai al viso di Luana e posai la mia bocca sulla sua, l’abbracciai facendo combaciare i nostri seni, rimase immobile, tremante poi lentamente, sentii la punta della sua lingua che si muoveva delicatamente contro le mielabbra forzandole per entrare, la accolsi nella bocca, era dolce morbida, la succhiai avidamente aspirandone la saliva che la ricopriva.Mi accorsi, con mia gran sorpresa, che la cosa mi stava piacendo in modo incredibile.Le nostre lingue s’intrecciavano, lambivano l’interno delle labbra, accarezzavano le gengive, ci respiravamo e bevevamo reciprocamente.Quel lungo ed elaborato bacio aveva acceso i sensi ad entrambe.I nostri corpi si accarezzavano pelle contro pelle strusciandosi con movimenti sinuosi e languidi.Passai una mano fra le cosce di Luana, la sua fessura era già completamente bagnata.Ci stendemmo senza staccare le bocche sul tappeto dimentiche ormai degli uomini che ci stavano intorno.Ci accarezzavamo i sessi esplorandoli con frenesia, inserendo le dita nei liquidi vischiosi.Un languore e un benessere mi pervasero.Luana sotto di me si contorceva come una serpe ogni volta che le sfioravo la clitoride con le dita. Mi venne una voglia irresistibile di assaggiarla.Mi girai affondando il viso fra le sue gambe e incollai la mia bocca sulla vagina dischiusa grondante umori.Il mio sesso si trovava all’altezza del suo viso, sentii la lingua calda che mi percorreva il basso ventre da cima a fondo, ogni colpo mi causava una piacevole stilettata.Mai avrei immaginato che un rapporto con la mia migliore amica potesse essere così travolgente.Ci succhiavamo e leccavamo i sessi con avidità, la libidine di quell’atto e le sensazioni che ci procurava erano indescrivibili.I nostri corpi s’inarcavano e si contraevano spasmodicamente comandati dalle bocche e dalle lingue.Le ondate di piacere arrivarono improvvise e incontrollabili, talmente intense che credevo di non poter resistere.Probabilmente urlai con quanto fiato avevo in gola, forse piansi di gioia, con il corpo e la mente ormai privi di controllo.Sentivo le contrazioni al basso ventre che sciacquavano rumorosamente fuori dell’utero il liquido del godimento.Affondai i denti nella carne tenera e vellutata sotto di me, mi accorsi che Luana s’irrigidiva poi, come percorso da una scarica elettrica, il suo corpo incominciò a vibrare segno evidente dell’orgasmo che lo stava attraversando.Aspirai avidamente i suoi succhi misti anche a liquido involontariamente rilasciato dalla vescica finché la violenza dell’uragano si placò.Rimanemmo l’una sull’altra accasciate per alcuni istanti, assaporando il profumo di sesso che emanavano i nostri corpi.Mi girai a guardarla, il viso era radioso, mi sorrise imbarazzata, fu in quel momento che mi accorsi di amarla.Forse l’amavo da sempre e non lo sapevo, ci voleva quell’episodio per farmi scoprire il sentimento.Le leccai amorevolmente il viso asportandone il liquido vischioso fuoriuscito che ancora l’imbrattava e lei mi abbracciò stringendomi forte a se.C’eravamo praticamente dimenticate degli uomini che ci stavano attorno, erano sconvolti dalla voglia se ne stavano in pedi sopra di noi con i sessi eretti, paonazzi, che parevano scoppiare.Il Capo mi fece alzare: “Vieni con me” disse afferrandomi per un braccio. Mentre lo seguivo, vidi gli altri tre che si avventavano su Luana ancora stesa sul tappeto.Mi portò in una delle camere, si spogliò e mi fece segno di avvicinarmi:”Passeremo la notte insieme” disse spingendomi la testa verso il suo pene eretto.”Sei stata molto brava con la tua amica. fai anche a me quello che hai fatto a lei”.Con la mano posta sulla nuca mi spinse contro l’enorme cappella violacea che lasciava fuoriuscire dalla sommità goccioline di liquido lattiginoso.L’intenso rapporto avuto poco