Donata stava distesa supina, con gli occhi chiusi. Si agito’ nel sonno, protestando contro qualcosa. Il respiro le si spezzo’ e fu sveglia. Aprì rapida gli occhi e li fisso’ sul soffitto. Nello stesso istante Paola entro’ nella stanza.- Sei sveglia? – chiese sorridendo. – Come stai? – Bene, – rispose Donata.Paola la fisso’ scettica.- Uhm! – mugugno’ scuotendo dubbiosa la testa.Donata si mosse. Sbadiglio’. Si stiracchio’.- Che ci fai tu qui?- Ci ho dormito, qui! L’hai voluto tu, non ricordi?No, – rispose Donata. Era vero. Non ricordava nulla dal momento in cui si era gettata sul letto, alla ricerca del sonno. – Mi hai telefonato alla cinque. Piangevi. Straparlavi. Mi hai chiesto di venire. Sono venuta. La porta era aperta e tu dormivi della grossa. Ronfavi in modo indecente. Mi sono sistemata anch’io sul divano.- Vabbe’! vabbe’! Aiutami ad alzarmi.Paola scosto’ le coperte. Noto’ che l’amica era andata a letto vestita, ma non fece commenti. La tiro’ su gentilmente, con una certa fatica. Donata pareva avere i muscoli legati. Le doleva tutto. Vide che stringeva i denti, avvertendo qualche sofferenza recondita. Sedette sul bordo del letto, afferro’ con le mani in crociate i lembi della camicetta e se la tolse come se fosse un maglione. I seni iperbolici debordarono nell’aria, nudi e danzanti. Sotto lo sguardo ammirato/esterrefatto di Paola, i capezzoli si inturgidirono.- Scommetto che ti piacerebbe succhiarli un pochino, – provoco’ Donata indicandoseli. – Credo che piacerebbe anche a loro! Paola, che avrebbe volentieri carezzato quei seni, e ancor piu’ gradito di strofinare teneramente le guance contro di essi, distolse lo sguardo imbarazzata, sperando di riuscire a nasconde re il suo turbamento.Cosa diavolo mi salta in mente? penso’ vergognosa. Quel desiderio, particolarmente in quel momento, non era come minimo da considerare disdicevole? E se l’amica se ne fosse accorta?Non sarebbe successo niente, si disse. Non con Donata. Donata probabilmente avrebbe aperto le braccia, invitandola a rifugiarvisi, per beneficarla col massimo di conforto. Dai, avrebbe esortato. Mangiamele un pochino, senti come sono calde, grosse, belle sode…Stranita dai quei pensieri non seguì le operazioni di svestizione. Si volto’ per un attimo quando l’amica sfilo’ la gonna, attratta dal nereggiare selvaggio e intricato sul ventre nudo, che intravide con la coda dell’occhio, e riporto’ lo sguardo altrove.- Ehi! – protesto’ Donata accorgendosi del suo imbarazzo. – Non ti mangia mica!- Eh? – fece Paola, con espressione finta innocente.- Puoi guardarla, sai? A LEI PIACE! Percio’, se piace anche a te, fai pure.Paola, divertita dalla disinvoltura dell’amica, sorrise. Fece pure. Guardo’ la foresta di peli e allibì. Neanche immaginava che una donna potesse essere tanto pelosa. Evidentemente Donata era obbligata ad esagerare in tutto. Un seno super, la sensualità piu’ sgrenata, ed ora anche il pelo! matasse intere di pelo! Chissà quante altre esagerazioni nascondeva la sua amica?S’accorse delle calze ciondoloni, appena riportate su oltre le ginocchia, e valuto’ che si trattava di un disordine indicativo. C’era stata gran baldoria da quelle parti la notte precedente. Poi noto’ i lividi.- Occristo! – le sfuggì. – Che e’ successo? – Niente, – rispose Donata. – Proprio niente! – Come niente! Sembra che tu sia caduta sotto un treno!- Un treno, e’ vero. Una mezza specie di treno.- Ma Donata! Hai lividi dappertutto! Persino sul seno!- Avrebbe potuto essere peggio col seno. Si vede che mette va loro soggezione…Paola si porto’ una mano alla bocca, per soffocare un’esclamazione di sgomento. Loro? LORO? si chiese ripetutamente. La domanda le si ficco’ in testa e la martello’ ritornando a stimolarla piu’ volte.- Gesu’, sembra che ti abbiano pestata!Donata scrollo’ le spalle. Non era stata pestata. Non tutta, almeno. Solo la sua fica. La fica sì, aveva subito un pestaggio in piena regola. Gliel’avevano quasi lessata con quei loro orribili cosi nodosi, brutti e insolenti! La fica si era vendicata, pero’. Nessuno dei grossi bastoni con cui le avevano dato quella speciale ripassatina ne era uscito indenne. Avevano dovuto tutti quanti abbassare la cresta e pagare il tributo canonico per ogni accesso.