5 novembreLa situazione precipita: oggi mia madre mi ha rimproverato per l’abbigliamento che uso continuamente. Dice che sembro una “poco di buono”! Sapesse quanto ciò è più vero di quanto immagini. A peggiorare le cose, mio fratello Roberto si diverte ad esibirmi ai vicini di casa, facendomi stare ore intere sul balcone della mia camera seminuda. Un nostro dirimpettaio, un pensionato, ieri incrociandomi per strada si è lasciato andare a commenti piuttosto “coloriti”. Dice che non perde neanche una delle mie esibizioni e mi ha chiesto se lo faccio apposta, se sono una “porcellina”: domanda retorica in quanto è evidente che mi rendo conto di essere osservata ma non faccio nulla per coprirmi agli sguardi. Sono arrossita imbarazzata. Nonostante i mie progressi non riesco ancora a evitare la vergogna per le mie performance. Tornata a casa ho subito informato mio fratello dell’incontro e lui, divertito, mi ha ordinato di telefonare al vicino per informarlo che quando voleva vedermi nuda sul balcone poteva telefonarmi liberamente. Ma t’immagini?…: Cosa dovevo dire?: “Pronto, ragioniere? Sono Silvia, ecco, a proposito del nostro incontro di stamane, volevo dirle che se le fa piacere può telefonarmi per farmi mettere nuda sul balcone quando desidera. Si, è un po’ lungo da spiegare, ma a me fa piacere. Grazie…” Il maestro, informato della cosa, si è dichiarato d’accordo con mio fratello. 8 novembreMio padre, coinvolto da mia madre, mi ha fatto andare nello studio di casa dove tiene le sue cose e mi ha rimproverato per il mio abbigliamento. Dice che indosso abiti sconci, e ha ragione naturalmente. Ho cercato di spiegare che in fondo “non faccio nulla di male…” Allora lui ha cercato bonariamente di spiegarmi che una giovane e bella donna che gira per casa con minigonne vertiginose e tacchi a spillo, camicette scollate e magliette trasparenti può creare situazioni “imbarazzanti”!“Ti senti imbarazzato da me, papà?”“Beh, Silvia, non è solo per me ma anche per tuo fratello. Forse non ci hai fatto caso ma vedessi come ti guarda…”Ci avevo fatto caso, eccome. Sapessi papà, se tu sapessi. Al punto in cui era arrivata non potevo scegliere diversamente: se avessi accettato le disposizioni dei miei genitori avrei dovuto tornare all’abbigliamento che usavo prima, disobbedendo alle direttive del maestro e di mio fratello. Essere dominata è sempre stato il mio sogno e non intendevo rinunciare a quella opportunità. Colsi la palla al balzo:“Papà, ma io mi vesto così proprio per farmi notare da te. A me fa piacere essere guardata da te, se ti fa piacere.”“Non dire stupidaggini, Silvia! Sono tuo padre, non uno dei ragazzetti tuoi amici che puoi menare per il naso! Da questa sera non voglio più vederti con addosso quella roba!”“Papà, se non vuoi vedermi con indosso questi abiti vorrà dire che girerò per casa nuda! Ti andrebbe meglio?”Si è girato di scatto e mi ha colpito con un ceffone sul viso. Ho cominciato a piangere sommessamente e massaggiandomi la guancia gli ho detto:“Grazie papà”“Grazie per cosa? Per il ceffone?”“Si! Grazie per il ceffone”Sono uscita dallo studio lasciando mio padre ad osservarmi dubbioso. Mi sono chiusa in camera mia e per reazione, ho cominciato a piangere istericamente. Dopo qualche minuto ho sentito mio fratello che bussava alla porta:“Fammi entrare Silvia!”Mi sono alzata ed ho aperto la porta, richiudendola dietro alle sue spalle:“Cosa è successo?”Gli racconto l’accaduto e lui rimane pensieroso per qualche minuto. Mi accarezza la guancia arrossata dal ceffone di mio padre:“Ti fa male?”