Gli amici di mio fratello si sono sparpagliati fra le converse e dai loro atteggiamenti intuisco che hanno già iniziato i primi approcci galanti, sorrido compiaciuta e mi chino verso Veniero. “Vedo con piacere che i tuoi uomini non amano perdere tempo, ma dimmi, ti piacciono le due fanciulle?” Indico le educande che ho fatto sedere proprio di fronte a noi e che, ignare della sorte che le attende, ridono e scherzano gaiamente. Chissà, può essere che alla fine siano felici di conpiacerci, come a suo tempo accadde anche a me di allietare la vecchia badessa. “Sono davvero squisite e delicate e se a te non dispiace, dedicherò subito loro le mie attenzioni.” Ci alziamo dal desco e ci rechiamo sulla terrazza dove ho già fatto preparare per tempo una moltitudine di grossi cuscini e tappeti. Le monache ci raggiungono seguite dagli ufficiali e dal turco. “Vieni Selim, mia sorella desidera conoscere le tue virtù, ti ho promesso a lei per il festino di oggi e spero che tu sappia farti onore. Vieni e mostra a queste donne le tue preziose qualità!” Siamo tutti mollemente abbandonati sui cuscini e la nostra attenzione è concentrata su Selim che, unico ad essere rimasto in piedi, si trova al centro della terrazza. Con pochi e rapidi gesti si spoglia completamente e quando cade anche l’ultimo indumento, un mormorio di stupita approvazione accompagna l’ammirazione dei nostri sguardi. “Allora sorellina, cosa ti dicevo? Non è una magnifica sorpresa? Hai mai visto nulla di più fantastico di questa virilità?” Sono scioccata dallo spettacolo offerto ai miei occhi e a quelli di tutti gli astanti. Dalle cosce di Selim s’inalbera un pene dalle dimensioni inconsuete, non so quantificare le sue misure esatte, ma è lungo almeno una spanna e mezza e grosso quanto la stanga di un carretto. Lo impugna con entrambe le mani e ancora ne avanzano quattro dita abbondanti. Lo esibisce ai presenti come fosse un trofeo, poi mi guarda e sorride con un ghigno animalesco, ricco di oscene promesse, che mi eccita e sconvolge il sangue nelle vene. Anche le mie consorelle sono eccitate dalla vista di quello stupefacente attrezzo, scettro della lussuria e manifestano il loro entusiasmo commentandolo e lodandolo con i migliori attributi. Ma è mio, solo mio! Quel pene divino deve essere mio al più presto, mi sento bruciare fra le cosce dal fuoco del desiderio e faccio cenno al turco di avvicinarsi. Senza titubanze accarezzo l’oggetto delle mie brame. Lo impugno a due mani facendole scorrere lungo la possente asta fino a scoprire del tutto il glande che è grosso in proporzione al pene di cui ne è parte. Come è diverso dai cazzi che ho conosciuto fino ad oggi, non solo per le dimensioni, ma anche per la forma. E’ largo ed arcuato a tal punto che assomiglia al corno di un bove e poi verso la punta sembra essere diverso… ma certo, come ogni mussulmano quest’uomo è stato circonciso ed è il primo uccello del genere che ho l’opportunità di vedere. Ho la bava alla bocca per la lussuria che si è impadronita del mio corpo, non mi accontento più di accarezzare quel fantastico strumento di piacere e mi avvicino con le labbra al glande per iniziare una difficile suzione. Le mascelle mi fanno male per la necessità di doverle spalancare al massimo, ma soffoco il dolore per gustarmi il piacere di sentirmi penetrare in bocca quel bastone di carne. Anche l’afrore ed il sapore selvatico che emana contribuisce ad alimentare la mia foia, ma mi devo controllare perchè voglio assistere alla deflorazione delle novizie. A malincuore stacco la bocca dal cazzo di Selim e cerco con gli occhi mio fratello. Si è già denudato ed una conversa lo sta spompinando dolcemente per portarlo alla giusta erezione. Faccio cenno a suor Amalia che rapida inizia a spogliare Maura e Cecilia mentre due ufficiali ed altre suore le tengono ferme. Maura non si ribella, ha lo sguardo allibito per la sorpresa, ma non fa nulla per sottrarsi alle nostre attenzioni. Cecilia invece si agita, strilla e scalcia cercando di liberarsi ed è proprio su di lei che Veniero punta con decisione. Le