Avevo conosciuto Giorgia e Paolo rispondendo, così, tanto per fare, a un annuncio su una bacheca nella quale ero casualmente incappato nel corso di un vano e notturno peregrinare in internet. Non che andassi cercando qualcosa; anzi, sono piuttosto scettico e diffidente su quello che possiamo trovare in quelle inserzioni: secondo me generalmente nascondono delle/dei professionisti del sesso, oppure gente con qualche problema di relazione sociale. Ma non escludo che si tratti solo di un pigro e infondato pregiudizio. In ogni caso fin dalla prima lettura quell’annuncio saltò a pié pari qualsiasi mia possibile prevenzione e mi colpì per la sua semplicità: mi suggerì subito che dietro ci fossero due persone decisamente interessanti. Non si discostava particolarmente dal consueto cliché tipico dell’annuncio di una coppia, uguale a mille altri; si limitavano a qualificarsi come coniugi 48-44 anni che cercavano un singolo come “spettatore e partecipe solo se richiesto”. Seguiva l’immancabile corollario di aggettivi: educato, pulito, discreto, ecc. Eppure c’era qualcosa di diverso che lo distingueva dalla massa delle mille promesse e proposte di sfrenata lussuria: nella scelta delle parole, nel modo di proporsi, nella richiesta. Si capiva, non saprei adesso dire in quale modo, che stavolta non si trattava, come quasi sempre accade, di un uomo che stava trascinando la sua donna recalcitrante nella realizzazione di una propria fantasia erotica. Piuttosto sembrava lei il motore della coppia: era lei, che nell’annuncio parlava anche a nome del marito. Risposi d’impulso per propormi con un’onesta dichiarazione descrittiva; spensi il computer, me ne andai a dormire come se quell’operazione avesse inferto il colpo finale alla mia insonnia. Non mi aspettavo affatto di ricevere una risposta, in fondo non avevo nemmeno inviato una foto (non ne avevo, altrimenti non avrei avuto problemi) come loro chiedevano (elemento preferenziale). Soprattutto non mi aspettavo di ricevere una risposta così immediata, dopo meno di ventiquattro ore. Mi domandai perché avessero optato proprio per me, come prima scelta, tra le chissà quante risposte pervenute, corredate di foto con grossi cazzi frementi e masturbanti in loro onore. Forse perché si sentivano più a loro agio con la mia maturità di 50enne, forse perché la mia città distava soltanto 100 km. dalla loro, oppure (mi piaceva pensare) perché le parole che avevo usato erano più in sintonia con il tono del loro annuncio. Chissà. Fatto sta che mi sorpresero facendomi trovare una loro e-mail nella mia casella di posta elettronica, con tanto di numero cellulare, e l’indicazione di una fascia oraria durante la quale chiamare (tra le dieci e mezza e le undici), anche quella sera stessa. Non aspettai la sera seguente: alle 22.30 in punto composi il numero indicato, con un’emozione che non provavo da secoli: finalmente intravedevo la prospettiva di realizzare un’esperienza che era sempre stata una delle mie fantasie. Era autentico batticuore quello che provavo mentre sentivo squillare il loro telefono. – Pronto? – La sorpresa mi lasciò un attimo senza parole. Aspettavo una voce maschile, invece mi giungeva alle orecchie una voce femminile esile ma decisa: – Pronto! – – Ciao. Sono Vanni. Hai una voce bellissima. – Del seguito della telefonata non ricordo molto. Soltanto che non fu banale, che mi chiese di descrivermi anche sommariamente, che parlava un italiano colto senza inflessioni di alcun tipo. A differenza di me non sembrava affatto impacciata; non fece mai cenno a suo marito, se non come uno dei membri della coppia. Confermò che a loro piaceva soprattutto esibirsi in presenza di qualcuno che si eccitasse allo spettacolo che offrivano; solo in caso di eccezionale sintonia avrebbero potuto richiedere una mia eventuale partecipazione. Ero disposto a stare entro questi limiti? Ero disposto. Aveva già previsto il passo successivo: ci saremmo incontrati in un’enoteca di una cittadina che si trovava esattamente a metà strada tra le nostre. Impaziente com’ero arrivai all’appuntamento quasi venti minuti prima. Il locale, piuttosto ampio ed elegante, non era molto affollato; in fondo era solo la sera di un qualsiasi giorno infasettimanale. Mi sedetti ad un tavolo e ordinai un caffé che mi aiutasse a