prima con Luana, mi aveva appagato completamente e non ero nella condizione ideale per sostenere una notte quale quella che mi si presentava.La paura delle conseguenze però mi fece superare ogni titubanza, con una mano afferrai il membro tirando, quasi con rabbia, la pelle il più possibile verso la base in modo da scoprire completamente la grossa testa a forma di fungo. Avrei avuto voglia di fare del male, mordere lacerare quel grosso rotolo di carne che mi avrebbe costretta a soddisfare ogni pensiero perverso del suo padrone. Cercai di controllarmi, posai la punta della lingua sulla piccola apertura sulla sommità lambendo le goccioline trasparenti che fuoriuscivano poi, con lentezza esasperante, accarezzai con la parte superiore della lingua completamente aperta per farne sentire la ruvidità,il frenulo teso al limite della rottura.Alzai gli occhi per vedere l’effetto di quella manovra sul mio forzato amante, aveva smesso di respirare, se ne stava immobile con gli occhi persi, mi resi conto di avere in mano la situazione.Roteando la lingua a mulinello m’introdussi in bocca la punta del pene badando bene che la pelle fosse sempre ben tesa.La grossezza della punta mi costringeva a tenere la bocca completamente spalancata e l’operazione non era facile.Dopo averlo ben bene umettato, leccato e succhiato, iniziai a muovere le labbra su e giù alternando movimenti regolari ad altri irregolari.La mia bocca lo accoglieva ora calda e morbida, ora solo con le labbra strette ad anello così da permettere all’aria tiepida di raffreddare la parte precedentemente sensibilizzata e interrompere così l’orgasmo inarrivo.Quest’alternanza esasperante di stimoli faceva vibrare il corpo dell’uomo come una corda tesa. Nella ricerca spasmodica del piacere, imprimeva al bacino, con un riflesso condizionato, i movimenti del coito che iosapientemente ammortizzavo spostando la testa all’indietro.Dopo un po’ di questa alternanza di stimoli, mi accorsi che non né poteva più, era diventato vulnerabile, un bambino perso nelle mie braccia.”Ti prego.ti prego.fammi godere” implorava con voce piagnucolosa.I ruoli si erano ribaltati, il potere di dispensare il bene e il male ora era nelle mie mani, anzi nella mia bocca e, per quanto potevo, cercavo di prendermi la rivincita per quello che aveva fatto passare a me e a Luana.Con l’altra mano gli afferrai i testicoli alla base stringendoli ad anello tra l’indice e il pollice, erano gonfi all’inverosimile.Lasciai momentaneamente il pene pulsante ed iniziai a succhiare delicatamente un testicolo alla volta, alternativamente finché una nuova implorazione giunse alle mie orecchie: “Basta!. non.. ne. posso. più.. fammi godere, ti p..rrrego. ffammi venireeeeeee..”.Continuai a leccare e succhiare i testicoli incurante delle invocazioni, mentre con la mano muovevo la pelle del pene avanti e indietro, dapprima veloce e poi in modo lentissimo facendo tendere allo spasimo la pelle del glande.Alcune contrazioni mi fecero capire che l’uomo era allo stremo e che stava per esplodere, con tutte le forze strinsi i testicoli e la base del pene per impedire l’eiaculazione.La repressione forzata ebbe un effetto devastante sull’uomo, ormai divenuto una massa di carne e nervi tremanti, cominciò ad avere spasmi incontrollati come in preda a una crisi epilettica.Ripetei l’operazione alcune volte finché decisi che era giunto il momento, allentai la presa, scappellando il glande con alcuni violenti colpi.Uno schiocco secco denunciò la rottura del frenulo, uno schizzo di sperma, misto a sangue schizzò sulla parete alle mie spalle a più di due metri di distanza lasciando una scia lungo il suo passaggio, altri ne seguirono consempre minor violenza e intensità.L’uomo sopra di me urlava a squarciagola roteando le