si avvicina e le accarezza le mammelle strizzandole i capezzoli fra le dita, un urlo di dolore fa seguito alla sua azione. “Grida, grida più forte che puoi, più gridi e più mi darai piacere…!” Do alcuni ordini secchi e prontamente vengono portati due inginocchiatoi ai quali sono subito legate le ragazze, ora che non dobbiamo più lottare fisicamente per tenerle ferme, siamo liberi di agire a nostro piacere. Veniero si avvicina a Cecilia piegata in due sopra l’attrezzo, la ragazza continua a strillare cercando di liberarsi dalle corregge di cuoio che la tengono legata e quando sente il pene dell’uomo strofinarsi sopra la vulva, urla selvaggiamente per la paura. Guardo con desiderio mio fratello mentre immerge nelle tenere carni la sua virilità che, pur non avendo nulla per essere paragonata al pene di Selim, è in ogni modo di ottime proporzioni. Mi spoglio in un attimo e prona a cosce larghe invito il moro a prendermi da dietro. “Prendimi Selim, così! Come una cagna… fammi sentire il tuo bastone… penetrami nel ventre… ahhh che male…! Non fermarti, continua a penetrami…!” Non so quanto sia entrato in me col suo arnese mostruoso, ma mi sento riempita come mai mi era successo fino ad ora. Ecco! Inizia i movimenti del coito, si muove piano e con cautela e la frizione comincia a dare i suoi frutti. Il piacere si impadronisce delle mie membra e i primi gemiti si trasformano in grida gutturali mano a mano che accelera il ritmo dei colpi che si fanno martellanti e più forti. Avverto i segni premonitori dell’orgasmo che sta per arrivare, un urlo lancinante mi squassa il cervello e contemporaneamente godo come un’ossessa. Mentre rantolo la mia libidine, guardo Veniero che ha infilzato con un sol colpo Cecilia e sta menando colpi micidiali sulla sua verginità abbattuta. La ragazza sta piangendo sommessamente, ma all’improvviso urla ancora, poi una sequela di grida che sembrano non finire più. Veniero si è infatti sfilato dalla vulva e sta cercando di penetrarla analmente, ma la giovane si divincola freneticamente e non gli rende facile il compito. Anche lui urla atroci bestemmie e impugnata una correggia di cuoio frusta energicamente la schiena e le natiche di Cecilia. “Brutta cagna schifosa! Ti permetti di ribellarti ai miei desideri… ma so io come si fa a domare una troia come te! Tra poco vedrai che sarai più disponibile!” Come un indemoniato continua a menare colpi sempre più violenti sulla ragazza mentre i suoi amici guardano e ridono sfottendolo perchè non riesce a sodomizzare una pulzella che è pure legata. Veniero si irrita sempre più, libera le braccia di Cecilia e le alza il busto mettendo in evidenza il magnifico seno della fanciulla. In un primo tempo sembra volerlo accarezzare, fa roteare i capezzoli fra le dita, ma all’improvviso afferra un coltello da un cesto di frutta e con un colpo netto le amputa la rosea fragolina di una mammella. Cecilia lancia un grido lancinante di dolore e di disperazione mentre due monache la sorreggono per impedirle di accasciarsi. Il sangue zampilla dal seno offeso e Veniero si masturba immergendo il pene nella ferita, poi si accosta ancora alle sue terga e tenta di nuovo la penetrazione. Spinge inseguendo il forellino sfuggente, impugna il cazzo con una mano mentre con l’altra tiene allargate le natiche della ragazza, alla fine riesce ad appoggiare il glande allo sfintere anale e lo penetra senza provare alcuna pietà alle urla ed alle implorazioni d’aiuto di Cecilia. La scena violenta dello stupro mi riaccende i sensi di colpo e godo ancora. Getti di lava bollente s’iniettano nella mia vagina dove il moro sta ancora instancabilmente menando colpi su colpi. Anche Veniero deve aver goduto e quando si toglie dai glutei della fanciulla vedo altri rivoli di sangue scendere fra le sue cosce, il suo posto è subito preso da un ufficiale che continua l’oscena opera del suo nobile padrone. Mio fratello si è abbandonato su un cuscino per ristorarsi ed attendere che gli passi l’affanno. Ha ancora il cazzo turgido e lucido per le tracce di sperma, non so cosa mi