“Si… Un poco…”Non faccio tempo a finire la frase che mio fratello mi colpisce con un violento schiaffo proprio sulla zona già dolorante. Mi gira letteralmente la testa dall’altra parte e mi fa cadere sul letto a pancia sotto. Mi giro tenendomi la guancia con la mano e con le lacrime agli occhi lo guardo interrogativamente. Vorrei chiedere il motivo di quel colpo ma una schiava non deve mai chiedere il perché delle cose; e poi lui precede la mia curiosità:“Era da un po’ che avevo voglia di farlo ma avevo paura di lasciarti dei segni visibili difficili da spiegare alla mamma e al papà. E poi ti sei chiusa in camera e sai che non ti è permesso. Anche se ti dovesse venire il livido la colpa sarà di papà, no?!” 9 novembreIl livido mi è venuto. Eccome! Ho tutta la guancia tumefatta con un colore che varia dal giallo al blu. Mia madre si è stupita dalla forza del colpo di mio padre; non può certo immaginare che il danno maggiore è stato causato dal cazzotto di mio fratello. Resto tutto il giorno in camera mia, sdraiata sul letto e nuda come vuole mio fratello, che viene solamente per scattarmi alcune fotografie.“Così, per ricordo di come diventi carina se vieni colpita….”Quando la sera mio padre rientra dal lavoro mia madre gli dice che forse ha esagerato. Bussa alla porta della mia camera:“Silvia? Sono io! Posso entrare?”Sono ancora nuda sul letto e cerco di coprirmi quel poco per impedire di essere oscenamente esposta. Lui entra ed io noto subito il suo sguardo sul mio corpo, lasciato abbondantemente scoperto dal lenzuolo. Si siede sul bordo del letto, mi solleva il mento con le dita osservando il livido:“Ti fa tanto male?”“No papà. Appena un poco se tocco…”“Silvia, io, ecco… Scusami. Non volevo colpirti….”“Ooh, papà. Non importa. E poi hai fatto bene. Me lo meritavo.”Mi sollevo seduta sul letto abbracciandolo e lascio cadere il lenzuolo che mi copre il seno, restando con le tette nude e che premono contro il petto di mio padre. Lui è visibilmente imbarazzato mentre io sono già in calore per la situazione. Mi abbraccia anche lui accarezzandomi la schiena. Comincio a dargli baci sul collo, all’inizio sono bacetti da bimba, man mano diventano baci lascivi, da amante eccitata. Gli solletico le orecchie con la lingua. Mio padre non si muove e non parla; respira appena, ma noto il rigonfiamento che appare all’altezza dei bottoni dei suoi pantaloni. Prendo coraggio e azzardo: sempre baciandolo sul collo gli prendo una mano e me la poso sul seno. La mano di mio padre resta immobile, come paralizzata per qualche secondo. Poi, impercettibilmente comincia a strizzare leggermente il seno, come a saggiarne la consistenza. Continua per qualche minuto poi si alza allontanandosi da me, che resto con il seno esposto al suo sguardo:“E’ meglio che vada… Ci vedesse la mamma… Cioè, volevo dire… E’ meglio che vada…”Appena due minuti dopo l’uscita di mio padre entra mio fratello; non mi dice nulla, mi guarda e sorride. Alza il lenzuolo ed io, come so che lui vuole, allargo immediatamente le gambe per esibire il mio sesso alla sua ispezione. Lui mi osserva per qualche istante la fica e la macchia umida che compare sulla federa del letto. Mi passa la mano sul sesso asportandone gli umori, si avvicina la mano al naso, annusando il mio sapore: sorride ancora più compiaciuto e se ne và. 11 novembreMio padre sembra che mi eviti. Di sicuro evita di rimanere in una stanza della casa solo con me. Mio fratello ha informato il maestro dell’accaduto e hanno deciso di farmi sedurre mio padre. Sono angosciata: non è mica come dirlo! Cosa faccio? Cosa gli dico? Non posso mica andare da mio padre e dirgli: “Papà, sono una schiava da sesso ed il mio ruolo è quello di essere disponibile a tutti i maschi che vogliono servirsi di me. Vuoi fottermi per piacere?