– Come sta Dott. Piero? Sentii alle mie spalle la voce di Esmeralda, la giovane moglie del mio capo Giovanni. Nel mio leggero stordimento per la sorpresa, immaginai subito che il mio capo avesse raccontato alla moglie che mi ero appena separato da mia moglie e che stavo passando un brutto momento. Trovai appena la forza di dire: – Abbastanza bene, potrebbe andare meglio ma … passerà … Grazie. – Se posso essere utile, mi chiami quando vuole – disse la Signora Esmeralda, una solida quarantenne dalle forme molto accentuate che girò attorno alla mia scrivania per fissarmi negli occhi. Aveva dei bellissimi occhi neri, molto evidenziati dalle forme affusolate degli occhi ben truccai ed incorniciati da lunghe ciglia nere. Non ce la facevo a sostenere quello sguardo, che sembrava penetrarmi e leggermi nell’anima. Non erano passati tre mesi da quando mi ero recato con mia moglie a cena a casa del mio capo, dopo aver accettato un invito che era rimasto sospeso per molto tempo. In quell’occasione avevo potuto soffermare il mio sguardo sulle formose rotondità della moglie del mio capo, che avevo incontrato altre volte in passato ma sempre di sfuggita, quando ci eravamo incrociati all’uscita dello studio di consulenza commerciale dove avevo iniziato a collaborare. Nonostante gli anni ed una gravidanza (aveva un figlio di quasi 18 anni che studiava all’estero) si trattava di una donna molto affascinante, con un corpo ben disegnato da fianchi larghi, un seno prosperoso ma non eccessivo ed un sedere che, ben modellato, faceva ancora girare gli sguardi degli uomini per la strada. A ciò si aggiunga che appariva sempre molto carina, curata nell’abbigliamento e ben truccata. Durante la sera della famosa cena avevo cercato di apparire interessato ai temi della conversazione ma il mio sguardo aveva spesso indugiato sul decolté della signora e sulle sue forme e, in più occasioni, avevo notato come la Signora Esmeralda avesse incrociato il mio sguardo accennando una smorfia di compiacimento, un mezzo sorriso che avevo interpretato come una manifestazione di cortesia e di ospitalità. In quei giorni ero coinvolto nell’inizio di una crisi dei rapporti con mia moglie che sarebbe poi sfociata in una profonda depressione, una volta apparsomi chiaro che lei aveva una relazione con un altro uomo, e nella decisione di rompere ogni indugio, abbandonando la nostra casa. La cena a casa del mio capo era andata come doveva andare, un’occasione per parlare del lavoro dalla prospettiva della famiglia. Mentre tra noi uomini la conversazione si sviluppava, tra le due donne si limitò alle frasi di circostanza. Mia moglie appariva scontenta e seccata e non faceva quasi nulla per nasconderlo. Quando ci alzammo per salutare ed andare via apparve una sensazione di sollievo che temetti non fosse apparsa inosservata dal mio capo e da sua moglie. Poi le cose precipitarono tra me e mia moglie ed avevo lasciato la nostra casa per trasferirmi provvisoriamente a casa di un fraterno amico giornalista che si trovava all’estero in missione per alcuni mesi e che mi aveva lasciato le chiavi per visitarla durante la sua assenza. Avevo comunicato la mia nuova situazione al mio capo e lui, appreso che ormai la separazione procedeva per le vie legali, mi aveva cercato di consolare, spiegandomi che certe cose potevano accadere ma che ero ancora giovane (avevo 32 anni) e potevo aspirare ad una vita serena e piena di soddisfazioni. Avevo ringraziato e mi ero tuffato a testa bassa nel lavoro, allungando ancor di più la mia permanenza giornaliera nell’ufficio da quando (una settimana prima) avevo ripreso ad essere un single. Così questa sera mi ero trattenuto a lavorare ed evidentemente la Signora Esmeralda era passata a prendere il marito in ufficio ed era stata da lui informata della mia situazione. La signora si avvicinò alla mia scrivania fino a sfiorarla con i suoi fianchi e l’odore fruttato del suo profumo mi giunse alle narici. Alzai lo sguardo, infine, ed incrociai i suoi occhi. – Grazie. Passerà anche questa e mi riprenderò – dissi cercando un modo per terminare una conversazione che rischiava di diventare penosa, almeno per me. Avevo appoggiato le braccia sul piano della scrivania e stavo alzandomi quando la moglie del mio capo, all’improvviso, appoggiò la sua mano sul mio polso dicendomi: “Piero, mi permette di chiamarla così? Non si abbatta … vedrà che un bell’uomo come lei riuscirà a riprendersi presto”. Tolse via la mano dopo alcuni secondi ma era bastato quel contatto per trasmettermi una sorta di scarica elettrica, che mi aveva attraversato il corpo. La spontaneità della Signora Esmeralda nel ritrarsi da quel gesto inatteso mi fece capire che evidentemente anche lei aveva provato qualcosa perché la sua mano si era ritratta di poco dal io braccio, come se fosse indecisa se toccarmi ancora, ed era apparsa una intensa espressione nei suoi occhi neri. Mi ero alzato ed avevo posto termine all’incontro dicendo che dovevo andare a parlare da suo marito (la cui stanza era vicina alla mia). Mi ero allontanato ancora confuso e frastornato dalla reazione che avevo percepito quando la sua mano mi aveva toccato. Passarono alcuni giorni ed il mio capo si recò a Parigi il martedì per partecipare ad un convegno internazionale. Si sarebbe trattenuto fino alla fine della settimana e, a quanto avevo capito, la moglie doveva raggiungerlo venerdì sera. Mercoledì sera, erano da poco passate le ore 19.00, ricevetti una telefonata dal mio capo da Parigi, che mi chiedeva di inviargli dei documenti via fax perché non li aveva trovati tra le carte che aveva con sé. Gli occorrevano per svolgere l’intervento al convegno che era previsto per il pomeriggio del giorno dopo. Andai subito a cercare nella sua stanza portandomi il telefono senza fili con me ma non trovai i documenti e glielo dissi. – Piero, allora debbo averli lasciati a casa mia. Mi faccia la cortesia di andare da mia moglie, io la chiamerò per avvisarla, e una volta presi i documenti me li invii stasera stessa o domani mattina presto per fax in albergo qui a Parigi. Lo assicurai che lo avrei fatto e rimanemmo d’accordo che sarei andato a casa sua per le 20.00, se sua moglie mi avesse chiamato per confermare di aver rintracciato i documenti in questione. Trascorse una ventina di minuti quando ricevetti la telefonata della Signora Esmeralda. – Dott. Piero, ho appena parlato con mio marito e, dopo aver cercato tra le sue carte, ho trovato i documenti che cercava. Mi ha detto che lei gentilmente si è offerto di venire a prenderli. – Certo, vengo subito, se me lo permette. Così potrò tornare allo studio stasera stessa ed inviarli via fax. – Venga quando vuole, Piero, l’aspetto. Sarei rimasta comunque in casa questa sera, visto che sono appena rientrata dalla palestra. Uscii dallo studio, presi la macchina e mi recai a casa del mio capo, che si trovava a qualche chilometro di distanza, in un’elegante quartiere residenziale. Parcheggiai davanti al vialetto che conduceva al grazioso villino dove viveva il mio capo con la moglie e attraversai il giardino per suonare alla porta. Mi rispose subito e mi aprì, invitandomi ad entrare. – Mi scusi, Piero, ma sono rimasta come mi trovavo, dopo essere tornata dalla palestra. La Signora Esmeralda indossava una tuta felpata color verde che faceva risaltare la figura snella e le sue forme. – Ma scherza … si trova benissimo, complimenti per la forma … Accennai ad un timido complimento e mi misi ad esaminare le carte che aveva trovato. Sì, erano proprio quelle che il mio capo cercava. Mentre la salutavo per recarmi in ufficio la Signora Esmeralda pose la sua mano sulla mia e sentii nuovamente un forte turbamento attraversarmi. Mi disse se mi ero già organizzato per la cena, visto che era ormai chiaro che sarei rientrato tardi a casa dopo essermi recato nuovamente in ufficio. Risposi che mi sarei recato in una rosticceria vicino la casa che mi ospitava, che era aperta fino alle 23.00. La cosa sembrò contrariarla. – Non mi faccia sentire in imbarazzo. Avevo preparato delle polpette ed una grande insalata che non