Il giorno successivo al rapporto consumato col nipote si ritrovarono le due sorelle, da sole.“Oh, Milena….che troia che sei…guarda…”“Me ne avevi parlato, delle tue perversioni da porcellina, ma così troia, credimi… non ti avrei immaginata…”“Il mio bambino… inculato dal dito di questa porcellina… mentre viene e non si può difendere e non può protestare…”“Non avrebbe protestato lo stesso…” rispose sorridendo Milena, che sapeva bene quanto queste provocazioni della sorella fossero solo un modo per rievocare in maniera scherzosa e anche un tantino eccitante la scena che Luciana si era gustata, mentre se ne stava impalata sulla porta della camera dove zia e nipote stavano facendo l’amore.“Eh… forse hai ragione… ma non si può dire… non me lo vorrai far diventare un frocetto… con questi giochini…” provocò Luciana.“Questo mai!” esclamò Milena, mentre riassestava la cucina, in disordine dopo la colazione. Arturo, il marito invalido, se ne stava zitto, come al solito, invocando di tanto in tanto il nome di Milena, senza saper esprimere in altro modo i bisogni che sentiva dentro di sé e che non riuscivano a prendere una forma nelle sue parole.Luciana scosse la testa, ancora non si era abituata all’idea di vedere il cognato in quelle condizioni, e si pentì di essersi lasciata andare a quella conversazione piccante con la sorella, in presenza dell’ammalato:“Non va bene, anche se lui non può sentire…” pensò. Poi sorrise al pensiero che il parlarne era ben poca cosa rispetto agli avvenimenti successi davvero, e come in un flash-back si susseguirono nella sua testa le immagini di suo figlio Roberto fra le cosce della sorella.“Dio, che scena!…” si disse Luciana. “Nemmeno in un film porno ne ho viste di così lubriche. Una differenza d’età simile, rende le cose proprio porche”. Rivide di nuovo, come in un ingrandimento, i capelli della testa di Roberto, che ondeggiavano leggermente, assieme al movimento che egli imprimeva alle leccate sulla fica della zia. Rivide le cosce carnose di Milena, spalancate, aperte, e si immaginò il suo fiore dischiuso, contornato dalla folta peluria, e tormentato dalla lingua di suo figlio. Rivide l’estasi dipinta in volto a sua sorella, che aveva colta proprio nel momento supremo dell’orgasmo, e si trovò stranamente a pensare che lei una cosa del genere non l’aveva mai fatta, anzi pensò più precisamente che a lei mai nessuno aveva leccato la fica!Quel giorno stesso Milena si era messa d’accordo con Roberto per ritrovarsi dopo cena. Ad Arturo avrebbero badato le bambine, mentre lei sarebbe passata in macchina a prendere Roberto. Era da tanto tempo che non lo faceva in macchina, e anche se non era proprio il posto più comodo per una scopata, Milena ci si sarebbe adattata ben volentieri, tanto più che la cosa avrebbe significato per lei un ritorno alle prime esperienze di una giovinezza ormai sfiorita da tempo.“Ho invitato le bambine questa sera al cinema”, la sorprese la voce di Luciana. “Danno quel film con Bred Pitt, che piace tanto a loro… Poi sapevo che eri d’accordo con Roberto per fare l’amore in macchina, e ho pensato di agevolarvi lasciandovi la casa libera, tutta per voi…”“Grazie, ma non dovevi disturbarti tanto…”“E poi c’è Arturo… Non so se possiamo… con lui da solo…” rispose Milena, a cui la gentilezza della sorella, che cercava di agevolarla nei suoi incontri sessuali col proprio figlio, pareva una cosa bella e porca allo stesso tempo. Porca, perché le faceva apparire Luciana quasi alla stregua a una tenutaria di qualche antico bordello, che si preoccupasse di rendere le cose più semplici e piacevoli per i propri clienti.