…O preferisci frustarmi prima?…” Cerco di spiegare i miei dubbi a mio fratello ma lui non vuole sentire ragioni:“Basta che fai la puttana, come hai fatto con me! Sei abbastanza brava a farlo, no?!” 13 novembreLa guancia migliora. Mio fratello e il maestro si sono accordati. A fine mese saremo ospiti dello chalet che il maestro ha in montagna, in Lombardia. Da quanto ho capito il maestro abita in veneto mentre noi abitiamo in provincia di Asti e quindi nessun problema.Il vicino pensionato ha preso alla lettera il mio invito. Mio fratello risponde al telefono e poi, ridendo, mi dice:“Silvia, il tuo pubblico ti reclama…”Mi passa l’apparecchio:“Signorina Silvia? Sono il ragioniere suo dirimpettaio. E’ da un po che non la vedo…”Capisco che è imbarazzato anche lui e non sa come fare; lo aiuto:“Ragioniere, vuole che mi metta sul balcone? Ha delle preferenze?”“Beh, mi piacerebbe vederla con il reggicalze e delle belle calze nere… E’ possibile?”“Mi dia solo il tempo di prepararmi…”“E… Silvia… Mi piacerebbe se si masturbasse per me…”Mi preparo sotto lo sguardo attento di mio fratello. Raccolgo i capelli ed indosso solamente il reggicalze, le calze velate ed i tacchi a spillo. Il monte di venere è perfettamente rasato ed il sesso completamente visibile. Mentre apro la portafinestra sul balcone mio fratello si accomoda su una poltrona riparata dall’esterno preparandosi a riprendere la mia esibizione con la videocamera. Esco e prego che non ci siano altri occhi a spiarmi. Penso che sono le 15 ed a quell’ora molti sono al lavoro: speriamo. 20 novembreApprofitto del fatto che il fine settimana prossimo io e mio fratello saremo ospiti del maestro per parlare con mio padre. Aspetto il momento in cui mia madre esce con mio fratello per delle compere; in realtà la cosa è stata combinata proprio dal caro fratellino che mi ha ordinato di “procedere come previsto”! Indosso la gonna più corta che possiedo con una camicetta nera abbottonata solo per un bottone sul seno. Tacchi a spillo e via. Guardandomi allo specchio mi rendo conto di essere veramente supersexy, o meglio, veramente oscena! La camicetta, a parte la scollatura, è abbastanza trasparente da mostrare perfettamente i capezzoli ed i seni ondeggianti ad ogni passo. La gonna, strettissima e cortissima, è di quelle elasticizzate e tendendosi sulle natiche cambia colore lasciando trasparire il rosa delle carni che contrasta con il solco scuro al centro. Poi è talmente corta che ad ogni passo risale lasciandomi scoperta la parte inferiore del monte di venere. Durante il tragitto dalla mia camera al salotto dove mio padre sta leggendo il giornale seduto in poltrona, la paura e l’angoscia m’assalgono ad ogni passo e almeno venti volte devo combattere l’impulso di scappare a chiudermi in camera. Ma mi sono imposta di ubbidire ad ogni ordine, per quanto difficile ed umiliante esso sia; e quindi, con una vergogna indescrivibile, mi presento davanti a mio padre:“Ah, Silvia, credevo fossi uscita con la mamma…..”Alza gli occhi ed ammutolisce osservandomi. Rimango ferma sulla porta, anche perché ogni movimento farebbe risalire la gonna ed ondeggiare il seno.“Ma… Come ti sei vestita?!… Sei impazzita?