riuscirei a mangiare da sola. Quando sarà di ritorno dallo studio ripassi qui e potremo cenare insieme rapidamente. Io devo farmi la doccia e la posso aspettare tranquillamente. – mi disse guardandomi fisso. Non me la sentii di rifiutare, dissi di sì e lasciai la casa promettendo di tornare di lì a breve. Saltai in macchina e a gran velocità rientrai allo studio. Inviai i documenti via fax e ripresi gli originali per riconsegnarli alla moglie del capo. Parcheggiai nuovamente davanti alla villetta e suonai ancora il campanello. Dopo quasi un minuto sentii dei passi dietro la porta e la Signora Esmeralda, ancora avvolta in un bianco accappatoio ed in pantofole mi aprì. Ero imbarazzato e non volevo quasi varcare la soglie quando lei, sorridendo mi disse: – Piero, ti posso dare del tu, vero? Entra e fammi chiudere la porta o mi gelerò. Mi ritrovai all’interno della casa e mi accomodai nel salotto. Esmeralda tornò subito dopo con i capelli ancora umidi e mi invitò a prendere un bicchiere di vino bianco come aperitivo. Sul tavolino innanzi il divano c’erano delle olive e dei salatini e mi servii. La moglie del mio capo si sedette sulla poltrona davanti a me ancora avvolta nell’accappatoio e prese a sorseggiare anche lei il bicchiere di vino. Nel sedersi l’accappatoio si era un po’ sollevato ed apparivano al mio sguardo le sue gambe tornite ed abbronzate fin sopra al ginocchio. Ero imbarazzato e la presenza della moglie del mio capo in quelle condizioni mi stava facendo sudare. Esmeralda, ormai la chiamavo così, conversava amabilmente, mi sorrideva e sembrava a suo agio. Le cadde un’oliva dalle mani e si chinò rapidamente per riprenderla da terra. Nel fare il movimento ed abbassare il corpo mi offrì una generosa veduta dei suoi seni. Erano pieni e solidi, con grandi capezzoli terribilmente invitanti. Sentivo che il mio inguine si stava agitando, il mio pene si stava eccitando al pensiero di avere davanti a me quella bella donna seminuda che non faceva nulla per coprirsi. Esmeralda appariva perfettamente a suo agio e mi chiese di apparecchiare la tavola mentre lei andava a mettersi a posto. Mi accinsi all’opera ma non riuscivo a trovare le posate ed i bicchieri nella cucina. Mi affacciai nel corridoio ed alzai la voce per dirle che non li riuscivo a trovare. Di lì a poco entrò di corsa nella cucina venendo a sbattere contro di me. Era ancora avvolta nel suo accappatoio e l’urto tra noi mi fece sentire il suo corpo contro il mio. La sensazione fu travolgente, barcollai. Anche lei doveva aver sentito qualcosa perché appoggiò una mano sulla mia spalla, come per sorreggersi ma nel fare ciò l’accappatoio si aprì totalmente, rivelando il suo corpo nudo. Colpito dalla vista rimasi fermo e la cinsi con l’altro braccio, come per sorreggerla, mi dissi tra me e me, senza troppa convinzione. Lei si spinse contro di me e rimanemmo abbracciati, l’uno contro l’altra, come se stessimo danzando un ballo lento. I suoi occhi mi fissavano con una strana aria e le sue labbra apparivano socchiuse. Il suo viso, coperto da un leggero trucco, appariva perfetto e terribilmente invitante. Le sue labbra carnose erano coperte da un rossetto rosso vivace, che le faceva risaltare sulla pelle tesa e liscia del suo viso leggermente abbronzato. Inclinai la testa e, quasi senza consapevolezza, le mie labbra si trovarono a contatto con le sue. A quel punto la sua bocca mi apparve deliziosa, profumata e morbida. Dopo pochi istanti le sue labbra si dischiusero e sentìi la sua lingua forzare le mie labbra ed insinuarsi nella mia bocca. – Esmeralda … – provai a dire dopo che mi staccai, senza fiato, dalle sue labbra al termine del bacio che mi sembrò interminabile. – Zitto, amore, stai zitto. Era una vita che volevo farlo. E mi baciò di nuovo con grande passione. I nostri corpi si fusero come un abbraccio appassionato. Le nostre bocche si cercavano mentre le mie mani scorrevano sul suo corpo che ormai era libero quasi del tutto dall’accappatoio. Anche Esmeralda appariva completamente presa dalla passione. Mentre