prende, all’improvviso mi butto su di lui e faccio mio quel membro. Glielo prendo in bocca completamente e lo faccio penetrare fino alla gola suggendolo golosamente. Solo un attimo di perplessità poi Veniero mi accarezza i capelli, scende con le mani lungo la schiena nuda e si sofferma con le dita lungo l’insenatura dei glutei, mi penetra la vulva ancora umida dello sperma di Selim e mi masturba. “Ahh sorellina come desideravo anch’io la tua bocca, non sapevo come fare per fartelo capire… ma tu hai saputo rompere gli indugi… sei brava… adesso voglio godere fra le tue labbra. Non subito, non ancora… dobbiamo far durare a lungo il piacere di questi momenti, ora vieni qui, sotto di me…” Mi fa sdraiare al suo fianco e poi s’incunea col viso fra le mie cosce, mi succhia la fica fradicia di sperma e beve golosamente il frutto del suo amico, poi lentamente risale lungo il ventre per fermarsi a suggere le mammelle e i capezzoli. La frenesia dei sensi mi ha reso schiava dell’atto incestuoso e cerco di coronare la mia passione ed il mio desiderio spalancando le gambe ed insinuandomi sotto di lui fino a sentire il suo scettro entrare fremente nella mia natura. Facciamo l’amore dolcemente, alterna colpi secchi a colpi sinuosi, varia il ritmo ora accelerando, ora rallentando, poi m’afferra per le natiche e spinge il bacino con forza come se volesse penetrarmi con tutto se stesso. La vista mi si annebbia e mi gira la testa, godo come un animale in calore e m’abbandono al piacere che il suo cazzo mi sta donando. “Sii fratellino mio… ti sento tutto dentro di me, fottimi come fossi la tua cortigiana preferita… sono la tua cagna in calore che vuole essere montata… chiama i tuoi ufficiali e prostituiscimi anche a loro… che mi chiavino insieme, anche nel culo…voglio essere sodomizzata!” Veniero schiocca le dita e due giovanotti arrivano subito, poche parole per spiegare loro il mio capriccio e uno dei due si sdraia supino. Mi stacco dal membro di mio fratello e mi accovaccio scosciata sul ventre dell’uomo d’arme, il suo pene scivola in me profondamente e subito si muove ritmicamente procurandomi intensi brividi. Pochi attimi e mi sento afferrata per le mammelle, me le strizzano con forza provocandomi dolore, ma è un dolore piacevole che accompagna le ondate di godimento che provo guizzando con la vagina sul pene. Attendo con ansia la seconda intrusione, ecco… il glande mi viene appoggiato sull’apertura più stretta, si muove sinuosamente cercando di forzarne l’ingresso, una spinta… un’altra e trionfante si fa largo e mi penetra nei visceri. La vista mi si annebbia per il piacere, infoiata come una baldracca da lupanare impugno il cazzo di mio fratello. “Vienimi vicino Veniero, ti voglio nella mia bocca, te lo voglio succhiare fino a farti morire fra le mie labbra… voglio bere il tuo succo quando mi godrai nella bocca… e tu Selim! Svelto… sfonda anche tu il culo di quella ganza…! Finisci l’opera di mio fratello!” I due uomini mi pompano ritmicamente e avverto le prime contrazioni vaginali che preannunciano l’orgasmo, succhio il cazzo a mio fratello, ma intanto non perdo le mosse di Selim che si è appostato alle spalle di Cecilia. Osservo con occhi lubrichi il pene gigantesco che si avvicina alle tenere carni della giovinetta, il turco l’afferra per le anche dopo averle puntato il glande sul piccolo orifizio appena violato. Comincia a spingere e le sue natiche si muovono contraendosi ad ogni colpo e ad ogni colpo Cecilia risponde con un grido di dolore. Selim sembra non badarvi, un ghigno feroce fa capire come non gli importi nulla delle sofferenze della pulzella, anzi, accentua i suoi sforzi e con un grido selvaggio ci annuncia il successo dei suoi intenti. Al suo grido fa seguito l’urlo disumano della giovinetta, il cazzo possente l’ha penetrata fino alla radice e deve averle scardinato lo sfintere. Rivoli di sangue scorrono sempre più intensi dalle sue natiche, una vera e propria emorragia e mentre il turco continua a menare colpi poderosi, i suoi lamenti si affievoliscono fino a cessare. In preda alla lussuria