…”“Mi sono vestita così per te, papà. Speravo di farti piacere…”“Ma cosa dici… Senti, quello che è successo l’altra sera è stato un momento e non…”Comincio a camminare sculettando verso di lui e vedo il suo sguardo fissarsi sul mio inguine. Sento la gonna risalire lungo i fianchi e lotto con l’impulso di tirarla giù.Mi avvicino a mio padre che non parla più, osservandomi in silenzio:“Allora papà, ti piaccio almeno un pochino?”“Tu sei matta, senti Silvia…”Mi siedo sulle sue ginocchia e la gonnellina risale ancora di più sui fianchi. Quando mi accomodo sulle sua gambe ho mezzo sedere e l’inguine completamente scoperti. Mi ritrovo seduta in braccio a mio padre con la fica rasata esposta e le tette, appena velate, a due centimetri da suo viso. Sono tesa ed imbarazzata. Cercando di nascondere il viso per la vergogna appoggio la guancia sulla sua spalla e circondo il suo collo con le braccia. Lui rimane immobile ed silenzioso ma sento il suo pene crescere e premermi contro la coscia. Sempre nascondendo il viso gli prendo la mano e la guido sul mio sesso, allargando le cosce per facilitarne l’esplorazione. Poi resto immobile a guaire e gemere come un cucciolo mentre mio padre mi ispeziona con le dita il sesso masturbandomi lentamente. 21 novembreMio fratello ed il maestro si sono divertiti un mondo al mio racconto dell’accaduto. La parte peggiore, dopo il primo impatto, è stato quando ho dovuto chieder a mio padre il permesso di godere. Ha continuato ad accarezzarmi lentamente per quasi due ore prima di rimandarmi in camera a cambiarmi. Non ha voluto che lo soddisfacessi, ne con la bocca, ne con le mani, ne montandomi. Più tardi, mentre mia madre sistemava la cucina e mio fratello era fuori con gli amici, mi ha portato nel suo studio:“Silvia, credo che tu mi debba delle spiegazioni, non credi?”“Cosa devo spiegarti papà?! E’ stato bello ed io lo desideravo da parecchio. A te non è piaciuto accarezzarmi?”“Si, maledizione, mi è piaciuto! Ma cosa significa, per esempio, chiedere il permesso per venire? Come ti salta in mente una caso del genere? Ed il sesso depilato, ed i vestiti, e tutto il resto?”“E’ nella mia indole papà. Io mi sono resa conto di riuscire a provare piacere solamente se sottomessa! Per anni ho vissuto la mia sessualità con rapporti insoddisfacenti e che mi lasciavano depressa ed insoddisfatta. Poi ho capito che riesco a provare piacere solamente se dominata. A dire la verità, da quando ho intrapreso questa strada sono costantemente in uno stato d’eccitazione perenne”“Ma allora è per questo che ti vesti e ti comporti in questo modo?”“Si papà, anche adesso. Stare qui a parlare con te della mia sottomissione mi eccita enormemente. Tocca…”Sollevai la gonna allargando le cosce. Lui rimase un attimo indeciso:“Su papà, dai! Oramai…”Mi viene vicino e si china per osservarmi la fica prima di passarci le dita sopra.“Si, effettivamente stai colando…”Si allontanò ma io non mi ricomposi e rimasi a gambe allargate ed il sesso esposto.“Chi altri è al corrente di… Queste tue prerogative?”Chiese senza riuscire a distogliere lo sguardo dal mio inguine.“Beh, Roberto…”“Roobeertooo!?…”“Si papà! Ma ascolta, preferisci forse che mi affidi ad un estraneo? Roberto è mio fratello e so che con lui sono comunque protetta. E poi io voglio vivere questa esperienza realmente e senza alibi. Con la complicità di mio fratello posso essere controllata e punita da un uomo, un padrone severo ma di cui mi fido!”