braccia nel vuoto in preda ad un godimento talmente intenso da fargli perdere il senso della realtà, finché con un ultimo rantolo si accasciò sul letto.Solo allora lasciai i testicoli e smisi di masturbargli il pene che ormai stava perdendo rapidamente di consistenza.Se ne stava fermo immobile con gli occhi chiusi, apparentemente privo di conoscenza.Dal frenulo staccato fuoriusciva ancora un po’ di sangue che si andava a raggrumare alle ultime tracce di sperma che sgocciolando gl’imbrattavano la pancia.Pensai che un trattamento così il tizio non se lo sarebbe certamente scordato per tutta la vita.In pratica lo avevo sverginato, adesso però mi preoccupava la sua reazione, forse avevo esagerato.Cercai di alleggerire la mia posizione pulendolo del sangue che si era raggrumato sulla pancia e sui testicoli con una salvietta, in quel mentre si riprese.Mi guardò intensamente, notai che l’espressione del viso era distesa, non pareva arrabbiato: “Nessuno mai mi ha fatto godere in questo modo” disse mentre sulle labbra appariva un sorriso, “Adesso tu possiedi qualcosa di me per sempre.. la mia verginità”.Si guardò il membro inerte con espressione pensosa.”Ho sonno!” disse con voce impastata e girandosi su un fianco si mise a dormire.Non sapevo cosa fare, il mio trattamento evidentemente l’aveva sfiancato ed ora, per il resto della serata, ero libera. Il mio pensiero corse subito a Luana che era rimasta alle prese con gli altri tre. Provai la porta della camera, con mia soddisfazione mi accorsi che era aperta. Scesi i gradini verso la sala. Man mano che mi avvicinavo, riuscivo a distinguere con sempre maggior chiarezza la voce della mia amica che stava implorando uno dei suoi aguzzini “No! Per favore, non da quella parte. mi fa ancora male”.Vidi l’uomo, dietro di lei in ginocchio che la teneva per i fianchi e voleva prenderla da dietro.Era destino che Luana fosse presa in quel modo. Doveva essere ancora indolenzita dagli effetti dell’alare che sicuramente non aveva ancora assorbito.Rimasi nascosta dietro lo stipite pensando a come avrei potuto aiutarla.Guardai tutto attorno alla stanza, gli altri due erano nudi stravaccati sulle poltrone e, dai loro sessi ammosciati e ancora sporchi di sperma, si capiva che avevano già avuto quello che volevano.Osservai meglio la mia amica, aveva il viso e i capelli tutti impiastricciati del loro seme.L’uomo dietro di lei intanto incurante delle proteste spingeva la punta livida del pene contro il buchetto irritato. Aveva lasciato con le mani i fianchi e si era aggrappato ai seni stringendo con le dita i capezzoli.Luana si lamentava per il dolore senza distinguere quale fosse il più intenso.Mi morsi le labbra, nel vederla ancora una volta violata in quel modo, e mi accorsi di provare un forte sentimento protettivo e tanta tenerezza nei suoi confronti.Dopo quello che c’era stato fra di noi, sentivo che quel corpo un po’ mi apparteneva.Il tizio era resistente e continuò a pompare nel sedere con cadenza regolare almeno per una decina di minuti.Luana stava zitta, aspettando rassegnata l’atto finale che giunse annunciato da un rantolo.L’uomo si vuotò in lei completamente e poi con esasperata lentezza si sfilò per andare in bagno.Guardai gli altri due, dormivano riversi sulle poltrone.Mi avvicinai a Luana, si era accasciata sul tappeto priva di forze e dolorante, mi stesi al suo fianco circondandola con le mie braccia e in un impeto di estrema tenerezza la baciai e accarezzai amorevolmente a lungo, finché si assopì.Ci ritrovarono così alla mattina, abbracciate l’una all’altra.Era domenica e notammo subito una certa agitazione fra gli uomini, ci guardavano a malapena indaffarati a trasportare quanto più potevano nella loro vecchia auto, solo il capo stava di guardia impartendo