ingannare l’attesa. Tenevo d’occhio la porta, spalancata sulla notte tiepida, e intanto attraverso la vetrata osservavo i passanti, cercando di indovinare la coppia che si sarebbe infilata dentro per me. Mi sentivo divorato dalla curiosità: ero stato così distratto da non avere fatto nessuna domanda sul loro aspetto fisico. Fui assalito dal timore che risultassero di una bruttezza desolante; cominciai a cercare affannosamente quali parole avrebbero potuto risultare adeguate a consentirmi uno sganciamento che non risultasse offensivo. Nemmeno per un momento sospettai che il tutto potesse rivelarsi una burla. Nonostante tutte le mie attenzioni, il loro ingresso, ! con qualche legittimo minuto di ritardo, mi colse di sorpresa. Li notai che erano già entrati e si stavano guardando intorno. Mi avevano individuato, aspettavano un gesto di conferma da parte mia. Mi alzai, lanciai un sorriso verso di loro che, altrettanto sorridenti si diressero con passo deciso verso il mio tavolo. Giorgia si rivelò una piccola brunetta veramente deliziosa: capelli a caschetto, occhi verdi e maliziosi, sorriso seducente. Paolo era sul metro e settantacinque, fisico atletico, biondo un po’ stempiato, più giovanile dei suoi quarantaquattro anni, aveva l’aria impacciata di un ragazzone timido. Giorgia si sedette vicino a me, accavallò le gambe facendo uscire dalla gonna azzurra delle cosce tornite e abbronzate. Fu subito brava, con l’aiuto di alcuni bicchieri di vino bianco, a sciogliere ogni imbarazzo tra noi: cominciò a parlare come se il nostro fosse un normale incontro senza alcun altro scopo sottinteso. Davanti a Paolo, seduto vicino a lei e di fronte a me! , quasi sempre silenzioso, parlò di loro e del loro rapporto di coppia sposata da venti anni e con un figlio di quindici. Esaltava la loro perfetta armonia, che li portava a condividere tutto senza segreti e ipocrisie. Da parte mia, mi sentii in obbligo di rivelare qualcosa di me: del mio matrimonio naufragato e della mia nuova compagna, che adesso ignorava che fossi lì e soprattutto perché. Mi congratulai per la saldezza del loro legame, confessai di invidiarli un po’: io non sono mai riuscito, e tuttora non riesco, nonostante la maturità (almeno anagrafica) a guarire da un’insopprimibile tendenza all’infedeltà. Ammisi di avere sempre sentito una passione (del tutto innocua e non patologica, per carità) verso il voyerismo e l’autoerotismo, che praticavo da sempre con piacere. Anche durante quei brevi e felici periodi della mia gioventù in cui ero pieno di donne. Insomma, ci piacemmo. Le vere motivazioni per le quali c’eravamo incontrati restavano sullo sfondo e rendevano eccitante la serata che, di per sé sarebbe stata comunque piacevole, specialmente dopo che anche Paolo dimostrò di avere completamente superato l’iniziale imbarazzo. Giorgia (era chiaramente lei che conduceva la danza con noi) propose di lasciare, per quella sera, le cose a quel punto. Suggerì che avremmo potuto rivederci il sabato successivo per passare una giornata al mare insieme. Paolo mi rivelò che loro conoscevano un luogo selvaggio e ignoto ai più, raggiungibile solo camminando per una mezz’ora per un sentiero nella macchia. Là avremmo trovato pace, silenzio, solitudine, macchia mediterranea, rumore di onde. Loro ci andavano sempre quando potevano, perché lì era possibile praticare il nudismo senza essere disturbati da guardoni e carabinieri. Quando ci salutammo, sul marciapiede di fronte al bar, con un confidenziale bacio sulle guance, c’era tra noi una palpabile atmosfera di eccitante complicità. Sentivo che un’ulteriore più accentuato contatto fisico avrebbe potuto procurarmi un’erezione; indovinavo che anche per Paolo sarebbe stato la stessa cosa, mentre i verdi occhi di Giorgia, oltremodo luccicanti, mi facevano sospettare una fighetta bagnata. Era logico immaginare che una volta a casa si sarebbero gettati sul letto e avrebbero fatto l’amore fantasticando sul seguito dell’avventura che si accingevano a principiare. E io? Boh! Non mi è mai piaciuto andare a puttane… La mattinata del sabato si presentò subito, al primo sguardo dalla mia persiana appena aperta, come una mattinata limpida e serena. L’aria era fresca, ma era facile indovinare che si sarebbe scaldata con l’avanzare delle ore. Parcheggiai