L’amica Il giorno dopo arrivai a casa di Monica puntuale. La notte non avevo dormito e mi ero masturbato due volte ripensando a quello che mi era accaduto. Ero incredulo ed anche un po’ offeso ma non avevo saputo resistere alla tentazione di tornare da lei. Inoltre quelle foto…….. Mi aprì la porta Monica ma non mi fece entrare subito. – Spogliati prima di entrare, voglio che tu lo faccia qui nel pianerottolo! Ero sbigottito, non poteva davvero volere che facessi quello per lei. – Ho detto spogliati, non me lo far ripetere! Mi disse accorgendosi delle mie titubanze. – Ma qui, e se venisse qualcuno? – Tu fallo in fretta e vedrai che non ti vedrà nessuno! Mi spogliai velocemente, gli abiti che man mano mi toglievo dovevo darli in mano a lei. Rimasi ben presto in boxer, questa volta avevo deciso di indossare qualcosa di più adulto, e canottiera. Faceva freddo e cominciai a tremare. Non mi aveva detto di fermarmi rimanendo ad osservarmi in silenzio quindi pensai che volesse farmi togliere anche i boxer davanti la porta di casa. Comincia a sfilarli terrorizzato dall’idea che qualcuno potesse in qualche modo vederci. – Fermati, per ora può bastare, entra piccolino! Finalmente fui invitato ad entrare, e con tono affettuoso per giunta, che nulla aveva a che fare con quello perentorio di qualche attimo prima. Mentre ci dirigevamo in camera sua rimase a seguirmi da dietro, in silenzio. Quando fui sul punto di aprire la porta mi fermò. – Aspetta, non mi piacciono i boxer che ti sei messo, non voglio tu ti metta i boxer! Aspetta un minuto! Entrò in camera sua stando ben attenta a non farmi veder nulla dell’interno. Fui incuriosito da tanta cautela ma non ci feci neanche troppo caso. Dopo qualche istante tornò con in mano un paio di mutandine da donna rosa con un merletto all’altezza dell’elastico! – Indossa queste, ti staranno d’incanto! Davvero voleva farmi indossare quelle mutandine? Dal suo sguardo capii di si e sfilai i miei boxer consegnandoli a Monica e infilai quell’indumento così poco virile. Il contato con la seta di quelle mutandine mi regalò una sensazione piacevolissima. – Sei bellissimo! Mi disse Aprì la porta e mi fece cenno di entrare. Rimasi immobile, c’era qualcun altro nella stanza: Vanessa. Vanessa era una nostra compagna di classe ma i suoi modi molto riservati e il suo essere molto attaccata alla religione la rendevano inadatta ad una situazione tanto lussuriosa. Monica mi spinse in avanti ed io istinto portai le braccia a protezione del mio corpo. – Togli quelle braccia, fai vedere a Vanessa che belle mutandine indossi! Sorrise di gusto mentre vanessa, sorridendo anche lei, sembrò molto più tesa e preoccupata – Ma avevi detto che non lo avresti detto a nessuno….! Piagnucolai rivolgendomi a Monica – Non ti preoccupare ci divertiremo! Adesso giochiamo un po’! Vatti a mettere in piedi vicino al letto. Mi avvicinai a letto e rimasi in piedi con gli occhi rivolti alle due ragazze, Vanessa si accomodò su una sedia di fronte al letto mentre Monica mi venne vicino. – Girati da quest‘altra parte e tirati su la canottiera! Mi disse Raccolsi la mogliettina bianca fino alla parte superiore del petto. Con tutte e due le mani. – Tieni su i gomiti, mi raccomando! Mi venne davanti e con un gesto rapido mi abbasso lo slippino e lo fece scendere fino alle caviglie. Mi palpeggiò con fora una natica e subito topo diede uno schiaffo violento che quasi mi fece cadere a terra. – Non è un amore Vanessa, è così ubbidiente! Di spalle non potevo veder la reazione di Vanessa alle provocazioni di Monica. – Allarga le gambe finche puoi! Mi ordinò Le allargai e lo feci fin dove la resistenza delle mutandine, che rimanevano ancorate alle mie caviglie, non rendevano impossibile andare oltre. – Bravo adesso fai tre giri su te stesso! Goffamente, come era inevitabile in quella posizione, cominciai a girare muovendo i piedi a piccoli passettini. Tenevo gli occhi bassi, non volevo guardare Vanessa in faccia mentre anche lei mi vedeva nudo e umiliato. Monica, però, mi fece fermare con il sesso proprio di fronte agli occhi di Vanessa. – Guarda che pivellino che ha Alessio, lo avresti mai detto, guarda quanti pochi peli