“Ma sì dai…” la rimbeccò Luciana “non farti tanti problemi…Tanto lui non disturba mai, povero…E poi sono sicura che anche a lui farebbe piacere saperti felice…E tu, carina, senza sesso non potresti proprio dirti felice…Te l’ho letto in volto, mentre qualcuno ti stava solleticando nei bassifondi…”“Stronza che sei…” rise Milena. “Comunque ha sempre ragione lei” pensò fra sé e sé. “E poi, sempre meglio su un comodo letto, al caldo delle coperte, libera per farmi prendere come voglio…”Il pensiero di come avrebbe voluto farsi prendere la eccitò. Si immaginò appoggiata bocconi con le tette alla scrivania, con una gamba sollevata sul ripiano della scrivania e la fica grondante di umori dischiusa per il suo Roberto. Si vide penetrata, presa da dietro alla pecorina, e riempita di uccello come non era mai stata. Immaginò quel pene uscire dalla sua vagina, e strusciare i suoi peli intrisi di miele per il breve tratto di strada che conduceva al suo secondo segreto. Lo vide indugiare, sondare il pertugio e poi spingere e sfondare e riempire, riempire, riempire….“Dio, come sono eccitata…” si disse Milena. “…il sesso anale è una favola, ed è un ricordo un po’ troppo lontano per i miei gusti di porcellina…”Si riscosse, accaldata, mentre sentiva un umido inequivocabile all’altezza della sua calda micetta.Luciana salutò la sorella, augurandole provocatoriamente una bella serata, mentre le strizzava l’occhiolino, mimando al contempo con la mano destra l’atto sessuale.Nel pomeriggio Milena si fece una lunga doccia, gustandosi a pieno il caldo bollente dell’acqua che cadeva con getti calmi e gustosi sulle sue forme opulente. Si profumò abbondantemente, dopo di che indossò solamente la sua vestaglia azzurra di seta sul corpo nudo. “Sorpresina, Roberto!”, pensò con una punta di civetteria. “Tutta per te, tette e fica pronte…”. Passarono lente le ore che la dividevano dall’incontro col suo giovane nipote-amante. Alla fine, però, passarono. Milena udì il campanello, e si trattenne volutamente dall’aprire subito. Sapeva che nulla eccita gli uomini come l’attendere la cosa quando la si ha a portata di mano e si sta per prenderla. La cosa che Roberto voleva e stava per prendersi ce l’aveva lei in mezzo alle gambe, ma non doveva dimostrarsi impaziente di regalarla, altrimenti avrebbe rovinato tutto…Aprì la porta piano, dolcemente, e sorrise allo sguardo estasiato del nipote, che se l’era squadrata da capo a piedi, soffermandosi per un istante sulle tette che la scollatura a V della vestaglia, tenuta abbondantemente aperta, metteva in piena mostra.“Ma sei matta zia…E se non ero io?” chiese titubante Roberto. Milena sorrise, si portò un dito alla bocca, fingendosi una bambina colta in flagrante mentre sta commettendo qualche monelleria. Poi rispose:“Beh, se non eri tu… mi sarei portata a letto chi avrei trovato al tuo posto!”. Rise di gusto a questa sua battuta, e alla faccia del nipote, che mostrava di non aver compreso lo scherzo e di credere davvero alle parole della zia. D’altra parte quella donna si era dimostrata capace di tutto con lui, e non ci sarebbe stato nulla di strano nel vederla disposta a scoparsi il primo sconosciuto che le fosse capitato sotto mano.Roberto entrò ed abbracciò zia Milena. Sentì le sue forme burrose aderire al suo corpo, molli e carnose, come piacevano a lui..“Oh…zia…sei tanta…tanta…” mormorò, mentre era riuscito a infilare una mano fra i loro corpi e dentro la vestaglia e palpava voluttuosamente la tetta di Milena. Milena cercò la sua bocca, e lo zittì con la lingua, che prima fece scorrere tutta in giro sulle sue labbra tumide e rosse, e poi infilò nella sua cavità orale. Le lingue si cercarono e si trovarono, saettando dentro e fuori dalle bocche. Poi Roberto spogliò Milena, strappandole quasi con violenza l’unico indumento che indossava. Si tuffò con la testa sulle tette grandiose dell’attempata parente, cercando con la bocca i capezzoli, grandi, rosei ed eretti per l’eccitazione. Milena gemette a queste carezze di lingua, amava molto ricevere attenzioni al seno, sentirselo baciare, palpare, pastrugnare. Le piaceva soprattutto perché si rendeva conto di essere una privilegiata, nel poter offrire al desiderio degli uomini tanta abbondanza. Roberto scese poi con la bocca a baciare il suo ventre, all’altezza dell’ombelico. Un nuovo gemito sfuggi dalla bocca di Milena. Sapeva di non poter offrire in quel punto il massimo della bellezza estetica, perché le due gravidanze e i chili di troppo accumulati soprattutto in quell’ultimo anno avevano lasciato il segno. Il fatto di sentirsi baciare più volte lì, sul ventre molle, la fece eccitare enormemente: capì