- Passami qualcosa da mettermi addosso, – chiese pratica. – Ho voglia di sentire il profumo del pulito su di me. Almeno il profumo degli abiti! Il tono amaro dell’ultima frase strinse il cuore a Paola, che ando’ a rovistare commossa nell’armadio. Loro? Loro? sussurra va qualcuno nella sua testa, insistente e lussurioso. Chi loro? Perche’?Torno’ con un pacco di biancheria e gliela porse. Donata forzando sulle sue energie li indosso’ in fretta e torno’ subito a sdraiarsi. Ne aveva bisogno. La stanchezza enorme dovuta agli strapazzi della notte era ora tutta su di lei, l’avvertiva in ogni muscolo, in ogni nervo, e imponeva dispotica che se ne stesse sdraiata. Per riposare ora, come lo era stata per affaticarsi. – Fetenti! – mormoro’ soffocando la parola con la bocca sul cuscino. Il martellare nella testa di Paola si interruppe. Sedette ai piedi del letto e resto’ muta, in attesa.- Lo sai cosa e’ successo ieri sera? – Chiese Donata.Paola scosse la testa.- Mi hanno fatta fuori a squadre…- Madonna! Donata…- Avessi visto con quanto entusiasmo mi sono saltati addosso! Parevano degli affamati! Era interessatissimi al mio corpo! Non smettevano mai di venire, uno di seguito all’altro, senza darmi neppure il tempo di respirare!- Porci! Maledetti!- Se fossi stata sobria, sarebbe stato istruttivo. Ti avrei potuto fare un rapporto molto ricco e particolareggiato. – Ma cosa dici?- Dai, lo so che ti piacerebbe sapere!- Ma non e’ vero! io sono molto spiacente per te!- E perche’? Fai male! Non e’ stato tanto brutto, in fondo. Ho avuto la mia parte, cosa credi?- VUOI DIRE CHE NON TI HANNO COSTRETTA? che l’hai fatto volontariamente?Donata giro’ il capo e incontro gli occhi dell’amica.- Non ne sono sicura, – mormoro’ in tono accorato. – Non so no sicura che non sia stata colpa mia!- Oh!Gli occhi di Donata si riempirono improvvisamente di lacrime.- Vattene, Paola. Sono una puttana, una troia! Ti contamino. Va via, salvati!- Non dire queste brutte parole! Non le meriti!- Linguaggio da uomini, Paola. Linguaggio vero. Loro non conoscono le donne. CONOSCONO LE PUTTANE!- Per me sei la miglior persona di questo mondo, – obietto’ Paola con fermezza. – Non m’importa con chi e con quanti vai a letto!- Tu non sai, non puoi renderti conto, sono molto peggio di quel che credi. A un certo c’e’ stata un’interruzione, per un po’ mi hanno lasciata in pace, e sai cosa ho pensato allora? Ch’era finita troppo presto, e che mi sarebbe piaciuto averne ancora!- Beh! – fece Paola a disagio, non sapendo come commentare; ne’ piu’ certa sull’opportunità di continuare a spiacersi per la disavventura dell’amica, o se invece doveva congratularsi con lei!In verità, in quanto amante della concretezza, riteneva che lei avesse avuto ragione nel desiderare un trattamento esteso ed intenso (oltre che idoneo). Dato che la cosa doveva essere, che fosse con tutti i crismi! e nel modo e maniera giusti! Se non altro per poter valutare correttamente la varie convenienze di quella faccenda tanto sconveniente. Non oso’ pero’ comunicare questo suo pensiero. Temeva potesse essere interpretato come un segno di leggerezza, e forse anche di irrisione. Sorrise dentro di se’ pertanto, e si preoccupo’ di mascherare il proprio divertimento. Gesu’, ma che cosa non era capace di combinare quella Donata! Ma perche’ continuava a prendersela così tanto? L’aveva fatto, no? L’accettasse, allora!- Non dovresti tormentarti così, – disse piano. – Son cose che succedono. Pensieri che ti rincorrono…- Non si e’ trattato di soli pensieri. I pensieri fungevano da scorta, quel che conta sono i fatti. E fatti ve ne sono stati tanti. Ho ricevuto un buon trattamento da donna, credimi!- Ma come ci sei cascata?- Non riesco a capacitarmene neppure io. Mi ci sono trovata e basta!- Ma come? come!- Devo aver bevuto troppo, ieri sera. Sapevo di non doverlo fare, eppure continuavo a mandare giu’ alcool. Quasi che sapessi quel che mi aspettava e avessi voluto ammorbidirmi per quando si sarebbero fatti avanti i maschi! A meno che non siano stati proprio loro a propinarmi qualcosa che mi ha stordita e resa incapace di reagire adeguatamente. Quel che e’ certo e’ che non ci sono state grandi scene. Non mi hanno ne’ picchiata, ne’ minacciata. Si sono limitati a sdraiarmi e a venirmi sopra. Tutto qua.- E tu?- Io? Li ho lasciati fare. O comunque non ho strillato molto quando mi sono resa conto di quel che succedeva!- Mamma mia, Donata, ma davvero lo volevi?- Una parte di me sì, lo voleva. Eccome se lo voleva!- Ohoo!