Avevo proprio bisogno di quel prestito bancario! Così andai teso nell’ufficio del direttore della banca dove avevo il conto corrente, sperando di poter uscire con l’assegno in mano per poter così pagare i numerosi debiti dell’azienda. La segretaria era una ragazza di 25 anni, occhiali, pantaloni di pelle, polo rossa sopra un bel paio di seni e sguardo indagante dietro gli occhiali. Mi fece accomodare rapidamente nell’ufficio del direttore, una donna di 50 anni seduta dietro la sua scrivania. Mi squadrò, cercò sulla scrivania la pratica e, lasciandomi in piedi, mi si avvicinò con l’incartamento in mano. Indossava un paio di stivali neri tacchi a spillo su gambe robuste ma non grasse, gonna corta nera e calze chiare. La camicia bianca trasparente, sotto la giacca, nascondeva a stento un reggiseno bordò. Decisamente provocante. Mi guardò negli occhi e mi sibilò “è difficile poterle concedere il prestito”. Mi sentii quasi mancare, il direttore intanto si avvicinò alla scrivania cercando tra le carte. Per farlo si inchinò leggermente obbligando la gonna a risalire, mettendo in mostra il bordo delle calze sostenute da un reggicalze dello stesso colore del reggiseno. Si voltò impugnando un righello, mi si avvicinò minacciosa dicendo “ma potrei cambiare idea se…..”. Spostò una sedia, si sedette accavallando le gambe provocante e chiamò la segretaria di prima. Questa entrò, chiuse a chiave la porta e imperiosamente mi ordinò di spogliarmi, se ero ancora interessato al prestito. Mi tolsi tutto rimanendo solo con un paio di boxer grigi attillati. La segretaria si avvicino, mi toccò prima il culo e poi davanti e quindi tirò fuori da un cassetto un paio di manette, mi bloccò le mani e le legò con una catena al lampadario. Ero così in mezzo alla stanza, seminudo in balia delle due donne. Il direttore si alzò, sfilò la giacca, la camicia e la gonna rimanendo solo con una guepiere bordò con reggicalze, calze color carne chiara e perizoma filo dentale bordò. Aprì un cassetto è tirò fuori un fallo di plastica e senza tanti complimenti me lo spinse in bocca, ordinami di succhiarlo come una troia che fa un pompino. Obbedii. Intanto la segretaria mi tagliò i boxer mettendo a nudo il mio cazzo moscio e un po’ terrorizzato. Quindi si spogliò rimanendo in autoreggenti nere, peri di pelle e nulla di più. La vidi trafficare dietro la scrivania e apparire con un cazzo finto legato alla vita, nero e di grosse dimensioni. Si pose alle spalle del direttore, che continuava a farmi leccare l’altro vibratore, e le piantò nella figa depilata il cazzo nero, senza neppure scostare il filo dentale che le divideva le chiappe, tanto era esile il pezzo di stoffa. La scopò decisamente facendola rapidamente godere. Abbassò quindi la catena che mi attaccava al lampadario, mi ordinò di inginocchiarmi e mi fece ripulire bene il cazzo finto, pieno di umori del direttore. Ora viene il tuo turno, mi disse. La segretaria si coricò sulla schiena e mi prese la testa abbassandola sulla sua figa e obbligandomi e leccarla. Ero oramai a 4 zampe e il direttore mi si piazzo dietro iniziando a leccarmi le palle e a prendermi in bocca il cazzo eccitato. Una goduria che fu subito interrotta da una fitta all’ano, dove aveva infilato il vibratore cosparso di crema. Era la prima volta, gridai dal dolore ma una mano decisa mi obbligo a rituffarmi con la lingua dentro il suo sesso. Leccai per almeno dieci minuti, procurando un paio di orgasmi, mentre venivo impalato senza pietà. Poi le due donne si alzarono e mi si misero davanti, baciandosi. Il direttore, che mi aveva lasciato il suo vibratore infilato nel culo, fece sedere la sua segretaria sulla scrivania, le aprì le gambe e la penetrò prima con un dito, poi con due, quindi con tre e alla fine con tutta la mano a pugno. Vedevo il suo polso sparire nel povero utero che doveva essere abituato a quel trattamento. La segretaria godette di nuovo come una troia. Poi fu veramente il mio turno. Mi liberarono delle manette e del vibratore, mi fecero sedere sulla sedia e il direttore si impalò da sola sul mio cazzo mentre la segretaria sostituiva mano del suo superiore con la mia che presto affondò nella sua figa. Poi il direttore si alzò, si appoggiò al tavolo e mi obbligò a penetrarla nell’ano, che era sufficientemente aperto da accogliere al volo il mio cazzo. La segretaria, in piedi sul tavolo si fece leccare il suo buchetto di dietro poi si coricarono a terra invitandomi a sborrare sulle loro facce. Si leccarono a vicenda i miei umori, per poi rivestirsi. Guardandomi, nudo e indicando i miei vestiti a terra mi dissero “torni domani” seguendo le istruzioni contenute in una busta che mi porsero. Mi vestii ed uscii perplesso.
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