che il nipote la desiderava tutta, che non c’era niente di lei che non avrebbe voluto assaggiare, se non si ritraeva neppure dinanzi ai punti che lei stessa giudicava poco attraenti nella sua persona.Questi pensieri andavano attraversando in modo confuso la mente di Milena, la sfioravano appena quasi senza far presa, mentre l’unico pensiero che dominava la sua mente era quella lingua, quella lingua che andava scendendo e ora sfiorava le sue cosce, e poi si posava appena un po’ più in alto del suo fiore. Allargò le gambe, a indicare al nipote dove voleva i suoi baci. Il ragazzo non si fece pregare molto, non aveva ancora imparato l’arte di far attendere alla donna la soddisfazione del desiderio, e si tuffò con la bocca fra le labbra dischiuse della micetta di Milena, allargandole con le mani ed esplorandole con la lingua. Roberto baciava, leccava, strofinava il suo muso su quella fica, ansioso di far godere la sua amante prima possibile. Limonava col clitoride, perché sentiva la zia agitarsi ed emettere gridolini ogni volta che lui sfiorava quel cicciolo di carne sensibile, eretto come un piccolo pene. Roberto imparava a conoscere le voglie di sua zia, ricordava bene gli orgasmi che le aveva procurato e quali erano stati i momenti scatenanti del godimento estremo. Ricordava di quel suo dito birichino, che, appena sfiorato il buchetto posteriore della zia, ne aveva nel loro primo incontro scatenato un orgasmo furibondo e soprattutto ricordava quanto il dito della zia infilato nel suo ano aveva aumentato il piacere di un suo orgasmo. Palpò a piene mani le natiche burrose di Milena, senza smettere il lavoro di lingua. Poi si fece strada, cercando l’entrata posteriore. Milena capì le sue intenzioni e lo agevolò nella sua intraprendenza, cercando per quanto poteva di sollevare il bacino. Sentì il dito del nipote che si intrufolava alla ricerca del suo secondo segreto, sentì la punta solleticarle la rosetta raggrinzita dello sfintere, e penetrare al suo interno con delicatezza. A quel punto la donna non seppe più trattenersi, e sborrò in bocca al nipote. Una cascata d’effluvi che Roberto raccolse con la lingua, mentre la zia gli si strofinava contro e gemeva convulsa, lasciandosi andare nell’esternare il piacere dell’orgasmo.Milena rimase per qualche minuto stremata, con la testa del nipote appoggiata teneramente sul suo grembo, visto che anche lui s’era dato da fare e riprendeva fiato dopo il rapporto orale.Roberto si rialzò, e cominciò a spogliarsi da solo. Non lo fece in modo sensuale, ma con l’irruenza e l’impazienza della sua giovane età. Si ritrovò completamente nudo, con il grosso cazzo che puntava decisamente in alto. Milena gli sorrise, beata nel contemplare quello splendore di ragazzo tutto per lei. Roberto le si avvicinò e si pose in ginocchio sul letto accanto a lei, con il pene a portata della sua bocca. Milena capì quel che le chiedeva, ma fece finta di non comprendere e lo prese in mano, cominciando lentamente a far su e giù. Desiderava che glielo chiedesse, che si disinibisse un po’ anche nel pretendere le attenzioni. Roberto non la deluse:“Zia…con la bocca…” sussurrò in maniera quasi impercettibile.“Eh? Cosa?…non ho sentito…” lo torturò Milena.“Ti prego…succhialo…”“Succhiare cosa?” continuò perfida Milena.“Ti prego… il cazzo… succhiamelo…” gemette Roberto.Milena gli sorrise, tirò fuori la lingua e se la passò sulle labbra voluttuosamente, per aumentare l’eccitazione del suo maschio. Poi si abbassò sul grembo del ragazzo, e ne imboccò per metà il cazzo, iniziando un movimento lento con la testa e vorticoso con la lingua sul pene. Non voleva portarlo all’orgasmo, e si ritraeva, negandogli la bocca, proprio quando lo sentiva partire per la tangente e avvicinarsi al punto di non ritorno. Il giochetto non durò molto, Milena sapeva che il ragazzo non era pronto ancora a resistere a lungo agli assalti della sua bocca sapiente. Allora si sollevò, ponendosi in ginocchio sul letto e diede le spalle a Roberto. Poi si abbassò col busto, appoggiando la testa sul letto, allargò le ginocchia e con le mani dischiuse le labbra della sua micetta pelosa e intrisa d’umori. Voleva essere presa alla pecorina, come era sua predilezione, e l’allievo non si fece pregare. Avvicinò con cautela la cappella alla fica della zia, poi spinse lentamente ma senza fermarsi, finchè il cazzo fu dentro del tutto alla sorella di sua madre.