- Erano parecchi, sai? Una vera marea di cazzi! Mi hanno tenuta sdraiata a lungo, molto a lungo! Saranno stati piu’ di venti. Senz’altro piu’ di venti!- DONATA!- Che e’? Ti metti paura? Paura tu per me?- Ma come hai potuto, tu, così piccolina…- Mi vedi, no? Eccomi qua, tutta intera. Un po’ ammaccata e avvilita, ma intera!A Paola non sfuggì l’amarezza segreta contenuta in quella parole. Se ne indispettì, e avvertì il bisogno di recitare la sua solita parte di avvocato del diavolo. Era ora di finirla! Basta con quei tormentoni! Aveva l’inclinazione al libertinaggio? se ne facesse una ragione!- Proprio non ti capisco, Donata! – esclamo’. – Sei proprio un mistero!- Lo so. Costituisco un mistero anche per me stessa!- A volte sembri ardita e disinvolta, altre timida e piagnucolosa. Ma dagli un taglio, no! Smettila di tormentarti!- Io voglio essere padrona di me stessa. Scopare poco o tanto, poco importa, ma sempre quando lo decido io. Invece eccomi qua, vittima ancora una volta! Come faccio ad aver stima di me stessa? Paola la fisso’ con intensità.- Gesu’, Donata, io ti ammiro moltissimo! Sei una donna formidabile! Allegra, spiritosa, sincera! Di quale stima vai cianciando? Se potessi vederti come ti vedo io, con tutta la tua arrendevolezza sessuale, ti innamoreresti subito di te stessa e non vorresti altra persona da adorare! Due lenti lacrimoni attraversarono le gote di Donata e caddero sul cuscino.- Gli uomini non mi rispettano. Mi prendono, mi scopano e se ne vanno.- Fanno così con tutte, cosa credi? Tutte noi abbiamo il problema dei rapporti con i maschi. A loro basta metterti le mani addosso, frugarti un po’, darti una strettina e, per il resto, se hai buone robe da mostrare, e gliele mostri, se ne infischiano di come sei fatta. Ti usano, voltano le spalle e buonanotte! chi si e’ visto si e’ visto! Pensi forse che la mia vita sia migliore del la tua? Ti inganni, se lo pensi. Non lo e’ affatto! Anzi e’ senz’altro peggio. Io mica mi prendo tutte le soddisfazioni di cui godi tu! Neppure la metà mi prendo, o un quarto, UN DECIMO! Donata quasi non l’ascoltava. Seguiva il filo della sua pena e non avvertiva la carica di affetto, oltre che di ammirazione, contenute nella parole.- Non e’ bello sentirsi così, – mormoro’ affranta. – Un corpo da strapazzare e basta!- Il 90% dei maschi cerca solo questo, Donata. Un corpo da strapazzare e basta! Percio’ se le fortunate creature che la natura ha generosamente dotato non si convincono del loro buon diritto a godere di quelle doti, poverette loro, avranno molto di che penare. Saranno le prime a disprezzarsi! Ma sai cosa accade quando una diventa sicura di se’, e prende a piene mani, e con buona coscienza, il piacere quando le arriva a portata di mano? che gli uomini magari segretamente la odiano (perche’ la temono); le affibbiano epiteti sanguinosi; pero’ nel profondo la stimano. E se capita il tipo giusto la stima, a volte, diventa qualcos’altro di piu’ coinvolgente.Donata torno’ a immergere la bocca nel cuscino. Singhiozzo’ soffocata la sua disperazione. Una grande angoscia, forse provocata da quelle parole, il cui suono sommesso la colpiva diritta al cuore, le aveva attanagliato l’animo. Porto’ il pungo chiuso accanto alla bocca e cerco’ di reprimere i singhiozzi.- Se tu avessi il coraggio di essere quella che sei, – proseguì Paola, – nessuno piu’ avrebbe il coraggio di mormorarti dietro. Neppure tu lo faresti?- Ma non mi hai sentito? – chiese Donata tra i singhiozzi. – Non hai capito quello che ho fatto?Paola si chino’ verso di lei. Le sussurro’ una parola affettuosa all’orecchio e la bacio’ teneramente sul collo. Effettivamente, penso’. Un pochino hai esagerato…- Non hai scelto tu di farlo, – disse. – Ti sei solo lasciata scegliere…La bacio’ di nuovo, nel medesimo punto di prima; e, visto che Donata non sollevava obiezioni, continuo’ a baciare, scendendo lentamente verso la gola, un tocco a fior di labbra quasi ad ogni centimetro, e salendo poi su verso il mento. I singhiozzi lenta mente diminuirono di intensità. Confortata dal parziale successo intensifico’ i baci, attardandosi sulla punta arrotondata del mento, come timorosa di salire ancora; o come per aumentare l’aspettativa di quelle dolci labbra, così carnose, schiuse e imbroncia te, che sembravano chiedere di qualcosa, ed erano già pronte a riceverla. Donata aveva smesso di piangere. Teneva gli occhi spalancati, in una muta attestazione di stupore. Non s’aspettava