nel piazzale sterrato indicatomi da Paolo con molta precisione; fu invece molto più difficile trovare l’imboccatura del sentiero che dal piazzale si dipartiva dentro la macchia. Per vederlo bisognava spostare una grossa fronda di oleandro: ci si poteva arrivare solo conoscendone l’esistenza, oppure per un caso del tutto fortuito. Quando arrivai! sulla spiaggia, dopo quella che mi sembrò un’interminabile camminata in mezzo alla macchia ombrosa, Giorgia e Paolo erano già arrivati, probabilmente da tempo. In riva al mare il sole era più caldo, ma era temperato da una lieve brezza che infondeva benessere: era decisamente una splendida mattinata di inizio giugno. Li scorsi da lontano, sdraiati su degli ampi teli di spugna colorati, completamente nudi a prendere il sole. Avvicinandomi fui subito colpito dal candore della pelle di Giorgia, sul quale spiccava un vello nerissimo e foltissimo che si arrampicava in alto sul ventre piatto. Il corpo minuto, con i seni piccoli e appuntiti, sembrava quello di una ragazzina, solo un po’ addolcito da qualche appropriata curva che testimoniava una splendida maturità. Paolo aveva un fisico asciutto, poco peloso. Il suo membro risultava più piccolo di quello che ci si poteva aspettare, data la corporatura. Quando mi videro arrivare si alzarono per salutarmi, ci stringemmo la mano. Rimasi un po’ stupito nel constatare che, quando strinsi la mano a Paolo, il suo membro ebbe alcune pulsazioni, quasi come se stesse per avere un’erezione. Stesi il mio telo vicino a quello di Giorgia, loro tornarono a sdraiarsi. Mi spogliai completamente per scaldarmi anch’io a quel magnifico sole di prima estate. L’atmosfera era così tranquilla ed amichevole che non induceva ad alcuna forma di morbosità o eccitazione. Rimasi un certo tempo in piedi di fronte a loro, sdraiati, per sottomettermi alla loro legittima curiosità, quindi mi sedetti. Per un bel po’ continuammo a parlare del più e del meno, come vecchi amici; ma intanto il mio sguardo cercava di frugare tra i folti e riccioluti peli corvini in mezzo ai quali si affacciavano graziosi (e umidi?) petali rosa, sfiorava incuriosito il piccolo membro (forse un po’ barsotto?) di Paolo. Una certa eccitazione adesso cominciava a scorrere nelle mie vene, dovevo fare un certo sforzo per resistere alla tentazione di toccarmi: più volte il mio membro pulsava per un inizio di erezione, che però rimaneva solo un inizio. Adesso tra noi era sceso il silenzio, l’unico rumore era dato dallo sciacquio delle onde. Giorgia e Paolo stavano pigramente e languidamente stesi ad occhi chiusi, consapevoli che li stavo osservando sempre sul limite di una prorompente eccitazione. Fu Giorgia (era chiaramente lei che dirigeva il gioco) a fare la prima mossa: allungò la sua mano e cominciò ad accarezzare il ventre del marito sdraiato vicino a lei, giocando con i suoi peli pubici. Come ad un segnale atteso il membro di Paolo s’ irrigidì, io sentii un calore intenso scendere dal mio petto verso il basso, il mio cazzo cominciò a pulsare e si erse. La mia mano scese ad accarezzarlo con lieve dolcezza. Giorgia si sollevò per chinarsi sul ventre del marito, fece sparire in bocca il suo piccolo membro eretto che indovinavo durissimo; intanto lasciava scivolare la mano tra le gambe, a farsi largo nel folto vello, a muoversi con lenta! e sensuale regolarità. Io cambiai posizione per avere una migliore visuale dello spettacolo, continuavo a sfiorarmi il sesso con leggerezza, attento a tenermi lontano da un inopportuno orgasmo. Ma nonostante l’eccitazione non riuscivo ad essere del tutto tranquillo in un luogo così aperto, di tanto in tanto alzavo lo sguardo per dare un’occhiata intorno. Un ronzìo di motore dal mare piatto distolse ancora di più la mia attenzione. Un gommone, con sopra una coppia, si stava avvicinando alla riva. Sicuramente due nudisti, pensai. Erano troppo lontani per riuscire a vedere quello che stavamo facendo, troppo vicini per non sospettarlo. Avvertii Giorgia e Paolo, ormai completamente presi nel loro gioco per potersene accorgere; senza troppa fretta, si ricomposero. – Andiamo nella macchia – suggerì Giorgia con una voce bassa che non le avevo ancora sentito – là dentro nessuno verrà a disturbarci. Raccogliemmo i nostri teli, li seguii nella fitta macchia che orlava