per le violenze cui sto assistendo e che mi eccitano in maniera incredibile, come un’affamata succhio il cazzo a mio fratello, me lo faccio penetrare in gola fino a sentirmi soffocare, lo scappello per leccargli il glande e scendere poi con la lingua lungo il bastone. Con una mano impugno lo scroto mentre gli lecco i testicoli, l’altra sinuosa si fa strada fra le natiche e con le dita gli stuzzico l’ano che sento contrarsi per il piacere. Quando lo penetro con due dita la sua voce strozzata mi avverte che sta per godere, mi affretto allora ad ingoiare di nuovo il cazzo giusto in tempo per accogliere nella bocca densi fiotti di sperma. Mi piace il suo gusto e mi soffermo per assaporare il dolce succo contro il palato e sulla lingua prima di ingoiarlo avidamente. Il piacere che ne nasce è tale che subito fremo per un nuovo orgasmo e con i miei movimenti inconsulti e le conseguenti contrazioni uterine ed anali faccio sborrare anche i due verri che si stanno affannando dentro di me. Rudemente Veniero spinge di lato gli ufficiali liberandomi della loro intrusione fisica, mi scoscia supina schiacciandomi le ginocchia sulle spalle e si butta vorace con la bocca sul mio inguine succhiando e bevendo lo sperma di cui sono intrisa. A poco, a poco il suo ardore si placa e restiamo distesi vicini nell’attesa che passi anche l’affanno. Tutta la compagnia, stanca di questi primi assalti d’amore si è abbandonata mollemente sui cuscini e ci rifocilliamo con vino e biscotti. Improvviso mi guizza nella mente un pensiero, non sento più i lamenti di Cecilia e mi alzo per andare a controllare le sue condizioni. Ancora con le ginocchia legate allo scranno è immersa in un lago di sangue, non respira più, le allargo le natiche e scopro uno spettacolo orrendo. Il turco le ha squarciato l’ano in maniera incredibile, il foro anale e quello vaginale sembrano diventati una cosa sola e la poveretta è senza dubbio morta per le conseguenze della violenza e della terribile emorragia. Non ho alcun rimorso, in verità non me ne importa più di tanto di quella ragazza, mi spiace solo che non potrà più essere utile per i nostri piaceri, ho solo il rammarico di non aver fatto in tempo a godere anch’io del suo giovane corpo. Faccio segno alle monache e tre di loro si affrettano a liberare Cecilia dalle corregge per portarne via il cadavere, pazienza mi rimane ancora la possibilità di godere del corpo di Maura. “Sei certa che non avrai problemi?” Veniero è preoccupato per me, ma lo rassicuro, appena lui se ne sarà andato segnalerò alla direzione dell’ordine il decesso per malattia della novizia e se anche vorranno venire a controllare non potranno più scoprire nulla, il tempo avrà cancellato ogni traccia dal cadavere. “Non rattristiamoci con questi pensieri, vieni ti ho promesso anche Maura, andiamo a fare la sua conoscenza.” Ci avviciniamo alla novizia, anche lei prona e legata con le corregge sull’inginocchiatoio, le accarezzo i capelli e scendo a palpeggiarle i floridi seni sodi. “Piccola mia hai capito vero quello che desideriamo fare con te? Hai capito che vogliamo divertirci e godere del tuo giovane corpo?” La ragazza è pallida e mi guarda con occhi acquosi, è evidente che è terrorizzata e con voce strozzata, ma non piagnucolosa, replica alle mie domande. “Ho capito quello che volete farmi e da quel poco che ho potuto vedere dalla mia posizione so anche che sarei comunque violentata. Mia priora… Madre! Hai pensato che potrei non avere alcuna intenzione di ribellarmi? Sono disposta a sottomettermi ai vostri desideri e a compiacervi in ogni vostro vizio. Da quel poco che ho visto e sentito ho capito che alla fine è preferibile per me accettare le vostre volontà e prendermi la mia parte di piacere…” “Hai sentito Veniero come è sveglia la nostra ragazzina? Rammenta che l’ho promessa a te e quindi decidi tu cosa farne, puoi violentarla come Cecilia o iniziarla ai piaceri dell’alcova, puoi essere gentile e generoso con lei o torturarla a morte… è tua fanne ciò che vuoi!” “Slegatela!” Ordina ai suoi uomini e quando è libera