quell’irruzione repentina di tenerezza. La voleva, anche se non l’aveva chiesta. Nel silenzio s’udì il suo respiro pesante.Paola tardava a muoversi, smarrita nello spazio ristretto tra mento e labbra. Non osava salire ulteriormente, timorosa di perdersi nella loro morbidezza (quelle labbra che tanti uomini avevano baciato, e forse anche qualche donna, costituivano la meta irresistibilmente fascinosa di una conquista temuta prima ancora di ambita). Non riusciva a scendere, attratta irresistibilmente dal loro profilo (il pensiero dei tanti falli che l’avevano visitata, dei sessi femminili che ne avevano tratto conforto, la tenevano ancorata alla speranza: la speranza di poterle sfiorare, per rubare il sapore fresco del suo alito, e quelli morbosi dei residui di piacere che forse ancora vi stazionavano).Oso’ per lei Donata. Scivolo’ leggermente in giu’ con il corpo e fece aderire le sue labbra a quella dell’amica. Per Paola fu lo stesso che ricevere una scarica di elettricità. Sussulto’ e si ritrasse spaventata. Scese dal letto.- E’ meglio che riposi… – disse.- Ho appena finito di dormire!- Ne hai bisogno ancora. Non vedi che occhiaie? prendi un sonnifero, se necessario. Ma dormi. Dei tuoi problemi parleremo dopo, va bene?Donata consentì. Andava bene. Sembrava non ci fosse nulla di meglio da fare! Prese dal cassetto del comodino una pillola e l’inghiottì.- Ciao, – disse distendendosi. – Ci vediamo dopo…Paola non rispose. Tiro’ giu’ le serrande e fece buio. Dopodiché si allontano’, e si perse nello stesso smarrimento in cui si sperse il mondo.Per molti giorni fu preda della malinconia. Nonostante che Paola si fosse trasferita da lei, un profondo senso di insoddisfazione la teneva in stato di permanente inquietudine.- Non ci pensare, Donata, – le faceva l’amica ad ogni occasione.Ma lei continuava a pensarci. Se pure non avesse voluto, ogni volta che incontrava il vicino, con il suo sorriso arrogante, la mente la riportava a quella famose notte di baldoria.- Ho un conto in sospeso con lui, – diceva rabbiosa a se stessa, senza saper dire in che cosa consistesse quel conto. Due settimane più tardi, tornando a casa, vide un Gondrand fermo sotto casa e, occhieggiando sul pianerottolo, l’uscio del vicino spalancato. Capì che il tanghero stava traslocando! Scappava il vigliacco! Se ne andava via per sfuggire alla sua cattiva coscienza! e al pericolo che alla vicina volgesse in furore e le saltasse il ticchio di denunciarlo alla polizia. Irruppe felice in casa e corse da Paola per darle la buona notizia.- Se ne va! – disse impetuosa. – Va via!- Chi?- Il mio vicino. Sta cambiando casa!- E a te che importa?- Come che m’importa? E lui che ha organizzato l’orgetta a mie spese!- Diamine! Lui?!- Si, sta traslocando!Paola si affaccio’ per avere la conferma, vide i facchini carichi di suppellettili e torno’ contenta ad abbracciare Donata. – Perche’ non me l’hai detto prima? Avrei forse potuto rifilargli un calcio dove si sente meglio!- E’ un uomo pericoloso, quello, Paola. Meglio non averci niente a che fare.Improvvisamente piena di esuberanza Donata propose di fare una gita insieme.- Usciamo? – suggeri. – Andiamo al mare? Andiamo a prendere una boccata d’aria fuori città?- Che ore sono?- Le dieci. E’ l’ora giusta.- E’ l’appuntamento con l’analista?Donata si gratto’ rumorosamente una coscia. Era palesemente euforica.- Sì, e’ vero, l’analista, stavo dimenticando… Non importa, andremo un’altra volta al mare.- Domani va bene?- Domani?- Si, domani! domani!- Ma domani e’ sabato. Ho altri programmi per il sabato…- Sarebbe?- Mi voglio far bella…- Hai un appuntamento?- No, ho intenzione di visitare il locale dove sono stata adescata.- Dico, ma sei impazzita?- Desidero rivedere quel posto, Paola, riesaminare certi momenti… non per altro, per rendermi conto…- E se incontri quelli che ti hanno violentata?- Non sono sicura mi abbiano violentata!- Beh, intendo quelli che ti si sono fatta. Fatta e strafatta.- Perche’ dovrei incontrarli? Non staranno mica là ad aspettare me! sbavando e smaniando di lussuria!Non preciso’ che alcuni dei violentatori sicuramente lavora vano in quel locale. Non ci penso’ neppure a confessarlo.- Sarà, ma a te che serve andarci?