la spiaggia. Prendemmo un sentiero seminascosto, che evidentemente loro conoscevano bene; l’attesa per quello che stava per accadere aveva mantenuto intatta la nostra eccitazione. Camminavamo nudi in mezzo alla natura, l’aria leggera e dolce ci accarezzava la pelle, Paolo ed io avevamo il cazzo ancora potentemente eretto; la folta peluria di Giorgia era umida e brillante di goccioline. Dopo qualche decina di interminabili metri ci infilammo per uno stretto varco quasi invisibile tra le piante, entrammo in una radura chiusa tra gli alberi e le siepi. Era una bellissima camera naturale e completamente ombreggiata, con il terreno reso soffice da sabbia ed erba. Stendemmo i nostri teli di spugna: i loro accostati, il mio trasversale per poterli osservare nella posizione più voyeuristicamente diretta e favorevole. Li guardai con desiderio mentre si accarezzavano reciprocamente, li osservai masturbarsi con dolcezza, li ho ammirati con eccitazione crescente mentre si attorcigliavano in un fremente sessantanove. E quando Giorgia, con le gambe oscenamente spalancate, mostrandomi la fica bagnata e gocciolante, ordinava con voce roca e spezzata a Paolo di entrare dentro di lei. Da dietro potevo vedere il culo del marito che andava su e giù, immaginavo, più che intravedere, il suo piccolo cazzo duro che entrava e usciva da quella foresta nera e umida. Il mio sguardo era pieno di quello spettacolo: mi sono sollevato in piedi per dominare la scena dall’alto, mi masturbavo furiosamente, attento a non venire prima di essermi goduto la visione di un loro orgasmo. Giorgia, ha alzato lo sguardo sul mio cazzo percosso dalla mia mano, sulle mie palle che ondeggiavano sopra di lei; l’ho vista vibrare in un intenso orgasmo, per un attimo le sue pupille sono scomparse: nei suoi occhi solo il bianco e palpebre che battevano veloci. Per me l’immagine del suo godimento fu una frustata di eccitazione che mi costrinse a fermarmi per non concludere subito con una copiosa eiaculazione. Come un’armonia dolce e inattesa alle mie orecchie risuonò la voce rotta e ansimante di Giorgia: mi chiedeva di avvicinarmi, di darle il mio cazzo da succhiare. Ho obbedito con le gambe che tremavano per l’eccitazione, mi sono messo in ginocchio, ho appoggiato il mio membro sulle sue labbra; lei ha passato la lingua lungo l’asta, poi ne ha fatto sparire la punta nella bocca succhiando con dolcezza. La mia eccitazione per poco non è esplosa in quel momento, quando ho sentito un’altra lingua, inattesa, che lambiva i miei testicoli. Ho dovuto ritrarmi bruscamente per non prorompere in un orgasmo irrefrenabile. Giorgia ha allontanato da sé il marito e rimanendo di fronte a noi con le gambe spalancate mi ha chiesto di leccarla. Ho affondato il viso tra le sue cosce, la sua fica era un fiore completamente sbocciato in mezzo ai folti peli neri e bagnati che si appiccicavano alla candida pelle dell’inguine. Ho cominciato con studiata lentezza a passare la lingua sulle labbra gonfie, sul clitoride piccolo e appuntito che si ergeva dalle rosee pieghe; assaporavo la forte fragranza della sua eccitazione. Avevo dimenticato Paolo, che si era fermato un attimo a osservarci, poi ho notato il suo movimento per portare il suo membro all’altezza della bocca di Giorgia, che iniziava a succhiarlo dolcemente. Non mi sono sorpreso, questa volta, quando una bocca grande, forte, decisa, si è impadronita avidamente del mio cazzo duro ed eccitato. Componevamo un’estatica congiunzione triangolare. Ho sentito Giorgia sussultare in un lungo, intenso, vibrante orgasmo. La mia lingua, tutta la mia bocca, erano impregnate dell’acuto, delizioso umore della sua fica. Ho sollevato la testa e con un lungo bacio in bocca ho trasmesso a Paolo la conoscenza dei suoi umori. Mentre ci baciavamo Giorgia ha preso in mano i nostri due cazzi, li ha uniti, accarezzati, strofinati tra loro; quindi si è chinata ed ha cominciato a leccarli e succhiarli alternativamente. A questo punto la tensione era veramente insopportabile, non avrei potuto resistere ancora per molto senza giungere ad un orgasmo. Ero sicuro che lo stesso fosse anche per Paolo. Ma Giorgia lo aveva capito benissimo, da brava regista sapeva come e in quali tempi muovere i suoi attori: ha ordinato al marito di andarle sopra e di prenderla. Io, che ancora non avevo compreso quello che lei aveva in mente, mi accingevo a procurarmi un orgasmo che mettesse fine a quella che stava diventando una sofferenza. Giorgia, con una voce rotta e appena percepibile: – Aspetta, aspetta, non venire ancora. – sussurrò. Portò le mani sulle natiche del marito che la stava montando e che adesso stava immobile con il cazzo piantato dentro di lei, gliele allargò con tutta la sua forza, mostrandomi il buco teso e aperto di Paolo. – Inculalo!