si sdraia sui cuscini invitandola a sederglisi accanto. Le accarezza i polsi e le caviglie segnate dalla tensione delle corregge che la imprigionavano, poi la palpeggia intimamente stringendole i seni fra le mani. La guardo con dolcezza mentre, ormai tranquilla, si abbandona fra le braccia di mio fratello. “Non ti hanno mai accarezzato così? Sei mai stata con un uomo prima d’ora?” Risponde con voce titubante e mi guarda timorosa. “Si qualche volta. Presso le monache dove ho fatto la prima parte di educandato, nei momenti liberi ci si accarezzava tra noi novizie, ma con un uomo la prima esperienza l’ho fatta col padre confessore… aveva una cella tutta sua quando veniva al convento per le cerimonie quotidiane. Mi faceva inginocchiare davanti a lui e durante la confessione mi accarezzava i capelli. All’inizio pensavo lo facesse per tranquillizzarmi, ma poi le sue carezze divennero sempre più indiscrete fino a diventare intime. In seguito confidandomi con le compagne sono venuta a sapere che lo faceva con tutte e che tutte, chi più e chi meno, lo lasciavano fare. Un giorno ha cominciato ad accarezzarmi i seni come ora sta facendo lei Signor Conte, avevo paura, ma la cosa mi piaceva per cui non mi sono ribellata. Probabilmente rassicurato dal mio comportamento, mi ha sollevato le vesti ed ha cominciato ad accarezzarmi anche le gambe. “Ti piace piccola? – mi diceva – E qui ti piace?” Mi aveva infilato la mano fra le cosce e con le dita mi accarezzava la fessura. Le muoveva come quando ci si masturbava tra noi ragazze, ma fatto da lui era più bello. A poco, a poco mi stava portando al godimento e quando si è reso conto che la cosa mi dilettava parecchio, si è sbottonata la tonaca mostrandomi il suo sesso grosso e duro. Era la prima volta che vedevo il pene di un uomo e mi sono sentita mancare per l’emozione. Blandendomi con parole gentili mi ha convinta a prenderglielo in mano e mi ha insegnato come voleva essere accarezzato, in altre occasioni mi ha insegnato a masturbarlo in maniera più sconcia usando la bocca e la lingua e un giorno si è fatto fare da me fino a quando dal pene non gli è uscita una sostanza bianca e gelatinosa che ha riversato nella mia bocca. Solo un altro paio di volte ha goduto sprizzando il suo seme in mia compagnia. Dalle confidenze che ci facevamo fra noi educande, ho saputo che dispensava a turno il suo piacere fra tutte noi.” “Allora sei già una porcellina navigata e dedita al vizio! Mi piacerebbe godere delle tue attenzioni, ma come hai sentito ti ho donato a mio fratello che potrà disporre di te a suo piacere, anche in modo cruento se lo desiderasse. Ti consiglio di accettare le sue attenzioni e di assecondare i suoi desideri senza obiettare e per cominciare mostrami con i fatti cosa facevi al tuo confessore.” Maura, che ha già impugnato il pene di Veniero, s’inginocchia e comincia a suggerne la punta vellicandola con le labbra. Dardeggia la lingua aguzza tutt’intorno al glande risucchiando a tratti la rossa cappella nella bocca vellutata e Veniero, che la guida nella sua azione per farsi leccare nelle parti per lui più sensibili, ad un tratto le offre anche l’ano da baciare. Maura per un attimo si blocca titubante, ma uno schiaffone che le affibbio sul sedere, la sprona come un cavallo e riprende le sue carezze labiali immergendo la bocca fra le natiche di mio fratello. La osservo mentre lecca e succhia, è evidente la sua poca esperienza, ma è altrettanto evidente di come sia portata ad incamminarsi sulla strada del vizio. La sua lingua cerca di penetrare lo sfintere di Veniero e a volte ci riesce strappandogli mugolii di piacere. Le allargo le natiche e a mia volta avvicino la bocca alla sua fica, lecco tutt’intorno lo spacco della vulva e risucchio fra le labbra il clitoride che è diventato turgido e fuoriesce superbo dalle grandi labbra. Scendo slinguando lungo la fessura e arrivata all’ingresso della vagina la penetro con la lingua per saggiarne la verginità. Maura mugola di piacere e griderebbe certamente se il cazzo di mio fratello non le riempisse completamente