- Voglio ripercorrere i miei stati d’animo, Paola, e capire se veramente ho inteso farmi sbattere da tutti quegli uomini. Per capire dove, come e se ho sbagliato. Desidero cambiare radicalmente, nella direzione che mi hai indicata tu. Ne trarrei un gran beneficio, se riuscissi a farlo. Sarebbe bello, ogni volta che ne avessi voglia, scopare senza rimorsi, o provare vergogne. MI PIA CEREBBE ASSECONDARE I MIEI IMPULSI SENZA PENTIMENTI SUCCESSIVI, i quali servono solo a riempirti di angosce e di timori! Occorre che mi chiarisca le idee, per questo. Insomma, devo scoprire se sono o no una puttana magiauomini senza fondo! E se lo sono, imparare ad accettarmi per quello che sono. Paola penso’ scettica che l’amica si era proposto un compito arduo, e lungo, e faticoso. Forse anche un compito equivoco. Avrebbe dovuto percorre parecchio cammino per arrivare al suo punto. Un cammino interminabile, parecchio più lungo di trenta cazzi disposti in fila uno dietro l’altro.- Un buon programma, – commento’, soffocando l’impulso di chiedere "non e’ per caso che ti vuoi fare solo una bella scorpacciata di cazzi?" Sarebbe stato ingeneroso nei confronti dell’amica. – Ma un pessimo proposito. Io in quel posto non ci tornerei, neppure per tutto l’oro del mondo.- Di che cosa dovrei aver paura? Non mi faro’ certo portare via da qualcuno, per farmi sbattere di nuovo!- Prima di decidere, riflettici un pochino su. Non potrà che farti bene.- Dici?- Certo che dico! Secondo me la cosa più saggia che ti ho sentito dire da quando ti conosco e la proposta di fare una gitarella insieme. Peccato tu l’abbia messa subito da canto! Donata annuì. Parve consentire.- Sì, forse hai ragione, – ammise. – Forse e’ meglio ripensarci.- Allora?- Va bene, faro’ come dici, – disse un po’ mesta. – Non andro’ in quel locale.- Andremo al mare, invece?Sì, ma non questo sabato. Questo sabato mi conviene riposare. Me ne staro’ tranquilla, che e’ proprio quel che mi ci vuole! L’euforia era passata. La malinconia, scacciata per un momento, era tornata a rendere grigia l’espressione di Donata. Paola se ne considero’ responsabile, e si disse che non era una buona amica, se riusciva a turbarne così spesso l’equilibrio! – Dai, non fare quella faccia… – disse dispiaciuta.- Ohooo! – fece Donata con un pizzico di insofferenza. Afferro’ Paola per la braccia e le confesso’ apertamente quel che pensava di lei.- Sei una gran rompiscatole, a volte, sai. Un’amica troppo saggia. Pero’ mi piaci. Ti trovo stupenda.- Anche tu lo sei.- Davvero?- Sì, davvero, sei molto simpatica!- Solo simpatica? Non mi trovi anche sexy?- Sìssì, sexy lo sei, e parecchio pure!- Perche’ non mi baci, allora?- Donata!- Lo so che ne hai voglia! Perche’ non lo fai?Paola abbasso’ gli occhi.- Perche’ tra donne non si fa, – rispose imbarazzata, pian piano. – E’ una cosa innaturale!- Come innaturale!? Se lo desideri!- Non sono una lesbica, cosa credi?- Neppure io, se e’ per questo! Non vedo pero’ perche’, se mi sento attratta da una donna particolare, dovrei negarmi il piacere di concederle i miei baci!- Insomma…- Baciami, stupida! Lascia perdere i pensieri.Donata si alzo’ sulla punta dei piedi e porse le labbra. Paola che era molto più alta di lei, si chino’ e, vincendo ogni ritrosia, accetto’ di sfiorarle con le sue. Il contatto scateno’ una tempesta di battiti nel cuore. Dio! esclamo’ mentalmente. Mi piace baciarla! mi piace!Sentì l’amica che l’avvinghiava con le braccia e adagiava l’immensità carnosa delle tette contro il suo petto (le piacque sentirle spandersi contro le sue). Poi la sua bocca che si faceva insistente, e una lingua ruvida battere contro la chiostra dei denti, chiedendo con insistenza di accedere alla bocca. L’ostinazione di quella lingua la fece diventare molle, ma ancora non si aprì. Donata allora passo’ a succhiarle le labbra, e a disegnargliele dolcemente con la punta della lingua. All’insistenza delle labbra, aggiunse la seduzione di un mugolio leggero, un invito pressante a cedere, e agili carezze sulla schiena. Un insieme di misure che ne spezzarono la resistenza. Paola avvertì i propri umori affiorare tra le coscie, e si lascio’ andare. Aprì un varco alla lingua e se la ritrovo’ subito dentro, invadente, viva, inebriante, che si agitava impazzita. Donata! Donata! grido’ dentro di se’, avvinghiandosi a quella miniatura di donna pressoché perfetta, toccandola dappertutto, sfiorandone le forme d’avorio. Quanta bellezza aveva tra le braccia! E’ toccata a me! penso’ orgogliosa perdendosi nel bacio, nell’esplorazione di quella morbidezza soda e composta. E’ mia! Mi vuole!Continuarono a baciarsi e a toccarsi finche’ ebbero respiro. Quando il fiato manco’, si staccarono un secondo per recuperarlo, e ripresero da dove si erano interrotte. Un nuovo mugolio annuncio’ il desiderio di Donata. Non occorsero parole. Paola capì e accetto’ di non restare passiva. Prima timidamente, poi con la medesima espansività indiscreta dell’altra, le ando’ incontro con la lingua, l’agito’ e accondiscese ad intrecciarle insieme. Mentre era così intenta a lasciarsi divorare, sentì una mano scendere a frugarle i glutei, e un altra ancora più giù, per sollevarle la gonna. Si sottrasse all’abbraccio.