ci sono, Alessio alza la testa, guarda Vanessa in faccia! Mi appoggiò una mano sotto il mento e alzò la mia testa in modo da far incrociare i miei occhi con quelli di Vanessa. Sembrò imbarazzata quanto me dalla situazione. Monica si avvicinò ancora a me e cominciò ad annusarmi le ascelle. MI ero lavato prima di andare da lei ma avevo cominciato a sudare e non potevo impedire qualche odore sgradevole. – Dobbiamo proprio fare un bagnetto al pupo Vanessa, mi sembra sporco! Detto questo mi sfilò tutto quello che avevo addosso: calzini, canottiera e mutandina. Nudo come un verme mi accompagnò nel bagno che era direttamente collegato alla sua cameretta. Distese un grosso asciugamano a terra e mi invitò ad entrare nella vasca. Vanessa, dietro di noi, si gustava tutta la scena. Monica mi fece mettere in piedi, nella vasca contro il muro, e mi chiese di aprire le gambe. Poi una volta controllata la temperatura dell’acqua cominciò a sciacquarmi. Dopo una prima sciacquata, era stata attenta a non bagnarmi la testa, si passò un po’ di bagnoschiuma sulle mani e cominciò a passarmelo su tutto il corpo. Prima lo passò sulla schiena, poi infilando le mani tra me il muro lo passò sul petto, scese fino alle cosce e con calma, successivamente, si dedicò al mio pene. Lo prese tra le mani con delicatezza e lo pulì con cura dai testicoli alla punta. Lo scappellò provocandomi un leggero dolore e passo il bagnoschiuma sulla cappella scoperta e sensibilissima. Infine si dedicò al mio sedere. Spalmò con cura il bagnoschiuma su ognuna delle due chiappette, insinuò il dito medio tra le natiche passando anche lì il sapone. Sentii il suo dito penetrarmi velocemente aiutato dal bagnoschiuma. Cominciò a stantuffare il dito avanti e dietro nelle mie viscere e a spingermi con l’altra mano verso il muro. Io non potevo fare a meno di mugolare in un misto di dolore e piacere. – Guarda come gli piace Vanessa, anche pisellino si è svegliato! Cercava di ferirmi con quel tono, ne ero sicuro. Il suo unico scopo era quello di rendermi ridicolo agli occhi di Vanessa che non sembrava completamente a suo agio. Monica mi sciacquò di nuovo per togliermi tutto il sapone di dosso e ancora una volta mi penetro con il dito nell’ano, anche se stavolta solo per qualche attimo. Mi disse di uscire dalla vasca. – Aspetta un attimo qui in piedi, vado a prendere un altro asciugamano! Uscì dal bagno lasciandomi solo con Vanessa che si era seduta su uno sgabellino al fianco della vasca. Monica aveva fatto in modo di lasciarmi proprio di fronte a lei ed mi aveva ordinato di tenere le mani ai fianchi del corpo. Io guardavo lei e lei guardava me ma nessuno dei due spiccicò una sola parola. Eppure avrei voluto chiederle tante di quelle cose ma la vergogna mi fece tremare le gambe e mi sembrò di svenire. Monica arrivò dopo qualche secondo e cominciò ad asciugarmi velocemente e sicuramente senza quella cura con la quale mi aveva lavato. – Vatti a sdraiare sul letto, noi arriviamo subito! Mi disse con il sorriso sulle labbra Mi diressi nell’altra stanza solo, ancora completamente nudo e mi sdraiai supino. Cercai di immaginare cosa si stessero dicendo le due amiche ma non mi venne in mente nulla, i battiti del mio cuore tanto accelerati drogavano la mia capacità di riflettere. Arrivarono presto e vanessa si rimise seduta di nuovo sulla sedia di fronte al letto. Monica mi venne vicino. – Voglio vedere se ti è passata la febbre, è stato male sai Vanessa! Prese il termometro e si avvicinò di nuovo a me. Pensai volesse fare come la volta precedente così mi stupii quando mi chiese di girarmi. Inoltre chiamò Vanessa se. – Ora alza le gambe in aria, Vanessa tienile in alto! Con le mie gambe tenute in alto da Vanessa, che mi stringeva per le caviglie, potevo vedere direttamente il mio pene. Monica lo afferrò con delicatezza e lo spinse verso l’ombellico chiedendomi di tenerlo fermo. Non era eretto, forse per la troppa emozione, e le creava difficoltà nelle sue operazioni. Chiese a Vanessa di spingere le mie gambe più possibile verso la mia faccia in modo da lasciarle a disposizione il mio buchetto anale. Una volta completamente immobile in quella posizione tanto