“Montami Roberto…montami…” gemette lubricamente Milena. “Montami come una porcellina…”Roberto cominciò a spingere, a chiavarla con affondi decisi. Milena gemeva, e gemeva anche il ragazzo, che per sbattersela meglio l’aveva afferrata alle natiche, che palpava a piene mani mentre affondava nella fica della sua calda zietta. Non c’è da stupirsi se il ragazzo non riuscì a durare a lungo, d’altra parte il pompino lo aveva già di molto avvicinato alla soglia dell’orgasmo. Milena lo sentì accelerare i movimenti e capì che era ormai vicino al momento supremo. Prevenne la sua possibile uscita da lei, con lussuriose parole che ebbero il potere di farlo venire:“Sborrami…sborrami nella fica… spruzzami dentro… sborrami nella fica…”. Roberto mollò, scaricando tutto quanto aveva nelle palle, quattro-cinque getti caldi di seme caldo che la zia sentì inondarle l’utero. In quel momento, sentendo la sborra di Roberto invaderle la fica, anche lei orgasmò, girando verso il nipote la faccia accaldata e sudata e gemendo senza trovare parole per esprimere il godimento.Sdraiati sul lettone matrimoniale di Milena, i due amanti si scambiavano tenere effusioni dopo aver consumato il rapporto, che era stato molto soddisfacente per entrambi. Alternavano bacetti teneri a baci appassionati con la lingua, e si sussurravano paroline dolci di complimento per le prestazioni appena ricevute.Poi Milena riandò col pensiero alla conversazione della mattinata avuta con la sorella, e al prurito che l’aveva presa ad un certo punto di riprovare le sensazioni uniche del sesso nel secondo canale. Provò allora a sondare Roberto:“Ti piacerebbe, Roby, provare l’altro buchetto? Quello dove hai provato a infilare il dito… Ti piacerebbe mettermelo lì?” chiese.“Ma zia… dici sul serio?” replicò stupito il ragazzo. Milena rispose affermativamente con un cenno del capo e il sorriso che le si allargava sulla faccia, al vedere il nipote che stentava a concepire possibile la cosa che lei gli aveva prospettato.“E..e..e… l’hai già fatto qualche volta?” chiese ancora Roberto.“Sì Roby, l’ho già fatto e mi piacerebbe rifarlo con te. E’ una sensazione unica, sentirsi riempire la dietro, credimi…”“Sì, sì…ti credo…” rispose il ragazzo, cui il discorso intimo con la zia aveva fatto un certo effetto, visto che il suo cazzo puntava di nuovo decisamente verso l’alto. Se ne accorse subito Milena, che si abbassò a cercarlo con la bocca, e finì di metterlo in tiro del tutto. Ora Roberto era davvero duro come piaceva a lei, era duro come serviva per il luogo dove doveva andare a finire, quel bel giovane cazzo.Si stese come prima con la faccia sul letto e le chiappe all’insù. Non era una posizione comodissima, e lei l’aveva già sopportata nel precedente amplesso, ma le piaceva tanto sentirsi prendere da dietro e poi per il sesso anale in altre posizioni serviva una certa esperienza. Come prima portò le mani all’indietro, ma invece di portarsele in fica allargò l’entrata posteriore. Chiese a Roberto se gli faceva schifo leccarla anche lì, e fu contenta dell’intraprendenza del ragazzo, che neppure di fronte a questa richiesta si tirò indietro. La sua lingua solleticò l’anello raggrinzito e bruno dello sfintere, donandole sensazioni che, seppure non paragonabili a quelle che riusciva a darle nella fica, erano pur sempre piacevoli. Sentiva che il ragazzo stava facendo una cosa davvero “porcellina”, di quelle che la eccitavano a livello mentale, di quelle che la facevano partire per la tangente. E quando, mostrando di essere più sveglio di quanto già lei lo ritenesse, Roberto raccolse con le dita gli umori che ancora grondavano dalla sua vagina e, introducendo un dito, lubrificò l’ingresso del suo stupendo deretano, per Milena fu troppo e venne, venne, venne con un orgasmo silenzioso ed intenso, di cui si stupì lei stessa e si stupì Roberto, il quale non riteneva