- No, questo no, – disse spingendo lontana l’amica.Donata torno’ ad abbracciarle. Spinse la lingua tutta fuori dalla bocca e agitandola oscenamente propose il nuovo gioco. – Dai, – esorto’. – Fammi vedere la tua.Paola recalcitro’. Fece di "no" scuotendo il capo.- Dai! Dai! Facciamo le porche! Non ci vede nessuno tanto! – insistette Donata ridacchiando. – Possiamo divertirci un mondo, se vogliamo.Continuo’ a muovere la sua lunga lingua rosea fuori dalla bocca. Era una vera virtuosa di quell’esercizio.- Sarà delizioso, vedrai!Paola si lascio’ convincere e fece fare capolino tra le labbra alla sola punta della lingua. Un affacciarsi pudico e provocante che fu molto apprezzato.- Di più, – insistette Donata eccitandosi. – Un pezzettino ancora…Fu esaudita. La lingua venne estratta per metà e mossa da un angolo all’altro delle labbra. Rapidissima Donata corse ad addentarla. L’afferro’ tra i denti e la costrinse a restare fuori. Poi la picchetto’ con la sua, da dentro, riprendendo a carezzare il bel corpo asciutto e fremente.- Su, slinguamoci, – propose ancora. – E’ divertente, sai. E’ così come, da depravate! Prova, vedrai che ti piacerà farlo! Estrasse di nuovo la lingua e si esibì di nuovo nei suoi virtuosismi. Timidamente all’inizio, poi sempre più convinta e disinvolta, Paola accetto’ di giocare quel gioco insolito e delizioso. Porto’ fuori la sua e l’intreccio’ vivacemente con quella di Donata. Tornarono a baciarsi, e di nuovo a slinguarsi con gusto, le lingue tutte fuori dalla bocca. Ridacchiavano facendolo, diverti te quanto erano eccitate. Un nuovo bacio intenso, feroce quasi, in cui parvero volersi risucchiare l’anima, e divorarsi a vicenda le labbra e ancora l’esibizione ostentata del loro desiderio di oscenità. Le lingue impazzirono, armonizzandosi nel loro intreccio, con sempre maggiore abilità (stavano prendendo confidenza). Al terzo giro di baci Donata aggredì di nuovo il pudore dell’amica. Afferro’ l’orlo della gonna e la sollevo’ di botta fin sulla vita.- Che fai! che fai! – si difese Paola cercando di ostacolarla.- Lo sai no? Voglio giocare con la tua fica!- No! no! e’ da lesbiche!- E’ da donne che si amano, – replico’ Donata scostandole le mutandine e infilandole un dito dentro.Paola emise un sospiro’ esasperato di soddisfazione. Il dito che aveva dentro si mosse, sciacquo’ tra i suoi umori, e ne trasse dei squittii teneri che la fecero vergognare e eccitare nello stesso tempo.- Non e’ bello? – chiese Donata baciandola sul collo, e intensificando i traffici nella fica.- Sì, e bello, – sospiro’ Paola emettendo altri umori. – Mi piace…- Poi te la lecco, sai? Te la mangio tutta!- Dio, no!- Poi tu lo farai a me, e sentirai il sapore della mia pisella… mi berrai tutta.- Oh! Donata!- Poi ce la leccheremo contemporaneamente, ed io ti verro’ in bocca, ti annegherò con i miei umori. Le mie secrezioni sono molto abbondanti, sai. Specialmente all’inizio. Ti sembrerà che ti stia pisciando in faccia!- Mio Dio, Donata, cosa dici?Donata, che intanto manovrava con tre dita dentro, il pollice abilmente dislocato sulla clitoride, sentì moltiplicarsi gli umori tra le dita e prese a lapparla su tutto il collo. – Ti gusta l’idea di una pisciata in faccia, eh?- Ohooo…- Confessalo!- Toccami! Toccami!- Se vuoi te lo faccio, sai? Ti piscio in faccia! Anche adesso! Anche subito!- Ohoo! Donata, sei terribile, mi fai impazzire!- Ti imbavaglio con la fica e ti annego di piscio!- Anche a te! Anche a te!- Sì, anch’io me lo faccio fare. Metto la faccia in mezzo alle tue coscie e tu mi inondi tutta! Lo bevo il tuo piscio, se vuoi, se ti piace.- Basta, Donata, basta!