ci baciavamo con intensità le mie mani andavano ad accarezzare i suoi fianchi generosi, muovendosi su e giù lentamente. Ero totalmente preso da quel corpo che, nudo, mi si stringeva addosso e da quella bocca morbida e desiderabile che mi riempiva di baci. – Mi vuoi, caro, mi desideri, lo sento. Anche io … Le sue mani, dopo avermi cinto il collo si erano strette alla mia vita e sentivo il suo inguine aderire perfettamente al mio, dove il mio pene si era indurito e premeva contro la stoffa dei pantaloni. Con un lieve movimento Esmeralda si spostò lievemente da un fianco e fece scorrere la sua mano destra sul gonfiore che avevo sull’inguine. – Povero caro, quanto soffri. Ma ora ci penso io….. Con un movimento lieve ed agile la sua mano aveva abbassato la chiusura lampo dei pantaloni e stava toccando i miei boxer. Poi si alzò, afferrò la cinta e con un movimento delicato la aprì. Sentii la sua mano dolcemente aprire i pantaloni che iniziarono a scendere. Nel frattempo la mano, calda e morbida, si faceva strada nei miei boxer fino a toccare il mio membro ed accarezzarlo. Dopo poco il leggero movimento della mano cessò ed Esmeralda, scioltasi definitivamente dall’abbraccio, con agilità si piegò sulle ginocchia fino a giungere con la bocca all’altezza del mio pene. La sua bocca si aprì e prese quasi a mordicchiare il mio membro attraverso la stoffa. La sensazione era di incredibile piacere. – Caro, dimmi che vuoi che te lo prenda in bocca, dimmelo – Mi disse Esmeralda in un sussurro.. – Sì, sì, ti prego, prendilo nella bocca – Mi trovai ad implorare e, quasi senza avvedermene abbassai le braccia, come in un gesto di resa. La mano della donna inginocchiata ai miei piedi si mosse e, tirati giù i miei boxer quanto bastava, estrasse il mio membro che era divenuto rigido come roccia con il glande che si era liberato dal prepuzio. Esmeralda avvicinò la sua bocca con delicatezza al glande e prese a baciarlo lentamente sulla punta. Sentivo la sua lingua umida scorrere lievemente sulla pelle tesa della cappella e dopo pochi istanti, quasi travolto dall’eccitazione che mi procurava il contatto delle morbide labbra della mia amante, inarcai il bacino spingendo lievemente il pene dentro la bocca di Esmeralda. La moglie del mio capo mosse lievemente la testa e, lentamente, permise al mio pene di penetrare nella sua bocca. Era meravigliosa la sensazione di morbidezza e calore umido che sentivo attorno al pene. Mi sentivo stordito, quasi in un’altra dimensione. La morbida bocca sembrava assecondare senza fine i miei movimenti, che si facevano più intensi mentre la lingua della mia sorprendente amante, muovendosi lenta nella bocca invasa dal mio membro mi procurava un piacevolissimo tormento. La mia mano si sollevò per andare sui suoi capelli, accarezzandoli, mentre quasi tutta la lunghezza del mio pene era penetrata nella bocca di Esmeralda. Le guance della donna presero a muoversi ritmicamente, con lentezza, producendo un’incredibile sensazione di carezza, delicata ed avvolgente, che risultava sempre più eccitante. Se continuava così sarei venuto tra breve nella sua bocca generosa ed Esmeralda evidentemente sentì che il mio membro era prossimo a scoppiare. Estrasse il pene dalla bocca tenendolo stretto nella mano e, sollevatasi, mi donò un lunghissimo bacio con le nostre lingue che danzavano appassionatamente. Le mie mani le cingevano i fianchi e scendevano sulle natiche, bianche e sode, afferrandole ed accarezzandole, come se fossero dei morbidi seni mentre i sui capezzoli, ormai duri ed eretti, strusciavano contro il mio petto. Con un dito presi a seguire il solco delle natiche sempre più in basso. Sentivo la pelle di Esmeralda reagire al mio tocco e lo splendido sederino rispondere con dei lenti movimenti. Scesi finché potei con la mano e spinsi il dito indice. Sentii al tatto che mi trovavo sull’orefizio dell’ano, che appariva morbido. Spingevo dolcemente e lo sentivo cedere senza nessuna opposizione. Intanto, la donna si avvinghiava a me mentre il mio membro in piena erezione si