- quasi gridò con la voce arrochita dal desiderio. – Sì, inculami! – sussurrò Paolo, quasi implorando. Mai prima di allora avevo inculato un uomo, ebbi un attimo di smarrita esitazione. Ancora la voce di Giorgia arrivò a incalzarmi: – Cosa aspetti? Prendilo! – L’eccitazione era tale che se anche avessi avuto una residua inibizione da superare sarebbe svanita all’istante. Mi portai alle spalle di Paolo, appoggiai il mio cazzo sul buco aperto e cominciai a spingere con forza. Il glande entrò con una certa fatica (e suppongo con un po’ di dolore) nonostante lui cercasse in ogni modo di facilitarmi, mentre le piccole mani di Giorgia continuavano a tenere le natiche allargate. Infine con un colpo di bacino violento e improvviso affondai completamente fino a quando sentii miei peli pubici che sfioravano i glutei. Paolo fu scosso da un sussulto e da una contrazione di dolore che si ripercossero su Giorgia, provocandole un orgasmo fortissimo, che la fece gridare e vibrare di piacere. Paolo rimase folgorato tra il dolore della mia penetrazione violenta e il piacere che gli trasmise l’orgasmo della moglie sotto di lui; con un rantolo e mille spasmi rovesciò il suo sperma nella vagina di Giorgia. Sentii il suo corpo forte e robusto contrarsi nel piacere, scuotere il mio cazzo affondato nel suo corpo, mentre lo sfintere me lo stringeva convulsamente e ritmicamente. Troppo, troppo era adesso il mio piacere: con un lunghissimo, intenso orgasmo inondai di sperma il suo intestino. Ci accasciammo l’uno sull’altro, esausti e appagati. Restammo ancora per un po’ in quella piccola porzione di paradiso, stesi in silenzio a riposare, ad aspettare che i nostri sudori e i nostri umori si asciugassero. Poi, come a un tacito segnale ci rialzammo e ci incamminammo verso la spiaggia. Mentre camminavamo completamente nudi sul sentiero nella macchia vedevo il mio sperma che scendeva dall’ano di Paolo lungo l’interno della coscia. Anche Giorgia aveva l’interno delle cosce bagnate da un liquido che doveva contenere i suoi umori vaginali, la mia saliva, lo sperma del marito. Passammo ancora qualche ora in spiaggia conversando e ridendo. Pranzammo con i panini che ci eravamo portati; mescolammo le birre che avevo portato io con il robusto vino rosso che avevano portato loro, e questo ci regalò una sonnolenta ed estatica allegria. Il primo bagno della stagione nell’acqua ancora fredda del mare di giugno servì a lavare i nostri corpi ancora imbrattati e a riportarci a un livello di coscienza più vigile. Ci stendemmo al caldo sole pomeridiano per asciugarci e recuperare energie. Mentre mi stavo chiedendo se era il caso di proporre di tornare ancora nella macchia (mi era sorta la curiosità di invertire il ruolo con Paolo), oppure di fissare un nuovo appuntamento, senza dire una parola si alzarono e cominciarono a vestirsi. – Adesso dobbiamo andare via. – La voce di Giorgia era dolce e neutra, ma decisa. Ero un po’ sconcertato, mi domandavo adesso se involontariamente non avessi detto una qualche parola inopportuna. – Mi piacerebbe incontrarvi di nuovo. – – No, non è possibile, non ci sarà un seguito. Paolo ed io abbiamo bisogno di questi momenti per mantenere saldo il nostro rapporto di coppia. E’ un equilibrio delicato, queste evasioni che ci concediamo debbono avvenire raramente e con persone sempre diverse. – Paolo era una presenza muta, a testa bassa. Ci salutammo con un bacio, mi sedetti sul mio telo e li osservai mentre si allontanavano lungo la spiaggia. Hanno mantenuto la parola: non li ho più sentiti e la cosa non ha avuto un seguito. Ho rispettato la loro volontà, non li ho più cercati. Tuttavia non dispero che un bel giorno il mio cellulare mi riporti la voce allegra di Giorgia o quella profonda di Paolo.
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