- Ogni volta che andrai a spandere acqua, chiama me, verro’ a pulirtela a colpi di lingua. Te la terro’ pulita io, non temere. – Oddio, sto venendo…Donata rise, felicissima dell’annuncio. Diede uno strappo alle mutandine e si inginocchio’ rapida. Vide il bel sesso ricciuto di Paola, il piccolo porto grazioso dei suoi piaceri, e vi af fondo’ col muso. Un secondo più tardi lappava furiosa, strappando delle vere e proprie grida all’amica, il cui orgasmo incipiente ingigantì, divenne così violento da non poterlo sopportare. A Paola le si piegarono le ginocchia. Tutto il peso del corpo, che si torceva e sussultava, ricadde su Donata che l’accolse, lo sostenne, senza perdere la presa sulla vulva. Neppure per un attimo smise di slinguarla. Per tutto il tempo dell’orgasmo non fece altro che passare la lingua sulla passera fradicia, succhiando e ingoiandone gli umori.Paola si torse, smanio’, tiro’ a se’ per i capelli la povera Donata. Venne scompostamente. Infine la marea del piacere passo’, e lei, scuotendo la testa per schiarirsi le ide, si rese conto della condizioni dell’amica. Si stacco’ immediatamente. Donata tiro’ un profondo sospiro di sollievo, poi passo’ le dita sulle labbra e le ripulì di alcuni peletti che vi erano ri masti attaccati.- A momenti mi affogavi! – esclamo’ ridendo.Anche Paola rise.- Dio, scusa, Donata, scusa!Donata la bacio’ su una coscia. Aveva delle belle coscie opulente, Paola, e dei fianchi ampi, doviziosi, in cui volentieri si perse con le mani.- Sei fine in tutto, – commento’ sempre ridendo. – Magra, alta, elegante, ma qui… – diede una pacca sui glutei, – qui sei proprio esagerata!- Oh! beh! – fece Paola confusa.- Sei una gran bella donna, sai? Mi e’ piaciuto fartelo!- Grazie, sei gentile!- Mache’ gentile, dico la verità.- Tra noi due quella veramente bella sei tu. Accanto a te io scompaio!- Più che bella io sono attraente. I maschi mi trovano bona, ecco tutto. Comunque, e’ stata una bella leccata!- Vuoi che… che contraccambi?- Ti andrebbe di farmelo?- Io… non sono sicura di farcela.- Non importa se non ti va, sono contenta lo stesso.- Potrei provare…- Massì, prova, magari ci mettiamo sopra un po’ di miele, così ti diventa più dolce!- No! se lo devo fare la voglio così, al naturale!- Scherzavo sciocchina! Certo che te la do al naturale! Vieni, eccola, e tutta tua.Donata si sdraio’ di lungo e tiro’ su la gonna. Non indossava mutandine, quasi mai in casa (spesso neppure fuori). Non ancora abituata a quel vello indiscreto e debordante, Paola lo fisso’ con tanto d’occhi.- Madonna! Ma e’ una prateria! – commento’ stupita.- Ti disgusta?- No, anzi… solo che e’ veramente tanto! Sembri una gatta!- Sono una gatta! Una gatta un po’ cresciuta, ma un sacco libidinosa. Vieni, falla miagolare!Paola si inginocchio’ esitante. Si piego’ sulla distesa nera intricata e si fece strada verso la passerotta scostando i ricci con i palmi.- E’ carina? – chiese Donata. – La trovi di tuo gusto?- Sì, e’ bella!- Dai comincia, leccala!Paola esito’.- E’ la prima volta, sai…- Dai, tuffati. Vedrai che andrà tutto bene.Paola ne aspiro’ l’odore, tanto familiare e nello stesso tempo inconsueto; poi immerse la faccia. L’odore divento’ più forte. Si ritrasse.- Non gliela faccio… – disse.- Gesù, bimba, ma se non hai nemmeno provato? Dagli un colpettino di lingua, almeno!Paola ritorno’ nel folto, e provo’ ad assaggiarne il sapore. La slinguo’ tutta dal basso verso l’alto. Non successe niente. Si fermo’ un istante e diede una seconda passata. Ancora niente. Pareva proprio che la fica non fosse capace di mordere. Si fece coraggio e immerse la lingua dentro. Incontro’ il flusso degli umori e ripiego’ in disordine. Donata le prese le guance tra le mani e le scocco’ un bacio da lontano.- Che sciocca sei! metterti paura per un po’ di liquido… forse davvero e’ la prima volta che lecchi una topa.- Sì, la prima.- Con le tue amichette, da ragazzina, possibile che non abbiate mai combinato qualcosa insieme?- Ce la mostravamo più che altro…- Ve la mostravate e basta? Che stupidelle!- Beh, ce la sia pure menata a vicenda, in qualche occasione.- Ah! Ah! vedi?- Ma solo un mezza dozzina di volte!- Solo cinque o sei volte? Ma che carucce! Quanta frugalità! Sei sicura che non siano state di più?- Forse una decina…- Dì pure che lo facevate ogni volta che ne avevate l’occasione!- Beh!- Scommetto che vi infilavate la mano sotto la gonna anche a scuola, sedute all’ultimo banco, durante l’intervallo della ricreazione.- A questo poi no!