era collocato tra le sue cosce. Esmeralda lo accarezzava con una mano cercando di spingerlo da sotto dentro le sue cosce in alto, come se si potessero aprire e lo potessero inghiottire. – Prendimi, Piero, prendimi, amore. Sono pazza di te. – Anche io lo sono …. – trovai la forza di dire. – Vuoi prendermi nel sederino, vero, porcellino. Lo sento il tuo ditino nel mio buchino. Anche io lo voglio. Voglio fare tutto con te. Ma prima devi aprilo dolcemente, senza farmi male – Così dicendo, Esmeralda si girò e si appoggiò sulla tavola della cucina piegandosi in avanti, in una splendida posizione di sottomissione. I suoi seni abbondanti premevano sul piano del tavolo ed aveva il capo reclinato su un lato, come per osservare i miei movimenti. Ero dietro di lei, il mio membro si trovava appoggiato tra le sue bianche natiche movendosi lentamente su e giù nell’incavo. Ero eccitato dall’idea di ciò che stava per accadere ma, allo stesso tempo, non osavo forzare lo sfintere che, roseo e circondato da un’aureola più scura, quella splendida donna sembrava offrirmi. Mi chinai un po’ e, con un movimento fluido della mano le toccai invece la fichetta con un dito. Era aperta, calda e bagnata al tatto, segno di una perdurante eccitazione che l’aveva impadronita. Con la mano condussi il mio pene verso quelle labbra aperte e la sua mano si aggiunse alla mia per spingerlo dentro. Con un lieve rumore sentii il mio cazzo penetrare agevolmente nella sua fica, già bagnata ed aperta. Inarcai il bacino e diedi un leggero colpo, prima, poi due in rapida successione, finché il pene non penetrò interamente dentro di lei. Mi sembrava di essere tutto dentro la sua pancia ed ero preso dalla sensazione di intenso calore che circondava il mio pene. Esmeralda ansimava, dalla sua bocca uscivano dei suoni soffocati che a malapena riuscivo a distinguere: – Sì, sì lo prendo .. lo prendo tutto dentro di me … caro, spingi, spingi…. – Presi a muovermi avanti e dietro, prima lentamente poi sempre più rapidamente. Il rumore che si udiva nello scorrimento del mio cazzo nella sua fica era eccitante. La sentii contrarsi, assecondare ancor più la penetrazione finché strinse le natiche, imprigionando il mio membro dentro di sé: si irrigidì tutto il suo corpo e lei sollevò il capo emettendo un lungo mugolio soddisfatto. Sentii le pareti della vagina che si contraevano attorno al mio pene per poi rilasciarlo completamente avvolto dai suoi umori, che affluivano abbondanti fino a scivolare fuori, bagnando le natiche e, giù, anche le cosce. Sentivo le pareti della vagina contrarsi sempre più debolmente attorno al mio pene che ancora si muoveva avanti ed indietro. Il mio cazzo era ancora teso e duro, sembrava insaziabile, e volevo proseguire quell’eccitazione il più a lungo possibile prima di venire.. Mi prese quasi una rabbia, perché sentivo che lei si era soddisfatta, era venuta due, forse tre volte, mentre io ero ancora dentro di lei e percepivo che si stava fermando, rilassandosi. – Ti piace il mio cazzo, eh … – mi sentii pronunziare con voce soffocata, io che non usavo termini così scurrili con le donne. – Sì, sì è duro, è duro, dammelo tutto, infilamelo tutto, spingi, spingi, voglio godere ancora – mi incitò Esmeralda, resasi conto che era ancora nel pieno dell’eccitazione.. Ripresi allora a stantuffarla con energia, sbattendo le mie cosce contro le sue natiche con forza mentre le mie mani si serravano sui suoi fianchi: sentii a poco a poco riprendere le contrazioni della vagina, che era ormai completamente bagnata e dilatata per ospitare il mio cazzo. Le avevo afferrato i seni e stringevo tra le dita i suoi capezzoli, che sembravano enormi, tesi e duri. Li tormentavo delicatamente e Esmeralda si agitava, spingendo il suo bacino contro il mio inguine per favorire ancor più la penetrazione. Interrompevo la mia azione per qualche istante e come lei spingeva il bacino verso di me le davo un colpo di reni, impalandola completamente con il membro eretto. Infine, sentii nuovamente il suo corpo sussusltare, inarcarsi e