vergognosa, spinse il termometro dentro molto più profondamente della volta precedente. Il dolore fu questa volta molto forte e non mi limitai a qualche mugolio. Emisi, infatti, un grido ad alta voce tanto che Monica dovette rimproverarmi. Passarono un paio di minuti, dopo diede il permesso a Vanessa di lasciarmi le gambe e provai un immenso piacere mentre mi sfilava quel coso da dietro. Il buco mi bruciava e con una mano presi a massaggiarmelo. – Accidenti –disse – la febbre non è passata, dobbiamo cambiare cura! Non avevo la minima idea di cosa avesse intenzione di farmi eppure la curiosità continuava ad eccitarmi. – Inginocchiati Alessio, così, ora abbassa la testa sul cuscino! Gira la testa verso Vanessa non vorrai fargli perdere la scena vero? Vanessa era di nuovo seduta e questa volta mi sembrò molto più compiaciuta. Monica rovisto nell’armadio e si spazientì non trovando inizialmente quello che cercava. Tirò fuori una scatoletta e la portò con se. – Si, credo proprio che una suppostina sia quello che ti serve! Almeno la faremo abbassare questa febbraccia cattiva! La sentii scartare la supposta e subito sentii il suo dito penetrarmi per l’ennesima volta. Aveva indossato un guanto in lattice, di quelli ospedalieri, quindi quella volta la sensazione fu diversa. Tenne il dito dentro qualche secondo più del necessario, infine lo tolse. – Rimettiti le mutandine Alessio, non vorrai che il tuo pisellino ci morda. Vanessa alzati e togliti le scarpe! Fece cenno a Vanessa di andare vicino a letto e di mettersi di fronte a lei. Mi chiese di rimanere vicino a Vanessa. – Alessio, spogliala, vediamo com’è fatta! Le sue parole mi colsero di sorpresa, non riuscivo ancora perfettamente a capire il rapporto che intercorreva tra le due che fino ad allora avevo considerato complici. Non mi feci comunque ripetere l’ordine una seconda volta e cominciai a spogliare Vanessa. La guardavo in faccia mentre le sbottonavo la camicia prima e i pantaloni poi e mi sembrò terrorizzata ma non disse una parola. Le slacciai il reggiseno e le sfilai le mutandine piegandomi per permetterle di farle uscire le gambe. Risalendo fui faccia a vagina con lei e ne ammirai la splendida peluria mora. – Sdraiati Vanessa – le disse non appena ebbi finto. Mi chiese di andare vicino a lei. – Ora voglio che tu ti masturbi, facci vedere! – No, ti prego Monica non chiedermi questo! Supplicò Vanessa – Ok fai come vuoi, puoi anche andartene ma sai quello che succederà! – No, non ti prego, faro quello che mi chiedi! – Allora comincia! – Ma, ecco, io non l’ho mai fatto! Monica fu felicissima di sentirsi dire questo. Vanessa era completamente vergine forse per la sua fissazione religiosa. Diventò molto più gentile con lei e prese ad spiegarle cosa dovesse fare. – Allora, piega le ginocchia e allarga le gambe! Brava ora infila il tuo dito medio nella fessurina! Vanessa fece tutto come chiesto e un attimo dopo cominciò a mugolare di piacere. Era bagnatissima e rossa in volto e continuava a tenere gli occhi chiusi. – Alessio, leccale la passerina! Monica allargò ancora le cosce di Vanessa in modo da permettere alla mia testa di avvicinarsi comodamente. Non avevo mai leccato una fica ma mi sembrò naturale e per nulla sporca come azione, così presi a leccarla di gusto in mezzo alle gambe. – Basta, ora leccale le tette! Mi ordinò con fare autoritario Monica Risalii con la lingua dall’inguine fino ai capezzoli e presi prima a leccarli e subito dopo a succhiare come un neonato che viene allattato. Ancora una volta Monica mi fermò, il divertimento era durato molto poco. – Vanessa girati, facci vedere quanto è bello il tuo culetto! Era davvero molto bello. Così rotondo, mi accorsi solo allora quanto fossi affascinato dal culo femminile. Le tette formose di Vanessa erano nude, schiacciate contro le coperte del letto. Monica venne vicino a noi, allargò le natiche di Vanessa per prepararla a me. – Leccale il buchino Alessio! Sono sicuro tu ne abbia molta voglia! Quello era veramente troppo. Non potevo abbassarmi a tanto per soddisfare la libidine di una viziosa come Monica. – Non questo no, Monica, è troppo! MI fa schifo! La faccia di Monica cambiò