- No? Io si invece! Lo facevo con una biondina tutta lentigginosa, ma più ardente di un vulcano in eruzione. Era più piccola di me, ma mi batteva dodici volte in fatto di libidine. Ave va una fantasia del diavolo! Pretendeva sempre che le leccassi le dita, dopo che aveva finito di frullarmela!- Noi eravamo più prudenti e modeste. La facevamo quando ci trovavamo sole in casa. Ci sdraiavamo sul letto una di fronte all’altra, ci toglievamo le mutande, e facevamo andare le mani. Qualche volte ci baciavano pure, ma in genere ci limitavamo a guardarci in faccia e a godere ognuna del piacere dell’altra.- Bello! Da vere raffinate!- Una volta l’abbiamo fatto davanti allo specchio. Ci siamo eccitate così tanto che abbiamo continuato per tutto il pomeriggio.- Ma che porcelline!- A volte si trattava di semplice esibizionismo reciproco. Ci nettavamo sedute una di fronte all’altra, le coscie sui braccioli della poltrona, e lavoravamo attivamente con le dita. Tra di noi si scatenava una vera e propria gara a chi emetteva più versi e si frullava il grilletto più allegramente. Trovavamo un sacco divertente quel gioco!- Lo credo, bimba, eccita anche me nel sentirlo descrivere!- Subito dopo aver avuto l’orgasmo infilavamo le mani sotto le coscie e la tenevamo aperta per mostrare le lacrime di gioia della patatina.- Che deliziose eravate! Peccato non esserci stato anche io! Vi avrei leccato a morte tutte e due!Anche lei voleva ci leccassimo. Me lo chiedeva sempre. Diceva in continuazione, proviamo con la bocca, dai! Io invece niente, non ho mai ceduto.- Che cattivona! Non sai cosa ti sei persa.- Ora lo so. Lo so quello che mi sono persa! – Avresti cuore di farlo perdere anche a me? – No, Donata, no…- Allora riprovaci, dai! Affonda! Succhiamela un pochino! Tiro’ forte per i capelli, sollevo’ il bacino in un esplicito invito; e la faccia torno’ a pascolare nella conchiglia cremosa. – Mica ti lascio libera! – disse corrucciata sempre tenendo Paola per i capelli. – Dovrai farmi venire prima! Paola si rassegno’. Fece quel che le si chiedeva. Infilo’ la lingua dentro e l’agito’ a dovere. Immediatamente si levo’ il canto d’amore di Donata, che prese a incitare furiosamente l’amica.- Così, brava! Mordi! Succhia! Mangiamela tutta!Paola, ignorando le circostanze inusitate, e l’oggetto assolutamente inedito su cui praticava quel bacio, morse e succhio’, le mangio’ la fica e le tormento’ la clitoride. L’odore aumento’ rapidamente. Continuo’ a lappare, strappando all’intimità sbavante i suoi umori. Un rivolo di liquido scivoloso le bagno’ il muso e il mento, formo’ una piccola pozza nel vaso composto alle grandi lab bra. Vi agito’ dentro la faccia e se la bagno’ tutta.- Così, continua così! – udì Donata gridare.La sentì smaniare, sbattere tumultuosa il culo sul pavimento, imprigionarla più forte per capelli; e capì che stava per venire. Gesù! E’ più veloce del lampo! penso’ allegra. Davvero, ci metteva niente Donata a venire! L’amica venne e il rivolo muto’ in un ruscelletto di bollicine, versi melmosi e liquido follicolare. Incitata dalla voce delirante di Donata continuo’ a lappare. Lappo’ e lappo’, affogata nei flussi copiosi dell’orgasmo. Lappo’ fino quasi a perdere il respiro. Poi il movimento tumultuoso del bacino si placo’, le grida scemarono di entità, e solo un respiro affannato resto’ a turbare la tranquillità della stanza.Magnifico, – ridacchio’ Donata nel silenzio improvviso, ancora ansimante. – Mi ci voleva proprio.Paola si sollevo’ dall’intrico peloso.- Sono stata brava? – domando’ con un pizzico di vanità.Donata venne a dirglielo direttamente con la bocca. Le scocco’ un bacio delicato a fior di labbra e disse semplicemente: – Grazie. Grazie, cara!Di nuovo si baciarono, un bacio più profondo, scambiandosi i sapori che ognuna aveva accumulato nella bocca. Poi Paola si rammento’ dell’analista e si rimise di scatto in piedi.- Madonna quanto è tardi! – esclamo’ riassettandosi. – Su, preparati che andiamo!- Ma dove vuoi andare! Non stai bene qui con me?- Gesù! e l’appuntamento?- Vieni qui, sciocchina. Ora ce l’hai con me l’appuntamento. Per un bel 69! Non crederai sia finita qui, vero?Paola non lo credeva, anche se fingeva di crederlo. Non finse più comunque.- Va bene, – consentì. – Come vuoi. Mettiamoci comode, pero’. Abbiamo un bel letto in casa, usiamolo!Tese la mano a Donata e l’invito’ a crogiolarsi con lei tra le lenzuola!
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