“Roberto ti punisce??”Allora mi sollevo con il busto, restando seduta a gambe allargate e mi sollevo il golfino attillato sui seni nudi:“Si, Guarda. Vedi questi segni che attraversano i miei seni? Sono colpi di scudiscio e di frusta. A volte mi frusta per qualche mia mancanza ma spesso solamente per suo divertimento e per la mia educazione.”Mio padre si avvicina ad osservarmi la tette e le accarezza, soppesandole per sentirne l’elasticità:“Quindi Roberto sa di quanto successo tra noi?”“Si papà. E’ stato un suo ordine ma, ti prego di credermi, nonostante mi sia vergognata da morire non immagini come mi senta felice adesso…”Mio padre, continuando a palpeggiarmi i seni, disse:“Vai a chiudere la porta a chiave…”Dopo aver obbedito al suo primo ordine mi ordina di sdraiarmi sulla scrivania tenendo le cosce allargate. Dopo essersi sfilato la cintura comincia a colpirmi proprio sul sesso esposto ed indifeso. 30 novembreFinalmente io e mio fratello partiamo; tra poche ore conoscerò finalmente di persona il maestro.Durante la settimana mio padre mi ha usata solamente una volta, permettendomi di soddisfarlo con la bocca. Non mi ha più detto niente riguardo al mio abbigliamento e deve aver convinto anche mia madre che in fondo si tratta solamente di un capriccio giovanile. Sempre quando siamo soli in casa mi obbliga a stare completamente nuda, con indosso solamente i tacchi a spillo. Gli piace guardarmi e accarezzarmi. Mio padre e mio fratello hanno parlato tra loro di me: ero presente anch’io, nuda ed in piedi in mezzo alla sala. Mio padre si è raccomandato con Roberto affinché non faccia stupidaggini, come quella di mettermi incinta o farmi correre rischi pericolosi. Mio padre ha deciso di usare solamente la mia bocca per scaricarsi, ma mio fratello ha detto che gli piace molto anche montarmi e sodomizzarmi e che non intende rinunciarci, garantendo però di usare tutte le precauzioni. Ho dovuto, su ordine di mio fratello, raccontare a mio padre del maestro e del nostro prossimo incontro. All’inizio era un poco preoccupato e ha acconsentito a lasciarci andare solamente a patto di poterci raggiungere le mattina della domenica. Poi avremmo fatto il viaggio di ritorno insieme. Comunque partiamo ed io, vestita come sempre, porto profondamente infilato nella fica e trattenuto da una catenella, un contenitore metallico per sigari cubani con dentro un biglietto di saluti da mio padre per il maestro. 5 dicembreScrivo solamente oggi perché nei giorni precedenti non ne ho avuto la possibilità. Abbiamo incontrato il maestro all’uscita dell’autostrada, come d’accordo. Ci siamo presentati e salutati come vecchi amici. E’ un bell’uomo: dimostra meno dei suoi quarant’anni. Prendendomi per i polsi e facendomi girare su me stessa per guardarmi bene commenta:“Sei più bella di quanto mi aspettassi, Silvia, veramente una bella puledrina!”Poi fece i complimenti a mio fratello per la mia forma ed il mio abbigliamento:“Veramente adatto per una schiava come lei…”Mi fece salire in auto con lui, invitando mio fratello a seguirci. Mentre ci conduceva a casa sua mi ispezionava il sesso e mi soppesava le tette. Infilandomi le dita nella fica tirò fuori il contenitore con il messaggio di mio padre. Mi ordinò di pulirlo con la bocca, di aprirlo e di leggerlo ad alta voce:“Gentile Signore, sono il padre di Silvia. Mia figlia mi ha spiegato il ruolo da Lei avuto in questa sua metamorfosi. Sarà già informato che anch’io ne sono stato, piacevolmente, vittima. Domenica mattina sarò da Voi per poi fare il viaggio di ritorno in compagnia dei miei figli. Vorrei però che la mia presenza non interferisse sull’uso che intendete fare di Silvia. Mi raccomando a Lei solamente per evitare che, le torture che