la bocca. Continuo nella mia azione e la insalivo più che posso per favorire la deflorazione che avverrà di lì a poco. “E’ tua fratello, è pronta per essere presa!” Seduta sui cuscini faccio accomodare la novizia fra le mie gambe tenendo le sue completamente divaricate e sollevate. Veniero si sistema fra le nostre cosce, il cazzo turgido proteso come un ariete in avanti, pronto a violare la giovane. “Guardalo Maura! Guarda come mio fratello incombe su di te, guarda il suo cazzo quanto è bello! Ora si aprirà la strada nel tuo ventre, guarda il cazzo che fra poco ti porterà via la verginità e che ti darà il piacere che non hai mai provato! Eccolo… si accosta alla tua vagina… lo senti come comincia a frugarti la fica? Eccolo che s’immerge dentro di te… entra Veniero! Sfondala, penetra col tuo bastone! Ahh come vorrei fossi stato tu a sverginarmi quand’ero ragazza! Spingi! I tuoi colpi raggiungono anche me… è come se tu stessi chiavando anche me…!” Sono persa nella libidine e godo di questa situazione a tre. Ho lasciato andare le gambe di Maura ma le sto palpando e strizzando le mammelle baciandola e succhiandola sul collo. La ragazza che all’inizio si lamentava per il dolore patito alla rottura dell’imene, ora comincia a provare piacere anche lei, freme sempre più freneticamente e si agita, cercando di andare col ventre, incontro ai colpi che Veniero le assesta con sempre maggiore velocità. Anche mio fratello grugnisce ed ansima perchè sta per raggiungere il culmine del godimento. Chiava la ragazza, ma, con uno sguardo carico di libidine, mi guarda fisso negli occhi poi, improvvisamente, con una mossa non prevista arretra i fianchi, s’abbassa al mio livello e con un urlo di trionfo mi penetra la vagina scaricando il suo sperma nel mio ventre. Sono colta di sorpresa, ma quella repentina intrusione scatena il mio orgasmo che si ripercuote sulla novizia che unisce le sue grida di piacere alle mie. Quando ci stacchiamo è segnata sul collo e sulla spalla dall’azione dei miei denti ed anche le mammelle sono livide e sanguinanti per le unghiate che le ho inflitto durante l’orgasmo. “Svelta piccola prima che vada perduto il nettare che mio fratello mi ha voluto donare, raccoglilo con la lingua prima che coli dalla vulva.” La ragazza è dolorante, ma non obietta, il timore di chissà quali rivalse la rende docile ai nostri desideri e subito si dedica ad eseguire il mio ordine. La sua lingua passa e ripassa sulla mia fica, la allarga con le dita e la penetra per quanto possibile. Da come agisce si capisce come abbia già fatto parecchia esperienza nell’amore tra donne e sappia come destreggiarsi. Quando poi immerge le sue tenere labbra all’ingresso della vagina per succhiare il miele che vi ha depositato mio fratello, sono colta da un nuovo orgasmo e godo quasi strangolandola da tanto stringo forte le cosce intorno alla sua testa. Una nuova piccola sosta per riprendere fiato e ristorarci, offriamo anche a Maura del vino e biscotti e mentre ci rifocilliamo mi guardo intorno per rendermi conto di quello che hanno fatto gli altri. Un paio di monache sono piene di lividi ed apparentemente ridotte male, ma non mi preoccupo in quanto conosco le loro tendenze masochiste e so che amano farsi picchiare e flagellare. Le altre, come me, sembrano stanche, ma non ancora esauste. Di lì a poco Veniero chiama Selim e gli mormora alcune parole sottovoce indicandogli Maura, quest’ultima in un attimo si butta ginocchioni fra le gambe di mio fratello implorandolo. “Vi prego Signor Conte, con lui no! Non mi faccia prendere da lui vi prego! Appena ora mi avete iniziata ai piaceri del sesso e se mi farete prendere dal vostro amico sarò rovinata per sempre oppure farò la stessa fine di Cecilia. Vi scongiuro Conte Veniero, farò qualunque cosa mi chiederete, ma non datemi a quell’uomo!” “Ti voglio accontentare, però voglio guardarti mentre lo masturbi con le mani e con la bocca, avanti fammi vedere quello che il prete ti ha insegnato!” La ragazza, ancora tremante e timorosa, s’accosta allora alle grosse gambe muscolose