ordini.Verso mezzo giorno, dovemmo preparare il pranzo. “E’ l’ultimo ” disse il capo. “Dopo ce ne andremo via per sempre.. Contente?” e senza aspettare risposta, andò nel cortile per gli ultimi preparativi.Già pregustavamo la ritrovata libertà che il gruppo rientrò, erano tutti particolarmente allegri ridevano e si davano di gomito, si avvicinarono al divano sul quale stavamo sedute e slacciandosi i pantaloni ci porsero i lorosessi.In assenza del capo uno di loro prese la parola: “Fare ultimo succhio .noi dopo andare.” disse in un italiano storpiato.Luana, sempre restia ad ubbidire, rimase immobile lasciando che gli strofinassero la cappella sulle labbra ostinatamente serrate.Il tizio davanti a lei stava perdendo la pazienza. “Fare succhio o fare ancora culo” disse facendo un gesto eloquente con le mani.Non era il caso di inasprire ulteriormente gli animi proprio adesso che se ne stavano andando, non volevo correre rischi inutili, cominciai a leccare e succhiare quello che mi stava davanti.Con la coda dell’occhio riuscii a vedere che anche la mia amica si accingeva a fare altrettanto con estrema cautela, la minaccia aveva sortito il suo effetto.Non ci volle molto a farli godere, erano già abbastanza carichi, ci spruzzarono sperma in gola e sul viso come ormai erano soliti fare.A Luana, ribelle per eccellenza, fu riservato un trattamento speciale, tenendogli ferma la testa con le mani, la costrinsero ad ingoiare fino all’ultima goccia il liquido seminale e non appena la liberarono corse in bagnoin preda a conati di vomito.In quel mentre entrò il capo che invitò i compagni ad andare alla vettura, si avvicinò al divano dove stavo seduta: “Mi è rimasto impresso quello che mi hai fatto ieri sera” disse “rifammelo un’ultima volta”. Si tolse pantaloni e mutande rimanendo a gambe larghe davanti a me.Leccai e succhiai cappella e testicoli cercando di mettere il massimo di buona volontà, ma evidentemente non ero nello stato d’animo adatto perché ben presto manifestò la sua insoddisfazione.Mi fece alzare e posizionare in modo che fossi china con il didietro verso di lui. Ecco, avevo fatto di tutto per evitarmi inutili sofferenze e proprio adesso che se ne stavano andando mi sarebbe toccato quello che in parte era toccato alla mia amica. Con mio stupore mi accorsi che mi penetrava davanti.La cavalcata durò non più di cinque minuti finché lo sentii scaricarsi tutto dentro di me.Mi trovavo ancora inginocchiata sul divano e non mi ero accorta che dietro di noi erano entrati gli altri, uno di essi era andato a prendere Luana dal bagno, mentre un altro teneva in una mano una di quelle zucchine rampicanti che chiamano “Lagenaria” lunga una quarantina di centimetri e nell’altra unrotolo di corda.Confabularono a lungo con il capo ridendo e mimando gesti che facevano ben capire quali erano le loro intenzioni, poi si avvicinarono a noi, ci afferrarono e cominciarono a legarci entrambe.La rabbia e la vergogna, dopo due giorni di soprusi, avevano lasciato il passo alla rassegnazione. Ora l’importante era attendere pazienti che il gruppo si allontanasse definitivamente senza infierire ulteriormente su dinoi.Il capo vedendo le nostre espressioni di terrore, c’invitò a stare calme.”Non dovete preoccuparvi, è una precauzione per permetterci di allontanarci”disse ridacchiando con malcelata tranquillità. “Faremo in modo che possiate liberarvi da sole dopo un po’” concluse.Intanto i suoi compagni avevano fatto mettere Luana e me a gambe larghe in posizione contrapposta, l’una incastrata nell’altra, a cosi detta “coda di rondine”, in modo tale che le nostre vagine combaciassero perfettamente.Con stampato un sorriso idiota, quello che aveva nella mano la lunga zucchina, aizzato dagli altri, ne infilò una parte nella mia vagina