sicuramente le farete subire, non lascino tracce permanenti indelebili sul suo splendido corpo. Saluti.”Il maestro rise e poi mi ordinò di masturbarmi con il contenitore tenendo la gambe allargate in modo da potersi gustare lo spettacolo.Arrivati alla sua casa di montagna mi ordinarono, come prima cosa, di spogliarmi e mi avvisarono che per tutto il periodo della permanenza sarei restata nuda. Le altre regole avevano lo scopo palese di mettermi costantemente in condizioni umilianti ed imbarazzanti: Dovevo camminare, restare in piedi e sedermi sempre con le cosce allargate. E’ molto più faticoso di quanto sembri: infatti alla fatica fisica di quel portamento scomodo ed umiliante si aggiunge lo sforzo mentale di controllare continuamente la propria postura. Passati quei tre giorni il desiderio più grande che avevo era di poter chiudere la gambe. Durante la notte, quando mi permettevano d’addormentarmi, per impedire che chiudessi le gambe nel sonno, mi applicavano alle caviglie un’asta di metallo lunga circa un metro.Dovevo servirli a pranzo, cena e durante tutto il giorno e la notte. Quando non avevano bisogno di me dovevo mettermi in un angolo, faccia al muro e braccia sopra la testa, immobile e zitta. Non potevo parlare e men che meno, toccarmi senza permesso. Non avrei mangiato nulla per tutto il periodo del soggiorno ma avrei potuto bere, poco e a comando, a quattro zampe come i cani:“Niente rende una femmina ubbidiente come le privazioni. E poi è bene che capisci che i padroni possono infliggerti delle crudeltà anche solo per loro capriccio!” Mi spiegò il maestro.Naturalmente nessuna parte del mio corpo venne risparmiata da penetrazioni, frustate e punizioni varie e ripetute. Il maestro era veramente esperto e conosceva tutti i metodi per infliggere dolore ad una donna, dominarla ed addestrarla. Quando ripartimmo la sera di domenica avevo le idee molto più chiare sul significato di essere schiava ed io stessa lo ero molto di più cha al mio arrivo in quella casa. La sera di sabato, dopo essersi divertiti a lungo con il mio corpo, mi incatenarono i polsi al soffitto. La gambe tenute allargate al massimo dalla sbarra. Mi applicarono uno strano apparecchio, credo uno strumento odontoiatrico, che m’impediva di chiudere la bocca e la teneva spalancata. Una cintura di cuoio in vita sorreggeva due grossi vibratori, uno infilato nell’ano e l’altro nella fica. Mi lasciarono così per tutta la notte ed in quella posizione mi trovò mio padre al mattino quando arrivò. Lui ed il maestro si presentarono poi mio padre salutò mio fratello e si sedettero a bere il caffè. Ogni tanto mi guardavano commentando. Finita la colazione mi si avvicinarono tutti e tre:“Bella idea, credo che la ripeteremo anche a casa quando possibile!”Commentò mio padre mentre giocherellava con i vibratori infilzati dentro le mie intimità:“Ma come mai è così sudata? Sembra esausta…”Rispose il maestro mentre mi palpeggiava senza nessuna delicatezza i seni:“I vibratori erano carichi ed accesi ieri sera. Ora le batterie si sono esaurite ma credo che prima di spegnersi abbiano regalato a Silvia parecchi orgasmi. Non è vero schiavetta?”Mi sembrava di essere in un sogno, o meglio, non mi sembrava possibile che potessi essere io quella nuda ed incatenata, con segni di scudiscio su tutto il corpo e due falli artificiali infilati dentro, che veniva soppesata, commentata ed esaminata come una bestia al mercato da mio padre, mio fratello e da uno sconosciuto. Mi liberarono ma non mi tolsero ne i vibratori ne l’apparecchio