del turco, gli accarezza le cosce possenti stuzzicandogli lo scroto con la punta delle dita, i muscoli guizzano sotto l’azione delle carezze della giovane e l’erezione del pene è immediata, si erge maestoso dal pube e incute timore per la sua possanza. La giovane vi si dedica con passione menandolo a due mani e lambendolo con la lingua, ma non riesce ad accoglierlo nella bocca da tanto è grosso. Grugnendo di piacere il moro la sdraia supina sui cuscini e la cavalca stando in ginocchio, immerge il palo di carne fra le mammelle che tiene strette con le mani, sputa nel solco dei seni per facilitare la frizione del sesso e la possiede in questo modo lubrico. Ad ogni spinta la rossa cappella, gonfia di libidine, va a sbattere sul viso di Maura che, ancora terrorizzata, non ha il coraggio di lamentarsi per il dolore che il maschio le sta infliggendo ai seni. E’ a questo punto che mi accosto alla ragazza, le sollevo il capo e le faccio aprire la bocca. “Fallo entrare fra le tue labbra quando s’accosta… usa la lingua… così, ecco che la cappella riesce ad entrarti…!” Mi chino sui seni di Maura e con la lingua lappo la terribile lancia che si muove e guizza nei movimenti del coito. Impazzita di lussuria non mi accorgo nemmeno che Veniero si è portato alle mie spalle, me ne rendo conto solo quando sento il suo paletto penetrarmi nel culo. “Ahh fratello mio… sii sodomizzami… mi piace essere presa così, come una cagna…!” Succhio il cazzo che si agita fra le mammelle di Maura, sento quello di mio fratello che mi frulla veloce nell’ano e con le mani mi masturbo la fica che sta colando gli umori generati dal piacere. Dei guizzi repentini e vibranti mi avvertono che Selim sta per godere, con un grido afferro a due mani il cazzo gigantesco e a stento riesco a farmi penetrare la punta nella bocca, è così ingombrante che fatico a respirare, ma sono talmente infoiata che non ci bado. Masturbo l’asta vigorosa fino a quando sprizza il suo seme nella mia gola. Bevo il nettare asprigno gustando golosamente il suo aroma selvatico, ma devo anche respirare per non soffocare e parte del liquido mi invade i bronchi procurandomi spasmodici colpi di tosse. Mi è rimasta la bocca piena di sperma che non riesco più a deglutire ed allora mi accosto al viso di Maura e la costringo a berla con un bacio osceno. Instancabile, Veniero mi sta ancora sodomizzando mentre rantola parole perverse. In preda al piacere m’insulta e bestemmia. ” Troia…! Non sei una suora, sei una troia… una bagascia da bordello… saresti felice se ti facessi sbattere da tutti i miei armigeri vero? Sei una cagna in calore… senti il mio cazzo come ti fotte, ti piace prenderlo in culo… da me… da tuo fratello…?” Ancora pochi colpi e poi anche lui scarica il suo seme nel mio intestino urlando e bestemmiando. Si è fatta notte, affranti e sudati ci ritiriamo ognuno nelle nostre stanze per ristorarci con un buon sonno. Ho condotto con me Maura perchè voglio godere ancora della sua compagnia e ne approfitto per cercare di capire se l’imprevista avventura le è piaciuta e potrà essere una del nostro gruppo o se dovrò pensare a liberarmene. Mi toglie ogni dubbio quando, appena coricate, mi si avvinghia stretta, stretta e comincia a baciarmi sulla bocca e succhiarmi i seni. Mi lecca le mammelle e poi, passando nell’insenatura che le divide, scende con la lingua leccandomi il ventre. Mi bacia dolcemente l’inguine e l’interno delle cosce che, nel frattempo, le ho spalancato. E’ piacevole, dopo tanta violenza, abbandonarsi a carezze così tenere e dolci. Guizza veloce la lingua nella vulva che già freme di novella passione, mi raggiunge il clitoride che afferra in punta di labbra, lo tira e risucchia nella bocca, lo mordicchia dolcemente e mi strappa gemiti di piacere. Non mi trattengo più e mi lascio andare ad un ultimo, lungo, estenuante orgasmo che fa vibrare ogni cellula del mio corpo. Poco dopo, col capo appoggiato sui miei seni, si addormenta serena come una bambina ed anch’io mi abbandono all’oblio del sonno.
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