e la rimanente in quella della mia amica, poi gli altri strinsero definitivamentele corde.Eravamo cosi immobilizzate incastrate sesso contro sesso, unite dalla zucchina che faceva da perno comune.Gli unici movimenti concessi erano quelli pelvici, inutile pensare di allontanare i bacini per lasciare lo spazio necessario a sfilare il vegetale.Visto il risultato gli uomini soddisfatti, con un cenno di saluto militare portandosi la mano alla testa, si diressero verso la porta d’uscita.Poco dopo udimmo il motore della vettura che si allontanava lungo la strada sterrata.Eravamo finalmente libere, per modo di dire, visto come ci avevano immobilizzate, ma almeno non dovevamo più sopportare le loro sevizie.Il sollievo provato per aver ritrovato la libertà, lasciò ben presto il posto allo scoramento, le corde erano robuste e il modo come ci avevano legate era alquanto complicato, difficile venirne a capo in poco tempo.Luana nonostante la situazione era euforica per essersi liberata degli uomini, sui quali invocava tutte le maledizioni divine e non.Si agitava in continuazione nel tentativo di allentare le corde senza alcun apprezzabile risultato se non quello di far muovere dentro ad entrambe la zucchina.Dopo una mezz’ora di contorcimenti e di continuo sfregamento dei sessi, associato allo scorrimento dell’ortaggio mi procurarono, quasi senza che me ne rendessi conto, un orgasmo.Fu un godimento sano, liberatorio, mi lasciai andare senza pudore incollata alla mia amica che guardava stupita nel vedermi mugolare di piacere.Anche a lei i continui stimoli non dovevano averla lasciata indifferente perché poco dopo anche il suo corpo fu scosso da vibrazioni violente.I movimenti scomposti del suo bacino in preda alle contrazioni mi costrinsero a sincronizzare i movimenti per evitare eccessivi colpi della zucchina al collo dell’utero.Il perdurare degli stimoli interni ed esterni aveva reso i nostri sessi sensibilissimi e le due ore che impiegammo a liberarci ci donarono altre sensazioni intensissime.Appena libere ci abbracciammo e baciammo appassionatamente, non solo per la felicità di essere uscite da un incubo, i nostri ormai erano baci di passione.Il primo istinto fu quello di telefonare alle Autorità per denunciare quanto era successo, poi decidemmo di valutare tutti i pro e contro di una mossa del genere.Nessuno sapeva dei quattro, che ormai chissà dov’erano e che con ogni probabilità avevano già attraversato il confine.Indicazioni utili alla loro ricerca e cattura erano scarse, neppure le caratteristiche della vettura con cui si erano allontanati eravamo in grado di fornire.In quelle condizioni avremo sicuramente dovuto sopportate tutte le conseguenze negative dello scandalo senza il minimo di garanzia che quei quattro pagassero per quello che avevano fatto.Fortunatamente le sevizie subite, in particolare da Luana, non avevano lasciato tracce particolarmente visibili ne lesioni tali da necessitare di intervento medico.Inoltre, dovevamo mettere sul piatto della bilancia che all’orgoglio ferito e all’umiliazione subita, la vicenda aveva anche fatto emergere aspetti latenti della nostra personalità finora sconosciuti; mai avrei immaginato che provocare sofferenze a una persona mi facesse provare emozioni così intense, mentre Luana aveva probabilmente scoperto una sua vena masochista.L’intera vicenda – però – aveva consentito di far emergere la forte carica sessuale che ci attirava e l’esistenza di un sentimento reciproco che andava oltre l’affetto.Tutto ciò c’indusse a non fare nulla, la rabbia e il trauma per la violenza subita si sarebbero stemperati nel tempo e sarebbe rimasto, quale lato positivo dell’intera vicenda, la scoperta dei nostri sentimenti.
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