all’istante. Divenne furiosa, il suo atteggiamento tanto gentile e cortese fino ad allora svanì d’incanto. – Tu non puoi decidere cosa devi o non devi fare! Hai capito! – Urlò – Adesso ci penso io a te, stupido bambino viziato! Era stata tanto dura da non permettermi alcuna replica. Fece sedere Vanessa sul letto. Poi mi afferrò con un braccio e con uno strattone mi costrinse a sdraiarmi sulle gambe della ragazza nuda e preoccupata almeno quanto me. – Sculaccialo con tutta la forza che hai, Vanessa, e bada che non sto scherzando! Farmi sculacciare da Vanessa era il più grosso affronto che potessi ricevere. Così facendo divenivo in assoluto il più debole e inutile dei tre. Vanessa mi sculacciò senza troppa convinzione dandomi un leggero schiaffo sulla chiappa destra. Monica caricò la mano e diede un ceffone sulla guancia destra di Vanessa con tanta forza da lasciarle in viso un vistoso segno! – Ti ho detto di farlo con tutta la tua forza, riprova! Questa volta la sculacciata fu abbastanza dolorosa, la vergogna di trovarmi in quella posizione e nell’essere sculacciato alla mia età aiutavano a complicare le cose. Ma Monica ancora non era convinta e colpì ancora con più forza di prima la faccia segnata di Vanessa. – Vediamo se ora farai meglio! Vanessa, stufa dei ceffoni di Monica, cominciò a colpirmi con una forza inaudita. Ogni colpo era una frustata e cominciai a lamentarmi sin dal primo colpo emettendo dei gemiti di dolore. Dopo cinque minuti ininterrotti di questo supplizio sia fisico che psicologico cominciai a piangere. Le natiche, divenute ormai violacee, mi facevano impazzire dal dolore mentre Vanessa continuava a colpire con forza prima su una e poi sull’altra. Le lacrime mi bagnarono completamente la faccia e questo impietosì Monica che torno gentile. – Basta così, credo che gli sia bastata la lezione, Vanessa ora torna nella posizione di prima!. Mentre Monica si sdraiava supina mi accorsi di una bruciatura sulla chiappa destra alla quale non avevo fatto caso prima. Io mi massaggiai il sedere cercando di lenire così il dolore fortissimo. Monica aprì nuovamente a me l’ano dell’altra ragazza inerme e di uovo mi chiese di leccarlo. Questa volta non ebbi il coraggio di contraddirla e, seppur schifato, infilai la mia lingua tra le sue natiche. Il sapore era sgradevole e continuavo a tenere fuori solo la punta della lingua ma Monica volle vederla tutta. Poi con forza mi strinse la testa contro il culo vergine di Vanessa e mi venne voglia di vomitare. – Ora rispogliati verginello! MI disse Mi fece inginocchiare ai piedi del letto, il petto e la testa erano appoggiate al letto stesso. – Tira in avanti le braccia! Ora le mie braccia erano davanti alla testa e arrivavano alla parte opposta dalla quale ero inginocchiato. Con un laccio mi legò stretti i polsi e legò l’altra estremità alla rete del letto in modo da rendere impossibile qualsiasi movimento delle mani. Chiese a Vanessa di sdraiarsi sulla mia schiena, supina. Ora sentivo perfettamente i seni di lei appoggiati sul mio corpo e il mio cazzo divenne di nuovo duro. Mi accorsi di essere immobile. Monica stava tramando qualcosa e ben presto seppi cosa. Andò verso la sua scrivania prese a scaldare un piccolo ciondolo metallico, molto probabilmente un portachiavi al quale era attaccato un piccola asta di ferro che serviva a tenerlo senza toccare il ciondolo con le mani. Lo scaldo per un paio di minuti e forse più. Quando fu arroventato mi venne vicino. – Ora anche tu fai parte della scuderia! Collegai solo in quel momento l’operazione alla bruciatura di Vanessa. Monica tenendo il ciondolo per il manico lo spinse con violenza sulla mia chiappa destra provocandomi un dolore lancinante. Il ferro era caldissimo e il fatto che lei continuasse a spingerlo contro di me non faceva che aumentare il dolore. Mi sciolse e finalmente ebbi il permesso di rivestirmi. – Metti le mutandine che ti ho regalato, dovrai metterle ogni volta che verrai con me. Andai a casa con addosso le mie nuove mutandine di seta rosa. Ero tutto rosso in faccia dalla vergogna anche se nessuno poteva lontanamente immaginare perché.
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