spingere decisamente il suo corpo contro il mio, mugolando senza alcun ritegno a significare il suo pieno abbandono alla passione. Percepii una forte emissione di suoi umori, a significare che il nuovo godimento era stato ancora più intenso dei precedenti. – Voglio venire dentro di te. – le dicevo mentre la sentivo nuovamente rilassarsi – voglio venire nella tua bocca, sborrare nel tuo splendido culo. – Ero eccitato dall’idea di fare all’amore con lei cosciente, consapevole di darmi piacere in uno stato di sottomissione. Mi preparavo a vederla uscire dall’eccitazione pura e le annunziavo che mi sarei imposto su di lei per farmi dare godimento in tutti i modi. Era una sorta di violenza ancestrale che mi spingeva a volerla violare quando la sua eccitazione era scemata e, quindi, la sua partecipazione doveva essere un segno di totale resa. – Sì, ti faccio fare quello che vuoi amore.- mi rispose con voce arrochita, aprendo gli occhi. Mi sfilai dalla sua fica e presale per le spalle la spinsi giù, facendola scendere dal tavolo. Lei si girò ed io, messe le mie mani saldamente sulle sue spalle la spinsi giù, finchè non si inginocchiò sul pavimento, nuovamente davanti a me. Adesso era ritornata cosciente ed aveva un’espressione felice sul viso. La sua faccia era all’altezza del mio membro, che era teso e bagnato dai suoi umori. Senza dire nulla, lo fissò poi la sua bocca si aprì a formare una “o” io spinsi con una mano il mio cazzo eretto attraverso le sue morbide e carnose labbra ancora coperte da un po’ di rossetto. – Leccalo, leccalo tutto. Assaggia i tuoi umori e fammelo rizzare tutto in bocca – le ordinai. Esmeralda lo estrasse dalla bocca e prese a leccarlo e massaggiarlo con la lingua, finchè fu tutto pulito. Allora, tenendola la sua testa tra le mie mani, spinsi il bacino ed il mio pene penetrò senza resistenza nella bocca della donna. Mi muovevo aventi ed indietro con il bacino e la stavo scopando. Ero nella sua bocca e potevo muovermi come volevo, completamente assecondato dalla mia amante, che contraeva le guance. La sensazione di potenza che avevo era incredibile: avevo una splendida donna che stava dandosi completamente a me, facendomi fare ciò che volevo. Ad un certo punto, ebbe un sussulto, mi accorsi che il mio pene era andato in profondità nella sua gola e la stava quasi soffocando. Mi ritrassi e lei diede un piccolo colpo di tosse. Estrassi completamente il mio pene, tutto umido di saliva, e le dissi brutalmente di mettersi in posizione che perché glielo avrei infilato nel suo splendido culetto. Senza dire una parola lei si sollevò, si rigirò e si appoggiò nuovamente sul tavolo della cucina, sempre china a 90 gradi, offrendomi il suo sedere, bianco e sodo. Allungai la mano e, trovata l’ampollina dell’olio di oliva ne versai un buona quantità sulle dita della mia mano che feci scorrere nel solco delle natiche fino ad arrivare all’ano. Qui provai ad infilare un dito che entrò senza troppa resistenza. Presi a versare dell’olio direttamente sul dito che era penetrato con una falange e, piano piano, lo spinsi dentro. Superata la iniziale resistenza dello sfintere, sentii il dito scivolare dentro senza resistenza. Lo ruotavo leggermente per ungere ben bene le pareti del canale anale. La moglie del mio capo iniziò a spingere lievemente il sedere in su, come per agevolare la penetrazione preparatoria della mia mano. Giunsi ad estrarre il dito ed ad infilarne anche un secondo, pure umido di olio: sentivo lo sfintere non opporre più resistenza, cedere ed allargarsi al movimento oscillatorio delle due dita mentre lei mugolava dolcemente. Evidentemente, aveva provato già altre volte il sesso anale e dava segno di apprezzare quella intrusione. – Vieni, vieni dentro di me. Ti voglio – ebbe la forza di sussurrare.. Non ce la facevo più, estrassi le dita ed appoggiai la cappella del pene sull’ano. Con un dito spinsi dall’alto il membro per farlo entrare dolcemente e, dopo un lieve sussulto, vidi la mia cappella scomparire nello sfintere di Esmeralda, ormai violato. Lei