di aver fatto grandi cose per poterselo essere meritato.Il ragazzo si alzò, puntando il pene, erto in tutta la sua fierezza, sui piccoli petali di quella rosellina raggrinzita. Non sapeva bene come comportarsi, se essere delicato o irruente, e fu grato a Milena che venne incontro alla sua indecisione, sia con le spinte all’indietro del suo culone incontro al cazzo, sia con parole voluttuose che scatenarono la libidine del nipote:“Oh… sì… sìì… inculami Roby…sfondami il culetto… sfondamelo…”Il ragazzo spinse, e sentì le morbide pareti intestinali della zia cedere alla sua forza, e aderire e stringere il suo cazzo mentre questi penetrava in tutta la sua lunghezza. La sensazione era fantastica, le contrazioni dell’ano sul suo uccello gli provocavano degli spasmi deliziosi, al punto che non riusciva a trattenersi dal gemere il suo piacere. La zia, che al momento della penetrazione aveva emesso un piccolo urlo, forse di dolore, forse di paura per l’intrusione desiderata eppure sempre temuta, non fece fatica ad abituarsi alle dimensioni sviluppate dell’attrezzo del giovane, sebbene fosse per la prima volta penetrata nel secondo canale da un cazzo di quelle misure.“Oh Roberto… ti sento… tutto… tutto… ti sento…montami…montami…” sproloquiò Milena, incapace a connettere, in quegli istanti di sublime godimento. Roberto cominciò a vogare dentro sua zia, con affondi lenti e misurati, nel timore di procurarle dolore. Anche a Milena piaceva farlo così, nell’ano, con delicatezza, mentre la sua mano da sotto si titillava il clitoride gonfio e scoperto, e aggiungeva un piacere più intenso a quello del sentirsi completamente riempita nel culo dalla durezza del cazzo. La rugiada scorreva copiosa dalla sua fica, spargendosi sui peli della sua micetta e sulle dita che aravano instancabili quel suo piccolo pezzo di mondo. Quelle stesse dita si spinsero indietro, sempre da sotto, per tastare il cazzo, e proprio nel punto nel quale esso andava penetrando e dilatando il suo ano arrossato. Sentì quella durezza e la percorse solleticandola sempre più indietro, sempre più indietro… finchè arrivò a toccare un gonfiore, tenue e duro allo stesso tempo: percepì la pienezza dei testicoli, che Roberto aveva molto più sviluppati di quelli di suo marito, ma non riuscì a soffermarsi su quelle nuove sensazioni perché proprio in quell’istante il nipote sborrò. Milena ne udì un gemito acuto, poi sentì l’ano riempirsi dei suoi spruzzi e contrasse lo sfintere per aumentare il piacere del maschio. Le parve che una grande quantità di sperma l’avesse riempita, si sentiva piena del seme del nipote, e ciò la sorprese un pochino in quanto si trattava per il giovane della seconda sborrata in meno di un’ora. Lo lasciò placarsi dentro di lei, mentre le spinte diminuivano e il pene si andava ammosciando. Roberto uscì piano e si tuffò sul letto accanto alla zia, andando a cercare con la sua la bocca della donna. Si baciarono a lungo, le lingue intrecciate in effusioni d’affetto e di libidine. Poi Roberto, mostrando d’essere un ragazzo “sensibile”, si ricordò d’avere questa volta lasciato la zia a metà, e allora scese di nuovo con la bocca all’altezza della sua micetta. Lo scenario da quelle parti gli si presentò alquanto mutato: l’ano, in particolare, stentava a richiudersi del tutto e da esso erano fuoriusciti rivoli di sperma che erano colati lungo le cosce della zia, e da lì a macchiare le lenzuola del letto. Roberto non si scoraggiò per così poco, e non ebbe problemi a tornare con la bocca sopra la fica della zia, a leccare quel fiore intriso d’umori e odoroso del suo stesso sperma. Leccò e baciò il clitoride, la penetrò con due dita, e la portò in poco tempo ad un altro meritato orgasmo, che Milena accompagnò con un prolungato mugolio, mentre con le mani aveva preso la testa del nipote e se la sfregava sulla micetta.“Sei fantastica zia….” se ne uscì d’improvviso Roberto, alzandosi dal cespuglio villoso che aveva appena finito di leccare.“Anche tu sei fantastico, Roby….” replicò la donna. “Senti… per domani… Per caso sei libero domani sera?”
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