che mi costringeva a tenere la bocca spalancata. Mio padre osservò incuriosito ed eccitato il mio strano modo di camminare a gambe larghe e la cosa gli piacque tanto che in seguito m’impose quella postura anche in casa.Ogni tanto mi afferravano la lingua , la tiravano e la torcevano fino a farmi uscire le lacrime.Dopo pranzo, mentre sistemavo la casa ancora addobbata con i miei orpelli, il maestro chiese a mio padre:“Mi ha detto suo figlio Roberto che intende usare sua figlia solamente in bocca?! E’ un peccato mi creda…”“Preferisco non correre rischi. Si tratta sempre di mia figlia e può immaginare che cosa succederebbe se per caso restasse incinta..”“Mah, è un vero peccato. Io lo provata in tutti i modi e le assicuro che ne vale davvero la pena. Esistono sistemi abbastanza sicuri di prevenzione, anzi ho consigliato a Roberto di farla sempre accoppiare usando il preservativo, soprattutto se viene data ad estranei…”Mio padre fece una smorfia; forse non avevo considerato che potessi essere usata da altri.“… E comunque può sempre metterglielo dietro. Dopo la cura di questi giorni è diventata comoda quasi come davanti…”“Mah… non so..” Mugugnò mio padre.Allora il maestro mi chiamò:“Vieni qui Silvia!”Mi avvicinai e rimasi a gambe larghe davanti a loro:“Tuo papà si preoccupa d’incularti! Tu cosa dici?”Io non potevo dire niente a causa dell’apparecchio che portavo: allora il maestro mi ordinò:“Chinati e tira fuori la lingua!”Obbedii: lui afferrò la mia lingua e tirando forte m’incitava:“Avanti schiavetta, di al tuo padre se vuoi essere inculata o no…”Riuscii ad emettere qualche verso del tipo:“AhA e hahoe inhulami…”“A sentito? Le chiede per favore d’incularla. Allora vuole provarla?”Mio padre era eccitato al massimo: vedere sua figlia trattata come una bestia gli aveva fatto venire un’erezione esplosiva: “Ok. Al punto in cui siamo…”Il mestro mi fece voltare e senza nessuna delicatezza sfilò il vibratore dall’ano che uscendo fece un “plop” come i tappi delle bottiglie di spumante. Poi me lo mise davanti alla bocca ordinandomi di leccarlo e pulirlo bene. Mentre lo leccavo lo abbassava sempre di più costringendomi a chinarmi per eseguire quella disgustosa operazione. Quando fui 90 gradi sentii le mai di mio padre che mi afferravano i fianchi da dietro ed il suo sesso entrò nel mio ano come una lama nel burro. Raggiunse l’orgasmo in pochi colpi. Poi chiese al maestro dove fosse il bagno per ripulirsi:“Ma scusi, perché vuole andare in bagno? Abbiamo qui una bambina che può provvedere lei. Ha già la bocca spalancata, si accomodi…”Mi ritrovai con il sesso di mio padre in bocca mentre cercavo con la lingua di pulirlo meglio che potevo. Poi sentii mio padre chiedere:“Avrei anche bisogno di fare pipì….”Ed il maestro:“Prego. Faccia pure…”E così bevvi per la prima volta dell’urina maschile: ed era di mio padre.Dopo essersi scaricati ancora nel mio corpo mi permisero di farmi una doccia e di rivestirmi per tornare a casa. Mio padre volle che andassi in auto con lui e mio fratello ci seguiva con la sua auto.Accarezzandomi la cosce nude mio padre mi chiese:“Siamo andati troppo oltre? Hai sofferto?”Ci pensai un attimo: poi gli chiesi di fermarsi un attimo. Lui accostò. Allora avvicinai il mio viso al suo e gli dissi:“Non papà. Non hai esagerato. Anzi. Sono felice se vorrai continuare ad usarmi per il tuo piacere, come e quando vorrai… “ Poi gli misi le mani dietro alla nuca e l’avvicinai a me, baciandolo in bocca appassionatamente ed a lungo.
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