emise uno mugolio e sussurrò con voce soffocata: – Come è grande il tuo cazzo, lo sento, lo sento dentro. Piero, fai piano, fai piano amore, che lo prendo, lo prendo tutto dentro di me – Mi fermai ed aspettai qualche istante; poi ripresi a spingere sentendo che il canale anale si allargava per accogliere il mio membro eretto tutto nello splendido sederino della mia amante. Esmeralda, rimase ferma per pochi istanti, poi iniziò a roteare lentamente il sedere, che aveva ormai imprigionato il mio membro per metà della sua lunghezza. Travolto dall’eccitazione di quella penetrazione contro natura, dalla rottura del tabù che avevo compiuto con la complicità della mia amante, mi lasciai andare e, con una serie di piccole spinte la penetrai completamente. Le sue natiche toccavano le mie cosce e vedevo che il suo sfintere, ormai dilatatosi, aveva ingoiato completamente il mio pene. – Adesso ti inculo, ti inculo …. – Mi sfuggiva dalla labbra come un grido di guerra prima dell’ultimo decisivo assalto. Cominciai ad estrarlo e poi spingere, estrarlo e spingere. L’olio di oliva garantiva lo scorrimento e lo sfintere di Esmeralda era ormai completamente dilatato per consentire lo scorrimento di tutta la lunghezza del mio cazzo. Sentivo una incredibile sensazione: il mio membro era stretto in una morbida morsa e sembrava sperdersi in un enorme vuoto, caldo ed accogliente. La sensazione di potenza che mi attraversava era incredibile, mi giungeva al cervello fino a travolgermi. Sentivo di dominare la donna sotto di me che mugolava e mi implorava di continuare mentre io la insultavo. – Ti piace, troiona, eh. Ti piace ma adesso devi farmi venire … muovi il culetto come facevi prima. Sculetta fino a prendere tutto il cazzo e farmi venire dentro di te – le ordinai. Esmeralda, sempre ansimando cominciò nuovamente a roteare le natiche con energia e la sentii contrarre lievemente i muscoli dello sfintere, che ora sembrava stringere il mio pene con maggiore intensità. Gridai, mi abbandonai alla passione, senza più contenermi, spingendo tutto il membro dentro ed afferrando i suoi fianchi in una morsa: cominciai finalmente a venire all’interno del suo culo. Ormai ero piegato sopra di lei e mi muovevo come un forsennato. Lei infilò i suoi piedi all’interno dei miei, attorcigliandoli come per incatenarsi. Era mia e voleva che lo sentissi nel momento che la possedevo pienamente. Spinsi tutto il pene dentro e le cinsi i seni in un abbraccio mentre la mia testa si appoggiava sulla sua schiena madida di sudore.. Ormai sentivo il mio seme sgorgare liberamente nel suo sfintere anale, la mia testa che impazziva e lei che ondeggiava per facilitarmi le contrazioni sempre più incontrollate. – Ti sto inculando, ti sto inculando, amore sei fantastica. Prendilo tutto così, così ….. Lei volse il viso e si protese per baciarmi in quella posizione. Come arrampicato sul suo corpo, la mia testa giunse all’altezza del suo viso e iniziai a ricambiare i suoi baci. Mi calmai lentamente e sentii il mio membro sgonfiarsi, ormai svuotato, ed uscire dallo sfintere con un lieve rumore.. – E’ stato bellissimo, amore. – Mi volle quasi rassicurare Esmeralda. – Sei stata grande, amore, mi hai fatto godere come non lo avevo provato mai in vita mia. – Le confessai senza alcun ritegno. Ci scostammo e mentre mi appoggiavo al mobile della cucina per sostenermi lei se ne andò di là a ripulirsi. La raggiunsi poco dopo in bagno e mi invitò a fare la doccia con lei nell’ampia vasca. Come un automa la seguii e, mentre l’acqua scorreva, sentivo le sue mani che mi lavavano scivolando sul mio corpo. Ci rivestimmo e mangiammo il cibo, freddo, che aveva preparato per la cena guardandoci negli occhi con aria sognante. Mi accompagnò poi alla porta della villetta dopo un paio di baci intensissimi. Nessuno di noi accennò al futuro, eravamo come avvolti da una cappa di felicità che non volevamo interrompere. Me ne andai a casa, contento e svuotato di ogni energia da quell’eccitante esperienza.
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